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1 (1648) Della cristiana moderazione del teatro. Detto la qualità delle Commedie pp. -272
i vero penitente con un’abbondanza grande di lacrimosa pioggia, e con una cordialissima compunzione. Gli occhi tuoi dissero
amente. Il 5 Libro, e Ricordo ammaestra gli Uditori  acciocché udendo una Commedia illecita, oscena, e peccaminosa, l’odano
Satanasso gli sfortunati peccatori, suoi fratelli, e non li degna di una semplice ammonizione. « Nos videntes frates nostr
per l’oscenità alla debita moderazione: e dico in tal modo, formando una lunga proposizione. Commedia oscena è quella, la
a da persone deboli di spirito. 3. O con l’argomento impuro. 4. O con una impura parte dell’azione. 5. O con un Intermedio
mici valenti, e principali, suppongono il contrario in modo, che pare una perdita di tempo il ragionare di questo punto : e
sufficienza : pure per accrescimento di maggior chiarezza dichiariamo una difficoltà. Quesito Terzo Le Commedie sono
splenda a modo di chiaro sole, nondimeno perde non so chè del buio di una nuvolosa opposizione. Io credo, che vi siano molt
o questi termini, e con questo modo prescritto da San Tommaso fu data una volta la licenza ad alcuni Comici virtuosi da S.
pubblicato l’anno 1583 e formato con questa occasione. Andò a Milano una Compagnia di Comici invitati dall’Eccelletiss. Si
Carlo. Tutti non sono obbligati a saper ogni cosa ; molti descrivono una fortuna di Mare, che forse non hanno veduto un la
lago ; tanti ragionano di Commedia, che mai forse non avranno veduto una scena ; ma commentano quello, che trovano scritto
che tutto questo non supponga nel Superior, che concede tal facoltà, una piena cognizione ? Dica ciò, che vuole Beltrame,
ttiva, e pregiudiziale a’ Commedianti, quasi presupponendo, che siano una gente molto viziosa, e di vita perduta. Secondo,
r il Rosario il Venerdì, e altre devozioni. Molte Compagnie fanno dir una Messa ogni giorno del pubblico, oltre alle partic
ella Vergine ogni giorno : enon vi è Comico, o Comica, che non faccia una vigilia la settimana, oltre le comandate. Potrei
basta, che Comici sono Cristiani. » Così discorre Beltrame, tessendo una fiorita ghirlanda di virtuose operazioni, per ado
amente, ma per far ridere, e per dar diletto all’Auditorio, invitasse una Donna alla fornicazione, quelle parole d’ ? ??uit
candali frequenter mortalia esse solent. » Cioè. Un parlar disonesto, una canzonacp turpe sogliono essere spesse volte pecc
bbligo di lasciarle, come scandalose, che il provarlo con argomenti è una prova di superfluità, è un imbiancar i fiocchi di
cessità ; possono chiamarsi maestri di dottrina, che imparata cagiona una nocevole ignoranza, e disimparata serve di necces
osceno, almeno coperto con parole belle, e noi inteso da tutti ? come una Cortigiana comparisce amantatact coi una bella, e
e noi inteso da tutti ? come una Cortigiana comparisce amantatact coi una bella, e graziosa veste ? E di più mi dimandò. Q
ortigiana, guarnita con belle vesti, non cessa di essere in se stessa una personaccia di viziosa, e infame professione. Ven
non fu sempre essenziale alla Commedia: e conclude, che Dante elesse una Favola Comica, la quale in tutto manca del Ridico
e mortali cagionano bruttezza a tutta la Commedia. E vero, che quando una parola sola fosse piena di grandissima, e straord
trovo, che la Quistione. « Utrum unum verbum ad hoc sufficiat » : se una parola basti per quello ; sia trattata da S. Tomm
meno. « Nihil turpe. » Niente di brutto. E quello si avvera anche di una sola parola oscena mortale. Caietano scriveIn sum
puro mortale. Dunque per sentenza di Caietano, e di S. Antonino basta una sola parola turpe mortale per rendere peccaminoso
, che favella nel numero del meno ; quasi che un solo grave errore di una parola renda tutta la Commedia illecita, e in deg
Auditorio disse, e forse lenza molta avvertenza, e per abito cattivo, una sola parolaccia, quasi accennando, che una sola p
enza, e per abito cattivo, una sola parolaccia, quasi accennando, che una sola parola indegna comunica l’indegnità a tutta
nte in rigore di scuola questa difficoltà : e risolve, che alle volte una sola parola può essere bastevoledb per l’infezion
secondo San Tommaso. E quanti di numero ciò fanno ? Nel tenore di una virtuosa vita i fatti si devono accompagnare con
aietano dà questo esempio. Se uno per dar sollazzo ad altri, commette una fornicazione, sarebbe un gioco di peccato mortale
committeret, ludus peccatum mortale esset. » E fatto turpe sarebbe se una Commedia si terminasse con una fornicazione. Io p
tale esset. » E fatto turpe sarebbe se una Commedia si terminasse con una fornicazione. Io per desiderio di meglio dichiara
discorro in cotal guisa. La turpitudine presa viziosa è di due sorti: una è leggera, e l’altra grave; una è venial peccato,
itudine presa viziosa è di due sorti: una è leggera, e l’altra grave; una è venial peccato, e l’altra mortale. E la turpitu
tatis absque delectatione venerea. »dhCome se uno toccasse il viso ad una Donna in presenza di molti; ovvero l’abbracciasse
e talora sono sufficienti a priivar della vita un gran Colosso : anzi una sola basta per far inalberare lo stendardo della
zelantissimo Ferdiriando II Imperatore ; la cui maestà seppe, che in una Commedia, che recitar li doveva nel suo cospetto
tto pubblicamente, interveniva un sol bacio per segno, e per pegno di una modesta conclusione di Matrimonio, trattato senza
i non basta un solo fatto; quando però non fosse tale, che contenesse una molto aperta oscenità; perché allora io credo, ch
. Gra. Contra Histriones. . Sono tali le moderne Commedie, che a pena una si recita senza lascivie. « Ut vixi am sine Vener
un famoso, dotto, e eloquente Predicatore della compagnia di Gesù, in una Città di Lombardia fu pregato da un gran Signor E
a Città di Lombardia fu pregato da un gran Signor Ecclesìastic a fare una gagliarda passata contro la licenziona immodestia
disonesto tentativo di un ardito Amante, che si sforzava di assalire una bramata Donna, la quale però, calando per una fin
si sforzava di assalire una bramata Donna, la quale però, calando per una finestra, sen fuggiva ingnuda, e cercava di copri
restava oggetto ignudo, e svergognato agli occhi degli spettatori con una corporale, manifesta, e lasciva nudità, e si poté
. Certi Comici famosi recitavano regalatamente con le loro Comiche in una pricipalissima Città di un Regno nel cospetto di
ca autorità, che vale non poco per questo punto. Pochi anni sono, che una Comica bella, modesta ; di buona volontà, e marit
o non scalda un formo, direbbe un Comico: e io dico, che un giglio, e una rosa nata in un bosco, non fanno, che la boscagli
erma, che poche Compagnie de’ Comici moderni recitano nell’Italia con una piena, totale, e necessaria riforma nelle parole
turpi fatti. Che occorre dunque sonar le trombe a festa per segno di una perfetta moderazione introdotta nel Teatro ? Siam
a. 2. ad. I., scrive S. Tommaso. Ma conviene, che il gioco sia, come una bella rosa, che si gode odorosa senza spina fasti
co, il qual diceva sfacciatamente tante, e tali indegnità, che pareva una bocca del postribolo: e io me ne confusi: onde pa
ubblico Teatro con applauso così grande di tutti, che ne fu decretata una supplicazione aglidp Dei, come ringraziatoria per
tribunique et marens Burrhus, ac laudans ». Comparve nella scena con una Cetera in mano, sonando alla presenza de’ quoi fa
Romano, e grave di età fu pregato da Cesare, che, non solo componesse una Commedia, essendo poeta di famoso grido, ma che d
li Mimi, e scenici Recitanti; e sentenzi, se tra questi può frapporsi una politica convenienza di gran persona, e una lodev
tra questi può frapporsi una politica convenienza di gran persona, e una lodevole decevolezza del proprio e signorile stat
iosamente da non pochi nella cristianità. Il Comico Cecchino ha fatto una bella raccolta di questi fiori nel giardinetto de
gli Antichi nel giudicare dell’Azioni de’ Comici moderni ? Quando una ragione sta ben fondata, le autorita degli scritt
oderni Dottori con la semplice allegazione de’ luoghi loro. Nomina in una tirata questi : Filliucci, Marcello Megalio, Henr
questo. La prima proposizione con la negativa restringe il peccato ad una sola ragione, escludendo le altre. La seconda pro
escludendo le altre. La seconda proposizione con l’affermativa mostra una ragione del peccato, non escludendo le altre, se
vità dell’armonia ; anzi la rende ancora più soave, e più gradita: né una bella pittura compariscees men graziosa al lime d
neras »l. 3 d. 18. n. 2.. Come sarebbe il condurre chiaramente a fine una fornicazione. E tali sporchezze si usano per ordi
come si possa conseguire un sui intento; come ingannare il marito di una giovane; come fare ingiuria all’onore di una fami
e ingannare il marito di una giovane; come fare ingiuria all’onore di una famiglia: le quali cose sono provocative alla dis
o mala ? Rispondo la Commedia consiste in detti, e fatti, ordinati ad una ragionevole ricreazione dell’animo: come si cava
lerabile ricreazione quel trattenimento teatrale, che per verità si è una intollerabile dissoluzione. Bernardino de Viglieg
spirituale dedicato alla Regina di Spagna chiama le Commedie moderne una profanità, le quali mandano in rovina i buoni cos
e persone libere, e comode a poter far male, non se ne trovasse più d’ una spropositata, e forse manigolda: : io ho gran dol
rò s’accende, arde, e si consuma, che sarà poi vicino ? Di più è come una scola aperta all’intelletto confederato col senso
osso chiarire, quando voglio ? Ridico, che sono tutte stiracchiature: una buona coscienza vale per mille testimonianze: il
acconcio del mio dire un caso. Io mi trovai d’Estate per predicare in una Città l’anno 1639 quand un amico gentiluomo mi av
ciano la Commedia mortalmente oscena, e illecita: per atto di esempio una pubblica comparsa di un Ruffiano, che col pubblic
di un Ruffiano, che col pubblico negoziato del suo ruffianesimo ruina una Donzella. Un ragionamento amoroso di Donna lasciv
re, che direbbe ora, che scriverebbe, che comanderebbe, se intendesse una Donna cristiana comparire in scena, e volere con
uomo dottissimo, di dover risentirsi, come si risentì l’anno 1628 in una Città, nel Duomo di cui egli predicava la Quadrag
Alcuni nobili Signore disegnarono di fare dopo la Pasquale Solennità una Rappresentazione di sole Donne, Attrici onestissi
sse ad atteggiare per apportar diletto anche virtuoso. Saggiamente in una principalissima Città del bel Regno di Sicilia fu
alla tirannia della sua crudeltà. Quesito Secondo La comparsa di una vera Donna, o Comica ordinaria è illecita ? Se
però è illecita almeno praticamente. Io intendo per Comica ordinaria una di quelle Donne, che vagando se ne vanno per molt
to di tutte; che forse ve ne sono delle buone in realtà: ma dico, che una Comica di professione, qualsiasi sia, o di rea vi
boni pectoris conscientiam sortiorem », espugna ogni forte riparo di una coscienza buona, e virtuosa. E Clemente Alessandr
cena nell’Auditorio. Il Casano con le parole citate sopra porta prima una ragione dicendo: Queste Donne basterebbero per in
n’altra ragione presa dal Bonacina. Egli domanda. Se pecca gravemente una Giovanetta, la quale si fa vedere da un Giovane,
do possiamo comodamente. Ed io dico, che si avvera questa Dottrina di una Comica ordinaria, anzi di molte Comiche, poiché m
: « dedita quæstui ». Alle volte in scena un uomo si spoglia, e veste una donna: « homo nudat feminam, vestit ». Altre volt
te un Giovane vicino al letto allaccia le scarpette, e le calzette ad una Femmina: « Femina calceorum stringit ligulas, ac
e occorre moltiplicar Dottori, che con moltitudine di ragioni provino una verità così patente, e manifesta. Ma qui dirà qua
un occhio lusinghiero, d’un riso vezzoso, d’un portamento leggiadro d’ una bella Dama, che quanti discorsi si facessero mai
otenti vezzi, e di graziose leggiadrie; e condiscono poi il tutto con una certa malizietta tanto sagace, e artificiosa, che
no 1640. disse un Gentiluomo ad un amico. Gran cosa; io sono stato ad una Commedia, ove le Comiche erano vecchie, e brutte;
i con la spada; e per impiagare i lontani con le saette. Ma qui sorge una gagliarda obiezione da ponderarsi nel seguente Ca
ommedianti, che sono professori di moderati costumi, e però non fanno una vita confederata con la morte, né come gente perd
perdizione; anzi quotidianamente esercitano molte opere di compagnie una , o due, ovvero tre, o più donne; e le fanno compa
quale pretendono difendere le Azioni loro, e tutte le parti di esse, una delle quali si è la femminile comparsa in Teatro:
nostro sostentamento. L’anno 1638. un Commediante, che era il capo di una Compagnia mi disse a questo proposito. Perché i S
polo radunato; quand’ecco tra molti comparve, per udire, e per vedere una Femmina tristaha molto bene ornata, e si pose a v
questo la Comica ordinaria dei nostri tempi: dunque la sua comparsa è una manifesta oscenità, infatti, a giudizio dei virtu
e praticissimo del mondo, e di Roma. Se giudicava, che la comparsa di una di queste femmine, ordinarie Comiche, in banco pe
proibita dai Superiori: e aggiunse, che egli non aveva fatto proibire una in un luogo, ove poco prima si era trattenuto alc
no 1638. Io supplicai un gran Superiore Ecclesiastico, presentandogli una scrittura composta di ragioni, fondate parte sull
ste, e credo, soddisfatto, quando poco dopo vennero due compagnie con una lettera di favore di un gran personaggio, e di pi
iele al palato popolare. Pochi anni sono, che un Commediante, Capo di una Compagnia, mi disse chiaro. I popoli così voglion
ltanti. Non sono molti anni che in Roma abili virtuosi Giovani fecero una Rappresentazione di tanto gusto, che bisognò rifa
tano può servirsi della bombarda, e del cannone per l’espugnazione di una piazza, che tratto di militar prudenza farà, che
ettevoli oggetti del banco, o della scena. L’anno 1638. comparvero in una città principale del fecondo, e bellissimo Regno
vendita il segreto del Moretto, e far dopo lo spaccio la commedia in una pubblica piazza: e per tal fine conducevano due F
saviamente un savio Gentiluomo, alludendo ad alcune Commedie, che in una Città facevano l’anno 1639. certi Commedianti, ch
co, senza Moglie, e vizioso; al veder comparire in scena lascivamente una bella, e vezzosa Dona. L’allettamento nuoce a tut
pieno di feccia, s’immergeva qualche cosa; forse, per atto d’esempio, una gioia, un anello, una perla, o altra cosa. E poi
ergeva qualche cosa; forse, per atto d’esempio, una gioia, un anello, una perla, o altra cosa. E poi chi la volava cavare d
i Persone, che furono costretti ad asserire. Questo Dialogo modesto è una composizione troppo faceta, e troppo ridicolosa.
roppo ridicolosa. La memoria di questo racconto mi ha fatto ricordare una simile invenzione di due nobili, e virtuosissimi
tare, e con il diletto allettare, procederono secondo l’uso Comico in una loro Rappresentazione tanto felicemente, che pote
’anno 1618. quei due valenti uomini lessero con riflessiva diligenza, una buona mano di Comiche composizioni cogliendo cias
mmedie. Ciò intendendo l’Illustrissimo Governatore, lo invitò a goder una volta la Comica ricreazione con promessa di voler
nche a me come testimone di presenza occorse a Capo d’Orlando, ove da una fortuna di mare sequestrata una Compagnia di Comi
enza occorse a Capo d’Orlando, ove da una fortuna di mare sequestrata una Compagnia di Comici trovò che l’albergo era occup
giorno si fece la Commedia così. Monsignor sedeva avanti la porta di una camera: i Religiosi venerandi sedevano dentro con
e dottrine alla riprensione: e quando riprendono, non hanno nell’idea una chimera che mostri loro la Commedia per cosa impu
molti. Voglio dire, che il comico, o il Ciarlatano, facendo comparire una Femmina vana, e ornata lascivamente per allettare
n vuol pensare, nondimeno pone con reale effetto avanti a molte anime una gran rete diabolica, e infernale, con le funi di
o. Se ne stava, scrive egli, un servo del Gran Re dell’universo Iddio una volta elevato con altissima contemplazione, quand
io una volta elevato con altissima contemplazione, quando gli si aprì una bellissima porta della suprema Cittaà; la mirò gi
rezza; vide venire due smisurati, e orribili Dragoni, che sospendendo una grandissima rete, chiusero con essa il varco a tu
nelle scene; perché stimano, che il far le commedie senza quelle sia una morale impossibilità: ma credo vivamente essi ing
ta, civilisq, fortuna sine periculo uis comprehensio. » La Commedia è una comprensione dichiarata della fortuna, e condizio
oitur, quid sit in vita utile, quid contra evitandum. » La Commedia è una Favola, che contiene diversità di affetti civile,
stampato nel caso del suo gentile Discorso. La Commedia, dice egli, è una tela, in cui le operazioni umane si rappresentano
hv di buonissimi costumi colorita. E nel c. 16. dice. « La Commedia è una Cronaca popolare: una scrittura parlante: un caso
mi colorita. E nel c. 16. dice. « La Commedia è una Cronaca popolare: una scrittura parlante: un caso rappresentato al vivo
tra. « Abscondere: foris vagentur virgines stulta »ad Eusctec.. Fa tu una vita ritirata: e sappi, che le vergini stolte god
on quelle, quando quelle se ne stessero ferme per ordinaria stanza in una città; né forse mancherebbero importuni tentatori
te un pezzo: ma infine molto riscaldata, e sudata fu fatta entrare in una camera, con scusa di mutarsi, e ivi sola trovò so
ardie sono sufficienti a riparare i colpi d’Amore: poco è rinchiudere una donna in casa, quando ella non rinchiuda in seno
Fiorenza da un Comico testimone di presenza. Passava per certo paese una Compagnia di Commedianti, i quali avevano con se
el Signore del luogo; acciocché facevano un’Azione: la fecero: e dopo una di quelle Comiche, senza che il misero Marito pot
e dopo una di quelle Comiche, senza che il misero Marito potesse dire una parola, fu ritenuta in palazzo per le disoneste v
omesticandosi con le Mogli altrui. Il secondo caso è questo. Partì da una città principalissima, pochi anni orsono, una bel
caso è questo. Partì da una città principalissima, pochi anni orsono, una bella, e famosa Comica in compagnia di suo Marito
no, una bella, e famosa Comica in compagnia di suo Marito, portata da una carrozza di un nobilissimo Signore. Quando ecco l
odia del Marito non è sempre sicura salvaguardia, bastevole riparo ad una Comica vagante per le città del mondo. Non basta
n basta sempre un forte muro, e un grosso terrapieno per la difesa di una piazza, quando la batteria si fa con grossi, e ri
e Comiche, o siano Mogli, ovvero Figliuole. A nostro tempo occorse in una principale Città di un bellissimo Regno, che vi v
vennero i Commedianti; avevano nella compagnia due belle commedianti, una Moglie di un Comico, e l’altra Figliuola: ambedue
tà degli innamorati. Basti per ora questo caso. Stava l’anno 1640. in una Città molto principale d’Italia una Compagnia di
uesto caso. Stava l’anno 1640. in una Città molto principale d’Italia una Compagnia di Comici, facendo le loro solite azion
solite azioni con buon guadagno, e con gran concorso: tra le Comiche una ve n’era assai compita, e graziosa, e legittima C
Nota unica Si risponde alla proposta Interrogazione. Beltrame fa una certa domandaC. 29. intorno alle Donne, che eserc
, Gentiluomo di molta virtù, e zelantissimo Curato di S. Andrea. Egli una Quaresima s’accorse, che nella sua Parrocchiale g
dato, che quella Femminella fosse Moglie falsa, e vera Adultera, cioè una di quelle Comiche disoneste, che « thesaurisent s
e si possono pregiare del grazioso titolo di Signora. O che gusto per una Donna, si è, o che bella cosa l’andar ad una prin
Signora. O che gusto per una Donna, si è, o che bella cosa l’andar ad una principale città, ed essere talvolta incontrata d
cipi, e alla fine sperare di poter conseguir dopo la morte l’onore di una nobilissima sepoltura, come si legge della famosa
uattro soldi, ma di buone somme di pecunia; perché fanno per la parte una buona vita, mangiando, e bevendo del buono allegr
nelle scene. E quindi ancor avviene, che le Comiche stesse, quando in una città trovano qualche fanciulletta, nata da perso
con se. E degno di lacrime dolorose il caso, e la sventura occorsa in una città principale l’anno 1639. ad una Figliuolina
l caso, e la sventura occorsa in una città principale l’anno 1639. ad una Figliuolina di otto anni, che poverella sì, ma vi
irtuosa, recitava le feste ottimamente tutta la dottrina cristiana in una pubblica chiesa principale. La Comare sua, che l’
pagnie di Commedianti unite insieme con disegno di far le Commedie in una pubblica piazza per allettare il popolo a sentirl
e ferito nel cuore dallo strale della divina grazia in modo, che con una perfetta, e dolorosa confessione ritornò a Dio. M
quando quei Religiosi nel palco cominciarono a predicare, il capo di una di quelle Compagnie si risentì con parole non udi
a di neve: il tempo non molto buono: ed ecco scopre venirgli incontro una grossa cavalcata di passeggeri (seppe egli poi, c
ppellito. Intanto i compagni di quel Comico indiscreto, e crudele con una risata fecero applauso a quell’indegna azione, e
mico gli fece quell’affronto per averlo conosciuto essere soggetto di una Religione i cui Teologi, e Predicatori impugnano
alfine dei quali si porta intorno intorno per mezzo degli spettatori una tazza, domandando la mancia per la signora: ne ma
o solo, che alcuni alle volte se ne vanno tanto persi d’affetto verso una Comica, che impegnano infinoip le robe di casa,,
o per i loro disonesti disegni. L’anno 1639. Stavano certe Comiche in una città, facendo con i loro compagni le Commedie: q
ndo un Gentiluomo povero preso restò, e perso per l’impudico amore di una : ma perché egli aveva denaro; che è il cibo sapor
con casi seguiti: ora qui aggiungo questo solo. In un paese dimorava una compagnia di Commedianti, professori di onore, i
e nelle case. Molte procedono in quella maniera, nella quale procede una Comica principale l’anno 1640. dimorando in una c
, nella quale procede una Comica principale l’anno 1640. dimorando in una città governata da una Serenissima Principessa. E
na Comica principale l’anno 1640. dimorando in una città governata da una Serenissima Principessa. E per prova basti il seg
, dopo il quale avvicinandosi il Carnevale, con l’occasione di dovere una Domenica dire quattro parole dall’altare prima di
osamente. Così possiamo dire di quella, che l’anno 1639. dimorando in una città in tempo estivo, fu visitata da un Gentiluo
e in morte. »C. Uxaqueq. 12. q.2.Ma s’intende con alcune eccezioni; e una si è, quando il Marito non volesse tirare la Mogl
uando lo prese per Consorte, che egli, come Commediante, era per fare una vita vagante per vari paesi, senza avere stabile
e se ne burlano, e li motteggiano sfacciatamente. Non è molto, che in una città due Religiosi furono incontrati da certi Gi
onesto, svergognato, e vituperoso. Ed è questo. Saranno alle volte in una Compagnia di Commedianti una, o due o più Donne,
roso. Ed è questo. Saranno alle volte in una Compagnia di Commedianti una , o due o più Donne, accorte, belle, graziose, e p
della pudicizia con la batteria dell’oro e trovano doppia resistenza, una nella Comica, che resiste come onesta: l’altra in
che ve ne siano; come ve n’erano l’anno 1623. nel quale trovandomi in una Città, seppi, che passavano certi Comici con alcu
on alcune Comiche, e un nobilissimo Giovane, pazzamente innamorato di una , viaggiavano con loro; e oltre a grossi donativi,
di sozzi pensieri, e disoneste bruttezze; perché insomma nel volto di una Comica non è per ordinari o « castitatis conscien
apparenza tale, che senza nota di temerarietà si può giudicare essere una Donna impudica. Caietano scrive. « Mulier pulchra
lla, e impudica provoca viziosamente all ’affetto sensuale. Ed invero una Femmina, Comica di professione, perita dell ’arte
peciosa per artificio, e ornata con pompa, e con vanissima diligenza, una tal Femmina, dico, come non recherà gravissimo da
na di Filone la Natura ha concessoSerlog. vol. 3. in cant. agli occhi una gran forza di eccitare le fiamme dell’affetto amo
quatur. Can. si n. c. 5. S. Mat. » Filone avvisa, che gli occhi hanno una certa naturale parentela con tutti gli affetti, e
rta naturale parentela con tutti gli affetti, e quindi segue tra loro una scambievole mutazione; da che legge, che lo sguar
ille, nelle quali conservano un veleno molto potente. Ed io noto, che una sola occhiata basta qualche volta per rapire il c
e essendo uomo di tanta perfezione, rimase preso dalla prima vista di una bella donna. « Vidit mulierem, tulit eam »2. Reg.
condotto un giorno dal suo Superiore alla città, nella quale vide in una parte alcune Donne, che ballavano; e domandando a
to Giovanetto, che mai per avanti non ne vide alcuna, solo per averle una sola volta vedute, si sente ardere tutto con fiam
in affectum cordis. » Vataldo legge. « Oculis exeunt », quasi che sia una cosa medesima il mirare, e il peccare, attesa la
peccare, attesa la facilità, con che si pecca, rimirando l’aspetto di una bella Donna, e impudica, e provocando la divina g
olta contro loro voglia. Mi dichiaro con questo caso. L’anno 1638. in una Città dell’opulento Regno di Sicilia un Gentiluom
di quella santissima Congregazione Messinese. Questa Congregazione è una numerosissima radunanza di molte persone di varie
on uno zelo sfavillante di celeste ardore avvisa, che se tu vedrai in una parte eccitati gli applausi popolari per le sceni
rissime accidit. » Io mi astengo di rispondere a questa Obiezione con una lunga citazione dei S. Padri; quali ho citati alt
ne di disperazione, e di morte, benché per diverse strade, così per l’ una , come per l’altra arriverai: e perciò, come molto
te è cosa peggiore mirar da lontano, che da vicino: perché da lontano una faccia, abbellita con arte, sembra qualche cosa v
ta da vicino, si scopre stibiata, infarinata, incrostata, e simile ad una vera dipinturajn, o mascherone ; con la quale app
l pensiero della fornicazione, e del peccato. Io rispondo, che quando una Comica è bella, fa impazzire molte volte qualche
tro modo irragionevole, peccano mortalmente. Rispondo inoltre, che se una Comica è brutta, forse non tutte le Comiche della
on tutte le Comiche della sua Compagnia sono brutte: e alle volte con una brutta, e vecchia padrona compare una bella, e gi
a sono brutte: e alle volte con una brutta, e vecchia padrona compare una bella, e giovane servente, e qui corre il detto v
tojp. « Contraria iuxta se posita magis elucescunt. » La bruttezza di una fa maggiormente spiccare i lampi di beltà nell’al
iormente spiccare i lampi di beltà nell’altra. Ma poniamo, che vi sia una Comica sola, e che sia brutta al parere di uno: i
at ex sine mortaliter malo. » Concludo con ricordare, che molte volte una Femmina anche brutta fa dar nelle pazzie un Genti
no, seguì da Napoli a Roma, e indi ad un’altra principalissima Città, una Comica, veramente agli occhi dei Savi brutta, ma
avi brutta, ma alla vista di quel misero tanto vaga, che gli sembrava una bellissima Semidea. Insomma non stima brutto l’am
ato viso, chi l’ama troppo sregolatamente. Ma se di rado avviene, che una Comica brutta piaccia molto; certo è, che spesso
che una Comica brutta piaccia molto; certo è, che spesso occorre, che una bella, e molto piaccia, e molto nuoca alle anime
ornata, e tutta vana nel banco, o nella scena. Oggetto di tal fatta è una Medusa per il danno di molti: e molti si impietri
rpi, onde può servire a noi di simbolo, per avvisarci, che il capo di una teatrale Medusa, cioè di una Comica, e molto più
i simbolo, per avvisarci, che il capo di una teatrale Medusa, cioè di una Comica, e molto più la faccia di lei, e la person
subito risentimento contro l’onestà: che ci cagionerà poi la vista di una Comica bella, ornata, e vana; se l’animo nostro f
graziosa nel trattare, dolcissima nel canto ? Farà, credo, ss stessa una rete infernale, per allacciarvi dentro moltissimi
lli modi di un’accorta, e graziosa Donna contro il bene universale di una Città intera. Ho sentito raccontare per bocca di
ontare per bocca di un degnissimo Religioso, nobile Messinese, che in una Città principale del fiorentissimo Regno di Sicil
in una Città principale del fiorentissimo Regno di Sicilia si trovava una famosa comica, la quale, dopo aver posto sottosop
te pericolo dell’eterna dannazione. Io con le mie grazie ho cagionato una disgraziata infelicità a moltissime anime: che pe
iaro specchio, in cui possiamo vedere la forza, ed efficacia, con che una Donna teatrale nuoce a molti con il solo modo gra
ca fermezza possono trovare i sinceri costumi, e le virtù decevoli ad una cast Donna; onde non sarà temerarietà il giuducar
un giorno udì a caso un Mimo, credo un Salimbancojy, il quale cantava una certa storia, che esprimeva la conversione di S.
ranno le mura dei costumi virtuosi: e la buona cittadinanza diventerà una cattiva abbondanza d’iniquità. Ma se il canto dis
ana, e Comica impudica ? Nuocerà per certo gravemente a molti; e sarà una parte d’infezione molto perniciosa; e la Donna ca
ma presa dal Diavolo gli serve da mezzana per allacciarne altre: come una pernice dall’uccellatore gli diventa esca e allet
trame dice chiaro. Senz adubbio potrà far colpo il vezzoso parlare di una bellissima Comica, discorrendo d’amore con l’aman
stesso, per vedere, che cattivo effetto cagioni nel suo cuore l’udire una pestilente, e diabolica cantilena proferita da un
suo cuore l’udire una pestilente, e diabolica cantilena proferita da una Femmina teatrale. « Temet ipsumHom. 2. in Math. t
ta, e direbbe il Nazianzeno. « Malorum feminum mala seges », questa è una raccolta rea da rea semenza. Ed un nobile Satiric
adri, ma di più per avviso di ogni giudizioso. Natal Comite scrive di una Donna chiamata Empusa, che si trasformava in vari
di modo, che pareva un Proteo. Ma Luciano afferma, che per verità era una Ballerina triste, che con vari, e impudichi gesti
dei moderno Comici, che professano modestia. Beltrame testifica, che una gran Donna, Signora di santi costumi, dopo aver s
i ricevono per la consuetudine, che in questa parte non pare, che sia una corruttele; e dai balli si prende occasione di ce
nesto racconro, narratogli da un soggetto della Religione. Era, dice, una Femmina di costumi troppo licenziosi; godeva di t
ella vita indegna, che chiamare si poteva degna morte, e morte rea di una meritata pena sempiterna. Tutti gli spettatori di
re, che renda l’animo abominevole con maggior bruttezza. Ebbe ragione una volta un Servo di Dio nella Città di Siracusa di
apuccini di risolversi a porre efficiace rimedio allo scandalo che in una Città principale, ove egli l’Avvento predicava, e
una Città principale, ove egli l’Avvento predicava, era cagionato da una Comica Saltatrice vestita da uomo; vi rimediò pre
comparire con me alla loro miseria. Ma non so, se il buffone, mentre una di queste salta, e tripudia nel pubblico, egli ma
on il solo ricordoki resto addolorato, e convinto pienamente, che era una grandissima oscenità quel tripudio di salti zazze
rché mentre scrivo quella materia, intendo da testimone di vista, che una Donna, vestita da uomo salta pubblicamente, e bal
to da un gravissimo Religioso, testimone di vista, che in Germania fu una Donna di nobilissimo casato, e di riguardevole be
e beltà, ma superba, vana, e molto desiderosa di comparire; ssembrava una capitana della donnesca pompa, e vanità; ballava
saltar, o a far altri giuochi nel pubblico Teatro ? La Comparsa di una lasciva Comica nel pubblico Teatro per dilettare
licenza darsi in preda a licenziosi piaceri. Come l’anno 1634. faceva una Meretrice, la quale vestita da uomo viveva nella
ruoso. Come il Filosofo dice, che la Natura pecca nelle produzione di una cosa, quando non la produce fornita con le sue so
ne del numero di quelle, che assolutamente considerate portano con se una certa deformità, ovvero disordine: e nondimeno di
o questo mio detto nel caso della leggerezza, per cagione della quale una donna alle volte si veste da uomo senza altra cir
cilius meretricandi; ut patet per Gloss. et Arch. Ibi », come occorse una volta, che di mezzo dì fu veduta una Meretrice us
ss. et Arch. Ibi », come occorse una volta, che di mezzo dì fu veduta una Meretrice uscire, da una porta principale di una
occorse una volta, che di mezzo dì fu veduta una Meretrice uscire, da una porta principale di una Città, ove l’aspettava un
i mezzo dì fu veduta una Meretrice uscire, da una porta principale di una Città, ove l’aspettava una carrozza di Giovani la
retrice uscire, da una porta principale di una Città, ove l’aspettava una carrozza di Giovani lascivi; e giunta si trasse t
zione dei Giovani poco virtuosi che moltissimi di loro al vagheggiare una bella, e graziosa Comica in farsetto, e che salta
o per l’Italia, nel mese d’Aprile si trattenne con i suoi Compagni in una principale Città, per guadagnare saltando, e proc
dute da tutti, ella scendeva dalla corda, cessava dai salti, prendeva una tazza in mano, e arditamente si cacciava tra la m
oglio accennare solamente uno; ed è, che non solo la vista attuale di una Comica ferisce l’animo con i peccati nel Teatro;
ne, che disse di avere commesso moltissime iniquità per il ricordo di una Comica già veduta nel pubblico banco di una piazz
niquità per il ricordo di una Comica già veduta nel pubblico banco di una piazza. Il mirar una Donna, molte volte è un succ
o di una Comica già veduta nel pubblico banco di una piazza. Il mirar una Donna, molte volte è un succhiar il veleno; e se
morte spirituale. Fu prudente la risposta data dall’Abate Arsenio ad una Donna, che lo pregava a tener memoria di se nelle
al mio cuore il ricordo della sua persona. Non tutti al ricordarsi di una Donna già veduta, e tentati per tal ricordanza, p
hia, il quale combattuto dal Demonio con la memoria della bellezza di una Femmina veduta, udendo, che era morta andò al sep
a la piaga del cuore non se ne vola prestamente; come succede, quando una Cerva è trafitta con dardo in qualche parte vital
pere, tamen ipsa per se perit. » Nello stesso modo l’anima colpita da una lasciva saetta per la curiosità dello sguardo, be
crudeli scorrerie dei diabolici Ladroni: sarà oggetto lamentevole con una più che tragica lacrimazione. E quante volte occo
e volte occorre, che di passaggio, e casualmente uno mira sul balcone una donna, e qindi, come da fiamma, concepisce favill
ne segue un miserando incendio ? Ho conosciuto un Gentiluomo, che per una vista casuale, poco avvertita, e meno stimata, si
ndi col tempo giunse ad uno stato, che egli tutto dolorosokt chiamava una quais mortale impossibilità di levarsi dal lezzo
la Femmina adornata con negligenza, e mirata per caso accidentale in una piazza, spesso ferisce il suo troppo curioso vagh
esso gli altri Santi Dottori, intorno al mirare in scena, o in banco una Comica ordinaria, e piena di lascivi allettamenti
rsone; e che questa comparsa femminile è uno stratagemma del Diavolo, una rete dell’Inferno, e un manifesto precipizio dell
occhio lusinghiero, di un riso vezzoso, di un portamento leggiadro di una bella Dama, che di quanti discorsi si facessero m
qundo vedono comparir le Comiche belle, e vezzose ? L’anno 1641. andò una Comapgnia di Comici ad una principalissima Città
miche belle, e vezzose ? L’anno 1641. andò una Comapgnia di Comici ad una principalissima Città d’Italia, per farvi le soli
provocativi efficacemente alla disonestà, è uno scandaloso eccesso, e una manifesta oscenità, prima di sufficiente ragione,
a di un bel soggetto. Dico poi al luogo di Beltrame, che l’ingegnarsi una Donna di essere amabile non è cosa riprensibile,
gli dotato d’intelletto, e di giudizio, può intendere, e giudicare di una cosa bene, o male secondo le regole della cristia
fatto seguece del senso, che non attende alle astrazioni, per essere una potenza materiale, e poco sollevata. Ma forse qui
e tra di loro per stretta amicizia connesse, ne segue, che quello che una per mezzo della cognizione apprende, e intende pe
oco onesto: molto più difficile elle sarà, udendo recitare, e vedendo una Rappresentazione di poca onestà: poichè l’azione
diciamo nel caso nostro; poichè si corre ad udire, e si gusta più di una Commedia oscena, e di un ragionamento amoroso, ch
ionamento amoroso, che di un discorso Accademico divirtù morali; o di una predica di santità fatta con grande artificio da
ffectus est. » E l’uomo appassionato non è buono a giudicare. Anzi in una passione veementissima, dice questo Teologo, l’in
trodurre i Giovani vestiti da Donne nel Teatro ? Questa difficoltà una volta propose a me un Comico principale, e da alt
molto rea di cercare pastura per la lidibine: come appunto io intesi una volta in una città fuori d’Italia, che un certo l
cercare pastura per la lidibine: come appunto io intesi una volta in una città fuori d’Italia, che un certo lascivo amante
tidio, e senza molto stancare la pazienza di chicchè sia. E bene vera una cosa, e questa non la tocca Beltrame, la voglio t
il ricordo di tali abbigliamenti, e acconciature. Un caso non stampa una regola per tutti universale, ma può servire di bu
virtù segnalato, e di età ormai senile, e grave, si trovò assalito da una pericolosa infermità, per la quale giunse « ad po
da me è stato approvato, che un Giovane vestito da Donna rappresenti una Femmina, tutto che buon sia, virtuosa, e santa. C
n principalissimo Signore, e di molta giurisdizione, che si recitò in una città il Pastor fido; comparve sotto nome di Donn
p a passeggiare. Ma non fu meno grave un altro accidente, seguito per una spirituale Rappresentazione. Si facevalq con sole
q con solennissimo apparato un bel Recitamento per onore, e gloria di una Vergine, Martire gloriosa; ed ecco, che un Giovan
un Giovanetto, benché sia un nuovo Narciso di pudico affetto, e quasi una verginella Rosa di casto amore. L’occasione apre
ne amorosa ? Temo che forse potrà cagionar rovina, che la comparsa di una vera Donna; e però potrà rendersi meritevole di p
nna, e comparvero con belle maniere, e con graziosi modi: qunado ecco una miseria Teatrale di gran sventura: uno dei tre si
ecco una miseria Teatrale di gran sventura: uno dei tre si accosta al una torcia ardente, per meglio accomodarla e subito g
a torcia ardente, per meglio accomodarla e subito gli salta in faccia una quantità di quella fiammante materia così, che gl
lte il popolo alla Commedia con questa invenzione. Saliva in banco in una piazza con far comparire un gran veligione, in cu
rimo jha bisogno di due minestrine per riempirsi; e questo secondo di una . Orsù Signori pagatemi un bolognino per uno; e ve
rangitur; nunc temulentus in Cibilem) » e quando voleva rappresentare una Donna, non si vestiva da Donna: ma faceva sentir
o. Questa fi la ragione, che l’anno 1638. mi recò un gran Signore; in una principalissima Città, per giustificare, che le C
e fingendo in Teatro, rendi adulteri i popolo spettatori: tu solo con una sola Femmina rimarresti ingannato, e non inganner
ramento, usino la finzione del negozio sacramentale del Matrimonio: è una coperta finta, e burlesca, ma tale, che si scopre
l Matrimonio: è una coperta finta, e burlesca, ma tale, che si scopre una vera indecenza del Sacramento. S. Tommaso vuole,
iani, e professori di modestia. Il S. Sacramento del Matrimonio non è una cosa della Chiesa, e delle Fede ? Si. Voi fingend
o con i gridi, con i plausi, e con le risate degli Spettatori ? Disse una volta un Gentiuomo intorno a certe Rappresentazio
ccato: perché rappresentano un Matrimonio; e il tutto si conclude con una risata grassa grassa. Ed io dico che con quel Mat
e questa difficoltà di rappresentare un Matrimonio: perché come disse una volta in Messina: un Professore di Teologia, ques
come disse una volta in Messina: un Professore di Teologia, questa è una delle più principali obiezioni intorno a questo o
e di più insolita alle persone onorate. E chi vide mai un Giovane, e una Donzella a paralre insieme d’amore, senza i debit
mamente di quelle di Plauto, e di Terenzio; come spesso vi trova, che una Fanciulla onorata si conduca a trattare in pubbli
estare il tutto con il fine di un finto Matrimonio. Questa finzione è una vera disposizionepag. 170. al distruggimentomg de
co, come in Giovane ottiene, tatti, e baci, e altre cose peggiori, da una Donna, quale poi alla fine riceve per Moglie. Ma
ate Efrem. Egli passava un giorno per certa strada, nella quale stava una pubblica Meretrice, che tosto, a persuasione di c
biasimo, come che si abusino dell’Arte, il cui fine è di giovare con una dilettevole, modesta, e virtuosa Rappresentazione
d io dico, che i Comici osceni lo girano in male;perché la Commedia è una tomba di suono spaventoso ai peccati, e di grazio
uo vituperio; e con l’esborso del piacere altrui comprò a se medesimo una ragione di molto disonore. Credo, che basti il de
di buon guadagno. L’anno 1638. mi narrò in Sicilia un Comico, Capo di una Compagnia, che egli una volta con i suoi Compagni
1638. mi narrò in Sicilia un Comico, Capo di una Compagnia, che egli una volta con i suoi Compagni si trovava in una princ
i una Compagnia, che egli una volta con i suoi Compagni si trovava in una principalissima Città d’Italia; ivi fu loro avvis
ssima Città d’Italia; ivi fu loro avvisato, che facessero due Azioni, una modesta, l’altra di quelle d’altra fatta. Le fece
avi, e daisacri estimatori: e quando il sentiero si dice luminoso per una , o due lampade accese, vi è bisogno di chiamarsi
ne, che le Commedie dei nostri tempi non siano oscene, benché abbiano una , o due, e anche tre Donne; e che queste compaiano
mparsa delle Comiche, palranti lascivamente d’amore in scena, non sia una oscenità, rispondo, che tal detto, ovvero suppost
na secondo la qualità, e uso comune della persona, che rappresenta in una modesta Commedia, Tragedia, Pastorale, o altra Az
rminati; perché sarebbe troppo gran peso; e troppo dur acondizione ad una Comica virtuosa, che non potesse esercitare l’art
decenza della persona, che da lei viene rappresentata onestamente in una lecita Azione. Se l’ornamento della Donna, dice C
si dal farsi vedere pubblicamente ornata, ed abbellita rappresentadno una Fanciulla, una Regina, o altra Femmina secondo la
dere pubblicamente ornata, ed abbellita rappresentadno una Fanciulla, una Regina, o altra Femmina secondo la parte, che le
pressamente insegna Castro Palao con Sanchez, e Bonaccina, dicendo ad una Donna. « Si tuo facto, quantumuis pravo, scias, v
oro Parteggiani: mentre dicono, che se bene si tratta quelle Commedie una materia lasciva, e disonesta, nondimeno gli Audit
ficherebbe la lor Comparsa ? Non è tutto oro quel, che si causa da una miniera d’oro, né tutto è sostanza di perla ciò,
he si chiude nella Madre perla. Platone secondo me paragonarsi può ad una ricca vena di aureo metallo per la preziosità del
na ricca vena di aureo metallo per la preziosità del suo sapere; e ad una doviziosa conchiglia per la candidezza dei suoi g
no da ogni errore. Alcuni per difesa delle mercenarie Comiche muovono una difficoltà, che chiamare si può la Platonica, se
alro i suoi innamorati. Significa forse un’amore virtuoso, fondato in una certa buona moralità, e civile credenza ? Ma ques
n pratica ? Quanto è pericoloso ? Quanto è raro ? Confessare di amare una bella Donna, e dichiararsi con parole affettuose,
benché vi parlino di materie amorose con maniere poco modeste; perché una tal levata è argomento ditroppa severità, e per c
iarsi col parere di tanti, e tanto qualificati presonaggi. La luce di una minuta stella perde il suo chiarore in faccia di
o era galantuomo, e virtuoso, il quale col solo alzar di un occhio ad una Femminella, che stva sulla finestra, contrasse fu
covato, che pochi anni orsono, mi disse, dopo aver letta, e ponderata una mia scrittura. Io mai più comporterò, che la Donn
o di veder scritture contrarie al suo volere, professando con i fatti una viziosa ignoranza: l’esempio di un tal’uomo, trop
troppo appassionato, non deve allegarsi per autenticare, ed onestare una cosa illecita: ed alle volte si trovano persone g
qualche Comico mi ha confessato d’averne trovato di tal fatta più di una volta. Ma io dico, che in tal caso i Teologi tacc
ato mortale; perché almeno è, per non dire cosa di maggior vantaggio, una molto grande ignoranza affettata, grassa, e supin
te Teologo, ed apportò varie ragioni a favore di quell’impedimento: e una fu, che non tutti i Dottori erano del senso del T
riore non poteva citare alcun Dottore; benché supponesse poterne fare una lunga citazione di molti. Io minimo tra i Dotti p
e di questo officio, dico, che il Confessore rappresenta due persone, una di Giudice, e l’altra di Medico: e i Principe alt
cora egli Curiale, e Cortigiano. E finalmente si mostri tale, che con una vera umiltà, e santità abbia congiunta una modest
te si mostri tale, che con una vera umiltà, e santità abbia congiunta una modesta libertà di avvisare il Principe;nè tema d
a humilitate »; come ne avvisa Clim. E quando l’umiltà si collega con una buona ragione, impietra facilmente, che le medesi
issimo, e fioritissimo Regno manteneva a spese sue, e d’altri Signori una numerosa, e principalissima Compagnia di Commedia
per non dare ombra, benché minima, di censurare i Superiori, compose una scrittura con ragioni, parte di convenienza, e pa
ccorre spesso, che uno incontra per caso in piazza, o trova in Chiesa una Donna, non lascivamente acconcia, la mira con cur
perché chi da licenza di salire in banco, o di comparire in scena ad una Donna vana, da occasione agli Spettatori di coope
ommaso 2. 2. q. 167. 2. 2. c. E quanti pochi sono quelli, che vedendo una Donna vana, e vanamente ornata in banco, o in sce
Donna provoca, chi l’ode, a disonesto amore: che sarà dunque il veder una Donna vana, e udirla parlare di quelle cose, che
on posse permittere. » E aggiunge. « Tam perniciosum malum uno verbo, una scheda tollare Princeps potest; et quia tam, faci
re, se vogliamo vivere, e morire nella Fede di Cristo. Questo inculcò una volta il P, Bonaccorso Predicatore Sicliano della
acorta in un suo trattato manoscritto. E Carlo V. santamente pubblicò una costituzione « de iis expellendis », la quale p r
n tutta la persona un perfetto decoro, quale spetta, e s’appartiene a una perfetta Commediante. Sin qui il Garzoni. Ma io r
rre questo uomo erudito intorno al Ridicolo: e io ne inserisco che se una vecchierella, o una Fanciulla serva, ovvero una N
ito intorno al Ridicolo: e io ne inserisco che se una vecchierella, o una Fanciulla serva, ovvero una Nutrice compare a far
o ne inserisco che se una vecchierella, o una Fanciulla serva, ovvero una Nutrice compare a far modestamente ridere gli Spe
à talvolta un dotto lodare precisamente la finezza dell’Arte, con che una persona iniqua, e scellerata offende Iddio peccan
omina quattro donne eccellentissime nel recitare, e le contrappone ad una Commediante tanto infelice nel recitamento, che l
a nessun Teologo, credo si possono scusare da peccato mortale: poichè una lasciò recitando in un mare di pene il cuore di u
i stima, essere verissimo, che bene spesso un fatto, un gesto, ovvero una parola d’oscenità, e d’immodestia in una licenzio
o un fatto, un gesto, ovvero una parola d’oscenità, e d’immodestia in una licenziosa donna cagiona sdegno, e odio nel cuore
dice male Beltrame, dicendo, che le pare, che la modestia solamente d’ una bela Fanciulla sia più atta a fare piaga in un cu
piaga in un cuore, che il licenzioso volto, o premeditato discorso di una Comica. Ma io dico, che più, che una bella, e mod
volto, o premeditato discorso di una Comica. Ma io dico, che più, che una bella, e modesta Fanciulla, sarà atta ad impiagar
nti sguardi, con vezzi di bocca ridente, e con le potenti lusinghe di una persona tutta ben composta, e tutta fatta, per es
perniciosamente rovinosa amolti deboli della cristiana perfezione: e una bevanda avvelenata, ma dolcemente zuccherata: con
simo, che tutti gli altri eseguissero nella propria giurisdizione con una Politica, con una santa Politica, e prudente imit
i altri eseguissero nella propria giurisdizione con una Politica, con una santa Politica, e prudente imitazione. Io so di u
della debolezza di spirito di moltissimi Uditori, risponderebbero con una totale proibizione. E certo fondatamente; perché
ai quali tocca la regola più della pratica, che della speculativa per una parte, e per l’altra non vi è alcuna probabile op
le alla sacra Congregazione dei Vescovi, e faccia istanza, che scriva una lettera a tutti i Superiori Ecclesiastici princip
o di professione di Scettici, peccheranno mortalmente, rappresentando una Commedia spensierata; ma non incorreranno le altr
censurato, e sospeso. Pag. 225, 226. Arsenio non voleva ricordarsi di una Donna. Pag. 171. Artificio da pochi è distinto da
mmodesti. Pag. 12, 13. consultava con molti Dottori. Pag. 15. Carlo V una Costituzione di cacciare i Comici. Pag. 250. Al C
131. Non si ammetteva in Teatro cinquant’anni prima. Pag. 229. Vista una sola volta rovina. Pag. 227. Non si vesta da uomo
Ferdinando II Imperatore per un atto brutto impedì il recitamento di una Commedia. Pag. 34. Filippo II proibì le Commedie.
, o no con i Comici. Pag. 42, 43. Sig. Card. Giovanni de Lugo approva una dottrina dell’Autore. Pag. 243. P. Gio. Paolo Nav
ag. 24. Quante bastino a fare oscena la Commedia. Pag. 30. E se basti una mortale. Pag. 31. La passione impedisce in giudic
di pensiero. Pag. 135. Piacere esca dei vizi. Pag. 91. Plauto scrisse una Commedia modestissima. Pag. 190. Il popolo vuole
0. Il popolo vuole la comparsa delle Donne. Pag. 92. Predicatore fece una fruttuosa passata contro le Commedie oscene. Pag.
cene. Pag. 37. Un altro contro alcune donne nobili, che volevano fare una Rappresentazione 72. Principe Il buono non permet
inal: di.  cd. [NDE] Comprendre: ricavo. ce. [NDE] Comprendre: come una . cf. [NDE] Original: sopra nomato. cg. [NDE] Co
2 (1649) Della Cristiana Moderazione del Teatro. La soluzione dei nodi pp. -
nstanza del Sig. Odomenigico Lelonotti da Fanano. Si aggiunge al fine una Censura d’Autori antichi, e moderni intorno a’ Co
tano tal’hora con titolo di onesta Ricreatione da persone ascritte in una osservante Congregatione. In Firenze, Appresso Gi
iani  ; così tutti noi ci mutiamo  ; e tutti per mezzo tuo impetriamo una scintilla del celeste fuoco, d’onde gli affetti n
uale, ovvero historiale e  ; e si propone nel Cartello d’invito, come una Opera bella, e grave, sia tollerabile. 69 P. 17.
lvono quelli, che vi vanno, o le premettono. 74 P. 2. Si risponde ad una Obiezione. 79 P. 3. Se l’imparare il bene è Ragio
e. P. 6.Se sarebbe buona Ragione, per tollerare le Commedie Oscene in una Città, il dire, ch’ella mai le avesse proibite. 9
he da taluno si prova, che devono essere amati. 162. P. 5. Si risolve una Difficoltà intorno ad un Recitante Modesto. 164.
xpeditos, et paratos ad expectandum novissima. » L’aspettazione h di una buona morte è buon Maestro di virtuosa vita nel T
zioni vere delle Comiche oscenità 212. Alcuni non peccarono recitando una Commedia Satirica 206. Non sono corretti da altri
oncepisce un figlio simile al Demonio 244. Una in Purgatorio per udir una canzone 248. Levar le Donne dal Teatro sarebbe gr
a più nuoce recitando, che stando in finestra 170. 171. Condizioni di una trista 171. Nuoce a tutta la Città 171. 172. Dubb
sempre scusa 120. 121. Figliuolo riaccettato dal Padre per cagione di una Commedia 234. Filippo 2. Re di Spagna proibì le c
57. Ozio è rimediato dalla Commedia 150. P Pambo Abate pianse vedendo una Donna trista 248. Papa si nomina con gran lode 18
4. Non si può far lecitamente di ciò, che è scritto 62. Re ripreso in una Commedia Satirica 207. Recitamento è più efficace
Lezione 179. Più diletta 180. Recitante morto subito nel principio di una commedia oscena 48. Recitanti morti all’improvvis
ando sì 60. 61. Vizi difesi E. Vizi crescono 129. Z Zelo dell’Anime è una sete 220. Il vero riprende ogni peccato 221. Non
mar. V. Adulatio §. 3. Man non perciò si concede, che tal diletto sia una ricreazione infetta col miscuglio di qualche osce
go, né conosco, ove meglio lo possa fare, che nello stare presente ad una graziosa Rappresentazione, la quale da oneste per
mente scrisse del gioco, che doveva essere un lume di buono ingegno e una cosa degna dell’eccellenza umana. « In ipso joco
menti, e cose finte per burla; ma sono da senno, e con reale successo una vera miseria, e un verissimo avvenimento di molti
. Ciò, che ivi gli Attori fanno giocando, e dilettando, è in sostanza una perniciosa oscenità, è una ricreazione infetta mo
anno giocando, e dilettando, è in sostanza una perniciosa oscenità, è una ricreazione infetta mortalmente; e un presto, e e
Gesù, che con Apostolico zelo tentarono d’impedire il recitamento di una Commedia non in tutto santa. Narra il caso il vir
da tutti sia fuggita la dannazione. A morbi simili si deve applicare una simigliante medicina di spirito, e di dottrina co
l’uso antico basta per tollerare queste oscenità. Mentre l’acqua di una graziosaad fonte scorre limpida e chiara, se ne p
nevole? E così intendo l’Angelica, ove dice. La consuetudine può fare una cosa lecitaVerb. Fest. N. 21. l. 5. Instit. Mor.
e una cosa lecitaVerb. Fest. N. 21. l. 5. Instit. Mor. C. 1. q. 5. da una illecita. E ragionevole si è quella, che è senza
sia in queste oscene Rappresentazioni, si devono fuggire, per essere una mensa di dolci sì, ma velenose vivande alle miser
condannarle; perché sarebbe un voler condannare le cose di Dio: che è una troppo ardimentosa impietà, e empia sfacciataggin
ssima suggestione di Satanasso, il quale poi fa colorire il tutto con una falsa apparenza di utilissimo diletto. Dico inolt
ben regolato dalla virtù Cristiana: onde mi ricordo, che recitandosi una volta un’Azione da persone, non mercenarie, ma on
o permettere ancora nelle profane. Non voglio rispondere, apportando una ragione d’Economia, e d’interesse ai Comici, dell
o comune, ha gran forza, nelle cose per restringerle tra i confini di una lecita moderazione: l’uomo non riceve nocumento,
ro con questo caso. Io m’immagino di trovarmi, come infatti mi trovai una volta alla solennissima, e non mai abbastanza cel
i di argomento spirituale, come il Figliol Prodigo, la Conversione di una Peccatrice, e altre di simil fatta: nelle quali n
parole. E io dico, che non è nuovo inzuccherare il veleno, e coprire una illecitissima disonestà col grazioso vello di mod
in scena, lo Spettatore si muove al desiderio d’imitazione: al vedere una Comica, e udirla, si eccita, non a venerarla, com
allettamento al peccare, almeno col pensiero: e però hanno bisogno di una buona, e ben regolata moderazione dei Superiori.
o neo non toglie la grazia di un viso modesto, pudico, e grazioso: né una piccolissima spina deroga punto alle porpore, e a
oltivato cespuglio di belle rose. E come dunque potrà mai essere, che una teatrale Rappresentazione, per altro onestissima,
so, come per burla. » I tatti poi leggieri, come stringere la mano ad una donna, premerle il piede, e simili, fatti per dil
as percurrit, humores soluit, et eicit. l. c. 21. » Così dico io, che una , o due oscenità mortali non sono, in quanto all’e
ortali non sono, in quanto all’efficacia, un piccolissimo neo, ovvero una sottilissima, e debolissima punta di spina da non
asta un solo piatto velenoso, per nomarlo mortifero, e abominevole: e una sola eresia per far un libro degno di proibizione
chiamato in giudizio capitale per rispetto di un solo verso posto in una sua favola teatrale; e fu questo. « Iurata lingua
per la difesa dell’onesta Commedia; vediamo ancora per scherzo di far una girata sopra della rea, e proponiamo, che la Comm
della mente, e confonditrici della coscienza queste? Volere porsi in una scuola, ove, come scrive Girolamo Fiorentino nell
d. « Velato semper nomine appellanda ». Non volersi curare di fuggire una prossima occasione, e un manifesto pericolo di ro
in mare, e si slarga molto bene, e con molto artificio a fine di fare una tratta buona, e abbondante, come è necessario al
tale comodità, che chi non conoscesse la sua Compagna, la stimerebbe una comitiva di persone molto onorate, e facoltose: i
presso un Gentiluomo quel Ciarlatano, che gli dicesse. Signore datevi una , o più ferite mortali nel petto, che io vedròax d
o; perché questo sollevamento è effetto della divina grazia, e non di una comica finzione. Aggiungo: la conclusione di un m
che Ganassa, Comico Italiano, e molto facetoba ne’ detti, andò la con una Compagnia di Comici Italiani, e cominciò a recita
più nota pur il P. Alegambe, che Giacomo Alberti Spagnolo ha stampato una Predica contro i Commedianti, come che siano la p
o Commentator Spagnolo P. Francesco Ribera ha stampato ne’ suoi libri una gagliarda riprensione contro le Commedie oscene S
a tutto il mondo. Non posso anche tacere ciò, che Cellottio avvisa in una orazione, nella quale introduce il suo Filologo,
vera dottrina teologale: un grosso velo ricopre ogni gran macchia: e una maschera bella apparenza nasconde la deformità di
gran macchia: e una maschera bella apparenza nasconde la deformità di una vera, e schifosa bruttezza. Punto undecimo. Se b
pongono sossopra la scuole; e questo avviene, perché si sente sempre una stessa voce, il medesimo stile, e quali sempre un
hé si sente sempre una stessa voce, il medesimo stile, e quali sempre una somigliante materia. (E io dico, che forse per si
amma. Per ragione di questo caso io replico, che spesso tal’uno trova una disgrazia, ove stimò godere un grazioso passatemp
arrano alcuni, e lo racconta anche Beltramec. 52., che nel principiar una Commedia un Recitante morì repentinamente, e che
. Io non so pensar qual fosse il guadagno, che potesse far costui con una favola scenica, se non era a caso un concetto d’E
senza che tu perda la vista sopra de’ libri: e forse, che ella non è una lezione di due ore per lo meno, ove senti discors
iacere a tutti. Aggiungo, che ad alcuni piace troppo; e io ho sentito una volta dirmi da un Gentiluomo. Io non posto stare
ro allegare. Anche a molti piace molto la domestica conversazione con una pubblica meretrice; e nondimeno sempre non è leci
tano gratis, e non a quelli, che per necessità professano tal’Arte, è una carità da me non intesa, o una giustizia da me no
e per necessità professano tal’Arte, è una carità da me non intesa, o una giustizia da me non conosciuta. Le Commedie de’ S
; e però non v’è bisogno di tanto rimedi. Con tutto ciò confesso, che una Commedia, o mercenaria sia, o fatta gratis, si de
grande spesa. E io aggiungo. Veramente il fare troppo grande spesa in una Rappresentazione può essere tal volta eccesso per
no riprensione maggiore, che i Comici Mercenari. Sono pochi anni, che una Gentildonna molto principale fu caldamente pregat
i giovani; acciocché ella facesse l’invito delle altre Gentildonne ad una Commedia, che essi avevano in ordine per recitare
l Recitamento, fece chiamare a suoi principali di que’ Giovani, e con una gagliardissima riprensione rimproverò loro l’inde
quali pensieri possono sentirsi nascere nel cuore in tempo di sentire una Commedia, non affatto modesta, ma impudica? L’ann
ose. Io però non giustifico l’errore de Giovani; e mi ricordo, che in una Città molto principale d’Italia un servo di Dio,
che si conducono a fine molte volte con la scusa, e con la coperta di una Commedia. O scellerata ipocrisia dell’onestà, o v
’onestà, o vergognosa maschera dell’impudicizia, o vituperoso velo di una moltiplicata iniquità. Qualche lascivo Amante si
ione non è giustificazione; la loro malizia precisa e per se stessa è una sonora tromba di vitupero a loro pubblica, e eter
ccidente, a fine di spuntar un chiodo con un altro chiodo, e di cavar una spina con un’altra spina: ma la pratica del negoz
r un poco, dall’atto vizioso del gioco; o dalla rea conversazione con una trista Femminella, o da altro inconveniente: nond
utile, che così la Commedia corregge dal male: ma io dico, che riesce una vana correzione, e una vera scorrezione: onde non
edia corregge dal male: ma io dico, che riesce una vana correzione, e una vera scorrezione: onde non è temerità il dichiara
vera scorrezione: onde non è temerità il dichiarar quell’utile essere una cosa perniciosa, e degna detta nota di mal fine,
ntur, non incomitata, e absque nota referenda sunt. » Io qui propongo una domanda popolare, etc. I Comici dicono. Si rappre
o alla giornata, e in verità troviamo, che niuno, o pochissimi, e per una felicissima, e rara ventura, si emendano da’ Vizi
scandalosa oscenità. È notisi, che non tutto quello, che si scrive in una Cronaca, si può lecitamente rappresentar in una p
llo, che si scrive in una Cronaca, si può lecitamente rappresentar in una pubblica Scena; perché ad altre leggi soggiace la
deve pubblicamente rappresentare. Non nego che chi descrive con arte una cosa, la può mostrare col suo contrario, per farl
gliano questo, e abbiano un fine per altro eccellentissimo. Io abitai una volta in una Città, ove un Religioso predicava co
, e abbiano un fine per altro eccellentissimo. Io abitai una volta in una Città, ove un Religioso predicava con gran concor
unto decimo quinto. Si conferma il medesimo. Al Primo comparire di una Compagnia di Mercenari Commedianti in una Città,
imo. Al Primo comparire di una Compagnia di Mercenari Commedianti in una Città, chi dicesse al popolo. Allegrezze o Cittad
oni, che non sanno tal correzione, né insegnano tal dottrina  : e per una bastevole prova del detto basta il fare alla sfug
è uno scudo molto debole, il qual non spunta la punta dello strale di una buona obiezione. E se bene scrive prima, che il s
’ozio, e dei senso, vivono tra’ cittadini quasi vittime consacrate ad una miserabile, e continua languidezza di spirito, e
rtù: e questi sono molti; e da questi molti si fanno per ordinario in una medesima Città più peccati nel tempo, che vi dimo
incitamenta querabat, hoc exegerit Poetarum genus, quorum carminibus una eademque opera a viti abosterrere Cives, atque al
um sapientissimus, neutrum ab istorium Poesi expectandum esse: cum ex una parte Virtutes apud illos adeo lenocinis oppressa
to del bene: o pure arringo di Virtù, e fuga di Vizio, per conquistar una bella corona di Teatrale onore tra’ Commedianti m
abbellita, con il grazioso cangiante dello spirito Cristiano, merita una Scena d’oro, e un palco d’avorio, per essere con
fetto, che pregiudica non poco al tutto; e è, che all’ultimo se ne fa una tutta ridicola, turpe, e oscena. E se questa ombr
idissimo. Ho parimente saputo da un amico, e prudente Vecchio, che in una Sereniss. e principalissima Città d’Italia, circa
le persone dotte, e giudiziose ad andare al Teatro per udire, non già una zannata, ovvero una Commedia ridicolosa, e buffon
giudiziose ad andare al Teatro per udire, non già una zannata, ovvero una Commedia ridicolosa, e buffonesca; ma un’Azione g
delle parole, e de’ gesti de’ Comici osceni, tanto godeva di sentire una bella istoria bene rappresentata, e la quale uden
vede avvenire tal volta con l’occasione del Recitamento, che si si di una bella, e modesti Commedia rappresentata, o in Mus
a qualcuno. E la ragione si è, perché quando il Confessore pensa, che una sentenza sia improbabile assolutamente, e in ogni
opinione alcuna tenuta probabile da qualcuno, che si possa assolvere una persona debole di spirito, la quale vuole andare
andare alle Rappresentazioni dell’osceno Teatro; nel quale molti per una , o per molte ragioni possono gravemente peccare.
possono gravemente peccare. Un principal Maestro di Teologia mi disse una volta che quando qualche Gentiluomo lo richiedeva
Ragione; e per renderla più vigorosa, e forte l’appoggiano, quasi ad una salda, e stabile colonna, a quel vero, e comune p
ula excusatio: tectoria sunt ista. Fuci sunt, et deceptio. » Questa è una scusa degna di riso; e questi detti sono pieni d’
a universale. Veggasi un poco, se dopo il partir de’ Comici osceni da una Città, o da altro luogo, quelli, che hanno freque
verà con sperimentale dimostrazione, che l’osceno Teatro Mercenario è una pubblica Scuola, ove praticamente s’insegna, e s’
ì a Commedianti per recitare. Que’ Galantuomini volentieri ne presero una , e la recitarono con molto concorso, e con grande
i amat periculum, peribit ». Una fuga onorata dal luogo del peccato è una buona congettura della salute. Mi aggiunse di più
il rimprovero della riprensione. Le Commedie oscene portano seco, non una scintilla, ma molte fiamme, con le quali sono cag
ero mai nelle ordinarie: certo il danno da loro cagionato non sarebbe una pestilenza tanto universale, quanto si è. Non sar
sta. Le Città principali si avvilirebbero  ? Dove si fonda? E pure fu una volta a me proposta da un uomo di gran giudizio.
né la moltitudine de’ Cittadini rende magnifica, grande, e principale una Città, ma la Virtù de gli, abitanti; per cagione
egnati, e imparati nelle sante predicazioni fanno illustre, e florida una Città; e non le Teatrali, e immodeste Rappresenta
eatrali, e immodeste Rappresentazioni. I Signori Veneziani cacciarono una volta tutti i Commedianti osceni: e i Signori Gen
Dico per fine ad ogni Città principale del Cristianesimo, che sarebbe una sua gloria grande, se col suo esempio animasse og
giano la roba con molta offesa di Dio; con dolore de’ Virtuosi, e con una disonesta viltà della Città medesima la quale pot
sesto. Se sarebbe buona Ragione per tollerare le Commedie oscene in una Città, il dire, che elle mai avesse proibite. Tr
o. Ogn’uno, benché semplice, intende, che il non essersi mai proibita una cosa, non è buona Ragione d’astenersi dal proibir
ma ora tutti sono diligentissimi; onde si gode in Francia di presente una perfetta Moderazione del Cristiano Teatro; e si f
o vi vado, perché sono invitato da altri; e il ricusare l’invito pare una scortesia. Alla quale scusa io rispondo con l’aut
giudizioso Prelato. Taccio ora di raccontare d’essermi trovato io in una principalissima Città di un Regno, nella quale si
ndi l’antico, e grave Tertulliano riferisce quel caso tanto noto, che una donnal. de spect., fedele vi andò, e d’indi se né
. 14. n. 6. e t. 1. disp. 2. q. 4 p. 2. §. Unico n. 26. ove si tratta una materia equivalente a questa. E perché può essere
sia buona Ragione. L’autorità de’ Grandi, massimamente Superiori, è una forbita spada, per troncare le teste altiere dell
e subito vi si rimedia con la presenza del Superiore. Così avvenne in una Città principale di Lombardia a nostro tempo. Si
una Città principale di Lombardia a nostro tempo. Si doveva recitare una Azione. E già si faceva, quando uno nell’Auditori
antum potes. »Ep. 7. Ma lascio Seneca, e considero, che dice bene per una parte quel Cristiano: perché se solo andasse alla
i, alterum qui posatremi. Primiomnes mortaliter peccant, audita etiam una Comedia tantum; quia ipsi sunt motium, ut hic, et
che pur vi vanno. Tutti i primi peccano mortalmente, eziandio udendo una sola Commedia; perché essi sono la cagione motiva
ive loquendo, peccet, neque enim peccatur voluntate communi, hoc est, una per aggregationem plurium conspirantium in unum a
io. E dice. Con voti scoperti pubblicamente si elegge un Superiore in una Comunità  : gli Elettori con la maggior parte han
ore in una Comunità  : gli Elettori con la maggior parte hanno eletto una persona indegna: vi giunge un nuovo Elettore; ved
a guisa. In caso, che i Comici facciano peccato mortale nel recitare, una persona particolare, che va a sentire per mera cu
le Teatrali disonestà. Ove sono stese molte reti, non basta fuggirne una per rimanere libero da tutte. E chi pecca mortalm
uggirne una per rimanere libero da tutte. E chi pecca mortalmente per una sola ragione, cammina verso l’Inferno per una str
i pecca mortalmente per una sola ragione, cammina verso l’Inferno per una strada sola. Punto decimo terzo. Se si può cred
o detto. Io non so: con le parole del P. Giulio MazzarinoRag. 110.. È una melonagginebq pensar, che io il creda. Non si sa
cagione tr. 21. n. 59. al peccato. Il Filiucci con la Scuola dice che una sorte di volontario indiretto è il « volitum in s
nomar’ errore lo starvi presente. Aggiungo io al detto di costui che una volta udii un grave, e giudizioso Teologo Religio
errore. Perché difficile si è il non peccarvi mortalmente, almeno per una delle molte ragioni, per le quali vi peccano molt
dal peccato, chi con quelle va alla Commedia oscena. La buona Fede è una coraggiosa guerriera per difendere dall’assalto d
do non conosce il male; ma ancora, il che è più, quando stima di fare una grande opera di Virtù. Adunque peccano ancora que
ll’atto: all’incontro l’Ignoranza è colpabilebs, se si conosce almeno una parte della Malizia; come rettamente insegna Sanc
icamente contro le Commedie mercenarie del nostro tempo? Tosto che ad una Città giungono Commedianti, non mancano Predicato
, che uno va alla Commedia per trattenimento resta preso nell’amor di una Comica, e se ne parte con la pena di un cuor feri
chi l’animo al gusto delle Commedie poco modeste: perché, mitigandoli una dramma di malinconia, lo aggraveranno con un molt
a recano al corpo, ovvero all’anima gli Spettacoli vani? Deh che sono una consolazione frivola, vana, e di pregi niuno, e d
ue attenditur secundum Rationem. »l. 2. q. 34. a. 2. ad. 1. Cioè, v’è una sorte di bene dilettevole secondo l’appetito, il
n poco: e so, che non acconsento al peccato delle Oscenità. Questa è una Ragione di moltiplicato rispetto: ella ha molti f
e forse tal uno dirà. Può un Virtuoso Spettatore trovarsi presente ad una Commedia oscena senza peccato, anche veniale; per
tium sub olla, sic risus stulti, sed hoc vanitas. »Eccles. c. 7. 7. È una vanità, la quale tal volta è stata di tanto nocum
amente per ridere sentendo le buffonerie, e non avendo altro fine, si una cosa poco a lui decente, e però deve rifiutar un
tà. Felice dunque si è quell’anima santa, che stimando ogni vano riso una vera pazzia, dice. « Risum reputavi errorem », ov
cenità) non peccherà con peccato lascivo,e osceno; forse peccherà per una , o per molte altre Ragioni di quelle, che da’ Dot
romba si quietano le battaglie. Quando i Mercenari Comici giungono ad una Città, per farvi al solito le Commedie; molti Nob
si dilungherà dal vero, o almeno dato probabile, chi vorrà aderire ad una delle due seguenti Ragioni. La prima si è; perché
fondata Ragione. E essendo certo, che molti dubitano, se hanno per se una tal buona Ragione; e non si sanno risolvere a dep
rse, che un giorno un sacro Dicitore, pubblicamente sermoneggiando in una Chiesa entrò nel punto d’andare alle correnti Com
o che da quel Teologo era stato con molta franchezza predicato, entro una mattina in pergamo, e con buona congiuntura venne
o, non dagli anni molto avanti scorsi, ma dal nostro ultimo tempo. In una Città, non molto lontana da Roma, andarono i Comm
die perché sono illecitissime; Or quindi tosto si sparse per la Città una voce contro il Predicatore, e contro i Soggetti d
ato o no, lo stare presente ad un’oscena Rappresentazione. Or diciamo una parola del rimedio al proposto Dubbio. Credo, che
affaticano assai per provvedersi di un pezzo di pane; né sempre fanno una vita comoda, e grassa; come molti si persuadono:
, ne compassione; e che non si devono, né possono permettere, essendo una scandalosa, e universale rovina delle anime, con
nari Commedianti; de’ quali credo poter dire con verità, che vi vuole una grazia molto grande per fare, che escano da quell
per fare, che escano da quello stato: imperoché l’andare a spasso da una Città ad un’altra; lo stare su le burle; mangiare
urlando, ricevere spesso grossi donativi da Signori, e da Principi; è una vita de Cuccagna, ma Cuccagna del Diavolo; perché
tiene si fortemente legato ogni Comico osceno, dopo che si è lasciato una volta pigliare, che egli resta come incantato, e
asciato una volta pigliare, che egli resta come incantato, e vi vuole una grazia molto grande, come ho detto, per liberarlo
ol costo di tanti travagli. Un altro principalissimo Comico, e Capo d’ una Compagnia mi disse in Fiorenza l’anno 1641. «Io n
scontento sì perché un pratico, e vecchio Confessore gli aveva negata una volta per Pasqua l’assoluzione; sì anche perché v
a vita indegna, e dalla quale, per staccarsi affatto, vi è bisogno di una grazia molto grande di Dio. Ma che scusa poi vale
bbracciano l’Arte infame del Buffone, per meglio pappare, e per goder una vita, più abbondante di sollazzo, e di piacere? M
tanti donativi, e cosi grosso guadagno, che con due mila scudi comprò una casa, e ogni di più l’andò empiendo di mobili pre
re, che meritano castigo, quando, potendo mantenersi onoratamente con una Arte, vogliono applicarsi all’esercizio delle Com
o, che niun Principe, e niuna Comunità si trova, che mandi a pigliare una truppa di Cortigiane alle sue spese e che ad esse
Comici. E se v’ha chi abbia invitato Cortigiane a’ loro paesi è stato una Ragione Economica d’onore; ma non mai con salario
e l’ottengono; e sono tali licenze sottoscritte da’ Superiori. Ma se una Donna andasse da’ Superiori a chiedere licenza in
ia. Aggiungo. Come le Meretrici si permettono in molti luoghi, ma con una certa Moderazione; così le Commedie profane, e Me
, e tutti felici, per conservar, e accrescere a tutti la felicità con una dolcissima consolazione, e con un giocondo riso c
re, ma discacciare, e perseguitare persone di tal fatta? Non è questa una manifesta imprudenza, per non dire una scoperta i
one di tal fatta? Non è questa una manifesta imprudenza, per non dire una scoperta iniquità? Con Beltrame si accorda il Com
nto al danno, o almeno al disturbo del prossimo. Questo Galantuomo fa una certa induzione in prova del suo detto, la quale
um actus est. » To. 3. nelle sent. n. 184. Punto quinto. Si risolve una difficoltà intorno ad un Recitante Modesto. Il z
il risentimento di giusta appellazione. Io non vorrei né precipitare una sentenza tale, che si potesse nomare troppo rigor
de’ moderni, e Mercenari Commedianti, più volte mi è nata nell’animo una difficoltà, la quale si può anche con proposizion
nari: e è la seguente. N. Comico di Professione, e Mercenario, sta in una Compagnia di Commedianti, non come Capo, ma come
idente, o molto di raro, può avvenire, che un Comico modesto entri in una Compagnia, supponendo con buona Ragione, che tutt
ltro principal Signore si prendono il pensier, e l’obbligo di formare una Compagnia di Recitanti; nella quale veggano dilig
i questo Punto, massimamente essendo stato il presente discorso quasi una troppo lunga digressione; onde possiamo concluder
ezzi, secondo che giudica meglio per allettare, e per innamorate: ove una Donna in finestra se ne sta muta, parlando solo c
. A ciascuna di quelle conviene quel poco spiegato dal P. Albritio in una Predica. Non si può dire cosa più sfrontata di un
dal P. Albritio in una Predica. Non si può dire cosa più sfrontata di una Femmina, quando, rotti i ritegniPred. 32. n. 3. d
attengo più in questo Dubbio, e passo ad un altro, ricordando qui,che una Comica peccatrice, e trista, non solo nuoce a’ Co
si Dei con aggiunta di titoli d’onnipotenza, e di divinità: e che era una pazzia cercar i Gigli tra le spine, quando si pos
zelo di Vescovo vigilantissimo. Sotto la sua, protezione si manteneva una Radunanza di molti nobili Giovanetti Convittori,
zio, il quale è pieno di cose amatorie, e impure, fosse dichiarato in una Scuola di Giovani, raccomandati alla sua protezio
on Maestro l’avviso del zelante Superiore, e applicò tosto l’animo ad una presta esecuzione. Tralasciò l’esplicazione dell’
no: e non andò molto tempo, che egli da’ Proginnasmi del Pontano fece una bella, e giudiziosa scelta di Composizioni e le f
leggano le Commedie o si odano e si veggano rappresentate? Io chiamo una Commedia scritta Equivoca Commedia, se si paragon
re dalla mia debolezza; ma perché sarebbe discorso assai più lungo di una solita Risposta ad un Dubbio, però lo differisco
ti della mia povera dottrina. E se parlerò della stessa materia più d’ una volta, mi scusi, ricordandosi la sentenza di Gilb
e viene eletto al Vicariato di Cristo, non deve essere, née dotato di una mezza bontà, la quale si contentò Aristotele, che
itta da’ Teologi, e quando servono, « ad quandam anima quietem », per una certa quiete dell’anima, scrive S. Tommaso 2. 2.
che ostentano i Commedianti osceni.   Due difficoltà si propongono, una della tolleranza, e l’altra del sostentamento. Ri
ne l’effetto, quando possono, e come possono, almeno segretamente. In una Città dei fioritissimo Regno di Sicilia giunsero
segretamente. In una Città dei fioritissimo Regno di Sicilia giunsero una volta i Mercenari Commedianti, per far le loro so
, e da altri occorsi nell’arrivo, e nella dimora de’ Comici osceni in una Città si può giudiziosamente argomentate, che ne’
fuori di tali termini, abusando le grazie de’ Superiori. Io richiesi una volta dal Superiore di una, Città principalissima
sando le grazie de’ Superiori. Io richiesi una volta dal Superiore di una , Città principalissima di un Regno; come si dava
Venezia: onde iolessi questo avviso di là venuto. Si attende in breve una Compagnia di Comici, già che dal Pubblico è stata
do universale. « Tam perniciosum malum, scrive un Teologo, uno verbo, una scheda, tollere Princeps potest: et quia tam faci
c. 13. §. 4. Cioè. Il Principe può levar un male tanto pernicioso con una sola parola, o con un foglio; e perché può tutto
quella massima universale, che è più facile conservar l’osservanza di una Legge promulgata, e accettata, che sia l’introdur
lo della misericordia di Dio, che, come sapientissimo Artefice, sa da una spinosa pianta far nascere una bella rosa: ma qua
he, come sapientissimo Artefice, sa da una spinosa pianta far nascere una bella rosa: ma quanti sono stati quelli, che anda
ia all’appetito sensuale, e alle loro passioni? Un fiore,che nasca in una selva non la converte in bel giardino. Risolva du
erà con la debita cautela, chiunque è Superiore: e a questa non basta una bella apparenza di pietà, quando l’opera pia tira
ili, o più stimati della Commedia. Io dico, che molti luoghi prendono una porzione dell’utile, che si cava dalla Commedia;
l guadagno è lecito; e anche il parteciparne per ordine de’ Superiori una parte a qualche luogo poi bisognoso, non è punto
che sono tollerare le Meretrici pubbliche in alcune Città: perché con una parte del loro guadagno si aiutano Monasteri dell
le Meretrici, le quali, facendo testamento, sono costrette a lasciare una parte delle loro facoltà alle dette Convertite, e
uindi forse alcun discorrerà con questa forma. Il sussidio, cavato da una parte del guadagno della Commedia oscena, e dato
do. La privazione del sussidio temprale, dato ad un luogo pio secondo una parte del guadagno cavato dalle Commedie oscene,
le cagionata alle anime con la permissione delle medesime Commedie, è una moltitudine di tanti, tali, e così perniciosi mal
o anche gli Spettacoli osceni, e burleschi. Il P. Teofilo Rainaudo fa una lunga citazione di Padri, e di Dottori, e profess
a di que’ luoghi presi da’ Padri, e da’ Dottori amici che servono per una manifesta condannazione delle moderne Commedie me
rlare con libertà: di che constatatosi il Re, tosto si pose in ordine una Commedia Satirica, la sostanza della quale fu que
Satirica, la sostanza della quale fu questa. S’introdusse nelle Scene una varietà di Personaggi tutti mal contenti del Re:
significare, che aveva loro ordinato, che domandassero licenza di far una Rappresentazione avanti il Re con; ogni libertà;
a, o la permissione della Commedia oscena: perché, come dice Hurtado, una sola oscena è « ingentissimum malum » De tribus V
ristofane avendo alla presenza d’Ambasciatori forestieri biasimato in una sua Commedia i costumi della Città, con ragione d
nte, ovvero discorre, deve, per quanto può, ingegnarsi d’averne prima una perfettissima contezza: altrimenti porterà perico
o alle Commedie nostre,e a noi inoltrerebbero affezione. Così avvenne una volta in una Città principale della Marca d’Ancon
ie nostre,e a noi inoltrerebbero affezione. Così avvenne una volta in una Città principale della Marca d’Ancona ad un quali
tazioni di quel tempo; e poi si vide tutto mutato, quando si trovò ad una Commedia, recitata, con modo ridicoloso sì, ma mo
contro le Commedie del nostro tempo. Rispondo. La piena cognizione di una cosa non richiede per necessità la vista presenzi
oprio, e quasi sforzati dalla necessità. Così avvenne l’anno 1655. in una Città principale del bel Regno di Sicilia; ove al
cendola oscena; e come tale la condannano di peccato grave: e sebbene una tal Commedia leva qualche volta alcune persone da
pagnato da moltitudine grande di altri peccati poiché sta presente ad una oscena Rappresentazione, si fa bersaglio, per ess
pplica sua. Stupisco, come vi siano ancor persone, che pretendono far una maggior torre di quella di Babele; o che stimano
medianti; ma condannano a tutto spirito, e meritatamente le oscenità: una delle quali si è la detta comparsa delle Donne im
eatro intorno a gli Spettatori delle Commedie poco modeste: ne capitò una copia alle mani di un Illustri. Sig. e è uomo di
Illustri. Sig. e è uomo di gran giudizio, Dottor di legge e amico di, una bella, e politica erudizione, e si compiacque di
co di, una bella, e politica erudizione, e si compiacque di scrivermi una lunga lettera, di cui una parte è questa. Ho lett
ca erudizione, e si compiacque di scrivermi una lunga lettera, di cui una parte è questa. Ho letto il Libro, parto del suo
bene. E per tal fine ricordo, che Zaccaria Bonerio ha ponderato, che una volta il Sommo Iddio, giustissimo vendicatore del
Romano de’ Padri Cappuccini, che un celebre Predicatore, non potendo una notte conciliarsi il sonno, si alzò di letto, e,
letto, e, per andar a prender lume in cucina, cominciò a scender per una scala a chiocciola; giunto alla metà, d’onde si p
Commedianti, e contro le Commedie; e chiama la tromba, che invita ad una Commedia, tromba, che invita all’Inferno ovvero n
prese le loro immodeste Rappresentazioni. Non sono molti anni, che in una Città d’Italia, in tempo di Quaresima alcuni Citt
se all’impensata: ovvero servano con diligenza, e ardore in modo, che una povera Compagnia di Galantuomini, o Commedianti,
per riceverne il necessario sostentamento? Non è ingiustizia trattar una tal Compagnia di maniera, che sia la misera miser
che sia la misera miseramente necessitata di partirsi quanto prima da una Città, nella quale altre volte per le sue Virtù e
ico figliolo cacciato per le querele fatte dalla Matrigna, vedendo in una Rappresentazione farsi quello, che a lui stesso e
a cagioni qualche buon pensiero, e qualche virtuosa deliberazione per una grazia molto straordinaria, e abbondantissima del
qualche volta si convertonocap. 31. ; e lo accenna anche Beltrame. Ma una gioia non forma un tesoro: e l’uomo savio giudica
è la Ragione di tale risentimento? Rispondo. Il Comico Beltrame fonda una gran querela su questo punto; e la spiega alla lu
cena, non è pericolosa a’ Secolari, perché tanti la riprovano? Corre una certa voce per la bocca di molti, i quali per fav
a Commedia . « Non enim omnes sunt Monachi. » Rispondo. La Commedia è una ricreazione utile, e dilettevole, inventata, o al
imenti osceni, e recitati oscenamente, e co’ quali si porge a’ Popoli una disonesta ricreazione. E però si dice, si scrive,
ioè. Quasi che, a chi non è monastico Professore, possa essere lecita una cosa illecita: non va così; perché a tutti è pres
eadem ab utrisque vite totius ratio requiritur eisdom pro culpis pena una omnibus debetur. » La medesima ragione di tutta l
utta la vita si richiede da’ Secolari, e da’ Monaci e a tutti si deve una pena per le medesime colpe. E io dico « si non om
ose; imperoché da persone secolari non si deve cavar, come per forza, una tanto e fatta, e minuta purità. Risponde quel Val
ligioso, essendo puro di vita, e delicato di coscienza, al solo mirar una Donna teme, si ritira, e, se può fugge, per non i
ole aver grazia, per ornar un discorso, e anche forza, per confermare una verità; ma non è tale di sua natura, che debba gi
evole, per dar fondamento ad un Assioma; o per essere accettato, come una Legge universale. Di questo pensier si valgono i
alcuni de’ quali sono i seguenti. Primo caso. Tertulliano narra, che una Donna resto Spiritata, stando ad un Azione Teatra
ché chi si spirita, si spirita in qualche luogo: e fra i tanti luoghi una volta toccò ad essere in un Teatro. E quella paro
i per enigmatica; che tale è la frase Demoniaca: o forse in tal casa, una volta vi fu, chi peccò mortalmente: e se bene il
imesso, il Demonio pretende il «Ius» : come fanno molti Principi, che una volta dominarono uno stato: ed ancorché non lo po
rità. Secondo caso. Un Recitante morì all’improvviso nel principio di una Commedia, e il Demonio prese la sua figura, e seg
un Caso seguito, spiegato a proposito, e per rinforzo, e conferma di una verità: tuttoche non sia buon fondamento, per arg
ncio del detto mio ma di vantaggio basta il cap. 57. ove scrive. Dirò una cosa sola occorsami, che servirà per molte ragion
uriosi tractat. 1. p. 17., e si certificò per cosa molto vera, che in una Città di Alemagna alcuni rappresentarono certi At
entava la figura, e abito, nella quale il Marito era vestito, partorì una creatura, che rappresentava la medesima immagine
lterra la Regina Elisabetta eretica, alcuni si posero a rappresentare una nobilissima Commedia o per sua commissione, o per
e sentito a raccontare. Sin qui l’Autore. Noi che giudichiamo? Che fu una giusta manifesta e spaventosa vendetta della Divi
ia del Monaco nella sua Parenesi Clas. 7. Riferisce Tertulliano, che una persona la notte seguente al giorno, nel quale er
a la notte seguente al giorno, nel quale era stata alla Commedia ebbe una orribile visione, e riprensione, onde se ne morì
ive S. Gregorio, che un Giocolatore stava sonando, e trastullando con una Simia, per guadagnarsi il pane, avanti la porta d
astullando con una Simia, per guadagnarsi il pane, avanti la porta di una casa, ove era entrato il santo Vescovo Bonifacio;
oria Tripartita, che l’Abate Pambo, vedendo nel Teatro di Alessandria una Donna Commediante, cominciò a piangere: e richies
l Purgatorio, per aver avuto troppo diletto in udire dalla sua camera una canzona, che si cantava poco lungi con occasione
on occasione di certi balli. Dice Tommaso Cantipratense d’aver veduto una sfacciata Saltatrice, la quale dopo aver ballato,
giorni, che infelicemente finì la vita. Spiega Enrico Granatense, che una fanciulla tutto un giorno festivo se la passò bur
e gran fracasso rovinò loro addosso, e ne seppellì molti, e tra molti una Giovanetta, che quali tutto quel tempo notturno a
Casi più moderni, e sentiti da persone degnissime di piena fede. In una Città molto principale, e grande di Toscana l’ann
della purissima Regina degli Angeli, si stava in ordine per recitarsi una Commedia profana in casa di un nobilissimo Signor
a pena formate le prime parole, subito cadde morto senza poterne men una volta pronunciar il santissimo nome di Gesù. All’
a Città l’anno 1637. e nello stesso girono 2. di Febbraro, recitavasi una Commedia profana, e oscena: nella quale un Giovan
tore: e egli con buona congiuntura, e efficace maniera vi fece sopra, una gagliarda, e pubblica passata: onde alcuni nobili
omici, che potrebbero, e dovrebbero, come principali, e d’autorità in una Compagnia correggere i tristi, sono essi ancora p
citar le sue belle, morali e virtuose Commedie. Così mi disse appunto una volta in Firenze un Capo di Compagnia nomato Aure
to, e troppo libero nell'oscenità  ; ma, per far compiuta, e perfetta una Compagnia di buoni, e valenti Recitanti, bisogna
de' comici scostumati gioverà molto aggiungere alla detta distinzione una diligente, minuta, e esatta dichiarazione dottrin
ihil aliud laborando, quam odium, quaerere, extrema dementia est. » E una stoltezza l'affaticar se stesso, per far acquisto
la quarta il Recitamento. Intorno alla prima. Dico, che, chi compone una , o molte Commedie oscene, ovvero Libri disonesti,
adini. E per questa proibizione fatta contro tali Poeti impuri meritò una bella palma Platone a’ parere del medesimo Santo.
Marco Giulio più volte giustamente si sdegnò contra costoro; e disse una volta (e lo riferisce S. Agostino) « Quas illi ob
nte Ottavo . Il Signor Cavaliere Battista Guarini desiderava ottenere una grazia da Sua Santità, e elesse per intercessione
e venga a me: non badi punto, presto sen venga. Venne, ma per sentire una palinodia, che non pensava. Voi, disse il Cardina
Santità si trovava ragionando un giorno col Signor Guarini, gli fece una caritativa, e amorevole correzione, dicendo tra l
Cioè. Un Consilio Provinciale vedendo che quel Libro tutto che fosse una onestissima narrazione e descrivesse un castissim
vel vivo, videntisque abolenda lacrymis extingenda flambi? » E anche una pazzia dell’impuro Compositore fingere pazzo per
ompositori applicano l’animo allo scrivere cose brutte, ne spiega due una di malizia, l’altra d’ignoranza: della prima dice
scuse, con le quali i Compositori osceni si difendono in più maniere: una delle quali fondano sopra l’imitazione degli anti
. Francesco Pico scrive a Massimiliano Cesare Augusto d’aver spiegato una sacra istoria di Germania con alcuni versiIn lib.
egli chiama « improba lectionis ». Componimenti, che danno materia di una scellerata lezione. Il Mazzarino avvisa. Plutarco
o materia di una scellerata lezione. Il Mazzarino avvisa. Plutarco in una Operetta, e Basilio in un’altra hanno di questo s
tano d’amore: perchè sono un trattenimento di gente vana, e oziosa, e una peste mortale de’ buoni costumi. Sono un veleno,
Ma che diremo, che siano questi infami Libri? Al certo non altro, che una raccolta di mille sporchezze; piazza d’abominazio
to di Geremia. « Frons meretricis facta est turpi »cap. 3., hai fatta una fronte da meretrice. Effeminano l’animo, ingrossa
.Impr. Impresa 1. dis. 3. li paragonò ad un piccolo fuoco, che brucia una gran città a modo di una gran selva. « Ecce quant
li paragonò ad un piccolo fuoco, che brucia una gran città a modo di una gran selva. « Ecce quantus ignis quam magnum silv
. 5.. E come S. Girolamo a vitupero del peccato di Ario disse che era una scintilla, che, non subito oppressaCornel. ns. hi
flamma eius est populata. » Così possiamo dire di un Libro osceno; è una scintilla di fuoco infernale, e se non s’opprime
pprime tosto, diventerà fiamma, e brucerà gli onesti costumi di tutta una Città. Narra il lodato Aresi, che una Principessa
erà gli onesti costumi di tutta una Città. Narra il lodato Aresi, che una Principessa di Russia vedendo, che non poteva ent
Principessa di Russia vedendo, che non poteva entrare a viva forza in una Città: sua nemica venne all’accordo di pace; ma c
modesti amori. E che meraviglia poi che tali Componimenti nocanoca ad una famiglia, e ad una Città, se nocquero tanto ad un
e meraviglia poi che tali Componimenti nocanoca ad una famiglia, e ad una Città, se nocquero tanto ad un Regno? Ma sentiamo
i, ne’ quali si contenevano le enormità di Lutero, cadde un giorno in una febbre acuta: di che dolendosi il Cardinale non m
ille oscenità. » Non paia dunque strano ad alcun udire, che tal volta una persona, e forse anche una famiglia, o molte fami
unque strano ad alcun udire, che tal volta una persona, e forse anche una famiglia, o molte famiglie passano gravi miserie,
col il caso seguente. Il P. Giovanni Eusebio Nieremberg trattando in una sua Opera della Materna cura,che la B. Vergine ti
B. Vergine tiene de’ soggetti delle Compagnia Gesù, riferisce, che ad una divora persona fu veduta quella gran Regina visit
Regina visitare in un Collegio tutte le camere de’ giovani studenti: una sola risultò priva di quel grande onore, e non fu
meretrices. »De vitio prud. Raccontasi di due sorelle, che leggendo una famosa Tragicommedia all’ora pubblicata, si fecer
Gesù vita, e che fu Maestro de’ Novizi, e del B. Luigi Gonzaga, stava una volta per convalescenza con un fratello coadiutor
zaga, stava una volta per convalescenza con un fratello coadiutore in una villa, ove si trovò a caso un Libro profano e non
co modesti; e alla fine raccontò questo orribile esempio, successo in una sua sorella secolare. Ella trovando in casa Amadi
dal quel cibo velenoso restò avvelenata; contrasse de’vizi, e divenne una giovane, e viziosa: la divina Giustizia presto le
e si considerano, non hanno cosa che possa invitare alla lezione loro una persona virtuosa. « Quid enim habent, scrive lo S
a eius velut tissula aris. » La fistulaIob. c. 40. 13. propriamente è una cannella, che serve a trasportare l’acqua da un l
ete all’orazione, e alle cose spirituali? La sua Mente sarà simile ad una Nave esposta in mezzo ad un gran golfo alla fortu
elissimu movent », muovono alla purissima santità del vero Dio Cristo una crudelissima guerra. Or chi dunque fedele a Crist
molti Giovani si ritengono da’ peccati, e dall’immondezze, parte per una certa naturale vergogna, e parte ancora per le bu
llegato di sopra, che malamente si può imparar belle parole, mediante una Lezione tanto bruttal. 1. Conf. c. 16. : dove per
non si curano di sapere, e considerare i molti e efficaci motivi, che una persona virtuosa può avere per lasciare, fuggire,
i seguenti. 1. Motivo è la Professione di Cristiano, il quale avendo una Legge immacolata, « Lex Domini immaculata », deve
tivo è la Renunzia fatta nel battesimo al Demonio, e alle sue vanità, una delle quali, e molto perniciosa, è la Lezione imp
sunt, non ne melius nescirentur? » ser. 143. de Temp. Meglio sarebbe una virtuosa e pudica ignoranza che una dotta impudic
ser. 143. de Temp. Meglio sarebbe una virtuosa e pudica ignoranza che una dotta impudicizia. Nota decima quarta. Si continu
onano, che si pensino cose buone. Scaligeroapud Fam. P. 145. fece già una grave interrogazione intorno ad un Giovane che od
Giacomo Fuligatti, che delle Opere composte da lui nell’età secolare una sola se ne stampò, e fu un Commentarioc. 3. della
mmamente commendati furono e saranno sempre quelli, i quali revistisi una volta della trascuraggine della loro penna giovan
nza, che alla sua presenza si bruciassero tutti i suoi scritti dentro una cassa; e con lacrime, e pianto lo chiedeva: ma pe
prese per sacrificarlo a modo di vittima nelle fiamme, l’affetto con una certa forza di Compassione gli fermò la mano, ric
pieni di baie, e di ardimento inverecondo: e Isidoro porta di questo una gravissima cagione: perché tali Poeti col diletto
i e eloquenti, e faceti graziosamente, e allettativi, e piacevoli con una sottile malizia; tanto più si devono fuggire, per
rché porgono artificiosissimamente, e con somma iniquità il veleno in una coppa d’oro. Nelle altre Opere poi, nelle quali,
dell’anima? O inganno diabolico, e infernale. Narrano l’Istorie, che una volta il Diavolo fece l’ufficio di Predicatore e
i, mostrava che si corre gran pericolo di rovina: e però è necessaria una buona guida, e una gran cautela. « Perito Duce op
corre gran pericolo di rovina: e però è necessaria una buona guida, e una gran cautela. « Perito Duce opus est; et inter to
i de’ Gentili perché l’avvezzarsi a sentire, o leggere cose cattive è una certa strada, per venirne all’esecuzione: il piac
i gode di legger le oscenità degli antichi Poeti, mostra di godere di una Lezione, che contiene empie bruttezze, e bruttiss
tius? » 12. e ultimo Motivo è il grave scrupolo, e giusto rimorso che una persona debole di spirito sente, o deve sentire n
tà, ricevereste voi ad abitare in casa vostra un vituperoso Lenone, o una Vecchia pratica di quell’Arte infame? No, direte,
direte, no per certo, perché ospiti di tal fatta non si ammettono in una casa onorata. E io vi dico, che i Libi i osceni s
bri disonesti non basta come buona ragione l’intenzione di acquistare una certa universalità di sapere? Risponde l’Autoret.
o. I Libri osceni composti con eloquenza, e erudizione sono simili ad una tazza di generoso vino, nel quale sia immerso un
eneroso proposito, col quale il Virtuoso Fedele prescriva a se stesso una Legge negativa; e dica. Voglio negar all’animo mi
eccati. Il P. Bernardino de Vigliegas scrive per acconcio di questo d’ una gran persona dicendo. Non permetta V. S. nella su
n Roma, a fine d’incitarli alla perfezione propria di ciascuno, diede una penitenza ad un certo Religioso, per aver trovato
mitar i zelanti Superiori delle Famiglie Religiose, proibendo a’ suoi una Lezione tanto perniciosa all’integrità de’ cristi
bis propeneret. »Plut. in Apoph. Così già avvenne tra Lacedemoni, che una sentenza ottima fu ripudiata, perché aveva un Aut
ibri, cioè in vece degli osceni usarne de’modesti. Parmi qui riferire una cosa, dice Fr. Luigi di Granatapar. 4. del Simb.
ggiungo io quest’altro. Intesi gli anni passati con mio gusto, che da una virtuosa persona si era, procurato, e ottenuto, c
to, che da una virtuosa persona si era, procurato, e ottenuto, che da una sacra, e pubblica abitazione si levassero circa d
e quali applicò l’animo, e le forze questo valente Operaio di Cristo, una fu, che procurò, e ottenne, che si stampassero mo
à pena contro coloro, che su gli occhi de’ Riguardanti avessero posto una figura potente ad eccitare libidinosi affetti: qu
rivendo e componendo per gustare essi al fine, e far gustar ad altri, una stilla di vana miserabile dolcezza, senza il fine
trombe del vero, e cordiale pentimento, provandolo autenticamente con una , o con molte vostre Retrattazioni. Seguite l’esem
ttazione, con la quale forse in quell’Orizzonte, ove spuntò Aurora di una luce omicida, spunterà il bel mattino di una virt
te, ove spuntò Aurora di una luce omicida, spunterà il bel mattino di una virtuosa vita. 4. Signori imitate il gran Nazianz
, e favolosa Dea, non sarebbero segnalati Poeti, e ingegnosi Fabri di una gloriosa memoria a loro comendazione? Certo sareb
n può essere sentito da chi vorrei: supplico, che almeno sia letto in una , e due volte con riflessione, da chi forse per ca
ttura oscena degli impudichi, e perniciosi Componimenti, i quali sono una manifesta, e prossima occasione a molti di rovina
sfrenato, e disubbidiente. E chi spreme troppo, per aver il latte da una mansueta Pecorella, ne causa tal’ora il sangue, s
nza, come ubbidienti Figliuoli di Congregazione, il negarla loro pare una rigidezza più che Catoniana: pare un volere che l
ttà molto principale d’Italia, cioè in Fiorenza; ove certi Giovani di una Congregazione di virtuosi Artisti, giudicata di m
ligiosi, desideravano di esercitarsi per fare tra Natale, e Carnevale una modesta Commedia. Uno di loro chiese licenza, e d
, e semplice devozione. Alcune Ragioni addotte da’ Congregati per far una modesta Commedia. Nota prima. Della Prima Ragione
consolativo rinfresco di gioconda ricreazione. E tale si è quello di una modesta Commedia, fatta da loro con pubblica Rapp
se l’osservano con puntualità, non avanza loro tempo per l’impiego di una vanità, quale si è per ordinario l’esercizio dell
, e che però le sere de’ giorni festivi i Giovani dopo esser stati ad una Congregazione detta la Tornata sino alle 2. ore d
e dicono, che con, dare licenza a’ Giovani della Congregazione di far una modesta Commedia, impediscono molti peccati, i qu
io parerò a tal’uno di dire cosa impossibile, o almeno confinante con una iperbolica esagerazione, ma non è così; e lo prov
e accorgimento. Di più io domando. La radunanza de’ Giovani fatta con una comica allegrezza, e forse con qualche libertà, e
are. Si può ben temere, che esercitandosi più volte per rappresentare una Comica Azione, commettano molti, peccati, almeno
o di altre simili imperfezioni. Per non dir poi del pericolo di fare una Commedia, modesta sì in parte, ma non in tutto; e
una Commedia, modesta sì in parte, ma non in tutto; e per conseguenza una Commedia oscena, con peccato mortale; essendo cos
endo cosa nella pratica molto rara che i Giovani liberi rappresentino una Commedia senza veruna oscenità mortale nella stes
adulteri, e di altre peccaminose impurità. Non è molto tempo, che in una Città nobilissima, e tra le principali d’Italia u
lto tempo, che in una Città nobilissima, e tra le principali d’Italia una Compagnia di virtuosissimi Giovani recitò nel tem
una Compagnia di virtuosissimi Giovani recitò nel tempo Carnevalesco una Rappresentazione, non di burle né di buffonerie,
sima da tutti: e disse un principalissimo Personaggio. Veramente pare una moralissima Predica, ovvero un’efficacissima Conc
egno di credenza un cotal detto. Concludiamo dunque, che col recitare una Commedia, o non s’impediscono molti peccati ne’ G
a: adunque possono domandar, e pretendere di ottenere licenza di fare una modesta, e Comica Rappresentazione. Si risponde,
le volte la Commedia. L’esempio della virtuosa operazione suol essere una lucente fiamma, per scoprire il sentiero della Vi
erfetta osservanza nel proprio istituto, ha fatto, e fa qualche volta una Rappresentazione con l’impiego di alcuni suoi sog
o santamente. E con tutto ciò l’attuale loro Recitamento non si fa in una casa della Città, di notte, con pubblico concorso
no, chi non ricusa di essere ricreato dalle fatiche dello spirito con una virtuosa consolazione. Ma per ragionar poi di alt
uale pubblico, e scenico Recitamento, n’è seguito in molti Congregati una tale, e tanta diminuzione di spirito, e di fervor
eleggia, come si può; e il voler combattere con il furor de’ Venti, è una battaglia da Guerriero insano. La Ragione prescri
esiede quasi provvido Nocchiere al timone, e al governo spirituale di una Congregazione di Persone, che ne’ giorni di lavor
giorno. Ma pure per meglio soddisfar in questo punto, voglio ponderar una sola Ragione, per la quale si concede a’ Giovani
luogo, si potrà intendere di altri Convitti, ne’ quali si attende ad una virtuosa educazione di Giovani Studenti. Ogni Uom
è un Oratorio, per dimorarvi in continui esercizi di devozione; né è una Scuola, per starvi con assidua applicazione alle
tt’ora si continua, e riesce bene. Vero è, che pochissime volte si fa una sola Azione da tutto il Seminario, nella quale in
rsi all’azione del dire con pubblica franchezza; nel mandar a memoria una buona, virtuosa, e morale Composizione, e sopra t
nconveniente. Ma per governare in spirito virtuosi Giovani Artisti di una Congregazione, non si scorge necessità di far Com
liatura alla spiritualità; perché sono stati Spettatori, e Uditori di una modesta Commedia. Io certo facilmente credo, che
osa Professione. Ma che Giovani, forniti di Virtù ordinaria, facciano una Commedia, se ben modesta, non però santa, ne spir
o zelante delle anime, se per convertir peccatori, usasse il mezzo di una profana Commedia, benché modesta: massimamente po
tima Ragione, cioèLa Congregazione non è, come era nel suo principio, una radunanza di persone di santissima vita, che atte
toro spirituale l’esercizio della Scena, e il pubblico Recitamento di una profana Commedia; anzi è mezzo per ordinario noci
na deve dopo i travagli ristorarsi alquanto con il gusto, e sapore di una gioconda Ricreazione. Anche Aristotele stimò nece
« Eutropeliam ludi moderatricem, vittutem in iocis, et recreatione », una virtù nomata da’ Greci Eutropelia, che per offici
Greci Eutropelia, che per officio tiene il moderar il Gioco, e porre una ferma, e giudiziosa regola nella Ricreazione. Che
volta in qualche Città è succeduto, che alcuni Religiosi hanno fatto una Commedia con invito, e con venuta di Secolari gra
per assuefare la Gioventù a ragionar in pubblico. E io ho saputo, che una volta occorse, che dopo essere stata rappresentat
ccettata per buona da molti savi, e con ragione; perché il recitar in una carnevalesca Commedia non è buona disposizione pe
stringe alla compassione verso alcuni, che forse tal volta partono da una Congregazione per andare, ove si concede l’attend
molto travaglio a quelli, che come veri, e perseveranti Figliuoli di una Congregazione vogliono guerreggiar contro i Vizi
e, sarebbe necessario procedere molto cautelamente nel concedere loro una tal grazia; perché forse riuscirebbe di gran preg
un Ricordo giovevole a’ Congregati. Chiunque abbraccia l’istituto di una buona, e santa Congregazione, deve sforzarsi di f
azione. Pensino anche e si ricordino, quanto sia facile il passare da una modesta Ricreazione ad una modesta dissoluzione,
ricordino, quanto sia facile il passare da una modesta Ricreazione ad una modesta dissoluzione, caso che si permettesse l’i
dizio, che si può, e Dela Prima Ragione addotta a Congregati per fare una Commedia modesta. Cioè bisogna dar qualche Ricrea
Della 7. Ragione. La Congregazione non è, come era nel suo principio, una Radunanza di persone di santissima vita che atten
3 (1731) Discours sur la comédie « Lettre Française et Latine du Révérend Père François Caffaro, Théatin ; à Monseigneur L’Archevêque de Paris. Imprimée à Paris en 1694. in-quarto. » pp. -
unquam, aliorum paucissima, nec attento animo, evoluissem, et aliunde una ex fama Ritualium notitiam haberem, nec ipso etia
4 (1631) Panegyrici et orationes « MODESTINUS PROLATARUM CONFUTATIONE RATIONUM HISTRIONES CUM FABULIS SUIS PROCUL AMANDANDOS ESSE DEMONSTRAT. ORATIO X. » pp. 325-352
i potest : oculi nihil alienum respuunt ab honestate ? Nam histrio si una peccavit syllaba exsibilatur, atque exploditur :
imis, sed ea flagitia eorum arti esse innata et in ea penitus insita, una mihi ratio persuadet, quam tibi, Panurge, proband
5 (1825) Des comédiens et du clergé « Des comédiens et du clergé. —  De la discipline ecclesiastique, et des obligations imposees par les saints conciles dans la vie privee des pretres.  » pp. 341-360
etiam sacri canones, quasdam personas feminarum simul cum clericis in una domo habitare permittant ; tamen, (quod multum do
6 (1769) De l’Art du Théâtre en général. Tome I « De l’Art du Théatre. Livre quatriéme. — Chapitre III. De l’Unité de lieu, de Tems & de Personne. » pp. 211-238
. 22. Poèt. Chap. 5. 23. Voyez Acosta. 24. Tale Poema representa una actione fatta in otto alo dieri hore più, Dell.
7 (1632) De spectaculis theatralibus pp. 339-351
tamen inter justas causas ob quas uxorem vir repudiare poterat, illa una erat, si circensibus vel theatralibus ludis, vel
8 (1631) Panegyrici et orationes « ACTIO IN HISTRIONES PANURGUS ORAT PRO HISTRIONIBUS UT IN URBEM ADMISSI ABULAS DOCERE PERMITTANTUR. ORATIO IX. » pp. 297-324
ubito nobilem Poetarum cohortem eorum judiciis obelisque objiciam, ut una litura clarissimorum ingeniorum monumenta ex homi
9 (1609) De spectaculis pp. 127-188
oluptatibus progrediens momento temporis ad illicita trahit, atque ab una voluptate in diversam facto transitu in turpitudi
etunt, qui corpori ut pecudes serviunt, ita inter se comparari, ut ex una alliciatur altera majori turpitudine ; quid conti
non similiter esse turpem, cum separati sumus et cum congregati omnes una sedeamus. » Hactenus Chrysostomus. Nudas quidem i
Genes. cap. 15. vers. 18. lib. I. Esdræ cap. 4. vers. 20. et quod in una civitate fit, si diligentia adsit, quo minus in m
10 (1671) La défense du traité du Prince de Conti pp. -
l Papa, et all’Imperatore, con due troni, et con due Ombrelle, cioe l’ una per lo Papa et l’altra per l’Imperatore. Et all’h
. Thomas « In actione humana, bonitas quadruplex considerari potest, una quidem secundum genus, prout scilicet est actio,
se usan, y se usaran ya siempre, son como la Hydra Lernea que cortada una cabeça, nace otra, ò como un braço tan encanceran
e uzan, y se usaran y a siempre, son como la Hydra Lernea que cortada una cabeça, nace otra, ò como un braço encancerado, q
rio haze contra ella. Sino, digan me como cumplen con este conque, en una Comedia de Medusa, ò de Medea, de Perseo, de Thes
se uzan, y se usaran ya siempre, son como la Hydra Lernea que cortada una cabeça, nace otra, ò como un braço tan encancerad
fœdatos, omnis decori ac virtutis hostes capitalissimos, non dicam ex una urbe ejiciendos ; sed e finibus humanæ naturæ ext
lma, y negotian tan presto con ella loque quieren, un euredo de amor, una pretension deshonesta, ò de vengança, ò de ambici
sta materia ay, es salir à representar, y à tañer, y cantar, y baylar una muger, compuesta, afeitada, y affectada, lasciva,
as mugores, habla en publico sin ella, canta, bayla, y representa, ya una Reyna, ya una Ramera, y en el entremes, ya en la
bla en publico sin ella, canta, bayla, y representa, ya una Reyna, ya una Ramera, y en el entremes, ya en la Comedia, ya co
ignorancia, ò demasiada confiança. Idem §. 4. « Et sin duda ninguna, una muger que sale à representar galana y vistosa, co
camente vestida, compuesta y ataviada, sino toda la Comedia me parece una serpiente scitale, su artificio, su fabuloso enre
r ; antes que à subir, si la dan un empellon tan fuerte como este por una cuesta à bajo, aunque este en lo mas alto de la v
l Papa, et all’Imperatore, con due troni, et con due Ombrelle, cioe l’ una per lo Papa et l’altra per l’Imperatore. Et all’h
ist. 37. « In actione humana, bonitas quadruplex considerari potest, una quidem secundum genus, prout scilicet est actio,
se usan, y se usaran ya siempre, son como la Hydra Lernea que cortada una cabeça, nace otra, ò como un braço tan encanceran
e uzan, y se usaran y a siempre, son como la Hydra Lernea que cortada una cabeça, nace otra, ò como un braço encancerado, q
rio haze contra ella. Sino, digan me como cumplen con este conque, en una Comedia de Medusa, ò de Medea, de Perseo, de Thes
se uzan, y se usaran ya siempre, son como la Hydra Lernea que cortada una cabeça, nace otra, ò como un braço tan encancerad
fœdatos, omnis decori ac virtutis hostes capitalissimos, non dicam ex una urbe ejiciendos ; sed e finibus humanæ naturæ ext
lma, y negotian tan presto con ella loque quieren, un euredo de amor, una pretension deshonesta, ò de vengança, ò de ambici
sta materia ay, es salir à representar, y à tañer, y cantar, y baylar una muger, compuesta, afeitada, y affectada, lasciva,
as mugores, habla en publico sin ella, canta, bayla, y representa, ya una Reyna, ya una Ramera, y en el entremes, ya en la
bla en publico sin ella, canta, bayla, y representa, ya una Reyna, ya una Ramera, y en el entremes, ya en la Comedia, ya co
ignorancia, ò demasiada confiança. Idem §. 4. « Et sin duda ninguna, una muger que sale à representar galana y vistosa, co
camente vestida, compuesta y ataviada, sino toda la Comedia me parece una serpiente scitale, su artificio, su fabuloso enre
r ; antes que à subir, si la dan un empellon tan fuerte como este por una cuesta à bajo, aunque este en lo mas alto de la v
11 (1773) Réflexions morales, politiques, historiques et littéraires sur le théatre. Livre quatorzieme « Réflexions morales, politiques, historiques, et littérairesn sur le théatre. — Chapitre I. De la Pudeur. » pp. 4-35
ux Saints, dit S. Ambroise, qu’une vertu qui est la pudeur : Sanctis una competit virtus pudor. Cette pensée est à la rig
12 (1773) Réflexions morales, politiques, historiques et littéraires sur le théatre. Livre treizieme « Réflexions morales, politiques, historiques,et littéraires, sur le théatre. — Chapitre III.  » pp. 75-112
tel que cet homme d’Horace qui faisoit deux cents vers stans pede in una . Cet espece de mécanisme est commun en Languedoc
13 (1685) Dixiéme sermon. Troisiéme obstacle du salut. Les spectacles publiques [Pharaon reprouvé] « La volonté patiente de Dieu envers Pharaon rebelle. Dixiéme sermon. » pp. 286-325
secutores dominici nominis, sapientes Philosophos cum discipulis suis una conflagrantibus congemiscentes, liquescentes, eru
14 (1733) Theatrum sit ne, vel esse possit schola informandis moribus idonea « Theatrum sit ne, vel esse possit schola, informandis moribus idonea. Oratio,  » pp. -211
Homines otiosi, tardi, desides, quibus unum est negotium nihil agere, una sollicitudo nihil curare, unus labor tædium falle
15 (1756) Lettres sur les spectacles vol.1 pp. -610
le caractere contre le torrent du plus grand nombre ; Heroem enim non una virtus efficit, sed multiplex. On sçait que les H
uam, aliorum paucissima, nec attento animo, evolvissem, & aliunde una ex fama Ritualium notitiam haberem, nec ipso etia
Tragædias ; sed ita demùm, ut cùm publicè quæstor Comœdorum stans ab una parte pecuniam pro Comœdis recipit, alius aliquis
omines otiosi, tardi, desides ; quibus unum est negotium nihil agere, una sollicitudo nihil cutare, unus labor tædium falle
affetti e le corrispondenze nel breve tempo del Carnevale, serve per una copiosa semenza, che poi cresce, e si coltiva, e
16 (1731) Discours sur la comédie « SECOND DISCOURS » pp. 33-303
ullum se movit extra numerum, aut si versus pronuntiatus est, syllaba una brevior, aut longior, exsibilatur et exploditur. 
17 (1756) Lettres sur les spectacles vol. 2 «  HISTOIRE. DES OUVRAGES. POUR ET CONTRE. LES THÉATRES PUBLICS. —  HISTOIRE. DES OUVRAGES. Pour & contre les Théatres Publics. » pp. 101-566
uront été fideles à Dieu, au Roi & à la patrie. Non si púo odiare una Religio tant’onesta, quandò il cuore è onesto. Au
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