(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 96-104
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 96-104

Martinelli Tristano. Figlio di Francesco e Lucia, mantovano, fu, se non il più antico, il più grande certo degli antichi arlecchini, fiorito tra gli ultimi venti anni del '500 e i primi trenta del '600. Le prime notizie che abbiamo di lui son del fratello Drusiano dalla Spagna, ov' erano entrambi, l’uno attore, l’altro direttore, nel 1588. Lo troviamo poi nella Compagnia di Pedrolino, Giovanni Pelesini, dalla quale, com’egli scrive a un famigliare del Duca da Cremona, il 4 dicembre '95, si partì per mali trattamenti e più per insofferenza di giogo, passando in quella de'Desiosi o della Diana, in cui lo troviamo ancora l’anno successivo a Mantova e a Bologna, il '97 a Piacenza, onde scrive gajamente a Ferdinando de'Medici, chiamandolo nell’ intestatura misericordioso tutore, e nella sopra- scritta « suo come fratello minore Messer Ferdinando Medici, ma non de quei che toccano il polso », e il '99 a Verona, anno appunto, in cui, con decreto del 29 aprile, fu fatto dal Duca Vincenzo soprastante ai Comici mercenarj, ciarlatani, ecc., di Mantova e distretto ; carica che gli suscitò contro l’invidia de' malevoli, com’ egli ebbe a dolersi col Duca in una lettera del 7 di agosto, riferita intera dal D'Ancona.

Enrico IV, entrato il maggio 1599 in trattative di matrimonio colla principessa di Toscana, Maria de' Medici, e divenuto ufficialmente suo promesso sposo nell’ inverno del '600, avendo stabilito di andarla ad incontrare a Marsiglia o a Lione, pensò per la fine del '99 di accaparrarsi in Francia la Compagnia del Duca di Mantova, di cui era ornamento principale il Martinelli. A questo infatti, col mezzo del signor di Rohan suo cugino, allora in Firenze, fece, il 21 dicembre '99 da Parigi, l’invito formale di recarsi nel suo regno, promettendogli ogni buon trattamento : e l’invito fu accettato per la Pasqua vegnente, e il Duca Vincenzo I il 19 aprile raccomandava con ogni calore al Duca d’Aiguillon e al Duca di Nevers i suoi bonissimi recitanti. I quali non si recaron subito in Francia, trattenuti a Torino dal Principe di Savoja, che di essi molto si dilettava ; ma Drusiano Martinelli, fratello dell’Arlecchino, e marito dell’Angelica (V. Alberghini), che da tre settimane si trovava già in Lione, ebbe ordine da Enrico di tornare a Torino a prendervi la Compagnia ; che si recò subito in fatti a Lione, come appare dal dispaccio dell’ambasciador di Venezia delli 8 di agosto, che ci fa sapere come andasse il Re quasi ogni giorno alle commedie degl’ italiani. Ma venuti Enrico e il Principe di Savoja alle armi pe 'l Marchesato di Saluzzo, i comici italiani furon messi in disparte sino alla vittoria del Re francese, il quale, dopo la presa di Montmélian, si recò trionfante a incontrar la sposa in Lione, ove, il 17 dicembre, fu celebrato il real matrimonio, e ove si trattennero un mese e mezzo circa. A questo tempo il Martinelli, che, avido com’ era, non lasciava nulla d’intentato pel mantenimento sollecito d’ogni promessa che gli veniva fatta, pubblicò un libro per ottenere dal Re e dalla Regina la promessa collana con medaglia d’oro, del quale il Baschet, alla cui opera magistrale più volte citata vo queste notizie attingendo, ha fatto un largo cenno, ma il quale per la sua curiosità e rarità, riporto qui per intero.

Esso trovasi nella Biblioteca Nazionale di Parigi, e ha l’indicazione : Y2 — 922 — di Riserva. È composto di 70 pagine in 40, inquadrate da un doppio filetto bruno, e pressochè tutte bianche, con in testa le parole COMP. DE RHETOR. a dritta ; e LIVRE I o II o III a sinistra.

Dietro al frontespizio (V. pag. preced.), ridotto della metà, è una pagina bianca, poi, pagine 3 e 4, la seguente lettera di dedica :

AL MAGNANIMO

Monsieur, Monsieur HENRY de BOURBON, premier burgeois de Paris, chef de tuts les Messieurs de Lyon, Conte de Mommeillan, Chastellan du fort de Santa Caterina, Gouverneur de la Bressa, Pretentor del Marquisat de Saluces, Armiral de la mer de Marseille, maistre de la moitié du pont d’Auignon, & bon amis du maistre de l’autra moitié, Conseiller Souuerain au Conseil de guerra contre les Plamontois, Gratieusissimo courreur de bague, Cappitaine general de France et de Nauarre, Despensier liberal de canonades, Terreur de Sauoyard, Spauente de Spagnols, Colonel des soldats, qui sont en Sauoye, Secretaire Secret du plus secret Cabinet de Madama MARIA DI MEDICI, Reina du Louure, Grand Thresorier des Comediens Italiens. & Prince plus que tout autre digne d’estre engraué en Medaille tant de moy desirée & plus ultra,

SALUT,
ET
A MAdama
Madama sa femme autant.

Pagina 5 :

Ha REINE, Colana
Quantumque donni moy,
Autrement m’en iray cert
ROY Medaglia
per la morbin
in Itaglia.

Qui è il ritratto d’Arlecchino in ginocchio della pagina 25.

ET HARLEQVIN DONNERA A V. M.

Un mezo (C) Niente,
Con un (O) Niente entiere,
Accompagnato con un (RE).

La pagina 6 ha il ritratto che trovasi a pagina precedente, leggermente ridotto.

Pagina 7 :

LIVRE PREMIER

DE RHETORIQVE

Quantumque la chaine & la Medaglia
Pour la monstrer à ces Messieurs d’Itaglia.

Seguon pagine bianche dalla 8 alla 24.

Riproduco la pagina 25, ridotta della metà.

Seguon pagine bianche dalla 26 alla 47.

Riproduco la pagina 48, ridotta della metà.

Alla pagina 49 è l’ indicazione del terzo libro, ma senza testo, sormontata da un fregio.

Alla pagina 50 è il ritratto di Pantalone, riprodotto al nome di Pasquati.

Alla pagina 51 è il ritratto di Capitano, riprodotto al nome di Garavini, preceduto dal distico :

Vammo à Paris à fe' da Cauaglier
que gannaremo aglia bien da comer.

e colla leggenda :

LEVANTA QVE NO'MATO HOMBRE ENTIERA.

Seguon pagine bianche dalla 52 alla 56.

Pagina 57 :

Songe

le me suis insomniato ce matin,
Qu'un fachin d’importanza
mi tiroit par la panza,
et mi disoit, Monsieur Arlequin,
Habebis medagliam & colanam.
le respondis en dormant,
si non me burlat opinio :
Piaccia a Iddio
di sarci vedere il maturo parto
di queste pregne speranze.
Per la mia foy en songeant au guadagno
io parlo Toscolagno.

Pagina 58 :

Sonet in

ottaua rima.

Vient, void & vince, el grand Cesar Roman,
Così ha faict HENRY Roy de BOVRBON,
Qu'a prins la Bressa, le Fort, & Mommeillan
Plus facilment, que manger maccaron.
A Moy, qui suis Arlequin Sauojan
Me semble bien qu’HENRY a grand reson
De far'que Carlo li tienna parole
De luy rendre Salux et Carmagnole.
Que venga la verole
A son conseil, qui l’a mal conseillé,
Qu'est causa qu’Arlequin est ruiné.
Ah sacra Majesté,
Fais moy doner tout astheure pour streina
La medaglia, attachee à una grossa chaina.

Poi tutto bianco fino alla fine.

Gli Accessi erano ancora l’ottobre del 1601 a Parigi, d’onde, nonostante le richieste della Contessa Maria di Boussu per averli nelle Fiandre e in Brabante, pare tornassero in Italia nel prossimo autunno.

Il 10 novembre 1606 da Fontainebleau Enrico scriveva gajamente a suo cugino Ferdinando Gonzaga, cardinale un anno dopo, nonostante i suoi vent’ anni, perchè la Duchessa di Mantova tenesse la promessa fatta alla cognata di Francia d’inviarle novamente i comici italiani ; i quali però non andaron altrimenti, allegando la malattia d’Arlecchino, e le difficoltà delle attrici per avventurarsi a un tal viaggio d’inverno. Seguiron nuovi inviti a più riprese del Re e della Regina al Duca e alla Duchessa e ad Arlecchino medesimo, il quale tuttavia persistè nel rifiuto. Morto Enrico (30 maggio 1610), si adoperò vivamente un anno dopo la Regina Reggente per avere alla Corte il Martinelli, di cui fe' tenere in suo nome a battesimo un figliuolo, l’ottobre del 1611, come annunzia il Martinelli stesso al Vinta in una lettera datata da Bologna il 4 gennaio 1612 ; e corser trattative fra loro e il Cardinal Gonzaga, per lo spazio di due anni, a cagione delle difficoltà che nascevano ad ogni istante, generate per invidia di mestiere ora da Lelio, Giovan Battista Andreini (V.), che sopr' a tutto, voleva avere egli l’incarico di formare e condurre la compagnia, ora da Florinda, Virginia Andreini (V.), che s’era scatenata contro la Flavia, Margherita Luciani, moglie del Capitano Rinoceronte (V. Garavini), la quale col marito aveva risolto di voler non più saperne di viaggi all’estero. Ma finalmente, dopo un carteggio ben nudrito da ambe le parti, la Compagnia si mise in viaggio in piena estate del 1613 per alla volta di Parigi, fermandosi a dar qualche rappresentazione dal 26 agosto a Lione, e arrivando ai primi di settembre a Parigi, ove recitarono il 10 al Louvre : di questa e di altre rappresentazioni riferisce il Baschet le parole di Malherbe, che non son le più tenere pei componenti la Compagnia in genere e per Messer Arlecchino in ispecie. Passaron poi da Parigi a Fontainebleau, e di qui novamente a Parigi, ove esordiron in pubblico all’ Hôtel de Bourgogne il 24 novembre. Recitarono a Parigi fino alla fine di luglio del 1614, ora all’ Hôtel de Bourgogne per divertimento del pubblico, ora al Louvre per quello della Corte ; e a mostrar la famigliarità che Arlecchino s’era in essa acquistata, attesta il Malherbe che il 27 gennaio il Re e la Regina Reggente in persona tennero nuovamente un suo figliuolo a battesimo.

La Compagnia allora era composta di : Tristano Martinelli, Arlecchino ; Federigo Ricci, Pantalone ; Ricci, suo figlio, Leandro ; Giovanni Pellesini, Pedrolino, che aveva allora ottantasette anni ; Baldo e Lidia Rotari ; Gio. Battista e Virginia Andreini, Lelio e Florinda ; Girolamo Garavini, Rinoceronte ; Nicolina ; Bartolomeo Bongiovanni, Graziano.

Il Baschet non ci dice altro che dal '14 al '20 non vi fu più Compagnia di comici italiani in Francia ; ma non mancaron per lo meno i soliti negoziati, come appare dalla lettera interessantissima del '15 di Arlecchino alla Comare Cristianissima, che riproduco fedelmente (Raccolta Rasi), proveniente dalla casa Charavay di Parigi.

Contro il Tesoriere dalla mezza collana, al quale accenna, s’era già scagliato Arlecchino in un poscritto di altra lettera con data di Mantova, 3 dicembre 1611, in cui lo chiama cane cornuto, e gli prepara un purgante per renderlo uomo dabbene. La terza comparsa di Arlecchino in Francia fu dunque alla fine del '20. Questa volta la Compagnia aveva in meno il Pellesini, la Niccolina, Baldo Rotari, Bongiovanni, e perdè in viaggio a Chambery il giovane Ricci, Leandro. Aveva in più : Giovanni Rivani, Lorenzo Nettuni, Fichetto, e Urania Liberati, serva, sotto nome di Bernetta. Assente il Re, pare non recitasse che al suo ritorno, il 12 gennaio 1621, all’ Hôtel de Bourbon ; poi, dal 6 al 28 aprile, a Fontainebleau. In una lettera della Regina Anna al Duca di Mantova del 6 marzo, sono lodi particolari del Martinelli, e in altra di Maria, la Regina Madre, raccomandandolo per la prioria di San Ruffino, a favore di un ecclesiastico suo parente. Quando il Re annunciò la sua partenza nel mezzogiorno della Francia per andarvi a raggiungere la sua armata, confermò i comici a Parigi, per trovarveli al suo ritorno ; ma Arlecchino, allegando in iscusa l’età avanzata e il bisogno di riposo, domandò umilmente congedo, il quale poi, non essendogli stato accordato, si prese da sè dopo una serie non breve di accuse e di difese di tutta la Compagnia, dinanzi a cui Messer Arlecchino non era più il conduttore, ma il tiranno. Egli fuggì alla fine di giugno, e si restituì a Mantova, a godervi la pace sospirata nella sua casetta di via dell’ Aquila ; pace, che non fu, pare, di molta durata ; giacchè vediamo il Martinelli co'Fedeli a Venezia il carnovale del '23 ; e il luglio del '26 accennava ancora al desiderio di comparir novamente in Francia.

Morì nel '30 a settantacinque anni circa, e nella soprintendenza de' comici, escludendosi questa volta i virtuosi del Monferrato, furono confermati i figliuoli con decreto del 13 settembre 1639.