Gattinelli Gaetano, figlio del precedente, nacque a Lugo l’ 11 dicembre 1806. Innamoratosi dell’arte del padre, lo seguì, giovinetto, per alcun tempo : ma fu messo ben presto in un collegio della città natale, ove stette fino agli studi universitari, che non volle compiere ; perchè, recatosi a Bologna a tal uopo, così forte risorse in lui l’amor della scena, che pensò bene di▶ raggiungere il padre a Venezia, e con preghiere ◀di▶ ogni specie indurlo a concedergli ◀di▶ lasciar per essa i codici e le pandette. Ed esordì infatti nella Compagnia Taddei, ov’ era già il padre, con tal successo ◀di▶ fischi da deporre per sempre il pensiero dell’arte. Con tenacia e audacia senza pari, egli affrontò nuovamente il giudizio del pubblico, il quale più tenace ◀di▶ lui ne’suoi propositi, lo fischiò ancor più forte, e per modo ’sta volta, che il povero artista, scoraggiato, disperato, si ricoverò nella nativa Lugo. Ma non andò molto che tornato all’assalto sotto il comando del valoroso Francesco Lombardi, n’ebbe vittoria piena, convertendo quei primi fischi in applausi clamorosi che nol lasciaron più in tutto il tempo della sua vita artistica.
Il ’30-’31 egli era per la stagione ◀di▶ autunno e carnevale in uno de’teatri ◀di▶ Roma, in società con Giacomo Job ; poi, preso parte ai moti ◀di▶ quell’anno, fu guardia nazionale a Bologna, volontario dragone ad Ancona sotto il generale Zucchi, compagno d’ armi del conte Giuseppe Mastai a Sinigaglia, poi…. esiliato, inseguito, arrestato. Finalmente, riavuta la libertà, potè unirsi al padre che recitava a Parma nella Compagnia Rosa e Ventura, nella quale s’ ebbe il posto ◀di▶ brillante assoluto ; passando dopo quattr’anni caratterista in quella del solo Angelo Rosa, con cui stette sino al ’42. Il ’44 eccolo sostituir Luigi Taddei nella Compagnia Reale Sarda, nella quale rimase anche dopo la quaresima del ’54, epoca, in cui, toltole il sussidio del governo, continuò sotto la direzione ◀di▶ Francesco Righetti, e colla quale recossi a Parigi nella Sala Ventadour, ove s’ebbe con il Burbero benefico, Un Curioso accidente, La Bottega del caffè e La Locandiera i più schietti e larghi encomii ◀di▶ tutta la stampa. Tornato in Italia, diresse la compagnia che formò in società con Ernesto Rossi, con cui fu l’anno seguente, il ’57, a Vienna. Nel ’59, assorbito dalla politica, fe’ ritorno a Lugo per concorrere col braccio e colla mente al trionfo della libertà. Il ’60 dirigeva una compagnia detta dell’Italia centrale, ◀di▶ cui principale ornamento era la figliuola Antonietta, avuta dalla moglie Amelia Prina ◀di▶ Brescia, che vediam con esso il ’62 e ’66 a Tolentino, e che andò poi sposa all’avvocato Polveroni.

Non solamente fu il Gattinelli attore ◀di▶ gran pregio, ma anche pregiato autore delle commedie : Vittorio Alfieri e Luisa d’Albany, rappresentata l’ultimo anno ◀di▶ vita della Compagnia Reale Sarda ; Clelia e la Plutomania, il ’54-’55, quando cioè la Reale Sarda, non più sovvenuta dallo Stato, diventò compagnia libera sotto la direzione del Righetti ; e La caduta ◀di▶ una dinastia, che s’ebbe il premio governativo nel concorso del’61. A queste, altre se n’aggiungon ◀di▶ minore importanza, una delle quali ricordo, rappresentata al Corea ◀di▶ Roma nel ’73 dalla Compagnia ◀di▶ Fanny Sadowski, diretta da Cesare Rossi, ◀di▶ cui faceva anch’io parte, e che non figura nell’ elenco ◀di▶ tutte le opere ◀di▶ lui, pubblicate in due volumi.
Il ’58 aveva stampato a Brescia un progetto per la fondazione ◀di▶ un Istituto drammatico nazionale in Torino, in cui sono molte cose buone, e soprattutto pratiche.
Lasciato il Gattinelli le scene, fu nominato direttore della R. Accademia de’ Fidenti in Firenze, e quivi io l’udii recitare al Teatrino ◀di▶ S. Giuliano in mirabile modo la parte ◀di▶ protagonista nella sua Plutomania.
Il Costetti (op. cit.) dice ◀di▶ lui :
…..egli seppe compensare collo studio indefesso certe manchevolezze ch’aveva da natura ; come a dire una voce ranca, una fisonomia accigliata e ribelle alla giocondità, così necessaria al ruolo ◀di▶ caratterista. Gli effetti ◀di▶ comicità che otteneva col solo aiuto dell’arte, non erano in nulla da meno ◀di▶ quelli spontaneamente conseguiti dagli attori privilegiati dalla natura ; e non è picciol vanto.
Ed Ernesto Rossi (Mem., I, 62), che pur dichiara ◀di▶ non averlo avuto mai nel suo calendario :
Egli era un attore che conosceva molto gli effetti : coscienzioso, intelligente per lo studio ◀di▶ un carattere, ma un poco artificioso. Naturale talvolta, esagerato spesso. L’opposto ◀di▶ Vestri e ◀di▶ Taddei, i quali accoppiavano l’arte alla natura. Però, ad onore del vero, simpatico, ancorchè brutto, a tutti i pubblici. Ammirevole e lodevole per lo studio che egli poneva assiduo per correggere la sua pronunzia romagnuola e rendere simpatica la sua grottesca figura. Era anche colto, economo, buon marito e buon padre, però ◀di▶ carattere chiuso, sempre melanconico, giammai gaio. Non lasciò mai travedere ciò che pensava ; fu stimato e riverito da molti : io pure lo stimai, ma non l’ebbi mai nel mio calendario.
Qui non è forse inopportuno il notare che Ernesto Rossi, entrato nella Reale Sarda, dovè cedere con dolore al Gattinelli il Remy nella Claudia, il Maestro Favilla, il Luigi XI, lo Stracciajolo ◀di▶ Parigi, parti ch’egli aveva recitate prima con gran successo, e che, a detta ◀di lui, il Gattinelli, quantunque attore zelante, coscienzioso e intelligente, non potè mai bene interpretare.