(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 347-348
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 347-348

Benini Ferruccio, figlio del precedente, nacque a Genova il 1854. Dall’affetto per la famiglia fu costretto a restare nella Compagnia del padre, e a respinger le richieste che gli eran fatte da egregi capocomici. Esordì in parti di bimbo nella Compagnia di Monti e Preda, e di Cesare Dondini. Recitava una sera del ’66 al S. Benedetto di Venezia, oggi Rossini, per la solenne entrata di Vittorio Emanuele, la parte del bimbo nel Medico Condotto di Castelvecchio. Quando ad una interrogazione del Rettore esaminante rispose Roma dev’essere la Capitale d’Italia, il pubblico entusiasta si levò in piedi, agitando i fazzoletti, urlando e applaudendo : e il piccolo Benini tutto compreso dell’effetto artistico ch’egli aveva saputo produrre con quelle parole, giù a profondersi in riverenze senza fine. E si vuole accadesse poi una lite, che minacciava di doventar sanguinosa e che a stento potè comporre il Dondini, fra lui e il piccolo collega Napoleone Masi, pregiato brillante oggi, il quale voleva a ogni costo persuaderlo che quelle dimostrazioni non eran per lui !…

Cominciò il Benini a recitar le parti di brillante nel ’74 al Teatro Balilla di Genova, fuor di Porta Pila, che fu incendiato, e ricostruito poi dal Chiarella in forma di teatro vero e proprio col nome di Vittorio Alfieri. E ho detto in forma di teatro, chè prima era un baraccone, con la loggetta al di fuori pe’suonatori chiamanti il pubblico sotto le spoglie di Pagliaccio, Arlecchino e Donna Cannone. Si pagavan 10 centesimi ; e oltre a’giuochi equestri (?) si mostrava un vitello con cinque gambe. Immaginatevi da quale specie di pubblico era frequentato ! Bene : la Compagnia, se così poteva chiamarsi, del Benini, trasformò di punto in bianco l’ambiente. Andò in scena colla Pia de’ Tolomei, aggregandosi gli attori Rigatti e Mancini. Ferruccio Benini per evitar la vergogna di mostrarsi a viso scoperto, scelse la parte del guerriero incognito. La recita fanatizzò. Animati da ciò, andaron formando una Compagnia non delle peggiori, con proprietà di abbigliamento e di allestimento scenico ; tanto che, mentre essa al suo esordire era composta di quattro attori, finì poi coll’averne ben trenta ; il pubblico scamiciato restava al di fuori a guardar le eleganti signore che scendevan di carrozza per recarsi al teatro ; e l’incasso della stagione, che durò tre mesi, fu di 37,000 lire.

Mortogli il padre, il Benini entrò nella Compagnia dialettale di Giacinto Gallina, il gentile continuator di Goldoni, nella quale si trova tuttavia, cavallo da sella e da tiro, artista generico per eccellenza, ugualmente egregio nelle parti di amoroso e di caratterista, di brillante e di promiscuo, e qual si conviene apprezzato e applaudito da ogni pubblico d’Italia.