(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 533-536
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 533-536

Servilli Isabella. Comica del Duca di Mantova detta sulle scene, Eularia ; fiorì nella seconda metà del secolo xvii e nella prima del xviii. Attrice, cantante, danzatrice, schermitrice esimia, e conoscitrice perfetta di più lingue, ispirò non poche poesie, che metto qui testimoni del valor suo e della sua virtù, e che mi furon gentilmente comunicate dal chiaro amico A. G. Spinelli della Biblioteca Estense di Modena.

Alla Signora Isabella Servili | Comica virtuosissima del Ser.mo di Mantova | in rappresentare in Bologna le Metamorfosi d’Eularia | finta Lachè Francese, Dama Spagnuola, Soldato Tedesco, | e Cingara Egittiaca, con giochi di Spadone, Alabardino, | due Spade, scherma nell’Academia degli esercitij militari, e con quattro suoi Balletti diversi.

Questa è la saggia Eularia, e questa è quella
Che gli affetti del Ren, faconda impera,
Che gli Oracoli espon, qualhor favella,
Franca, Egittia, Germana, Itala, Ibera.
Se tratta Armi e Bandiere, agile e snella,
Con gratia ardita, e leggiadria guerriera,
Scerner non sai se sia Folgore o Stella,
E non sai se più alletti, o se più fera.
Ma a la sua lingua, a la sua Man non cede,
Nodi intrecciando e Laberinti e Ruote,
Precorridor de le Pupille, il Piede.
Chi a tant’Armi, a tant’Arti oppor si pote ?
Rendonsi l’alme a Lei spontanee prede,
E al bel Giogo Servil s’offrono immote. n. n. n.

Al merito e virtù grande | della Sig.ra Isabella Servilli detta Eularia Comica | Eruditissima del Ser.mo di Mantova | mentre recita in Venezia l’anno 1697.

L'essersi veduta in Bologna la suddetta Virtuosa in hab ito di spirito famigliare giocar d’armi, danzare e sonare perfettamente dà motivo al presente sonetto :

Qualor spirto ti fingi in vari manti
Mostri in più forme Eularia il tuo valore
Poichè Proteo gentil con tuo' sembianti
De'Teatri ti fai gloria maggiore.
Prode fra l’armi allor ogn’un incanti
Nè movi piè che non inceppi in core ;
Voce non dai che non risvegli amanti
Suono non fai che non ne danzi amore.
Tai prodigi sul Ren mirò felice
Delfina de la scienza alta Eroina
Onde vie più a lei bramar non lice.
A te dell’Adria sol nobil reina
M'avanza l’amirar da tal Fenice
L'arte con la virtù sorger….
Per contrasegno di stima particolare A. M. G.
bolognese devotamente dedica.

La stessa Signora s’introduce a maneggiare legiadramente la spada :

Eularia di beltà e valor munita
Cangia la notte in dì lucente e chiaro
Allor che al Campo di forbito acciaro
Splende invitta la sua virtù….
Che bel veder le delicate dita,
Quando per fulminar pronte l’armaro !
Ah che a quel fulminar sì dolce e caro
Soffrirebbe ogni core ogni ferita.
Così con vaghe sue sembianze e sole
Mentre si aggira il ferro in varie rote
Di Marte e Citerea rassembra prole ;
Poichè tiene ne gli occhi, e su le gote
Con le rose dell’alba i rai del sole,
Ond’è che intorno Amor l’ale vi scote. [Dello stesso].

Alla sempre ammirabile virtù della Sig. ª Isabella Servili detta Eularia Comica modestissima mentre recita in Bologna il Carnevale dell’ anno 1700.

Riflessioni ad alcune delle molte prerogative

che rendono grata a tutti la medesima Virtuosa

Alla modestia unir spirto e bellezza,
Formar più vezzi, e non macchiar il core ;
Con laude oprar, e disprezzar l’honore ;
Di più lingue3 erudite haver vaghezza.
Chiuder nel molle sen viril fortezza,
A Maestà 4 accoppiar tenero Amore.
Usar in lui pietà, in lei rigore
Affetto simulando, e in un grandezza.
Impugnar Brandi 5, maneggiar Bandiere
Qual’altra nuova Amazone gentile,
Sono d’Eularia sol care maniere.
Quindi è che 'l saggio, prode, grande, e vile
Ne piega per tant’Arti e finte e vere,
A sì bella virtù l’alma servile.
Leonardo Sebastiani d. d. d.

Alla Virtù sempre più ammirabile | della Signora Isabella Servili detta Eularia | Comica Eruditissima del Ser.mo di Mantoa | Mentre in Bologna nell’Opera famosa del “Gran Cide delle Spagne” | comparisce nobilmente vestita a duolo.

Qual portento vegg'io ? L'ombra e il splendore
Son pur nemici ancor sin da le fasce ?
L'una succede in terra al dì che muore,
Precorre l’altra in Ciel l’alba che nasce.
Pur sì gli accoppia in sen d’Eularia Amore
Che in faccia de l’un l’altra rinasce,
Se sotto amanto di lugubre orrore
De begli Occhi il splendor vie più si pasce.
Or s’adunque un Contrario a l’altra è accolto
In Lei con stupor d’Arte di Natura
Nel Nero Manto e nel Splendor del Volto,
Ben dir si può d’Amor alta fattura,
Se nel ben di Costei in bruno accolto
Sembra più Creator che Creatura.

Mosso dalla sola virtù della medesima

il gentile Ergasto ne dedica e dona

il presente alla stessa.

Servillo Francesco, detto Odoardo. In una lettera a un Segretario, non so bene di qual Duca, se di Mantova o di Modena, inviata di suo pugno da Livorno il 26 giugno 1660, e sottoscritta anche dal Pantalone Giovanni Gaggi (V. Supplemento), dice che a Pistoja, la Piazza precedente, non divisero un soldo e rimisero del loro, e a Livorno son con due paoli al giorno, e con la prospettiva di una nuova rimessa, nonostante la gran quantità de' forastieri e il buon successo della Compagnia ; e domanda per lui ed esso Gaggi dieci doppie pel sostentamento, che avrebber rilasciate dal donativo di carnovale.