Zoli Pietro. Caratterista e promiscuo de' più sinceri, forse il più sincero, che non potè avere la fortuna, a cui gli dava diritto il suo grande ingegno artistico, per la cerchia ristretta in cui visse, nacque a Forlì il 2 novembre del 1830 da Vincenzo e da Teresa Strocchi. I moti del '31 gli tolsero il padre ; ed egli crebbe assieme alla madre e ad una sorella, facendo prima le elementari nel Collegio de' Gesuiti, poi le ginnasiali fino all’anno '48, in cui, fuggito a Bologna con venti bajocchi in tasca, e a piedi, potè arruolarsi nella Legione Romana sotto il colonnello Gallieno, e con essa combattere a Vicenza. Passò da quella al Reggimento Italia Libera, comandato dal colonnello Morandi, e, recatosi a Venezia, prese parte alla sortita di▶ Mestre, dove s’ebbe ferito il braccio sinistro. Tornato a Forlì, riprese il corso degli studj, che dovè poi troncare per le condizioni della famiglia, e fu accolto come praticante nella farmacia militare, prima ; poi in quella dell’ospedale, dandosi a tutto potere allo studio della chimica, ◀di▶ cui diede in breve gli esami, e in cui si addottorò. Ma, entrato a recitar tra' filodrammatici, ov'era già sua sorella, mostrò ◀di▶ punto in bianco le più chiare attitudini al teatro, al quale si sentì irresistibilmente attratto. Ammogliatosi fra tanto ad Anna Rizzoli, figlia ◀di▶ un Giudice al Tribunale ◀di▶ Forlì, ed avutine due bimbi, si vide nella impossibilità ◀di▶ condur con decoro la famiglia ; tal che buttati in un canto i barattoli ◀di▶ farmacia, si scritturò ◀di▶ sbalzo primo attore in Compagnia Trenti e Venturini per gli anni 1856-'57, applauditissimo ovunque. Ma le parti ◀di▶ parrucca eran le predilette, e subito passò a queste, entrando in Compagnia ◀di▶ Napoleone Tassani, come caratterista e promiscuo. Sostituì dopo un triennio Gaetano Vestri in Compagnia Robotti, dalla quale passò in quella ◀di▶ Arcelli, diretta da Alessandro Salvini. Fu dopo due anni, e per un triennio, con Raffaele Lambertini, a fianco ◀di▶ Peppina Bozzo, Carolina Santoni, Leontina Papà, Enrico Cappelli, ecc. ; poi (1866) con Achille Majeroni al Fondo ◀di▶ Napoli, dove esordì con La gerla ◀di▶ Papà Martin, che dovette replicar per otto sere davanti ad un pubblico ammiratore profondo ◀di▶ Luigi Taddei ancor vivo e malato, e che restò poi fino all’ultimo della sua vita artistica il suo caval ◀di▶ battaglia. Recatosi col Majeroni a Firenze, e recitata la Gerla al Pagliano, Alessandro Dumas, venuto per la recita del suo Don Giovanni, si recò sul palcoscenico, ed ebbe le maggiori parole ◀di▶ lode pel giovine artista che paragonò al celebre Lemaître. Uscito dopo un anno dal Majeroni, diventò socio ◀di▶ Alberto Vernier ancor per un anno, poi formò Compagnia da solo, scritturando Emanuel, la Caracciolo-Ajudi, la Pierina sua figlia, poi moglie a Giagnoni, Schiavoni ed altri. Si scritturò ◀di▶ nuovo il '69 e '70 con Federico Boldrini, poi con certo Zattini, col quale girò la Calabria e la Sicilia, poi fu socio ◀di▶ Calamai, Emanuel e Matilde Arnoud, poi ◀di▶ nuovo collo Zattini a Costantinopoli, dove, col soccorso ◀di▶ facoltosi ammiratori, costruì un teatro con l’annesso alloggio, e si stabilì con tutta la famiglia. Ma poco appresso, un incendio fe' dileguar d’un subito il bel sogno a mala pena tradotto in fatto, e ridusse il pover'uomo sul lastrico. Si rifugiò egli allora a Salonicco, e sempre assieme a quello Zattini, col quale poi tornò in Italia, pellegrinando per un par d’anni ancora nelle provincie del mezzogiorno. Si scritturò con l’ Emanuel, poi, andate a male le cose, formò Compagnia coi figliuoli già grandi, poi tornò ancora scritturato a' Fiorentini ◀di▶ Napoli dalla Santobono, insieme a Michele Bozzo, la Piamonti, ecc., poi ◀di▶ nuovo capocomico in società, or con Pareti, marito della prima donna Elvira Glech, or con Drago, la Lugo e Sichel, ed ora con Cartoni e Udina. Ma essendo la paga divenuta un mito (tanto correva – scrive lo Zoli – che non c’era modo mai ◀di▶ raggiungerla), determinò il buon uomo ◀di▶ non più scritturarsi, nè più unirsi ad altri in società, ma condur solo una modesta azienda, ◀di▶ cui egli e la famiglia, otto o dieci persone, formavan la più gran parte.


Dopo un lungo pellegrinaggio ◀di▶ città in paese, ◀di▶ paese in borgata, ◀di▶ borgata in città, arrivò l’onesto padre alla fine del '96, dopo ◀di▶ che, per desiderio del figlio Vincenzo, allora capitano in Africa, lasciò per sempre il teatro, andando a stabilirsi a Rocca San Casciano, direttore ◀di▶ quella Società filodramatica, a cui diede tutto il suo ingegno e tutto il suo affetto, e da cui fu amato e venerato fino all’estremo giorno (30 marzo 1899) come un babbo.
« Egli non potè aver maggiore fortuna – ho detto in principio – per la cerchia ristretta in cui visse. » E questa ristrettezza derivò un poco da tutto un insieme ◀di▶ dizione e ◀di▶ pronunzia e ◀di▶ atteggiamenti, nella lor grande spontaneità prettamente romagnoli, da farlo parer talvolta più tosto un attor dialettale ; e un poco per la numerosa famiglia che gl’impedì, proprio quando più ce n’era il bisogno, ◀di▶ prendere il largo, e ◀di▶ emanciparsi collo studio speciale da quei difetti d’origine che lo facevano apparire anima gentile in corpo rozzo. Egli, nella sua verità e semplicità straordinarie potè sostener parti disparate serie e comiche ◀di▶ primo attore e ◀di▶ caratterista, ma in quelle più manifestò la sua grandezza così dette promiscue, quali : Filippo ◀di▶ Scribe, Michele Perrin, Papà Martin, Malvina, Origine ◀di▶ un gran banchiere, Papà Loriot, Curioso accidente, Don Marzio, Barbiere ◀di▶ Gheldria. Degli otto figliuoli avuti dal suo matrimonio, tre perirono, fra i quali Arturo, attore prima con Salvini, poi con Cesare Rossi e con la Duse, con cui stette quindici anni, morto a Roma l’aprile del '901.
Degli altri un solo non si diede all’arte, Vincenzo, un dei nostri ufficiali più egregi, capitano d’ Affrica, insignito ◀di▶ più croci e medaglie che attestano la grandezza del valor suo e della suo devozione alla patria. Gli artisti sono :
Enea, primo attore, che con la moglie Eugenia Polzi, prima attrice, continua la Ditta paterna ;
Enrico, prima attore brillante in Compagnia Tessero e in altre, assieme alla moglie Virginia Razzoli, poi, ritiratosi dall’arte, ragioniere a Genova ;
Cesare, attore stimato, che fu in Compagnia d’ Irma Gramatica, e in altre ;
Adele, prima attrice nella Compagnia paterna, si ritirò dall’arte, per riunirsi a' suoi vecchi.
Caro Zoli ! caro padre ! Io lo ricordo a Livorno in una trattoria ◀di▶ via Grande ! Una gran tavolata ◀di▶ dodici o quattordici persone. Lui capo tavola a far le minestre per tutti : c’erano i figli, le mogli dei figli, e fors’anche i padri o le madri delle mogli dei figli ; c’eran gli altri comici ; pochi. Una serenità, una giocondità regnava per tutta quella mensa, che metteva voglia. Problemi ardui da risolvere, bili sepolte da sfogare, invidie, critiche acerbe…. Ma che ! Niente !… Un piatto ◀di▶ meno e una risatona ◀di più. L'onestà, la probità, l’integrità scrupolosa del semplice uomo raggiava in tutte quelle anime giovani, che sarebbero state oggi, in tanta convulsione dello spirito, il più bello e salutare esempio !