gratis sono biasimate. 51 P. 13. Se la Commedia Oscena è tollerabile,
perché
corregge dal male, e insegna il bene. 56 P. 14.
una Obiezione. 79 P. 3. Se l’imparare il bene è Ragione sufficiente,
perché
si permettano le Commedie oscene. 81 P. 4. Se è b
e. 113. P. 16. Se si giustifica, chi dice. Vado alle Commedie Oscene,
perché
altrimenti farei cosa peggiore. 115. P. 17. Se la
cato delle Oscenità. 134. P. 22. Si continua il Discorso. 135. P. 23.
Perché
in molti Popoli molte Persone Nobili, e molte Pop
re e lo stampare Commedie, e altre Composizioni oscene, e si leggono:
perché
non si può permettere a Commedianti il recitarle?
itarle? 179. Capo quarto. Delle difficoltà prese da’ superiori. P. 1.
Perché
il Papa non proibisce le Commedie oscene nella Cr
pio d’un Principe, o d’un Superiore, che permette le Commedie Oscene,
perché
il popolo ne gusta, sia buona Ragione per tollera
one per tollerarle. 188. P. 4. Se le Commedie Oscene non sono lecite,
perché
i Principi, e i Superiori le approvano, e danno l
die, s’ingannino; poiché non ne hanno piena cognizione. 201. P. 4.Se.
perché
molti senza ottenere il loro fine hanno scritto,
Commedianti vogliono ammaestrare i Semplici al bene con le Commedie,
perché
tanti Autori li riprendono. 231. P. 12. Se gli Sc
rittori non condannano molte Arti più infruttuose, che l’Arte Comica,
perché
scrivono tanto contro questa? 235. P. 13. Se la C
5. P. 13. Se la Commedia, anche Oscena, non è pericolosa a’ Secolari,
perché
tanti al riprovano? 236. P. 14. Di quello, che po
intorno al custodire i Figliuoli, e le sostanze 192. 193. Aristofane
perché
fu bandito 210. Arte sufficiente ad uno per viver
. C Sig. Cardinal Richeliùj moderò i Comici in Francia 92. Carlo V
perché
proibì le Maschere 13. Carlo VI Re di Francia in
ni oscene si riprendono 53. Alcune fatte per rigiri 55. Le mercenarie
perché
biasimansi più, che l’altre 51. 52. nuocono 59. L
scene sono fuggite da alcuni per le ragioni lette ne’ Libri 217. 218.
Perché
si biasimano 221. Non sono riformate, quanto bast
. Fanno peggio che le Meretrici 159. Gustano le oneste Azioni 86. 87.
Perché
rappresentino Opere ne’ giorni festivi, e di Vene
nno difficoltà a lasciarla 153. Uno ebbe molti anni gran rimorso 154.
Perché
alcuni non la lasciano 154. Non trovano da vivere
tando una Commedia Satirica 206. Non sono corretti da altri Comici, e
perché
255. 256. Non s’emendano. Se si fa loro la correz
rese la forma di un Recitante morto all’improvviso 48. 242. Recitò, e
perché
48. 49. Che guadagno pretende dalle Comedie oscen
etti 255. F. Domenico Gori Domenicano restò di confessare un Signore,
perché
era itok alla Commedia oscena 75. Donna spiritata
. Dubbio in molti, se pecca, o no, chi va alla Commedia oscena 141. E
perché
141. 142. Duca Serenissimo come rimediò con grazi
i biasimano i Ciarlatani 225. Meretrici al Cocchio di Temistocle 161.
Perché
si permettano 158. 160. Molti l’hanno cacciate 16
20. Non approva le Commedie oscene 192. Può facilmente proibirle 195.
Perché
tollera i Comici osceni 185. Che si può far con l
vuole le Commedie oscene 186. Pecca sostentando i Comici osceni 187.
Perché
fa loro donativi 187. Può concedere Spettacoli mo
r burlar la Messa 244. Richeliù. Vedi Cardinale. Ricreazione Teatrale
perché
si concede 1. Si può usare 15. La Carnevalesca co
a dal pericolo diletta 47. Sinodo Fiorentino vietò le Azioni sacre, e
perché
27. Spagna ha molti Comici 36. Stima le Commedie
n scherzare, e dar fuori il libretto de Divinitate per fungos parta :
perché
alle volte è necessario secondo l’istesso Seneca
herculaneus restat » Ep. 88. ; con tutto ciò ricercano la soluzione;
perché
sogliono essere proposte da molti a difesa delle
no, che impossibile apparenza abbiano ritrovato difesa, e protezione:
perché
l’umano ingegno gode alle volte di avventurarsi n
re giochi, non sono tollerabili; anzi non meritano il nome di giochi;
perché
, come avvisa Giustiniano Imperatore. « Quis ludos
ll’oscenità si è il dire. Le Commedie oscene sono in sostanza giochi;
perché
il gioco non deve essere osceno, per poter servir
» Vuol dire in breve. Non vale per scusa l’opporre, che sono giochi;
perché
l’imitazione del male è parimenti male. Così dico
um legerit, obliviscatur, aut non oblitus ignoscat Prefat. Cent. » ;
perché
il gioco osceno Comico ancorché non fosse letto,
quindi inserisco: dunque gli osceni non sono leciti, né permissibili;
perché
sono effetto del vizio, e non germogli della pian
è tollerabile la Commedia oscena per ragione di essere un mero gioco;
perché
ella è un gioco brutto, e disonesto. E di questo
. » Cioè. Non è lecito il gioco osceno per la ricreazione dell’animo;
perché
l’animo con le cose brutte, e lascive non resta r
estinguerete tutta la peste. E la ragione è del medesimo S. Dottore;
perché
« quicquid illic geritur, non est oblectatio sed
e spesso da molti a difesa delle Teatrali oscenità in questa forma. E
perché
si permettono cose simili, o almeno equivalenti?
ragmatica prohibuit, quod nemo personatus incederet, nec ignotus » ;
perché
succedevano inconvenienti: come scrive Sanchiez T
. 8. d. 35. n. 3. . E così proibire si devono le oscenità del Teatro;
perché
sono illecite, e da esse, come da fonte, scaturis
ca ricreazione; la quale non deve paragonarsi alla teatrale oscenità,
perché
l’Azione oscena è illecita, in quanto oscena; ma
lcuno dalle oscenità; le quali non sono tollerabili per l’uso antico;
perché
la regola de’ nostri costumi non è l’opinione, né
v. consensu ». E come la consuetudine del Duello non è permissibile,
perché
inviterebbe a’ peccati, « quia invitaret ad delis
Paran. P. 29. ». Le correnti Commedie sono lecite, né sono disoneste;
perché
sono secondo quello, che si è fatto nello spazio
icienti perspicuum fit. » Cioè. Finalmente, venendo alla conclusione,
perché
si dice, che sempre è stato ricevuto quello, che
ernare et dirigere, et ne deviet ab observando, quod Deus præcipit. »
Perché
il Principe è tenuto a governare il popolo suo, e
ori: il che non avviene nella consuetudine scandalosa delle Commedie;
perché
non si permette a fine di schivare più grave male
. Punto quinto. Se qualche impurità non deroga alla Sacra Scrittura;
perché
deroga all'Attioniak del Teatro I Sublimi, e alt
o oscene: ma noi saggiamente le ammiriamo, e santamente le riveriamo;
perché
ci consta per fede, che sono scritte per impero d
iamo precisamente la ragione: onde a noi lecito non è il condannarle;
perché
sarebbe un voler condannare le cose di Dio: che è
né per altri, atteso che mai niunoap rimarrà di andar alla Commedia,
perché
si parla troppo onesto; ma ben, molti non vi andr
ntino. « Venus onesto libitu est Venus: adulteria non fiunt licita »,
perché
si trattano con onestissime parole. E io dico, ch
elle Azioni sacre non è per ordinario probabile pericolo di scandalo;
perché
gli Spettatori hanno abominazione contro quelle v
ppresentate: ove nelle Azioni profane, e oscene succede il contrario;
perché
all’udire un Giovane innamorato, e parlante d’amo
resti occhiata di oscenità, e meriti il vituperoso titolo di oscena;
perché
si fanno in lei pochissimi gesti, o si dicono poc
risse Sanchiez nella sua grande, e stimatissima opera dei Matrimonio;
perché
egli prudentissimamente si ritrattò, tuttoche pre
qui altro di quello, che segue a dire ivi quel Comico più lungamente;
perché
basta ponderare il detto, e darvi la risposta; ac
ti Giovani, e molti Vecchi di poco spirito, a molti, e gravi peccati;
perché
questo è detto comune de’ pratici, e de’ Dottori.
osso; e che la Commedia non lo lascia con quell’incentivo libidinoso;
perché
avanti, che finisca muta il lascivo o tristo avvi
in lodevole matrimonio. Ma io rispondo, che tal correttivo non basta;
perché
non « sunt facienda mala, etiam a fine, ut evenia
presenti il Matrimonio, ha forza valevole a sollevar uno dal peccato;
perché
questo sollevamento è effetto della divina grazia
ione degli Spettatori. Ora io qui avviso il Lettore: ecco la ragione;
perché
Pietro de Gusman non scrisse il resto, cioè quell
ondizione, né diventano giovevoli, e salutari alla generazione umana;
perché
serpeggino per un largo, e spazioso campo: il mal
to il mondo, non sarebbero tollerabili « absolute, et simpliciter » ;
perché
non cesserebbero di essere oscene.· poiché la cir
ero conosciute per oscene, siano abbracciate quasi da tutto il mondo;
perché
moltissime persone le condannano, e detestano, né
bbe forse da connumerarsi tra le cose contingenti al ben pubblico; ma
perché
non può esigere le sue entrate senza questo poco
etto a’ popoli con la novità; alla quale si aggiunge di più la rarità
perché
gli Spettacoli della Scena non si veggono tutto d
trepitano, e alle volte pongono sossopra la scuole; e questo avviene,
perché
si sente sempre una stessa voce, il medesimo stil
ier Teatro versa con maggior abbondanza simili dolcezze; massimamente
perché
la pubblica, e lasciva Azione è un tacito ammaest
uò, gradita, gustosa, e dilettevole la mercanzia, e moderna Commedia;
perché
ne pretende l’interesse della sua crudeltà, e il
eguitò egli la Commedia; e che essendo interrogato da chi lo conobbe,
perché
facesse tal’Azione, rispose , per non perder il g
ostri tempi causa grosso guadagno da’ mercenari Recitamenti, non solo
perché
molti Comici osceni, e Comiche poco modeste, pecc
eatro con molte parole sconce, e con molti gesti libidinosi: ma anche
perché
molti spettatori deboli di virtù commettono gravi
spettatore, tutto che non corra pericolo di consenso né di scandalo;
perché
se ella sarà oscena, renderà molte volte, se non
ricolo di consentire alle disonesta, né di scandalizzare il prossimo;
perché
altri onde può cagionarsi la sua rovina spiritual
guardo, e senza altro fine, che di procacciarsi il vitto, sono fatte;
perché
biasimar le nostre, e non le altre? » Così discor
di quelle, che sono fatte gratis da gli Accademici, o da altri; forse
perché
quelle si fanno quasi quotidianamente tutto l’ann
priccio, e con quegli equivoci, che più gli garbeggiano; e ciò segue,
perché
dicono molte cose in pronto, e senza essere prima
, quando scrive, che non si biasimano le dette tre sorti di Commedie;
perché
si riprendono per lo più, quando sono degne di ri
siano fatte con più riguardo all’onestà, che quelle di certi Giovani;
perché
nelle Commedie di Beltrame non mancano pubblici,
iche, e le altre fatte gratis, quando sono degne di essere biasimate;
perché
chi scioglie la lingua del biasimo, o tempra la p
nflammat. » Punto decimo terzo Se la Commedia oscena è tollerabile,
perché
corregge dal male, e insegna il bene Bel fregio
docetur. »de insor. novit. E se i Comici vogliono insegnare il bene;
perché
non trattano spesso del bene, e non dei male? Per
segnare il bene; perché non trattano spesso del bene, e non dei male?
Perché
non lasciano le materie lascive, e la loro lunga
alcuna volta dire a tal persona. Ieri non potei venir alla Commedia;
perché
la tale mi trattenne tutto il giorno. Altri maled
lte, fatte alla Beltramesca, siano veramente oscene, e intollerabili;
perché
se bene in qualche parte paiono correggere alle v
correggono dal Vizio i semplici, ma ve gli ammaestrano, e addottorano
perché
la pubblica Rappresentazione del Vizio, fatta sen
ice. La Commedia Moderna oscena corregge dal male, e insegna il bene,
perché
si deve dire, che ella insegna il male, e diverti
una cosa perniciosa, e degna detta nota di mal fine, e molto nocivo:
perché
la Commedia oscena è il morbo, e la peste de’ buo
e questo Comico, che sia lecito rappresentare pubblicamente un Vizio;
perché
la Rappresentazione partorisce con diletto e con
ppo lunga, troppo indecentemente, e senza l’efficace modo correttivo;
perché
tale Rappresentazione è scandalosa. Con giudizio
à; e qui aggiungo il sentimento del Sig. Fabio Albergati, ove dice. «
Perché
la Repubblical. 7. della Rep. Reg. c. 10. Regia h
nti. Di più dico, che non si deve, né si può rappresentar ogni Vizio;
perché
la Rappresentazione di alcuni Vizi; è scandalosa;
ino per buone da gli uomini dotti in riguardo delle comiche oscenità;
perché
egli discorre delle Commedie in genere, e io ne r
n una Cronaca, si può lecitamente rappresentar in una pubblica Scena;
perché
ad altre leggi soggiace la pubblica, e moderata R
pubblica Scena cose viziose, e impudiche senza la debita Moderazione;
perché
cagiona scandalosa tentazione a molti Spettatori,
significanti; o spiegano certi artifici usati da tristi nel peccare;
perché
insegnano il malvagio operare, e pongono in vizio
nfessione, si devono leggere con molta cautela, e per giusta cagione:
perché
alle volte con l’espressione di certe cose eccita
grezze. Già li sformati costumi della nostra Patria si correggeranno;
perché
sono venuti i Commedianti, che con le Comiche lor
ie correnti d’oggidì, e ordinarie, cioè le oscene, siano tollerabili;
perché
correggono dal male, e insegnano il bene: ma io d
fuggita un poco di riflessione a’ Comici stessi, e alle Comiche loro:
perché
comunemente non sono persone piene di tanta santi
nto fiaccamente, che non punto snerva la sua forza, né il suo vigore;
perché
il dire, come egli dice. Non vedo e non mi pare,
rienza quotidiana prova il contrario; e è spalleggiata dalla ragione:
perché
ove non vanno i Comici, si pecca per le comuni oc
i più sfigurato visaggio, e di più sparuta figura. E la ragione si è,
perché
il giovamento della Scenica Moralità è poco, e è
guadagno degli Attori, e con molto gusto, e plauso degli Spettatori;
perché
si usava con somma diligenza la purga da ogni min
come forti, e grandi Abeti, nel campo della Virtù: e la ragione si è;
perché
, come piacciono, e forse giovano con l’argomento
erudito Popolo spettatore. E riesce l’intento a questi Galantuomini;
perché
molti Personaggi qualificati dicono liberamente.
a il tempo. Ma la verità si è, che si getta, e non si passa il tempo;
perché
per ordinario l’Azione, e l’Opera non è pura a mo
e, ovvero istoriale; né che si ponga nel Cartello il titolo di Opera;
perché
questo manto ricuopre molte volte intollerabili i
e come è necessario a’ Comici per mantenersi col guadagno quotidiano;
perché
pochi hanno ingegno, per far ingegnose, e modeste
mo, e esemplarissimo Cardinale. Questi fu condotto, non so da chi, né
perché
, alle Commedie pubbliche dello Stanzone; il santo
care, e trovato, e venuto a se gli disse con affetto pietoso: « Padre
perché
m’abbandonate? » E sentì rispondersi con umile, e
lto più l’esempio di questi, non però condanno quelli, che assolvono;
perché
stimo, che rispondano con perfezione al debito lo
ella Virtù, niuno de’ quali io, secondo la regola comune, assolverei,
perché
chi non vuole lasciar, o schivare l’occasione pro
tica quella sentenza tenuta probabile da qualcuno. E la ragione si è,
perché
quando il Confessore pensa, che una sentenza sia
mente non deve, ma neanche può senza grave colpa seguirla in pratica;
perché
opererebbe contro tutto il dettame della sua cosc
menti ogni settimana: non lo voglio assolvere né meno sub condizione;
perché
stimo improbabile la sentenza, che dice, « Posse
onem impendere, ad illam exigendam habet ius iustitiæ Pænitens» cioè;
perché
ogni volta che il Confessore può lecitamente dare
he, essendo debole di virtù, vuole andare alle Commedie oscene; prima
perché
non so, che vi sia opinione, secondo la quale egl
ossa essere assoluto. Secondo. Io non lo posso lecitamente assolvere,
perché
opererei contro ogni dettame della mia coscienza:
nservato. Punto terzo. Se l'imparare il bene è Ragione sufficiente,
perché
si permettano le Commedie oscene. Alcuni, troppo
non sono da tollerarsi. Platone non restò di cacciare i Poeti; forse
perché
da loro si poteva imparar qualche male: e pure si
d ut multi in scelus labantur », non migliora molti, ma rovina molti;
perché
tutta l’Arte loro è praticamente indirizzata al n
ono dalle Scene. E io non riprovo, né tal racconto, né tale aggiunta;
perché
si parla di Commedie modeste, e non d’oscene; per
ndo regolarmente, poco giovano ai loro desideri i Commedianti osceni,
perché
i Componimenti fatti da quelli sono per ordinario
o, e rendono oscene con le loro aggiunte, o mutazioni impure: e forse
perché
o non sanno fare tante nuove Azioni, o non posson
e cordoglio, e con giusto sdegno di quel zelante Religioso. Tutto fu,
perché
in quelle del servo di Dio, benché facete, indiff
le Commedie, per sollevare, e dar anima alla debolezza’ de’ Bassi. E
perché
i Comici Mercenari non fanno Azioni istruttive de
non fanno Azioni istruttive della Virtù, e lontane dalle oscenità? E
perché
non rappresentano in modi Viziosi, che ne segua n
ioni impudiche dalle Città principali, farebbe loro un brutto scorno;
perché
le renderebbe simili alle Città ordinarie; onde e
narie: e così le principali sono avvilite secondo la proposta ragione
perché
sono fatte simili alle Città ordinarie nel riceve
tazione. E la ragione di questa bella, e buona Moderazione era stata:
perché
circa 4. anni prima il Signor Cardinal Richeliù e
so quello Spettatore delle Commedie oscene, il qual dice. Io vi vado,
perché
sono invitato da altri; e il ricusare l’invito pa
li si tratti d’amore, ovvero s’inseriscano disonesti Balli e Canzoni:
perché
, essendo quello Spettacolo molto pericoloso, da n
ale interrogato, e sforzato da chi lo scongiurava, a rendere ragione:
perché
fosse entrato in quella creatura battezzata, e fe
ci: in meo enim eam inveni ». Con giustissimo titolo vi sono entrato;
perché
l’ho trovata nel Teatro, che è luogo di mia giuri
e dalla mia servitù. Io vi vado, e l’accompagno; e credo non peccare:
perché
se non fosse mosso da questo rispetto, non v’ande
con risoluzione di non peccare, e con speranza in Dio, che l’aiuterà;
perché
così non si giudica, che egli cooperi al peccato;
2. §. Unico n. 26. ove si tratta una materia equivalente a questa. E
perché
può essere, che il Servitore sia debole di spirit
do, che poco vale, in quanto al bene dell’anima, la proposta Ragione;
perché
niuno è tenuto di porsi a pericolo della salute s
’istesso Vascello, in cui; navigo io. Se è permessa loro la tal cosa,
perché
non ha da essere lecita a me? Ecco, che questo, q
errore di più complici venire scusato col pretesto della moltitudine;
perché
la regola del vivere non si prende dal viver molt
lla moltitudine de’ Compagni diminuita, ma aggravata; e la ragione è,
perché
col suo vigore fa quasi ostacolo all’emendazione.
i s’accompagnano teco nel rimirarla? Quasi voglia dire. Tu t’inganni;
perché
, o solo, o non solo, che tu vada a gli Spettacoli
requentando l’impudico Teatro, risponde. Oh non mi dovete riprendere;
perché
non vi vado solo: vi concorrono le centinaia de’
scio Seneca, e considero, che dice bene per una parte quel Cristiano:
perché
se solo andasse alla Commedia Mercenaria oscena,
fatica per la piccola mercede ricevuta da un solo. Ma poi dice male;
perché
l’aver compagno nell’andare a commettere un error
ore non toglie la malizia dall’errante. Niuno scuserà il vendicativo;
perché
dice. Io solo nel Mondo non cerco la vendetta: né
hé dice. Io solo nel Mondo non cerco la vendetta: né il Concubinario;
perché
afferma. Io solo non tengo la Concubina: né l’usu
inario; perché afferma. Io solo non tengo la Concubina: né l’usuraio;
perché
risponde. Io solo non do il danaro ad usura. E co
parimente non dobbiamo scusare lo Spettatore delle impudiche Azioni:
perché
dice. Io solo non vi vado. Anzi possiamo giudicar
. Io solo non vi vado. Anzi possiamo giudicarlo reo di maggior colpa;
perché
se fosse solo a sentire quelle oscenità, forse co
i Personaggi, vanno alla Commedia oscena; dunque; io vi posso andare:
perché
so se quelli avranno qualche buona Ragione, di cu
no molto appassionati verso le Commedie oscene ; vi vogliono andare;
perché
non vogliono peccare gravemente, cercano, e ricer
oglio andar tra i primi, che andando, e pagando, peccano mortalmente,
perché
sono il motivo cooperante al farsi l’Azione: andr
, quando hanno cominciato; che così andando, e pagando, non peccherò;
perché
io non concorro efficacemente all’Azione, la qual
Tutti i primi peccano mortalmente, eziandio udendo una sola Commedia;
perché
essi sono la cagione motiva, per la quale si fa l
gli Spettatori delle Commedie del nostro tempo, peccano mortalmente;
perché
con gli stipendi loro sono alimentati uomini tant
Cioè. Lo Spettatore delle Commedie disoneste coopera a quel male: sì
perché
paga la mercede; sì anche, perché sta ad udire qu
e disoneste coopera a quel male: sì perché paga la mercede; sì anche,
perché
sta ad udire quelle cose, che i Comici non farebb
iciente alla Rappresentazione; ma anche gli ultimi, che sopravengono;
perché
il peccato è atto della volontà personale, e part
« non teneretur ad restitutionem », non sarebbe tenuto a restituire,
perché
, essendo gli altri cooperatori pronti al dannific
er la sua mala volontà, ma resta libero dall’obbligo di restituzione;
perché
trova determinato il danno. Hurtado porta un altr
dest post numerum sufficientem venientes peccant ». E la Ragione si è
perché
il Comico si muove a recitare per la mercede de’
gli Histrioni, che per innanzi non erano per se stessi apparecchiati;
perché
nel vero questi Spettatori cagionano, che la Comm
i Histrioni; non pare da condannarsi per questo capo, se alcun vi va;
perché
non più fomenta nel peccato que’ Recitanti, né ca
paga; non credo, si possa dire, che cooperi al peccato de’ Recitanti:
perché
o esso vi vada, o no, i Recitanti nondimeno recit
» Due sono da notare quell’ultime parole. « Qui alias non facerent »,
perché
da queste si vede, che di mente di S. Antonino no
vi sia già il numero sufficiente degli Auditori, o che sia comincia;
perché
se non peccherà cooperando, forse peccherà per al
E poi se tu le trovi oscene secondo il lume della tua retta ragione;
perché
non te ne parti? Non sei già in mezzo di un golfo
». Né replicare che non hai dubbi; e che pensi bene de’ Commedianti:
perché
il grido universale ti si oppone: e puoi senza sc
uona obiezione dicendo. Se il Teatro osceno è pericoloso a chi vi va,
perché
si sentono parole oscene: questo pericolo si trov
e con le gravi oscenità dell’impudica lingua? Risponda a se medesimo;
perché
penso, formerà risposta di confusione, e non d’ap
nuovi, o bei discorsi: e altri per sentire le parti ridicole. Chi va,
perché
talvolta anche egli recita,per osservar i modi: e
ndotto chi per non parere avaro, o ignorante. Chi va per uso: chi va,
perché
vede, che gli altri vi vanno. Insomma cercate, e
ve efficacemente alla disonestà; tutto che le dicano con ottimo fine:
perché
le Azioni umane pigliano la bontà, e malizia loro
intrinseca, e essenziale, non dal fine sotto ragione precisa di fine,
perché
questo è estrinseco dell’azione, ma da gli oggett
ro è, che il fine cattivo, etiam estrinseco può contaminare l’Azione:
perché
« malum ex singulis defectibus » : ove « bonum es
, et indirecte Filiuc. tr. 21. n. 105. » : e questo basta al peccato;
perché
non è necessario « adastum malum », dice un Teolo
a basta, che ella sia conosciuta direttamente, ovvero indirettamente;
perché
questo è sufficiente al volontario: e il male nas
e, che sono interessato, non saprei negar il pericolo del peccato. Ma
perché
possono esser pochi, dirò che il poco non fa nume
i molto peggiori; e dice. Io fo peggio, quando non vado alla Commedia
perché
o mi trattengo speculando, come’ posso negoziar c
oscena difficilmente può dire con verità. Forse mai ho fatto errore.
Perché
difficile si è il non peccarvi mortalmente, almen
Commedia oscena, faccia peggio in questo senso, e per questa ragione;
perché
fa due mali: il primo l’andar alla Commedia: il s
gulis iur t. 1. in Decal. l. 1. c. 10. n. 16. et n. 22. l. 4. n. 351.
perché
s’intende, quando vi concorre la necessità, come
e. Dunque il Superiore può lecitamente permettere le Commedie oscene;
perché
alcuni farebbero peggio: e così può dar loro occa
no da un maggiore. Dico che il Superiore non può permettere; ma deve,
perché
può, rimediare con altro mezzo che con la permiss
popolari, equivalenti alle Azioni Comiche, e lontani dalle disonestà:
perché
la permissione delle Commedie oscene non è il mez
Aug. Et habetur in c. cum quisque 23. q. 4. » E la ragione è chiara,
perché
la Prudenza insegna, che de’ molti mali s’elegga
ito al Comico osceno darli occasione con le oscenità, che lo cagioni:
perché
egli anche pecca dando tal occasione . La natura,
scusa dal peccato? Sì. E l’Ignoranza ancora non scusa? Replico di sì.
Perché
dunque dire tanto, e ridire contro le Commedie os
bili, e peggiori. Molti difendono, che non sia almeno cosa cattiva. E
perché
nel Teatro si vede buon numero di persone Sacre,
ione, dell’esser io partecipe di tanti peccati, era solamente questa;
perché
avvisavo. Ora ponderiamo la maniera da questo Teo
e me, il quale a vostro parere pecco per Ignoranza, non mi riprendete
perché
avviso quelli, che peccano pure per Ignoranza. Vo
cato. Rispondo. Io stimo, che niuno abbia l’Ignoranza invincibile; sì
perché
di questa materia tutti ormai ne ragionano e i No
discorrono; « nemo de ea non disputat; nemo non iudicat » : sì ancora
perché
gli stessi Comici più volte hanno trattato in Sce
ia peccato? O peccato. Sin qui l’allegato Teologo e certo molto bene:
perché
secondo la dottrina comune non scusa dal peccato
e vanno alle Commedie con ignoranza, non sono scusati da grave colpa;
perché
possono fare, e non fanno la diligenza morale, e
levano la malinconia a’ Grandi, e a Popolari. Al che io non repugno;
perché
egli discorre di quelle Commedie, che vengono sot
anima resta presa dal piacere e molte volte dal troppo, e si perturba
perché
come dice S. Nilo in Ascetico, « Voluptas non est
a veleno:· non applichi l’animo al gusto delle Commedie poco modeste:
perché
, mitigandoli una dramma di malinconia, lo aggrave
l gioco è necessario all’uomo, per ricreare e l’anima, e il corpo: ma
perché
l’uomo deve regolar le sue Azioni con la ragione;
simpliciter, et inter id quod est bonum quo ad hunc. » S’ingannarono,
perché
non distinguevano il bene, che è assolutamente be
nza. Adunque vi posso andare senza peccato, andandovi per passatempo:
perché
se l’andarvi sarà senza colpa mortale; almeno non
rovarsi presente ad una Commedia oscena senza peccato, anche veniale;
perché
può non dilettarsi, né delle cose brutte rapprese
mpus flendi ». Il riso per se stesso non è buono moralmente, né malo;
perché
se fosse malo, Dio non avrebbe fatto l’uomo risib
avvenne a quel vecchio, che vide un giumento che mangiava i fichi, e
perché
i servitori chiamati non corsero, se non dopo che
ore. « Va vobis, qui ridetis, quia flebitis. » Guai a voi che ridete;
perché
il vostro riso terminerà col pianto: e dove? In q
ndum, errore seculi raptantur, et turbine. » Questo riso non è buono;
perché
Die è l’amore del buono, dice Filone, « Opifex es
iditates sunt porta Inferi » In sent. N. 136.. Punto vigesimo terzo.
Perché
in molti Popoli molte Persone Nobili, e molte Pop
to nella quotidiana esperienza; e io quindi muovo il presente Dubbio.
Perché
molti restano con l’animo irresoluto fino a’ temp
, chi vorrà aderire ad una delle due seguenti Ragioni. La prima si è;
perché
, se bene le correnti Commedie Mercenarie sono osc
l’operante dubbioso, e negligente. La seconda Ragione stimo, che sia;
perché
molti credono di peccare mortalmente, andando all
enarie siano Oscene; e forse suppongono, che non siano tali; non solo
perché
i Comici professano di farle tutte con la debita
ta Moderazione, e con l’approvazione de’ Signori Superiori; ma anche,
perché
alle volte avviene, che mentre molti Predicatori
torio; che si poteva andare sopra la sua coscienza a quelle Commedie;
perché
non era peccato. Io so, chi fu quel Religioso Pre
ico Predicatore si dichiarò voler discorrere, non contro le Commedie,
perché
sono lecite, ma contro le Oscenità delle Commedie
le Commedie, perché sono lecite, ma contro le Oscenità delle Commedie
perché
sono illecitissime; Or quindi tosto si sparse per
gli parlarono, acciocché non predicasse contro le correnti Commedie;
perché
egli non avrebbe conseguito il bramato effetto; m
dell’antico Tito. « Hodie diem perdidi. » Ho perso il giorno d’oggi,
perché
non ho fatto beneficio qualcuno. E poi aggiunge.
lla Virtù; e nel Mondo egli si pubblica per Capitano di molte schiere
perché
molti sono nel Mondo sfaccendati, e oziosi; i qua
atempi da cavalieri, e da sfaccendati. Non scrive male questo Comico;
perché
i Trattenimenti dei Teatro, fatti con la debita M
ioè. Alcuni fanno il Comico più tosto per necessità, che per diletto;
perché
non sanno con altra Arte acquistar per sé, e per
o legge contro i Comici Virtuosi, sarebbe decreto, e legge ingiusta;
perché
leverebbe il pane a’ poveri impedendo loro il gua
ubblica legge, ovvero decreto impedire, o cacciare i moderati Comici;
perché
con l’Arte loro si procacciano onoratamente, e co
essi fanno dicendo. Noi viviamo con quest’Arte. Non è buona. Ragione:
perché
secondo le Regole della virtuosa Politica niuna A
nori, e da Principi; è una vita de Cuccagna, ma Cuccagna del Diavolo;
perché
beni tali, e tali piaceri sono legami, co’ quali
Molti non si ritirano dall’esercizio osceno, e infame di quell’Arte;
perché
non da loro il cuore di guadagnarsi il vitto trav
. volle ritirarsi dall’Arte Teatrale, nella quale viveva scontento sì
perché
un pratico, e vecchio Confessore gli aveva negata
fessore gli aveva negata una volta per Pasqua l’assoluzione; sì anche
perché
vedeva le spesse disgrazie, nelle quali s’incontr
oni, si lasciò vincere; e partì senza far motto; vergognandosi credo,
perché
tornava a quella vita indegna, e dalla quale, per
erona fu un certo Cesare Sonatore di tromba, e di trombone, il quale,
perché
sonava bene, fu condotto da’ Principi di Germania
estissimo; ma di lui si divulgò questa taccia; che era troppo freddo;
perché
mai diceva oscenità. Io rispondo, che l’essere tr
roppo licenzioso di lingua. E se Mescolino era tacciato di freddezza;
perché
si asteneva dalle sboccataggini, quella taccia er
persone poco amiche all’Onestà : ove all’incontro era degno di lode;
perché
nel moderno Teatro serbava le Regole della conven
degni del nome di Comico, e vi dovete chiamare Buffone, e non Comico:
perché
non fate Commedie, ma Buffoneriecap. 10. p. 48..
loro disoneste Azioni; io dico, che questi non si possono permettere;
perché
fanno peggio, che le Meretrici, le quali non doma
ovvero un Trombetta,che inviti il popolo ad andar a peccare con loro;
perché
questo non si permetterebbe. Né le Meretrici fann
i pubblici canti delle strade un Cartello d’Invito alla Fornicazione;
perché
si stimerebbe cosa vituperosa. E pure i Commedian
tefice di meravigliosa Santità le cacciò dalla santa Città di Roma: e
perché
il Romano Conservatore si oppose li disse. « Sede
uti per conservare la, Castità. Salviano loda mirabilmente i Vandali;
perché
levarono affatto i Lupanarilib. 7. de Provid.. E
i, e vi è, chi aggiunge, che il Comico in Scena non fa male ad alcun;
perché
egli non dispone le persone alle usure dannose, n
ssima consolazione, e con un giocondo riso cagionato dall’Arte sua. E
perché
dunque non voler permettere, né tollerare, ma dis
e Virtuosi, a giudizio di chi può, deve, e vuole dar giusta sentenza;
perché
non basta la falsa persuasiva de’ medesimi Commed
fruttuosamente. Dico 1. Il Comico N. per ordinario pecca mortalmente;
perché
,volendo, coopera ad un Recitamento, che secondo l
dannano gli Spettatori, se non tutti, almeno molti, di peccato grave;
perché
cooperano all’osceno Recitamento: si deve molto p
Recitamento: si deve molto più fondatamente condannare chi vi recita;
perché
l’Attore è cagione più efficace, e più immediata,
lo Spettatore si chiama « Causa, cum qua. » Ho detto, per ordinario;
perché
forse per accidente, o molto di raro, può avvenir
o non può ritirarsi, e lasciar la Compagnia che suole durare un anno;
perché
non ha, con che sostentarsi: e non lo può avere c
o N. non pecchi mortalmente, recitando in un’oscena Rappresentazione;
perché
non è obbligato con tanto suo danno, e con tanto
do comunemente, a ritirarsi dal recitare, lasciando quella Compagnia:
perché
a niuno comunemente lecito si è perseverare in qu
quando sa, o può facilmente sapere, che in lei sono Recitanti osceni,
perché
questo si è un eleggere volontariamente l’occasio
o di lei; tuttoche sia per provare qualche strettezza, e diminuzione:
perché
, chi può, deve lasciare ogni occasione di peccato
uale veggano diligentemente di non accettare alcun osceno Commedianti
perché
se ve l’accetteranno, e indi seguiranno Recitamen
ri; né il dover dar risposta al Recitante la impedisce, anzi l’aiuta;
perché
verso di lui o sfoga gli affetti, o nega i vezzi,
che I Comici moderni rappresentino al popolo le loro Amatorie Azioni.
Perché
questa Rappresentazione è cosa di gran lunga più
re, e lo stampar Commedie, e altre Composizioni oscene, e si leggono:
perché
non si può permettere a’ Commedianti il recitarle
brutte, e Amatorie, e i zelanti Inquisitori permettono lo stamparle;
perché
dunque non si potranno anche sentire; e per conse
parle; perché dunque non si potranno anche sentire; e per conseguenza
perché
i Comici non potranno recitarle pubblicamente? Io
gior chiarezza, brevità, che si può aspettare dalla mia debolezza; ma
perché
sarebbe discorso assai più lungo di una solita Ri
ia la mente sana. Or queste tre cose pervertono i Commedianti osceni;
perché
fanno che i Cittadini servano a’ Vizi; che tra lo
declinare peccatum: secunda non desperare de venia. ». Punto primo.
Perché
il Papa non proibisce le Commedie oscene nella Cr
randemente nocive alla Cristiana Onestà. E però da alcuni si domanda.
Perché
il Papa non lo proibisce per tutto il Cristianesi
iocesi? Rispondo. Non si fa le proibizione universale delle Commedie:
perché
le modeste sono scritte, fatte con la debita mode
ta obiezione In Paren. p. 43. da un dotto Iurisconsulto domandando. E
perché
i Sommi Pontefici con i loro decreti non hanno fa
à; ma se forse pare, che ne mostrino qualche tolleranza, ciò avviene;
perché
non ne sono pienamente informati: onde se le sape
e: non per ciò segue, che non pecchino i Recitanti, e gli Spettatori:
perché
la tolleranza dell’inferiore, che è un terreno Pr
ocché per sua bontà porga comoda occasione di efficace provvedimento;
perché
il parlare, o lo scrivere contro, può essere, che
eggono far regali a questi Comici, che non li meritano, non lo fanno,
perché
si compiacciono delle loro sciocchezze; ma è che
io di un Principe, o di un Superiore, che permette le Commedie Oscene
perché
il popolo ne gusta, sia buona Ragione per tollera
Oscene l’esempio di un Principe, o di un Superiore, che le permette,
perché
il popolo ne gusta. E se il Comico Beltrame non p
e se i Popoli ne gustano, gusto tale non basta per farle tollerabili;
perché
i Popoli, come agitati da varie, e sregolate pass
, che il Gioco sia riposo, vedremo; qual Gioco in ciò sia decevole. E
perché
Platone scrive nel Sofista. Niuna specie di Gioco
mitazione. Per la qual cosa dovendo imitar le cose vere, e non farle;
perché
non farebbe Gioco; e recar diletto, e non fastidi
non farle; perché non farebbe Gioco; e recar diletto, e non fastidio,
perché
non ricreerebbero gli Spettacoli, ne’ quali neces
. Io adunque concludo, che le Commedie oscene non sono da tollerarsi;
perché
il popolo ne gusta: e prego tutti con le parole d
pertimescit. ». Punto quarto. Se le Commedie oscene non sono lecite
perché
i Principi e Superiori le approvano, e danno lice
mendarent sane nec ad mortis firmandos proponerent hæc paradigmata. »
Perché
quelli che con pia sollecitudine prescrivono le L
ibite fin dal principi della Guerra col Turco. E credesi ciò seguitò,
perché
sia stato considerato tale trattenimento di minor
somma lode, così quella licenza non è degna di alcun minimo biasimo;
perché
concesse far le Commedie modeste, e lecite, non g
nondimeno si può curare: e però rispondo. Non si può lasciar correre;
perché
le Commedie oscene sono proibite dalla Legge Divi
evar un male tanto pernicioso con una sola parola, o con un foglio; e
perché
può tutto quello eseguire tanto facilmente, se eg
r cagione di cui alcuni Superiori dicono. Oh i tristi faranno peggio;
perché
se peggio faranno, peggio saranno trattati dalla
hi, più sfrenati, e più tristi, di duplicare il male de’loro peccati;
perché
peccano udendo le Commedie; e poi ancora commetto
orderanno, che sono tollerare le Meretrici pubbliche in alcune Città:
perché
con una parte del loro guadagno si aiutano Monast
ona moraliter, est utpote rationi consona. » in 2. 2. q. 10. a. 11. E
perché
niuna cagione ragionevole, e niuna opinione proba
veri infermi, non si può negare, che non sia bene, anzi un gran bene;
perché
è un mantenere la vita corporale a persone strett
; ma lo assegnano ad opere pie, e a luoghi bisognosi; non giova dico
perché
essi sono la cagione efficace, che altri ne parte
hanno fatto contro la vanità del poco modesto Teatro, è antichissima;
perché
in ogni tempo si sono sforzati di mostrarla vizio
ro gli argomenti, dottrine, e autorità degli antichi Padri e Dottori:
perché
dicono, che quelli non condannano le correnti Azi
gravi, quanto abbiamo confessato di sopra; ma perche creder ora; anzi
perché
confermarlo con la dottrina di S. Giovanni Crisos
e non sono freschi. Risponde il Venditore: v’ingannate tutti al certo
perché
sono freschissimi; e se volete, ve ne farò veder
e,che giustifichi la licenza, o la permissione della Commedia oscena:
perché
, come dice Hurtado, una sola oscena è « ingentiss
» : né egli è scusa con l’allegazione di qualche probabile opinione;
perché
niuna di tal fatta corre tra’ Dotti, né si può al
o insegna S. Tommaso,dicendo. L’umana Legge permette alcune cose, non
perché
le approvi per buone; ma perché non può indirizza
umana Legge permette alcune cose, non perché le approvi per buone; ma
perché
non può indirizzarle al bene. « Lex humana aliqua
lti Predicatori fanno esagerazioni contro le nostre moderne Commedie;
perché
non ne hanno piena cognizione; e forse non vi son
essi le rappresentino: il che non sanno i Teologi, né i Predicatori;
perché
non frequentano molto, né poco il Teatro. Rispond
i delle informazioni, o relazioni de’ Comici: e non ne hanno bisogno;
perché
, quali siano le correnti mercenarie Commedie, lo
oro Commedie oscene con buon concorso, il quale vedendo essi mancare,
perché
certi Religiosi avevano pubblicamente ripreso le
e i Predicatori non conoscono, o non vogliono conoscere la Commedia;
perché
si fa gran torto alla loro Sapienza, e alla loro
uesto deve essere libera dalla Censura de’ Teologi, e de’ Predicatori
perché
non leva da tutti i peccati ma opera, che si lasc
frem Siro, ne ibi plangas in saecula saeculorum. » Punto quarto. Se,
perché
molti senza osservare il loro fine hanno scritto,
ie oscene; e hanno veduto sempre le loro fatiche vane, e infruttuose:
perché
si proposero per fine, e faticarono, o per muover
anzi possiamo, e dobbiamo, almeno per carità, e scrivere, e parlare;
perché
ove arde l’incendio li correr si deve ad estingue
o, che con la sua grazia concorra efficacemente a cagionar il frutto:
perché
vera si è la sentenza del gran Papa Gregorio. « F
ferisce prima. Dunque il Predicatore3. p. q. 8. a. 6. ad 2. converte;
perché
da la grazia; ma poi risponde. « Homo non dat gra
cordando, che chi scrive, o parla, non pretende annullar le Commedie;
perché
il Mondo vuole qualche ricreazione; e quella del
: tutti stanno riposando: non è tempo quello di cuocere le vivande: e
perché
si vede acceso un fuoco tale e così grande? Mentr
e ma ci ha confinato a patir lungo tempo queste pene in questo luogo,
perché
facendo noi pochissima stima della perdita del te
ne dell’uomo zelante, ma con zelo ben regolato, prudente, e discreto:
perché
l’indiscreto da nel troppo e dove basta pungere c
erte devote Femminucce; né per aggredire alle Mogli gelose de’Mariti:
perché
queste sarebbero ragioni di poca sodezza, e le po
e, e molto buone ragioni; alcune delle quali accenno in breve. Prima,
perché
non mancano molti, che imbracciano lo scudo, e im
ima: e però è necessario un’acre, e ardente zelo riprensivo. Seconda,
perché
questo peccato de’ Comici, e delle Commedie , fat
lta, e arresta la lancia della sfacciataggine contro la Virtù. Terza,
perché
è peccato scandaloso grandemente, e rovino a gran
che nel Teatro, come in pubblica, Scuola impari le disonestà. Quarta,
perché
sotto coperta di onesta ricreazione, o sotto colo
a. « Per voluptatem facilius, ac proclinius Vitia obrepunt. » Quinta,
perché
moltissimi vi vanno a folta, e gran schiera, anim
a, e gran schiera, animandosi l’un l’altro molto allegramente. Sesta,
perché
questo difetto pare meno scusabile, che non sono
tosto per elezione, che per essere assaltato da tentazione. Settima,
perché
la gente bassa, e popolare comunemente stima, che
nte stima, che sia lecito il frequentare il Teatro de’ Comici osceni;
perché
i Superiori fanno ciò, che vi si tratta, e conced
a, e concedono la licenza, o almeno praticano la permissione. Ottava,
perché
ciascun fa del Dottore in questa materia; e se be
2. 21., dice l’Ecclesiastico. E la ragione di tutto questo male si è;
perché
la malvagità del peccato si trova in molti, e gli
i osceni, e le Commedie loro disoneste. Ho detto, Commedianti osceni;
perché
, come io non approvo le parole, né le scritture,
quella futura peste: ma egli rimase ingannato nel suo buon pensiero:
perché
quelli, al bisogno de’ quali s’apparteneva l’ammo
mici osceni. Guardati da chi parla per Interesse mascherato di zelo,
perché
tira colpi da Gigante; e dove giunge, fa larga pi
ato di zelo, fa parlare molti Oratori Cristiani contro i Commedianti;
perché
maggior è il concorso al Teatro, che alla Chiesa;
rega, riprendi i Peccatori, secondo richiede la certezza de peccati:e
perché
certissimo si è, che nelle Commedie oscene gli os
Paran. n. 11. Punto ottavo. Se hanno ragione i Comici di stupirsi,
perché
molti Scrittori lasciano altre materie più utili,
e nobile, e principale malamente infetta. Rispondo. Cessi lo stupore:
perché
non v’è ragion alcuna fondata di stupirsi; anzi s
erò non è meraviglia, che si tratti da’ Dottori anche a nostro tempo:
perché
mentre persevera il morbo, deve perseverare l’app
l’impedirlo sia materia di giusto, e grave rimorso a chi li riprende;
perché
essi con tal guadagno vivono; e per conseguirlo t
o il nome d’Hipocrita secondo la favella greca, significa simulatore;
perché
essendo cattivo nell’interno, si mostra buono nel
Commedianti vogliono ammaestrare i Semplici al bene con le Commedie,
perché
tanti Autori li riprendono? La presente querela
ggiunge. Cioè. Tutti i mezzi sono buoni, quando tendono a buono fine;
perché
chi avesse per fine l’offrire un Calice d’Argento
male. I Semplici poi restano più ammaestrati al peccato, che i dotti;
perché
quelli più, che questi, si lasciano tirare anche
la Commedia è riformata in tutto il necessario alla Cristiana Legge:
perché
il sentimento, le scritture, e i detti de’ Savi m
ti de’ Savi moderni sono affatto contrari; onde molti li contristano;
perché
non veggono porsi efficace rimedio a questo pesti
per mostrare i mali effetti di quella passione; acciocché si fuggano,
perché
se ne tratta troppo scopertamente, e troppo alla
che si sarebbero fatti con i Giochi di quelle carte. Non giova dico;
perché
se si scemarono sono i peccati del Gioco, si aggi
rittori non condannano molte Arti più infruttuose, che l’Arte Comica,
perché
scrivono tanto contro questa? Nel Mondo si prati
mi sa strano, che il nostro esercizio sia da tali lacerato, e Dio sa
perché
. A questa querela di Beltrame io dico, che come l
o terzo. Se la Commedia, anche oscena, non è pericolosa a’ Secolari,
perché
tanti la riprovano? Corre una certa voce per la
ta qui, che le moderne Commedie de’ Mercenari Istrioni non sono tali;
perché
sono Componimenti osceni, e recitati oscenamente,
aggi zelanti, i quali si fecero sentire contro le indegnità Teatrali,
perché
come dice anche Beltrame non sempre tutti i Comic
e Scrittori, che si mostrano molto contrari a’ Mercenari Commedianti
perché
molti di questi, se ben per colpevole ignoranza p
stico Professore, possa essere lecita una cosa illecita: non va così;
perché
a tutti è prescritta la regola di vivere con Virt
ltrame Chi non sacap. 7. che l’acqua bagna, e annega? Ma non è fatta,
perché
le persone si anneghino, o si sommergano: chi vuo
re; la Commedia è illecita, e è fatta per peccare, e per far peccare;
perché
tal comparsa è peccato; e si fa con scandalo de’
non è capitale da munir la mala intenzione di chi odia le Commedie; e
perché
resista all’assedio delle vere ragioni ; atteso
le; e il Demonio disse, che occupandola aveva fatto giustissimamente;
perché
l’aveva trovata in Casa sua. « Justissime feci: i
non pregiudizialecap. 52. alle sue Commedie, e dice. Non è gran cosa ;
perché
chi si spirita, si spirita in qualche luogo: e fr
e fece oblazione, per farsi adorare da chi poi gli fiaccò le corna. E
perché
le stanze delle Commedie hanno da esser sue? Un n
tico, contro il quale Tertulliano portò quel Caso, io non lo approvo;
perché
era Teatro di gentilesca Superstizione, e di brut
re de’ Teologi, e degli Scrittori moderni, che egli suppone il falso;
perché
il Teatro de’ Mercenari Comici moderni e in parti
ese la sua figura, e seguitò l’Azione; e richiesto da chi lo conobbe,
perché
ciò facesse: rispose; per non perdere il guadagno
che si veggono, e si odono nelle correnti Commedie, basta al Diavolo;
perché
essendo tali osceni peccati mortali, rovinano mol
ubito qui sparse, e lasciò per tutto. La Commedia non andò più oltre:
perché
ogn’uno rimase sbigottito per simil fatto. Ma non
ino; lo tennero appresso di sé, e guadagnarono molto per mezzo di lui
perché
davano piacere a chiunque di passo v’alloggiava,
gentilezze il povero Asino; il quale obbediva a cenni delle Streghe;
perché
non aveva perso l’intelletto, né il discorso: ma
arono la verità del fatto, e la loro malvagia maniera d’alloggiare. E
perché
Sua Santità mostrò d’aver qualche dubbio nella so
ali tibi feci? » O Gaiano, che male ho io mai fatto alla tua persona;
perché
tu ti professi pubblico mio distruttore, e mi bia
io: né con tutto ciò fu subito castigato dalla potente, e gran Madre;
perché
ella è Madre di misericordia. Anzi si compiacque
er carità il cibo, e la bevanda: ma sappiate, che è morto. E così fu;
perché
a pena ebbe ricevuto il pane, e il vino, gli cadd
Alessandria una Donna Commediante, cominciò a piangere: e richiesto,
perché
piangesse, disse. «Due cagioni mi muovono. La pri
ichiesto, perché piangesse, disse. «Due cagioni mi muovono. La prima;
perché
in mia vita non ho cercato piacer a Dio tanto, qu
e, il quale si dilettava di salti, e di canti osceni, e scandalosi. E
perché
quel Servitore corretto dal savio Padrone poca cu
a disdire: ma di che cosa? Forse, che la Commedia non sia lecita? No;
perché
io non ho detto questo. Forse, che non si devono
n ho detto questo. Forse, che non si devono fare Commedie oscene? No;
perché
tali Azioni non sono lecite, e non si possono far
che volete, che io dica? Che le Commedie sono sante? Non posso dirlo,
perché
il Romano Pontefice non le ha canonizzate. Ora se
stare alcun: né occorre, che vi sia, chi si quereli con il Superiore;
perché
il male non si può approvare. Finita la Predica f
E la morte di quel Personaggio fu la sepoltura delle oscene Commedie;
perché
furono lasciate in tutto, e anche in tutto finì q
perare solamente le cose indegne, e non già le degne di comendazione;
perché
questa distinzione , protesta, replica, e dichiar
o mi rattengo dal provare, che, con la distinzione danno occasione :
perché
i medesimi Comici lo concedono, e asseriscono, e
rezione: e credo,proceda la Ragione da qualcuno di questi rispetti. O
perché
, i Comici, che potrebbero, e dovrebbero, come pri
rano, che si reciti senza peccati: e senza le solite oscenità. Ovvero
perché
vivono ingannati dalla propria opinione, stimando
à qualche Comico scostumato, è la necessità, che hanno dell'opera sua
perché
se colui corretto si sdegna, e non vuole recitare
tà de’ Libri impuri, e l’altro dal Recitamento delle Congregazioni: E
perché
la loro Risposta, e Dichiarazione non m’è riuscit
flammant cupiditates? » 2. dict. civit. c. 14. e rendendo la ragione;
perché
meritamente i lascivi Compositori debbano aver il
to rispetto l’imperator Romano cacciò in bando quell’ingegnoso Poeta;
perché
s’era mostrato Compositor impudico, componendo l’
8. » Cioè peccano mortalmente i Compositori delle Commedie disoneste,
perché
sono cagione di rovina a molti, il che si avvera,
i, il che si avvera, tuttoche il Componente non abbia tal’intenzione,
perché
egli quanto a sé, cagiona sufficientemente quella
Pastorfido? Io non voglio domandar grazia alcuna a N. Signor per voi:
perché
col vostro Libretto avete fatto più danno all’ani
no nell’altra vita gli Autori di sante, rovine? Non si spaventi V. S.
perché
io parli con tanto risentimento intorno a questa
tuosi, ladroni, bugiardi, parricidi, e colmi d’ogni scelleratezza, fu
perché
in fatti erano stati al mondo, mentre vissero, uo
questi Compositori sono più nocivi, che i Fabbricatori de gli Idoli:
perché
, « Illi, qui Deorum signa fundebant olim, fingeba
zo d’immondissima elocuzione, e questi parti si paragonano alle rane:
perché
come quelle così questi; vivono nelle paludi e ne
ntunque pura, e innocente. S. Agostino si lamenta de’ Libri Platonici
perché
non contengono senso di pietà, né lacrime di conf
p.1.dello stimolo.c.6. scrive Baldesano, che ha più poter si fuggano;
perché
malamente trattano l’anteriore del giovamento. E
questiDisc.9.lit.Z. Libri lascivi avvisa il Mazzarino che si lascino;
perché
sono bastanti a stampare negli animi turpitudine,
ina dalla sua Repubblica così fatti Libri sotto nome di Poeti, se non
perché
col loro dire vanno pubblicando i peccati, e le d
ro, che non per altro sono proibiti cotali Libri a’ Cristiani, se non
perché
con la lettura di essi, non altrimenti che col vi
Tolgono la nozione, inaridiscono lo spirito, insteriscono l’affetto;
perché
scemano l’amore, e il desiderio delle cose di Dio
r ogni clima, fatti Cittadini d’ogni paese, e con gran cura tradotti,
perché
parlino in tutte le lingue, come se per timore, c
sa, e le lasciassero tutte volar via: fu fatto con rovina della Città
perché
quelle colombe, e passere volanti tornarono alle
vita, o nella roba, o nell’onore, o in altra cosa temprale, solamente
perché
si dilettano di leggere, o di tenere nelle propri
e, e non fu visitata: e s’intende la cagione altro non essere, se non
perché
dentro quella la camera vi era un Libro di un Poe
na intenzione, ma quell’intenzione non fu buon preservativo dal male:
perché
dal quel cibo velenoso restò avvelenata; contrass
esta ragione; ma dicono. Noi gustiamo della Lezione de’ Libri osceni;
perché
vi troviamo cose belle, graziose, e che sono mate
e tali si commette più confidentemente l’opera brutta: e massimamente
perché
per ordinario non si leggono questi Libri con un
volontà restino sinceri da ogni impuro affetto verso le cose brutte:
perché
queste due potenze sono molto connesse tra di lor
e n’ho spiegate: or ecco la terza. La quale mi do a credere, che sia;
perché
molti non fanno, o non si curano di sapere, e con
uoi scritti dentro una cassa; e con lacrime, e pianto lo chiedeva: ma
perché
tra quegli scritti profani v’erano ancora alcuni
imento inverecondo: e Isidoro porta di questo una gravissima cagione:
perché
tali Poeti col diletto delle vane Favole eccitano
Luco Vescovo di Calahora da il seguente avviso a Curati delle anime.
Perché
l’esperienza insegna, e i Savi lo scrivono che gl
asa loro si leggano Libri disonesti; né che possano provocare a Vizi:
perché
, come non consentirebbero con che i loro Figliuol
veggono i Padri, e le Madri loro a torli da così cattiva Compagnia. E
perché
, se bene le cose se da se stesse assai chiare, e
acra Scrittori siano, e scritti per inspirazione dello Spirito Santo:
perché
dubitavano, che i Giovani, restassero d’imitare l
re a’ Giovanetti; e molto meno a’ poco virtuosi, e deboli di spirito;
perché
sarà loro sdrucciolo di facilissima caduta mortal
agionarsi da così nociva Lezione. E forse anche peccherà di scandalo;
perché
altri poco fondati nello spirito ad esempio suo l
vi, e piacevoli con una sottile malizia; tanto più si devono fuggire,
perché
porgono artificiosissimamente, e con somma iniqui
e, e fuggite, molto più ciò meritano le medesime scritte, e stampate;
perché
queste lette sono molto più nocive, e perniciose
ui replico, che Ovidio dice, come anche nota Baldesano, « Ne tange »,
perché
veramente. « Qui tetigerit picem inquinabitur ab
zza: e in conseguenza non stima bene leggere Libri di tale indecenza;
perché
dal leggere si passa poi facilmente al dire, e al
Poeta. Seneca mostrò far poca stima, de’ versi di OmeroAd liberalem.
perché
non giovavano a frenar le passioni. Dunque egli d
sioni. Dunque egli doveva condannare affatto la Lezione degli osceni;
perché
eccitano le passioni a gran peccati. Ma da’ savi
non riceviamo qualche grave danno dalla Lezione de’ Libri de’ Gentili
perché
l’avvezzarsi a sentire, o leggere cose cattive è
a di lascivo affetto, par che si possano leggere al parere di alcuni;
perché
alla fine risvegliano solamente qualche; pensiero
i leggano Componimenti Osceni benché siano artificiosamente composti;
perché
tal vista, e tal Lezione spesse volte è il princi
e non fossero allettati da queste lascive, e artificiose, morbidezze;
perché
non si rovinerebbero nella Castità: L’allettament
o una Vecchia pratica di quell’Arte infame? No, direte, no per certo,
perché
ospiti di tal fatta non si ammettono in una casa
ro d’eloquenza il mortifero veleno delle turpitudini, e degli errori;
perché
« Quo magis sunt eloquentes, qui flagitia illa fi
o sacro; come pur fatto avevano gli antichi Ebrei della Cantica, solo
perché
sotto quelle coperte di parole amorose non vi ric
, vi trasformano in sembianti animaleschi, e brutali, a che leggerli?
Perché
bere le sordidezze d’impurissimi Autori, se vi è
tto. Chi si vuole assicurare dall’ebrietà, deve astenersi dal bevere;
perché
a chi beve con pericolo, poco giova l’Ametisto
veneni hauriendi gratia, quando in se videret hostes insurgere. » Ma
perché
molti Libri osceni dalla Repubblica Cristiana con
ezione de’ quali non si scusa sempre bene con l’amore dell’eloquenza;
perché
molte volte è condannata per lo vizio della Curio
troverebbe Dio, che meritano, più che Girolamo, d’essere flagellati;
perché
non leggono Tullio, o altro simile Autore per ris
profane, non pudiche, ma disoneste; e il Sig. Iddio non li flagella;
perché
all’errore di consumare inutilmente tanto tempo n
carnali, e temporali, tutti li bruceresti, se tutti li potessi avere:
perché
molto maggiormente non brucerai tutti questi impu
osì già avvenne tra Lacedemoni, che una sentenza ottima fu ripudiata,
perché
aveva un Autore impuro, e cattivo; ma poi .essend
ere,e il morire. Ma che da poi per certa occasione, che si offerse, o
perché
la divina Provvidenza l’ordinasse; incominciò a l
i figliuoli di Giobbein cat. Ad illud. c. 2. Iob. Filijs suis, et c.,
perché
attendevano alla Crapula, non alla Lezione buona.
itheco eccellentissimo Artefice di ben condite le vivande: ciò seguì;
perché
conobbero, che egli non mirava ad altro fine, che
ontro il pestilente morbo, e abuso della Lezione de’ Libri disonesti:
perché
il solo nome di un celebre .e accreditato Composi
n titolo di Componimento illecito, brutto, e vizioso: e la ragione è,
perché
Venere si veste modestamente, cioè le cose disone
ni di biasimare la sostanza di questo Libro, e giudicarlo pernicioso:
perché
veramente secondo me si può intitolare. Affettuos
volgimento delle pure carte, da farsi « diurna, nocturnaque manu » :
perché
mi do a credere, che più efficaci saranno le vost
o nel legger Poesie amorose, Favole piacevoli, e Libri di Cavalleria:
perché
non sarà comportabile l’udir Commedie, ove sempre
re Poesie amorose. E io dico, che non è comportabile il perder tempo;
perché
è peccato almeno veniale: poiché perder tempo sig
o. Ma non approvo già la distinzione del perder tempo, e del peccato:
perché
non so, che vi sia tal distinzione; e so che, com
astigo per la colpa. E però Crisostomo condanna la vanità del Teatro;
perché
, se non vi fossero tanti altri peccati, almeno vi
rbate. Ma torniamo a ponderare il parere di Beltrame. Egli domanda. E
perché
non sarà comportabile l’udir Commedie, ove sempre
che buono esempio, quando vi siano insieme delle oscenità perniciose;
perché
« bonum ex integra causa », la Commedia buona dev
ricreazione a’ virtuosi Giovani, per mantenerli allegri, e contenti;
perché
quando vivono mesti, e scontenti, e non hanno lo
e quella Regola. Se non si eserciteranno in Commedia, faranno peggio;
perché
non sono scapigliati, e vagabondi, ma virtuosi Gi
che la facevano per l’Instanza di un Principe; il che non fu creduto;
perché
tal Principe se n’andò da quella Città sul princi
i Venerdì sacrato di Marzo. Or vada uno a dire. L’Azione si può fare;
perché
essendo in se modesta, impedire molti peccati ne’
ne non è buono Avvocato per difendere legittimamente la prescrizione:
perché
talvolta si permette qualche giusto motivo un inc
si debba conceder licenze di recitar qualche Commedia a’ Congregati;
perché
altre Congregazioni della Città fanno alle volte
a osservanza; o ha qualche ragione buona per sé, e non buona per noi;
perché
se tal’una è nella Città, e fa Commedie, l’esempi
di buon fondamento, e è molto difettosa nella forza del suo paragone;
perché
a que’ Giovani studenti, e rispetti nella stessa
Mercenari Commedianti a fare alcune modeste, e virtuose Commedie: ma
perché
ne seguivano, inconvenienti, e i Comici abituati
ra Camerata. Né per questo recitate si fa molto scapito nello studio;
perché
si comincia, non subito dopo Natale, ma al più ta
le: ma è bensì un’efficace arringo, per correr l’asta contro di loro;
perché
la necessità costringe a far alcune Azioni nel Se
convertono, o sino convertiti dalla scapigliatura alla spiritualità;
perché
sono stati Spettatori, e Uditori di una modesta C
mò degna di gran lode la sapienza de’ maggiori, come scrive Ticidite,
perché
trovarono maniere di ricreare dolcemente l’animo
Eth. c. 14. ?, il gioco, e la quiete, e il cessamento delle fatiche,
perché
, come disse contro se stesso a S. Giovanni Evange
ia per lo mantenimento della corporale salute. E la Ragione è questa;
perché
l’Uomo è composto d’anima, e di corpo; le quali d
ontinua fatica; e per conseguenza bisognosa di requie, e di riposo. E
perché
la fatica è parte corporale nell’impiego delle co
ingua di Censore intorno alle Commedie fatte tal volta da’ Religiosi;
perché
mi rimetto alla prudenza, e alla santità di chi l
quella scusa non fu accettata per buona da molti savi, e con ragione;
perché
il recitar in una carnevalesca Commedia non è buo
he modesta Commedia. Il buon Soldato non deve abbandonar la Bandiera,
perché
viene dal Comandante astretto a combattere second
to del loro fervore, e il pericolo di abbandonarsi nell’imperfezione:
perché
invero è argomento di scemata carità, e di tiepid
sario procedere molto cautelamente nel concedere loro una tal grazia;
perché
forse riuscirebbe di gran pregiudizio alla comune
Frateros perniciosa erit. »in Regul, Brev. n. 159- E la ragione si è
perché
come aggiunge il Santo, « siquidem exemplo suo a
il quarto Libro di questa Cristiana Moderazione del Teatro, al quale
perché
s’intitola. Le Ammonizioni a’ Recitanti, premetto
cose, belle, gustose, e buone. 47. N. 13. Della Terza Ragione, che è
perché
molti non sanno, o non curano di sapere i motivi
altri. 64. N. 16. Della Quarta Ragione di leggere Libri osceni, cioè
perché
sono in sostanza facezie usate da moltissimi. 71.