(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 499-500
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 499-500

Bozzo Michele. Nativo di Palermo, fu scritturato da Adamo Alberti a’ Fiorentini di Napoli per la quaresima del 1848, al fianco di Luigi Taddei, della Zuanetti, di Aliprandi. Esordì colla parte del fratello vendicatore nel dramma : Prestatemi cinque franchi ; e tanto vi dispiacque, a cagione specialmente della pronuncia siciliana, accentatissima, che il Marchese Imperiali, deputato della sopraintendenza a quel teatro, ne volle cancellato il nome dall’elenco degli attori pel nuovo anno comico, rispondendo rigidamente a chi glie ne vantava le doti : « quando il signor Bozzo parlerà italiano potrà tornare al Teatro dei Fiorentini. » Quella specie di ordine del Marchese dovette essere molto arrischiato, dacchè il Bozzo rientrò a’ Fiorentini un anno dopo, facendo dire all’ istoriografo di quel teatro, Adamo Alberti, ch’egli era già divenuto artista pregevolissimo ; e artista pregevolissimo fu davvero, e divenne de’ Fiorentini un idolo, e vi restò sino alla fine della sua carriera, festeggiato, acclamato, senza che mai gli fosse passato pel capo di modificar la sua pronuncia siciliana.

Strano artista codesto Bozzo ! Di slancio tutto meridionale, facea levarsi il pubblico con iscatti di passione felini…. Dinanzi a tali scatti spariva anche il metodo di recitazione, che fu, a creder mio, de’ più bizzarri : strascicava le finali, fermandole con una nota, che pareva a bella prima una stonatura. Accanto a queste vocali strascicate, altre ne proferiva scivolate, guizzate, salterellate…. nè questo accadeva per la volata incettatrice di applauso, come, ad esempio, nella Orfanella di Lowood, se ben ricordo, in cui colla frase « ed anche i cani delle reggïe muteee van rispetttati (alzata massima di tono, con immediato ruzzolamento delle parole che seguono) perchè portano sul collare una corona reale, » strappava i più calorosi applausi ; ma per le scene piane, nelle quali poi il difetto era più palese. Ma dove il difetto della pronunzia siciliana, se non spariva, si nascondeva, sopraffatto, dirò così, dalla acuta interpretazione del testo e dalla fine cesellatura delle frasi e delle parole, rivelando al pubblico, colla maggior semplicità di mezzi il più riposto concetto dell’ autore, era nelle cose comiche. Giammai mi accadde, nè più mai forse mi accadrà, di sentire il Brindisi di Girella del Giusti, più semplicemente e finamente detto, e più profondamente sviscerato, che da Michele Bozzo. E alla poesia del Girella potrei aggiungere la parte del Cavaliere di spirito, e altre siffatte, nelle quali fu artista egregio nel più largo senso della parola.

Il fisico del Bozzo fu teatralmente meraviglioso. Alta e svelta la persona, quadrate le spalle, toroso il collo ; fisionomia aperta con misto di ferocia e di dolcezza ; carnagione bruna, occhio saettante ; era nell’insieme un uomo che avventava.

Ne’ tempi della sua maggior gloria menò vita brillantissima ;… ebbe guadagni e prodigalità senza fine : queste più di quelli…. se ne indovina la fine : la vecchiaja in compagnia dell’indigenza.