(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 298-299
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 298-299

Bassi Domenico. Figlio del precedente e attore brillante rinomatissimo. Le sue attitudini all’arte comica non si mostraron troppo presto, chè, recitata la particina del bimbo ne Due Sergenti, in compagnia di suo padre, fu subito collocato a riposo per…. insufficienza. Fatto grandicello e ritentata la prova, passò progressivamente, nè con maggior fortuna, dai servi ai mami, ai secondi amorosi, ai brillanti, ai meneghini, ai primi atori ; poichè, al finire del disastroso capocomicato di suo padre, nel ’59, egli, cavallo da tiro e da soma, alternava le parti comiche colle tragiche, fra cui, incredibile a dirsi, quella dell’ Amleto e dell’ Otello !!! Sciolta il padre la compagnia, Domenico si scritturò il ’60 collo Sterni, poi dal ’61 al ’66 con A. Alberti a’ Fiorentini di Napoli, ov’ebbe compagni Majeroni, Taddei, Bozzo, la Sadowski, la Monti, la Cazzola, Salvini, ecc. Fu dal ’67 al ’72 splendido ornamento della Compagnia Morelli al fianco di Pia Marchi e Luigi Monti, la Cazzola, Salvini, ecc. Fu dal ’67 al ’72 splendido ornamento della Compagnia Morelli al fianco di Pia Marchi e Luigi Monti, deliziosa e indimenticabile coppia d’innamorati. Il suo maggior grido anzi gli venne in quella compagnia, nella quale era segnato a dito come il più nobile de’giovani brillanti. Passò da questa del Morelli in quella di Bellotti-Bon sino al ’76 ; dal ’77 all’ ’82 in quella di Giuseppe Pietriboni, poi finalemente, dall’ ’83 all’ ’85, in quella di Andrea Maggi. Stabilitosi a Torino, fu prima dirigente del Carignano, per due anni : poi istitutore di una scuola di recitazione, ch’egli ha tuttavia, intitolata da S. A. R. Maria Letizia, e dalla quale usci tra gli altri Corinna Quaglia, che sostenne per alcun tempo le parti di prima attrice in Compagnia di Cesare Rossi.

Fot.Bettini – Livorno.

Fu Domenico Bassi artista egregio sotto ogni rispetto ; e la proteiformità mostrata nel tempo non avventurato della sua giovinezza, passando dalle buffonerie della farsa ai belati del dramma, gli fu poi di non poco giovamento in quello della sua maggior riputazione artistica, nel quale seppe farsi applaudire da ogni pubblico d’Italia, così colle comicità grottesche del Flaupin ne’ Buoni villici, come colla compassata rigidità del Metzburg nel Ridicolo ; così nel Tatà dell’Andreina, come nel Prospero delle Zampe di mosca. Ebbe poi un’attitudine singolare a’dialetti, de’ quali mescolava alcune farse, come p. es. Scarpa grossa e Cervello sottile, riproducendo nel volger di mezz’ ora vari tipi disparatissimi : e non minore attitudine ebbe alla pronunzia correttissima della lingua francese, di cui molto si valse, facendo smascellar dalle risa lo spettatore più contegnoso col Grelufont e col Graffigny ; due parti, nelle quali egli fu artista incomparabile. Tradusse dal francese una infinità di commediole e farse e monologhi, e non poche pochades ridusse per la scena italiana. Va citata, come singolarità, la sua avversione ai versi ; tanto che si vuole mettesse in patto di scrittura di non mai recitar che in prosa ; la quale avversione gli venne forse da una cotal consuetudine di andare spesso e volentieri a soggetto.