Veronese Cammilla, Giacomina, Antonietta. Sorella della precedente, nata a Venezia verso il 1735, nota in arte col nome di▶ Camilla, esordì alla Comedia italiana il 16 maggio 1744, assieme a sua sorella in Corallina esprit follet, destando la comune ammirazione come danzatrice perfetta. Acclamatissima fu il 1746 nel nuovo passo a due ch'ella e il piccolo Dubois eseguivano dopo il Principe ◀di▶ Salerno, in costume ◀di▶ vendemmiatori, dei quali esiste una incisione con in calce i seguenti versi :
Ces deux danseurs presque en naissantpar leur danse ingénue embellissent la scène,et dans l’âge où l’on sent à peine,ils expriment tout ce qu’on sent.
Il 1° luglio 1747 la giovane ballerina esordì come attrice nella commedia, scritta a posta per lei da suo padre, intitolata Le due sorelle rivali, trascinando poi il 18 settembre il pubblico all’entusiasmo come attrice e come ballerina nella commedia francese in un atto e in versi, Le tableaux, ◀di▶ Panard, il quale dettò allora questo grazioso madrigale :
Objet de nos désirs dans l’âge le plus tendre,Camille, ne peut-on vous voir ou vous entendresans éprouver les maux que l’amour fait souffrir ?Trop jeune à la fois et trop belle,en nous charmant sitôt que vous êtes cruelle !Attendez pour blesser que vous puissiez guérir !
Poco dopo Cammilla fu accettata nella Compagnia con uno stipendio fisso, e con la promessa ◀di▶ mezza parte, pei ruoli ◀di▶ amorosa e ballerina, a cui aggiunse nel 1759, dopo l’allontanamento ◀di▶ Corallina, quello ◀di▶ servetta.
Eseguì l’agosto del 1760 con una verità maravigliosa, la parte della Statua nel Pigmalione ◀di▶ Billioni ; e Favart, giudice competente in materia, così parla ◀di▶ siffatta creazione :
Nulla uguaglia la finezza dell’arte sua pantomimica, specie quando la statua si va gradualmente animando. La sorpresa, la curiosità, l’amor nascente, tutti i moti improvvisi o progressivi dell’anima son dipinti sul suo volto con tale espressione non ancor trovata sin qui. Si può dir ch'ella danzi col pensiero, e credo che l’arte degli antichi greci nella pantomima non potesse andare più oltre.
Allegra e vivace nelle scenette, sapeva rendere con molto sentimento le situazioni patetiche. Nel 1761, creò la parte ◀di▶ madre nel Figlio d’Arlecchino perduto e ritrovato ◀di▶ Goldoni, strappando le lacrime dell’uditorio ; e il Grimm, nonostante i rimproveri che le move d’introdur troppi gallicismi nella lingua italiana, e italianismi nella francese, assicura che il suo volto e il suo gesto eran sovente sublimi d’espressione.
Su ◀di▶ lei si ha la seguente quartina :
Digne élève de Terpsichore,digne rivale de ta sœur,Camille, est il un spectateurqui ne t’admire et ne t’adore ?
Cammilla Veronese morì il 20 luglio 1768 tra le braccia ◀di▶ Cromot, che amava da più anni la cara artista, per la quale ordinò magnifici funerali. Cinquanta carrozze borghesi seguivano il feretro, dietro a cui eran tutti i comici del Re della Compagnia italiana, presieduti dal loro decano Giovan Battista Dehesse ; e nel Necrologio del 1769 si legge :
Si è detto con ragione che l’indole ◀di▶ Camilla era scolpita sulla sua faccia. Una fisionomia nobile, aperta, e una ingenuità viva dicevan chiaro le qualità dell’anima. Superiore a tutte le piccole querele e alle basse gelosie ◀di▶ mestiere, fu ne' suoi successi ◀di▶ una modestia rara che ne la rendea più degna.
Lasciò morendo ogni suo avere alla sua famiglia, il che fece onore alla sua mente e al suo cuore.

Nonostante le piacevoli commedie ◀di▶ Collalto e il merito vero ◀di▶ Carlino, il teatro italiano, dopo gli ultimi sprazzi ◀di▶ luce gagliarda, avuti dall’arte delle sorelle Veronese, andò ◀di▶ giorno in giorno passando ◀di▶ moda, e dal 1780, la Comedia italiana, pur conservando tal titolo, ingiustificato omai, non rappresentò più che commedie scritte in francese.

Fra le testimonianze del valore artistico ◀di▶ Cammilla mi piace ◀di▶ riferir quello ◀di▶ Carlo Goldoni. Nel Capitolo II del vol. III delle sue Memorie, dice :
Prendemmo una carrozza, ed andammo da Madamigella Camilla Veronese, ove eravamo aspettati a pranzo. Non è possibile ◀di▶ trovar persona più allegra e più amabile ◀di▶ Madamigella Camilla. Questa rappresentava le serve nelle commedie italiane : faceva le delizie ◀di▶ Parigi sopra la scena, e quelle della Società dove avevasi la fortuna d’incontrarla.
E nel Capitolo III :
Madamigella Camilla era un’ eccellente cameriera, ben accompagnata all’arlecchino del quale ho parlato (Bertinazzi), piena ◀di▶ spirito e ◀di▶ sentimento, che sosteneva il comico con una vezzosa vivacità, e che rappresentava le situazioni commoventi con anima e con intelligenza. Ella compariva in pubblico tal quale era in privato, sempre gaja, sempre eguale, sempre interessante, avendo lo spirito ornato, e le qualità del cuore eccellenti.
Si fece ◀di▶ Cammilla Veronese l’anagramma L'Amore se la vince.
Oltre al bel ritratto ◀di▶ De L'Orme, metto la riproduzione ◀di▶ un disegno a matita rossa, segnato nel catalogo Bouchot col numero 530, e così descritto : « Portrait en pied d’une actrice de la Comédie italienne, M.lle Dehesse (rôle de Camille) dansant et jouant du tambour de basque (1730). » M.lle Dehesse, rôle de Camille ? Anche qui è evidente una confusione ◀di▶ nomi. La Dehesse (V. Visentini Caterina Antonietta) non fu mai Cammilla, e Camilla non nacque che verso il '35 : ma la Dehesse fu prima amorosa poi servetta, mentre Cammilla fu più specialmente ballerina. È dunque assai più probabile che la data assegnata dal Bouchot o dal suo predecessore al disegno, sia ◀di alquanto posteriore, e che esso debba ritrarre veramente la Veronese.