Ma io rispondo, che l’allegato Autore parla della Commedia onesta, usata per frenare i viziosi dall’iniquità, e non di quelle, che con disonesto trattenimento aggiungono esca al fuoco della libidine, per far maggiore l’incendio della disonestà. […] in Commedia, non ha Economia, né per se, né per altri, atteso che mai niunoap rimarrà di andar alla Commedia, perché si parla troppo onesto; ma ben, molti non vi andranno per le parole inoneste, o per i mali usati gesti; a tal che il recitar onesto è dovuto per lo giusto, per lo civile, e per la ragione di stato Commediantesco. […] Ma questo Comico, come anche il Cecchino, parla delle Commedie modeste, ovvero stimate da lui modeste; e non delle oscene: il che si vede chiaro nella conclusione, ove paragona la Commedia ad un fiume non intorbidato, e dice con piacevole querela. « Con tutto ciò vi è, chi ha più diletto d’intorbidar tal’onda, che non ebbero i villani di Latona per levar il comodo d’un bramato sorso di ricreazione ad un povero afflitto, e arso dal calor mordace delle noiose cure. […] E io non riprovo, né tal racconto, né tale aggiunta; perché si parla di Commedie modeste, e non d’oscene; però segue a dir bene il medesimo Comico, dicendo. […] E chi parla disonestamente, da in questi eccessi, e merita di essere cacciato dalle Compagne de’ Comici onorati.