(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 405-406
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 405-406

Romagnoli Rosa, nata Pasini, è stata una delle più celebri servette del nostro teatro di prosa. Nata il 1800, esordì giovinetta in Compagnia Perotti, ove sposò il Romagnoli. In essa, staccatasi dal marito, tornò il '30 ; e vi restò, attrice incomparabile, fino al '53, anno in cui ella abbandonò il teatro.

Nella interpretazione del repertorio goldoniano non ebbe rivali, e ogni più piccola parte acquistava con lei grande importanza.

Bella di volto e di persona, dalla voce metallica, dagli occhi espressivi, attraeva a sè ogni specie di spettatori al suo primo apparir su la scena.

Degl’inni di lode alzati alla diletta artista scelgo le parole di Francesco Righetti, attore egregio, critico acuto, e già compagno d’arte della Romagnoli (Teatro ital., II, 153) :

Il personaggio di servetta era semispento nelle Compagnie comiche, e colla morte della celebre Maddalena Gallina, che mirabilmente lo rappresentava, e per il nuovo genere introdottosi in Italia di commedie, in cui il ridicolo entra appena di furto, e per l’abbandono della Commedia goldoniana.

Riaperte le porte della scena al nostro Goldoni anche alcuni moderni scrittori presero ad imitarlo, ed il personaggio della servetta tornò ad essere importante, e necessario ; ma non si trovava più chi sapesse con disinvoltura, con brio, con grazia, e colla necessaria finezza rappresentarlo. Finalmente la signora Rosina Romagnoli, già in questo carattere iniziata nella Compagnia Perotti, spiegò tutto il suo valore nella Compagnia drammatica di SS. R. M. Sarda, ed invero fu non lieve perdita per la suddetta Compagnia l’allontanamento di si graziosa attrice, che ben a ragione è cotanto acclamata, ed amata dal pubblico. Snella della persona, non grande, non piccola, occhio vivo e maliziosetto, volto pieno d’anima, voce sonora, un abbandono spontaneo di espressione, e di movimento, formavano in lei un insieme, che non poteva a meno di allettare gli spettatori.

E più oltre :

Il primo merito d’una servetta è aver brio, vivacità, e soprattutto buona grazia. La grazia sta nel contegno, negli atteggiamenti, nella naturalezza, nella disinvoltura, nella semplicità, nella perfetta armonia, e nell’intero sgombramento di tutto ciò che è superfluo, od incomodo : il linguaggio della servetta deve essere franco, e talvolta ardito ; ma in generale il modo di dire delle nostre servette è tutto pieno di tanti fiori già appassiti nel loro nascere, come quelli che hanno sulla loro gonnella.

Tutte le suaccennate qualità le scorgiamo noi nelle nostre servette ? Ove si eccettui la commendata signora Rosina Romagnoli, che se non di tutte, almeno di una buona porzione n’ ha fatto tesoro, dubito che altre si possano ritrovare.

Recitò la prima in Italia Le prime armi di Richelieu, ed Il Birichino di Parigi. Morì a Torino il 14 novembre 1886, lasciando una figlia, Enrichetta, sposa a Eugenio Casilini.