Scarpetta Edoardo. Nato a Napoli in Via Santa Brigida il 13 marzo 1854 da Domenico Scarpetta, ufficiale di▶ prima classe agli affari ecclesiastici al ministero, e da Giulia Rendina, è il principe degli attori napoletani viventi, sotto il nome ◀di▶ Don Felice Sciosciamocca ◀di▶ cui ha creato il tipo, erede dell’alta fama ◀di▶ Antonio Petito, a niuno secondo degli artisti sì dialettali, sì italiani per la fecondità dell’ingegno, per l’abbondanza e spontaneità della vis comica. Fanciullo, non ebbe alcun amore agli studj, ma n’ebbe uno grandissimo al teatro, ch'egli si fabbricava da sè, e in cui faceva agire i pupi con commedie da lui stesso improvvisate. Destinato dai parenti alla musica, un bel giorno gettò in un fosso i documenti coi quali avrebbe dovuto presentarsi al Conservatorio ◀di▶ San Pietro a Majella, e confessò a' parenti il suo singolare trasporto per l’arte drammatica. Entrò il 1869 al Teatro ◀di▶ San Carlino, impresario il Mormone, con diciassette lire al mese ◀di▶ paga ; passò dal San Carlino alla Partenope, e quindi in Compagnia ◀di▶ Michele Bozzo, allora in giro per la Calabria, ultimo generico, disprezzato, vilipeso, deriso. Ma rieccolo a Napoli alla Partenope, ove recitò una sera, davanti all’impresario Luzi e all’attore Di Napoli del San Carlino, la vecchia farsa napoletana Feliciello Sciosciamocca, mariuolo de na pizza, ed eccolo il dì dopo scritturato al teatro famoso, in cui mostra subito le sue doti chiarissime a fianco ◀di▶ celebri artisti quali Petito e De Angelis.


Morto il Petito nel '76, e l’impresario Luzi nel '77, Edoardo Scarpetta, dopo alcun tempo trascorso al Teatrino delle Varietà pur ◀di▶ Napoli, e al Metastasio e Quirino ◀di▶ Roma con Raffaele Vitale, riuscì finalmente a prendere in affitto il Teatro San Carlino, ripulendolo, ammodernandolo, rinnovandolo così materialmente come intellettualmente : alle bizzarrie a trasformazioni, ai lazzi improvvisi, alle maschere, alle vecchie e grottesche tradizioni del celebre teatro napoletano, fe' seguire la commedia scritta, moderna, elegante, brillantissima, vera. Aveva già scritto a diciott’anni quattro commedie : altre ne scrisse ◀di▶ poi, e moltissime ne derivò e tradusse e ridusse dal moderno teatro nostro e forestiero. Non v'era novità comica ◀di▶ importanza che non facesse dopo brevissimo tempo la sua apparizione, foggiata alla napoletana, nel leggendario teatrino, in cui, ◀di▶ conseguenza, alle sghignazzate della popolaglia era subito succeduta la risata schietta e misurata del fiore dell’aristocrazia. Sciosciamocca (letteralmente : soffia in bocca) è non solamente un tipo e un carattere, non altro, nel suo complesso, che il mammo ◀di▶ un secolo fa : il Filippetto del Goldoni, il Marchese Pipetto del Giraud, rinsanguati, ravvivati dalla recitazione scintillante ◀di▶ Edoardo Scarpetta ; ma anche, un insieme ◀di▶ tipi variatissimi, aggirantisi attorno al tipo fondamentale. Il tipo ◀di▶ Miseria e Nobiltà non è certo il medesimo ◀di▶ Tetillo ; quello ◀di▶ mettiteve a fa l’ammore co me è ben diverso dall’altro ◀di▶ Duje marite imbrugliune, e così ◀di▶ seguito. A questa continuata modificazione del principal tipo, Sciosciamocca deve forse la continuata ammirazione del pubblico, che sin dalla prima apparita al San Carlino rinnovato, lo compensò ◀di▶ tante miserie, ◀di▶ tante lagrime versate, sì da fargli scrivere nelle sue nuove Memorie (Napoli, 1899) : « Dopo tutto, l’essere riuscito a far tanto ridere…. gli altri, dava anche a me il diritto ◀di▶ ridere un poco. »
E ◀di▶ qual riso ! Il povero Edoà…, entrato nel campo dell’arte per un usciolino sgangherato, con un vestito che gli cascava ◀di▶ dosso a brindelli, colla faccia macilenta per fame ; che ad ogni passo verso l’agiatezza e la gloria, uno vedea farne contro ◀di▶ lui dalla maldicenza e dall’invidia, trionfando finalmente ◀di▶ tutto e ◀di▶ tutti, autore ammirato, attore idolatrato, il triste suono del piccone distruttore del San Carlino coprì con quello del martello costruttore ◀di▶ un vasto palazzo al rione Amedeo : al battesimo ◀di▶ gloria del San Carlino è succeduta la conferma non mai alterata sin qui de' Fiorentini ◀di▶ Napoli e del Valle ◀di Roma, ove si reca ogni anno a deliziare della sua inesauribile giocondità il gran pubblico della capitale.