Martelli Antonio. Bolognese. Di sarto ch'egli era, si mutò in Brighella, esordendo nella Compagnia di Antonio Marchesini ; e tanto progredì nell’ arte, che, venuto a mancar l’Angeleri (V.) al S. Luca di Venezia, egli vi fu chiamato a sostituirlo, l’autunno del 1754. Nè solamente apparve buon Brighella, ma buon caratterista in genere ; e Carlo Goldoni scrisse per lui il Todaro Brontolon, il Fabrizio degl’Innamorati, il Don Policarpio della Sposa sagace, il Don Mauro dell’Amante di sè stesso, ed altro ; commedie tutte, nelle quali, a detta del Bartoli, mostrò tanto valore da▶ diventare il Beniamino di Venezia, dove stette lunghi anni, prima al San Luca, poi al Sant’Angelo, sotto la direzione di Giuseppe Lapy, del quale, sempre a detta del Bartoli, fu più che amico, fratello.
Ho messo, a detta del Bartoli, poichè a detta invece di Antonio Piazza, l’autor del Teatro, il valore artistico del Martelli e l’amor suo pel Lapy furon di assai bassa lega. Ecco in fatti ciò ch'egli ne dice alla pagina 18 del secondo volume :
Il Brighella di quella Compagnia era un bolognese nasuto che faceva il sartore di professione, e cangiata l’aveva in quella di commediante. Il suo pregio maggiore è un gran tuono di voce ◀da▶ spaventare un’armata, tuono che mai non si cangia, e che stordisce l’udienza. Egli si crede il più bravo di tutti i comici dell’Universo, per i caratteri. In che consiste la sua bravura ? Nel fare ◀da▶ vecchio in una scena, e in un’altra ◀da▶ giovine, senza mutar personaggio ; anzi, spesse volte, queste mutazioni succedono in una scena medesima ; perocchè la comincia tremante, e piegato col capo a terra, e la finisce ritto, ritto sulla persona. Oh che bravo caratterista ! Bisogna poi goderselo nelle tragedie. Se pare, l’Impresario, vestito all’ eroica il Re di Coppe, costui pare una figura de' Tarrocchi, e quando sono fuori tutti e due, non si può dare di meglio. Uno, che nel Foro Romana parla ◀da▶ Dottore, l’altro che urla, senza poter mai piegare quella voce ◀da▶ bufalo, formano una coppia galante ◀da▶ far ridere anche quando si ammazzano. Li gondolieri del mio paese hanno sempre sostenuto colle loro mani callose, che quel Brighella è un grande uomo. Con coloro, chi grida più ha più merito, e dove trovare tra i comici una voce ◀da▶ stali e premi più sonora di quella ? Qualora detto venivagli, che qualche altro recitava bene delle sue parti ; come, diceva, se il Goldoni le ha scritte per me ! Io sono stato il primo a farle ; non può darsi, non è vero : o saranno mie copie, o reciteranno male. Ah ! Che forza di argomentare ! che testa ◀da▶ foro ! Era gran amico dell’ Impresario, ma ancor più di sua moglie, donna giovine e non brutta. Le scene di gelosia, che tratto tratto nascevano tra di loro, erano delle più bizzarre ch' uscir possano ◀da▶ una poetica fantasia. Dottore faceva la barba a Brighella, e questo cuciva la roba dell’ altro ; cosi aveva il comodo di star sempre vicino alla sua Bella. Che bel vedere in Casa uniti que' due celebri Personaggi I L'Impresario al tavolino in veste ◀da▶ camera, in berretta bianca, cogli occhiali sul naso, a rovinar Commedie, pareva un moribondo che scrivesse il suo testamento ; e brighella, coll’ago in mano, il suo sartore che gli facesse l’abito ◀da▶ morto. E poi la sera, sul palco a fare ◀da▶ Imperatori, ◀da▶ Re ! !…
Forse, alcun po' delle lodi togliendo all’uno, e alcun po' de' biasimi all’altro, avremo nel Martelli un bravo artista per le parti comiche, non essendosi egli mai spacciato, e in ciò conviene anche il Bartoli, per attore tragico.
Era al Sant’Angelo di Venezia il 1795-96, brighella e caratterista della Compagnia Pellandi, e fu primo a recitarvi la parte del vecchio di centoquattr'anni nella Madre di famìglia del Sografi. Il 24 gennaio 1797 ri recitò al Sant’Angelo Guglielmo e Carolina, dramma tradotto dall’Albergati ; e vi fu « illuminazione a giorno, perchè recitò il signor Martelli, ricuperatosi ◀da una grave malattia. » (Teatro app., vol. 8, pag. 10)