Beseghi Angela, nata a Ragusa il 12 ottobre 1837 da Rafaele e da Olimpia Marini, artista drammatica, esordì come amorosa in Compagnia Miutti l’anno 1855, e passò il ’56 collo stesso ruolo in quella di▶ Giorgio Duse. Fu, il ’57, prima attrice della Compagnia Pisenti ; e, non levatasi a grandi altezze, pensò bene ◀di▶ scritturarsi qual prima attrice giovine, il ’60 con Giovanni Boldrini (aveva già sposato nel ’58 Luigi Beseghi comico, figlio della precedente), il ’61 con Francesco Coltellini, il ’62 con la Pieri-Tiozzo, e il ’63 con la Compagnia Romana, in cui stette sino a tutto il ’69, passando alle parti ◀di▶ seconda donna. Entrata il ’70 con Bellotti-Bon, fu da lui consigliata, dopo sei anni, a lasciare il ruolo delle giovini per quello ◀di▶ madre, ch’ella sostenne con assai decoro. Dal ’79 all’ ’82 fu con la Marini, e l’ ’83 con Ciotti. Passò poi tre anni, trascinata ◀di▶ compagnia in compagnia, applaudita e non pagata, dopo i quali risolse ◀di▶ abbandonar le scene. Ma vi ritornò l’ ’88 con la Marini, e vi stette sei anni, dopo i quali abbandonò il teatro per non tornarvi mai più.
Senza essere stata la Beseghi artista ◀di▶ grande slancio e ◀di▶ peregrine concezioni, fu, nel ruolo delle vecchie specialmente, comiche o serie, artista ◀di▶ assai pregio per correttezza ◀di▶ recitazione, giustezza ◀di▶ misura, diligenza esemplare, ed esemplare modestia. Tra le ultime parti che Angela Beseghi creò e che la fecer cara a ogni pubblico, fu quella della Suocera nelle Sorprese del divorzio, per la quale ella non è e non sarà certo, da chi ebbe il piacere ◀di▶ sentirla e ◀di▶ vederla, dimenticata.
Bettini Giovanni. Di civile famiglia veronese, si diede giovinetto all’arte, cui fu strappato da morte immatura. Fu d’ingegno pronto e versatile, ◀di▶ voce pieghevole, ◀di▶ bella persona, ◀di▶ fisonomia espressiva, e seppe con una recitazione calda e a un tempo naturale procacciarsi gli encomi ◀di▶ ogni specie ◀di▶ pubblico. Troppo sarebbe il voler ricordare tutti i lavori così comici e drammatici come tragici, ne’quali fu proclamato eccellente ; ma basti il dire che mentre atterriva e paralizzava quasi il pubblico rappresentando il Maometto ◀di▶ Voltaire, lo sollevava poi all’entusiasmo, la sera dopo, nel Tutore e la Pupilla ◀di▶ Kotzebue : e solevasi affermare più tardi, non solo dagli spettatori, ma da’comici stessi, che ove egli non fosse stato così presto rapito alla scena, il gran De Marini non avrebbe avuto il primato dell’arte. La sua vita artistica fu delle più brevi. Cominciò ad acquistar nome ◀di▶ attore pregiato in Compagnia Fabbrichesi, il quale, incitatolo allo studio, e sovvenutolo sempre ◀di▶ consiglio e ◀di▶ ammaestramenti, gli fe’raggiungere il più alto grado dell’arte. Dal Fabbrichesi non si staccò più : chè, affetto da tisi in seguito a una caduta ◀di▶ vettura, lentamente si spense in Venezia a soli trentatrè anni, compianto da’parenti ed amici e comici tutti che videro dileguare uno de’più luminosi astri del teatro ◀di▶ prosa.

Alla squisita cortesia del conte Paglicci-Brozzi debbo queste altre notizie concernenti la Compagnia Reale, tratte dall’ Archivio ◀di▶ Stato ◀di Milano :