Ippolita. Francesco Bartoli la dice contemporanea della Diana (V.), e la fa morir nel 1730. Fu dedicato a lei come alla Diana dallo stesso anonimo un sonetto caudato, di cui il Bartoli non riferisce per pudore che le quartine e la prima terzina, per la recita di quello Zibaldone a trasformazioni, delizia delle prime donne, intitolato Lo Spirito folletto, che generò poi, per antitesi, se così possó dire, la Donna di garbo del Goldoni.
Per la Signora Ippolita Comica in a bito da Uomo
Feme de grazia, Ipolita, el▶ favorde avvisarme co sè per recitar,e che in Omo v’ avè da stramuarche vegnir vojo a rallegrarme ◀el cuor.O Cape ! Me de pur tanto in l’umora vederve per Scena a caminar :ve digo, che me sento a pizzegar,e tutto ressentir del vostro amor.Le vesture butè pur al Bordelo,e tegni saldo a desimpolitarve,che no ve podè far puto più belo.
Nel seguito lodasi, a detta del Bartoli, « la sua bellezza come cosa rara, e specialmente i suoi capelli sono infinitamente encomiati. » (V. Gabbrielli Ippolita).