(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 316
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 316

Belisario Luigi, comico rinomatissimo, nacque da famiglia di civil condizione in Napoli verso il 1800. Fu scritturato il’ 19 da Salvator Fabbrichesi come brillante assoluto, dopo pochi anni di esercizio tra’ dilettanti napoletani. Fu in breve tempo acclamato come uno de’migliori artisti dell’ epoca sua, al fianco della Tessari, di De Marini e di Vestri. Morto il Fabbrichesi, e scioltasene la Compagnia, il Belisario si restituì a Napoli, ove fu scritturato a’ Fiorentini dalla Società Visetti, Prepiani e Tessari, della quale eran ottimo ornamento la Luigia Pieri, i Miutti, i Monti, Luigi Marchionni, Adamo Alberti e la vaga Carolina Colomberti. Toltosi poi dopo vari anni da quell’accolta di valorosi artisti, volle egli stesso farsi capocomico, all’intento di percorrere il Regno di Napoli e la Sicilia. Talvolta avventurosa, talvolta rovinosa gli riuscì l’impresa ; sicchè travagliato dalla instabilità della fortuna, e occupato tutto dall’idea d’un triste avvenire, pensò bene di accettare l’ufficio di Direttore d’un giornale politico-umoristico, offertogli quando si trovava a Malta. Quivi morì tranquillamente nell’età non avanzata di cinquant’anni. Adamo Alberti ne’ suoi Quarant’anni di Storia del Teatro de’ Fiorentini in Napoli (ivi, 1878), dice che Luigi Belisario era un distintissimo attore comico ; ei recitava con grande spontaneità, e spesso improvvisava la sua parte con tanta verità, che il pubblico lo applaudiva credendo che la sapesse a memoria. Egli era un uomo molto erudito, traduceva dal francese con molto spirito e le migliori opere del repertorio erano sue traduzioni. E più oltre, al Capitolo VIII, anno 1840 : con grave dolore perdemmo il bravo artista Luigi Belisario, il quale non volle rimanere con noi, dappoichè avendo per figlia una graziosa giovanetta che aveva grande disposizione per l’arte drammatica, preferì di fare una Compagnia drammatica da lui diretta e portarsi in Sicilia, dove la figlia esordi come prima attrice e fu molto applaudita, ed avrebbe fatta una bella carriera, se dopo pochi anni non si fosse ritirata dal teatro, facendo un vantaggioso matrimonio.

Veramente l’Alberti sarebbe stato più nel vero, asserendo come il Belisario, già scritturato dalla nuova Impresa de’ Fiorentini, se ne sciogliesse per divergenze insorte, e pel voler della moglie impetuosa, custode rigida e alquanto noiosa, pare, dell’onore e del decoro di quel povero dabben uomo.