(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 300
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 300

Piva Antonio Maria, padovano. Dopo di aver recitato cogli Accademici Uniti della città, si diede all’arte, sostenendovi il ruolo d’Innamorato, e mettendo poi la maschera di Pantalone, nella quale riuscì artista egregio. Fu lungo tempo al servizio dell’Elettor di Sassonia, e, tornato in Lombardia, entrò al San Luca di Venezia. Passò poi con Onofrio Paganini, e recitava il 1748 al Teatro degli Obizzi in Padova, ove s’acquistò molta lode, specialmente per una sua commedia intitolata Il Par onzino, in cui produsse una difesa dell’arte comica dettatagli dal Paganini, che terminava col seguente

SONETTO

Aver in finto oprar pompe d’onore,
mostrar ne' scherzi sollevati ingegni,
mover tutti gli affetti in un sol core,
passar dal genio a provocar gli sdegni :
Eccitar in un punto odio ed amore,
di politica idea mostrar gl’impegni,
esser scuola di speme, e di timore,
aprir ad ogni mente alti disegni :
Sollevar con virtù gli spirti oppressi,
rinovar con piacer le altrui memorie,
i fasti rammentar de' Numi istessi :
I giorni degli Eroi colle vittorie
in un fascio di scene avere annessi
della comica azion tutte son glorie.

Da quella di Francesco Berti, passò, dopo la morte di lui nella Compagnia del cognato Pietro Rossi. Morì a Padova la quaresima del 1764, dopo di avervi recitato l’antecedente carnevale. Fu – dice il Bartoli – attore nella sua maschera molto esperto ; e accenna a un amore per una donna di elevata condizione che gli fe'dar di volta al cervello, non tanto però da vietargli di fare al cospetto del pubblico il più scrupoloso dei doveri.