(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 446-447
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 446-447

Biancolelli Maria Teresa, figlia del precedente e di Maria Teresa di Lalande, nacque a Parigi nel 1723, ed esordì alla Comedia italiana il 10 febbraio 1738, sotto il nome di M.lle Biancolelli, con una parte d’amorosa nella commedia di Boissy : La sorpresa dell’odio, ottenendovi un successo vero e proprio, e ispirando i seguenti versi :

Par la Surprise de la Haine
En vain vous avez cru débuter en ce jour ;
Non, non, pour qui vous voit paroitre sur la scène,
C’est la Surprise de l’amour.

Giuoco di parole fra la commedia di Boissy e l’altra del Marivaux, data alla Comedia italiana il 31 marzo del 1722.

M.lle Biancolelli, affidata per la sua educazione artistica alla celebre Silvia (V. Balletti), recitò lungo tempo in qualità di amorosa nelle commedie francesi, e non lasciò le scene che nel 1762. Era ancor viva nel 1788.

Di lei si ha la seguente quartina :
Dans tes traits que de dignité
et dans ton jeu que de noblesse !
Thérèse, en toi tout intéresse,
et tes talens et ta beauté.

Biancolelli Niccolò. Comico – dice il Bartoli – che fioriva intorno al 1650. Dalla prefazione a una sua opera tragica intitolata Il carnefice di sè stesso, si apprende com’egli fosse a Napoli in Compagnia di certo Fabrizio, nella quale recitava le parti d’innamorato. Il Bartoli al nome di Biancolelli Domenico, a cui dedica appena due righe, scrive che fioriva nel 1680 ; lo suppone figlio di Niccolò, e lo dice fratello di Orsola. Ma quel Domenico, che lasciò alcuni dialoghi scritti per le commedie all’improvviso, e di cui fa menzione Luigi Riccoboni nella sua Histoire du Théâtre Italien, non è che il famoso Dominique, di cui il padre era morto, come abbiam visto, nel ’40, e l’Orsola era moglie e non sorella. Io crederei trattarsi più tosto di un fratello di Francesco Biancolelli, e però zio di Domenico. Staccatosi Niccolò – continua il Bartoli – da Fabrizio, a motivo d’una sua indisposizione ; e ritirandosi in casa d’un suo amico in luogo eremo e solitario, si diede a scrivere un Romanzo, che voleva diviso in sei libri ; ma compiuto solamente il terzo, cambiò pensiero e si pose a scrivere un’opera tragica in prosa intitolata : Il carnefice di sè stesso.

A questa tenner dietro Il Nerone, La Regina statista, e Il Principe tra gl’infortunj fortunato : opere tutte che pubblicò in Bologna tra ’l ’64 e il ’68. Ai pregi della Regina statista accennai già al nome di Francesco Andreini (pag. 77).

In essa si vede chiaro come il Biancolelli possedesse in sommo grado la pratica del teatro. Ben trovato il soggetto, il quale va a poco a poco intrecciandosi e arruffandosi per modo da destare il più vivo interesse. Lo sviluppo è semplice e naturale : le scene di amore caldissime mescolate a quelle della più spontanea comicità : commoventi le scene tra Florisbe e il Conte in prigione, ingegnosa quella in cui la Regina svela copertamente il suo amore al Conte. In somma : un lavoro che ammodernato più qua più là nelle espressioni, potrebbe formare anch’oggi la delizia de’ pubblici domenicali. Il vero titolo ne è il seguente : La Regina statista d’Inghilterra, et il Conte di Esex. Vita, successi e morte. Al molto Illustre Sig. mio, Sig. e Padron colendissimo il Signor Antonio Francesco Facini, uno de’ Signori Tribuni della Plebe. La dedica non è del Biancolelli, ma di Petronio Ruinetti, che par l’editore, il quale fa anche precedere all’opera una lettera dedicatoria al detto Facini.