Fiala Giuseppe Antonio, napolitano, comico di▶ S. A. il Duca ◀di▶ Modena, fiorì nella seconda metà del secolo xvii, sotto il nome ◀di▶ Capitano Sbranaleoni. Ci appare la prima volta in una supplica da Verona del 10 agosto 1651 a un segretario del Duca, sottoscritta da alcuni comici della compagnia, perchè il Marchese Bentivoglio concedesse loro il teatro ◀di▶ Ferrara pel mese ◀di▶ ottobre, dovendo poi andare il novembre a Venezia, e facesse grazia d’introdurvi le dame a udirli. Curioso ne è il poscritto : e perchè ui sono molte porte nel suddetto Teatro e necessario che siano chiuse molte ◀di▶ lorro. La Compagnia era allora composta ◀di▶ Zanotti – Ottavio, Bendinelli – Valerio, Coli – Fichetto, Coris – Silvio, Albani – Pantalone, Locatelli – Trivellino, Fiala – Capitano, Isabella – Colombina (la Franchini ?), Nelli……
Nel ’64 lo vediamo nella lista della compagnia che desiderava unir Fabrizio (V.), al cui nome è riferita per intero ; in essa appare per la prima volta la moglie Marzia, seconda donna col nome ◀di▶ Flaminia, a vicenda con Lucinda (la Nadasti ?).
Il 14 agosto del ’74 si trovava a Napoli ; e dovendo d’ordine del Duca recarsi a Modena, implorava soccorso per sopperire alle ingenti spese ◀di▶ viaggio, dicendosi povero homo circondato ◀di▶ famiglia e vechio. Come gli andasse la piazza ◀di▶ Napoli sappiamo dalla seguente lettera, che la moglie scrisse al Duca, l’anno dopo che furon tornati da quel disastroso viaggio.
Martia Fialli Comica, detta Flaminia, humilissima, et denotissima serua ◀di▶ V. A. S.ma riuerrente gl’ espone, come l’Anno passato, doppo hauerli esebita la sua Compagnia, non trouò la sodisfatione ◀di▶ V. A. S. onde fu necessitata condursi in Napoli, oue essendo seguitata con lettere da Comici, hauena anche aggiustata cola vna Compagnia, e pure le fù interrotto, stante le lettere riceuute d’ordine ◀di▶ V. A. S. onde restò colà senza Compagnia, lontana da modona miglia 365 et ricevuto il Commando ◀di▶ douer venire a Modona, e non uenendo, perdita de beni, confiscatione ◀di▶ tutto, e perdita della vitta del Consorte, hauendo tra il viaggio fatton e tempo in Napoli ha dimorato, consumato quelle sostanze haueua, per incontrar le sodisfationi ◀di▶ V. A. S., ha impignato tutte le sue Gioie per ottanta doppie al Banco ◀di▶ S. Giacomo de Spagnoli, delle quali cinquanta, ne ha consumato nel viaggio, da Napoli a Modona in Letiche, Carrozze, spese cibarie, e condotta ◀di▶ sue Robe ; onde hora gl’è necessario che mandi il marito a Napoli, per riscuottere dette Gioie, e questa sara sopra spesa per più d’altre venti doppie. Onde genuflessa a Piedi ◀di▶ V. A. supplica la sua innata bontà, e Generosità ◀di▶ ristorarla del suo viaggio fatto per seruir V. A. S. non sapendo oue volgersi, carica ◀di▶ famiglia viuendo certa, che V. A. S. non vuole ueder la ruina, esterminio, e danno d’una sua obbligatissima serua supplicante, et attendendone gl’effetti della sua magnanima bonta, con ogni profonda humiltà, baccia la sua Ser.ma mano dalla quale attende la gratia, e soglieuo & Quam Deus &c.
Di fuori :
A. V. Ser.ma Per la Martia Fialli comica detta Flaminia.
Rescritto della Cancelleria :
Della Compagnia del ’75 si è riferito l’elenco al nome ◀di▶ Areliari. Qui aggiungiamo che allora S. A. S. pagava per loro sussistenza ai comici, quando si trattenevano in Modena o in altra città senza recitare, lire 64 per ciascheduno. Il novembre del ’77 i Fiala erano a Venezia ; e da un documento del 1681 rileviamo che si pagavano loro sessanta ducatoni d’argento ◀di▶ parte intiera. Il 20 gennaio ◀di▶ quell’anno si attaccò ◀di▶ notte il fuoco al Teatro Valentino, che in poche ore fu distrutto, continuandosi però a recitare nella sala detta della Biada, ove d’ordine ◀di▶ S. A. eressero il palcoscenico e qualche palchetto. Il 1682 Egli si disfece della compagnia, dandole in dono 240 doppie in ragione ◀di▶ venti per ciascheduno (una doppia d’Italia valeva trentatrè lire) : ma la vediam ricostituita al suo soldo l’ ’86 con pochi mutamenti, alla quale con ordine al tesoriere Zerbini del 28 giugno, il Duca Francesco assegnò a titolo ◀di▶ sussistenza due doppie il mese per ciascuno, cominciando dal primo giorno ◀di▶ maggio. Il 19 maggio dell’87 furon date dieci doppie per ciascuno a Giuseppe e Marzia Fiala, a Gaetano Caccia e a Bernardo Narici ; e il 23, dodici doppie a Marzia Fiala per essere distribuite in ragione ◀di▶ sei a Gabionetto e sua moglie (?), quattro a Florindo (il Parrino) e due ad altro che serviva nella compagnia. Il giugno dello stesso anno troviamo il Fiala con la Compagnia a Cremona, e il dicembre a Lodi ; e sappiamo che ◀di▶ là doveva recarsi l’inverno a Pavia, ove col mezzo ◀di▶ commendatizie ◀di▶ Don Fernando Baldes, generale dell’artiglieria ◀di▶ S. M. Cesarea nello Stato ◀di▶ Milano, e ◀di▶ altri, eran già stati eretti in sala conveniente palcoscenico e palchetti ; quando, al momento ◀di▶ partire, gli fu ingiunto ◀di▶ aspettar l’ordine del Marchese Decio Fontanella, che probabilmente lo avrebbe fatto andare a Vicenza anzichè a Pavia. Della qual cosa egli e alcuni ◀di▶ compagnia (Gabrielli – Pantalone, Milanta – Dottore, Marchi – (?), e Narici – Orazio), mosser lagnanza al Duca ◀di▶ Modena con lettera da Lodi del 16 xbre ’87, invocando la grazia ◀di▶ recarsi alla Piazza stabilita. Con questa data cessa la comparsa del Fiala tra’comici ◀di S. A. ; e sua moglie, che pure ha due lettere del ’92 e ’94, non ne fa più menzione. Se egli si diceva già vecchio venti anni addietro, molto probabilmente nel ’90 circa era già morto.