Rosa Salvatore. Fratello della precedente, fu brillante egregio ed egregio caratterista. Cominciò a recitar bambino colla famiglia, e giovinetto sosteneva già parti d’importanza, promettendo assai bene del suo avvenire artistico. Col soccorso degli elenchi, ho potuto ricostruire almeno in parte il suo stato di servizio. Brillante e capocomico il 1845-46 in Società con▶ Balduini ; id. il '48 ◀con▶ Lipparini ; brillante il '53 ◀con▶ la Sadowski e Astolfi ; id. il '56 ◀con▶ Zamarini e soci ; id. il '58 ◀con▶ Robotti ; id. il '69 ◀con▶ Ernesto Rossi ; caratterista il '71 ◀con▶ Peracchi ; id. e copocomico il '72 in Società ◀con▶ Casilini e Biagi ; caratterista il '76-'77-'78 ◀con▶ Aliprandi ; id. l’ '83 ◀con▶ Cremonesi, quand’egli recitava al Cocomero di Firenze.

Del '46, Enrico Montazio, non sospetto certo di tenerezza verso i comici, così scrisse di lui nella Rivista :
Salvator Rosa ha sopra il Vergnano (recitava questi al Nuovo in Compagnia Pezzana) il vantaggio della voce, della persona, della età ; ambedue amano l’arte non da istrioni, ma da artisti ; ambedue pongono pari amore alle piccole parti, che a quella principale e di protagonista : e da ciò, a parer mio, si distingue sopratutto l’artista ragionevole e tenero, più che d’un trionfo a carico de'suoi compagni, della totale riuscita di un’azione drammatica. Sennonchè il Rosa gettasi pel campo dell’arte ◀con tutto l’impeto giovanile, e talvolta per troppo amore di fare, strafà ; mentre Vergnano….. (V.).
L'incalzar degli anni accennava pur troppo a privarlo della vista, sì che dovette abbandonar l’arte, povero : e anche oggi vive, cieco e vecchio, a Forlì, soccorso di quando in quando dai pietosi compagni d’arte.