Pezzana-Gualtieri Giacinta. Trascrivo una nota autografa dell’ illustre artista :
« Nata a Torino il 28 gennaio 1841 da Giovanni Pezzana, ricco negoziante di▶ mobili, e Carlotta Tubi. Entrata nell’Accademia Filodrammatica ◀di▶ Torino il '57, e cacciata per mancanza ◀di▶ disposizioni per l’ arte, e ciò per opera del famigerato Garberoglio. Esordito nel '60 con Toselli in dialetto, dal '62 al '64 con Dondini Cesare ed Ernesto Rossi, poi fino al '67 con Bellotti-Bon. '68-'69 ai Fiorentini ◀di▶ Napoli con l’Alberti. '70-'71-'72, Compagnia con Monti-Privato, poi Spagna e America. »
Fin qui la nota, che cercherò io ◀di▶ completare. Alla Spagna e all’America vanno uniti la Rumenia, la Russia, l’ Egitto. Torna in Italia, e solleva il pubblico all’entusiasmo al Dal Verme ◀di▶ Milano con la Messalina ◀di▶ Pietro Cossa. Il '78 riprende il largo per l’America, ove per la prima volta ha l’audacia ◀di▶ cimentarsi nella parte ◀di▶ Amleto.
Di nuovo in Italia, si scrittura ai Fiorentini ◀di▶ Napoli, ove interpreta colossalmente la Teresa Raquin ◀di▶ E. Zola. Entra l’ '80 con Cesare Rossi nella Compagnia della Città ◀di▶ Torino, che abbandona dopo un anno per rivedere la Rumenia, la Russia, l’America.
Poi in Italia ancora scritturata, o capocomica, fino al '98, anno in cui fa parte come prima attrice tragica e prima attrice madre della Compagnia del Teatro d’Arte. Oggi la Pezzana dà or qui or là rappresentazioni straordinarie, che sono pur sempre feste dell’ arte, dacchè i suoi sessant’ anni non han saputo infiacchirle la eccezionale fibra ◀di▶ acciaio.
Giacinta Pezzana Gualtieri (sposò Luigi Gualtieri, scrittore ◀di▶ romanzi e ◀di▶ drammi assai noti quali L'Innominato e La voce della coscienza, mentr' era in Compagnia Rossi e Dondini) formò con Virginia Marini e Adelaide Tessero quella gloriosa trinità, che per circa un trentennio tenne lo scettro dell’arte in Italia. Grande nella Zelinda ◀di▶ Goldoni, non fu meno grande nella Medea ◀di▶ Legouvé. La sua voce maschia e vigorosa nella tragedia, trovava nel dramma moderno note ◀di▶ dolcezza ineffabile. Nessuna attrice del suo tempo, compresa la Ristori, potè vantare tal vastità ◀di▶ repertorio. Tornata dalle Americhe non si atrofizzò ne'pochi lavori ch'ella ammannì a quei popoli lontani, ma, come se allora allora ella entrasse nell’ arte, si diede col fervore della prima giovinezza a interpretar l’opera drammatica più recente, mostrando sempre e dovunque il lampo dell’ antico valore. Chi non ricorda la Pezzana al glorioso tempo della Compagnia ◀di▶ Bellotti-Bon, della quale ella fu principale ornamento ? Quella Signora dalle Camelie, vissuta con Lei e con Gaspare Lavaggi ◀di▶ una vita nuova al pubblico, tutta anima, tutta passione, quella Baronessa d’ Isola nei Mariti ◀di▶ Torelli !… Oh ! se tutti volessimo enumerare i lavori, in cui la Pezzana esercitò il suo fascino ◀di▶ grande artista ci bisognerebbe scrivere un libro. Basti che intanto se ne citino alcuni, i quali, nella lor varietà dànno un’ idea ben chiara della morbidezza e vigorìa del suo talento : Stuarda ◀di▶ Schiller – Medea ◀di▶ Legouvé – Norma ◀di▶ D' Ormeville – Messalina ◀di▶ Cossa – Amleto ◀di▶ Shakspeare – Maria Antonietta ◀di▶ Giacometti – Suor Teresa ◀di▶ Camoletti – Teresa Raquin ◀di▶ Zola – La Signora dalle Camelie ◀di▶ Dumas figlio – Fernanda ◀di▶ Sardou – Adriana Lecouvreur ◀di▶ Scribe – Il Signor Alfonso ◀di▶ Dumas figlio – Le Gelosie ◀di▶ Lindoro ◀di▶ Goldoni – La Casa Nuova ◀di▶ Sardou – La Donna e lo Scettico ◀di▶ Ferrari – La Giorgina ◀di▶ Sardou – Il Casino ◀di▶ Campagna ◀di▶ Kotzebue – Antony ◀di▶ Dumas – La Vecchia e la Nuova Società ◀di▶ Feuillet – Il Codicillo dello Zio Venanzio ◀di▶ Ferrari – Giuditta ◀di▶ Giacometti…. ecc., ecc., ecc.

Al fianco ◀di▶ Ernesto Rossi pare ella rivelasse in uno scatto improvviso, inatteso, l’arte suprema che avrebbe poi fatto ◀di▶ lei una delle più geniali attrici del nostro teatro ◀di▶ prosa. Si recitava l’ Otello ◀di▶ Shakspeare. Ernesto Rossi nella sua foga furibonda sfiorò, senza volerlo, la guancia della giovane artista. La Pezzana scossa, come se fosse stata realmente colpita, ebbe una esplosione ◀di▶ collera, ◀di▶ passione e ◀di▶ lacrime vere, che trascinò il pubblico all’ entusiasmo. Il vecchio Dumas, che era fra gli spettatori, si affrettò a salir la scena per congratularsi col novissimo astro.
E a proposito ◀di▶ queste sorprese ◀di▶ effetti, Roberto Bracco racconta ◀di▶ lei che la Duse…. ma no : io voglio metter qui come chiusa le parole dell’ egregio commediografo napoletano, come quelle che ci dànno in bella sintesi il ritratto dell’ artista e della donna, mostrandone le qualità meravigliose, non senza toccare quel tanto ◀di▶ male che potè nuocere in parte alla sua gloriosa carriera.
Giacinta Pezzana – alla cui gloria è mancata quella continuità ◀di▶ fulgore la quale non si può ottenere senza che al valore immenso sia accoppiata l’ agilità degli espedienti che mantiene viva la comunione col pubblico irrequieto e variabile – resta, comunque, nella drammatica italiana un sole inoffuscato. E per questa insigne donna, che non ha mai troppo amato l’eleganza, che ha sempre eliminato stranamente dalla sua personalità quella forza muliebre che dai palcoscenici ha tanta virtù soggiogatrice, per questa donna che non s’ è mai riscaldata alla fiamma d’ una grande ambizione, per questa donna che ha facilmente rinunziato alle lotte contemplando senza rancore i fulgidi astri che l’ hanno seguita e indicandoli con fiducia ai diffidenti, io ho una speciale predilezione fatta ◀di▶ convincimenti e ◀di▶ reminiscenze.
In arte, niente mi sembra più meraviglioso e più bello ◀di▶ ciò che pare scaturisca dalla natura stessa d’ un artista come un’ acqua limpida e fresca da una roccia vergine. E la recitazione ◀di▶ Giacinta Pezzana, con tutte le armonie ◀di▶ quella voce dolcissima, con tutta l’eccellenza dei suoi effetti immediati, con tutte le profondità del sentimento che sa destare, con tutte le sue gradazioni ◀di▶ comicità e ◀di▶ drammaticità, con tutto ciò che in altri artisti della scena può essere il risultato ◀di▶ magistero magnifico, ha avuto sempre, per me, quel carattere ◀di▶ vera sincerità e ◀di▶ congenita bellezza che esclude ogni supposizione ◀di▶ sforzo, ◀di▶ ricerche, ◀di▶ lavorio cerebrale e ◀di▶ attività volitiva.
E queste manifestazioni genuine ◀di▶ arte somma paiono specchi che riflettano tutto quanto accade dinanzi ad essi. Nella recitazione ◀di▶ Giacinta Pezzana si sono potuti ritrovare gli atteggiamenti estetici più diversi. La sua recitazione è stata sempre la medesima ; e nondimeno non è improbabile che essa sia apparsa, a volte a volte, romantica, classica, verista, simbolica. Eleonora Duse, ricordando le sue primissime armi fatte accanto a Giacinta Pezzana – l’ unica attrice da cui traesse qualche alimento la meravigliosa genialità dusiana, – mi raccontava come in una scena dolorosa d’ un dramma del quale le sfuggiva il titolo, Giacinta Pezzana, una sera, all’ improvviso, prendesse a ripetere una parola camminando concitatamente e mettendo in ogni ripetizione un suono ◀di▶ voce strano, intenso, irresistibile. Eleonora Duse, giovinetta, ne ebbe una impressione nuova. Ne fu scossa, ne fu meravigliata. E più tardi – cosi ella mi raccontava – provò ancora quella impressione ascoltando certe prodigiose e sublimi insistenze vagneriane.

A complemento delle quali parole, dirò che Giacinta Pezzana Gualtieri prestò l’opera sua sovente all’altrui beneficio. Diede rappresentazioni a Madrid per fondare un ospedale italiano ; altre ne diede a Buenos Ayres per quegli istituti ◀di▶ beneficenza, ed altre ancora a Rosario per la Società patriottica italiana.
Di mente aperta, d’ indole sdegnosa, ribellante a tutto ciò ch'è impunemente e coscientemente iniquo, fu attratta un tempo dalla politica, che, in lei, soverchiò quasi l’arte. Scrisse in prosa con chiarezza e semplicità :… mediocremente in versi.
Un chiaro e gentile esempio ◀di▶ gratitudine ci diede colla pubblicazione ◀di▶ un libricciuolo in memoria ◀di▶ Carolina Malfatti, ◀di▶ cui fu la principale allieva, non solo per attitudine ◀di arte, ma per affezione e devozione profonde alla modesta maestra.