Enea in Troia
… quaeque ipse miserrima vidi,Et quorum pars magna fui62, Æneid., Lib. II.
I personaggi sono Enea, Priamo, Paride, Anchise, Iulo, Sinone, Pirro, Calcante, Cassandra, Ecuba, Creusa; e i cori sono di▶ uomini e donne troiane, ◀di▶ Greci, ◀di▶ dei, altri amici ed altri nimici ◀di▶ Troia.
La scena dell’Atto primo rappresenta la campagna dintorno a Troia, col cavallo da un lato. Esce Priamo dalla città alla testa de’ principali Troiani, e celebra la fuga dei Greci e la liberazione della patria. Trionfa il vecchio in vedere il lido sgombrato ◀di▶ nemici e ◀di▶ navi. Qui era il campo de’ Dolopi, dic’egli, qui si facean le zuffe.
… hic saevus tendebat Achilles.
A queste parole Ecuba si rammenta ◀di▶ Ettore ucciso e da’ cavalli ◀di▶ Achille strascinato dintorno alle patrie mura. Il coro la consola celebrando insieme con Priamo la fuga de’ Greci; dell’onta de’ quali sarà un perpetuo monumento il cavallo consecrato a Minerva.
In mezzo ai cantici del coro e alle danze giulive esce Cassandra,
verace sempre e non creduta mai,
la quale profetizza come quel giorno è l’ultimo giorno ◀di▶ Troia, e consiglia ◀di▶ gittare in fondo del mare il cavallo:
… timeo Danaos et dona ferentes.
Enea si accosta a lei, perché almeno si esplori se dentro al cavallo vi fosse qualche agguato dei Greci. Il partito viene contrariato da alcuni. Priamo prega gli dei tutelari ◀di▶ Troia d’inspirargli quello che sia per lo migliore; e intanto sacrificano al Xanto e alle Ninfe dell’Ida, invitandole a scendere dalla montagna per unirsi con Venere, la quale fra giubilo ◀di▶ suoni e cantici è per guidare le festevoli sue danze là dove prima, tra gli urli e i gridi, Marte guidava la fiera sua tresca.
Nell’Atto secondo Sinone è condotto prigioniero dinanzi al re, e vi tiene quel discorso dove Virgilio ha cosi bene espresso in versi latini la greca eloquenza. In vano si oppone Enea al dovere introdursi il cavallo dentro a Troia: l’arte ◀di▶ Sinone vince finalmente coloro,
Quos neque Tydides, nec Larissaeus AchillesNon anni domuere decem, non mille carinae.
Paride colla cetera in mano intuona un inno a Minerva e a Venere riconciliatesi già insieme; intanto che si abbatte parte del muro della città per introdurvi il cavallo; ed esso ne vien dipoi tirato dentro in mezzo ai balli e ai canti degli Troiani:
… circum pueri innuptaeque puellaeSacra canunt, funemque manu contingere gaudent.
L’Atto terzo incomincia da Enea, il quale in sulle prime vigilie della notte destato dalla terribile visione che ha avuto ◀di▶ Ettore, viene alla tomba ◀di▶ lui, vi reca doni ed offerte, commisera il destino della patria, attesta gli dei ◀di▶ aver fatto quanto era in lui perché non venisse condotto dentro ◀di▶ Troia il cavallo fatale, e domanda agli medesimi dei la forza ◀di▶ cui era dotato Ettore, quando arse le navi dei Greci, perché la Patria, se ha da cadere, non cada invendicata. Indi corre al palagio ◀di▶ Priamo. La scena cangia, rappresentando una piazza dinanzi al tempio ◀di▶ Pallade, nella quale è collocato il cavallo. Sinone racconta a Calcante e a Pirro, sortiti dal cavallo, come l’arti sue riuscirono quasi a vuoto per la opposizione ◀di▶ Enea; mostrando quanto sia necessario, innanzi ad ogni altra cosa, spegner costui, come il più forte guerriero che, dopo la morte ◀di▶ Ettore, vanti Troia. Si vedono intanto alcuni Greci uscire tuttavia fuor del cavallo. Calcante con brevi parole gli anima all’eccidio della città nemica, e sotto voce intuona un cantico al quale pur sotto voce rispondono i Greci. Verso la fine del coro incomincia un combattimento nel fondo del teatro tra le guardie della rocca e alcuni Greci usciti fuor del cavallo, i quali vorrebbono impadronirsi ◀di▶ essa rocca. Cresce il tumulto arrivando ◀di▶ fuori l’oste greca. Calcante e Sinone sul dinanzi del teatro pregano ad alta voce la dea; e al loro canto concertano a luogo a luogo strida e lamenti ◀di▶ gente ferita e presso a morire.
La scena dell’Atto quarto è nel cortile del palagio ◀di▶ Priamo:
Aedibus in mediis nudoque sub aetheris axeIngens ara fuit, iuxtaque veterrima laurusIncumbens arae atque umbra complexa Penates
Quivi trovasi Ecuba con alcune Troiane, le quali tutte paurose e supplichevoli abbracciano le statue degli dei. Vedesi da un lato entrare il vecchio Priamo che mal si regge su’ piedi, oppresso dalle armi ◀di▶ cui s’è voluto rivestire; e appena egli è scoperto da Ecuba, che da essa vien collocato nella sacra sedia presso all’ara col dirgli:
... quae mens tam dira, miserrime coniux,Impulit bis cingi telis, aut quo ruis?…Non tali auxilio, nec defensoribus istis,Tempus eget etc.
Se alcuno può difender Troia, Enea sarà quel desso, che è ora alla guardia della torre del palagio e con la uccisione ◀di▶ tanti Greci ha già in parte vendicato la patria. Una delle principali donne rammenta come miglior partito sarebbe stato quello ◀di▶ prestar fede al consiglio ◀di▶ Enea e ai vaticini ◀di▶ Cassandra. In questa si ode un rumor grandissimo della torre che rovina. Ecuba incomincia una preghiera agli dei, che lei, moglie ◀di▶ Priamo e regina, vogliano campare da schiavitù. Ripigliano appena il canto le altre donne, che ecco Pirro che entra cacciandosi innanzi Polite, che cade morto a’ piè del padre. Segue la parlata ◀di▶ Priamo a Pirro, tutta strumentata; indi Priamo
… telum imbelle sine ictuConiicit etc.
A cui Pirro risponde con le parole ◀di▶ Virgilio e l’uccide. Le donne mettono grandissime stride; egli le fa condurre alle navi, ed esce per cercar Enea. Enea entra dall’altro lato. Visto Priamo ucciso e fattovi sopra un breve lamento,
Hic finis fatorum Priami etc.
si sovviene del vecchio Anchise e del picciolo Iulo. Pure, preso il partito ◀di▶ perire insieme con la patria e ◀di▶ prender qualche vendetta o sopra Elena o sopra Sinone, gli comparisce Venere e gli mostra nel fondo del teatro gli dei inimici ◀di▶ Troia, tutti congiurati a sovvertirla. Partito Enea, seguita un coro degli medesimi dei e un ballo ◀di▶ Furie.
Nell’Atto quinto nasce nella casa ◀di▶ Enea la bella contenzione che è espressa in Virgilio, tra Anchise che vuol rimanersi e morire ed Enea medesimo che vuol salvare il padre dalle mani dei Greci; né potendolo persuadere a fuggirsi, riprese le armi, vuol ◀di▶ nuovo uscire tra’ Greci, mentre Creusa e Iula ne lo trattengono. Quand’ecco il prodigio della fiamma che ◀di▶ cielo discende sulla testa ◀di▶ Iulo senza offenderlo: tuona da sinistra, e il padre Anchise consente finalmente alla fuga. La scena cangia e rappresenta l’orrido d’una città smantellata e mezzo involta nelle fiamme,
… fumat humo Neptunia Troia.
Coro ◀di▶ Troiani che deplorano le calamità loro, e ◀di▶ Greci che nella marcia gl’insultano; dei quali il corifeo è Calcante. Partiti questi, entra Enea cercando e chiamando Creusa, che nella fuga si è smarrita. Ella gli apparisce e gli fa il vaticinio prima de’ suoi errori, poscia della fondazione ◀di▶ un nuovo imperio: e in questo mezzo tra il fumo ◀di▶ Troia si vede nel fondo del teatro risplendere l’aureo Campidoglio; e seguita un coro degli dei e un ballo degli geni protettori ◀di Roma.