Landini Raffaello. Di lui, il più celebre degli stenterelli moderni, nato a Firenze nel 1823, discorre diffusamente Jarro nella sua opera Origine della maschera di stenterello, da cui riferisco in ristretto. Da compositore nella stamperia Cellai in via de' Martelli passò allo studio della maschera, esordendo in un teatrino popolare di via delle Ruote con la Compagnia di Vincenzo Da Caprile, di cui sposò nel '50 la figliuola Anna. Piacque ad Amato Ricci, che il Landini, giovanissimo, studiava dalla platea della Piazza Vecchia, e recitò con lui il '46. Nel '48 fece la quaresima come Stenterello alla stessa Piazza Vecchia, mentre il Cannelli spopolava al Borgognissanti. Morto il Ricci di colera nel '55, Raffaello Landini prese lo scettro della maschera di stenterello, nè più ebbe chi lo imitasse o gli si accostasse. Nell’ Homme blasé, nonostante la innata modestia che lo faceva tremar di spavento al ricordo del Ricci, insuperato in quella parte, fu grandissimo. Si ebbe l’ammirazione e la stima di valenti, quali Gherardi Del Testa, Pietro Fanfani, Vittorio Bersezio e Valentino Carrera, del quale ultimo recitò con molto plauso la Quaderna di Nanni. Il 17 maggio dell’84 recitava per sua beneficiata all’Arena Garibaldi di Livorno, nella commedia Stenterello e il suo cadavere. La sera del 21 alle sei e mezzo era morto.

« Dalla luce abbagliante della ribalta - conclude Jarro con belle parole - dal fragore degli applausi passar, quasi senza intervallo, alla oscurità, al silenzio della tomba ! – Stenterello e il suo cadavere non era più una commedia, ma l’epilogo tragico di un’esistenza : quasi appena cessato il suono della sua ultima risata, e gittati gli screziati abiti della Maschera, dava l’ultimo sospiro…. era avvolto nello squallido lenzuolo funerario. »