Stacchini Antonio, livornese, nacque il 1824 da Giuseppe, avvocato, e da Maria Costanza De-Ricci. Fece i primi studj a Livorno, poi, quindicenne, fu ammesso per eccezione all’Università di▶ Pisa. Si laureò in farmacia, e continuò gli studj per uscirne dottore, quando nel '42 (egli aveva già mostrato chiare attitudini alla scena, recitando coi filodrammatici nel dramma e nella tragedia), invitato da un tal Pietrucci (forse il caratterista Petrucci (V.) ?) attore della Compagnia Della Seta che faceva magrissimi affari agli Avvalorati ◀di▶ Livorno, accettò ◀di▶ sostener la parte principale nei Due Sergenti. E l’audacia del giovine ebbe tal riuscita, ch' egli risolse ◀di▶ abbandonar la medicina per darsi intero all’arte ; ma parenti ed amici lo distolsero dal proposito, e lo costrinsero ad accettare invece un posto ◀di▶ farmacista nell’ospedal militare ◀di▶ Alessandria d’Egitto. Appena mortogli il padre, tornò in patria, e, dopo aver fatto il carnovale del ' 43 a Carrara con una miserrima compagnia, si scritturò pel ' 44 a Firenze in Compagnia Viti e Baroncini. Il ' 46 si scritturò con l’Impresa Jacovacci pel teatro Argentina ◀di▶ Roma, e il ' 48 con Gandolfi e Landozzi in qualità ◀di▶ primo attor giovine. Fu dal ' 48 al ' 54 con Domeniconi, generico per parti ◀di▶ prima importanza, e direttore il ' 55 ◀di▶ una delle compagnie ◀di▶ lui, della quale era prima attrice Laura Bon. Il ' 56 diventò capocomico egli stesso, e continuò a esserlo fino alla fine della sua vita artistica che si chiuse il '69 ; anno in cui si recò definitivamente a Firenze (vi si era già recato nel '64 col fermo proposito ◀di▶ lasciar l’ arte, alla quale tornò poco ◀di▶ poi, sollecitato da Riccardo Castelvecchio ad assumere la direzione della sua Compagnia Dante Alighieri), affine – dice un suo biografo, Cesare Calvi – « ◀di▶ proseguire alcuni studj sull’arte e sul teatro che durante il suo artistico peregrinaggio non poteva condurre a fine, » ma in realtà – dice un annotatore – per darsi a non so che lucroso commercio.

Antonio Stacchini non ebbe, in arte, fama ◀di▶ buon direttore ; piuttosto ◀di▶ buon artista per le grandi parti ◀di▶ primo attore padre, e tiranno, fra le quali primeggiava sempre quella ◀di▶ Aristodemo ◀di▶ V. Monti, che io stesso gli sentii fare, quand’egli era fuor dell’ arte a Firenze, ◀di▶ cui serbo ancora il ricordo ◀di▶ un insieme ampolloso ◀di▶ esposizione. – Vittorio Cavalieri (Trieste, 1864) e Cesare Calvi (Firenze, 1872) dettarono ◀di▶ lui alcuni cenni biografici ; ma a quelli del Calvi non troppo, secondo il solito annotatore (Brunone Lanata) sarebbe da prestar fede, essendo essi una iperbolica apologia dell’artista e dell’uomo.
Antonio Stacchini ebbe, fra altri, un figlio, Paolo, stato artista alcun tempo ; e morì a Firenze il 19 marzo 1893.
Sterni Francesco. Attore generico ◀di▶ molto pregio, fattosi celebre con la parte ◀di▶ Rodin, in cui per la interpretazione e la truccatura meravigliosa non ebbe rivali, nacque a Cassola ◀di▶ Bassano il 22 maggio del 1822. Fu accolto nelle migliori Compagnie, e moltissimi elogi gli tributarono il pubblico e la stampa per le lodevoli interpretazioni ◀di▶ opere ◀di▶ vario genere quali Kean, Conte Hermann, Edipo Re, Avvocato Veneziano, Tasso, ecc. ecc. Il ' 59 si fece conduttore ◀di▶ una Compagnia che intitolò Alessandro Manzoni, composta ◀di▶ una buona accolta ◀di▶ artisti, fra cui la Raspini, la Chiari, la Bianchi, la Miani, Venturoli, Giardini, Sobrio, Mazzocca. Fu anche lo Sterni patriotto caldissimo. Il 23 marzo del 1848 un avviso ◀di▶ Alessandria, col quale invitava il pubblico a una accademia ◀di▶ declamazione e ◀di▶ canto a beneficio dell’attore Francesco Sterni, cominciava così :

La sera ◀di▶ giovedi 23 marzo è sera per noi ◀di▶ beneficenza cittadina, e questo, piuttosto che un ricordo teatrale, è un ricordo comune della tacita e reciproca promessa che ci siam fatta ◀di▶ ritrovarsi tutti come ad un convegno desiderato.
L'attore Francesco Sterni è rimasto in questa quaresima senza compagnia. E perchè ? Gli vietavano i confini del Regno Lombardo-Veneto il coraggio civile e la bella fiamma d’affetto ed intelligenza con cui egli alzava la sua voce a far più bello il grido della libertà e della indipendenza nazionali che usciva dai nostri Poeti, e che il ◀di▶ 8 dello scorso febbrajo metteva all’ ordine del giorno.

In quella sera egli declamò I due sogni ◀di▶ Matilde del Berchet e del Damasio, La battaglia ◀di▶ Legnano e La pace ◀di▶ Costanza ◀di▶ Berchet ; L'ultimo cantico lirico ◀di▶ Gabriele Rossetti.
Nel '59, anno primo del suo capocomicato, fu a un punto ◀di▶ essere fucilato con tutti i suoi per ordine ◀di▶ Urban, governatore ◀di▶ Verona.
Gli appunti sconnessi, telegrafici dettati a me dallo Sterni, son confermati e bene esposti da Giuseppe Mazzocca (V. Suppl.), amoroso della Compagnia, nelle sue appetitose « Memorie ◀di▶ un attore » (Milano, 1904).
Francesco Sterni condusse onoratamente Compagnia per molti anni, finchè, stanco della vita nomade, sebben sempre vigoroso, si stabilì in Bologna, ove fu chiamato insegnante recitazione nel Collegio ◀di San Luigi.