(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 676-677
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 676-677

Visentini Francesco. Fratello della precedente, aveva poco più di un anno, quando fu condotto il 1716 a Parigi, e comparve alla Comedia italiana il 19 gennajo 1719 con l’abito di Arlecchino in una scena aggiunta alla commedia di Gueullette, Arlequin Pluton, pubblicata soltanto il 1879 dallo Jouaust a Parigi.

Morì il 19 aprile 1729 (rue du Renard), e fu sepolto l’indomani al San Salvatore.

Visentini Giovan Vincenzo. Fratello del precedente, nato il 1717 a Parigi (Campardon mette erroneamente 1707). Si chiamò in teatro Thomassin come suo padre, ed esordì mercoledì 19 novembre 1732 alla Comedia italiana colla parte principale di Bajocco nella parodia del Joueur, intermezzo italiano. Il 5 dicembre dello stesso anno apparve una seconda volta colla parte di Maître à chanter nella commedia di Boissy, intitolata Je ne sais quoi, e tutt’ e due le sere mostrò una finezza d’interpetrazione superiore alla sua età. Fu ricevuto poco dopo attore effettivo della Compagnia, per la vicenda col padre ; ma non vi son traccie della sua comparsa come Arlecchino ; bensì di quella come Pulcinella, la quale fu delle più fortunate ; e il Mercurio di Francia del dicembre 1732 trova in lui molto talento pel teatro, e, a perfezionarsi, lo consiglia di studiare e imitar suo padre che ha il potere di afferrare il pubblico al suo primo apparir su la scena.

Sposò Maria Agnese Siméon, che esordì alla Comedia italiana il 31 agosto 1752, e si ritirò dal teatro, alla chiusura 3 aprile del '55. Il 4 settembre seguente fu data a suo beneficio una rappresentazione, che ebbe grande successo, con La Servante maîtresse di Baurans, musica di Pergolese, La Fête de l’ amour di M.me Favart, e tre intermedi, l’ultimo dei quali, Les Villageois, era stato composto dal Dehesse.

Gian Vincenzo Visentini non fu, pare, di una condotta specchiata. Un documento del 3 luglio 1749 reca l’accusa della sua domestica Elisabetta Deniset di averla con ogni specie di carezze e promesse e tentazioni violata e incinta, e la domanda di un rifacimento di danni e interessi ; con un altro del 22 giugno 1741, il Duca di Gesvres, Governatore di Francia, gli ordina di costituirsi immediatamente prigioniero a For-l’Evêque per aver liticato colla moglie tra le quinte, cagionando un certo scandalo. Un terzo infine ci apprende come egli usasse alzare il gomito, entrando in tale stato di aberrazione da compiere inconsciente anche un delitto. Infatti il 20 maggio del '52, alle nove di sera, ei si slanciò per di dietro su di un soldato della guardia che andava a braccietto di un amico : lo separò con violenza, lo percosse con pugni nello stomaco, e tratta la spada, glie l’appuntò al petto, provocandolo e sfidandolo. L'amico intanto era corso in cerca della prima squadra della guardia, la quale arrivata, lo trasse in arresto. Altra volta, il 29 giugno 1754, certo Regley ricorse allo strattagemma di farlo bere per ridurlo a perdere ogni conoscenza e fargli firmare carte compromettenti.

Non si sa la data precisa della sua morte, che il Campardon mette verso il 1769.