Salvini Giuseppe, nato da onesti parenti a Livorno sul cadere del▶ secolo decimottavo, fu maestro di calligrafia egregio. Dotato di prestante figura, di bella voce, e di molta attitudine all’arte ch'egli spiegò tra' Filodrammatici, diventò presto comico, e presto s’acquistò buon nome in ogni genere di recitazione, ma più specialmente nella rappresentazione di alcune parti di tragedia quali Filippo, i Creonti, Virginio, gli Egisti di Alfieri. Non potè far parte delle primarie Compagnie che al suo tempo correvano l’Italia, perchè, innamoratosi della giovinetta Guglielma, figlia ◀del▶ capocomico Tommaso Zocchi (V.), fu trattenuto ad arte nella Compagnia ◀del▶ futuro suoceto, della quale il Salvini era un de' primi sostegni nel ruolo di padre nobile. Sposatosi finalmente, fece parte della Società Internari-Paladini, e si recò ◀del▶ '30 a Parigi, lasciando la moglie malata in Italia presso la sua famiglia, sostituita per favore nel suo carattere di serva dalla moglie ◀del▶ caratterista Taddei. Dopo due mesi e mezzo di soggiorno a Parigi, ricevette notizie dal suocero ◀del▶ rapido aggravarsi della malattia di lei, e dovè, scioltosi amichevolmente dai compagni, tornare in patria. Mortagli poco dopo la moglie (1831), passò a seconde nozze con Fanny Donatelli, divenuta poi buona artista di canto, dalla quale in breve fu per infedeltà separato. Lasciato il maggior figlio Alessandro a studiar belle arti all’Accademia di Firenze, si scritturò nella Compagnia di Bon e Berlaffa, conducendo seco il figlio minore Tommaso ; poi, sempre con lui, in quella di Gustavo Modena ('43-'44), a fianco ◀del▶ quale egli sosteneva Achimelech nel Saul, Lusignano nella Zaira, Andrea nella Pamela nubile, ecc., oltre a tutte le parti di primo attore assoluto in quelle opere di varia indole, in cui Modena non avesse parte.
Il figlio non aveva alcun ruolo speciale, e lo stipendio annuo era di lire austriache 3000, coi viaggi pagati a entrambi, e 400 lire in più all’arrivo sulla piazza. Il quale onorario, considerati i tempi, fa fede, mi pare, ◀del▶ gran conto in che Giuseppe Salvini era tenuto dal sommo artista. Pur troppo, recitando la compagnia a Palmanova, fu còlto da malattia mortale ; e quivi morì nel 1844.
Avanti di entrare in Compagnia Modena, trovavasi a Forlì, ove per la sua beneficiata si pubblicò, in foglio volante, la seguente epigrafe :
A GIVSEPPE SALVINI
livornese
per felice natura potente ingegno accurata industriafatto esempio singolareonde la drammatica recitazionedilettandogoverna le menti e i' cuoria figurare gli umani affettiuna cosa col verofra l’unanime applauso dei forlivesiammiravano tanta eccellenza
i soci delle barcacce
ghinassi versari e minardi
vollero rendere onore con questa memoriaed augurareall’arte lodatissima perfettagiusta mercedee che italiaschiva una volta di usanze forestierele liberalità rimuneratrici della danza e ◀del cantoserbi a più utili studje non torni in bas tarda