Calloud Gian-Paolo, figlio d’un negoziante di cappelli, nacque a Parma verso il 1810. Esordì nella Compagnia di Gaetano Bossi come amoroso, facendo mediocre prova. Determinò allora di mutar ruolo, e si diede ai caratteristi, passando in varie compagnie fra cui, nel ’42, in quella di Angelo Lipparini al fianco di Carolina Santoni. Formò, il ’46, società con la Fusarini e Marchi, della quale discorre largamente Ernesto Rossi nelle sue Memorie (vol. I) ; e fu, nel ’48, messo alla testa della Compagnia formata da Gustavo Modena dopo lo scioglimento della Società predetta, accaduto pel matrimonio della Fusarini e pel conseguente suo ritiro dalle scene. Per lui ebbe il Modena▶ amicizia grandissima ; e di qual dimestichezza l’onorasse sappiamo dalle sue lettere (Roma, 1888), tre delle quali, le migliori politiche (18, 129, 179) furono a lui dirette. Ma che cosa passasse il povero capocomico di nome in quell’anno di ribollimenti, di assedi, di guerre non è a dirsi. Egli invocava aiuto al ◀Modena▶, il quale da Palmanova rispondeva : la posizione tua e di tutti voi mi lacera le viscere ; ma io non posso aiutarvi per ora…. Io sono più misero di voi, perchè ho la madre moribonda, e non ho da mantenerla. E queste ultime parole sottolineava. Altra volta da Livorno (18 marzo ’49) a nuove suppliche del Calloud rispondeva conchiudendo : pensiamo all’ Italia per ora e non badiamo alle nostre miserie. Splendide parole, ma che non tutti, i quali non avean la grande anima del ◀Modena▶, pure non essendo antipatriottici, potevan bene intendere. E per chi non le intendeva, per chi non sapeva darsi alla patria collo slancio giovanile di vent’anni come seppe il ◀Modena▶, e non sapeva rassegnarsi, quali avversità, quali stenti, qual vita ! Fortunatamente s’arrivò alla fine del ’49 ; e i teatri, a Torino, davan da vivere a tutti. Era il solo pacse (14 nov. ’49) dove i comici mangiassero ; quindi ve n’era uno sciame. Tutti dunque a Torino. Ma anche là finì presto la cuccagna, e, su per giù com’oggi, qualche buona piazza per una data stagione faceva le spese di tutto l’anno. Calloud diventò attore e socio del Domeniconi nel ’54 e ’57. Fu con Pezzana ; entrò il ’61 a far parte della Compagnia di Roma condotta da Cesare Vitaliani, dopo la quale fu scritturato in quella di Angelo Diligenti. Lontano dal ◀Modena, n’ebbe sempre i migliori consigli e le più intime confidenze, nonostante una certa disparità di carattere, la quale traspar viva da quelle lettere in cui il sommo artista battezza il Calloud di Sant’ Ermolao, di Michelaccio, di Trippa, ecc. Dopo la scrittura del Diligenti, il Calloud si ritirò a Parma, ove prese in affitto un teatro, mutando definitivamente il suo ruolo di attore in quello di impresario.

Morì di apoplessia fulminante a poco men che settanta anni nell’agosto del ’78.