(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 665-666
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 665-666

Vidari-Griffoni Amalia. Il Pezzoli e il Colomberti la dicono napolitana ; il Regli nata a Vicenza : certo ella nacque figlia dell’arte (forse a Vicenza da parenti napolitani), e dopo di aver recitato in compagnie d’ultimo ordine, fu sposata ancor giovinetta a Giuseppe Vidari, attore della primaria Compagnia. Goldoni, in cui fu accolta generica giovine, e restò dodici anni, assurgendo, mercè gl’insegnamenti di Gaetana Goldoni, al grado di prima donna, dopo la scelta di lei, e di prima attrice giovine assoluta. Passò il 1815 col Granara prima attrice assoluta, poi con Giacomo Modena, poi con Francesco Lombardi, e finalmente si mise col marito alla testa di una buona Compagnia che durò molti anni con gran favore. Ella rivaleggiò con le maggiori artiste del suo tempo : a niuna seconda in nessun genere di parte, le superò tutte nella commedia, in cui, dice il Regli, era una potenza ; e aggiunge che : « Pamela nubile, Zelinda e Lindoro non ebbero più mai un’interpetre così fedele e così perfetta. »

Ritiratasi dall’arte, andò a recitar co' filodrammatici a Vicenza, dove, a soli cinquantun’ anni trovò la più tragica fine. « Afflitta da molte sventure di famiglia, angosciata di cuore e alterata di mente, uscì di casa una mattina senza dire ove andasse, nè mai più fu veduta…. Si suppone ch' ella siasi gettata nelle onde del Bacchiglione, fiume che bagna Vicenza. » (Così il Regli).

Iacopo Crescini le dedicò nella Galleria dé più rinomati attori drammatici italiani questo

SONETTO

Ti udiva, o Donna, e si pendeva attento,
e mi stemprava di dolcezza tanto,
de' tuoi labri amorosi al caro accento
nell’arte di cui tieni il primo vanto,
che ancor rapita in estasi mi sento
l’alma non sazia del gradito incanto,
ancor dagli occhi, se'l tuo duol rammento,
involontario mi discorre il pianto.
Dammi, o Amalia, una lagrima di quelle
che dal ciglio ti piovono qualora
accusi a' mali tuoi sorde le stelle !
Chè per tal dono, onde in pensier mi beo,
i' sarei pago, aver dovessi ancora
la sorte di Comingio e di Romeo.

Il marito della Vidari era un impenitente beone, e Francesco Regli riferisce l’aneddoto che una sera a Milano, scordatosi dopo una buona bevuta di dover recitare, andò a teatro assai tardi ; ed entrato in camerino, cominciò a svestirsi. E quando un compagno gli disse che la recita era sul finire, e ch' egli aveva ripiegata la sua parte, il Vidari trasse di tasca il borsello, vi diè dentro un’occhiata, e tornò pacifico all’osteria.