Rossi Bartolomeo. Comico veronese del secolo xvi, recitava gl’Innamorati sotto nome di Orazio, e trovavasi a Parigi il 1584, nel quale anno pubblicò pei tipi di Abell’Angelliero, una pastorale, Fiammella, che dedicò all’illustrissimo et eccellentissimo Principe, il signor Duca di Giojosa. Dall’avvertimento ai lettori si sa che, stampati i primi due o tre fogli, l’autore cadde gravemente infermo, e non potè curar l’edizione, riuscita da molte parti lacerata da grandissimi errori, che l’autore indica nell’ultima pagina. S'apre l’operetta con un sonetto francese di François de Beroalde au Seigneur Bartelemi Rossi Veronois sur sa Pastorale, e si chiude coi due seguenti d’incerto autore :
AL SIGNOR BARTOLOMEO ROSSI
comico dignissimo
Rosso, vero Theatro e Tempio e Choro,doue canta, risplende, et doue siedequella virtù, quel valor, quella fede,con che andate facendo il secol d’oro.Humili inchinan voi tutti coloro,nei quali spirto di ragion si vede ;et chi più v'alza al Ciel, chi più vi cede,più di ciò che far dee serua il decoro.Perchè non sol di Tullio organo sete,d’Homero cetra, et di Parnaso ingegno,fiato alla Fama, e ricordanza a Lethe ;ma d’hoggi il dì non tien più egregio ingegnodi voi ; che al Ciel e agl’huomini vivetenon men d’honor, che di salute degno.

AL MEDESMO
Oratio, grazia di quel certo ingegnoche torre il Cielo a sè medesmo sole,per darlo in sorte a chi più pote, e voledei miracoli suoi mostrar gran segno.Fra i primi del poetico disegnosapete accomodar le linee sole,et col venusto stil de le parole,colorir vivo ogni concetto degno.La Maestà del compor vostro altero,lodando il mondo, in suon chiaro, et profondo,acquista fede al mio giuditio intero.Primo a sè stesso, a null’altro secondo,fia 'l vostro spirto, et ciò tener per vero,è uffitio et degl’huomini, et del mondo.
Da questi quattro personaggi, così descritti :
Fiammella, ninfa, innamorata di Montano,
Ardelia, ninfa, compagna di Fiammella, innamorata di Titiro,
Titiro, pastore, innamorato di Fiammella,
Montano, pastore, compagno di Titiro, innamorato d’Ardelia,
si capisce subito l’intreccio della favola. A queste persone principali s’aggiungono un Famelico parasito e un Salvatico, e le maschere Bergamino, Pantalone, Graziano, che fan le maggiori buffonate del mondo ; poi figure allegoriche e soprannaturali : Eco, Tempo, Pazienza, Speranza, Aletto, Tisifone, Megera, Mercurio, Proteo, Giove, Plutone, Nettuno, che servono a empir di fantastico il quadro. Gran parte vi ha l’Eco, il quale comincia a farsi sentire in un lungo monologo di Pantalone al primo atto, tutto a bisticci :
La sorte s’urta, e fa che morte m’urtase vago vuogo, e se sto fermo formoaffanni, e fanno che me liga e lagala fina funa, che me strinze e stronzae moro, e miro se con passi possofar scherno e scorno, a chi mi tira in tarale parche porche se le fila il filodella mia vita, vota d’ogni degnicontenti………
e via di seguito per trentacinque versi, dopo i quali comincia una comica lotta di parole con l’Eco, che torna poi in scena, per dir così, con Titiro al secondo atto, e con Montano, poi con Graziano e Bergamino, e con Fiammella e Ardelia, al quarto.
Non ispregevole pastorale, non certo delle peggiori, è codesta Fiammella, in cui, oltre alla felicità dell’orditura, alla maestria della condotta, al fantastico di certe scene, sono versi abbastanza garbati come i seguenti che tolgo dalla scena undecima dell’atto quarto.
Dopo che Fiammella ha promesso a Titïro, se cessi dalla sua crudeltà, un vaso per attinger acqua, fatto
d’un teschio d’un uccello,ch'in aria si nutrisce di rapina,…………e n’è intagliato con sottil lavorotutt’all’intorno d’ogni sorte uccelli,…………
Ardelia dice :
E tu, Titiro mio, se mi compiaci,ti vo' donar una bella ghirlandada verginelle mani ben contestadi Rose, di Ligustri, e d’Amaranti,con molte foglie d’Ellera e d’alloro,nelle quali son scritte le mie pene,e come fui per te d’amor trafitta,con fregi che circondano le fogliech'in esse si comprendono il trionfodel faretrato Dio, e di sua madre.Quivi s’un carro, che di mille fiammeè cinto, giace il perfido fanciullotirato da destrier candidi e forti,e Citerea lo segue, ed è condottada l’amorose e lascive colombe,co i pargoletti e le Grazie che vannoscherzandoli d’intorno, dolcemente ;e son cosi lascivamente fattich'avrian forza spezzare ogni aspro core.Accetta un dono tale e queste membra.
Titiro e Montano cedon finalmente a' preghi delle ninfe, e quello diviene sposo di Ardelia e questo di Fiammella, e le due coppie abbracciate si riducono alle lor capanne.
La licenza agli uditori, detta da Mercurio, è un’ esaltazione di Parigi,
dove soggiorna santa Religione,candida Astrea, intatta e bianca fede,d’un governo divin, d’un Rege santo,circondato da Principi famosi,che, per servizio fargli, al quinto Cielo.andriano per levar il ferro a Marte,pur che ciò fusse grato al suo Signore.…………..
Interessante è il prologo della Pastorale, in cui favellano Prologo, Comedia, Virtù, Onore, Ignoranza. La Comedia non osa più mostrarsi in scena, perchè aborrita da gente neghittosa a cagion d’ignoranze, e chiamata dai più dotti infame. Ma la Virtù con una buona difesa de' comici, scaccia l’Ignoranza ; e la Comedia promettendo di rimanere alla Virtù e all’ Onore divotissima serva, si mostra sotto il nuovo Poema pastorale.
Ma d’assai più interessante per noi è il racconto che fa Bergamino di aver veduto una frotta di commedianti, di cui non tutti pur troppo fu sin qui possibile identificare (V. Armani, Zuccati, Lidia).