(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 922-927
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 922-927

Fiorillo Silvio, creatore della maschera di Pulcinella, perfezionata poi dal Calcese, e di quella di Capitan Matamoros, sotto il cui nome arrivò fino a noi, autore di varie opere poetico-teatrali, nacque a Napoli nella seconda metà del sec. xvi. Abbiam visto al nome di Fiorilli Tiberio come il Costantini faccia Silvio padre di lui ; ma col raffronto di alcune date, e con altre prove abbastanza solide che verremo offrendo al lettore, si dovrebbe dar ragione al Gherardi che chiama la vita di Scaramuccia un ammasso di notizie inventate. In fatti : se Tiberio Fiorilli nacque il 1608, la fuga da Napoli del padre accadde poco dopo quest’ anno. Ma Silvio Fiorillo era già stato conduttore di compagnia a Napoli, il 1584 (v. Croce, op. cit., 65). Chiamato a Mantova dal Duca il 1599, non potè recarvisi per malattia della suocera e sua ; ma vi si recò il 4 aprile del 1600, nel qual giorno, secondo che abbiamo dal Bertolotti, giunse in casa di Tristano Martinelli, arlecchino, sovrintendente di tutti i comici dello Stato mantovano, passando poi all’Albergo della Luna, ov’ erano l’Austoni e Antonio (?).

Il 1614 era a Genova, come appare dalla lista di comici pubblicata al nome di Bernardini, nella quale figura, oltre a Gio. Batta Fiorillo, un Gerolamo Fiorillo, altro figliuoletto di Matamoros. E che ci ha che vedere il Capitano di cavalleria con Pulcinella o Matamoros ? Le dedicatorie che precedon l’opere sue a stampa ci dànno indicazioni precise di data :

L’Amor giusto, Egloga pastorale in napolitana e toscana lingua, fu stampato il 1605 da Pandolfo Malatesta a Milano, e dedicato al Conte Antonio Litta con lettera in data del 3 agosto. L’egloga, in tre atti e in terzine, si svolge in Arcadia, e Fiorillo vi rappresenta un Pastor napolitano innamorato di Lagrimosa. La precedon sonetti in lode dell’autore di Daniele Piccigallo, Gio. Battista Composti, Gio. Domenico Darminio e Bartolomeo Zito.

La Ghirlanda, altra egloga, fu pubblicata in Napoli da Tarquinio Longo il 1609.

I tre Capitani Vanagloriosi, Commedia capricciosa in prosa, furon pubblicati in Napoli da Domenico Ferrante Maccarano il 1621.

La Cortesia di Leone e di Ruggero con la morte di Rodomonte, soggetto cavato dall’ Ariosto, e ridotto in istile rappresentativo in versi, fu stampata dal Fiorillo in Milano il 1614, pei tipi di Pandolfo Malatesta, quand’era coi Comici Accesi.

L’Ariodante Tradito, e morte di Polinesso da Rinaldo Paladino, fu stampato il 1629 in Pavia da Gio. Battista de Rossi.

La Lucilla Costante con le ridicolose disfide e prodezze di Policinella, comedia curiosa di Silvio Fiorillo detto il Capitan Matamoros, Comico Acceso, affettionato e risoluto, dedicata all’ Illustrissimo et eccellentissimo Sig. il sig. Duca di Feria, fu stampata a Milano da Gio. Battista Malatesta il 1632. In essa troviamo il personaggio di Scaramuzza, servo del Capitan Squarcialeone, rappresentato molto probabilmente dal figliuolo Giovan Battista, scritturato pertal parte nella Compagnia che recitò a Genova il 1614, e divenuto poi famoso colla maschera di Trappolino.

Questa del ’32 è l’ultima data delle pubblicazioni del Fiorillo a saputa nostra : e probabilmente non molto egli dovè sopravvivere, almeno artisticamente, poichè, dato che il 1584 non avesse che venti anni, era già, il 1632, verso i settanta.

E come mai non si accenna punto in nessun documento all’esistenza del figliuoletto Gerolamo ? E come mai Tiberio in quell’elenco non figura ? Forse fu questo di Tiberio un nome assunto più tardi ? E Silvio andò mai in Francia ? E, in ogni modo, come mai nella lunga serie di articoli e versi e aneddoti pubblicati durante la non breve dimora di Scaramuccia in Francia, non s’è da alcuno accennato, nè men di passaggio, al Capitan Matamoros come padre di lui ? E chi era il Capitan Matamoros che vediam nel quadro dei Buffoni francesi e italiani (riprodotto poi dall’Huret nell’incisione che qui riferisco), di cui do nella testata la riproduzione, per gentil concessione del signor Rambaud, che fu anima dell’esposizione drammatica di Parigi (1896), e di cui non esistono che due esemplari : uno che è nel foyer della Comedia Francese, l’altro appartenuto già al signor De la Pilorgerie, che sarebbe, secondo il Baron de Wismes, di quello una copia ; ma anch’esso, a parer mio, originale ?

Gli studi che già si hanno su di esso furon generati dal ritratto ivi esistente di Molière, il primo a sinistra del lettore, che pare accenni ai principali componenti le due compagnie. Ma in qual tempo la Compagnia di Molière cominciò a trovarsi mescolata con quella degl’ italiani, recitando alternativamente nella sala stessa del Petit-Bourbon ? Ciò fu nel 1658, quando cioè Molière tornò a Parigi dalla Provincia ove l’avean confinato i debiti per l’illustre teatro. Il ’59 partiron gl’ Italiani, ma per tornare il ’61, anche ’sta volta recitando alternativamente coi Comici di Molière, non più alla Sala del Petit-Bourbon, ch’ era stata demolita, sì a quella del Palais-Royal.

Ma che vuol dire quella parentesi aggiunta nel mezzo del titolo : « Farceurs français et italiens depuis soixante (ans) et plus, peints en 1670 ? » Non si tratta dunque di compagnie vere e proprie, ma di un accozzo di artisti celebri, scelti in un dato periodo ? E il Matamoros del quadro che non ha nel costume veruna somiglianza colla incisione contemporanea (pag. 926) rappresentante il vero matamoros fiorilliano, era un Matamoros, o non piuttosto un Matamore ? Vale a dire : era un personaggio della compagnia italiana o di quella francese ? Egli è nel terzo piano dietro a Le Grand, il celebre Turlupin ; e a guardar bene, noi potremmo stabilire che la parte sinistra è occupata dai comici francesi, e la destra dagl’italiani. Di là : Molière, Jodelet, Crispin, Turlupin, Matamore, Gros-Guillaume, Gaultier-Garguille in secondo piano ; di qua : Trivellino, Brighella, Scaramuccia, Pantalone, Pulcinella, Dottor Baloardo, Arlecchino. Non può questo avvalorar l’idea che il Matamore, di cui abbiam già il tipo nel 1616 nella Illusion di Corneille, sia qui personaggio di compagnia francese ? Lo Scaramuccia del quadro non è già il Fiorilli, come vediam da una incisione del Mariette ; sibbene Giuseppe Tortoriti. Ma il Tortoriti si mutò di Pascariello in Scaramuccia solo nel 1694…. È dunque un errore del Mariette, o il quadro fu dipinto assai dopo il ’70 ? E se invece di Tortoriti, lo Scaramuccia fosse qui davvero il Fiorilli, come mai con un personaggio di Matamoro al suo fianco non si sarebbe fatto cenno di suo padre ?

Dietro il quale esame, noi non sapremmo in che modo rispondere con precisione alle fatte dimande. Ma si dovrebbe, io credo, trarre argomento che Silvio Fiorillo non fosse il padre di Tiberio Fiorilli. In fatti : nel luglio 1651 Tiberio Fiorilli era a Roma con la moglie Isabella : nello stesso mese e stesso anno vi erano Giovan Battista Fiorillo con la moglie Beatrice ; e tutti quattro, invitati dal Serenissimo di Mantova pel prossimo carnovale, risposero negativamente per averlo impegnato in Roma. Le lettere d’Isabella e Tiberio han la data del primo e 2 luglio, quella di Giovan Battista per sè e per la moglie, la data dell’ultimo luglio. Nessuna coppia accenna nella lettera all’altra, come non punto si accennò mai a un grado di parentela fra Beatrice, la moglie di Giovan Battista, e Tiberio Scaramuccia, quando si trovaron insieme a Parigi col Locatelli. Ma quel che maggiormente avvalora il dubbio si è che nelle tantissime lettere esistenti, Tiberio e Isabella son sempre firmati Fiorilli, mentre Silvio e Giovan Battista son sempre firmati Fiorillo.

Del Fiorillo Pulcinella ci rimane, oltre a quello del Perrucci (V. Calcese Andrea), un accenno del Cecchini (op. cit.) che lo dice inventore di questa stragofissima parte ; mentre del Fiorillo Matamoros il Cecchini medesimo ci dà un’ ampia testimonianza, dicendo ch’ egli fu huomo in altri comici rispetti di una isquisita bontà, posciacchè per far il capitano spagnuolo non ha havuto chi lo auanzi, & forse pochi che lo agguaglino. E l’opera del Cecchini ha la data del ’28.

Ed ora metto qui la terza e quarta ottava, che traggo da un suo poemetto, non citato da alcuno, ch’io mi sappia, il quale ci dà un’ idea dell’ ingegno poetico di lui, e del tipo ch’ egli rappresentava in teatro.

Il titolo dell’opera (Miscellanea 2ª TAB. I. N. III. 267 dell’ Università di Bologna) è IL MONDO | conquistato | di Silvio Fiorillo | detto il Capitano Mattamoros comico. | In Milano, & in Bologna per Niccolò Ubaldini | con licenza de’Superiori 1627. – L’opuscoletto ha fra il titolo e il luogo di stampa il presente ritratto in legno, e consta di otto pagine in 12° compreso il frontespizio e un sonetto di dedica (?).

Dunque udirete or qui cantar le prove
l’animo invitto, e intrepido coraggio
d’ un gran guerrier che al Dio Gradivo e a Giove
potria far guerra, ed oscurare il raggio
del maggior lume allor ch’in furor muove
il fiero sguardo indomito e selvaggio ;
e sol guerra desìa, brama battaglia
senza piastra adoprar, elmo, nè maglia.
È di robusto corpo e ben formato ;
d’altezza avanza il Briareo gigante.
Di noiosi pensier mai sempre armato,
porta il suo duro cor più che diamante.
E non con gli occhi sol, ma ancor col fiato
il ciel spaventa, ed ogni stella errante,
e se contro gli vien nemico stuolo,
lo fa col soffio gir per l’aria a volo.