Duse Giorgio, nato il ’19, ereditò dal padre la verità e spontaneità della dizione, e la ricchezza della viscomica. Fu come lui valoroso interprete delle commedie goldoniane, e come lui grandissimo nelle parti di mammo in genere e di Giacometto in ispecie, che recitava già▶ vivente il padre, sostenendo con gran successo al suo fianco uno dei Due Giacometti nella commedia omonima. Prese alla morte del padre le redini della compagnia, egli seppe colla sua sagacia di conduttore e la sua valentìa di maestro e attore, serbarle il bel nome che s’era a ragione acquistato. Fu ai Filodrammatici e all’ Armonia di Trieste, al Re Vecchio di Milano, al Corso di Bologna e ne’teatri principali di Padova, Brescia, Venezia, Verona, Trento e Ferrara, in cui si recò sempre nelle stagioni migliori. I suoi comici, atti a recitare così in dialetto come in italiano, viventi in fraterno accordo molti anni, costituivano per l’armonia dell’insieme un modello di compagnia, che aveva la maggior larghezza di repertorio, dacchè recitava tragedie e drammi lacrimosi e commedie goldoniane e farse e operette, come ad esempio, la Figlia del reggimento, in cui la moglie di Giorgio specialmente, l’Alceste Maggi, s’acquistò fama di attrice insuperata.

Morì improvvisamente a Chioggia nel ’61, colpito da apoplessia in teatro. Era una domenica d’estate, e s’era ◀già rappresentato di giorno il Campanaro di Londra. La sera si rappresentava il Nuovo Caino ; e Cecilia Duse, la moglie di Eugenio, prima attrice giovane della Compagnia, doveva trascinarsi in scena, svenuta, sorretta da Giorgio. A un tratto egli, come quasi celiando, le disse piano : « A momenti ve casco adosso ! » Furon le sue ultime parole. Spirò, la notte, nel suo letto accanto alla moglie senza far motto.