(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 642-645
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 642-645

Veronese Cammilla, Giacomina, Antonietta. Sorella della precedente, nata a Venezia verso il 1735, nota in arte col nome di Camilla, esordì alla Comedia italiana il 16 maggio 1744, assieme a sua sorella in Corallina esprit follet, destando la comune ammirazione come danzatrice perfetta. Acclamatissima fu il 1746 nel nuovo passo a due ch'ella e il piccolo Dubois eseguivano dopo il Principe di Salerno, in costume di vendemmiatori, dei quali esiste una incisione con in calce i seguenti versi :

Ces deux danseurs presque en naissant
par leur danse ingénue embellissent la scène,
et dans l’âge où l’on sent à peine,
ils expriment tout ce qu’on sent.

Il 1° luglio 1747 la giovane ballerina esordì come attrice nella commedia, scritta a posta per lei da suo padre, intitolata Le due sorelle rivali, trascinando poi il 18 settembre il pubblico all’entusiasmo come attrice e come ballerina nella commedia francese in un atto e in versi, Le tableaux, di Panard, il quale dettò allora questo grazioso madrigale :

Objet de nos désirs dans l’âge le plus tendre,
Camille, ne peut-on vous voir ou vous entendre
sans éprouver les maux que l’amour fait souffrir ?
Trop jeune à la fois et trop belle,
en nous charmant sitôt que vous êtes cruelle !
Attendez pour blesser que vous puissiez guérir !

Poco dopo Cammilla fu accettata nella Compagnia con uno stipendio fisso, e con la promessa di mezza parte, pei ruoli di amorosa e ballerina, a cui aggiunse nel 1759, dopo l’allontanamento di Corallina, quello di servetta.

Eseguì l’agosto del 1760 con una verità maravigliosa, la parte della Statua nel Pigmalione di Billioni ; e Favart, giudice competente in materia, così parla di siffatta creazione :

Nulla uguaglia la finezza dell’arte sua pantomimica, specie quando la statua si va gradualmente animando. La sorpresa, la curiosità, l’amor nascente, tutti i moti improvvisi o progressivi dell’anima son dipinti sul suo volto con tale espressione non ancor trovata sin qui. Si può dir ch'ella danzi col pensiero, e credo che l’arte degli antichi greci nella pantomima non potesse andare più oltre.

Allegra e vivace nelle scenette, sapeva rendere con molto sentimento le situazioni patetiche. Nel 1761, creò la parte di madre nel Figlio d’Arlecchino perduto e ritrovato di Goldoni, strappando le lacrime dell’uditorio ; e il Grimm, nonostante i rimproveri che le move d’introdur troppi gallicismi nella lingua italiana, e italianismi nella francese, assicura che il suo volto e il suo gesto eran sovente sublimi d’espressione.

Su di lei si ha la seguente quartina :

Digne élève de Terpsichore,
digne rivale de ta sœur,
Camille, est il un spectateur
qui ne t’admire et ne t’adore ?

Cammilla Veronese morì il 20 luglio 1768 tra le braccia di Cromot, che amava da più anni la cara artista, per la quale ordinò magnifici funerali. Cinquanta carrozze borghesi seguivano il feretro, dietro a cui eran tutti i comici del Re della Compagnia italiana, presieduti dal loro decano Giovan Battista Dehesse ; e nel Necrologio del 1769 si legge :

Si è detto con ragione che l’indole di Camilla era scolpita sulla sua faccia. Una fisionomia nobile, aperta, e una ingenuità viva dicevan chiaro le qualità dell’anima. Superiore a tutte le piccole querele e alle basse gelosie di mestiere, fu ne' suoi successi di una modestia rara che ne la rendea più degna.

Lasciò morendo ogni suo avere alla sua famiglia, il che fece onore alla sua mente e al suo cuore.

Nonostante le piacevoli commedie di Collalto e il merito vero di Carlino, il teatro italiano, dopo gli ultimi sprazzi di luce gagliarda, avuti dall’arte delle sorelle Veronese, andò di giorno in giorno passando di moda, e dal 1780, la Comedia italiana, pur conservando tal titolo, ingiustificato omai, non rappresentò più che commedie scritte in francese.

Fra le testimonianze del valore artistico di Cammilla mi piace di riferir quello di Carlo Goldoni. Nel Capitolo II del vol. III delle sue Memorie, dice :

Prendemmo una carrozza, ed andammo da Madamigella Camilla Veronese, ove eravamo aspettati a pranzo. Non è possibile di trovar persona più allegra e più amabile di Madamigella Camilla. Questa rappresentava le serve nelle commedie italiane : faceva le delizie di Parigi sopra la scena, e quelle della Società dove avevasi la fortuna d’incontrarla.

E nel Capitolo III :

Madamigella Camilla era un’ eccellente cameriera, ben accompagnata all’arlecchino del quale ho parlato (Bertinazzi), piena di spirito e di sentimento, che sosteneva il comico con una vezzosa vivacità, e che rappresentava le situazioni commoventi con anima e con intelligenza. Ella compariva in pubblico tal quale era in privato, sempre gaja, sempre eguale, sempre interessante, avendo lo spirito ornato, e le qualità del cuore eccellenti.

Si fece di Cammilla Veronese l’anagramma L'Amore se la vince.

Oltre al bel ritratto di De L'Orme, metto la riproduzione di un disegno a matita rossa, segnato nel catalogo Bouchot col numero 530, e così descritto : « Portrait en pied d’une actrice de la Comédie italienne, M.lle Dehesse (rôle de Camille) dansant et jouant du tambour de basque (1730). » M.lle Dehesse, rôle de Camille ? Anche qui è evidente una confusione di nomi. La Dehesse (V. Visentini Caterina Antonietta) non fu mai Cammilla, e Camilla non nacque che verso il '35 : ma la Dehesse fu prima amorosa poi servetta, mentre Cammilla fu più specialmente ballerina. È dunque assai più probabile che la data assegnata dal Bouchot o dal suo predecessore al disegno, sia di alquanto posteriore, e che esso debba ritrarre veramente la Veronese.