Sgarri Francesco. Figlio di Brigida Sgarri, recitò la parte di Arlecchino nella Compagnia del patrigno Antonio Marchesini (V.), col quale era l’estate del 1738 a Milano, (riconfermatovi per la seguente del '39), e in altre. Cangiata la maschera di Arlecchino in quella di Brighella, ottenne applausi quanti volle. Fu con Onofrio Paganini e con Pietro Rossi, dal quale si allontanò il 1770 per entrar con il genero Messieri e la figlia in compagnie di minor conto. S'ammalò in Morbegno di Valtellina, e quivi morì il 1776. Più che attore lo Sgarri potè dirsi un mimo, un acrobata, un buffone. Facea mirabilmente le forze, suonava la tromba e altri strumenti, e cantava graziose e facili canzonette. La natura non lo dotò di sciolta loquela, e il Bartoli ci racconta :
Egli aveva un’arte di fare frettolosamente un ragionamento (non inteso nè da lui, nè dall’uditorio) promettendo assistenza al Padrone o ad altri ; e questo con parole spessissime, e vibrate con forza fra le labbra in sì fatto modo, che il popolo movevasi a fargli un grande applauso, battendo palma a palma, ond’ egli restava soddisfatto, e l’udienza godendo moveva a più potere le risa, benchè nulla avesse capito da tal discorso, che lo Sgarri chiamava battuta, forse per la battuta di mani, ch'egli ne riscuoteva.
Oggi, per battuta, in arte, s’intende ogni entrata di attore nel dialogo. Così la battuta può constar di più pagine, o anche di un sol monosillabo.