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1 (1649) Della Cristiana Moderazione del Teatro. La soluzione dei nodi pp. -
gratis sono biasimate. 51 P. 13. Se la Commedia Oscena è tollerabile, perché corregge dal male, e insegna il bene. 56 P. 14.
una Obiezione. 79 P. 3. Se l’imparare il bene è Ragione sufficiente, perché si permettano le Commedie oscene. 81 P. 4. Se è b
e. 113. P. 16. Se si giustifica, chi dice. Vado alle Commedie Oscene, perché altrimenti farei cosa peggiore. 115. P. 17. Se la
cato delle Oscenità. 134. P. 22. Si continua il Discorso. 135. P. 23. Perché in molti Popoli molte Persone Nobili, e molte Pop
re e lo stampare Commedie, e altre Composizioni oscene, e si leggono: perché non si può permettere a Commedianti il recitarle?
itarle? 179. Capo quarto. Delle difficoltà prese da’ superiori. P. 1. Perché il Papa non proibisce le Commedie oscene nella Cr
pio d’un Principe, o d’un Superiore, che permette le Commedie Oscene, perché il popolo ne gusta, sia buona Ragione per tollera
one per tollerarle. 188. P. 4. Se le Commedie Oscene non sono lecite, perché i Principi, e i Superiori le approvano, e danno l
die, s’ingannino; poiché non ne hanno piena cognizione. 201. P. 4.Se. perché molti senza ottenere il loro fine hanno scritto,
Commedianti vogliono ammaestrare i Semplici al bene con le Commedie, perché tanti Autori li riprendono. 231. P. 12. Se gli Sc
rittori non condannano molte Arti più infruttuose, che l’Arte Comica, perché scrivono tanto contro questa? 235. P. 13. Se la C
5. P. 13. Se la Commedia, anche Oscena, non è pericolosa a’ Secolari, perché tanti al riprovano? 236. P. 14. Di quello, che po
intorno al custodire i Figliuoli, e le sostanze 192. 193. Aristofane perché fu bandito 210. Arte sufficiente ad uno per viver
.   C Sig. Cardinal Richeliùj moderò i Comici in Francia 92. Carlo V perché proibì le Maschere 13. Carlo VI Re di Francia in
ni oscene si riprendono 53. Alcune fatte per rigiri 55. Le mercenarie perché biasimansi più, che l’altre 51. 52. nuocono 59. L
scene sono fuggite da alcuni per le ragioni lette ne’ Libri 217. 218. Perché si biasimano 221. Non sono riformate, quanto bast
. Fanno peggio che le Meretrici 159. Gustano le oneste Azioni 86. 87. Perché rappresentino Opere ne’ giorni festivi, e di Vene
nno difficoltà a lasciarla 153. Uno ebbe molti anni gran rimorso 154. Perché alcuni non la lasciano 154. Non trovano da vivere
tando una Commedia Satirica 206. Non sono corretti da altri Comici, e perché 255. 256. Non s’emendano. Se si fa loro la correz
rese la forma di un Recitante morto all’improvviso 48. 242. Recitò, e perché 48. 49. Che guadagno pretende dalle Comedie oscen
etti 255. F. Domenico Gori Domenicano restò di confessare un Signore, perché era itok alla Commedia oscena 75. Donna spiritata
. Dubbio in molti, se pecca, o no, chi va alla Commedia oscena 141. E perché 141. 142. Duca Serenissimo come rimediò con grazi
i biasimano i Ciarlatani 225. Meretrici al Cocchio di Temistocle 161. Perché si permettano 158. 160. Molti l’hanno cacciate 16
20. Non approva le Commedie oscene 192. Può facilmente proibirle 195. Perché tollera i Comici osceni 185. Che si può far con l
vuole le Commedie oscene 186. Pecca sostentando i Comici osceni 187. Perché fa loro donativi 187. Può concedere Spettacoli mo
r burlar la Messa 244. Richeliù. Vedi Cardinale. Ricreazione Teatrale perché si concede 1. Si può usare 15. La Carnevalesca co
a dal pericolo diletta 47. Sinodo Fiorentino vietò le Azioni sacre, e perché 27. Spagna ha molti Comici 36. Stima le Commedie
n scherzare, e dar fuori il libretto de Divinitate per fungos parta : perché alle volte è necessario secondo l’istesso Seneca
herculaneus restat » Ep. 88. ; con tutto ciò ricercano la soluzione; perché sogliono essere proposte da molti a difesa delle
no, che impossibile apparenza abbiano ritrovato difesa, e protezione: perché l’umano ingegno gode alle volte di avventurarsi n
re giochi, non sono tollerabili; anzi non meritano il nome di giochi; perché , come avvisa Giustiniano Imperatore. « Quis ludos
ll’oscenità si è il dire. Le Commedie oscene sono in sostanza giochi; perché il gioco non deve essere osceno, per poter servir
 » Vuol dire in breve. Non vale per scusa l’opporre, che sono giochi; perché l’imitazione del male è parimenti male. Così dico
um legerit, obliviscatur, aut non oblitus ignoscat Prefat. Cent. » ; perché il gioco osceno Comico ancorché non fosse letto,
quindi inserisco: dunque gli osceni non sono leciti, né permissibili; perché sono effetto del vizio, e non germogli della pian
è tollerabile la Commedia oscena per ragione di essere un mero gioco; perché ella è un gioco brutto, e disonesto. E di questo
. » Cioè. Non è lecito il gioco osceno per la ricreazione dell’animo; perché l’animo con le cose brutte, e lascive non resta r
estinguerete tutta la peste. E la ragione è del medesimo S. Dottore; perché « quicquid illic geritur, non est oblectatio sed
e spesso da molti a difesa delle Teatrali oscenità in questa forma. E perché si permettono cose simili, o almeno equivalenti?
ragmatica prohibuit, quod nemo personatus incederet, nec ignotus »  ; perché succedevano inconvenienti: come scrive Sanchiez T
. 8. d. 35. n. 3. . E così proibire si devono le oscenità del Teatro; perché sono illecite, e da esse, come da fonte, scaturis
ca ricreazione; la quale non deve paragonarsi alla teatrale oscenità, perché l’Azione oscena è illecita, in quanto oscena; ma
lcuno dalle oscenità; le quali non sono tollerabili per l’uso antico; perché la regola de’ nostri costumi non è l’opinione, né
v. consensu ». E come la consuetudine del Duello non è permissibile, perché inviterebbe a’ peccati, « quia invitaret ad delis
Paran. P. 29. ». Le correnti Commedie sono lecite, né sono disoneste; perché sono secondo quello, che si è fatto nello spazio
icienti perspicuum fit. » Cioè. Finalmente, venendo alla conclusione, perché si dice, che sempre è stato ricevuto quello, che
ernare et dirigere, et ne deviet ab observando, quod Deus præcipit. » Perché il Principe è tenuto a governare il popolo suo, e
ori: il che non avviene nella consuetudine scandalosa delle Commedie; perché non si permette a fine di schivare più grave male
. Punto quinto. Se qualche impurità non deroga alla Sacra Scrittura; perché deroga all'Attioniak del Teatro I Sublimi, e alt
o oscene: ma noi saggiamente le ammiriamo, e santamente le riveriamo; perché ci consta per fede, che sono scritte per impero d
iamo precisamente la ragione: onde a noi lecito non è il condannarle; perché sarebbe un voler condannare le cose di Dio: che è
né per altri, atteso che mai niunoap rimarrà di andar alla Commedia, perché si parla troppo onesto; ma ben, molti non vi andr
ntino. « Venus onesto libitu est Venus: adulteria non fiunt licita », perché si trattano con onestissime parole. E io dico, ch
elle Azioni sacre non è per ordinario probabile pericolo di scandalo; perché gli Spettatori hanno abominazione contro quelle v
ppresentate: ove nelle Azioni profane, e oscene succede il contrario; perché all’udire un Giovane innamorato, e parlante d’amo
resti occhiata di oscenità, e meriti il vituperoso titolo di oscena; perché si fanno in lei pochissimi gesti, o si dicono poc
risse Sanchiez nella sua grande, e stimatissima opera dei Matrimonio; perché egli prudentissimamente si ritrattò, tuttoche pre
qui altro di quello, che segue a dire ivi quel Comico più lungamente; perché basta ponderare il detto, e darvi la risposta; ac
ti Giovani, e molti Vecchi di poco spirito, a molti, e gravi peccati; perché questo è detto comune de’ pratici, e de’ Dottori.
osso; e che la Commedia non lo lascia con quell’incentivo libidinoso; perché avanti, che finisca muta il lascivo o tristo avvi
in lodevole matrimonio. Ma io rispondo, che tal correttivo non basta; perché non « sunt facienda mala, etiam a fine, ut evenia
presenti il Matrimonio, ha forza valevole a sollevar uno dal peccato; perché questo sollevamento è effetto della divina grazia
ione degli Spettatori. Ora io qui avviso il Lettore: ecco la ragione; perché Pietro de Gusman non scrisse il resto, cioè quell
ondizione, né diventano giovevoli, e salutari alla generazione umana; perché serpeggino per un largo, e spazioso campo: il mal
to il mondo, non sarebbero tollerabili « absolute, et simpliciter » ; perché non cesserebbero di essere oscene.· poiché la cir
ero conosciute per oscene, siano abbracciate quasi da tutto il mondo; perché moltissime persone le condannano, e detestano, né
bbe forse da connumerarsi tra le cose contingenti al ben pubblico; ma perché non può esigere le sue entrate senza questo poco
etto a’ popoli con la novità; alla quale si aggiunge di più la rarità perché gli Spettacoli della Scena non si veggono tutto d
trepitano, e alle volte pongono sossopra la scuole; e questo avviene, perché si sente sempre una stessa voce, il medesimo stil
ier Teatro versa con maggior abbondanza simili dolcezze; massimamente perché la pubblica, e lasciva Azione è un tacito ammaest
uò, gradita, gustosa, e dilettevole la mercanzia, e moderna Commedia; perché ne pretende l’interesse della sua crudeltà, e il
eguitò egli la Commedia; e che essendo interrogato da chi lo conobbe, perché facesse tal’Azione, rispose , per non perder il g
ostri tempi causa grosso guadagno da’ mercenari Recitamenti, non solo perché molti Comici osceni, e Comiche poco modeste, pecc
eatro con molte parole sconce, e con molti gesti libidinosi: ma anche perché molti spettatori deboli di virtù commettono gravi
spettatore, tutto che non corra pericolo di consenso né di scandalo; perché se ella sarà oscena, renderà molte volte, se non
ricolo di consentire alle disonesta, né di scandalizzare il prossimo; perché altri onde può cagionarsi la sua rovina spiritual
guardo, e senza altro fine, che di procacciarsi il vitto, sono fatte; perché biasimar le nostre, e non le altre? » Così discor
di quelle, che sono fatte gratis da gli Accademici, o da altri; forse perché quelle si fanno quasi quotidianamente tutto l’ann
priccio, e con quegli equivoci, che più gli garbeggiano; e ciò segue, perché dicono molte cose in pronto, e senza essere prima
, quando scrive, che non si biasimano le dette tre sorti di Commedie; perché si riprendono per lo più, quando sono degne di ri
siano fatte con più riguardo all’onestà, che quelle di certi Giovani; perché nelle Commedie di Beltrame non mancano pubblici,
iche, e le altre fatte gratis, quando sono degne di essere biasimate; perché chi scioglie la lingua del biasimo, o tempra la p
nflammat. » Punto decimo terzo Se la Commedia oscena è tollerabile, perché corregge dal male, e insegna il bene Bel fregio
docetur. »de insor. novit. E se i Comici vogliono insegnare il bene; perché non trattano spesso del bene, e non dei male? Per
segnare il bene; perché non trattano spesso del bene, e non dei male? Perché non lasciano le materie lascive, e la loro lunga
alcuna volta dire a tal persona. Ieri non potei venir alla Commedia; perché la tale mi trattenne tutto il giorno. Altri maled
lte, fatte alla Beltramesca, siano veramente oscene, e intollerabili; perché se bene in qualche parte paiono correggere alle v
correggono dal Vizio i semplici, ma ve gli ammaestrano, e addottorano perché la pubblica Rappresentazione del Vizio, fatta sen
ice. La Commedia Moderna oscena corregge dal male, e insegna il bene, perché si deve dire, che ella insegna il male, e diverti
una cosa perniciosa, e degna detta nota di mal fine, e molto nocivo: perché la Commedia oscena è il morbo, e la peste de’ buo
e questo Comico, che sia lecito rappresentare pubblicamente un Vizio; perché la Rappresentazione partorisce con diletto e con
ppo lunga, troppo indecentemente, e senza l’efficace modo correttivo; perché tale Rappresentazione è scandalosa. Con giudizio
à; e qui aggiungo il sentimento del Sig. Fabio Albergati, ove dice. «  Perché la Repubblical. 7. della Rep. Reg. c. 10. Regia h
nti. Di più dico, che non si deve, né si può rappresentar ogni Vizio; perché la Rappresentazione di alcuni Vizi; è scandalosa;
ino per buone da gli uomini dotti in riguardo delle comiche oscenità; perché egli discorre delle Commedie in genere, e io ne r
n una Cronaca, si può lecitamente rappresentar in una pubblica Scena; perché ad altre leggi soggiace la pubblica, e moderata R
pubblica Scena cose viziose, e impudiche senza la debita Moderazione; perché cagiona scandalosa tentazione a molti Spettatori,
significanti; o spiegano certi artifici usati da tristi nel peccare; perché insegnano il malvagio operare, e pongono in vizio
nfessione, si devono leggere con molta cautela, e per giusta cagione: perché alle volte con l’espressione di certe cose eccita
grezze. Già li sformati costumi della nostra Patria si correggeranno; perché sono venuti i Commedianti, che con le Comiche lor
ie correnti d’oggidì, e ordinarie, cioè le oscene, siano tollerabili; perché correggono dal male, e insegnano il bene: ma io d
fuggita un poco di riflessione a’ Comici stessi, e alle Comiche loro: perché comunemente non sono persone piene di tanta santi
nto fiaccamente, che non punto snerva la sua forza, né il suo vigore; perché il dire, come egli dice. Non vedo e non mi pare,
rienza quotidiana prova il contrario; e è spalleggiata dalla ragione: perché ove non vanno i Comici, si pecca per le comuni oc
i più sfigurato visaggio, e di più sparuta figura. E la ragione si è, perché il giovamento della Scenica Moralità è poco, e è
guadagno degli Attori, e con molto gusto, e plauso degli Spettatori; perché si usava con somma diligenza la purga da ogni min
come forti, e grandi Abeti, nel campo della Virtù: e la ragione si è; perché , come piacciono, e forse giovano con l’argomento
erudito Popolo spettatore. E riesce l’intento a questi Galantuomini; perché molti Personaggi qualificati dicono liberamente.
a il tempo. Ma la verità si è, che si getta, e non si passa il tempo; perché per ordinario l’Azione, e l’Opera non è pura a mo
e, ovvero istoriale; né che si ponga nel Cartello il titolo di Opera; perché questo manto ricuopre molte volte intollerabili i
e come è necessario a’ Comici per mantenersi col guadagno quotidiano; perché pochi hanno ingegno, per far ingegnose, e modeste
mo, e esemplarissimo Cardinale. Questi fu condotto, non so da chi, né perché , alle Commedie pubbliche dello Stanzone; il santo
care, e trovato, e venuto a se gli disse con affetto pietoso: « Padre perché m’abbandonate? » E sentì rispondersi con umile, e
lto più l’esempio di questi, non però condanno quelli, che assolvono; perché stimo, che rispondano con perfezione al debito lo
ella Virtù, niuno de’ quali io, secondo la regola comune, assolverei, perché chi non vuole lasciar, o schivare l’occasione pro
tica quella sentenza tenuta probabile da qualcuno. E la ragione si è, perché quando il Confessore pensa, che una sentenza sia
mente non deve, ma neanche può senza grave colpa seguirla in pratica; perché opererebbe contro tutto il dettame della sua cosc
menti ogni settimana: non lo voglio assolvere né meno sub condizione; perché stimo improbabile la sentenza, che dice, « Posse
onem impendere, ad illam exigendam habet ius iustitiæ Pænitens» cioè; perché ogni volta che il Confessore può lecitamente dare
he, essendo debole di virtù, vuole andare alle Commedie oscene; prima perché non so, che vi sia opinione, secondo la quale egl
ossa essere assoluto. Secondo. Io non lo posso lecitamente assolvere, perché opererei contro ogni dettame della mia coscienza:
nservato. Punto terzo. Se l'imparare il bene è Ragione sufficiente, perché si permettano le Commedie oscene. Alcuni, troppo
non sono da tollerarsi. Platone non restò di cacciare i Poeti; forse perché da loro si poteva imparar qualche male: e pure si
d ut multi in scelus labantur », non migliora molti, ma rovina molti; perché tutta l’Arte loro è praticamente indirizzata al n
ono dalle Scene. E io non riprovo, né tal racconto, né tale aggiunta; perché si parla di Commedie modeste, e non d’oscene; per
ndo regolarmente, poco giovano ai loro desideri i Commedianti osceni, perché i Componimenti fatti da quelli sono per ordinario
o, e rendono oscene con le loro aggiunte, o mutazioni impure: e forse perché o non sanno fare tante nuove Azioni, o non posson
e cordoglio, e con giusto sdegno di quel zelante Religioso. Tutto fu, perché in quelle del servo di Dio, benché facete, indiff
le Commedie, per sollevare, e dar anima alla debolezza’ de’ Bassi. E perché i Comici Mercenari non fanno Azioni istruttive de
non fanno Azioni istruttive della Virtù, e lontane dalle oscenità? E perché non rappresentano in modi Viziosi, che ne segua n
ioni impudiche dalle Città principali, farebbe loro un brutto scorno; perché le renderebbe simili alle Città ordinarie; onde e
narie: e così le principali sono avvilite secondo la proposta ragione perché sono fatte simili alle Città ordinarie nel riceve
tazione. E la ragione di questa bella, e buona Moderazione era stata: perché circa 4. anni prima il Signor Cardinal Richeliù e
so quello Spettatore delle Commedie oscene, il qual dice. Io vi vado, perché sono invitato da altri; e il ricusare l’invito pa
li si tratti d’amore, ovvero s’inseriscano disonesti Balli e Canzoni: perché , essendo quello Spettacolo molto pericoloso, da n
ale interrogato, e sforzato da chi lo scongiurava, a rendere ragione: perché fosse entrato in quella creatura battezzata, e fe
ci: in meo enim eam inveni ». Con giustissimo titolo vi sono entrato; perché l’ho trovata nel Teatro, che è luogo di mia giuri
e dalla mia servitù. Io vi vado, e l’accompagno; e credo non peccare: perché se non fosse mosso da questo rispetto, non v’ande
con risoluzione di non peccare, e con speranza in Dio, che l’aiuterà; perché così non si giudica, che egli cooperi al peccato;
2. §. Unico n. 26. ove si tratta una materia equivalente a questa. E perché può essere, che il Servitore sia debole di spirit
do, che poco vale, in quanto al bene dell’anima, la proposta Ragione; perché niuno è tenuto di porsi a pericolo della salute s
’istesso Vascello, in cui; navigo io. Se è permessa loro la tal cosa, perché non ha da essere lecita a me? Ecco, che questo, q
errore di più complici venire scusato col pretesto della moltitudine; perché la regola del vivere non si prende dal viver molt
lla moltitudine de’ Compagni diminuita, ma aggravata; e la ragione è, perché col suo vigore fa quasi ostacolo all’emendazione.
i s’accompagnano teco nel rimirarla? Quasi voglia dire. Tu t’inganni; perché , o solo, o non solo, che tu vada a gli Spettacoli
requentando l’impudico Teatro, risponde. Oh non mi dovete riprendere; perché non vi vado solo: vi concorrono le centinaia de’
scio Seneca, e considero, che dice bene per una parte quel Cristiano: perché se solo andasse alla Commedia Mercenaria oscena,
fatica per la piccola mercede ricevuta da un solo. Ma poi dice male; perché l’aver compagno nell’andare a commettere un error
ore non toglie la malizia dall’errante. Niuno scuserà il vendicativo; perché dice. Io solo nel Mondo non cerco la vendetta: né
hé dice. Io solo nel Mondo non cerco la vendetta: né il Concubinario; perché afferma. Io solo non tengo la Concubina: né l’usu
inario; perché afferma. Io solo non tengo la Concubina: né l’usuraio; perché risponde. Io solo non do il danaro ad usura. E co
parimente non dobbiamo scusare lo Spettatore delle impudiche Azioni: perché dice. Io solo non vi vado. Anzi possiamo giudicar
. Io solo non vi vado. Anzi possiamo giudicarlo reo di maggior colpa; perché se fosse solo a sentire quelle oscenità, forse co
i Personaggi, vanno alla Commedia oscena; dunque; io vi posso andare: perché so se quelli avranno qualche buona Ragione, di cu
no molto appassionati verso le Commedie oscene  ; vi vogliono andare; perché non vogliono peccare gravemente, cercano, e ricer
oglio andar tra i primi, che andando, e pagando, peccano mortalmente, perché sono il motivo cooperante al farsi l’Azione: andr
, quando hanno cominciato; che così andando, e pagando, non peccherò; perché io non concorro efficacemente all’Azione, la qual
Tutti i primi peccano mortalmente, eziandio udendo una sola Commedia; perché essi sono la cagione motiva, per la quale si fa l
gli Spettatori delle Commedie del nostro tempo, peccano mortalmente; perché con gli stipendi loro sono alimentati uomini tant
Cioè. Lo Spettatore delle Commedie disoneste coopera a quel male: sì perché paga la mercede; sì anche, perché sta ad udire qu
e disoneste coopera a quel male: sì perché paga la mercede; sì anche, perché sta ad udire quelle cose, che i Comici non farebb
iciente alla Rappresentazione; ma anche gli ultimi, che sopravengono; perché il peccato è atto della volontà personale, e part
« non teneretur ad restitutionem », non sarebbe tenuto a restituire, perché , essendo gli altri cooperatori pronti al dannific
er la sua mala volontà, ma resta libero dall’obbligo di restituzione; perché trova determinato il danno. Hurtado porta un altr
dest post numerum sufficientem venientes peccant ». E la Ragione si è perché il Comico si muove a recitare per la mercede de’
gli Histrioni, che per innanzi non erano per se stessi apparecchiati; perché nel vero questi Spettatori cagionano, che la Comm
i Histrioni; non pare da condannarsi per questo capo, se alcun vi va; perché non più fomenta nel peccato que’ Recitanti, né ca
paga; non credo, si possa dire, che cooperi al peccato de’ Recitanti: perché o esso vi vada, o no, i Recitanti nondimeno recit
» Due sono da notare quell’ultime parole. « Qui alias non facerent », perché da queste si vede, che di mente di S. Antonino no
vi sia già il numero sufficiente degli Auditori, o che sia comincia; perché se non peccherà cooperando, forse peccherà per al
E poi se tu le trovi oscene secondo il lume della tua retta ragione; perché non te ne parti? Non sei già in mezzo di un golfo
 ». Né replicare che non hai dubbi; e che pensi bene de’ Commedianti: perché il grido universale ti si oppone: e puoi senza sc
uona obiezione dicendo. Se il Teatro osceno è pericoloso a chi vi va, perché si sentono parole oscene: questo pericolo si trov
e con le gravi oscenità dell’impudica lingua? Risponda a se medesimo; perché penso, formerà risposta di confusione, e non d’ap
nuovi, o bei discorsi: e altri per sentire le parti ridicole. Chi va, perché talvolta anche egli recita,per osservar i modi: e
ndotto chi per non parere avaro, o ignorante. Chi va per uso: chi va, perché vede, che gli altri vi vanno. Insomma cercate, e
ve efficacemente alla disonestà; tutto che le dicano con ottimo fine: perché le Azioni umane pigliano la bontà, e malizia loro
intrinseca, e essenziale, non dal fine sotto ragione precisa di fine, perché questo è estrinseco dell’azione, ma da gli oggett
ro è, che il fine cattivo, etiam estrinseco può contaminare l’Azione: perché « malum ex singulis defectibus » : ove « bonum es
, et indirecte Filiuc. tr. 21. n. 105. » : e questo basta al peccato; perché non è necessario « adastum malum », dice un Teolo
a basta, che ella sia conosciuta direttamente, ovvero indirettamente; perché questo è sufficiente al volontario: e il male nas
e, che sono interessato, non saprei negar il pericolo del peccato. Ma perché possono esser pochi, dirò che il poco non fa nume
i molto peggiori; e dice. Io fo peggio, quando non vado alla Commedia perché o mi trattengo speculando, come’ posso negoziar c
oscena difficilmente può dire con verità. Forse mai ho fatto errore. Perché difficile si è il non peccarvi mortalmente, almen
Commedia oscena, faccia peggio in questo senso, e per questa ragione; perché fa due mali: il primo l’andar alla Commedia: il s
gulis iur t. 1. in Decal. l. 1. c. 10. n. 16. et n. 22. l. 4. n. 351. perché s’intende, quando vi concorre la necessità, come
e. Dunque il Superiore può lecitamente permettere le Commedie oscene; perché alcuni farebbero peggio: e così può dar loro occa
no da un maggiore. Dico che il Superiore non può permettere; ma deve, perché può, rimediare con altro mezzo che con la permiss
popolari, equivalenti alle Azioni Comiche, e lontani dalle disonestà: perché la permissione delle Commedie oscene non è il mez
Aug. Et habetur in c. cum quisque 23. q. 4. » E la ragione è chiara, perché la Prudenza insegna, che de’ molti mali s’elegga
ito al Comico osceno darli occasione con le oscenità, che lo cagioni: perché egli anche pecca dando tal occasione . La natura,
scusa dal peccato? Sì. E l’Ignoranza ancora non scusa? Replico di sì. Perché dunque dire tanto, e ridire contro le Commedie os
bili, e peggiori. Molti difendono, che non sia almeno cosa cattiva. E perché nel Teatro si vede buon numero di persone Sacre,
ione, dell’esser io partecipe di tanti peccati, era solamente questa; perché avvisavo. Ora ponderiamo la maniera da questo Teo
e me, il quale a vostro parere pecco per Ignoranza, non mi riprendete perché avviso quelli, che peccano pure per Ignoranza. Vo
cato. Rispondo. Io stimo, che niuno abbia l’Ignoranza invincibile; sì perché di questa materia tutti ormai ne ragionano e i No
discorrono; « nemo de ea non disputat; nemo non iudicat » : sì ancora perché gli stessi Comici più volte hanno trattato in Sce
ia peccato? O peccato. Sin qui l’allegato Teologo e certo molto bene: perché secondo la dottrina comune non scusa dal peccato
e vanno alle Commedie con ignoranza, non sono scusati da grave colpa; perché possono fare, e non fanno la diligenza morale, e
levano la malinconia a’ Grandi, e a Popolari. Al che io non repugno; perché egli discorre di quelle Commedie, che vengono sot
anima resta presa dal piacere e molte volte dal troppo, e si perturba perché come dice S. Nilo in Ascetico, « Voluptas non est
a veleno:· non applichi l’animo al gusto delle Commedie poco modeste: perché , mitigandoli una dramma di malinconia, lo aggrave
l gioco è necessario all’uomo, per ricreare e l’anima, e il corpo: ma perché l’uomo deve regolar le sue Azioni con la ragione;
simpliciter, et inter id quod est bonum quo ad hunc. » S’ingannarono, perché non distinguevano il bene, che è assolutamente be
nza. Adunque vi posso andare senza peccato, andandovi per passatempo: perché se l’andarvi sarà senza colpa mortale; almeno non
rovarsi presente ad una Commedia oscena senza peccato, anche veniale; perché può non dilettarsi, né delle cose brutte rapprese
mpus flendi ». Il riso per se stesso non è buono moralmente, né malo; perché se fosse malo, Dio non avrebbe fatto l’uomo risib
avvenne a quel vecchio, che vide un giumento che mangiava i fichi, e perché i servitori chiamati non corsero, se non dopo che
ore. « Va vobis, qui ridetis, quia flebitis. » Guai a voi che ridete; perché il vostro riso terminerà col pianto: e dove? In q
ndum, errore seculi raptantur, et turbine. » Questo riso non è buono; perché Die è l’amore del buono, dice Filone, « Opifex es
iditates sunt porta Inferi » In sent. N. 136.. Punto vigesimo terzo. Perché in molti Popoli molte Persone Nobili, e molte Pop
to nella quotidiana esperienza; e io quindi muovo il presente Dubbio. Perché molti restano con l’animo irresoluto fino a’ temp
, chi vorrà aderire ad una delle due seguenti Ragioni. La prima si è; perché , se bene le correnti Commedie Mercenarie sono osc
l’operante dubbioso, e negligente. La seconda Ragione stimo, che sia; perché molti credono di peccare mortalmente, andando all
enarie siano Oscene; e forse suppongono, che non siano tali; non solo perché i Comici professano di farle tutte con la debita
ta Moderazione, e con l’approvazione de’ Signori Superiori; ma anche, perché alle volte avviene, che mentre molti Predicatori
torio; che si poteva andare sopra la sua coscienza a quelle Commedie; perché non era peccato. Io so, chi fu quel Religioso Pre
ico Predicatore si dichiarò voler discorrere, non contro le Commedie, perché sono lecite, ma contro le Oscenità delle Commedie
le Commedie, perché sono lecite, ma contro le Oscenità delle Commedie perché sono illecitissime; Or quindi tosto si sparse per
gli parlarono, acciocché non predicasse contro le correnti Commedie; perché egli non avrebbe conseguito il bramato effetto; m
dell’antico Tito. « Hodie diem perdidi. » Ho perso il giorno d’oggi, perché non ho fatto beneficio qualcuno. E poi aggiunge.
lla Virtù; e nel Mondo egli si pubblica per Capitano di molte schiere perché molti sono nel Mondo sfaccendati, e oziosi; i qua
atempi da cavalieri, e da sfaccendati. Non scrive male questo Comico; perché i Trattenimenti dei Teatro, fatti con la debita M
ioè. Alcuni fanno il Comico più tosto per necessità, che per diletto; perché non sanno con altra Arte acquistar per sé, e per
o legge contro i Comici Virtuosi, sarebbe decreto, e legge ingiusta; perché leverebbe il pane a’ poveri impedendo loro il gua
ubblica legge, ovvero decreto impedire, o cacciare i moderati Comici; perché con l’Arte loro si procacciano onoratamente, e co
essi fanno dicendo. Noi viviamo con quest’Arte. Non è buona. Ragione: perché secondo le Regole della virtuosa Politica niuna A
nori, e da Principi; è una vita de Cuccagna, ma Cuccagna del Diavolo; perché beni tali, e tali piaceri sono legami, co’ quali
Molti non si ritirano dall’esercizio osceno, e infame di quell’Arte; perché non da loro il cuore di guadagnarsi il vitto trav
. volle ritirarsi dall’Arte Teatrale, nella quale viveva scontento sì perché un pratico, e vecchio Confessore gli aveva negata
fessore gli aveva negata una volta per Pasqua l’assoluzione; sì anche perché vedeva le spesse disgrazie, nelle quali s’incontr
oni, si lasciò vincere; e partì senza far motto; vergognandosi credo, perché tornava a quella vita indegna, e dalla quale, per
erona fu un certo Cesare Sonatore di tromba, e di trombone, il quale, perché sonava bene, fu condotto da’ Principi di Germania
estissimo; ma di lui si divulgò questa taccia; che era troppo freddo; perché mai diceva oscenità. Io rispondo, che l’essere tr
roppo licenzioso di lingua. E se Mescolino era tacciato di freddezza; perché si asteneva dalle sboccataggini, quella taccia er
persone poco amiche all’Onestà  : ove all’incontro era degno di lode; perché nel moderno Teatro serbava le Regole della conven
degni del nome di Comico, e vi dovete chiamare Buffone, e non Comico: perché non fate Commedie, ma Buffoneriecap. 10. p. 48..
loro disoneste Azioni; io dico, che questi non si possono permettere; perché fanno peggio, che le Meretrici, le quali non doma
ovvero un Trombetta,che inviti il popolo ad andar a peccare con loro; perché questo non si permetterebbe. Né le Meretrici fann
i pubblici canti delle strade un Cartello d’Invito alla Fornicazione; perché si stimerebbe cosa vituperosa. E pure i Commedian
tefice di meravigliosa Santità le cacciò dalla santa Città di Roma: e perché il Romano Conservatore si oppose li disse. « Sede
uti per conservare la, Castità. Salviano loda mirabilmente i Vandali; perché levarono affatto i Lupanarilib. 7. de Provid.. E
i, e vi è, chi aggiunge, che il Comico in Scena non fa male ad alcun; perché egli non dispone le persone alle usure dannose, n
ssima consolazione, e con un giocondo riso cagionato dall’Arte sua. E perché dunque non voler permettere, né tollerare, ma dis
e Virtuosi, a giudizio di chi può, deve, e vuole dar giusta sentenza; perché non basta la falsa persuasiva de’ medesimi Commed
fruttuosamente. Dico 1. Il Comico N. per ordinario pecca mortalmente; perché ,volendo, coopera ad un Recitamento, che secondo l
dannano gli Spettatori, se non tutti, almeno molti, di peccato grave; perché cooperano all’osceno Recitamento: si deve molto p
Recitamento: si deve molto più fondatamente condannare chi vi recita; perché l’Attore è cagione più efficace, e più immediata,
lo Spettatore si chiama « Causa, cum qua. » Ho detto, per ordinario; perché forse per accidente, o molto di raro, può avvenir
o non può ritirarsi, e lasciar la Compagnia che suole durare un anno; perché non ha, con che sostentarsi: e non lo può avere c
o N. non pecchi mortalmente, recitando in un’oscena Rappresentazione; perché non è obbligato con tanto suo danno, e con tanto
do comunemente, a ritirarsi dal recitare, lasciando quella Compagnia: perché a niuno comunemente lecito si è perseverare in qu
quando sa, o può facilmente sapere, che in lei sono Recitanti osceni, perché questo si è un eleggere volontariamente l’occasio
o di lei; tuttoche sia per provare qualche strettezza, e diminuzione: perché , chi può, deve lasciare ogni occasione di peccato
uale veggano diligentemente di non accettare alcun osceno Commedianti perché se ve l’accetteranno, e indi seguiranno Recitamen
ri; né il dover dar risposta al Recitante la impedisce, anzi l’aiuta; perché verso di lui o sfoga gli affetti, o nega i vezzi,
che I Comici moderni rappresentino al popolo le loro Amatorie Azioni. Perché questa Rappresentazione è cosa di gran lunga più
re, e lo stampar Commedie, e altre Composizioni oscene, e si leggono: perché non si può permettere a’ Commedianti il recitarle
brutte, e Amatorie, e i zelanti Inquisitori permettono lo stamparle; perché dunque non si potranno anche sentire; e per conse
parle; perché dunque non si potranno anche sentire; e per conseguenza perché i Comici non potranno recitarle pubblicamente? Io
gior chiarezza, brevità, che si può aspettare dalla mia debolezza; ma perché sarebbe discorso assai più lungo di una solita Ri
ia la mente sana. Or queste tre cose pervertono i Commedianti osceni; perché fanno che i Cittadini servano a’ Vizi; che tra lo
declinare peccatum: secunda non desperare de venia. ». Punto primo. Perché il Papa non proibisce le Commedie oscene nella Cr
randemente nocive alla Cristiana Onestà. E però da alcuni si domanda. Perché il Papa non lo proibisce per tutto il Cristianesi
iocesi? Rispondo. Non si fa le proibizione universale delle Commedie: perché le modeste sono scritte, fatte con la debita mode
ta obiezione In Paren. p. 43. da un dotto Iurisconsulto domandando. E perché i Sommi Pontefici con i loro decreti non hanno fa
à; ma se forse pare, che ne mostrino qualche tolleranza, ciò avviene; perché non ne sono pienamente informati: onde se le sape
e: non per ciò segue, che non pecchino i Recitanti, e gli Spettatori: perché la tolleranza dell’inferiore, che è un terreno Pr
ocché per sua bontà porga comoda occasione di efficace provvedimento; perché il parlare, o lo scrivere contro, può essere, che
eggono far regali a questi Comici, che non li meritano, non lo fanno, perché si compiacciono delle loro sciocchezze; ma è che
io di un Principe, o di un Superiore, che permette le Commedie Oscene perché il popolo ne gusta, sia buona Ragione per tollera
Oscene l’esempio di un Principe, o di un Superiore, che le permette, perché il popolo ne gusta. E se il Comico Beltrame non p
e se i Popoli ne gustano, gusto tale non basta per farle tollerabili; perché i Popoli, come agitati da varie, e sregolate pass
, che il Gioco sia riposo, vedremo; qual Gioco in ciò sia decevole. E perché Platone scrive nel Sofista. Niuna specie di Gioco
mitazione. Per la qual cosa dovendo imitar le cose vere, e non farle; perché non farebbe Gioco; e recar diletto, e non fastidi
non farle; perché non farebbe Gioco; e recar diletto, e non fastidio, perché non ricreerebbero gli Spettacoli, ne’ quali neces
. Io adunque concludo, che le Commedie oscene non sono da tollerarsi; perché il popolo ne gusta: e prego tutti con le parole d
pertimescit. ». Punto quarto. Se le Commedie oscene non sono lecite perché i Principi e Superiori le approvano, e danno lice
mendarent sane nec ad mortis firmandos proponerent hæc paradigmata. » Perché quelli che con pia sollecitudine prescrivono le L
ibite fin dal principi della Guerra col Turco. E credesi ciò seguitò, perché sia stato considerato tale trattenimento di minor
somma lode, così quella licenza non è degna di alcun minimo biasimo; perché concesse far le Commedie modeste, e lecite, non g
nondimeno si può curare: e però rispondo. Non si può lasciar correre; perché le Commedie oscene sono proibite dalla Legge Divi
evar un male tanto pernicioso con una sola parola, o con un foglio; e perché può tutto quello eseguire tanto facilmente, se eg
r cagione di cui alcuni Superiori dicono. Oh i tristi faranno peggio; perché se peggio faranno, peggio saranno trattati dalla
hi, più sfrenati, e più tristi, di duplicare il male de’loro peccati; perché peccano udendo le Commedie; e poi ancora commetto
orderanno, che sono tollerare le Meretrici pubbliche in alcune Città: perché con una parte del loro guadagno si aiutano Monast
ona moraliter, est utpote rationi consona. » in 2. 2. q. 10. a. 11. E perché niuna cagione ragionevole, e niuna opinione proba
veri infermi, non si può negare, che non sia bene, anzi un gran bene; perché è un mantenere la vita corporale a persone strett
 ; ma lo assegnano ad opere pie, e a luoghi bisognosi; non giova dico perché essi sono la cagione efficace, che altri ne parte
hanno fatto contro la vanità del poco modesto Teatro, è antichissima; perché in ogni tempo si sono sforzati di mostrarla vizio
ro gli argomenti, dottrine, e autorità degli antichi Padri e Dottori: perché dicono, che quelli non condannano le correnti Azi
gravi, quanto abbiamo confessato di sopra; ma perche creder ora; anzi perché confermarlo con la dottrina di S. Giovanni Crisos
e non sono freschi. Risponde il Venditore: v’ingannate tutti al certo perché sono freschissimi; e se volete, ve ne farò veder
e,che giustifichi la licenza, o la permissione della Commedia oscena: perché , come dice Hurtado, una sola oscena è « ingentiss
 » : né egli è scusa con l’allegazione di qualche probabile opinione; perché niuna di tal fatta corre tra’ Dotti, né si può al
o insegna S. Tommaso,dicendo. L’umana Legge permette alcune cose, non perché le approvi per buone; ma perché non può indirizza
umana Legge permette alcune cose, non perché le approvi per buone; ma perché non può indirizzarle al bene. « Lex humana aliqua
lti Predicatori fanno esagerazioni contro le nostre moderne Commedie; perché non ne hanno piena cognizione; e forse non vi son
essi le rappresentino: il che non sanno i Teologi, né i Predicatori; perché non frequentano molto, né poco il Teatro. Rispond
i delle informazioni, o relazioni de’ Comici: e non ne hanno bisogno; perché , quali siano le correnti mercenarie Commedie, lo
oro Commedie oscene con buon concorso, il quale vedendo essi mancare, perché certi Religiosi avevano pubblicamente ripreso le
e i Predicatori non conoscono, o non vogliono conoscere la Commedia; perché si fa gran torto alla loro Sapienza, e alla loro
uesto deve essere libera dalla Censura de’ Teologi, e de’ Predicatori perché non leva da tutti i peccati ma opera, che si lasc
frem Siro, ne ibi plangas in saecula saeculorum. » Punto quarto. Se, perché molti senza osservare il loro fine hanno scritto,
ie oscene; e hanno veduto sempre le loro fatiche vane, e infruttuose: perché si proposero per fine, e faticarono, o per muover
anzi possiamo, e dobbiamo, almeno per carità, e scrivere, e parlare; perché ove arde l’incendio li correr si deve ad estingue
o, che con la sua grazia concorra efficacemente a cagionar il frutto: perché vera si è la sentenza del gran Papa Gregorio. « F
ferisce prima. Dunque il Predicatore3. p. q. 8. a. 6. ad 2. converte; perché da la grazia; ma poi risponde. « Homo non dat gra
cordando, che chi scrive, o parla, non pretende annullar le Commedie; perché il Mondo vuole qualche ricreazione; e quella del
: tutti stanno riposando: non è tempo quello di cuocere le vivande: e perché si vede acceso un fuoco tale e così grande? Mentr
e ma ci ha confinato a patir lungo tempo queste pene in questo luogo, perché facendo noi pochissima stima della perdita del te
ne dell’uomo zelante, ma con zelo ben regolato, prudente, e discreto: perché l’indiscreto da nel troppo e dove basta pungere c
erte devote Femminucce; né per aggredire alle Mogli gelose de’Mariti: perché queste sarebbero ragioni di poca sodezza, e le po
e, e molto buone ragioni; alcune delle quali accenno in breve. Prima, perché non mancano molti, che imbracciano lo scudo, e im
ima: e però è necessario un’acre, e ardente zelo riprensivo. Seconda, perché questo peccato de’ Comici, e delle Commedie , fat
lta, e arresta la lancia della sfacciataggine contro la Virtù. Terza, perché è peccato scandaloso grandemente, e rovino a gran
che nel Teatro, come in pubblica, Scuola impari le disonestà. Quarta, perché sotto coperta di onesta ricreazione, o sotto colo
a. « Per voluptatem facilius, ac proclinius Vitia obrepunt. » Quinta, perché moltissimi vi vanno a folta, e gran schiera, anim
a, e gran schiera, animandosi l’un l’altro molto allegramente. Sesta, perché questo difetto pare meno scusabile, che non sono
tosto per elezione, che per essere assaltato da tentazione. Settima, perché la gente bassa, e popolare comunemente stima, che
nte stima, che sia lecito il frequentare il Teatro de’ Comici osceni; perché i Superiori fanno ciò, che vi si tratta, e conced
a, e concedono la licenza, o almeno praticano la permissione. Ottava, perché ciascun fa del Dottore in questa materia; e se be
2. 21., dice l’Ecclesiastico. E la ragione di tutto questo male si è; perché la malvagità del peccato si trova in molti, e gli
i osceni, e le Commedie loro disoneste. Ho detto, Commedianti osceni; perché , come io non approvo le parole, né le scritture,
quella futura peste: ma egli rimase ingannato nel suo buon pensiero: perché quelli, al bisogno de’ quali s’apparteneva l’ammo
mici osceni. Guardati da chi parla per Interesse mascherato di zelo, perché tira colpi da Gigante; e dove giunge, fa larga pi
ato di zelo, fa parlare molti Oratori Cristiani contro i Commedianti; perché maggior è il concorso al Teatro, che alla Chiesa;
rega, riprendi i Peccatori, secondo richiede la certezza de peccati:e perché certissimo si è, che nelle Commedie oscene gli os
Paran. n. 11. Punto ottavo. Se hanno ragione i Comici di stupirsi, perché molti Scrittori lasciano altre materie più utili,
e nobile, e principale malamente infetta. Rispondo. Cessi lo stupore: perché non v’è ragion alcuna fondata di stupirsi; anzi s
erò non è meraviglia, che si tratti da’ Dottori anche a nostro tempo: perché mentre persevera il morbo, deve perseverare l’app
l’impedirlo sia materia di giusto, e grave rimorso a chi li riprende; perché essi con tal guadagno vivono; e per conseguirlo t
o il nome d’Hipocrita secondo la favella greca, significa simulatore; perché essendo cattivo nell’interno, si mostra buono nel
Commedianti vogliono ammaestrare i Semplici al bene con le Commedie, perché tanti Autori li riprendono? La presente querela
ggiunge. Cioè. Tutti i mezzi sono buoni, quando tendono a buono fine; perché chi avesse per fine l’offrire un Calice d’Argento
male. I Semplici poi restano più ammaestrati al peccato, che i dotti; perché quelli più, che questi, si lasciano tirare anche
la Commedia è riformata in tutto il necessario alla Cristiana Legge: perché il sentimento, le scritture, e i detti de’ Savi m
ti de’ Savi moderni sono affatto contrari; onde molti li contristano; perché non veggono porsi efficace rimedio a questo pesti
per mostrare i mali effetti di quella passione; acciocché si fuggano, perché se ne tratta troppo scopertamente, e troppo alla
che si sarebbero fatti con i Giochi di quelle carte. Non giova dico; perché se si scemarono sono i peccati del Gioco, si aggi
rittori non condannano molte Arti più infruttuose, che l’Arte Comica, perché scrivono tanto contro questa? Nel Mondo si prati
mi sa strano, che il nostro esercizio sia da tali lacerato, e Dio sa perché . A questa querela di Beltrame io dico, che come l
o terzo. Se la Commedia, anche oscena, non è pericolosa a’ Secolari, perché tanti la riprovano? Corre una certa voce per la
ta qui, che le moderne Commedie de’ Mercenari Istrioni non sono tali; perché sono Componimenti osceni, e recitati oscenamente,
aggi zelanti, i quali si fecero sentire contro le indegnità Teatrali, perché come dice anche Beltrame non sempre tutti i Comic
e Scrittori, che si mostrano molto contrari a’ Mercenari Commedianti perché molti di questi, se ben per colpevole ignoranza p
stico Professore, possa essere lecita una cosa illecita: non va così; perché a tutti è prescritta la regola di vivere con Virt
ltrame Chi non sacap. 7. che l’acqua bagna, e annega? Ma non è fatta, perché le persone si anneghino, o si sommergano: chi vuo
re; la Commedia è illecita, e è fatta per peccare, e per far peccare; perché tal comparsa è peccato; e si fa con scandalo de’
non è capitale da munir la mala intenzione di chi odia le Commedie; e perché resista all’assedio delle vere ragioni  ; atteso
le; e il Demonio disse, che occupandola aveva fatto giustissimamente; perché l’aveva trovata in Casa sua. « Justissime feci: i
non pregiudizialecap. 52. alle sue Commedie, e dice. Non è gran cosa ; perché chi si spirita, si spirita in qualche luogo: e fr
e fece oblazione, per farsi adorare da chi poi gli fiaccò le corna. E perché le stanze delle Commedie hanno da esser sue? Un n
tico, contro il quale Tertulliano portò quel Caso, io non lo approvo; perché era Teatro di gentilesca Superstizione, e di brut
re de’ Teologi, e degli Scrittori moderni, che egli suppone il falso; perché il Teatro de’ Mercenari Comici moderni e in parti
ese la sua figura, e seguitò l’Azione; e richiesto da chi lo conobbe, perché ciò facesse: rispose; per non perdere il guadagno
che si veggono, e si odono nelle correnti Commedie, basta al Diavolo; perché essendo tali osceni peccati mortali, rovinano mol
ubito qui sparse, e lasciò per tutto. La Commedia non andò più oltre: perché ogn’uno rimase sbigottito per simil fatto. Ma non
ino; lo tennero appresso di sé, e guadagnarono molto per mezzo di lui perché davano piacere a chiunque di passo v’alloggiava,
gentilezze il povero Asino; il quale obbediva a cenni delle Streghe; perché non aveva perso l’intelletto, né il discorso: ma
arono la verità del fatto, e la loro malvagia maniera d’alloggiare. E perché Sua Santità mostrò d’aver qualche dubbio nella so
ali tibi feci? » O Gaiano, che male ho io mai fatto alla tua persona; perché tu ti professi pubblico mio distruttore, e mi bia
io: né con tutto ciò fu subito castigato dalla potente, e gran Madre; perché ella è Madre di misericordia. Anzi si compiacque
er carità il cibo, e la bevanda: ma sappiate, che è morto. E così fu; perché a pena ebbe ricevuto il pane, e il vino, gli cadd
Alessandria una Donna Commediante, cominciò a piangere: e richiesto, perché piangesse, disse. «Due cagioni mi muovono. La pri
ichiesto, perché piangesse, disse. «Due cagioni mi muovono. La prima; perché in mia vita non ho cercato piacer a Dio tanto, qu
e, il quale si dilettava di salti, e di canti osceni, e scandalosi. E perché quel Servitore corretto dal savio Padrone poca cu
a disdire: ma di che cosa? Forse, che la Commedia non sia lecita? No; perché io non ho detto questo. Forse, che non si devono
n ho detto questo. Forse, che non si devono fare Commedie oscene? No; perché tali Azioni non sono lecite, e non si possono far
che volete, che io dica? Che le Commedie sono sante? Non posso dirlo, perché il Romano Pontefice non le ha canonizzate. Ora se
stare alcun: né occorre, che vi sia, chi si quereli con il Superiore; perché il male non si può approvare. Finita la Predica f
E la morte di quel Personaggio fu la sepoltura delle oscene Commedie; perché furono lasciate in tutto, e anche in tutto finì q
perare solamente le cose indegne, e non già le degne di comendazione; perché questa distinzione , protesta, replica, e dichiar
o mi rattengo dal provare, che, con la distinzione danno occasione  : perché i medesimi Comici lo concedono, e asseriscono, e
rezione: e credo,proceda la Ragione da qualcuno di questi rispetti. O perché , i Comici, che potrebbero, e dovrebbero, come pri
rano, che si reciti senza peccati: e senza le solite oscenità. Ovvero perché vivono ingannati dalla propria opinione, stimando
à qualche Comico scostumato, è la necessità, che hanno dell'opera sua perché se colui corretto si sdegna, e non vuole recitare
tà de’ Libri impuri, e l’altro dal Recitamento delle Congregazioni: E perché la loro Risposta, e Dichiarazione non m’è riuscit
flammant cupiditates? » 2. dict. civit. c. 14. e rendendo la ragione; perché meritamente i lascivi Compositori debbano aver il
to rispetto l’imperator Romano cacciò in bando quell’ingegnoso Poeta; perché s’era mostrato Compositor impudico, componendo l’
8. » Cioè peccano mortalmente i Compositori delle Commedie disoneste, perché sono cagione di rovina a molti, il che si avvera,
i, il che si avvera, tuttoche il Componente non abbia tal’intenzione, perché egli quanto a sé, cagiona sufficientemente quella
Pastorfido? Io non voglio domandar grazia alcuna a N. Signor per voi: perché col vostro Libretto avete fatto più danno all’ani
no nell’altra vita gli Autori di sante, rovine? Non si spaventi V. S. perché io parli con tanto risentimento intorno a questa
tuosi, ladroni, bugiardi, parricidi, e colmi d’ogni scelleratezza, fu perché in fatti erano stati al mondo, mentre vissero, uo
questi Compositori sono più nocivi, che i Fabbricatori de gli Idoli: perché , « Illi, qui Deorum signa fundebant olim, fingeba
zo d’immondissima elocuzione, e questi parti si paragonano alle rane: perché come quelle così questi; vivono nelle paludi e ne
ntunque pura, e innocente. S. Agostino si lamenta de’ Libri Platonici perché non contengono senso di pietà, né lacrime di conf
p.1.dello stimolo.c.6. scrive Baldesano, che ha più poter si fuggano; perché malamente trattano l’anteriore del giovamento. E
questiDisc.9.lit.Z. Libri lascivi avvisa il Mazzarino che si lascino; perché sono bastanti a stampare negli animi turpitudine,
ina dalla sua Repubblica così fatti Libri sotto nome di Poeti, se non perché col loro dire vanno pubblicando i peccati, e le d
ro, che non per altro sono proibiti cotali Libri a’ Cristiani, se non perché con la lettura di essi, non altrimenti che col vi
Tolgono la nozione, inaridiscono lo spirito, insteriscono l’affetto; perché scemano l’amore, e il desiderio delle cose di Dio
r ogni clima, fatti Cittadini d’ogni paese, e con gran cura tradotti, perché parlino in tutte le lingue, come se per timore, c
sa, e le lasciassero tutte volar via: fu fatto con rovina della Città perché quelle colombe, e passere volanti tornarono alle
vita, o nella roba, o nell’onore, o in altra cosa temprale, solamente perché si dilettano di leggere, o di tenere nelle propri
e, e non fu visitata: e s’intende la cagione altro non essere, se non perché dentro quella la camera vi era un Libro di un Poe
na intenzione, ma quell’intenzione non fu buon preservativo dal male: perché dal quel cibo velenoso restò avvelenata; contrass
esta ragione; ma dicono. Noi gustiamo della Lezione de’ Libri osceni; perché vi troviamo cose belle, graziose, e che sono mate
e tali si commette più confidentemente l’opera brutta: e massimamente perché per ordinario non si leggono questi Libri con un
volontà restino sinceri da ogni impuro affetto verso le cose brutte: perché queste due potenze sono molto connesse tra di lor
e n’ho spiegate: or ecco la terza. La quale mi do a credere, che sia; perché molti non fanno, o non si curano di sapere, e con
uoi scritti dentro una cassa; e con lacrime, e pianto lo chiedeva: ma perché tra quegli scritti profani v’erano ancora alcuni
imento inverecondo: e Isidoro porta di questo una gravissima cagione: perché tali Poeti col diletto delle vane Favole eccitano
Luco Vescovo di Calahora da il seguente avviso a Curati delle anime. Perché l’esperienza insegna, e i Savi lo scrivono che gl
asa loro si leggano Libri disonesti; né che possano provocare a Vizi: perché , come non consentirebbero con che i loro Figliuol
veggono i Padri, e le Madri loro a torli da così cattiva Compagnia. E perché , se bene le cose se da se stesse assai chiare, e
acra Scrittori siano, e scritti per inspirazione dello Spirito Santo: perché dubitavano, che i Giovani, restassero d’imitare l
re a’ Giovanetti; e molto meno a’ poco virtuosi, e deboli di spirito; perché sarà loro sdrucciolo di facilissima caduta mortal
agionarsi da così nociva Lezione. E forse anche peccherà di scandalo; perché altri poco fondati nello spirito ad esempio suo l
vi, e piacevoli con una sottile malizia; tanto più si devono fuggire, perché porgono artificiosissimamente, e con somma iniqui
e, e fuggite, molto più ciò meritano le medesime scritte, e stampate; perché queste lette sono molto più nocive, e perniciose
ui replico, che Ovidio dice, come anche nota Baldesano, « Ne tange », perché veramente. « Qui tetigerit picem inquinabitur ab
zza: e in conseguenza non stima bene leggere Libri di tale indecenza; perché dal leggere si passa poi facilmente al dire, e al
Poeta. Seneca mostrò far poca stima, de’ versi di OmeroAd liberalem. perché non giovavano a frenar le passioni. Dunque egli d
sioni. Dunque egli doveva condannare affatto la Lezione degli osceni; perché eccitano le passioni a gran peccati. Ma da’ savi
non riceviamo qualche grave danno dalla Lezione de’ Libri de’ Gentili perché l’avvezzarsi a sentire, o leggere cose cattive è
a di lascivo affetto, par che si possano leggere al parere di alcuni; perché alla fine risvegliano solamente qualche; pensiero
i leggano Componimenti Osceni benché siano artificiosamente composti; perché tal vista, e tal Lezione spesse volte è il princi
e non fossero allettati da queste lascive, e artificiose, morbidezze; perché non si rovinerebbero nella Castità: L’allettament
o una Vecchia pratica di quell’Arte infame? No, direte, no per certo, perché ospiti di tal fatta non si ammettono in una casa
ro d’eloquenza il mortifero veleno delle turpitudini, e degli errori; perché « Quo magis sunt eloquentes, qui flagitia illa fi
o sacro; come pur fatto avevano gli antichi Ebrei della Cantica, solo perché sotto quelle coperte di parole amorose non vi ric
, vi trasformano in sembianti animaleschi, e brutali, a che leggerli? Perché bere le sordidezze d’impurissimi Autori, se vi è
tto. Chi si vuole assicurare dall’ebrietà, deve astenersi dal bevere; perché a chi beve con pericolo, poco giova    l’Ametisto
veneni hauriendi gratia, quando in se videret hostes insurgere. » Ma perché molti Libri osceni dalla Repubblica Cristiana con
ezione de’ quali non si scusa sempre bene con l’amore dell’eloquenza; perché molte volte è condannata per lo vizio della Curio
troverebbe Dio, che meritano, più che Girolamo, d’essere flagellati; perché non leggono Tullio, o altro simile Autore per ris
profane, non pudiche, ma disoneste; e il Sig. Iddio non li flagella; perché all’errore di consumare inutilmente tanto tempo n
carnali, e temporali, tutti li bruceresti, se tutti li potessi avere: perché molto maggiormente non brucerai tutti questi impu
osì già avvenne tra Lacedemoni, che una sentenza ottima fu ripudiata, perché aveva un Autore impuro, e cattivo; ma poi .essend
ere,e il morire. Ma che da poi per certa occasione, che si offerse, o perché la divina Provvidenza l’ordinasse; incominciò a l
i figliuoli di Giobbein cat. Ad illud. c. 2. Iob. Filijs suis, et c., perché attendevano alla Crapula, non alla Lezione buona.
itheco eccellentissimo Artefice di ben condite le vivande: ciò seguì; perché conobbero, che egli non mirava ad altro fine, che
ontro il pestilente morbo, e abuso della Lezione de’ Libri disonesti: perché il solo nome di un celebre .e accreditato Composi
n titolo di Componimento illecito, brutto, e vizioso: e la ragione è, perché Venere si veste modestamente, cioè le cose disone
ni di biasimare la sostanza di questo Libro, e giudicarlo pernicioso: perché veramente secondo me si può intitolare. Affettuos
volgimento delle pure carte, da farsi « diurna, nocturnaque manu »  :  perché mi do a credere, che più efficaci saranno le vost
o nel legger Poesie amorose, Favole piacevoli, e Libri di Cavalleria: perché non sarà comportabile l’udir Commedie, ove sempre
re Poesie amorose. E io dico, che non è comportabile il perder tempo; perché è peccato almeno veniale: poiché perder tempo sig
o. Ma non approvo già la distinzione del perder tempo, e del peccato: perché non so, che vi sia tal distinzione; e so che, com
astigo per la colpa. E però Crisostomo condanna la vanità del Teatro; perché , se non vi fossero tanti altri peccati, almeno vi
rbate. Ma torniamo a ponderare il parere di Beltrame. Egli domanda. E perché non sarà comportabile l’udir Commedie, ove sempre
che buono esempio, quando vi siano insieme delle oscenità perniciose; perché « bonum ex integra causa », la Commedia buona dev
ricreazione a’ virtuosi Giovani, per mantenerli allegri, e contenti; perché quando vivono mesti, e scontenti, e non hanno lo
e quella Regola. Se non si eserciteranno in Commedia, faranno peggio; perché non sono scapigliati, e vagabondi, ma virtuosi Gi
che la facevano per l’Instanza di un Principe; il che non fu creduto; perché tal Principe se n’andò da quella Città sul princi
i Venerdì sacrato di Marzo. Or vada uno a dire. L’Azione si può fare; perché essendo in se modesta, impedire molti peccati ne’
ne non è buono Avvocato per difendere legittimamente la prescrizione: perché talvolta si permette qualche giusto motivo un inc
si debba conceder licenze di recitar qualche Commedia a’ Congregati; perché altre Congregazioni della Città fanno alle volte
a osservanza; o ha qualche ragione buona per sé, e non buona per noi; perché se tal’una è nella Città, e fa Commedie, l’esempi
di buon fondamento, e è molto difettosa nella forza del suo paragone; perché a que’ Giovani studenti, e rispetti nella stessa
Mercenari Commedianti a fare alcune modeste, e virtuose Commedie: ma perché ne seguivano, inconvenienti, e i Comici abituati
ra Camerata. Né per questo recitate si fa molto scapito nello studio; perché si comincia, non subito dopo Natale, ma al più ta
le: ma è bensì un’efficace arringo, per correr l’asta contro di loro; perché la necessità costringe a far alcune Azioni nel Se
convertono, o sino convertiti dalla scapigliatura alla spiritualità; perché sono stati Spettatori, e Uditori di una modesta C
mò degna di gran lode la sapienza de’ maggiori, come scrive Ticidite, perché trovarono maniere di ricreare dolcemente l’animo
Eth. c. 14. ?, il gioco, e la quiete, e il cessamento delle fatiche, perché , come disse contro se stesso a S. Giovanni Evange
ia per lo mantenimento della corporale salute. E la Ragione è questa; perché l’Uomo è composto d’anima, e di corpo; le quali d
ontinua fatica; e per conseguenza bisognosa di requie, e di riposo. E perché la fatica è parte corporale nell’impiego delle co
ingua di Censore intorno alle Commedie fatte tal volta da’ Religiosi; perché mi rimetto alla prudenza, e alla santità di chi l
quella scusa non fu accettata per buona da molti savi, e con ragione; perché il recitar in una carnevalesca Commedia non è buo
he modesta Commedia. Il buon Soldato non deve abbandonar la Bandiera, perché viene dal Comandante astretto a combattere second
to del loro fervore, e il pericolo di abbandonarsi nell’imperfezione: perché invero è argomento di scemata carità, e di tiepid
sario procedere molto cautelamente nel concedere loro una tal grazia; perché forse riuscirebbe di gran pregiudizio alla comune
Frateros perniciosa erit. »in Regul, Brev. n. 159- E la ragione si è perché come aggiunge il Santo, « siquidem exemplo suo a
il quarto Libro di questa Cristiana Moderazione del Teatro, al quale perché s’intitola. Le Ammonizioni a’ Recitanti, premetto
cose, belle, gustose, e buone. 47. N. 13. Della Terza Ragione, che è perché molti non sanno, o non curano di sapere i motivi
altri. 64. N. 16. Della Quarta Ragione di leggere Libri osceni, cioè perché sono in sostanza facezie usate da moltissimi. 71.
2 (1648) Della cristiana moderazione del teatro. Detto la qualità delle Commedie pp. -272
ateria di congratularmi teco, ô Comico Penitente, e uomo avventurato; perché a te diede già felice occasione di convertirti sa
o da S. Carlo contro i Commedianti, e Ciarlatani ? Pag. 12 Q. 6 perché S. Carlo nel Decreto Sinodale dei Comici parla se
e azioni di molti Comici moderni sono illecite ? Pag. 65 Q. 18. perché si è dichiarata con tante autorità di sacri Dotto
Q. 1. La licenza ottenuta dai Superiori di fare le azionis basta, perché i Comici introducano le Comiche ordinarie al pubb
el pubblico Teatro. Pag. 175 Q. 1. Se le Donne sono per tuttoai, perché levarle dal Teatro ? Pag. 175 Q. 2. Se le
dal Teatro ? Pag. 175 Q. 2. Se le Donne si levano dal Teatro, perché non bisognerà anche levarle da molti altri luoghi
ta comparsa delle Comiche le levò dal Teatro. Pag. 244 Q. 14. perché lo scritto da alcuni moderni, e dotti Personaggi,
à de Garzoni. Pag. 255 Q. 15. Se la detta comparsa è illecita, perché non si leva dallo Stato Ecclesiast. 259 Ric
peccaminosi. Insomma bisogna parlar dei Commedianti con distinzione : perché , perché come nota il Cecchino, il biasimare, chi
osi. Insomma bisogna parlar dei Commedianti con distinzione : perché, perché come nota il Cecchino, il biasimare, chi merita d
lentieri vibrano la spada della loro lingua contro i Comici; e se non perché salvino i virtuosi, e modesti dalle censure. E io
ecessità. Ma io spero di non perdere il tempo ragionando, e scrivendo perché il supposto loro è molto falso ; e questo bisogna
isogno, che acqua più copiosa si portasse, per dichiararlo estinto. E perché ciò non s’è fatto, si seguita dibc suonare, al fu
sunt ; confirmabimus  »bl. Mai cesserò dalla predicatoria funzione ; perché con essa curerò il morbo dei viziosi, e confermer
ienti alla moderazione, e che sono prescritti dai cristiani Dottori : perché se ciò concedessi, e affermassi, veggobn chiariss
no moderatamente. Posso io lasciar altri luoghi di questo S. Dottore, perché i due della citata questione bastano, come due be
nostro tempo secondo la dottrina di S. Tommaso : e la ragione si è ; perché sono ordinate all’umano sollazzo. « Officium Istr
saette. La ragione poi Tommaso riconosce nella dottrina del Filosofo, perché nella conversazione della vita presente è necessa
ere aciem rebus agendis inventam. » Voglio, che tu ti ricrei un poco: perché decevole al Savio si è il ricrearsi alle volte. A
o darla secondo S. Tommaso: ma deve essere con la debita moderazione: perché il Santo a questo fine prescrive i termini modera
qui io dico, che questo Decreto è secondo la dottrina di S. Tommaso; perché dal S. Dottore santamente sono condannati quei Co
sparge semenza di messecb viziosa, e pestilente. Quesito Sesto Perché S. Carlo nel Decreto Sinodale de’ Comici parla se
uttoché venga da un Comico Cantore, e non da uno scolastico Pressore: perché veramente par,  che S. Carlo ristringa il largo,
sse con distinzione de’ Comici buoni da cattivi nel Decreto Sinodale; perché fu formato precisamente contro i tristi, e vizios
. Ma io rispondo, che Il detto Beltrame è privo di probabilità. Prima perché S. Carlo manteneva nella sua famiglia gran numero
el tempo, che formò quel Decreto contro i Comici. 2. Non è probabile, perché tal Decreto non fu provvisionale per un poco di t
avvisò S. Carlo. E questo Decreto si fonda almeno nella convenienza: perché conveniente si è, che i Principi, e i Magistrati
ido, e fama universale. Quell’altro Decreto si fonda nella necessità, perché il Superiore dando licenza ai Comici, è necessita
ggio privo di piena cognizione dell’Arte Comica, che era Arte lecita: perché questo può provare ancora un Comico vizioso, ne p
he nega, col forse, la piena cognizione dell’arte Comica a S. Carlo : perché le prove, e le ragioni, con le quali guarnisce e
me. « Come fu di quel Religioso, così può esser stato di San Carlo », perché ove manca il confronto delle condizioni premesse,
io parlare con distinzione de’ buoni dai rei per più rispetti. Prima, perché mirò alla fama comune, la quale vola intorno molt
nendo, che siano una gente molto viziosa, e di vita perduta. Secondo, perché mirò alla pratica di recitare da Comici usata nel
che alcune Città si risolsero di cacciare tutti i Commedianti. Terzo, perché mirò al modo di parlar, e scrivere usato quasi da
a la settimana, oltre le comandate. Potrei dir di più con verità;  ma perché mi stringerei in pochi, mi taccio; parendomi, che
o del parlar disonestamente in scena, e del gestire indecentemente  ? Perché tra tanti beni, e tra tante gioie, non risplende
sollazzo,  recano alle volte la morte spiritule agli Ascoltanti; non perché siano mortali di lor natura; ma perché diventano
spiritule agli Ascoltanti; non perché siano mortali di lor natura; ma perché diventano mortali per accidente, cioè per ragione
che si dà alle persone presenti deboli di spirito; e la ragione si è, perché chi parla, deve credere, che gli Uditori s’indurr
e, non si dovrebbe scusare dal mortal peccato; come nota S. Antonino; perché darebbe a quello occasione di ruina spirituale, e
i Dottori. Aggiungo. E anche illecita la rendono secondo S. Tommaso: perché egli scrive cosi2.2 q. 43. a. 7. c.« Quandoque sc
i gratia. » Molti vani Ciarloni, e ingannatori si devono riprendere ; perché pongono sossopracs il tutto, insegnando per brutt
imandò. Quali oscenità, e quante si devono escludere dalla Commedia ? perché l’escluderle tutte; e in tutto, pare troppo rigor
za di questi particolari usino i ridicoli a proposito, e convenevoli: perché chi glicx usasse fuori di proposito, e senza il t
tenza di S.Tommaso l’azione sia peccaminosa. Due bastano, diceva uno; perché qui si deve parlare rigorosamente, trattandosi de
si giudicherebbe potente, abbastanza, per far illecita l’azione ; ma perché non trovo, che la Quistione. « Utrum unum verbum
ttere con scorno il viso, e ferirlo alquanto ad un Giovane ballerino: perché in presenza dell’Auditorio disse, e forse lenza m
one. Ma non occorre, che io tratti più diffusamente questa Questione; perché « ago actum », pongo la falce, ove gia si è mietu
« Multa enim sunt turpia facta, que non sunt secundum se mortalia » ; perché molti fatti sono turpi, e non sono mortali per se
no, che sono leggerezze veneree, turpitudini leggieru, e non mortali; perché rispondo, che io so l’opinione di coloro che conc
one dello scandali, che ne ricevono gli spettatori deboli di spirito; perché le ragioni poste nell’ottavo Quesito, e che prova
nto, e zelante Principe non ha permesso il recitamento di un’ Azione; perché v’interveniva un solo bacio ; quasi che la regola
quando però non fosse tale, che contenesse una molto aperta oscenità; perché allora io credo, che ancor’uno solo basterebbe. L
nderà. Questi sono fatti indegni: ma non si fanno ora nelle Commedie; perché nello spazio di questi ultimi cinquanta, e più an
sua vita infelice con un Padre spirituale dicendo . Io fò quest’arte, perché sono astrettadm di seguitar mio marito, (non era
oi del Comico era pestilente, e quella della Comica non era sincera ; perché piegava, benche mal volentieri, all’oscenità, e a
piacere: e non era obbligata di osservare il comandamento del Marito: perché « ut obbligatio, et actio mandatioriaturL. 3 tr.
uanto spirituale, rende illecita l’Azione secondo S. Tommaso. Così è: perché « nocua dicuntur, quae sunt nocumentum fame, hono
 ? Io rispondo. Non penso, che nocano mortalmente ne’ beni temporali: perché non rubano le facoltà altrui: e il prezzo de’ Com
bene, che nocano mortalmente ne’ beni spirituali dell’anima a molti; perché molti peccano mortalmente, andnando al Teatro de’
 voglio anche tacere il tempo, che da S.Tommaso è chiamato indebito; perché basta quel poco, che noterò nel Ricordo detto l’I
gli è decevole, né per l’essenza, né per l’apparenza. Per l’essenza, perché le operazioni del Re sono riposte nelle cose davv
ca salute riservare. Per l’apparenza poi non è azione dicevole al Re: perché dovendosi egli abbassare in simil giochi, e fare
ce nelle grandi. Degno documento fu dal Magno Alessandro in ciò dato; perché mentre era giovanetto, e ben disposto a correre,
dilunga il Cecchino; e io credo, che con ragione si possa dilungare; perché i Dottori ragionano dell’Arte Comica, e della Com
ture, o con ragionamenti fatti senza distinzione, a me non pesa molto perché si vede chiaro da quello, che io scrivo, che non
tti camminano per l’infelice sentiero del peccato, ovvero dannazione: perché lungi da quel sen vanno coloro che si servono de’
i servono per lo più moderatamente dell’Arte, né de’ giochi teatrali; perché ho inteso più volte, e da più personaggi degnissi
etta Somma Armilla. E anche sono illecite per sentenza della Tabiena; perché ella precisamente replica le cose dette da S. Tom
e non dice, come lo cita Beltrame ; e se così dicesse, direbbe errore perché la moderazione, di che ha necessità l’Istrione, n
si sforza di conciliar credito grande al suo Discorso, e con ragione; perché avvertimento saggio di buon Padre si è l’accresce
alcuno; ma non fa il senso scritto da Beltrame nell’allegar Comitolo: perché ogn’uno intende, che il dire. Titio non pecca mor
am S. Thomæ »n. 18 pag. 41., non favorisce alle Commedie di Beltrame, perché segue la sentenza di S. Tommaso, con la dottrina
e il Compositore, e l’Attore della Commedia brutta, pecca moralmente; perché cagiona la ruina di molti ; benché ciò egli non p
ni Istrioni non servano perlopiù la modestia ne’ loro Comici giochi ; perché usan impurità mortali con le parole, con i gesti,
Comici, piuttosto astrettiep dalla necessità, che mossi dal piacere; perché con altro artificio non sanno procacciare il vitt
no cose molto brute, e eccitative alla libidine, peccano mortalmente; perché danno la cagione della ruina; benché essi non pre
e non si cerchi il diletto ne’ fatti turpi, o nelle parole disoneste; perché giochi tali si appellano diabolici. E pure molti
to mortale a loro spettatori fragili di virtù, che certo non mancano: perché si sa, e vede, che spesso rappresentano loro molt
ntenza di Azor. Potrei lasciare lo scritto da altri moderni Dottori; perché basta il notato sin qui per dichiarare, che illec
La musica a due Cori serve di duplicata consolazion al nostro udito; perché quelle graziose vidende musicali rinnovano il dil
molta turpitudine, e che eccitano alla disonestà; e la ragione si è, perché danno cagione, ovvero occasione di ruina. Cita mo
ro il modo di rappresentare siano macchiati leggermente di bruttezza; perché allora non sarà colpa mortale, ma veniale; atteso
ovare quello, che vi aggunge dicendo. Cose, che ogginon si costumano. Perché io veggo, e lo veggono tutti quelli, che vogliono
siano Comici mal costumati. Beltrame ha ragione di aver gran dolore; perché certamemente vi sono oggi molti Commedianti, che
re in te disonesti affetti, e pensieri; e pervertire i tuoi costumi ? Perché se bene sono favle, e finzioni poetiche quelle, c
one non piace a Beltrame: con tutto ciò non la riprova efficacemente: perché ella è buona, e fa la Commedia illecita in riguar
to veniamo alla fine di questo primo Capo. Quesito Decimo ottavo Perché si è dichiarata con tante autirità di sacri Dotto
ori, e d’altri scrittori, quali siano le Commedie oscene, e illecite; perché quelle de’ nostri moderni Commedianti mercenari h
dicato, due anni prima, un altro, contro le Comiche Rappresentazioni; perché era cosa irragionevole: e l’Auditorio non ne face
s loqui. »1. c. 14. 34.Le Donne servino il silenzio nei sacri Templi; perché non è permesso loro il favellare. Ma se S. Paolo
ttatori gli uomini, se non alcuni pochi, e parenti, e di molta virtù; perché , infatti, quella femminile comparsa in scena, e q
contro le oscenissime oscenità dell’antico teatro, e non del moderno: perché io ho presi questi pochi dal numero dei molti, ch
a Comica parlante d’amore in preferenza di deboli di spirito , pecca: perché essi per le parole di lei s’infiammano alla dison
he non permette, che la Donna per savia che sia, insegni in pubblico; perché parlando la Donna, dice Anselmo, provoca coloro,
non vuole , che nelle Chiese predichino le Donne. E S. Anselmo dice; perché il vederle, e udirle provoca ad amor disonesto. M
he da occasione alla rovina altrui; quando può senza suo grave danno: perché siano obbligati di schivare i peccati degli altri
che compaiono in scena, sono perniciose, o per essere di vita rea; o perché si adornano con molti vezzi; o perché alle cose,
se, o per essere di vita rea; o perché si adornano con molti vezzi; o perché alle cose, che dicono di onesta ricreazione, aggi
to Primo La licenza ottenuta dai Superiori di fare le Azioni basta, perché i Comici introducano le Comiche ordinarie al pubb
diante, che era il capo di una Compagnia mi disse a questo proposito. Perché i Superiori non proibiscono il condurre perla Sce
ti, cioè la destituzione dei buoni costumi, e offense del prossimo. E perché gli fu scritto in questo punto, che i Superiori c
rla all’Inferno. Così discorre questo Comico, professore di modestia; perché giudica lecita la pubblica comparsa delle Donne i
si è nei fatti, che molte volte si usano illeciti, e però è illecita perché cagiona scandalo, e rovina spirituale ai molti de
alla scena le Donne loro; ne rideranno. Noi camminiamo in buona fede, perché leggendo concepiranno al clero un dubbio fondato:
. « Dubium tollit bonam sidem »  scrive Reginaldo. Nemmeno diranno. E perché non proibiscono i Superiori la comparsa delle Don
ccende, non avrete plauso: non guadagnerete soldi: darete loro nulla. Perché  ? oh i popoli vogliono la comparsa, e la vita e l
e di cosa, che non sia imitata; né bella sentenza, che non sia colta: perché molto leggono, e sfiorano i libri; molti di loro
mpre allegri, gioviali, galantuomini e benemeriti dell’onesto Teatro; perché vi compaiono per dar gusto onestamente con fatti,
i con prudenza usano la pubblica, e femminile comparsa per allettare; perché sanno per esperienza, che la Donna vista, e udita
diamo a questa ragione di allettamento, dicendo, che egli è illecito; perché cagiona rovina spirituale a molti deboli di spiri
, « fecis persecutatio », quasi rivolgimento, e ricerca della feccia; perché come nota Polluce, si praticava in questo modo. D
se non il suddetto giuoco feccioso, almeno altro ridicolo, e modesto; perché non sono mendichi di oneste invenzioni, per cagio
ni Auditori gridando. Basta, basta, non più da ridere, non più basta: perché sentiamo mancar la vita per la veemenza del tropp
ina vana, e ornata lascivamente per allettare, commette grave errore; perché , sebbene egli non pretende, né forse lo pensa, o
da Comici ancora ho sentito, che le vere Donne compaiono nelle scene; perché stimano, che il far le commedie senza quelle sia
rché poi il tutto si concluda con il fine di un apparente Matrimonio: perché tali cose al parere dei virtuosi sono costumi sco
governo. Altri Ciarlatani, e molti Comici, conducono con sé le Mogli; perché girando essi per molti, vari, e lontani paesi, fa
parire Attrici lascive, e parlanti d’amore nelle scene, o nei banchi; perché cotal comparsa riesce perniciosa, e scandalosa ai
strava nel volto gran dispiacere dello scorno; che non si crucciasse, perché i Signori suoi pari, non levavano l’onore, ma lo
i scusino i Comici, né i Ciarlatani dicendo. Noi conduciamo le Donne, perché sono Mogli, o perché sono Figliuole. Io dico, che
é i Ciarlatani dicendo. Noi conduciamo le Donne, perché sono Mogli, o perché sono Figliuole. Io dico, che spesso diventano adu
e rispondo bene, rispondendo, che non tutte hanno da essere infamate; perché non tutte fanno vita meritevole d’infamia. Io sti
tro gli stanzoni dei palazzi, ma ora le faccio in mezzo delle piazze; perché così meglio conservo l’onestà della mia Consorte;
ommedianti, e con le Comiche loro; dunque ella pecca non schifandoli; perché può senza gravezza d’incomodità schifarli. E così
fedi: ma poi la notte di nascosto se ne fuggirono velocemente: forse perché non trovarono nel fondo dei bauli. Ove dicevano d
gusto non è sufficiente ragione per far lieta la comparsa femminile: perché l’appetito di onore così fatto, e ottenuto con qu
ni proposte, e esposte alla luce delle quali non aggiungo altro lume; perché non fa di mestiere dar chiarezza maggiore alla lu
ni hanno bisogno, non di quattro soldi, ma di buone somme di pecunia; perché fanno per la parte una buona vita, mangiando, e b
n personaggio; e v’aggiunse, che il tutto s’era fatto con segretezza: perché se fosse stato presentito dai Superiori la Figliu
uei Religiosi, e gli chiese umilmente perdono, pregandolo a scusarlo; perché egli aveva dato in quell’eccesso; perché vedeva,
dono, pregandolo a scusarlo; perché egli aveva dato in quell’eccesso; perché vedeva, che veniva loro impedito il grosso guadag
rali, ma a me non piace accordo di tale fatta; né lo posso approvare: perché , chi va alla piazza con deliberata volontà di sen
si è da comparsa delle donne parlanti d’amore nelle pubbliche scene; perché è mezzo osceno, scandaloso, e pernicioso a molti
quale sale in banco, aiuta nel guadagno bancario in molte maniere. 1. Perché taluno, che non comprerebbe il segreto del Ciarla
ebbe il segreto del Ciarlatano, lo compra per rispetto della Donna: e perché per tirare il fazzoletto con il denaro a lei, e t
o: ma si potrebbe confermar da molti. 2. La donna guadagna sul banco; perché alle volte fa la venditrice , e propone certe sue
nto; né vi è pericolo, che non le spacci con applauso, e prestamente, perché molti vani, e lascivi si danno fretta nel far la
a nel far la parte di compratore. 3. E di guadagno la Donna in banco; perché diletta con il cantar, e con il sonare; e di molt
signora: ne mancano di darla molti prontamente: e vi è ancora di più; perché , come nota Beltrame, le belle Comiche sono sovent
i, a proio dei quali non poco giovano le donne per far buon guadagno: perché il concorso alla mercenaria Commedia è maggiore,
entiluomo povero preso restò, e perso per l’impudico amore di una: ma perché egli aveva denaro; che è il cibo saporito al pala
, e addormentarsi. Fatti quasi schiavi di Bacco, e mezzani di Venere: perché , dormendo essi, davano occasione ai Giovani licen
in Teatro, disse esclamando. O quanto bene fanno questi servi di Dio; perché moltissime commettono peccati senza numero per ri
che fanno le Comiche al tempo della Commedia nel Teatro, è il minore: perché il maggiore è quello, che fanno nelle case del lo
vita vagante per vari paesi, senza avere stabile abitazione in luogo; perché scrive il medesimo Sanchez, che la Moglie è obbli
ignora, alla quale finalmente dopo il giuoco ritorna l’anello ancora; perché il vincitore sarebbe stimato fornito di poca gent
ale di molti in mille sorti di sozzi pensieri, e disoneste bruttezze; perché insomma nel volto di una Comica non è per ordinar
moroso: onde l’ottimo rimedio si è il frenare la vista, e non mirare; perché chi mira, si espone al grave pericolo dell’incend
dictum, né videam; sed né comedam. » Quasi voglia dire. Posso mirare; perché non consento al peccato col mirare. Ma quello è i
unge. Si che Donna bella esser deve quasi velenoso Basilisco fuggito; perché se è cattiva, t’ingannerà; se è buona, ti farà fa
i consiglia il Savio, « Averte faciemEccl. P. 8. a Muliere compta » : perché gli occhi nostri, noto io con Ugone Cardinale, « 
uno, (e questa è la 3. Obiezione.) Io miro con franchezza la Comica: perché la miro da lungijl: e così non corro pericolo alc
dico io, poco cauto spettatore fugge illeso dai morsi della libidine; perché l’alito suo pestilente infetta anche i lontani. «
o di più. Alle volte è cosa peggiore mirar da lontano, che da vicino: perché da lontano una faccia, abbellita con arte, sembra
ica è brutta: non vi è che mirare: l’occhio può chiudersi al diletto; perché non scorge un bello, e delicato oggetto; ne vede
i sono dello stesso parere. E forse tal uno vi è, che la stima bella; perché tornando a casa, trova la Moglie sua molto più br
. alleg. sæpe insani Amatores Muliericulas turpissimas deperire » ; o perché « voluptas, non quale est sabiectum, tale agnosci
on quale est sabiectum, tale agnoscit, sed addis arte mendacium » ; o perché come dice S. Tommaso « delectationes corporalesl.
e feste; hanno poi così cattivi costumi. E risponde; che ciò avviene; perché stando a tutte le ore in allegrezze, e conviti; n
nicis, simillimus est: quemadmodum gravissimi Philosophi testantu » : perché l’animo nostro, o è numero, o similissimo a numer
a vita terminando, e se ne andò a piangere tra i Diavoli eternamente; perché tra gli uomini cantava oscenamente. Castigo di ta
rionfa solo colei, che terra Furia d’Averno, e non di cipro è Dea. » perché della Teatrale Femmina ballante seguono mille sor
le sorti di rovine spirituali. Io non mi sforzerò si spiegarle tutte; perché sarebbe un faticare per la tela di Penelope; e pe
mettakc ciascuno la mano al petto, e consideri, e faccia riflessione: perché troverà essere quello, che dico; e che prima egli
a vedere la Donna nel solito impiego dei salti; e intesa la cagione, perché non compariva a saltare, ordinò, che proseguisse
che ho detto; non so ? Debbo dire, che so, che ora se ne fanno tali, perché mentre scrivo quella materia, intendo da testimon
uesto è un modo disonesto, empio, e insidioso, alle menti dei Fedeli: perché quindi si rovinano innumerevoli persone con infin
ttere; « quia est indecens Mulieri, et presemptuo sum », nota Lirano, perché è cosa d’indecenza alla donna, e di presunzione;
a Donna vesta da uomo. Ne mi dite. Il Silvestro le scusa dal mortale: perché le scusa, quiando non hanno quel mal fine. « Faci
ieta alla Donna l’uso, o piuttosto l’abuso della virile veste comune; perché porge occasione alla disonestà: e la femmina, ves
est; tum ne occultis libidinibus, et aliis vitiis locus detur » : si perché è disdicevole per se stesso: si anche in modo che
tazione dell’abito donnesco: dunque non è peccato mortale secondo se. perché se fosse tale secondo se, in nessun caso sarebbe
do l’abito di uomo. E dico. Che tal uso noon è peccato di sua natura; perché alle volte si fa lecitamente; come fu fatto da qu
ongiuntura di alcune circostanze. Tale azione dunque è viziosa da se; perché ha l’apparenza di male, e se non vien giustificat
do nella presenza di persone forti di spirito, non pecca mortalmente. perché in quanto all’intenzione di solo dilettare, e di
forti nella virtù, come suppongo. Nemmeno vi è lo scandalo notabile; perché , chi ben sondato siè nello spirito, non si scanda
uali molte volte gridano, che esca la Donna a saltare: esca la Donna; perché tarda ? E a quali la comica comparendo così vesti
l’uno, che la Comica con giusta cagione si veste da uomo per saltare; perché nella veste femminile far nno può l’azione saltat
test quandoque hoc fieri sine peccato propter aliquam necessitatem. » perché io rispondo, che la Comica non fa questo per nece
ima la proposizione di S. Tommaso; ma falsissima la sua applicazione; perché la comica può vivere, e mantenersi onoratamente s
ugga le mani dei Cacciatori, non però guadagna la vita così fuggendo; perché alla fine languida rimane dal corso, e languendo
zze del suo tesoro.   Quesito Primo Se le Donne sono per tuttokv, perché levarle dal Teatro ? Si asserisce nel primo lu
che se non si può negare la proposta esperienza, si può giustificare: perché non per tutto si fanno le scene con oscenità; ne
vi sia qualche ragione sufficiente alla tolleranza, e permissione; e perché non vi è ragione sufficiente per tollerare, e per
detti paritatamente. Dice. Le Comiche non contaminano con i discorsi; perché sono studiati, concettosi nobilmente, e non lasci
: e to dico, come dicon tutti, che quel poco non si tien molto conto; perché si riduce al nulla. Di tante Compagnie, che oggid
, intendo, dioscorrono amorosamente. Lascivamente, e scandalosamente; perché in presenza di Spettatori deboli di spirito dicon
di qualche valore nel recitare, cadono spesso in bassezze d’oscenità; perché quanto mancano di grazia, per piacere ai giudizio
spesso gesti, e parole tanto oscene, che io mi vergogno di scriverle; perché altri al certo si vergognerebbero di leggerle. Se
ne chido a chiodo; e dice, che non si debbono chiudere tutti i pozzi: perché alcuni vi si sono gettati per amore. Egli dice co
ntilezza; ma il suo dire non ha grazia di fermezza, ne di persuasiva: perché pochi si gettano nei pozzi, ma molti, anzi moltis
o la privazione del guadagno teatrale; ma questo è guadagno illecito: perché lo meritano con ragioni, e con fatiche illecite,
approvazione. Quesito Secondo Se le Donne si levano dal Teatro, perché non bisognerà anche levarle da molti altri luoghi
ra dai banchetti: anzi di più dalle sacre Stazioni, e da tanti Tempi; perché la loro comparsa in luoghi tali cagiona rovina ne
gli occhi ai circonstanti: e se ciò fanno per parer belle ai Mariti, perché adornarsi, quando escono di casa ? E più alle fes
alle feste con gli ornamenti decevoli allo stato loro. E stimo così; perché così insegnano i Dottori comunemente, dai quali v
ionamenti: onde parimente da me si deve riprovare: e la ragione si è; perché è scandalosa almeno efficacemente ai deboli di sp
to il dire, che i discorsi amorosi sono finti, e conosciuti per tali; perché da quella finzione, anche per tale conosciuta, se
er far un esagerato spaventolc alle persone di tenerissima coscienza; perché tali non hanno bisogno del mio spavento, per fugg
sto, darebbe per un pomo tutto il giovamento nascosto nell’allegoria; perché da lei egli non sa, ne cura di sapere causare per
ienza usare la giocondità oscena, e cagionar con essa l’osceno gusto; perché sono cose di rea natura in se, e di scandalo, e r
consenso di peccato, forse di nuovo col pensiero pecca dilettandosi; perché insomma pochi sono quelli, che vedendo i discorsi
o dico, che tutto ciò si avvera nell’udireCap. 3. le Commedie oscene; perché l’uomo debole di virtù udendo gli umani discorsi
S. Paolo « Omnia arbiter, ut stercora, ut Christum lucrifaciam. » Ma perché non credo, che tu sia arrivato a questo segno; pe
per questo è cosa più sicura per te il non mettersi a tale pericolo; perché ti sò dire, che se entrerai con mente buona, e sa
è veramente indiretta al caso delle Commedie: però è molto efficace; perché se quella distinzione, e astrazione del diletto d
senso non pone tra loro distinzione, non li scongiunge, né li separa: perché egli è potenza materiale, che non s’impiega nell’
tionem turpium sub pratexit artificiosi carminis, aut suavis musica » perché ricusano poi di leggere, o di udire composizioni
gli, e disgusti: e di più alcuna volta segue qualche indecenza grave: perché infatti come già mi disse un saggio Gentiluomo pr
; o ella si faccia con vere Donne, o con Giovanetti vestiti da Donna; perché questa materia in sostanza è scandalosa, e rovina
ttare comparendo in pubblico Teatro: ma mi ritengo da tal Quesito; si perché si può conoscere la risoluzione per lui da ciò, c
della Comica: poichè tutto vale del Comico a proporzione; così anche perché basta poco, che qui ora aggiungo. Dio, supremo Le
ma Repubblica di Venezia l’anno 1641. fece incarcerare un Giovanetto; perché fingendosi Femmina, andava per le Chiese con vest
cosa degna di riprensione. S. Cipriano riprende gravemente un Comico; perché egli recitava con l’abito di Donnal. 3. ep. 10..
ui veduta in certe Accademie; e dice con giudizio, dicendo, in certe; perché al sicuro non si vede così in tutte; e atteso che
nto lo combattè, era stata cagionata secondo il suo parere da questo; perché nella sua Gioventù laicale si era dilettato di fa
ia quella, che accenna il Cecchino, e io la spiego in breve, dicendo; perché alle volte sono seguiti scandalosi inconvenienti,
il corpo è senza soccorso, anzi con grave danno proprio, econ rovina; perché essi parimente restano assaliti dalla fiamma vola
Religioso, che nel secolo aveva già praticata l’Arte del Commediante; perché insomma la faccia dibella, e ornata Donna, o vera
er verità: dunque i trattati amorosi delle Commedie non sono cattivi: perché hanno un buon fine, che è l’onestissimo, e santo
ive efficacemente alla disonestà: tutto che le usino con ottimo fine: perché le azioni umane pigliano la bontà, e la malizia l
ntrinseca, ed essenziale, non dal fine sotto ragione precisa di fine; perché questo è estrinseco delle azioni: ma dagli oggett
Non è semplicemente buona l’azione, se non concorrono tutte le bontà; perché ciascun difetto singolare cagiona il male. Ed il
entano pubblicamente persone innamorate, lascive, e parlanti d’amore: perché aggiungono circostanze cattive, e perniciose ai d
te ordinariamente dai mercenari Comici non sono brutte, né disoneste; perché sono cose finte: quasi che la finzione tolga dal
aggior numero di persone. E tu dirai di chiamare onesti gli adulteri, perché si rappresentano in Teatro con finzione ? Felice
desti nelle private stanze della tua casa. O scena tu sei santissima; perché onesti fai, e fari i Buffoni, e gli Istrioni. O C
isco dire, che questo fingere così è peggiore, che lo stesso peccare: perché si reputa malvagità maggiore l’insegnare le mali
o o Commediante, che tu dossi un uomo fornicario, ovvero un adultero; perché , come vero disonesto, fuggiresti la luce; ove ora
E tu o Teatro, che ti fingi luogo d’impudicizia, sii tale per verità; perché così le Matrone ti fuggiranno i Giovanotti, ti te
, quasi dire volesse. O miseri Commedianti voi meritate gran castigo; perché vi sforzate di onestarelz pubblicamente le vostre
iò non fate per burlare il Sacramento, che sarebbe vostro sacrilegio; perché a me basta il dire, che voi confessate, che ciò f
ggetti impuri, senza molto straccare l’ingegno in altre invenzioni. E perché il rappresentare quella brutta materia sotto cope
lcuni moderni Commedianti. Noi le sentiamo senza consenso di peccato: perché rappresentano un Matrimonio; e il tutto si conclu
ra più fondatamente questa difficoltà di rappresentare un Matrimonio: perché come disse una volta in Messina: un Professore di
ena con i discorsi di lascivo, e scandaloso amore; e la ragione si è: perché non tutto quello, che è lecito di fare in segreto
Matrimonio; e non è lecita la sua pubblica rappresentazione carnale; perché è cosa per se stessa turpe; « in enim per se est
chemf lecito sia il fare modestamente l’amore con fine di Matrimonio; perché la pubblicità è scandalosa, eccitando grandemente
eboli di virttù, con apportare per scusa il buon fine del matrimonio; perché tale espressione dell’affetto d’Amante, e di mate
Professore dell’Arte Comica si opporrà, credo, al mio pensieroC. 16.; perché lo cinvicerei con l’autorità del fino Beltrame, c
ento in mala parte. Ed io dico, che i Comici osceni lo girano in male; perché la Commedia è una tomba di suono spaventoso ai pe
e con tutto ciò sono i pareri loro diversi. Ed io dico, sono diversi; perché mirano diverse ragioni. S. Buonaventura parla dei
o, o cantando, o ballando, senza frapporre alcuna femmnile oscenità ? perché se sarà lecito, ella così potrà esercitare l’arte
tori la comparsa della donna ornata, e parlante d’amore lascivamente: perché da moltissime Commedie mercenerie è proposta orna
tà: io temo, che molte non osserverebbero lungo tempo la moderazione; perché le materi eamorose sono quelle, che esse hanno be
nelle sordidezze forza è, che sordido anche si mostri nelle moralità; perché lascia presto il tenor di virtù, ch i lungamente
se di essere amata bruttamente da alcuni parrticolari, e determinati; perché sarebbe troppo gran peso; e troppo dur acondizion
condo quelle qualità, e termini di modestia, che concedono i Dottori; perché alcuni particolari, e determinati si abusano per
le fine la Comica per ordinario, sia fine buono, « finis normalis » ; perché , oltre alle cose dette sopra, egli è fine di alle
nto, suppongo, che l’azione, alla quale la Donna alletta, sia oscena, perché può bene essere tale, sempre che la medesima Donn
pa leggera, ella avrà per questo il solo peccato veniale di scandalo: perché intanto pecca, di questo peccato in quanto è cagi
Se nelle Azioni Teatrali stampate si concede la comparsa delle donne; perché non si concederà ancora nel recitamento dei merce
fanno maggiore agli Spettatori poco virtuosi: e la ragione è chiara; perché ognuno sa, che la morta scrittura del Compositore
o sono ripresi con le parole di S. Girolamo i Vescovi, e i Sacerdoti, perché lascino leggere i Fanciulli le Commedie disoneste
edo, che con tanto zelo quel Santo Dottore scrisse quell’ammonizione, perché si persuadeva, che la lettura delle Comiche oscen
questo Autore è, che non si reciti la Commedia; cioè dico io l’oscena perché reca grave danno alla purità dei costumi che se g
tificare presso di noi, un’azione il dire. Elle si fa alla Platonica, perché noi possiamo errare seguendo Platone, che non fu
latonico ? È forse un’amore meritorio del Santo Paradiso ? Non credo; perché Platone con tutti i suoi amori non può far salire
iche, benché fosse Platonico in se, non è lecito nel publbico Teatro; perché riesce pernicioso, e scandaloso ai deboli Auditor
eatro; benché vi parlino di materie amorose con maniere poco modeste; perché una tal levata è argomento ditroppa severità, e p
ce. Lo schivare i pericoli è sempre bene: ma il non volere cavalcare; perché molti sono caduti da cavallo: né andare per le st
alcare; perché molti sono caduti da cavallo: né andare per le strade; perché molti sdrucciolando hanno patito sinistramentimn
ntuomo è stato giudizioso nell’usare quelle parole; (A mio intendere) perché ha lasciato ad altri , che dicano. Così non inten
è lecita la comparsa delle Donne parlanti d’amore in pubblico Teatro; perché a quest’ora non si è levata dalla cristiana scena
Che la comparsa delle donne non si è levata da tutta la cristianità; perché i Dottori antichi non hanno parlato distintamente
e gravi mali, che cagionano da questo inconveniente. Ed io aggiungo: perché i moderni, dai quali se ne parla chiaramente, esp
bilancio dell’autorità dei Dottori, delle ragioni, e dell’esperienza; perché nessun savio Governante appoggia a debole colonna
tollerare quel mal minore, non ammette la tolleranza di male alcuno; perché il Savio, e zelante Superiore vive simile all’Agr
tanzoni al popolo spettatore. Qualche comico dice. Non posso parlare; perché ho mangiato carciofi. Altri dicono altre grazie.
e colma di molte parole brutte, e di brutti gesti. E la ragione si è. perché il timore di castigo trattiene dalle indecenze, c
mmedia modesta fatta in presenza dei Padroni risce ridicola, e piace: perché i Comici s’ingegnano, e faticano per farla tale.
n tal caso i Teologi tacciono: ei Predicatori prudenti non esclamano: perché non vi è speranza di frutto, anzi timor di peggio
ste, né leggere le scritture composte, non scusa dal peccato mortale; perché almeno è, per non dire cosa di maggior vantaggio,
e. Ovvero quando non sia ignoranza grassa, e supina; come quando uno, perché nessuna, o quasi nessuna diligenza usa per sapere
ene obbligato. Ed ignoranza tale pare, che sia detta grassa e supina; perché , chi da lei è oppresso , si rende simile ad un uo
inare: questa, o quella Commedia oscena; questa, o quella non oscena: perché tali determinazioni particolari hanno bisogno di
nfessore ha fatto compitamente; né perciò si deve chiamare ignorante; perché basta, che le sappia fare, e possa, e voglia fare
n erano del suo senso ? Non ebbe altra risposta. E certo saggiamente; perché forse quel Superiore non poteva citare alcun Dott
uali Teologi di servano, di quali Confessori, e di quali Predicatori: perché s esaranno uomini fornitidi Dottrina, di pietà, e
lascivo amore: e li prego a ponderare bene le ragioni, che apportano; perché spero, che daranno sentenza di eterno bando dal T
peccati il suo penitente, se non lo vede essere veramente penitente: perché se per sorte non vuole lasciare quella cosa, che
faciem potentis. » Questo medesimo avrà lugo in molti altri peccati; perché il Confessore non può assolvere il penitente, se
i peccati, che egli ha commessi, come uomo pubblico, e come Principe. perché non mancano Principi nel Mondo, i quali per quell
il luogo di dio; in modo che forse esso non oda nel fine di sua vita. perché volesti essere Giudice non potendo combattere con
a di andarsene; e anche non ottenendola, se la prenda da se, e parta: perché cosa meno grave si è il sopportare lo sdegno di u
ad alcuno si conferisca qualche pubblico ooficio, ovvero Magistrato: perché così egli sarà meno odioso agli altri e meno supe
occasione di dominare tra i suoi Religiosi, o di ambire le Prelature: perché questo non è espediente né al Principe, né alla R
e incolpabile intorno all’essere lecita. O illecita questa comparsa: perché i Predicatori molte volte la biasimano; i Dottori
a sunt ad servandam legem Dei », dice l’allegato Teologo n. 27. cioè, perché il Confessore, o è spirituale Pastore per l’offic
Tale ignoranza porta con sé scandalo in pregiudizio di molti sudditi; perché si muovono dall’esempio del Superiore a giudicare
ve rimediare il Confessore con dare l’avviso necessario al penitente: perché « bonum publicam preponderat bono privato peniten
ra al ben privato del penitente. Dico 5. Quando il confessore non sa, perché ragione il Superiore, suo penitente, tolleri tal
ave accidente, e però non si può dissimulare l’avviso del Confessore; perché a questo è tenuto per l’officio, per la carità, e
Fui consolato nel desiderio; ed estinsi la sete nella bramata fonte: perché il Padre, supponendo, che io non condanni, come b
e universalmente per peccato mortale ogni comparsa di Donna in palco; perché in ciò non si può dare regola generale; e le circ
care mortalmente; e a questo concorre con la licenza il Superiore. 2. perché la solita vista di Donna « aculeum voluptatis imm
e penit »  e a tale iniquità concorre con la licenza il Superiore. 3. perché il mirare la Donna, anche non ornata lascivamente
. in Mat. E a tale cattività concorre con la licenza il Superiore. 4. perché il Superiore da licenza ai Religiosi di predicare
gli impedire con negare la licenza alle Donne. Dunque la deve negare; perché questo è modo più facile, e più efficace, che le
affatto i peccati, ai quali concorre con la licenza il Superiore. 5. perché occorre spesso, che uno incontra per caso in piaz
David, et Saule. E a questo concorre con la licenza il Superiore. 6. perché chi dice. Si proibisce il desiderare, non il mira
prossima al consenso. E a questo concorre la licenza il Superiore. 7. perché chi da licenza di salire in banco, o di comparire
o a cosa nociva ? E a questo concorre con la licenza il Superiore. 8. perché la Donna pecca mortalmente, quando sifa vedere se
per molte anime. E a questo concorre con la licenza il Superiore. 9. perché spesso avviene, che non solo la vita attuale di D
s parte, etiamsi Venatorum effugerit manus, nihil inde fert tucri » ; perché alla fine resta morta; « sic anima accepto concup
per se perit ». E a questo concorre con la licenza il Superiore. 10. perché nel vedere queste Donne in banco, o in scena non
che la Donna, per savia, e spirituale che sia, insegnio in pubblico; perché , come nota Anselmo, parlando la Donna provoca, ch
 » E a questo indegno amore concorre con la licenza il Superiore. 11. perché in Roma non si vede né Donna, né uomo nelle piazz
re nominus, quam periculosa ratio deista sublimi sede reddatur. » 12. perché le Donne in banco, o in scena con il Buffone, o c
ano peccati mortali; e tali per ordinario non mancano nelle Commedie: perché sebbene i Comici sono avvisati a servarene la deb
rene la debita moderazione, nondimeno non la osservano lungo temponf; perché fanno, che più facilmente piacciono con l’impurit
on est Soli, cuius in natura splendor. » Quesito Decimo quarto perché lo scritto da alcuni moderni, e dotti Personaggi,
e conoscono almeno alcuni in particolare, che sono deboli di spirito; perché in quanto all’autorità del Galluzzi dico, che egl
a ridicolosa, ma non già oscena, né illecita per ragione di oscenità: perché la modesta comparsa di Donna ridicola, per far ri
; e le dimostra non punto contrarie al suo perere. Io qui mi consolo; perché vedo, e conosco d’avere interpretato l’autorità d
lla divina Giustizia con ceppi ai piedi, e con catene alle mani: onde perché non posso scrivere, non posso neanche fare la qua
di non prendersi altro fastidio, e fatica di qualificare il Quesito: perché a me, e ad ogni altro poteva bastare la breve dic
a della mia Conclusione contro la peccaminosa comparsa delle Comiche: perché egli non tratta quella femminile comparsa lodando
bbene era modesta, e artificiosa, non era però lecita, ma scandalosa: perché cagionava rovina spirituale a molti; anzi quanto
iterno. Quesito Decimo terzo Se la detta comparsa è illecita, perché non si leva dallo stato Ecclesiastico ? Le tol
oscienza, e stimo, che si possano tollerare queste Teatrali oscenità; perché « Superiore vident, tacent, et tolerant. » I Supe
rò non ricorriamo al modo, che tengono nel governo i Sign. Superiori; perché io lo riverisco umilissimamente; né uso censurare
e del debito; né devono permettere un abuso nella loro giurisdizione; perché si permette in un’altra; poiché il solo esempio d
eatro, oda rispondersi, non solo dai semplici, ma dai Dotti ancora. E perché si permettono in quell’altra ? E se in quell’altr
’altra ? E se in quell’altra si domandasse; si udirebbe rispondere. E perché si permettono in questa ? Nell’una, e nell’altra
ircolare risposta, degna più di pianto, che di riso. Si permette qui, perché si permette lì: si permette lì perché si permette
, che di riso. Si permette qui, perché si permette lì: si permette lì perché si permette qui: e all’ultimo si riduce il tutto
rò non giustifica se stesso bastevolmente, chi dice. Io permetto qui; perché altrove parimente è permesso. Io persuasissimo vi
ri, risponderebbero con una totale proibizione. E certo fondatamente; perché essi sono i Moderatori supremi dei costumi , ai q
e moderno Teologo Ribadaniera per acconcionn di tale abuso, dicendo. Perché nelle cose morali non si deve considerare tanto q
pienamente, e distintamente della qualità di questo pestifero morbo; perché ho sperimentato in molte città, che quando il Sup
che fossero Supplica; e che domandassero giustizia a Nostro Signore: perché non possono fare lo stesso gli Scrittori cristian
ggiore forza avranno di allettare, dilettare, e trattenere il popolo; perché la felicità, alla quale mirano questi trattenimen
piacere, e di onestà: onde si loda più la Tragedia, che la Commedia; perché le materie Comiche sono ordinaria mente tali, che
Commedie non mercenarie: (notate o Sign. Accademici) la ragione si è: perché la malizia della Commedia non dipende dall’essere
ndo illecita secondo S. Tommaso. Pag. 22. L’oscena quale sia. Pag. 5. Perché dichiara. Pag. 68. Non è conosciuta. Pag. 68. La
llecite. Pag. 65. Un’oscenissima. Pag. 211. Stampata nuoce. Pag. 221. Perché l’oscena si tolleri stampata. Pag. 222. Recitata
g. 19, 20. e però non dovrebbero poi recitar immodestamente. Pag. 21. Perché furono licenziati da Milano. Pag. 11. Condannano
nna sia. Pag. 74. Finge talora di essere moglie del Comico. Pag. 114. Perché gusti di dare quest’arte. Pag. 115. Non osserva l
. 127. D Decreto Sinodale di S. Carlo contro i Comici. Pag. 12. Perché non fosse fermato con distinzione de i buoni dai
recitando cagionarono grandi mali. Pag. 73. Alcune lodate dal Garzoni perché . Pag. 257. È ambiziosa. Pag. 115. E Equivoc
no duplicato, e disonesto dei Comici. Pag. 128. Giovanetto Castigato, perché si vestiva da donna. Pag. 191. Quanto gli sconven
netti vestiti da donna patì gran tentazione vicino a morte. Pag. 194. Perché non si approvano i Giovanetti vestiti da donna in
2. Una si vergognò di peccare in pubblico. Pag. 209. Musici mercenari perché viziosi. Pag. 145. Uno morto miseramente. Pag. 15
nari Comici modestamente. Pag. 11. Uno non la volle dare in scriptis, perché . Pag. 89-90. La dà servatis servand. Pag. 89. É o
rendere onesto ma. [NDE] Comprendre: maniera. mb. [NDE] Comprendre: perché . mc. [NDE] Comprendre: alcun. md. [NDE] Compren
3 (1607) Conviction véritable du récit fabuleux « letter » pp. 3-26
le mont de Fourvière avait cabriolé au-delà du Rhône, et s’était allé percher dessus le colombier de la Ferrandièreal, et que l
4 (1773) Réflexions morales, politiques, historiques et littéraires sur le théatre. Livre treizieme « Réflexions morales, politiques, historiques,et littéraires, sur le théatre. — Chapitre VI.  » pp. 193-217
sa couleur, comme la robe des Dames. On diroit que ce sont des Dames perchées au haut des mats ou des piques, qui négligeamment
5 (1768) Réflexions sur le théâtre, vol 10 « Réflexions sur le théâtre, vol 10 — RÉFLEXIONS. MORALES, POLITIQUES, HISTORIQUES, ET LITTÉRAIRES, SUR LE THÉATRE. LIVRE DIXIEME. — CHAPITRE VII. Histoire des Cas de Conscience. » pp. 159-189
Il vit tout-à-coup, dit Josephe un hibou, oiseau de mauvaise augure, perché sur une corde tendue en l’air pour le jeu de quel
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