(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 69-70
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 69-70

Manzoni Caterina, moglie del precedente, viveva in un ritiro di Padova, sua patria, quando il Manzoni la sposò (1762). Esordì nella Compagnia di Pietro Rossi con parti di poca importanza, nelle quali però die' subito a vedere a qual grado sarebbe salita col volere e lo studio. Passò da quella del Rossi nella Compagnia di Onofrio Paganini, in cui progredì rapidamente, facendosi molto applaudire e come attrice e come cantante. Destata poi l’invidia della prima donna della compagnia, artista provetta, ma già vecchia, non fu riconfermata dal Paga- nini, e tornò con Pietro Rossi, col quale a Livorno, a Parma, a Verona, s’ebbe i maggiori onori nelle cose studiate e improvvise. L'autunno del 1768 entrò col marito al San Luca di Venezia in Compagnia Lapy ; e dice il Bartoli esser giunto a tale il successo, che il pubblico, non contento di applaudirla in teatro, l’accompagnava ogni sera a casa fra le più festose acclamazioni. Delle parti ch'ella sostenne, vanno citate più specialmente quelle di Cleri nel Disertor francese, e della protagonista nella Gabbriella di Vergy, in cui la Manzoni raggiunse il sommo dell’arte. Grande nella commedia, fu grandissima nel dramma. E tuttavia nel vigore degli anni, al colmo della gloria, più che circondata, assediata dal favore del pubblico, abbandonò l’arte, dopo il carnovale del 1774, fermandosi in Venezia, in cui viveva floridamente ancora dell’ '81, tutta intenta all’austera educazione dei due suoi figliuoletti.

Francesco Bartoli le indirizzò il seguente sonetto :

Alla Signora Caterina Manzoni

Io, nel fiorir de' bei vostri anni acerbi
sul picciol Ren per quella via vi scorsi,
che a sottrarsi del tempo ai fieri morsi
insegna, ed a' suoi fasti empj e superbi.
Sul lido d’ Adria poi spargendo verbi
di virtù colmi, orecchio anco vi porsi ;
e ch'è l’ingegno vostro atto m’accorsi,
a far, che il duolo altrui si disacerbi.
Crebbe virtude in voi, crebbe in me stima
pe' vostri merti, e pel saper profondo,
che ad Elicona fa salirvi in cima.
Ond’oggi il mio desir più non v'ascondo,
il qual con prosa incolta e bassa rima,
tenta innalzarvi, e farvi eterna al Mondo.

Alla testimonianza di Fr. Bartoli fo seguir quella di Carlo Gozzi (Memorie inutili, vol. II), il quale, accennando al fatto che la Manzoni, da lui scritturata pel Sacchi, si sciolse poi dall’impegno, vinta dalle supplicazioni e dalle lagrime de' suoi compagni e delle sue compagne, che vedeansi alla rovina, abbandonati da lei, conchiude :

Ella ha abbandonata in età giovanile la comica professione in cui si distingueva dalle altre attrici, per abilità, e per educazione, pochi anni dopo l’accennato accidente, e s’è ben meritata la fortuna che la pose in istato di poter fare un tal passo, per dedicarsi, com’ella fa con tutto lo spirito, a istillare in due suoi figliuoletti, le massime più austere della virtù sociale e spirituale.

E l’altra non meno attendibile, sebbene il Bartoli non abbia troppe tenerezze per lui, di Antonio Piazza, il quale dopo di averla acerbamente giudicata nella Giulietta (1771), dicendo :

…… ha una lettera di raccomandazione nel volto che dovunque presentasi non le manca mai un accoglimento umanissimo. Giovine, ben fatta, di statura mediocre, e d’una bellezza particolare, le si farebbe un torto a non applaudirla ; ma invece di brava sarebbe meglio gridare bella per non ingannarla. In lei merita una gran lode il suo buon volere che fa tutti i sforzi possibili per renderla capace della sua professione, ma la meschina non è nata per la medesima……

le dedica poi, sei anni più tardi, Il Teatro, nel quale sono a profusione le lodi per l’incomparabile artista. Delle qualità della donna egli discorre così nella lettera dedicatoria :

Quando dirò che una donna voi siete che fece onore al Teatro coll’abilità sua e col suo contegno ; che del medesimo nulla serbate, nell’ozio grato della vostra vita presente ; che alla vivezza dello spirito accoppiate la docilità del core, e alla finezza del discernimento l’indole di compatire ; che ne' divertimenti co' quali il secolo invita la freschezza della età vostra, mantenere sempre sapete la decenza muliebre, la eguaglianza de' modi, il tratto affabile, le maniere cortesi ; quando, ripeto, dirò tutto questo di Voi, non avrò dato che un saggio del vostro carattere, ma robusto di verità, mallevadori delle quali potranno farsi tutti quelli, che vi conoscono e trattano.