Marchesini Antonio, veneziano, ebbe molto grido come capocomico. Recitava le parti d’innamorato, e Fr. Bartoli lo dice « Uomo di molto ingegno, che non solo in Teatro, ma al Tavolino ancora mostrar sapeva uno spiritoso talento. » Non ebbe alcuno mai in società, e cumulò denari quanti volle : ma proprio al momento, in cui credè la sua sorte assicurata per sempre cominciò a esser da essa perseguitato, e con siffatta costanza, che in capo a pochi anni fu ridotto in miseria. Aveva sposato la vedova Brigida Sgarri, da cui ebbe una femmina, monaca a Fano, e un maschio, Giovanni, marito della famosa Regina Cicuzzi (V.). Rimasto vedovo passò a seconde nozze con la prima donna Lucrezia Tabuini di Modena▶, artista pregiatissima nelle parti studiate e nelle improvvise, mortagli in Bologna il 1762. Antonio Marchesini si ritirò poi in Venezia, ov'ebbe – dice il Bartoli – pietosi sussidi da Gerolamo Medebach, e dove morì del 1765.
Si mantenne viva nei repertori del tempo una sua commedia, intitolata La Maga avvocato, che aveva in fine il seguente sonetto :
Diede natura all’uom sul proprio Coreun assoluto, indipendente impero.Questo nel nascer nostro don primieroda lui si riconosce per favore.Ma a chi reca piacere, a chi dolore ;ed io il provai finora acerbo, e fiero :se per serbarne il suo dominio intero,di due morti sugl’occhi ebbi l’onore.Pur mercè a' Numi liberai lo sposo,il germano placai, contenta sono ;scevra d’ogni periglio avrò riposo.Ma perchè dell’arbitrio io goda il dono,cortesi voi quel che sperar non oso,donate a' falli miei gentil perdono.
Metto qui la patente accordatagli dal Duca di ◀Modena▶, che tolgo da quell’Archivio di Stato, a testimonianza de' suoi meriti, e del conto in cui egli era tenuto :
Partendo dai Nostri Stati per portarsi altrove Antonio Marchesini Capo della Compagnia de' Comici, che ha esercitata per più mesi tal professione ne' Teatri di ◀Modena▶, e di Sassuolo con piena nostra sodisfazione, e della nostra Corte, ed’auendo percio motivo d’accordargli la nostra prottezione, con ascriverlo nel numero de nostri attuali Sruitori, l’accompagniamo colle presenti nostre lettere patenti, in vigore delle quali preghiamo i Signori Principi per i Stati de quali gli occorrerà transitare, e rispettivamente ricerchiamo i loro Ministri a far godere allo stesso Marchesini i suoi cortesi riguardi, lasciandolo passare liberamente col suo seguito, e Bagaglio, e tanto poi comandiamo espressamente aj Ministri, Officiali, e Sudditi Nostri per quanto stimano la gratia. In fede &.
Dal Paglicci-Brozzi (op. cit.), sappiamo che nell’estate del 1738 recitava al Teatro Ducale di Milano. Aveva in Compagnia il figliastro Francesco Sgarri, buon arlecchino, e Pietro Vidini, buon comico anch'egli, forse marito della Maddalena (V.), e tanto vi piacque che fu riconfermato per la seguente estate.