Casanova Maria Giovanna, figlia di▶ Gerolamo e Marzia Farusi, calzolai, nacque a Venezia nel 1709 circa. Innamoratosi ◀di▶ lei Gaetano Giuseppe Giacomo Casanova, artista del Teatro S. Samuele, che a 19 anni aveva abbandonato la casa paterna per amor d’un’attrice nota col nome ◀di▶ Fragoletta, e s’era dato al teatro come violinista, ballerino e comico, la tolse in moglie il 27 febbraio del 1724, dopo ◀di▶ averla rapita ai parenti, i quali poi perdonarono, a patto che la figliuola, più nota col nomignolo ◀di▶ Zanetta, non calcasse le scene. Ella ebbe da tal matrimonio sei figli :
Giacomo Girolamo Casanova, il noto scrittor ◀di▶ memorie, nato a Venezia il 12 aprile 1725, morto nel Castello a Dux in Boemia il 4 giugno 1798 ;
Francesco, il pittor ◀di▶ battaglie, nato a Lisbona, o a Londra il 1727, morto nella Contea ◀di▶ Brühl, presso Vienna, l’ 8 luglio 1805 ;
Giovanni Aloise (e non Battista), professore all’Accademia ◀di▶ Belle Arti a Dresda, nato a Venezia il 2 novembre 1728, morto a Dresda l’ 8 dicembre 1795 ;
Una figlia, morta bambina ;
Maria Maddalena Augusta (Antonia ?), nata il 1732, morta il 10 gennaio 1800 a Dresda, vedova dal 16 febbraio 1787 ◀di▶ quell’organista ◀di▶ Corte Pietro Augusto ;
Un figlio, ◀di▶ cui lo scrittore ◀di▶ memorie non ci dà il nome, nato dopo la morte del padre, morto povero a Roma, circa il 1783, prete e maestro ◀di▶ francese.
Poco dopo la nascita del primogenito, la coppia Casanova si recò a Londra, ove Zanetta, infrangendo la promessa fatta a’parenti, esordì come attrice. Tornaron poi col figlio Francesco, nato nel frattempo, a Venezia, ove avean lasciato Giacomo alle cure della nonna, e quivi recitarono sin circa il 1733, che probabilmente fu l’anno ◀di▶ morte dello sposo. Sappiamo dalle memorie ◀di▶ Giacomo, che la vedova si unì il 1736 a una compagnia ◀di▶ artisti chiamata a Pietroburgo alla Corte dell’Imperatrice Anna Ivanovna, lasciando i figliuoli a Venezia, ov’era già ◀di▶ ritorno il 1737, nel qual anno si scritturò nella compagnia ◀di▶ attori e cantanti italiani formata allora per la Corte polacco-sassone da Andrea Bertoldi, il Pantalone (V.), coll’aiuto dell’ambasciatore sassone Conte ◀di▶ Vixio. La Compagnia era composta della coppia Isabella e Bernardo Vulcani, della coppia Gerolima e Antonio Franceschini, ◀di▶ Paolo Carexana, e della vedova Casanova, che aveva mutato il suo nome dialettale ◀di▶ Zanetta in quello italiano ◀di▶ Giovanna, e che recitava le amorose e cantava anche negl’intermezzi lirici. Sostituito il Conte ◀di▶ Salkowsky nella carica ◀di▶ Ministro ◀di▶ Gabinetto dal Conte ◀di▶ Brühl, vero mecenate degli artisti, a qualunque ramo appartenessero, la commedia italiana prosperò per lunghi anni a Dresda. (V. Articchio, Bellotti, Bertoldi, Arbes). L’ultima manifestazione artistica degli italiani a Dresda fu la recita della Vedova scaltra data il 26 febbraio del 1756 ; dopo la quale, lo scoppiar della guerra dei sette anni chiuse per sempre le porte del teatro italiano a Dresda. Conchiusa finalmente la pace, buon numero ◀di▶ artisti italiani furono inscritti per le pensioni, e Giovanna Casanova, pe’ suoi lunghi servigi, ne fu tra’ preferiti : e se bene, nonostante la pensione e le sovvenzioni ◀di▶ ogni specie, gli artisti, in genere, fosser costretti a rimpatriare, ella, vissuta durante la guerra a Praga, tornò a Dresda, ove restò, senza mai l’ombra ◀di▶ un lamento, fino alla sua morte, che accadde il 29 novembre del 1776. (Il Bartoli erroneamente la fa morir nel 1745). Veramente le condizioni ◀di▶ Giovanna Casanova non eran da compararsi a quelle de’colleghi : e per quanto la posizione artistica de’ suoi figli a Dresda, e i ricordi del suo brillante passato le avesser fatta una vita ◀di▶ agiatezze, non dimenticò mai l’indole e le consuetudini della commediante.
L’inesorabile figliuolo che non conosce riserbi ◀di▶ sorta, ha per la madre parole ◀di▶ sangue, sia come artista, sia come donna.
Fu amante dell’Imer, al quale dava frequenti occasioni ◀di▶ esser geloso. Accortosene il Goldoni, quegli amori e quelle gelosie riprodusse nella Pupilla, inter mezzo in tre atti, che fu rappresentato con buon successo insieme alla sesta recita del Belisario.
Quanto al modo ◀di▶ recitare ◀di▶ Giovanna Casanova, il critico anonimo ◀di▶ Stuttgart si trova d’accordo col figlio, rincarando anzi la dose della critica. Egli dice :
Ha più ◀di▶ quarant’anni ; una figura colossale, una faccia ◀di▶ vecchia, nonostante la magia della truccatura. Rappresenta le parti ◀di▶ Rosaura, ma le si attaglierebber meglio quelle ◀di▶ donna cattiva ; per giovani amorose la sua voce è troppo rauca.
Alle quali parole il barone ö Byrn (op. cit.), da cui desumiamo le presenti notizie, fa seguir queste altre :
Veramente parrebbe audacia sostener parti ◀di▶ amorosa a quarant’anni col fisico descrito dall’anonimo e colla voce non limpida : nè le grazie della persona, nè la soavità della voce possono essere sostituite da checchessia. Nullameno tali difetti saranno stati attenuati da una recitazione vivace, spiritosa, intonata, italiana ; e pare che Giovanna Casanova non amasse ◀di▶ seguire il consiglio ◀di▶ darsi alle parti ◀di▶ vecchia cattiva, poichè sino alla fine della sua vita artistica rappresentò le Rosaure, fedele al principio dominante dei ruoli stabili.
Tra le farse rappresentate sul teatro ◀di▶ Varsavia nel 1748, ne troviamo una : Le contese ◀di▶ Mestre e Malghera per il trono, o scritta o rimaneggiata dalla Casanova, con musica dell’Appolloni. (V. Bastona Marta).
È vero peccato che, per quante ricerche fatte, non siasi fin qui rinvenuto un ritratto ◀di▶ lei. Madre ◀di▶ due pittori ◀di▶ grido, è assai probabile ch’ella fosse da uno ◀di▶ essi serbata ai posteri in una immagine che ne offerisse i tratti caratteristici, e soprattutto togliesse ogni dubbio sulla maggiore o minor sua bellezza, sulla quale i pareri furon diversi, come abbiam visto nell’anonimo critico tedesco, e come vediamo in Carlo Goldoni, che chiama la Zanetta (Mem. I. XXXV) una vedova leggiadrissima e bravissima, aggiungendo al proposito della partenza ◀di▶ lei per la Russia (ivi, XXXVII), che la perdita più considerevole della compagnia fu quella della vedova Casanova.
Casanova Ignazio. « Bolognese, nato – dice il Bartoli – da illustri parenti celebri nel foro…. c nelle cattedre della sua Patria, come non meno ne’ gradi eccelsi ◀di▶ Religioni claustrali antichissime ed insigni, » lasciò a mezzo gli studi per darsi all’arte del comico in cui riuscì ottimo per le parti ◀di▶ primo innamorato, e specialmente nella commedia all’improvviso, « da lui travagliata – trascrivo ancora dal Bartoli – con nobili e concettosi sentimenti, facendosi non solo conoscere per buon Rettorico e dicitore forbito, ma altresi per dotto e sentenzioso filosofo, degli affetti e delle amorose passioni in sul teatro scrutatore ingegnosissimo e penetrante. » Fu quasi sempre con Gerolamo Medebach e con Antonio Sacco, applauditissimo ; e Carlo Gozzi lo ricorda con onore nel suo ditirambo in lode del Sacco stesso, Truffaldino (V.) ; poi fu, nel 1762, con Pietro Rossi, poi ◀di▶ nuovo con Medebach, poi, dopo il carnevale del 1774, con Vincenzo Bugani e Giustina Cavalieri, che abbandonò a Bologna, per recarsi in Sardegna colla Compagnia ◀di▶ Andrea Patriarchi, trascinatovi dalle grazie allettatrici ◀di▶ una femina. Nel novembre, dopo la recita della Dalmatina ◀di▶ C. Goldoni, fu colto da apoplessia, ancor vestito del costume ◀di▶ teatro, e in capo a otto giorni morì miseramente a soli 52 anni.
Dice il Bartoli che come artista egli fu irreprensibile, ma che, come uomo, corse troppo a sciolta briglia dietro gli amori, pe’ quali ebbe più volte a far naufragio fra burrascose procelle a segno ◀di▶ rompere contro a’scogli la nave, e ◀di smarrirvi per fino interamente il timone….