Visentini Francesco. Fratello della precedente, aveva poco più di▶ un anno, quando fu condotto il 1716 a Parigi, e comparve alla Comedia italiana il 19 gennajo 1719 con l’abito ◀di▶ Arlecchino in una scena aggiunta alla commedia ◀di▶ Gueullette, Arlequin Pluton, pubblicata soltanto il 1879 dallo Jouaust a Parigi.
Morì il 19 aprile 1729 (rue du Renard), e fu sepolto l’indomani al San Salvatore.
Visentini Giovan Vincenzo. Fratello del precedente, nato il 1717 a Parigi (Campardon mette erroneamente 1707). Si chiamò in teatro Thomassin come suo padre, ed esordì mercoledì 19 novembre 1732 alla Comedia italiana colla parte principale ◀di▶ Bajocco nella parodia del Joueur, intermezzo italiano. Il 5 dicembre dello stesso anno apparve una seconda volta colla parte ◀di▶ Maître à chanter nella commedia ◀di▶ Boissy, intitolata Je ne sais quoi, e tutt’ e due le sere mostrò una finezza d’interpetrazione superiore alla sua età. Fu ricevuto poco dopo attore effettivo della Compagnia, per la vicenda col padre ; ma non vi son traccie della sua comparsa come Arlecchino ; bensì ◀di▶ quella come Pulcinella, la quale fu delle più fortunate ; e il Mercurio ◀di▶ Francia del dicembre 1732 trova in lui molto talento pel teatro, e, a perfezionarsi, lo consiglia ◀di▶ studiare e imitar suo padre che ha il potere ◀di▶ afferrare il pubblico al suo primo apparir su la scena.
Sposò Maria Agnese Siméon, che esordì alla Comedia italiana il 31 agosto 1752, e si ritirò dal teatro, alla chiusura 3 aprile del '55. Il 4 settembre seguente fu data a suo beneficio una rappresentazione, che ebbe grande successo, con La Servante maîtresse ◀di▶ Baurans, musica ◀di▶ Pergolese, La Fête de l’ amour ◀di▶ M.me Favart, e tre intermedi, l’ultimo dei quali, Les Villageois, era stato composto dal Dehesse.
Gian Vincenzo Visentini non fu, pare, ◀di▶ una condotta specchiata. Un documento del 3 luglio 1749 reca l’accusa della sua domestica Elisabetta Deniset ◀di▶ averla con ogni specie ◀di▶ carezze e promesse e tentazioni violata e incinta, e la domanda ◀di▶ un rifacimento ◀di▶ danni e interessi ; con un altro del 22 giugno 1741, il Duca ◀di▶ Gesvres, Governatore ◀di▶ Francia, gli ordina ◀di▶ costituirsi immediatamente prigioniero a For-l’Evêque per aver liticato colla moglie tra le quinte, cagionando un certo scandalo. Un terzo infine ci apprende come egli usasse alzare il gomito, entrando in tale stato ◀di▶ aberrazione da compiere inconsciente anche un delitto. Infatti il 20 maggio del '52, alle nove ◀di▶ sera, ei si slanciò per ◀di▶ dietro su ◀di▶ un soldato della guardia che andava a braccietto ◀di▶ un amico : lo separò con violenza, lo percosse con pugni nello stomaco, e tratta la spada, glie l’appuntò al petto, provocandolo e sfidandolo. L'amico intanto era corso in cerca della prima squadra della guardia, la quale arrivata, lo trasse in arresto. Altra volta, il 29 giugno 1754, certo Regley ricorse allo strattagemma ◀di farlo bere per ridurlo a perdere ogni conoscenza e fargli firmare carte compromettenti.
Non si sa la data precisa della sua morte, che il Campardon mette verso il 1769.