Leigheb Claudio. Figlio del precedente, nato il 20 agosto del 1848 a Fano, è l’ultimo brillante della vecchia grande scuola, uno de' migliori allievi, se non il migliore, di▶ Luigi Bellotti-Bon, del quale prese e saviamente si assimilò suoni e atteggiamenti.

Esordì bambino nella Compagnia ◀di▶ suo padre, e così, egli stesso, mi descrive i suoi primi passi : « quella che non mi andava giù era la parte ◀di▶ uno dei figli nell’ Edipo Re : non potevo resistere allo strazio ◀di▶ vedere all’ ultimo atto mio padre senza occhi ; anzi, al Filodrammatico ◀di▶ Trieste, una sera, ho piantato tutti e me ne sono andato via ◀di▶ scena piangendo. Si vede che non ero nato per le parti tragiche. Dove però mi son fatto onore fu nel figlio nei Due Sergenti, e nel paggetto milanese nel Parini. » Dopo le peripezie toccate al suo povero padre nel '59, si scritturò come generico giovine, secondi brillanti e mami, in varie compagnie, ultima quella ◀di▶ Sterni, Rosaspina e Bonivento, in cui, animato da suo padre che gli fu primo maestro, finì coll’ assumere il ruolo ◀di▶ primo brillante, mantenuto poi nella Compagnia ◀di▶ Raffaele Lambertini, della quale faceva parte Enrico Capelli e Giuseppina Ferroni, sua moglie, e nella quale stette fino a tutto il carnovale del '67. Dal '68 al '70 fu con Luigi Bellotti-Bon, che nella quaresima del '69, più padre che capocomico, gli organizzò una grande rappresentazione per esonerarlo dal servizio militare, al Teatro delle Logge ◀di▶ Firenze, ove si recitaron Le smanie per la villeggiatura, col concorso del celebrato Cesare Dondini. « Ciò che fece Bellotti per me in quella occasione – egli mi diceva – non posso descrivertelo : un padre non avrebbe potuto fare ◀di▶ più !… Rammentalo e molto nel tuo libro ; ci tengo che lo si sappia. » E questo fervore ◀di▶ riconoscenza non genera meraviglie nella bocca ◀di▶ Claudio Leigheb, che con la rettitudine scrupolosa dell’uomo, con il culto profondo dell’artista si acquistò la benevolenza e la stima ◀di▶ quanti lo conobbero.
Entrò il '71, brillante e primo attor comico, nella Compagnia ◀di▶ Fanny Sadowski diretta da Cesare Rossi ; compagnia nuova, piena ◀di▶ entusiasmi, ◀di▶ giovinezza, ◀di▶ forza. N'eran.parte principale, oltre al Rossi, la Campi, la Zerri-Grassi, la Migliotti, divenuta poi sua moglie a Genova nella quaresima del’73, la Bernieri, Ceresa, D'Ippolito, Giulio Rasi, Pesaro, Bosio, Luigi Rasi, ecc. ecc.

Fu dal '74 al '76 nella Compagnia N.° 3 ◀di▶ Bellotti-Bon, diretta da Cesare Rossi ; dal '77 all’ '81 in quella della Città ◀di▶ Torino, l’'82 con la Marini, dall’ '83 all’ '87 con la Compagnia Nazionale ◀di▶ Roma, dall’'88 al '90 con la Marini, dal '91 al '93 in Società con Novelli, dal '94 al’96 con Andò, dal '97 al '99 con la Reiter.

Sono dunque trent’ anni ◀di▶ vita d’arte vissuta, in cui il trionfo non s’andò mai attenuando, per la modestia grande dell’uomo e dell’artista accoppiata a una volontà ◀di▶ ferro, e ad un rispetto ◀di▶ sè e del pubblico, direi incredibile. Lo stesso fervore ◀di▶ una prima rappresentazione noi troviamo in lui alla cinquantesima replica : rade volte, al momento ◀di▶ andare in scena, egli non rilegge all’ uscio d’ entrata o non ripete a memoria la sua parte per addentrarsi nel personaggio. E che deliziose macchiette egli produsse, rimaste incancellate nella storia del nostro teatro ! Chi non ricorda, per esempio, l’abate del Nessuno va al Campo ◀di▶ Paolo Ferrari ? Che irresistibili effetti ◀di▶ riso in quella misurata, aristocratica comicità ! E con che arte, con che sentimento egli seppe a'suoi ideali piegare i varj generi che si rincorrono, s’incalzano, s’intrecciano con prodigiosa rapidità ! Che nota elegante, che sciccherìa egli ha saputo mettere nel più grottesco delle moderné pochades ! La zia ◀di▶ Carlo, Il marito ◀di▶ Babette ! E quel vario, ricco repertorio ◀di▶ farse, dinanzi a cui scaturivan fresche, spontanee le più gaje risate ? Ricordate L'uomo d’affari ? L'amore dell’arte ? Il paletot ? Narciso il parrucchiere ? E, tra' monologhi, chi meglio ◀di▶ lui, o come lui, direbbe il punto interrogativo ◀di▶ Salsilli ?
Nè v' ha chi abbia maggiore il culto dell’arte : a volte parrebbe mutarsi in esagerazione o in posa, se non si conoscesse pienamente la sua buona fede. Nemico per principio, o per consuetudine, del soggettare, egli ripete il suo testo con una fedeltà scrupolosa. Non mai accolse l’idea ◀di▶ circondarsi d’astri minori per emerger ◀di▶ tra essi come sole, ma volle sempre che le altre figure del gran quadro fosser tra le migliori. Avverso all’applauso o alla risata prodotti da una inconsulta scurrilità, egli sopprime le soverchie arditezze, a scapito non sol dell’ effetto, ma dell’ interesse.
Nè Claudio Leigheb costringe le sue doti nei confini del teatro. Dotato ◀di▶ un singolare spirito ◀di▶ imitazione egli disegna, dipinge, pupazzetta con correttezza e spigliatezza incredibili, mettendo nelle sue macchiette quel sentimento che manca assai volte negli artisti ◀di▶ professione. Anche la scoltura delle castagne d’india entra ne' suoi pregi ◀di▶ artista ; e il Boutet nella Tribuna della Domenica gli dedicò a questo proposito un grazioso articolo illustrato.
Di lui scrisse anche Tommaso Salvini : e credo ◀di▶ non poter finir meglio questo breve cenno, che riferendo qui le sue parole :
Claudio Leigheb è l’attore comico più castigato e più preciso ch'io m’abbia conosciuto ! Egli possiede il segreto ◀di▶ esilarare con modi e mezzi sempre dignitosi, e col non lasciarsi trasportare dall’uditorio, che spesse volte, a torto, pretende più ◀di▶ quello che l’arte deve concedere. È un artista che non pone mai il piede in fallo, sia che tratti il genere totalmente burlesco, sia che a questo si congiunga alcun che ◀di▶ serio : coscienzioso esercita la sua arte religiosamente, e l’unico appunto che mi permetto ◀di▶ fargli è quello ◀di▶ mostrarsi talvolta, nella movenza della fisonomia, nell’intonazione ◀di▶ qualche frase, troppo imitatore del non mai abbastanza compianto egregio artista Bellotti-Bon. Non pertanto il Leigheb resterà indimenticabile negli annali della storia dell’arte.
Due suoi fratelli, Achille ed Ugo, seguiron l’arte del padre ; il primo come brillante, artista mediocre, fermatosi poi a Bologna a insegnarvi recitazione : il secondo generico e secondo carattere, coscienzioso, accurato, che recitò quasi sempre al fianco ◀di Claudio.
