(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 418
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 418

Rossi Pietro, veneziano, nato il 1719, cominciò a poco men che trent’anni a farsi conoscere nelle parti d’Innamorato in Compagnia di Francesco Berti, con cui stette alcun tempo, e di cui tolse in moglie la cognata Maddalena. Morto il Berti, egli lo sostituì nell’azienda della Compagnia, e s’acquistò in breve rinomanza di capocomico egregio. Fu il carnovale, per molti anni e fino al 1768, nel Teatro Obizzi di Padova.

Ebbe tre figliuoli addestrati alla scena, ma che gli moriron giovanissimi : una figlia, Anna, maritò a Luigi Perelli (V.). Il Rossi – a detta di Fr. Bartoli che appartenne alla sua Compagnia – era buon direttore, e buon attore ; e recitava assai bene le parti serio-facete, specie quella di negoziante Friport nella Scozzese di Goldoni. Egli ebbe certo in esso Bartoli un valido difensore dalle accuse del Piazza, che nel romanzo Il Teatro aveva dato di lui il seguente ritratto :

Era questi (il Capo) un veneziano grasso e bassotto, rosso di faccia, ma goffo e pesante, e d’un’ aria da spazzacammino piucchè da comico. Vantavasi di ben pronunziare il toscano, e convertiva la C in S, e diceva giogia per gioja, senz' accorgersi di fallare, cossa per cosa, Regasse per ragazze. Triviale quanto un facchino, aveva un’ ambizione invincibile per far da Eroe, e recitare nelle tragedie. Si metteva sull’elmo certe piume lunghe un braccio, tutte ritte e ammucchiate l’una sull’altra, che conoscer facevano la goffaggine del suo gusto. Carico di brillanti da Murano, una bottega parea da vetrajo, e dal mezzo in giù la figura faceva d’una piramide per i lunghi e mal posti fianchetti, che lo ristringevano in alto e dilatavansi in linea obliqua quasi sino alle calcagna. Quel guattero vestito alla eroica, recitava male com’era vestito. Non sapeva camminare, nè dove tener le mani, nè fare un gesto a dovere. Urlava quand’ era minaccioso, e parlava sberleffando con una voce crepata, quando pretendeva d’intenerire. Ostinato come un mulo nell’errore de' comici vecchi, voleva ancora fare le parti da giovine, e riputavasi il più necessario di quella Truppa, quando bastava che lo vedesse in iscena la Udienza, per replicare un oh ! derisorio, che persuaderlo dovea a non recitare mai più. Faceva il Sansone, e ultimamente nella Rossana so che fe' il Bajazet. Da una testa di questo calibro si può immaginare com’erano regolati bene gli affari….

Dopo il carnovale del '78, fatto prima al Comunale di Bologna, poi a Firenze, egli cedè la compagnia a suo genero (ne era prima donna Anna Lampredi (V.), e andò a ritirarsi con la moglie e due figlie a Cento, ove aprì una bottega di commestibili ed altro. Fr. Bartoli, che aveva la fregola del sonetto, ne dedicò uno anche a lui, quando si ritirò dalle scene.

Eccolo :

Rossi, sei lustri di Talia seguace
al teatro vivesti, e Duce esperto
di comici faceti, e d’alto merto
le vie d’Italia trascorresti audace !
Sorte t’arrise ; ed oggi brami in pace
finir tuoi dì sotto Destin più certo,
lasciando un’arte, il di cui frutto incerto
potrìa fortuna a te render fugace.
Saggio Consiglio. Alle tue mire ardenti
sacro nume immortale appresti aita
e i tuoi desiri alfin fausto contenti.
Nell’imminente tua fatal partita
pianga la figlia, il genero sgomenti,
non dei restar, s’altrove il Ciel t’invita.