(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 403-404
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 403-404

Biagi Luigi. Figlio di un ingegnere bolognese, errò bambino pel Veneto colla famiglia, passando dal Polesine a Verona, poi a Vicenza, poi a Padova, ove passò l’adolescenza. La morte del padre l’obbligò a lasciar gli studi di filosofia per un impiego ferroviario che gli desse da vivere. La passione dell’arte scenica l’occupava tutto ; e trovava modo e tempo di recitare ed assistere alle lezioni di arte drammatica fatte da A. Bon a’ filodrammatici di Padova. Esordì nella Compagnia di Alessandro Monti e del noto meneghino Luigi Preda, scritturatovi da Majeroni padre con cinque svanziche al giorno, a Casal Monferrato, ove non fece la miglior delle prove.

Passato come secondo amoroso con Tommaso Salvini, ebbe la fortuna, per la insufficienza del primo attor giovine Bregaglia, di averne tutte le parti e di poter mostrare tutte le sue attitudini. Fu dal ’62 al ’64 con Gaetano Gattinelli e dal ’65 al’ 66 con Achille Dondini. Il ’67, fu di nuovo con Tommaso Salvini, per entrar poi nella grande Compagnia di Bellotti-Bon, a sostituirvi colla Tessero e con Salvadori la Pezzana, Ciotti e Lavaggi che ne uscivano. « Qui » – egli scrive – cominciò quel « periodo per me indimenticabile, in cui non so, nella gara, se vincesse il merito degli artisti, o l’entusiasmo del pubblico, la valentia del direttore, o la fecondità degli autori ; forse tutte queste cose unite insieme con tribuirono a crearci anni beati, compiacenze indescrivibili, trionfi incancellabili ! » Nel ’72 lasciò il Bellotti per formar società con Casilini e Rosa. Dal’ 76 al ’78 fu con Morelli e la Tessero ; sostituì il Salvadori con Bellotti nel ’79, tornò socio con Casilini nell’ ’80, passò colla Tessero in America l’ ’81 e ’82, poi entrò primo attore in sostituzione di Ceresa, e vice-direttore sotto Paolo Ferrari nella Compagnia Nazionale. Nell’ ’85 si unì in società con la Tiozzo e nell’ ’87 fu scritturato dal Bertoni e dalla Tessero. Dall’ ’88 all’ 89 entrò in Compagnia Maggi nella nuova qualità di generico primario, poi in quella di Favi, e finalmente in quella di Pasta, col quale è rimasto tutto l’anno comico 1895-96.

Bella e gloriosa fede artistica questa di Luigi Biagi. Attore intelligente quant’altri mai seppe imporsi a ogni pubblico, nonostante una certa leziosaggine di gesto e di dizione. Le parti che gli dettero maggior fama furon quelle di Nerone e di Antonio nel Nerone e nella Cleopatra del Cossa, ch’egli creò.

Vale la pena ch’ io metta qui alcune parole che tolgo da una sua lettera, e che concernon l’andata in scena appunto della commedia Cossiana.

Pietro Cossa presentò il manoscritto del Nerone a Bellotti nell’aprile del ’71. Il Bellotti comprese subito da quell’esperto conoscitore che era, il merito dell’opera : fece subito copiare le parti e le distribuì. Non rinuncio all’onore di essere stato il primo ad eseguire il Nerone, e di avere contribuito in parte, scusa la poca modestia, alla buona riuscita del lavoro. Consumai 4 notti ad impararne la parte, che mi piaceva assai. Di getto, secondo l’idea fattami del personaggio, ne improntai il carattere ; e n’andai si franco e sicuro, che nelle successive rappresentazioni non ebbi nulla da modificare.

Atte era la Tessero, Egloge la Campi, Menecrate Belli-Blanes, Icelo Salvadori : non c’era male !

Il pubblico romano non fu all’altezza del poeta : Nerone piacque, ma…. nulla più. Fu come un successo di stima, e si replicò, come s’usa dire, per onor di firma. Da Roma passò in sei altre città, le quali, compresa Firenze, gli fecer la stessa accoglienza : fu solo nel carnovale ’71-’72 che sulle scene del Vecchio Teatro Re di Milano, il Nerone ebbe il battesimo degno di un gran pubblico e di un grande autore. Fu dato la prima sera per mia beneficiata di nome. Niuna réclame, niun annunzio su pe’ giornali. Pochini, pochini in teatro ! Ma questi pochini fecer chiasso per mille : fu un vero crescendo di ammirazione, di applausi, di frenesia. Il giorno dopo, tutto venduto ; era il teatro delle grandi occasioni…. il quale continuò, inalterato, per quattordici sere di fila. Fu una vera prova della elasticità e forza de’ polmoni miei e di quelli della povera Adelaide. Fu chiamato Cossa da Roma, onde sull’animo suo fosse viva la voce dell’entusiasmo che Milano tributava al poeta. Povero Cossa ! Quanta riconoscenza tributava il suo cuore a noi, modesti esecutori del suo lavoro. Egli tradusse poi in atto le speranze che di lui si eran concepite ; ma se Bellotti non accettava il lavoro, se Milano non era all’altezza dell’autore, chi sa se l’umile maestro avrebbe potuto diventare il pittore di quell’epoca, a cui poteva egli solo dar vita sulla scena.