Pezzana Luigi. Fu attore de'più egregi in ogni genere di▶ recitazione tragica, drammatica, o comica. Mise il primo in iscena a Firenze, dopo la rappresentazione dei filodrammatici Concordi, il Goldoni ◀di▶ Ferrari con grandissimo plauso, e andò famoso per alcune parti ◀di▶ genere opposto, come Luigi XI, e Il Cavalier ◀di▶ spirito. Io ho sentito il Pezzana, capocomico, negli ultimi anni della sua vita artistica, rappresentar tra l’altre con molta verità e molta efficacia la parte ◀di▶ Vincenzo Monti nell’ Ugo Foscolo ◀di▶ Castelvecchio (il Foscolo era Giovanni Ceresa, un artista ◀di▶ gran pregio, formatosi sotto i savj ammaestramenti ◀di▶ lui). Luigi Pezzana era nato il 1814 a Verona da Giuseppe Pezzana, ultimo rampollo d’una nobile famiglia ◀di▶ Venezia, che per rovesci ◀di▶ fortuna aveva ottenuto un impiego giudiziario a Verona. Quivi fece gli studi ginnasiali e liceali, poi si recò all’ Università ◀di▶ Padova, inscritto nella Facoltà ◀di▶ Legge. Non ancora spirato il secondo anno ◀di▶ studj, s’era nel 1833, il futuro avvocato, appassionatissimo dell’arte, in cui ebbe lezioni, dicono, dalla celebre Pellandi, e in cui fece prova eccellente nella filodrammatica della sua patria, si scritturò primo attore nella Compagnia ◀di▶ Marco Fiorio, ◀di▶ cui era prima attrice Carlotta Polvaro, vedova del brillante Angiolini, la quale egli sposò dopo alcun tempo.
Passò con lei dalla Compagnia Fiorio in quelle ◀di▶ Ghirlanda, ◀di▶ Asti, e Domeniconi (1842).

Si fece poi capocomico, ora solo, ora in società col brillante Cesare Marchi, col quale stette sino al 1859 (la moglie era morta nel '51).
Fu il '60 con Adelaide Ristori a Parigi, a Londra, in America qual promiscuo e caratterista, poi ◀di▶ nuovo capocomico, poi, finalmente, direttore ◀di▶ una delle tre Compagnie ◀di▶ Luigi Bellotti-Bon. Ma ormai, gli anni incalzando, si ritirò a Firenze, ove morì il 12 gennaio del 1894.
Il Colomberti dice che mentr'era nella Compagnia ◀di▶ lui il 1859 come generico primario, lo vide eseguir molto bene Saul, Egisto nell’ Agamennone, Zambrino nel Galeotto Manfredi (questa dello Zambrino era rimasta, ricordo, un suo caval ◀di▶ battaglia degli ultimi anni), e i drammi Luigi XI, Il Cittadino ◀di▶ Gand, e La colpa vendica la colpa. E aggiunge che, dotato ◀di▶ buonissima voce e ◀di▶ simpatica figura, sapeva, specialmente nelle Arene, destar fanatismo : e al Mausoleo d’Augusto (Corea) ◀di▶ Roma, fu posta una lapide che ricordasse ai frequentatori i favolosi incassi dell’ estate del 1859.
Pare ch'egli, attore popolare per eccellenza, non avesse gran cura dell’ allestimento scenico. Costetti ne' Dimenticati vivi ci fa sapere che nel palazzo del Conte ◀di▶ Montecristo (il Pezzana ricorreva, costretto, alla risorsa della famosa quadrilogia), tutto il lusso orientale ◀di▶ lui consisteva in due moretti ◀di▶ stucco, che reggevano ciascuno un candelabro, e in un braciere ◀di▶ coccio dorato da cui usciva un fumo, poco voluttuoso, ◀di▶ mirra e ◀di▶ incenso, tal quale nelle chiese al momento della benedizione del Santissimo. Del che il pubblico non sapea muovergli rimprovero : ma glie ne moveva la critica e acerbissimo.
Enrico Montazio (Il Proscenio e La Platea, Firenze, 1845) fu de' suoi più acri censori nella condanna aperta, senza mezzi termini, or de' controsensi ◀di▶ messa in scena, or ◀di▶ quel volere l’ applauso a ogni scena, a ogni parlata, a detrimento della verità, della castigatezza, del pudore : e tanto una volta invei contro l’ artista celebrato, che il Niccolini ebbe a scrivere a Maddalena Pelzet, che il Pezzana, montato in furore per le critiche del Montazio, aveva minacciato per la strada ◀di bastonarlo.