Cintia. Nelle Rugiade di Parnaso (Cosenza, 1654), poesie di Carlo D’Aquino della Compagnia di Gesù, il traduttor latino di Dante, è il seguente sonetto, già riferito dal Croce (op. cit.) :
In lode di Cintia, comica famosa.
Non così vaga, o Cintia, in ciel tu giri,ricca di tanta luce il volto adorno,quanto quest’altra Cintia, ond’hai tu scorno,gira degli occhi i lucidi zaffiri.Ne’ più vaghi concetti, o Cintia, spiri,qualor tu sei alle tue suore intorno,di costei, che non so, quando a lei torno,se più bella o faconda il ciel la miri.Al gratioso suo girar dei lumi,languiscon l’alme e van le grazie ancelle,apprendendo da lei leggi e costumi ;A le mutanze sue leggiadre e bellesian palchi i cieli e spettatori i Numie per lampade e faci ardan le stelle.
Chi era essa ? o, al meno, di qual Cintia intende qui di parlare ? Forse di quella stessa annunciata da Gio. Batta. Andreini il 1623, prima di recarsi in Francia, come novo astro sorgente, pieno di giovinezza e di grazia ? Il sonetto pubblicato nel 1654 poteva essere stato composto alcuni anni prima, e la giovine ben promettente, poteva essere ancora tra le comiche famosa a poco più o poco men de’ quarant’anni. O forse è un lieve error di data nel Quadrio, e dovrebbesi in questa Cintia riconoscer la Dorotea Cortigiana degl’Inganni, comica celeberrima, lodata da poeti e poetessa anch’ella ? (V.).