lecita: e per distinguere la modesta dalla oscena secondo la Dottrina
di
S. Tommaso, e d’altri Teologi per sicurezza della
a Del P. Gio: Domenico Ottonelli dà Fanano, Sacerdote della Compagnia
di
Gesù. Si narrano molti casi moderni; si considera
farsi, per giu-stificare cotal Comparsa. In Fiorenza Nella Stamperia
di
Luca Franceschini e Alessandro Logi. 1648. Con L
edicazione Al Penitente Babila Commediante, e alle due Convertite,
di
lui Compagne, Cometa, e Nicosa. « Pænitentiam agi
iam agite; appropinquavit enim Regnum Cælorum »a. Questo Santo avviso
di
penitenza, e di vicinanza del celeste Regno, porg
pinquavit enim Regnum Cælorum »a. Questo Santo avviso di penitenza, e
di
vicinanza del celeste Regno, porge a me ora dolce
tenza, e di vicinanza del celeste Regno, porge a me ora dolce materia
di
congratularmi teco, ô Comico Penitente, e uomo av
Penitente, e uomo avventurato; perché a te diede già felice occasione
di
convertirti santamente a Dio. Tu vivevi nel lezzo
so a Venere impudica, e servando per regola de’ tuoi costumi l’impero
di
Satanasso; che però lo Storico della tua vita scr
iose, agens omnia, que illi Demon suggessisset »b. Vita senza spirito
di
vera vita, e che era vero principio di eterna mor
ssisset »b. Vita senza spirito di vera vita, e che era vero principio
di
eterna morte. Ma che ? tu morto con la più bella
o principio di eterna morte. Ma che ? tu morto con la più bella parte
di
se stesso, e vino, e spirante l’aura vital del co
divina dispensazione, e per gran favore evangelico, e efficace suono
di
quella penitenziale, è celeste lezione. « Pæniten
t enim Regnum Cælorum. » E quindi tu in men, che non balena il cielo,
di
fatto discepolo buono, e buon dottore, conquistas
elo, di fatto discepolo buono, e buon dottore, conquistasti la laurea
di
vero penitente con un’abbondanza grande di lacrim
re, conquistasti la laurea di vero penitente con un’abbondanza grande
di
lacrimosa pioggia, e con una cordialissima compun
duolo: e il cuore per gli occhi lambiccò se stesso in cadenti goccec
di
doloroso affetto. « Compunctus cepit cum lacrimis
te, che subito dal sacro tempio uscendo, quali da un ardente fornace
di
celeste zelo, diventasti magnanimo disprezzatore
inunciando al secolar inganno, e men vadoe al chiostro per tramutarmi
di
Comico fallace in Monaco verace. O magnanima, e s
fallace in Monaco verace. O magnanima, e santa risoluzione, ben degna
di
essere imitata ; come fu subito da quelle Comiche
a Dio col chiaro lampo della grazia, e poi da Babila con la chiarezza
di
tale esempio, si compunsero, e compunte risposero
, ò Anime grandi, indirizzo questa mia Operetta, e bramo ardentemente
di
poterne indirizzare altre ad altri Comici Peniten
Prego umilissimamente Dio, che ammollisca i cuori, e apra le orecchie
di
quei Comici, che sono osceni, e di quelle Comiche
llisca i cuori, e apra le orecchie di quei Comici, che sono osceni, e
di
quelle Comiche che sono impudiche; acciocché odan
o, e Ricordo insegna ai Recitanti, o Accademici, o Mercenari, il modo
di
recitare cristianamente. Il 5 Libro, e Ricordo am
Superiori a comandare, che le Commedie si recitino secondo le regole
di
S. Tommaso, e dei Teologi ; acciocché i Popoli Cr
ine, stampate con diverso carattere, sianok volgarizzate per comodità
di
chi, o non l’intende, o le vuole lasciare, senza
l scandalosamente. Ne condanna in tutto il rappresentare un trattato
di
Cristiano Matrimonio, o di onesto innamoramento,
anna in tutto il rappresentare un trattato di Cristiano Matrimonio, o
di
onesto innamoramento, ma il rappresentarlo con di
con disonestà, e scandalosamente. Questo poco ho stimato essere bene
di
avvisare, per chi vorrà leggere tali Ricordi, con
e bene di avvisare, per chi vorrà leggere tali Ricordi, con desiderio
di
fuggire i peccati, e di far il viaggio di questa
chi vorrà leggere tali Ricordi, con desiderio di fuggire i peccati, e
di
far il viaggio di questa vita come Buon Cristiano
tali Ricordi, con desiderio di fuggire i peccati, e di far il viaggio
di
questa vita come Buon Cristiano armato con l’aiut
far il viaggio di questa vita come Buon Cristiano armato con l’aiuto
di
Cristo secondo l’avviso di S. Agostino. « A gens
ita come Buon Cristiano armato con l’aiuto di Cristo secondo l’avviso
di
S. Agostino. « A gens quisque iter vite hujus, au
scus. Si stampi il presente Libro osservati im soliti ordini il dì 9.
di
Gennaio 1645. Vincenzio Rabatta Vic. di Firenze.
ati im soliti ordini il dì 9. di Gennaio 1645. Vincenzio Rabatta Vic.
di
Firenze. Si può stampare. Firenze lì 8 Gennaio 16
relli da Fanano Inquisitor Generale. Alessandro Vettori Senatore Aud.
di
S.A.S. Errori principali Errori principa
150 voliantes volitantes 150 satte saette 162 vede veste 184
di
gusto gusto 206 conclude concludere 214 c.
Q. 3. Le Commedie sono lecite a nostro tempo secondo la dottrina
di
S. Tomaso ? Pag. 9 Q. 4. I Superiori posson
Pag. 9 Q. 4. I Superiori possono secondo S. Tommaso dar licenza
di
recitar le Commedie ai mercenari Commedianti ? Pa
ai mercenari Commedianti ? Pag. 10 Q. 5. E secondo la dottrina
di
S. Tommaso un altro Decreto fatto da S. Carlo con
zione dei buoni dai rei ? Pag. 13 Nota 1. Della seconda risposta
di
Beltrame circa il Sinodale Decreto di S. Carlo co
ta 1. Della seconda risposta di Beltrame circa il Sinodale Decreto
di
S. Carlo contro i Commedianti. Pag. 14 Nota 2.
o i Commedianti. Pag. 14 Nota 2. Intorno alla medesima Risposta
di
Beltrame. Pag. 17 Nota 3. L’Autore risponde
Pag. 22 Q. 8. Le parole brutte dette dal Comico, e non mortali
di
lor natura, possono esser mortali per qualche rag
agione, e render l’Azione, e la Commedia illecita secondo la dottrina
di
S. Tommaso ? Pag. 23 Append. Appendice al p
i brutti, che rendono illecita l’azione secondo S. Tommaso ? E quanti
di
numero fanno ciòp ? Pag. 32 Nota unica. Si d
negozio, e che persona rende illecita la Commedia secondo la dottrina
di
S. Tommaso ? Pag. 39 Q. 13. Che si deve gi
i dei Comici moderni ? Pag. 51 Nota Unica. Seguita l’allegazione
di
altri Dottori. Pag. 60 Q. 17. Per qual rag
ne di altri Dottori. Pag. 60 Q. 17. Per qual ragione le azioni
di
molti Comici moderni sono illecite ? Pag. 65 Q
cite ? Pag. 65 Q. 18. perché si è dichiarata con tante autorità
di
sacri Dottori, e d’altri Scrittori la qualità del
ordinarie, in scena, ovvero in banco. Pag. 70 Q. 1. La comparsa
di
vera donna in scena è illecita ? Pag. 70 Q. 2.
a di vera donna in scena è illecita ? Pag. 70 Q. 2. La comparsa
di
vera donna, e Comica ordinaria è illecita ? Pag.
onna, e Comica ordinaria è illecita ? Pag. 73 Q. 3. La comparsa
di
donna Comica ordinaria è lecita secondo la fatta
i moderni Dottori ? Pag. 76 Q. 4. Per qual ragione la comparsa
di
Comica ordinaria è illecita ? Pag. 79 Nota Unic
pubblico Teatro. Pag. 86 Q. 1. La licenza ottenuta dai Superiori
di
fare le azionis basta, perché i Comici introducan
. Pag. 87 Q. 2. Il gusto degli Spettatori è ragione sufficiente
di
far onesta la comparsa delle ordinarie Comiche ne
endice alla Nota con altri casi. Pag. 100 Q. 4. La difficoltà
di
far commedie senza la comparsa femminile è ragion
ie senza la comparsa femminile è ragione sufficiente per l’uso lecito
di
tal comparsa ? Pag. 103 Q. 5 Lot zelo di Pa
iente per l’uso lecito di tal comparsa ? Pag. 103 Q. 5 Lot zelo
di
Padre, o di Marito è buona ragione ai Comici di c
uso lecito di tal comparsa ? Pag. 103 Q. 5 Lot zelo di Padre, o
di
Marito è buona ragione ai Comici di condur seco l
3 Q. 5 Lot zelo di Padre, o di Marito è buona ragione ai Comici
di
condur seco le Donne, e farle comparire au Teatro
Q. 6 Il gusto delle Donne Comiche in far quest’arte è ragione
di
scusa sufficiente per la pubblica comparsa ? Pag.
Comiche nuoconov più con l’Azione del Teatro, o con la conversazione
di
casa ? Pag. 124 Nota Unica. Di un altro gua
tori sanno, o vogliono distinguere l’artificio dell’arte dal pericolo
di
peccato. Pag. 183 Q. 4. Non sarà peggio in
198 Nota. Si continua la risposta intorno alla rappresentazione
di
un Matrimonio. Pag. 206 Q. 6. Per la lecit
itto da alcuni moderni, e dotti Personaggi, che concedono la comparsa
di
donne in commedia, non basta, per giustificare il
e d’altri Scrittori antichi, e moderni. E per rispondere a molti casi
di
Coscienza in questa materia. Opera Del P. Gio.
ovizioso della moralità, scrive, che la vera Giustizia è posseditrice
di
compassione. « Vera Justitia compassionem habet »
ersonaggio veramente buono, virtuoso, e giusto si è quello, nel cuore
di
cui, come in nascosto favo, si ritrova il miele d
k cura, o non si muove : eppure dovrebbe tremare nel lacrimevole caso
di
tanti infelici; e non dovrebbe restare con le car
crimevole caso di tanti infelici; e non dovrebbe restare con le carni
di
ferro, né col cuore di diamante senza mollificars
infelici; e non dovrebbe restare con le carni di ferro, né col cuore
di
diamante senza mollificarsi. « O miserater, avvis
ell’oro scrive, che non ha scudo valevole per difesa contro te saette
di
un giustissimo riprensore, chi vede cadere nelle
o te saette di un giustissimo riprensore, chi vede cadere nelle fauci
di
Satanasso gli sfortunati peccatori, suoi fratelli
di Satanasso gli sfortunati peccatori, suoi fratelli, e non li degna
di
una semplice ammonizione. « Nos videntes frates n
concede alla preziosa gemma del cristiano zelo la forza, e il titolo
di
stimolo, dicendo. « Stimulus zeli emulantis, quod
e santi Padri dico, che chi considera da senno il manifesto periglio
di
molti, e non si muove a pietà, non ha senso di um
il manifesto periglio di molti, e non si muove a pietà, non ha senso
di
umana compassione ; egli è un animato macigno : è
assione ; egli è un animato macigno : è un vivo bronzo; è un diamante
di
durissima inumanità. E chi non scioglie la lingua
a facilmente vi cadrà preda dell’infernal predatore. E però io scrivo
di
presente con desiderio di servire al giovamento d
a dell’infernal predatore. E però io scrivo di presente con desiderio
di
servire al giovamento di molti, e senza dar occas
. E però io scrivo di presente con desiderio di servire al giovamento
di
molti, e senza dar occasione d’irritamento a veru
molti, e senza dar occasione d’irritamento a verunoao. Ha non so ché
di
turpitudine, come notò Plutarco, il vivere solame
à. « Turpe est, nos nobis tantum vivere ». Loap zelo è tanto vigoroso
di
celeste forza, che rende il buon fedele santament
uon fedele santamente inquieto. Lo scrivere, e il parlare con termini
di
cristiana modesta, e per gravissimi accidenti, no
rre qualche dolce lenitivo ad un certo Comico malore, che per cagione
di
certi viziosi va infettando il Teatro della crist
ti, e virtuose persone ; ma non vorrei, che s’irritasse, chi professa
di
essere, e è veramente Comico virtuoso, degno di f
ritasse, chi professa di essere, e è veramente Comico virtuoso, degno
di
fama, e meritevole di onore. Mi dà speranza di co
di essere, e è veramente Comico virtuoso, degno di fama, e meritevole
di
onore. Mi dà speranza di colpire nel segno, senza
Comico virtuoso, degno di fama, e meritevole di onore. Mi dà speranza
di
colpire nel segno, senza rompere il disegno di ve
onore. Mi dà speranza di colpire nel segno, senza rompere il disegno
di
verunoaq, il detto di Nicolò Barbieri, chiamato B
di colpire nel segno, senza rompere il disegno di verunoaq, il detto
di
Nicolò Barbieri, chiamato Beltrame tra Comici, il
e persone, sempre dirà bene. E il Cecchino nobile Ferrarese, e Comico
di
professione, nei suoi discorsi intorno alle Comme
Borghese a tempo del Pontificio Monarca Paolo V compatisce gli errori
di
quelli, che senza distinzione assolutamente concl
no, che non si deve permettere, né recitare, né ascoltare Commedie. E
di
più scrive chiaro questo breve periodo. I sacri
Dottori, zelanti della correzione dei buoni costumi, non lasciaronoar
di
scrivere ; come si possa fare, per far bene la Co
Ora io desiderando trattar, e scrivere in questa forma, e con l’uso
di
questi termini, spero non far torto a me stesso,
gliax osceni : per cagione del qual danno io vi ricordo, ô Amico mio,
di
far bene, e chiaramente intendere a vostri amorev
la Qualità delle azioni, e Commedie illecite : impero che il diritto
di
ragione, et lo zelo discreto vuole, che si scriva
e il difetto dei viziosi. Ragione si è, che viva lieto sotto il manto
di
onorata lode, chi vive professor verace della vir
i vive professor verace della virtù, e che all’incontro sia bersaglio
di
meritato vitupero, chi demerita tra i virtuosi de
ione : perché, perché come nota il Cecchino, il biasimare, chi merita
di
essere biasimato, acciocché s’emendi, per non ren
che ritorna sopra il biasimante. Il Comico Beltrame secondo me stimò
di
giustamente supplicar dicendo. Io non ho scritto
Professori dell’Arte sua dico, che questo veramente prometto, e spero
di
mantenerlo in tutta la spiegaturaay del presente
edie illecite, e oscene. Nel 2. Capo proporrò parimenteba la dottrina
di
altri intorno alla comparsa delle Comiche ordinar
quando l’Architetto appoggia la mole del suo lavoro sopra la sodezza
di
un buon fondamento. E io sulle buone Dottrine sco
uon fondamento. E io sulle buone Dottrine scolastiche, e morali bramo
di
ben fondare la fabbrichetta del presente Ricordo,
tiche Rappresentazioni del Theatro. E questo farò, proponendo varietà
di
nodi con vari Quesiti, e disciogliendoli con vari
di con vari Quesiti, e disciogliendoli con varie risposte : e giovami
di
sperare, che questa fatica non sarà un fabbricar
a fatica non sarà un fabbricar sopra le arene con infruttuosa perdita
di
molto tempo. Chi procura, come può, servire allo
olto tempo. Chi procura, come può, servire allo spirituale giovamento
di
molti, non è fabbricator di vanità, né perde con
e può, servire allo spirituale giovamento di molti, non è fabbricator
di
vanità, né perde con l’opera gli anni, le ore, e
ione ? Voglio porre su questo principio, quello che pongo nel fine
di
un’altra Opera detta l’Istanza, cioè la descrizio
e alla disonestà. 2. O per accidente, essendo udita da persone deboli
di
spirito. 3. O con l’argomento impuro. 4. O con un
lcuni fatti, ovvero con modo d’impurità mortale. 7. O con la comparsa
di
Donna vera, Comica di professione, ornata lasciva
n modo d’impurità mortale. 7. O con la comparsa di Donna vera, Comica
di
professione, ornata lascivamente, e parlante d’am
parlante d’amore in pubblico Auditorio, ove sa, che sono molti deboli
di
virtù, e ne conosce alcuni in particolare. Alla p
molti deboli di virtù, e ne conosce alcuni in particolare. Alla prova
di
tutte le parti di questa lunga proposizione miran
rtù, e ne conosce alcuni in particolare. Alla prova di tutte le parti
di
questa lunga proposizione mirano tutti i Capi, e
, e principali, suppongono il contrario in modo, che pare una perdita
di
tempo il ragionare di questo punto : e Beltrame d
gono il contrario in modo, che pare una perdita di tempo il ragionare
di
questo punto : e Beltrame dice. Dubito, che ta
29., che per lo stimolo, che faccia l’urgente necessità. Ma io spero
di
non perdere il tempo ragionando, e scrivendo perc
gabj cessata la Pestilenza dei vizi ? io seguiròbk a dire con disegno
di
giovare a coloro, che anche contro voglia ricevon
o stesso è il nostro bisogno ; e però la cristiana lingua, o la penna
di
cessar non deve dall’ufficio di giovevole avviso,
però la cristiana lingua, o la penna di cessar non deve dall’ufficio
di
giovevole avviso, finchè non cessa il Teatro dall
voi o Comici osceni sarete perseveranti delle oscenità, io mi servirò
di
più pungente, e penetrante spada ; né mi poserò,
ciò concedessi, e affermassi, veggobn chiarissimamente, che farei, o
di
menzogna rinfacciato, o di grandissima ignoranza,
si, veggobn chiarissimamente, che farei, o di menzogna rinfacciato, o
di
grandissima ignoranza, non solo dalla dottrina de
on si recitino secondo la debita, e cristiana moderazione, è un lampo
di
verità si certa ; a chi bene vede, che sembra chi
della luce stessa : ma colui, che vive in cecità, non è vagheggiator
di
alcun lucente oggetto ; e stima le tenebre sue no
dalla illecita. Prudentemente si governa, chiunque nella gravezza
di
negozio concernente la salute delle anime, fa ric
gni spirito alla dottrina dei sacrosanti Dottori, e quivibp far opera
di
riposar la mente, e assicurare la coscienza circa
ulatamente vedere, e sensatamente conoscere : se si può esercitare, e
di
essa legittimamente vivere : e trovai, che non so
ai, che non solo chi l’esercita, ma chi la permette, e ascolta, pecca
di
peccato mortale, quando però la Commedia non abbi
: e io aggiungo, che per discacciare con agevolezza le cieche tenebre
di
buia notte ; e per viaggiare acconciamentebq tra
di buia notte ; e per viaggiare acconciamentebq tra le nere caligini
di
un oscuro tallone, prudentemente si risolve, chi
scuro tallone, prudentemente si risolve, chi non si contenta dell’uso
di
un semplice lanternino; ma fa accendere la torcia
ontenta dell’uso di un semplice lanternino; ma fa accendere la torcia
di
campagna, e fa avanti se fiammeggiar un grosso do
e ci recano gli illuminati Dottori, Teologi, e santi Padri : da libri
di
questi, come da luminosi corpi si spiccano moltip
S.Tommaso è quello, che nel primo luogo c’illumina grandemente ; e io
di
lui suppongo, che secondo Silvestro lasciò scritt
io di lui suppongo, che secondo Silvestro lasciò scritti i fondamenti
di
tutta la materia giocosa. « Script fundamenta tot
pt fundamenta totius materia ludica »v . Ludus a. 1.. Piantò la base
di
questa colonna, e mostrò le radici di questo mont
v . Ludus a. 1.. Piantò la base di questa colonna, e mostrò le radici
di
questo monte. Egli scrive. « Iocandit genus secun
um negotiis, et temporibus indebitis. »q. cit. a. 3. ad. 3. Il senso
di
S. Tommaso è, che il gioco scenico, e teatrale al
e teatrale all’ora è peccaminoso, e osceno, quando il Comico si vale
di
detti turpi, o disonesti fatti, oppure di quello,
o, quando il Comico si vale di detti turpi, o disonesti fatti, oppure
di
quello, che per essere peccato mortale, reca al p
to ; purché essi l’usino moderatamente. Posso io lasciar altri luoghi
di
questo S. Dottore, perché i due della citata ques
sua luce, per schiarire le nostre tenebre, e per investigare il senso
di
lui con il rigore scolastico, e per cavarne la co
ar i lampi, ove luce si sparge a sufficienza : pure per accrescimento
di
maggior chiarezza dichiariamo una difficoltà.
o Terzo Le Commedie sono lecite a nostro tempo, secondo la Dottrina
di
S. Tommaso ? Chi tiene fra le mani un vago fio
do la Dottrina di S. Tommaso ? Chi tiene fra le mani un vago fiore
di
odor soave, può consolarsi con piacere soavemente
to. Si che le Commedie sono lecite a nostro tempo secondo la dottrina
di
S. Tommaso : e la ragione si è ; perché sono ordi
. Cioè l’ufficio dei Comici, indirizzato all’umana ricreazione, non è
di
sua natura illecito. E lo prova dissusamentecon l
de dalla 24 Collazione dei Padri, ove si narra quel volgarissimo caso
di
S. Giovanni, e quel su detto, che non si puòC. 21
della vita presente è necessario qualche alleviamento4. Ethic. c. 8.
di
quiete, e qualche gioconda ricreazione. « Et ideo
te della stessa complessione, così non vogliono tutte lo stesso tenor
di
vita: uno gusta delle penitenze; e un altro delle
er ricreazione della vita umana, osservate però le debite circostanze
di
luogo, tempo, persone, e materia, e poco dopo con
sone, e materia, e poco dopo conclude. Onde non peccandosi in niunabv
di
quelle parti, non veggo, come si possa parlar con
lendo inferire, che le Comiche azioni sono lecite secondo la dottrina
di
S. Tommaso. E io dico lo stesso: e professo, che
Quesito Quarto I Superiori possono secondo S. Tommaso dar licenza
di
recitare le commedie a mercenari Commedianti ?
regiudica bene spesso alla fama dei sui buoni professori: e il merito
di
un virtuoso, benché splenda a modo di chiaro sole
i buoni professori: e il merito di un virtuoso, benché splenda a modo
di
chiaro sole, nondimeno perde non so chè del buio
hé splenda a modo di chiaro sole, nondimeno perde non so chè del buio
di
una nuvolosa opposizione. Io credo, che vi siano
buio di una nuvolosa opposizione. Io credo, che vi siano molti Comici
di
buona intenzione, e di virtuosi costumi: ma credo
posizione. Io credo, che vi siano molti Comici di buona intenzione, e
di
virtuosi costumi: ma credo ancor, che siano gigli
credo ancor, che siano gigli tra molte spie, e che sia vero il detto
di
Beltrame, cioè che sempre vi sono stati Comici bu
ci buoni e rei. Inoltre mi persuado, che i rei del nostro tempo siano
di
molto pregiudizio all’utile, all’onore, e al meri
all’onore, e al merito dei buoni: E però i Superiori nel dar licenza
di
recitare le Commedie ai mercenari Commedianti dev
anno 1583 e formato con questa occasione. Andò a Milano una Compagnia
di
Comici invitati dall’Eccelletiss. Sig. Governator
l quale, fatta la prima Commedia, diede loro licenza, che partissero,
di
che essi attoniti la supplicarono, per intendere
ione: e egli disse loro. Certi m’hanno detto che la Commedia è azione
di
peccato mortale e m’hanno fatto vedere quello, ch
e Arcivescovo : però andate a lui, e aggiustatevi; che poi avrò gusto
di
servirvi qualche volta: tra tanto non voglio mort
so si avvera, che i Superiori possono secondo S. Tommaso dare licenza
di
recitar le Commedie ai mercenari Commedianti: non
. Ad un corsiero sperimentato più volte troppo libero, e sboccato, fa
di
mestiere un gagliardo freno, e un forte cavezzone
eno, e un forte cavezzone. Quesito Quinto E secondo la dottrina
di
S. Tommaso un altro Decreto, fatto da S. Carlo co
Giudice vuole, che egli oda le ragioni delle parti, bilanci il valore
di
ciascuna, e poi formi la sentenza di assoluzione
i delle parti, bilanci il valore di ciascuna, e poi formi la sentenza
di
assoluzione per gl’innocenti, e di condannazioneb
ciascuna, e poi formi la sentenza di assoluzione per gl’innocenti, e
di
condannazioneby per i rei. Non è nuovo che divers
Cioè. Noi abbiamo giudicato avvisare i Principi, e i Magistrati, che
di
scaccino dai loro confini gli Istrioni, i Mimi, i
loro confini gli Istrioni, i Mimi, i Circolatori e gli uomini tristi
di
cotal fatta; e castighino aspramente i ricevitori
vitori loro. E qui io dico, che questo Decreto è secondo la dottrina
di
S. Tommaso; perché dal S. Dottore santamente sono
che non osservano la debita moderazione, e tali sono i viziosi degni
di
essere discacciati da tutti, e castigati. Non mer
n merita goder buona raccolta nel campo, chi nel campo sparge semenza
di
messecb viziosa, e pestilente. Quesito Sesto
’ Comici parla senza distinzione de’ buoni dai rei ? Alla proposta
di
questo dubbio non mancano varie risposte : Beltra
no, che l’Autore dice. Commedianti, Mimi, e Buffoni e che nel viluppo
di
questi esercizi ha inteso parlar della schiuma, h
mi, e Buffoni, quanto i Corsari Illustri da Pirati. » Questa risposta
di
Beltrame non mi dispiace; né mi par un suono ston
nomi d’Istrione, Mimo, e Circulatore ad essere equivalente al titolo
di
gente rea, e perduta, dicendo. « Ejus generis per
à i tutto degno della sua lode. Nota Prima Della seconda Risposta
di
Beltrame circa il Sinodale Decreto di S. Carlo co
Prima Della seconda Risposta di Beltrame circa il Sinodale Decreto
di
S. Carlo contro i Commedianti. Debito si è spe
pettante ad ogni saggio Scrittore, e dicitore parlar con gran cautela
di
tutti i professori delle science: e massimamente
con gran cautela di tutti i professori delle science: e massimamente
di
quei santi Pastori, che professano di saper molto
i delle science: e massimamente di quei santi Pastori, che professano
di
saper molto bene le cose, che decretano pubblicam
, e Arcivescovo S. Carlo contro gli Attori delle Commedie, non è cosa
di
gran momento. Egli si ripara contro la forza di t
Commedie, non è cosa di gran momento. Egli si ripara contro la forza
di
tal DecretoCap. 38., dicendo così. « Forse il ben
o non poco d’aver mal trattato pubblico l’Arte Comica, e i professori
di
quella: e che se non fosse stato per non generar
osse stato per non generar confusione nel popolo, si avrebbe disdetto
di
molte cose, amando più la verità che il suo credi
i non sono obbligati a saper ogni cosa ; molti descrivono una fortuna
di
Mare, che forse non hanno veduto un lago ; tanti
fortuna di Mare, che forse non hanno veduto un lago ; tanti ragionano
di
Commedia, che mai forse non avranno veduto una sc
on aveva piena cognizione dell’Arte comica. E questo medesimo replica
di
poi senza modificarlo con la particella, forse, s
apace dell’arte Comica. Ma io rispondo, che Il detto Beltrame è privo
di
probabilità. Prima perché S. Carlo manteneva nell
ilità. Prima perché S. Carlo manteneva nella sua famiglia gran numero
di
persone virtuose pratiche, zelanti, e dotte, dell
tinuamente per addottrinare se stesso nelle cose toccanti all’ufficio
di
vigilante Pastore: e a questo ufficio s’appartien
Non è probabile, perché tal Decreto non fu provvisionale per un poco
di
tempo: ma fu Sinodale, per dover praticarsi nello
r un poco di tempo: ma fu Sinodale, per dover praticarsi nello spazio
di
molti anni. E chi tra Comici stessi può negare, c
evono fare, i Sinodali Decreti ? Cioè con la consulta, e approvazione
di
molti, e consumati Dottori, e Teologi, che si tro
o stimerei me stesso dicitor temerario, se dicessi, che l’Arcivescovo
di
Milano S. Carlo non faceva i suoi sinodali Decret
Decreti con grandissima diligenza, con molto studio, e col consiglio
di
uomini letterati, i quali nel particolare delle C
edie dovevano aver letto, e molto bene inteso più volte alle Commedie
di
quel tempo: o almeno n’avevano avuta piena cogniz
ne dell’arte Comica: e che il Prelato decretante non fosse ben capace
di
quella. Aggiungo. Quel Decreto non fu contro l’Ar
contro l’Arte, ma contro i viziosi, che peccano nell’Arte, e meritano
di
essere cacciati. E chi dichiara per vizioso un pr
meritano di essere cacciati. E chi dichiara per vizioso un professore
di
un’Arte lecita, mostra, che ha piena cognizione d
ioso un professore di un’Arte lecita, mostra, che ha piena cognizione
di
quell’Arte. E chi potrà pubblicamente dire ad un
diverse perfezioni, e si appoggiano a diversi fondamenti. Il Decreto
di
Milano è effetto di giustizia, che « secundum all
e si appoggiano a diversi fondamenti. Il Decreto di Milano è effetto
di
giustizia, che « secundum allegata, et probata »
e’ virtuosi: e così sentenziò S. Carlo. Il Decreto Sinodale è effetto
di
carità, che con sollecita vigilanza avvisa, che s
necessità, perché il Superiore dando licenza ai Comici, è necessitato
di
darla con la debita moderazione, per soddisfar al
i, i quali non credo, provarono al Prelato, come al personaggio privo
di
piena cognizione dell’Arte Comica, che era Arte l
esercitavano lecitamente e con modestia, e però ottennero la facoltà
di
esercitarla, ma con la debita moderazione. E chi
co, e dotto Lettore. Nota Seconda Intorno alla medesima Risposta
di
Beltrame. Chi brama conciliare l’assenso altru
rame. Chi brama conciliare l’assenso altrui ai detti suoi, procura
di
farli comparire guarniti saggiamente con buone pr
e non si sdegni il Comico Beltrame, se non resta conciliato l’assenso
di
molti al detto suo, con che nega, col forse, la p
ce e fa comparire tal detto, non sono efficaci: non rimbombano a modo
di
tuono, ne feriscono a modo dice saetta. La prima
degli Autori, e accertato della modestia de’ Recitanti per relazione
di
altri, e vista la dottrina del suo maestro, si mo
a questa prova rispondo, che non sono astrettocg alla giustificazione
di
quel Religioso; quale credo si possa giustificare
n sua lode, ma attendo alla difesa della piena cognizione, e capacità
di
S. Carlo intorno all’Arte Comica: e però dico, ch
i S. Carlo intorno all’Arte Comica: e però dico, che le 4. condizioni
di
non sapere, attribuite a quel Predicatore, non si
contro i viziosi Rappresentanti. Non dica dunque, Beltrame. « Come fu
di
quel Religioso, così può esser stato di San Carlo
a dunque, Beltrame. « Come fu di quel Religioso, così può esser stato
di
San Carlo », perché ove manca il confronto delle
ca il confronto delle condizioni premesse, e presupposte nel paragone
di
due soggetti, non si deriva, se non a capriccio,
ena cognizione, e esser ben capace dell’Arte Comica, non vi è obbligo
di
saper ogni cosa. Egli dice. « Quando la dottrina
, e ingegnoso Discorso questa censura, che fa alla pratica cognizione
di
S. Carlo: la qual censura come non può servire a
ica cognizione di S. Carlo: la qual censura come non può servire a me
di
probabile risposta al presente Quesito; così vol
, per trovar lume con che io accenda la fiaccola mia, e vinca il buio
di
questa difficoltà. Nota Terza L’autore rispo
nelli, il soggetto vano dal sodo, il reo dal buono. Così dir possiamo
di
S. Carlo: egli fatto Padre Spirituale de’ popoli;
S. Carlo: egli fatto Padre Spirituale de’ popoli; e quasi Agricoltore
di
copiosa messe, attendeva di tempo in tempo nell’a
pirituale de’ popoli; e quasi Agricoltore di copiosa messe, attendeva
di
tempo in tempo nell’aia Sinodale a ripurgare il g
ommedianti, quasi presupponendo, che siano una gente molto viziosa, e
di
vita perduta. Secondo, perché mirò alla pratica d
e molto viziosa, e di vita perduta. Secondo, perché mirò alla pratica
di
recitare da Comici usata nel suo tempo, la quale
nel suo tempo, la quale era tanto rea, che alcune Città si risolsero
di
cacciare tutti i Commedianti. Terzo, perché mirò
risolsero di cacciare tutti i Commedianti. Terzo, perché mirò al modo
di
parlar, e scrivere usato quasi da tutti i Dottori
ci buoni dai rei ; se bene si può fare ; e io per me stimo debito mio
di
farla, e di replicarla più volte in questa mia po
rei ; se bene si può fare ; e io per me stimo debito mio di farla, e
di
replicarla più volte in questa mia poca, e debole
ura, così l’Artefice Scenico, e il Comico può essere virtuoso e degno
di
riporsi nel numero di quelli, che « non sunt in s
cenico, e il Comico può essere virtuoso e degno di riporsi nel numero
di
quelli, che « non sunt in statu peccati », non so
in alcuni Comici moderni, e forse in molti si avverino quelle parole
di
S. Tommaso. « Quamvis in rebus humanis non utantu
rammatica azione rispetto agli uomini, nondimeno rispetto alla maestà
di
Dio s’impiegano in altre opere serie, e virtuose,
alla maestà di Dio s’impiegano in altre opere serie, e virtuose, come
di
far orazione, di comporre i propri affetti, e di
o s’impiegano in altre opere serie, e virtuose, come di far orazione,
di
comporre i propri affetti, e di dar ancora talvol
ie, e virtuose, come di far orazione, di comporre i propri affetti, e
di
dar ancora talvolta elemosine ai poveri di Cristo
mporre i propri affetti, e di dar ancora talvolta elemosine ai poveri
di
Cristo. Un Autore innominato dice appresso Beltra
gliuoli ; anzi che molti avvezzano le loro creature a dire le Litanie
di
nostra Signora ogni sera, e chieder perdono a Dio
, e al Padre, e Madre degli errori commessi quel giorno, a non uscir
di
casa senza la benedizione, a dir il Rosario il Ve
dir una Messa ogni giorno del pubblico, oltre alle particolari. Molti
di
loro, Femmine, e uomini recitano l’Officio della
e non faccia una vigilia la settimana, oltre le comandate. Potrei dir
di
più con verità; ma perché mi stringerei in pochi
Cristiani. » Così discorre Beltrame, tessendo una fiorita ghirlanda
di
virtuose operazioni, per adornar le tempie de’ vi
luogo dei molti, che si leggono ne’ libri de’ Santi Padri. Il luogo è
di
Agostino, ove scrive. « Scire debetis Frates, quo
impleamus in opere. » E qui io replico alle parole della conclusione
di
Beltrame. Non basta dire i Comici sono Cristiani.
lusione di Beltrame. Non basta dire i Comici sono Cristiani. Aggiungo
di
più. Non basta, che faccino delle opere buone e d
opera buona in un soggetto cristiano. Ma come quel numeroso racconto
di
tante virtù, poste ne’ Comici da Beltrame, non sc
? Una candida veste fregiata con bel ricamo deve sporcarsi col lezzo
di
cose brutte ? Orsù voglio accettar per vero ciò,
e udendo nel teatro molti mali, detti, e fatti da’ Comici, concepisce
di
loro fondatamente un’opinione, che siano persone
nti Superiori, i quali con ragione formano concetto reo, e universale
di
tutti i Comici : e se per ventura alcuni sono con
arlo mirò a questa opinione universale de’ Comici, e a questa maniera
di
ragionar intorno alla vita loro e però fondatamen
convenevole alla puritàcl dei cristianesimo. Ella è un’Arte genitrice
di
gioconde, e utili Azioni; mentre i parti suoi non
le Commedie all’ora, quando il Comico si serve per cagione del gioco
di
brutte parole, o di fatti brutti, ovvero di nocum
, quando il Comico si serve per cagione del gioco di brutte parole, o
di
fatti brutti, ovvero di nocumenti al prossimo, le
rve per cagione del gioco di brutte parole, o di fatti brutti, ovvero
di
nocumenti al prossimo, le quali tre particolarità
ti, ovvero di nocumenti al prossimo, le quali tre particolarità siano
di
lor natura peccati mortali; e di più quando il Co
mo, le quali tre particolarità siano di lor natura peccati mortali; e
di
più quando il Comico usa il gioco in negozi, in l
ragione dell’Azione illecita secondo la sua dottrina. 1. Parole turpi
di
lor natura mortali. 2. Brutti fatti di lor natura
sua dottrina. 1. Parole turpi di lor natura mortali. 2. Brutti fatti
di
lor natura mortali. 3 Nocumenti al prossimo di lo
rtali. 2. Brutti fatti di lor natura mortali. 3 Nocumenti al prossimo
di
lor natura mortali; 4. Tempo indebito. 5. Luogo i
tura mortali; 4. Tempo indebito. 5. Luogo indebito. 6. Disconvenienza
di
negozio. 7. Disconvenienza di persona. Sono sette
o. 5. Luogo indebito. 6. Disconvenienza di negozio. 7. Disconvenienza
di
persona. Sono sette note sconcertate, che sconcer
resentazione teatrale. Ma se alcuno dimanda. Quali sono parole turpi
di
lor natura mortali ? Io rispondo con Caietano nel
e turpi di lor natura mortali ? Io rispondo con Caietano nel Commento
di
quel luogo di S. Tommaso. « Invitatoria verba da
natura mortali ? Io rispondo con Caietano nel Commento di quel luogo
di
S. Tommaso. « Invitatoria verba da mortalem lasci
a Donna alla fornicazione, quelle parole d’ ? ??uito sarebero mortali
di
lor natura, e renderebbero l’Attore colpevoledi m
oche Azioni moderne, e mercenarie si recitano senza mortali bruttezze
di
parole. Dunque, inserisco io, poche sono lecite s
i parole. Dunque, inserisco io, poche sono lecite secondo la dottrina
di
S. Tommaso per rispetto delle parole mortali di l
e secondo la dottrina di S. Tommaso per rispetto delle parole mortali
di
lor natura, le quali corrono purtroppo nelle mode
proferite dai Comici suoi compagni ; poiché faceva loro la correzione
di
quando in quando ? La lingua del Comico osceno se
la correzione di quando in quando ? La lingua del Comico osceno serve
di
spada micidiale contro l’utile, dell’onesta, e di
Quesito Ottavo Le parole brutte dette dal Comico, e non mortali
di
lor natura, possono esser mortali per qualche rag
l’Azione, e la Commedia illecita, secondo la dottrina de’ Dottori, e
di
S. Tommaso ? Non è legge di prudente ragione,
ta, secondo la dottrina de’ Dottori, e di S. Tommaso ? Non è legge
di
prudente ragione, che l’uso di un giocoso detto c
tori, e di S. Tommaso ? Non è legge di prudente ragione, che l’uso
di
un giocoso detto cagioni un lacrimoso effetto. Ch
le volte la morte spiritule agli Ascoltanti; non perché siano mortali
di
lor natura; ma perché diventano mortali per accid
r accidente, cioè per ragione dello scandalo, che apportano ai deboli
di
Spirito, mentre le ricevono con gusto del corpo p
ali per ragion dello scandalo, che si dà alle persone presenti deboli
di
spirito; e la ragione si è, perché chi parla, dev
Uditori s’indurranno col motivo delle parole sue a commettere peccato
di
lascivia almeno col desiderio. Fillucci diceTr. 3
nascer può negli Uditori, quando lo spirito loro non ha ferma sodezza
di
virtù. Laiman avvisaL. 3. Theat.Mor. 5.4. de Temp
anima il turpiloquio per rispetto della circonstanza, che sia cagione
di
mortal pcccato ; quale si è la circonstanza dello
nato negli astanti ; come avviene quando gli Uditori non sono, a modo
di
vigorosa pianta, ben radicati nel suolo della vir
i, et si animus iste desit. » Se si usa il parlar disonesto con animo
di
eccitare a cose brutte se, ovvero gli altri. Oppu
citare a cose brutte se, ovvero gli altri. Oppure si usa con pericolo
di
dare consenso alle bruttezze, benché animo tale n
tale. E io dico, che pericolo tale spessissimo nasce almeno ai deboli
di
spirito dai ragionamenti brutti usati dai moderni
mici nelle Commedie; dunque sono peccaminose, e illecite per sentenza
di
Lessio. Baldelli notaT. 1. l. 3. d. 33. n. 3.. «
temere, che tal buffoneria provocasse alcuno ai libidinosi affetti, e
di
ciò s’accorgesse, non si dovrebbe scusare dal mor
tal peccato; come nota S. Antonino; perché darebbe a quello occasione
di
ruina spirituale, e chi porge l’occasione del dan
ramente questa verità ? benché le parole oscene, dice egli, non siano
di
peccato mortale, quando sono dette senza mal fine
on siano di peccato mortale, quando sono dette senza mal fine ; nulla
di
meno in Commedia, per esser luogo pubblico si fa
que noi ora appoggiamo alla verità della sua dottrina un’altra verità
di
certissima esperienza, cioè che nell’Auditorio Te
oè che nell’Auditorio Teatrale si ritrovano moltissime persone deboli
di
spirito e lo sanno certo i Comici, e ne conoscono
e; e quindi inferiamo che le parole brutte dette da loro, non mortali
di
lor natura, diventano mortali per ragione dello s
Domini, dimittere quandoque debemus. » Cioè. Dobbiamo noi per avviso
di
S. Tommaso, lasciare tal volta i beni temporali,
lasciare tal volta i beni temporali, e anche gli spirituali, che sono
di
consiglio, per fuggire lo scandalo de’ deboli, ov
ignoranti. Che diremo dunque delle parole brutte, benché non mortali
di
lor natura ? Si vede tanto chiaro l’obbligo di la
te, benché non mortali di lor natura ? Si vede tanto chiaro l’obbligo
di
lasciarle, come scandalose, che il provarlo con a
lasciarle, come scandalose, che il provarlo con argomenti è una prova
di
superfluità, è un imbiancar i fiocchi di neve con
lo con argomenti è una prova di superfluità, è un imbiancar i fiocchi
di
neve con il candor di lana. Basta per noi dire co
prova di superfluità, è un imbiancar i fiocchi di neve con il candor
di
lana. Basta per noi dire con Caietano, che il ser
aloso Turpiloquio, benché semplice sia, e solo per dilettare, è colpa
di
qualche gravezza ; e è meritevole di esser molto
a, e solo per dilettare, è colpa di qualche gravezza ; e è meritevole
di
esser molto fuggita, e abominata.In 2.2 q. 168. §
et fugiendum valde. » E però molti Comici osceni meritano, che contro
di
loro si vibri la spada dell’Apostolica lingua, ch
; perché pongono sossopracs il tutto, insegnando per brutto interesse
di
lucro quelle cose, che non sono di necessità ; po
o, insegnando per brutto interesse di lucro quelle cose, che non sono
di
necessità ; possono chiamarsi maestri di dottrina
ro quelle cose, che non sono di necessità ; possono chiamarsi maestri
di
dottrina, che imparata cagiona una nocevole ignor
ina, che imparata cagiona una nocevole ignoranza, e disimparata serve
di
neccessario ammæastramento. Appendice Al presen
e Accademico mi domandò un giorno. Nell’Azione teatrale, e drammatica
di
Commedia, o d’altro recitamento, non si può usare
Cortigiana comparisce amantatact coi una bella, e graziosa veste ? E
di
più mi dimandò. Quali oscenità, e quante si devon
o parere con brevità: ora lo dico più spiegatamente così. La oscenità
di
parole, o di gesti, è indegna di ogni persona, cr
brevità: ora lo dico più spiegatamente così. La oscenità di parole, o
di
gesti, è indegna di ogni persona, cristiana, e an
più spiegatamente così. La oscenità di parole, o di gesti, è indegna
di
ogni persona, cristiana, e anche di ogni altra, b
di parole, o di gesti, è indegna di ogni persona, cristiana, e anche
di
ogni altra, benché gentile sia, e infedele: mentr
e regole della virtuosa moralita, e come richiede la natura dell’uomo
di
cui scrive CrisostomoHo, 23 in Genes.« Tunc homo
esso vizioso: come la Cortigiana, guarnita con belle vesti, non cessa
di
essere in se stessa una personaccia di viziosa, e
ita con belle vesti, non cessa di essere in se stessa una personaccia
di
viziosa, e infame professione. Venere impudica, v
re, che l’equivoco osceno coperto con parole modeste, cagiona libertà
di
usarlo più francamente senza vergognarsi e così r
le persore semplici, non lo intendendo bene, si lascionocv persuader
di
poterlo udire, e udito usare, e replicare ; e lo
eplicare ; e lo usano, e replicano senza scrupolo proprio, e con riso
di
altri che odono, e intendono, onde quando poi son
to significato, si vergognano grandemente della propria semplicità, e
di
essere state ingannate; ma intanto rimane loro ne
tto manca del Ridicolo ; benché in questo non si conformi alle Regole
di
Aristotilecw, ma di quei Poeti che cangiarono la
lo ; benché in questo non si conformi alle Regole di Aristotilecw, ma
di
quei Poeti che cangiarono la Commedia vecchia, no
w, ma di quei Poeti che cangiarono la Commedia vecchia, non in quella
di
mezzo, ma nella nuova, nella quale la favola ridi
lla nuova, nella quale la favola ridicola si mutò in un’altra maniera
di
favola, che era più tosto sopra qualche negozio v
annesse alla modesta Commedia: e insegna, che secondo la convenienza
di
questi particolari usino i ridicoli a proposito,
i ridicoli a proposito, e convenevoli: perché chi glicx usasse fuori
di
proposito, e senza il termine di convenienza, rec
evoli: perché chi glicx usasse fuori di proposito, e senza il termine
di
convenienza, recherebbe noia al giuditioso Audito
: onde posto, che la moltitudine, concorsa per udire la Commedia, sia
di
persone virtuose, e oneste : come i Comici, che f
: come i Comici, che fanno, e vogliono, servare il necessario decoro
di
vera Arte, e piacere, potranno mai dire oscenità
ecoro di vera Arte, e piacere, potranno mai dire oscenità in presenza
di
tale moltitudine ? Certo, che niuna proporzione s
iteranno amore, anzi odio ; e non riporteranno lode, anzi vitupero. E
di
più aggiungo; che si mostreranno, o disonesti, o
anno, o disonesti, o almeno ignoranti dell’Arte buona, che professano
di
bene esercitare ; poiché possono cavare i ridicol
mo, e lontanissimo da ogni buona, e consumata civiltà poiché a parere
di
Pontano il vocabolo, osceno, si derivò già dagli
Pontano il vocabolo, osceno, si derivò già dagli Osci, popoli antichi
di
Campania, detta terra di lavoro: ove i Vendemmiat
no, si derivò già dagli Osci, popoli antichi di Campania, detta terra
di
lavoro: ove i Vendemmiatori usavano, e usano anch
« Ubi boni meliores fiant », dice Plauto; essi la usano per infettare
di
mille bruttezze i popoli spettatori: e constringo
o la Commedia a comparire nel cristiano Teatro con maniere, e costumi
di
sfacciata Meretrice; ove vi doverebbe comparire s
ve vi doverebbe comparire secondo il decoro con qualità, e portamenti
di
modesta, e onorata Cittadina: acciocché tutti gli
modesta, e onorata Cittadina: acciocché tutti gli Auditori godessero
di
sentire da lei onesti, e ingegnosi ridicoli, e no
nesti, e ingegnosi ridicoli, e non brutti e vituperosi equivoci pieni
di
sconvenevole, e immonda oscenità. Quesito Non
econdo S. Tommaso, e i Dottori ? La finezza penetrativa, e mortale
di
un veleno poco si cura di numerose vivande : anch
tori ? La finezza penetrativa, e mortale di un veleno poco si cura
di
numerose vivande : anche un banchetto riceve il t
oco si cura di numerose vivande : anche un banchetto riceve il titolo
di
abominevole, tutto che solo pochi piatti siano de
eve il titolo di abominevole, tutto che solo pochi piatti siano degni
di
abominazione; e la qualità della virtù nociva non
i. Non v’è dubbio, che molte parole oscene, e laide mortali infettano
di
mortale nefandezza l’Azione del cristiano Teatro:
dere illecito il teatrale recitamento. Noi ora per iscacciare l’ombra
di
cotal dubbio, accostiamoci alla luce degli illumi
mente, e precisamente; quante parole mortali faccino, che in sentenza
di
S.Tommaso l’azione sia peccaminosa. Due bastano,
i deve parlare rigorosamente, trattandosi del pericolo delle anime: e
di
due parole brutte si dice con verità, che sono «
verba, illicita verba » : con tutto ciò mi piace più dire col parere
di
molti Teologi interrogati da me sopra questo punt
di molti Teologi interrogati da me sopra questo punto, che in semenza
di
S. Tommaso il numero di 4. ovvero 6. Parole brutt
gati da me sopra questo punto, che in semenza di S. Tommaso il numero
di
4. ovvero 6. Parole brutte mortali cagionano brut
a a tutta la Commedia. E vero, che quando una parola sola fosse piena
di
grandissima, e straordinaria oscenità mortale, e
isceatur. » Egli favella nel numero del meno. « Nihil turpe. » Niente
di
brutto. E quello si avvera anche di una sola paro
del meno. « Nihil turpe. » Niente di brutto. E quello si avvera anche
di
una sola parola oscena mortale. Caietano scriveIn
» Notisida, che quello, « Aliquid », qualche cosa, si verifica ancora
di
un solo detto impuro mortale. Dunque per sentenza
verifica ancora di un solo detto impuro mortale. Dunque per sentenza
di
Caietano, e di S. Antonino basta una sola parola
a di un solo detto impuro mortale. Dunque per sentenza di Caietano, e
di
S. Antonino basta una sola parola turpe mortale p
ere peccaminoso il Recitamento. Ma che ? Beltrame stesso par, che sia
di
questo senso. « Non dico, scrive egli,che in Comm
oto, che favella nel numero del meno ; quasi che un solo grave errore
di
una parola renda tutta la Commedia illecita, e in
ave errore di una parola renda tutta la Commedia illecita, e in degna
di
onorato recitamento. Ho udito da un Comico, che v
el c. 15 della 3. Parte tratta diligentemente, e dottamente in rigore
di
scuola questa difficoltà : e risolve, che alle vo
che alle volte una sola parola può essere bastevoledb per l’infezione
di
tutto un teatrale componimento. Legga chi vuole l
ezione di tutto un teatrale componimento. Legga chi vuole le ragioni,
di
quella ben fondata sentenza appresso lui: e se gl
i dalle parole ai fatti, seguendo in questo passaggio la figura guida
di
S. Tommaso. Quesito Decimo Quali sono i fatt
i brutti, che rendono illecita l’Azione secondo San Tommaso. E quanti
di
numero ciò fanno ? Nel tenore di una virtuosa
one secondo San Tommaso. E quanti di numero ciò fanno ? Nel tenore
di
una virtuosa vita i fatti si devono accompagnare
ngegnoso Tertulliano; iacciocché le buone parole non prendano rossore
di
vergogna, quando manca loro la compagnia de fatti
ni. Il pennelleggiare con la lingua graziosi tratti, è soggetto degno
di
lode: ma il formare con i fatti sparutte figure,
con i fatti sparutte figure, e deformi sbozzidd, è oggetto meritevole
di
biasimo. Voglio dire, che l’officio istrionico es
sti; e l’Istrione viene astettode a non servirsi per cagion del gioco
di
turpi parole, ovvero fatti, « causa ludi turpibus
me scrive S. Tommaso. E Caietano commenta per fatti turpi quelli, che
di
lor natura sono peccati mortali. « Multa enim sun
ed potius alleviet ». Essendo che tal fine non dica secondo sé specie
di
colpa mortalmente grave, anzi piuttosto l’allegge
’alleggerisca. Ma chiedera taluno. Equali sono i fatti turpi, mortali
di
lor natura ? Io rispondo, che Caietano dà questo
er dar sollazzo ad altri, commette una fornicazione, sarebbe un gioco
di
peccato mortale. « Si quis ut aliis delectationem
se una Commedia si terminasse con una fornicazione. Io per desiderio
di
meglio dichiarare il mio senso in questo punto de
fatti turpi, discorro in cotal guisa. La turpitudine presa viziosa è
di
due sorti: una è leggera, e l’altra grave; una è
del volontario. Prendesi anche la voce, turpitudine, nel significato
di
oscenità: che però in S. Paolo Ephes. 5. La Siria
tudini leggieru, e non mortali; perché rispondo, che io so l’opinione
di
coloro che concedono « levitatem materie in vener
se i toccamenti soo affatto brutti, sono peccati mortali per sentenza
di
Sanchez; benché siano fatti per gioco, per vanità
one venerea. »dhCome se uno toccasse il viso ad una Donna in presenza
di
molti; ovvero l’abbracciasse per segno di poco mo
so ad una Donna in presenza di molti; ovvero l’abbracciasse per segno
di
poco modesto amore; non provocherebbe egli, non i
lauso alla conclusione della favola terminata con un finto matrimonio
di
due persone amanti: io mi riporto al detto loro,
ali per ragione dello scandali, che ne ricevono gli spettatori deboli
di
spirito; perché le ragioni poste nell’ottavo Ques
o è un detto, ovvero un fatto men buono, che porge ad altri occasione
di
spiritual ruina. Resta la seconda parte del Quesi
una sola basta per far inalberare lo stendardo della morte sul fronce
di
un’animoso Guerriere. E verità troppo certa; dunq
si questiona dimandando. Quanti fatti bastano per rendere colpevole
di
oóscenità, e morta alla virtù, e illecita un’Azio
nuto, che un Santo, e zelante Principe non ha permesso il recitamento
di
un’ Azione; perché v’interveniva un solo bacio ;
n scrivo cosa formata nella mia immaginazione, ma ricevuta da persona
di
molto credito, e degna di gran fede. Il savio, e
a mia immaginazione, ma ricevuta da persona di molto credito, e degna
di
gran fede. Il savio, e zelante Principe fu l’Aust
spetto pubblicamente, interveniva un sol bacio per segno, e per pegno
di
una modesta conclusione di Matrimonio, trattato s
veniva un sol bacio per segno, e per pegno di una modesta conclusione
di
Matrimonio, trattato senza veruna apparenza di al
na modesta conclusione di Matrimonio, trattato senza veruna apparenza
di
altra oscenità : e subito ordinò, che si restasse
onde l’Autore della composizione avvisato prese accortamente partito
di
mutar quell’atto stimato impuro in un altro giudi
o impuro in un altro giudicato modesto, cioè in un leggerissimo tocco
di
mano e così la Commedia fu recitata, e stimata fa
oderazione. Dunque un sol fatto rende la Commedia oscena per sentenza
di
un saggio, zelante, e moderno Imperatore. Ma che
mperatore. Ma che diremo noi teologi ? S. Tommaso si serve del numero
di
moltitudine « Aliquibus turpibus factis ». Onde s
sima Catania, Città tra le principali del ricco, fiorito, e bel regno
di
Sicilia. Vi vennero i Commedianti, si fecero le z
Comico fu fatto, per far ridere notabimente gli spettatori, un gesto
di
tanta indegnità, così fu riferito da chi era pres
o da chi era presente, che tutti, e tra tutti anche i più licenziosi,
di
modo si vergognarono, che calarono unitamente gli
vergogna, e niuno rise. Or qui, chi legge questo, negherà, che gesto
di
tal fatta, benché unico, bastasse per rendere osc
roppo ardito sarebbe, chi ciò negasse ? Ma quello fu gesto, e fatto
di
un Comico: questo, che aggiungo, fu d’un Ciarlata
: questo, che aggiungo, fu d’un Ciarlatano. Nellaa bella e gran Città
di
Palermo sul piano della Marina un Ciarlatano tras
per allettare, e dilettare il popolo, un atto molto osceno con gesti
di
grandissima impurità. Ciò fu riferito al vecchio
ve, e zelante Predicatore, P. Gio. Battista Carminata della Compagnia
di
Gesù : e lo commosse molto: e però egli molto lo
ò egli molto lo ponderò sul pergamo alla presenza del Sig. Presidente
di
Giustitia Rau, il quale informatosi di tutto, e t
a presenza del Sig. Presidente di Giustitia Rau, il quale informatosi
di
tutto, e trovato verissimo, subito fece pigliar i
r giudicare, che quel Ciarlatano era tutto osceno per quel fatto solo
di
tanta oscenità. Concludo la presente Nota, e risp
Quesito. Un solo fatto oscenissimo, e turpissimo ; ovvero 4 o 6 fatti
di
ordinaria, e mortale oscenità, bastano, per rende
à, bastano, per rendere illecita l’Azione, e farla oscena. Lo scritto
di
sopra intorno al numero delle parole turpi può qu
scritto di sopra intorno al numero delle parole turpi può qui servir
di
buona regola per giudicar de’ fatti. Corra il giu
per ritoccare alquanto i tasti già toccati: e far qui sentire un poco
di
quel suono, che altrove si forma con la nostra de
o il detto in quel Ricordo. Non spiace la replica del suono, quando è
di
gioamento, e di consolazione. Il Casano nel moder
el Ricordo. Non spiace la replica del suono, quando è di gioamento, e
di
consolazione. Il Casano nel moderno negozio dell’
isce mezzo spogliata, o con vesti trasparenti in presenza d’uomini, e
di
donne ? Lascio il resto di questo Autore, e diman
vesti trasparenti in presenza d’uomini, e di donne ? Lascio il resto
di
questo Autore, e dimando. Questi gesti non sono o
atti indegni: ma non si fanno ora nelle Commedie; perché nello spazio
di
questi ultimi cinquanta, e più anni la Commedia s
eno dopo un ruinoso temporale. Forse può esere, che sia così rispetto
di
qualche buona, modesta e virtuosa Comagnia di Com
, che sia così rispetto di qualche buona, modesta e virtuosa Comagnia
di
Comici onorati: , a certissimo si è, che tal rifo
L’anno 1626 un famoso, dotto, e eloquente Predicatore della compagnia
di
Gesù, in una Città di Lombardia fu pregato da un
dotto, e eloquente Predicatore della compagnia di Gesù, in una Città
di
Lombardia fu pregato da un gran Signor Ecclesìast
ente, che narro, tacendo gli altri. Nel pubblico Teatro alla presenza
di
molti Cavalieri, Dame, e Fanciulle i Comidi rappr
ri, Dame, e Fanciulle i Comidi rappresentarono un disonesto tentativo
di
un ardito Amante, che si sforzava di assalire una
sentarono un disonesto tentativo di un ardito Amante, che si sforzava
di
assalire una bramata Donna, la quale però, caland
quale però, calando per una finestra, sen fuggiva ingnuda, e cercava
di
coprirsi con un candido, e grande lino: ma onfatt
adre ? Sono Commedie oscene ? Si per certo rispose quello, e risolse
di
predicare: e lo fecero tonando, e fulminando in m
ulminando in modo, che le sue parole, e i concetti suoi furono saette
di
morte all’osceno mostro della turpitudine teatral
la Città per qualche tempo. Così non vi fossero mai rinati i serpenti
di
quello incadaverito, e diabolico mostro. Ma dicia
itavano regalatamente con le loro Comiche in una pricipalissima Città
di
un Regno nel cospetto di molti Cavalieri e molte
le loro Comiche in una pricipalissima Città di un Regno nel cospetto
di
molti Cavalieri e molte Dame; e usavano fatti tal
molti Cavalieri e molte Dame; e usavano fatti tali d’amore, che molte
di
quelle Dame dissero liberamente poi a certi amici
, che la persona non si senta muovere, e affezionare. E erano Signore
di
spirito, e vi andavano controvoglia loro. Or che
e Commedie sono riformate, quanto conviene ? Dico, che no, e lo provo
di
puù con questo fatto di Comica autorità, che vale
e, quanto conviene ? Dico, che no, e lo provo di puù con questo fatto
di
Comica autorità, che vale non poco per questo pun
co per questo punto. Pochi anni sono, che una Comica bella, modesta ;
di
buona volontà, e maritata, deplorò molto dolorosa
n Padre spirituale dicendo . Io fò quest’arte, perché sono astrettadm
di
seguitar mio marito, (non era obbligata di seguit
te, perché sono astrettadm di seguitar mio marito, (non era obbligata
di
seguitarlo, come io proverò nel c. 3. q. 9.) il q
ccia altri atti, secondo richiede l’Azione, che recitiamo. Or qui noi
di
grazia argomentiamo da questo fatto ; se quel Com
ortale; quando ciò sia conforme all’uso della patria, e senza difetto
di
viziosa intenzione. Ma non credo già, che quella
volentieri, all’oscenità, e al disonesto piacere: e non era obbligata
di
osservare il comandamento del Marito: perché « ut
ieriamo noi, che non è riformata abbastanza, e secondo la moderazione
di
S. Tommaso la Commedia del nostro tempo. Forse è
ne’ turpi fatti. Che occorre dunque sonar le trombe a festa per segno
di
una perfetta moderazione introdotta nel Teatro ?
Siamo ancor nella vigilia della festa, e però piangiamo con desiderio
di
presto per festeggiare per l’utili, e oneste Rapp
egozio, e che persona rende illecita la Commedia, secondo la dottrina
di
S. Tommaso ? L’umana vita è bisognevole di qua
ia, secondo la dottrina di S. Tommaso ? L’umana vita è bisognevole
di
qualche giocoso dilettamento: onde S. Ambrogio no
il quale scrive, che l’ufficio Istrionico è illecito, quando si serve
di
nocumenti al prossimo. « His quæ vergunt in proxi
nocumenti al prossimo. « His quæ vergunt in proximi nocumentum. » Mi
di
che nocumenti ragiona ? Egli lo spiega subito agg
ega subito aggiungendo. « Qua de sunt se peccata mortalia » ; ragiona
di
nocumenti mortalmente peccaminosi. Dunque chi com
i casi seguiti : basti questo. L’anno 1640 un Sacerdote grave, e uomo
di
belle lettere e dotto nella Filosofia, e Teologia
ere e dotto nella Filosofia, e Teologia mi disse con molto sentimento
di
cuore così. « Io, pochi giorni sono, mi fermai, n
io me ne confusi: onde partito risolsi d’andarmi subito a confessare
di
due gravi errori : il primo di aver applicato l’a
risolsi d’andarmi subito a confessare di due gravi errori : il primo
di
aver applicato l’animo ad udire quelle indegnità:
primo di aver applicato l’animo ad udire quelle indegnità: il secondo
di
aver scandalizzato le persone, che mi conoscevano
? Non lo pensa, credo il pratico, anzi stima, che moltissimi gustano
di
quelle bruttteze, e diventano discepoli infami di
moltissimi gustano di quelle bruttteze, e diventano discepoli infami
di
maestri infamissimi: moltissimi tristi, massimame
no in breve gran profitto nell’iniquità: bevono come cristallina onda
di
fresco fronte, mille pensieri peccaminosi, e mort
presentazione: rimetto il benigno Lettore a quel luogo senza gravarlo
di
nuove, e più lunghe considerazioni. S. Tommaso to
di nuove, e più lunghe considerazioni. S. Tommaso tocca, come quinta
di
numerò, la circonstanza locale, la quale essendo
stro sacrato. E Beltrame riferisce, che così fu stabilito col Decreto
di
S. Carlo. Anche il Comico Cecchino conferma il me
tenza comunemente ricevuta, e praticata per vera: e però noi lasciamo
di
provarla più lungamente. Tocchiamo coti brevità l
ngamente. Tocchiamo coti brevità le due ultime circonstanze, che sono
di
negozio, e di persona, delle quali dice S. Tommas
hiamo coti brevità le due ultime circonstanze, che sono di negozio, e
di
persona, delle quali dice S. Tommaso, che l’Azion
onica non sia « præter convenientiam negotii, et personæ ». Cioè fuor
di
quello, che si convenga al negozio, e alla person
ricali. E aggiunge. Illecita è quell’arte, quando si fa con mesciglio
di
cose superstiziose, ovvero con pericolo della vit
vecchio Senatore, o quel soprano Principe, che alle volte si compiace
di
esercitarsi nella scena e di comparire Attore nel
ano Principe, che alle volte si compiace di esercitarsi nella scena e
di
comparire Attore nel Teatro. Io rispondo. S. Tomm
nvenienza, in quanto illecita « moraliter et peccaminose », in ragion
di
peccato, dicono, che non è lecita alle persone sa
gione politica, e al decoro civile, e cavalleresco, se la convenienza
di
persona recitante tra Comici nel Teatro convenga,
lla politica che prescinde dal peccato. Forse posso dire con Riccardo
di
San Vittorel. 5 de Arca Mystica c.19.. « Hunc loc
aliquid temere præfumere. » Meglio si è, che io Conceda esplicazione
di
questo punto ad Autore più ingegnoso, e più erudi
iù ingegnoso, e più erudito : e mi ritiri dalla presunzione temeraria
di
trattar materia sopravanzante la debolezza delle
pravanzante la debolezza delle forze mie. So, che Svetonio nella vita
di
Nerone scriveC 10.« Recitavit carmina in Theatro
Imperatore recitò versi nel pubblico Teatro con applauso così grande
di
tutti, che ne fu decretata una supplicazione agli
i: e mascherato cantò anche i Tragici componimenti. Di questo esempio
di
Nerone si serve il moderno Comico Beltrame per pr
gnò agli Istrioni poco onore, altri Imperatori con tanta molteplicità
di
favori lidq hanno onorati, che non solamente sono
r egli stesso nelle pubbliche scene. Beltrame nello capo 8. s’ingegna
di
provare gli onori fatti ai Comici anche moderni,
ente ne’ loro Teatri: e a nostri tempi io ho veduto i Sereniss. duchi
di
Mantova Francesco e Ferdinando, e Vincenzo recita
fatto altri viventi, i quali tralascio. Lodo Beltrame, che tralascia
di
nomaredr i Princìpi viventi, che hanno recitato:
oscuri in qualche parte la chiarezza della sua fama. E io temo assai
di
accettar per vero ciò, che egli suppone per veris
l’onorato Gentiluomo nomatods Burrho, il quale per essere stato Aiodt
di
Nerone giovanetto, lo mirava con gran cordoglio,
n essi la propia persona, dice degli spettacoli rappresentanti azioni
di
guerra, che molte ragioni persuadono che il Re no
li con la propria persona porger diletto ai sudditi in cose da gioco,
di
fine, che egli è de’ popoli suoi, si fa instrumen
se da gioco, di fine, che egli è de’ popoli suoi, si fa instrumentodv
di
essi in azioni accidentali dello stato suo. Oltre
fa instrumentodv di essi in azioni accidentali dello stato suo. Oltre
di
ciò in siffatti giochi può facilmente perder la v
ciò in siffatti giochi può facilmente perder la vita : come l’esempio
di
Enrico II Re di Francia ha dimostrato: e questo è
giochi può facilmente perder la vita : come l’esempio di Enrico II Re
di
Francia ha dimostrato: e questo è cosa contraria
al Re: perché dovendosi egli abbassare in simil giochi, e fare prova
di
sé, avvilisce la sua persona. Appresso potendosi
rsona. Appresso potendosi ritrovare molti, che con maggior eccellenza
di
lui facciano cotali azioni, verrebbe a perder di
n maggior eccellenza di lui facciano cotali azioni, verrebbe a perder
di
quell’ammirazione appresso de’ popoli, per la qua
con ciò sia che la maestà reale non significa altro, che somiglianza
di
Deità, da essa il Re grandemente si scosterebbe,
mente rimaner superato: dalla qual cosa verrebbe finalmente a perdere
di
reputazione: e benché fosse in cose di burla; tut
verrebbe finalmente a perdere di reputazione: e benché fosse in cose
di
burla; tuttavia il poco rispetto, cominciando dal
rgati. Dal quale io argomento, e dico. Questo savio politico ragiona
di
spettacoli militari; come si è il correre lancie,
altri la sua persona: quando però il costume del paese; o il pericolo
di
non disgustare i popoli altro non prescrivesse. M
evole grandemente, non solo al paludamentodz Reale, ma anche al manto
di
un virtuoso, e nobile Cavaliere. Crinito racconta
valiere. Crinito racconta, che Decio Laberio Cavalier Romano, e grave
di
età fu pregato da Cesare, che, non solo componess
egato da Cesare, che, non solo componesse una Commedia, essendo poeta
di
famoso grido, ma che di più la recitasse nello sc
n solo componesse una Commedia, essendo poeta di famoso grido, ma che
di
più la recitasse nello scenico atteggiamento. Obb
prologo, alludendo al Principe, che gli aveva comandato cosa indegna
di
un vecchio, e Cavalier Romano. « Suggilans Cesare
che nella bilancia della prudenza sua ponderi il decoro, e la gravità
di
un personaggio principalissimo, e la vanità de’ t
nti; e sentenzi, se tra questi può frapporsi una politica convenienza
di
gran persona, e una lodevole decevolezza del prop
rio e signorile stato; benché il tutto si passi senza macchia veruna
di
peccato mortale, e senza spirituale ruina dell’An
maso ? Il Comico Cecchino ne’ Discorspag. xi.i ragiona de’ Dottori
di
santa vita, e di sana dotttina, confessando, che
co Cecchino ne’ Discorspag. xi.i ragiona de’ Dottori di santa vita, e
di
sana dotttina, confessando, che non si può far di
ri di santa vita, e di sana dotttina, confessando, che non si può far
di
meno, di non credere che, santo zelo, e non monda
ta vita, e di sana dotttina, confessando, che non si può far di meno,
di
non credere che, santo zelo, e non mondana ambizi
i non credere che, santo zelo, e non mondana ambizione muovi la penna
di
questi tali a scrivcre per l’appunto, quanto comp
servatis debitis circumstantiis. » E con tutto ciò non mancano alcuni
di
mettere ogni loro spirito per far credere, che qu
mettere ogni loro spirito per far credere, che quei Dottori intesero
di
parlare solo di quelle Commedie che dagli Accadem
ro spirito per far credere, che quei Dottori intesero di parlare solo
di
quelle Commedie che dagli Accademici si recitano
lle Commedie che dagli Accademici si recitano nelle Città. Dal parere
di
costoro si dilunga il Cecchino; e io credo, che c
mercenari, dagli Accademici recitanti; e escludono gli illeciti modi
di
rappresentare : e mostrano le maniere, con le qua
ali si possa recitando fuggir ogni vizioso intoppo, e ogni errore : e
di
più conseguire un’abbondante lode. « L’onore, dic
i. » Un Comico valente che è virtuoso, merita onorata lode, e merita
di
esser trattato con rispetto da ogni saggio Scritt
ggio Scrittore; né si può giustamente aggregare all’infame ciurmaglia
di
quelli, che sotto il manto dell’Arte Comica, leci
ali mostri, cioè le Azioni illecite, e disoneste, che però sono degni
di
vitupero grande, e di gran castigo e, ancora di t
ioni illecite, e disoneste, che però sono degni di vitupero grande, e
di
gran castigo e, ancora di totale sterminio, e di
, che però sono degni di vitupero grande, e di gran castigo e, ancora
di
totale sterminio, e di eterno bando. Replico io d
i vitupero grande, e di gran castigo e, ancora di totale sterminio, e
di
eterno bando. Replico io dunque che molti Dottori
e l’Arte Comica è lecita, e si può esercitare con virtù, e con merito
di
onore, e di mercedeeb ; quando però si usi con il
ica è lecita, e si può esercitare con virtù, e con merito di onore, e
di
mercedeeb ; quando però si usi con il debito modo
i Dottori sono i cristallini fonti, dai quali si può attingere l’onda
di
perfetto giudizio, e di giudiziosa determinazione
lini fonti, dai quali si può attingere l’onda di perfetto giudizio, e
di
giudiziosa determinazione. Quesito Decimo quar
chi nella cristianità. Il Comico Cecchino ha fatto una bella raccolta
di
questi fiori nel giardinetto de’ suoi Discorsi in
ico Beltrame, il quale nel c. 59 dopo lunga citazione, e ponderazione
di
Teologi, e dottrine Teologali dice così. « Queste
avversori, e accertarli, che questo caso è stato ventilato da persone
di
santa speculazione, e zelanti più dell’anime altr
lecito, e che l’Arte Comica è medesimamente lecita secondo i Dottori
di
Teologia; né io ho trovato alcuno di essi, che so
mamente lecita secondo i Dottori di Teologia; né io ho trovato alcuno
di
essi, che sono questi termini controverti dell’us
ue, rispondendo al presente Quesito, che i Comici moderni, professori
di
virtù, e di dottrina, si servono degli antichi Do
ndo al presente Quesito, che i Comici moderni, professori di virtù, e
di
dottrina, si servono degli antichi Dottori, per g
un trattato d’impurità, un ragionamento amoroso in pubblica presenza
di
deboli di spirito, e fatto da due persone innamor
to d’impurità, un ragionamento amoroso in pubblica presenza di deboli
di
spirito, e fatto da due persone innamorate, sono
lia », dai Latini « Jucundias », e dagli Italiani si può nomare virtù
di
piacevole conversazione, ovvero onesto intratteni
omici, e Ciarlatani; dunque le loro Azioni sono illecite per sentenza
di
S. Antonino. Il Cardinale a Turrecremata cerca.
teatrali; perché ho inteso più volte, e da più personaggi degnissimi
di
fede, che vi frappongono innamoramenti, ruffianes
no nello stato del peccato, e nella via della dannazione per sentenza
di
questo Dottore, e Cardinale. Ranerio Pisano avvi
ratamente. E aggiungo, aludendo a Viguerio, ce si servono comunemente
di
parole, di gesti e di altre particolarità illecit
E aggiungo, aludendo a Viguerio, ce si servono comunemente di parole,
di
gesti e di altre particolarità illecite. Dunque s
aludendo a Viguerio, ce si servono comunemente di parole, di gesti e
di
altre particolarità illecite. Dunque secondo ques
ll’esercizio istrionico; ma in altri capi; e particolarmente dell’uso
di
atti, e di parole disoneste, « precipue in materi
o istrionico; ma in altri capi; e particolarmente dell’uso di atti, e
di
parole disoneste, « precipue in materia inhonesta
le moderne, e mercenarie Azioni. Dunque sono peccaminose per sentenza
di
Caietano. L’Armilla dichiara. « Histrionum Ars si
nelle moderne, e mercenarie Azioni. Dunque sono illecite per sentenza
di
detta Somma Armilla. E anche sono illecite per se
Azioni. Dunque sono illecite ai Comici, e ai Ciarlatani, per sentenza
di
Medina, e di Silvestro, citati da Beltrame insiem
e sono illecite ai Comici, e ai Ciarlatani, per sentenza di Medina, e
di
Silvestro, citati da Beltrame insieme con i sopra
Comico li porta nel suo Trattato dell’Arte Comica cavato dalle Opere
di
S. Tommaso, e d’altri Sommisti. Ivi egli ai Dott
le il posto del suo Comico parere. Vediamo noi i detti, e le sentenze
di
questi moderni; forse troveremo che toccano tambu
remo che toccano tamburo, spiegano bandiera per combattere non contro
di
noi, ma per favore nostro, per aiutarci coraggios
ia lecita, e che l’officio Istrionico illecito non sia, è verità, non
di
rugosa fronte, e difficile ; ma facile, certa, po
Beltr. dopo aver citato alcuni Dottori antichi, seguita la citazione
di
alcuni moderni: e noi dunque seguitiamo parimente
moderni: e noi dunque seguitiamo parimenteei a giudicare col giudizio
di
questi. Se illecite siano le moderne Azioni de’ C
ti lussuriosi. Così precisamente dice Beltrame intorno alla dottrina
di
Comitolo: ma io lo pregherei, se vivesse, a consi
a io lo pregherei, se vivesse, a considerare un poco per sé le parole
di
S. Ilario. « Optimus lector est, qui dictorum int
sprimere si doveva il mele. Io ho letto più volte, e riletto il luogo
di
Comitolo e sono astrettoej a dire, che non dice,
a Beltrame ; e se così dicesse, direbbe errore perché la moderazione,
di
che ha necessità l’Istrione, non è la sola mancan
roximi nocumentum, quæ de se sunt peccata mortalia ». Quando si serve
di
cose nocive, che siano di lor natura mortalmente
se sunt peccata mortalia ». Quando si serve di cose nocive, che siano
di
lor natura mortalmente peccaminose, benché non si
che siano di lor natura mortalmente peccaminose, benché non si serva
di
turpitudini ; senza le quali ancor pecca secondo
cor pecca secondo S. Tommaso, quando non osserva le debite circotanze
di
luogo, di tempo, di negozio, e di persona. Dunque
secondo S. Tommaso, quando non osserva le debite circotanze di luogo,
di
tempo, di negozio, e di persona. Dunque Comitolo
Tommaso, quando non osserva le debite circotanze di luogo, di tempo,
di
negozio, e di persona. Dunque Comitolo direbbe er
do non osserva le debite circotanze di luogo, di tempo, di negozio, e
di
persona. Dunque Comitolo direbbe errore dicendo,
ei. » Se gli Attori delle Commedie oscene, e gli Spettatori siano rei
di
colpa mortale. E egli risponde così. « Plenus lib
o, che gli Attori, e gli Spettatori delle impudiche Commedie sono rei
di
peccato mortale ; e che ha provato il tutto con c
ato mortale ; e che ha provato il tutto con cinque maniere ; le quali
di
nuovo spiega in quella Questione, fatta, non cont
ie azioni de’ Commedianti e de’ Ciarlatani, siano lecite per sentenza
di
Comitolo ? E troppo chiara la negativa: né fa mes
er sentenza di Comitolo ? E troppo chiara la negativa: né fa mestier,
di
prova per questa prova; e ove il sol risplende, l
a fiaccola non s’accende. Nota unica Si continua la ponderazione
di
quelli moderni Dottori, che Beltrame allega. C
li moderni Dottori, che Beltrame allega. Con la gagliarda autorità
di
altri moderni il valente Beltrame si sforza di co
la gagliarda autorità di altri moderni il valente Beltrame si sforza
di
conciliar credito grande al suo Discorso, e con r
ito grande al suo Discorso, e con ragione; perché avvertimento saggio
di
buon Padre si è l’accrescere il matrimonio al sui
ccrescere il matrimonio al sui Figliolo, Questo Comico cessa alquanto
di
portar le dottrine ; e porta i nomi di altri mode
, Questo Comico cessa alquanto di portar le dottrine ; e porta i nomi
di
altri moderni Dottori con la semplice allegazione
ntende questo, io approvo la sua intelligenza, e passo alla citazione
di
Marcello Megalio, Citato da Beltrame così. « Tom
. » E si deve notare, che Francesco Maria pone Marcello nella classe
di
quei principali Teologi Scolatici, che insegnano,
lasse di quei principali Teologi Scolatici, che insegnano, essere rei
di
peccato mortale gli Attori, e gli spettatori dell
Fiorentino, il quale nella Commediocrisi porta alla lunga l’autorita
di
Marcello, e la pondera per minuto paratamente, e
itur sententiam S. Thomæ »n. 18 pag. 41., non favorisce alle Commedie
di
Beltrame, perché segue la sentenza di S. Tommaso,
1., non favorisce alle Commedie di Beltrame, perché segue la sentenza
di
S. Tommaso, con la dottrina di cui restano condan
di Beltrame, perché segue la sentenza di S. Tommaso, con la dottrina
di
cui restano condannate per le loro oscenità; anco
eltrame non se lo persuada. Veniamo alla considerattone delle parole
di
Henriquez, le quali lanciate da Beltrame sono que
che sono tali, si devono numerare tra pubblici peccatori per sentenza
di
Henriquez. Ponderiamo le parole di Sanchez nel l
a pubblici peccatori per sentenza di Henriquez. Ponderiamo le parole
di
Sanchez nel luogo citato da Beltramel. 9 de matr.
tore della Commedia brutta, pecca moralmente; perché cagiona la ruina
di
molti ; benché ciò egli non pretenda. Or qui doma
gli Spettatori e io noi posso negare in riguardo della maggior parte
di
tali Commedie. Dunque le più sono illecite per se
gior parte di tali Commedie. Dunque le più sono illecite per sentenza
di
Sanchez; al quale aggiungo secondo l’ordine della
ntenza di Sanchez; al quale aggiungo secondo l’ordine della citazione
di
Beltrame Emmanuel Sà, ove dice. « Histrionum ludi
col modo ; come piena bocca i Savi lo rettificano della maggior parte
di
loro. Dunque i giochi Istrionici, e le Commedie c
e de’ Comici mercenari sono ordinariamente turpi per le ragioni dette
di
sopra, e replicate più volte. Dunque sono illecit
tutti gli altri moderni professori dell’Arte Comica seguano l’esempio
di
questi onorati, e virtuosi, e non faccinoeq dison
on faccinoeq disoneste Rappresentazioni acciocché non vivano in stato
di
malvagità, ma in stato di grazia con speranza di
presentazioni acciocché non vivano in stato di malvagità, ma in stato
di
grazia con speranza di molta gloria: onde si poss
non vivano in stato di malvagità, ma in stato di grazia con speranza
di
molta gloria: onde si possa verificar di loro anc
stato di grazia con speranza di molta gloria: onde si possa verificar
di
loro ancora quello, che di un Giocolatore fu rive
a di molta gloria: onde si possa verificar di loro ancora quello, che
di
un Giocolatore fu rivelato al B. Pafnuzio; cioè c
le risplende per ogni clima; e cavino da questa verità frutto copioso
di
cristiana santità; e si ricordino, che, chi chiud
e più gradita: né una bella pittura compariscees men graziosa al lime
di
molte torcie; anzi par, che acquisti non so che d
n graziosa al lime di molte torcie; anzi par, che acquisti non so che
di
leggiadria, e di splendore, per più graziosamente
e di molte torcie; anzi par, che acquisti non so che di leggiadria, e
di
splendore, per più graziosamente comarire, e dile
cca la graziosa, e Comica pittura. Dunque noi portiamo nuove autorità
di
altri moderni Dottori, non portare da Beltrame, i
alenti Dottori. Tommaso Boninsegni Domenicano, e pubblico professore
di
Teologia nell’Accademia Fiorentina diceTr. 21 de
llicitam reddunt, spolietur. » Cioè. L’Arte Istrionica non è illecita
di
sua natura. E Agostino vituperando quelli, che fa
i agli Istrioni, non perciò fa illecita l’Arte loro, quando sia priva
di
quelle cattive circostanze, che la rendono illeci
ta. Io dico, che quest’Arte a nostro tempo non è priva ordinariamente
di
molte cattive circostanze di detti e fatti osceni
nostro tempo non è priva ordinariamente di molte cattive circostanze
di
detti e fatti osceni: dunque è illecita per sente
liter, quia dant causam ruine, quamvis illam non indendant. » E punto
di
verità patente, che i Compositori, e gli Attori d
ente; perché danno la cagione della ruina; benché essi non pretendano
di
darla. Io dico, che cose molto brutte, e provocat
itolata con il vituperoso nome dei Tre BECCHI, e fatta nella presenza
di
un gran popolo, e di molta nobiltà; che così appu
roso nome dei Tre BECCHI, e fatta nella presenza di un gran popolo, e
di
molta nobiltà; che così appunto mi confessò, poch
quella. Dunque a nostro tempo si fanno Commedie illecite per sentenza
di
Bonancina, e necessaria moderazione. Il medesimo
uttamente, e con disonestà, ovvero se esercitano con Rappresentazione
di
cose turpi. Io dico, che le burle, e i giochi fat
e i giochi fatti bruttamente, e disonestamente; e la rappresentazione
di
cose turpi, purtroppo si adattano per la maggior
d luxuriam »T. 1. Oper. Mitr. T. 1. c. 8. d. 35., quando ha miscuglio
di
cos ponocative direttamente, e di sua natura alla
. c. 8. d. 35., quando ha miscuglio di cos ponocative direttamente, e
di
sua natura alla disonestà, come farebbe un amoros
gior parte nelle correnti Commedie: dunque sono illecite per sentenza
di
Sanchez. II medesimo scrive nel citato capo, che
arebbe peccato mortale mirare i giochi Scenici con probabile pericolo
di
mortalmente peccare. « Inspicere Ludos, quando ob
alle disonestà. E io credo che oggetto sarebbe, se un Giovane debole
di
spirito vedesse, e udisse due persone innamorate
me, e a sfogare i loro affetti con parole ardenti, e con focose brame
di
venire a cose disoneste. E affermo per certissimo
astengono da tali rappresentazioni: dunque sono illecite per sentenza
di
Sanchez. Reginaldo avvisa. « Illicitus est ludus
tale, che sognia indurre il Giocatore al commetter colpa mortale ; e
di
tal condizione sono molte Commedie del nostro tem
Commedie del nostro tempo : dunque sono giochi illeciti per giudizio
di
Reginaldo. Baldelli dichiara illecita quella Comm
cita quella Commedia, che è molto brutta, e molto eccita alle sozzure
di
Venere, « valde turpis, e multim excitat ad res v
ue sono illecite le Commedie mortne de’ mercenari Comici per sentenza
di
Baldelli. Viguerio nota. « In ludis cavendum prim
i loro scenici giochi sono diabolici, non che illeciti, per sentenza
di
Viguerio. Azor parlando delle oscenità Teatrali,
or. l. 5 c. 27 q. 9.Dunque molti de’ moderni Commedianti sono cagione
di
peccato mortale a loro spettatori fragili di virt
Commedianti sono cagione di peccato mortale a loro spettatori fragili
di
virtù, che certo non mancano: perché si sa, e ved
e vede, che spesso rappresentano loro molti lenocinii, molte ruineev
di
caste persone, e altre cose formite di simili, o
molti lenocinii, molte ruineev di caste persone, e altre cose formite
di
simili, o peggiori oscenità; e per conseguenza ta
conseguenza tali rappresentazioni moderne sono illecite per sentenza
di
Azor. Potrei lasciare lo scritto da altri modern
aggiungere qualche altra autorità; acciocché quei, che hanno spirito
di
vera cristianità, fuggano più volentieri, e più v
cristianità, fuggano più volentieri, e più velocemente ogni pericolo
di
oscenità, ricordevoli, che, chi troppo si assicur
presto dal lezzo del peccato. Nota unica Seguita all’allegazione
di
altri Dottori. La musica a due Cori serve di d
guita all’allegazione di altri Dottori. La musica a due Cori serve
di
duplicata consolazion al nostro udito; perché que
indegnità de’ moderni Comici, e Ciarlatani. Ecco il primo personaggio
di
questo Coro. Piero de Gusman tratta delle moderne
erano certamente illeciti, e come tali furono levati per comandamento
di
Onorio, e di Arcadio Imperatori: dunque molte mod
nte illeciti, e come tali furono levati per comandamento di Onorio, e
di
Arcadio Imperatori: dunque molte moderne Comiche
que molte moderne Comiche Rappresentazioni sono illecite per sentenza
di
Piero de’ Gusman. Francesco Maria del Monaco nel
le persone infamia, per tutto turpitudine, e in luogo niunoew un pelo
di
bontà. « In Arte nequitiam, infabulis oscenitatem
ori sogliono imbrattar la scena con molte ordure, quali sono i giochi
di
parassiyo, i motti di Meretrice , e i trattati d’
la scena con molte ordure, quali sono i giochi di parassiyo, i motti
di
Meretrice , e i trattati d’impudico amore. « Ioci
ioni de’ Comici, e de’ Ciarlatani ? dunque sono illecite per sentenza
di
Cellotio. Gio. Mariana citato dal Monaco scrivel.
do, come si possa conseguire un sui intento; come ingannare il marito
di
una giovane; come fare ingiuria all’onore di una
come ingannare il marito di una giovane; come fare ingiuria all’onore
di
una famiglia: le quali cose sono provocative alla
ore di una famiglia: le quali cose sono provocative alla disonestà, e
di
lor natura peccati mortali. Il medesimo Autore d
ommedie d’oggi escono in danno della misera gioventù; come da fornace
di
Babilonia, fiamme ardentissime di libidine, e d’a
la misera gioventù; come da fornace di Babilonia, fiamme ardentissime
di
libidine, e d’altri infiniti vizi, dunque le mode
atto fianco convenienti al tempo, al luogo, e alle persone : Aggiunge
di
poi questo Teologo il suo senso intorno alle corr
, che l’Azioni de’ nostri Commedianti non siano illecite per sentenza
di
Gambacorta, e degnissima della sua riprensione. D
la lingua quelli, che per cagione della lingua si rendono degnissimi
di
ogni vitupero; ne ricopriamo col manto di tollera
ingua si rendono degnissimi di ogni vitupero; ne ricopriamo col manto
di
tollerabile ricreazione quel trattenimento teatra
a intollerabile dissoluzione. Bernardino de Vigliegas della Compagnia
di
Gesù nell’Esercizio spirituale dedicato alla Regi
ella Compagnia di Gesù nell’Esercizio spirituale dedicato alla Regina
di
Spagna chiama le Commedie moderne una profanità,
che le correnti sono illecite, se si deve credere a personaggi degni
di
fede: « Si viris fide dignis adhibenda est fides,
, siamo quelle del nostro tempo. E è chiara la sentenza condannatoria
di
questo buon Teologo, il quale professa non usare
l’onestà non v’ha parte alcuna: e i Comici fanno più presto l’officio
di
Ruffiani, che d’Istrioni.Dunque le moderne Commed
unque le moderne Commedie furono ordinariamente illecite per sentenza
di
Pio Rossi. Battista Fragoso scrive. « Sit prima c
molto brutte, e delle Commedie le quali contengono cose, ovvero modi
di
molta turpitudine, e che eccitano alla disonestà;
disonestà; e la ragione si è, perché danno cagione, ovvero occasione
di
ruina. Cita molti Dottori, e poi soggiungefa. « Q
ettatori. Di altra maniera si giudica, se le Commedie, ovvero il modo
di
rappresentare siano macchiati leggermente di brut
Commedie, ovvero il modo di rappresentare siano macchiati leggermente
di
bruttezza; perché allora non sarà colpa mortale,
cino, ma da lontano. Nelle moderne Commedie sono spesse volkte mostri
di
bruttissima disonestà, dunque sono spesse volte i
bruttissima disonestà, dunque sono spesse volte illecite per sentenza
di
Fragoso, il quale ha stampato l’anno 1641. Ma dov
1641. Ma dove lasciamo l’autorità degli stessi modici moderni ? Parlo
di
quelli, che professano di essere Attori onorati,
utorità degli stessi modici moderni ? Parlo di quelli, che professano
di
essere Attori onorati, virtuosi, molti il Comico
one de’ buoni costumi, all’offesa del prossimo. E io approvo il detto
di
questo Comico: ma non posso approvare quello, che
tutti quelli, che vogliono aprire gli occhi, che oggi molte Compagnie
di
Comici con le loro oscenità offendono gravemente
alla destructione » de' virtuosi, e onesti costumi: dunque le Azioni
di
questi Comici sono illecite per sentenza del Cecc
o gran dolore, che vi siano Comici mal costumati. Beltrame ha ragione
di
aver gran dolore; perché certamemente vi sono ogg
llina fonte. Quesito Decimo settimo Per quale ragione le Azioni
di
molti Comici moderni sono illecite ? La sola f
La sola faccia della disonestà, che mostrano le Azioni, e le Commedie
di
molti mercenari, e moderni Attori, basta in luogo
i, e le Commedie di molti mercenari, e moderni Attori, basta in luogo
di
mille motivi per fuggirle, a chi desidera di buon
i Attori, basta in luogo di mille motivi per fuggirle, a chi desidera
di
buon cuore la salvezza. Nondimeno la dichiarazion
zione dì alcune ragioni può servire per meglio stabilire il desiderio
di
fuga ne’ virtuosi. Dico dunque, che la Commedia p
rotta, e al male inclinatissima, il piacere sensuale per la via quasi
di
tutti i sensi, e insegnare all’uomo le maniere; e
nte e presto conseguire ogni sui intento, benché il disordinatissimo:
di
modo che la Rappresentazione disonesta è come un’
federato col senso, per imparare ogni male: onde non è occasione sola
di
peccato la Rappresentazione brutta; ma è insieme
cemente prounciate, come tante scintille bastano per accendere dentro
di
te ogni gran fuoco di concupiscenza: che faranno
me tante scintille bastano per accendere dentro di te ogni gran fuoco
di
concupiscenza: che faranno dunque moltissime insi
za: che faranno dunque moltissime insieme, tanto artificiosamente fra
di
loro concatenate, e recitate con tanta energia, e
enate, e recitate con tanta energia, e vaghezza, con tanta variazione
di
voci pronunciate, accompagnate poi con gli atti v
etiche quelle, che si rappresentano; nondimeno è sempre vero il detto
di
Lattanzio. « Docent adulteria, dum figuunt. » I C
ulteri, mentre con finzioni li rappresentano nel Teatro; e quel detto
di
Arnobio suo maestro. « Histrio amorem, dum fingit
mmedia oscena, e illecita; onde ogni saggio lettore la giudichi degna
di
questa fuga, e di perseverare abominazione. Vengo
llecita; onde ogni saggio lettore la giudichi degna di questa fuga, e
di
perseverare abominazione. Vengo alla seconda ragi
lendo fare argomento, che essendo la Commedia un passatempo, composto
di
parole, e di gesti, le parole e gesti non possono
gomento, che essendo la Commedia un passatempo, composto di parole, e
di
gesti, le parole e gesti non possono essere tanto
timando le Commedie licenziose, e disoneste, presuppongono vicinitafe
di
peccato mortale. Questa ragione non piace a Belt
cacemente: perché ella è buona, e fa la Commedia illecita in riguardo
di
molti Comici moderni, i quali non vivono tanto ag
Navarola Rettore, per trattenere quella numerosa Gioventù ne’ giorni
di
Carnevale con qualche necessaria, e onesta ricrea
ro espresso, e replicato ordine, che non dicessero, né facessero cosa
di
veruna oscenità: promisero quei galant’uomini, e
: promisero quei galant’uomini, e fecero le Azioni per qualche spazio
di
tempo con la debita moderazione, e necessaria mod
dò aspramente, e li constrinse a ritirarsi dentro dellafh scena pieni
di
molta confusione, e grave scornofi. Questo raccon
e abituale oscenità. Ma con un altro breve Quesito veniamo alla fine
di
questo primo Capo. Quesito Decimo ottavo Per
Quesito Decimo ottavo Perché si è dichiarata con tante autirità
di
sacri Dottori, e d’altri Scrittori la Qualità del
ecita ? Sembra un perdimento dell’opera, e della fatica l’’impresa
di
faticar, e discrivere la risposta del proposto Qu
o l’anima della vita spirituale. E si è dichiarato con tante autorità
di
sacri Dottori, e d’altri scrittori, quali siano l
ogo Bresciano nell’AntidotoC. 1 p. 3. le chiama Commedie nefande, che
di
natura loro sono incitative al peccato. E queste
nde, che di natura loro sono incitative al peccato. E queste oscenità
di
queste Commedie non sono conosciute da molte pers
omo mi avvisò, che certi mercenari Commedianti dovevano venire, e che
di
grazia io non predicassi come aveva predicato, du
ntro le Commedie, ma contro le oscenità, le quali al certo sono fonti
di
mille, e mille peccati mortali per le persone deb
to sono fonti di mille, e mille peccati mortali per le persone deboli
di
spirito, e poco fondate nella virtù. Noi, ripigli
i certo non vigliamo le oscenità. Ma o Sig. replicai io, V.S.fj stima
di
sapere, quali, e quante generalmente siano le osc
no le oscenità mortali delle Commwdie ? Io per verità dopo molti anni
di
studio scolastico fatto molto accuratamente su qu
astico fatto molto accuratamente su questa materia, e dopo la lettura
di
moltissimi Dottori antichi, e moderni, non sono a
rtali oscenità de’ moderni Commedianti; questa è difficoltà più grave
di
quello, che ella per avventura si persuade. Il c
cortese gentiluomo non rispose a questa mia istanza, ma si compiacque
di
offrirmi per legger la Supplica di Nicolò Barbier
esta mia istanza, ma si compiacque di offrirmi per legger la Supplica
di
Nicolò Barbieri, detto Beltrame, diretta a quelli
o mio mi parve; che volesse dire. Le Commedie fatte secondo le regole
di
questo Discorso non contengono oscenità. E tali p
i per noi lecite, e oneste approviamo. Io volentieri accettai l’Opera
di
Beltrame; la lessi subito, e notai, che cristiana
subito, e notai, che cristianamente l’Autore condannava a tutta forza
di
spada tratta la Commedia oscena: ma non dichiarav
te, non facciano la Commedia mortalmente oscena, e illecita: per atto
di
esempio una pubblica comparsa di un Ruffiano, che
almente oscena, e illecita: per atto di esempio una pubblica comparsa
di
un Ruffiano, che col pubblico negoziato del suo r
iato del suo ruffianesimo ruina una Donzella. Un ragionamento amoroso
di
Donna lascivamente ornata fatto col suo favorito
oroso di Donna lascivamente ornata fatto col suo favorito in presenza
di
un Auditorio, nel quale sono Giovani malefk incli
Auditorio, nel quale sono Giovani malefk inclinati, e persone deboli
di
virtù, che per tali rappresentazioni commettono a
Ora per avvertire i Fedeli virtuosi, e i medesimi Comici professori
di
modestia, si sono portate tante autorità, e si è
tori la qualità della Commedia oscena, e illecita. Il Savio avvertito
di
un pericolo, che prima non conosceva, subito lo f
lofl fugge, fa torto manifesto al suo accorgimento. Chi ha vero zelo
di
promuovere la virtù, e di cacciare il vizio, non
festo al suo accorgimento. Chi ha vero zelo di promuovere la virtù, e
di
cacciare il vizio, non disdegna l’ammaestramento
overe la virtù, e di cacciare il vizio, non disdegna l’ammaestramento
di
molti savi scrittori, e di molti sacri Dottori. L
re il vizio, non disdegna l’ammaestramento di molti savi scrittori, e
di
molti sacri Dottori. La Dottrina moltiplicata ser
i scrittori, e di molti sacri Dottori. La Dottrina moltiplicata serve
di
lampada più chiara, per fuggir le tenebre degli e
degli errori. Non erra facilmente, chi segue pridentemente la scorta
di
molti pratici, e dotti condottieri. « Salus, ubi
ciato cammino per il sentiero della drammatica campagna con desiderio
di
proseguirlo per mooderazione della scena, per eme
n Scena, ovvero in Banco. Da un vago giardino, abbondante, e pieno
di
molti, belli, e odorosi fiori, il levarne uno, ch
te, e pieno di molti, belli, e odorosi fiori, il levarne uno, che sia
di
nocivo odore, non è dar materia di giusta ammoniz
osi fiori, il levarne uno, che sia di nocivo odore, non è dar materia
di
giusta ammonizione; ma è fare un’opera degna di m
re, non è dar materia di giusta ammonizione; ma è fare un’opera degna
di
molta lode, e di molto onore. Il cristiano Teatro
eria di giusta ammonizione; ma è fare un’opera degna di molta lode, e
di
molto onore. Il cristiano Teatro, e la Scena, usa
ne un bel giardino; dove si veggonofn, e si colgono gli odorosi fiori
di
molti onesti intrattenimenti, e virtuose ricreazi
molti onesti intrattenimenti, e virtuose ricreazioni: ma la Comparsa
di
vera Donna in scena, Comica ordinaria, e parlante
Donna in scena, Comica ordinaria, e parlante lascivamente in presenza
di
persone conosciute in particolare deboli di spiri
lascivamente in presenza di persone conosciute in particolare deboli
di
spirito, sembra un fiore molto nocivo; però vedia
Assiomi della virtù, e vera perfezione. Quesito Primo La comparsa
di
vera Donna in Scena è illecita ? Mostra di fat
ito Primo La comparsa di vera Donna in Scena è illecita ? Mostra
di
faticar invano, chi consuma vari medicamenti, qua
o niente malore scorge in un soggetto. Le Donne, che non sono Comiche
di
professione, comparisconofo di raro nella scena a
ggetto. Le Donne, che non sono Comiche di professione, comparisconofo
di
raro nella scena alla presenza di uomini; onde ta
iche di professione, comparisconofo di raro nella scena alla presenza
di
uomini; onde tal comparsa non porge molta materia
na alla presenza di uomini; onde tal comparsa non porge molta materia
di
ragionare, come di cosa che rechi ai Fedeli qualc
uomini; onde tal comparsa non porge molta materia di ragionare, come
di
cosa che rechi ai Fedeli qualche pericolosa infez
i ai Fedeli qualche pericolosa infezione. Con tutto ciò possiamo dire
di
tali Donne quello, che alcuni dicono delle Comich
me a sua sfera: ove che si può peccare dispositivamente: ma se invece
di
femmina recitassero fanciulli, che sarebbe levato
l mercenario Teatro, nel quale vedono per esperienza, che la comparsa
di
vera Donna in scena è manifesta cagione di moltis
sperienza, che la comparsa di vera Donna in scena è manifesta cagione
di
moltissimi peccati ai deboli di spirito: onde sti
ra Donna in scena è manifesta cagione di moltissimi peccati ai deboli
di
spirito: onde stimo l’opinione di questi tali mol
one di moltissimi peccati ai deboli di spirito: onde stimo l’opinione
di
questi tali molto ben fondata, e l’opinione di Be
onde stimo l’opinione di questi tali molto ben fondata, e l’opinione
di
Beltrame molto mal fondata, e molto pericolosa, e
te questa Proposizione, e con essa rispondere al Quesito. La comparsa
di
vera Donna in scena, che non sia Comica di profes
re al Quesito. La comparsa di vera Donna in scena, che non sia Comica
di
professione, ne facciafr Rappresentazione oscena,
illecita; onde Laiman la concede. Ma per ordinario è molto pericolosa
di
rovinafs spirituale ai molti deboli di spiritoal.
r ordinario è molto pericolosa di rovinafs spirituale ai molti deboli
di
spiritoal. 2. tr. 3. c. 13. n. 11. . Proviamo sol
rive d’aver inteso dire, che alcuni nel vedere solamente certe Statue
di
marmo rappresentanti bellissime Donnecontra Concu
appresentanti bellissime Donnecontra Concub., sentivano acuti stimoli
di
e soggiunge. « O se tanta forza aveva un’effige d
viva, baldanzosa, colorita, e lascivamente ornata ? » Questo luogo
di
Crisostomo è portato con il suddetto tenore dal F
stiana. Ed io qui vi aggiungo in ordine al sentir la Donna l’autorità
di
S. Tommaso, il quale avvisa, che « verba muliebri
a »L. 5. c. 15. n. 6., le parole della Donna sono infiammative a modo
di
scintille, e si conferma con la scrittura; ove si
ni ammaestrare, e dilettare gli spettatori ? Io credo, che infiammato
di
Apostolico zelo scriverebbe, e predicherebbe con
cce, e con gran spavento contro cosa tanto pericolosa. Dalla dottrina
di
S. Paolo restò, penso io, persuaso un vecchio Pre
restò, penso io, persuaso un vecchio Predicatore, e uomo dottissimo,
di
dover risentirsi, come si risentì l’anno 1628 in
dover risentirsi, come si risentì l’anno 1628 in una Città, nel Duomo
di
cui egli predicava la Quadragesimafv. Alcuni nobi
i egli predicava la Quadragesimafv. Alcuni nobili Signore disegnarono
di
fare dopo la Pasquale Solennità una Rappresentazi
e disegnarono di fare dopo la Pasquale Solennità una Rappresentazione
di
sole Donne, Attrici onestissime: il disegno fu, n
me riferito allo zelante, e savio Predicatore, il quale con i termini
di
riverenza dovuta alla nobiltà, e alla virtù dell’
e alla virtù dell’Auditorio, parlò in modo, che in sostanza non temé
di
nominare pubblicamente quella degenerata Rapprese
ominare pubblicamente quella degenerata Rappresentazione un seminario
di
fornicazioni, di adulteri, e di omicidi: e fece c
ente quella degenerata Rappresentazione un seminario di fornicazioni,
di
adulteri, e di omicidi: e fece colpo tale predica
enerata Rappresentazione un seminario di fornicazioni, di adulteri, e
di
omicidi: e fece colpo tale predicando, che da que
avessero fatto in altro luogo alcune Dame, e non si fossero accordate
di
fare certe Azioni Teatrali: le fecero, ma ne segu
lingue imprudenti, per non dire malvagie, e serpentine quello che fu
di
peggior rilievo, molti poi col tempo restarono pr
nche virtuoso. Saggiamente in una principalissima Città del bel Regno
di
Sicilia fu risoluto, pochi anni orsono, che, vole
ro assistere Spettatori gli uomini, se non alcuni pochi, e parenti, e
di
molta virtù; perché, infatti, quella femminile co
sa in scena, e quel ragionarmi pubblicamente, è cosa tanto pericolosa
di
cagionarfx peccato nei poco virtuosi, che par si
ionarfx peccato nei poco virtuosi, che par si possa nominare Trappola
di
Satanasso, alludendo al concetto, che S. Agostino
volo propone gli spettacoli massimamente delle Donne, per trappolarfy
di
nuovo, quelle anime che vede esser fuggite dagli
e dalla tirannia della sua crudeltà. Quesito Secondo La comparsa
di
una vera Donna, o Comica ordinaria è illecita ?
gi, ognuno vi si potrebbe ingolafarfz animosamente con ferma speranza
di
sicura navigazione; ma le spesse fortune, e i mol
que si confida a quell’infido elemento. Mare tempestoso, e abbondante
di
mille spirituali naufragi sembramiga il moderno,
alle anime dei poco virtuosi Spettatori.Nell’Appendice della Predica
di
Ferie. 4. della Domenica. 4. di Quaresima. Vuole
ettatori.Nell’Appendice della Predica di Ferie. 4. della Domenica. 4.
di
Quaresima. Vuole il Giraldi, e ce lo ricorda Raf
rimo, che conducessegc Donne in scena, fosse quel disonesto Frinico ,
di
cui fa menzione Platone in Minoe: quasi volesse,
fosse praticamente un efficace invito alla disonestà: da che io stimo
di
poter affermare, che cotal comparsa è illecita al
illecita almeno nella pratica: formo questa Proposizione. La comparsa
di
vera Donna, e Comica ordinaria, in Scena, o in Ba
a di vera Donna, e Comica ordinaria, in Scena, o in Banco, e parlante
di
lascivo amore nel pubblico Auditorio, ove sa, che
sa, che sono, almeno alcuni conosciuti da lei in particolare, deboli
di
spirito, e che peccheranno, è un’oscenità scandal
ò è illecita almeno praticamente. Io intendo per Comica ordinaria una
di
quelle Donne, che vagando se ne vanno per molti,
die. al Comico Cecchino scrive delle Donne moderne d’alcune Compagnie
di
Commedianti così. « Non avete mai incontrato per
osì. « Non avete mai incontrato per strada femmine vestite da cavalle
di
giostra, cariche di pennacchi, cimieri, zuffi, ri
incontrato per strada femmine vestite da cavalle di giostra, cariche
di
pennacchi, cimieri, zuffi, ricci, e ventagli, con
ate, e code fuori d’ogni misura ? Per oppressione della temerarietàgd
di
queste sfacciate femmine ho voluto molte volte ca
rno alle Comiche spiega quel pratico del mondo. Ma io non credo tanto
di
tutte; che forse ve ne sono delle buone in realtà
; che forse ve ne sono delle buone in realtà: ma dico, che una Comica
di
professione, qualsiasi sia, o di rea vita, o di b
e in realtà: ma dico, che una Comica di professione, qualsiasi sia, o
di
rea vita, o di buona, comparendo ornata per allet
dico, che una Comica di professione, qualsiasi sia, o di rea vita, o
di
buona, comparendo ornata per allettare, per dilet
cia cadere in peccato chi la mira, e sta a sentirla con poco capitale
di
virtù, anzi con molta inclinazione alla disonestà
questa comparsa è un’oscenità scandalosa, condannata con la Dottrina
di
S. Tommaso, e d’ogni altro antico Teologo, e sant
ca a PennaIn l. si quam C. de Spect. Scenic. parla contro la comparsa
di
queste Donne; e poi domanda : « Quid dixissens S
re in Theatro viderene ? » Che cosa avrebbero detto, e con che nervo
di
zelante eloquenza avrebbero favellato quegli anti
avrebbero favellato quegli antichi S. Padri, e quei Dottori, forniti
di
celeste pietà, i quali in ogni secolo andato scri
rioni ? Che cosa, dico, avrebbero detto, se fosse loro stato concesso
di
vedere al tempo nostro, che nel Teatro con gli uo
ni compaiono ad atteggiar ancor le Donne, e Donne tali che senza nota
di
temerarietà si possono giudicare impudiche ? Que
nat boni pectoris conscientiam sortiorem », espugna ogni forte riparo
di
una coscienza buona, e virtuosa. E Clemente Aless
titiones. » Negli Spettatori per tale comparsa gli occhi si riempiono
di
lascivia, e gli affetti di calor disonesto. E Lat
i per tale comparsa gli occhi si riempiono di lascivia, e gli affetti
di
calor disonesto. E Lattanzio. « ætas, quæ scenari
debit, ad vitia, et peccata craditur ». Con tale comparsa l’età degna
di
freno, e di reggimento, si ammaestra, e si spinge
tia, et peccata craditur ». Con tale comparsa l’età degna di freno, e
di
reggimento, si ammaestra, e si spinge al corso de
nta sfacciataggine, e accendono nei cuori degli Ascoltatori le fiamme
di
tanta lascivia, che tutte paiono d’essersi accord
ori le fiamme di tanta lascivia, che tutte paiono d’essersi accordate
di
spiantar dalle proprie menti ogni germoglio di vi
no d’essersi accordate di spiantar dalle proprie menti ogni germoglio
di
virtuosa modestia, e di sforzarsi di dar pasto a
i spiantar dalle proprie menti ogni germoglio di virtuosa modestia, e
di
sforzarsi di dar pasto a piena, e satollata vogli
lle proprie menti ogni germoglio di virtuosa modestia, e di sforzarsi
di
dar pasto a piena, e satollata voglia a tutti i l
heggiatori, che gli stessi da lontano. Quesito Terzo La comparsa
di
Donna, Comica ordinaria è illecita secondo la fat
do la fatta Proposizione a parere dei Moderni Dottori ? L’evidenza
di
un grave morbo, e la strage, con che ruina molti,
o spirituale, che reca alle anime cristiane poco virtuose la comparsa
di
Donna Comica sul Banco, o sulla scena a parlare d
rtuose la comparsa di Donna Comica sul Banco, o sulla scena a parlare
di
lascivo amore: e però molti Dottori la suppongono
ono illecitissima, ne travagliano molto in riprovarla con l’efficacia
di
molte ragioni. Francesco Labata scrive. « Solent
E porta per esempio quelle, nelle quali compaiono le Donne parlatrici
di
simili materie. « Et maxime huius generis videntu
li parole io inferisco. Dunque la sola comparsa in banco, o in scena,
di
queste Donne parlatrici di materie amorose, e bru
que la sola comparsa in banco, o in scena, di queste Donne parlatrici
di
materie amorose, e brutte, è illecita per sentenz
onne parlatrici di materie amorose, e brutte, è illecita per sentenza
di
questo Teologo, il quale ha Stamapto, pochi anni
ffone si aggiungono per recitanti le Donne, ecco rovinata un’infinità
di
anime. »Nell’Appendice di fer. 4. della Dom. 4.
itanti le Donne, ecco rovinata un’infinità di anime. »Nell’Appendice
di
fer. 4. della Dom. 4. di Quaresima. Diana, scriv
inata un’infinità di anime. »Nell’Appendice di fer. 4. della Dom. 4.
di
Quaresima. Diana, scrive, « peccare feminam, qua
quali egli resta infiammato, se però essa può tacere senza apparenza
di
mala creanza. Dunque, dico io, la Comica parlante
la creanza. Dunque, dico io, la Comica parlante d’amore in preferenza
di
deboli di spirito , pecca: perché essi per le par
. Dunque, dico io, la Comica parlante d’amore in preferenza di deboli
di
spirito , pecca: perché essi per le parole di lei
in preferenza di deboli di spirito , pecca: perché essi per le parole
di
lei s’infiammano alla disonestà, e molti ne danno
e. E ella col tacere, e col ritirarsi dalle scene, non merita censura
di
mal creata, ma è degna di lode per la prudente, e
l ritirarsi dalle scene, non merita censura di mal creata, ma è degna
di
lode per la prudente, e modesta ritirata. Frances
. Se altro non fosse nelle Commedie, che la mostra sconcia, che fanno
di
loro le donne per altro impudicissime, i gesti, l
ne mirata, senza che vi fosse altro, questo solo è manifesto pericolo
di
rovina alla Gioventù: il sangue bolle; gli anni s
ut Adultere ». Francesco Arias, scrive. Si congiunge con questo abuso
di
questi tempi; che inqueste Commedie recitano le D
ura, che la veduta della donna acconcia scandalizza, e uccide i cuori
di
molti: che il suo ragionar piacevole è come il fu
fuoco, che accende i cuori d’amore disonesto, e che è, come coltello
di
due tagli, che ferisce, e ammazza l’anima con mor
come coltello di due tagli, che ferisce, e ammazza l’anima con morte
di
colpa, e di pena eterna. Aggiungo il sentimento d
lo di due tagli, che ferisce, e ammazza l’anima con morte di colpa, e
di
pena eterna. Aggiungo il sentimento di un moderno
l’anima con morte di colpa, e di pena eterna. Aggiungo il sentimento
di
un moderno personaggio, che satireggiando ha scri
pubblica sciagura, Sopra i Teatri ancor la gente pazza Ode il garrir
di
Meretrice impura: Quivi efficacemente ella sollaz
Non bastano questi per provar con l’autorità, che la Comica comparsa
di
Donna è illecitissima ? Con tutto ciò rendiamone
il chiodo; e il nostro intendimento resterà più soddisfatto nel punto
di
questa dottrinale verità. Quesito Quarto Per
a dottrinale verità. Quesito Quarto Per qual ragione la comparsa
di
Comica ordinaria è illecita ? I Valenti Guerri
ordinaria è illecita ? I Valenti Guerrieri non si armano solamente
di
corazza, ma usano anche la spada, e talvolta impu
ontro l’oscenità del teatro: e quindi si coprono armati non solamente
di
grande autorità, quasi di fortissima corazza; ma
o: e quindi si coprono armati non solamente di grande autorità, quasi
di
fortissima corazza; ma di efficace ragion ancora,
ati non solamente di grande autorità, quasi di fortissima corazza; ma
di
efficace ragion ancora, quasi di forbita spada, e
ità, quasi di fortissima corazza; ma di efficace ragion ancora, quasi
di
forbita spada, e di forte mazza, e questa mostran
sima corazza; ma di efficace ragion ancora, quasi di forbita spada, e
di
forte mazza, e questa mostrano contro la comparsa
eso da lei, « Peccator capietur ab illa. »gk Che dovremmo credere noi
di
Donne tanto impudiche, e procaci, che oltre l’ado
Donne tanto impudiche, e procaci, che oltre l’adornarsi con ornamenti
di
Meretrici, compaiono in scena con gesti tanto eff
esti tanto effeminati, e molli; e dicono parole così ardenti, e piene
di
fiamma infernale, che bastano, per far ardere i p
o, quando a bello studio, con artificio istrionico per infiammare ? E
di
cose poi, che da per loro stesse possano far arde
ni, e quel che non si può dire senza rossore, gli abbraccigm, e altro
di
peggiore, che da questi infernali furie in pubbli
ono la rovina, e la distruzione delle Repubbliche. Chi vuol presumere
di
essere sicuro in così manifesto pericolo, e senza
di essere sicuro in così manifesto pericolo, e senza lesione in mezzo
di
tanto infernali fiamme ? Poiché queste Femminelle
belle, lascive, e hanno venduta l’onestà, e con i movimenti, e gesti
di
tutto il corpo, e con la voce molle, e soave, con
e con la voce molle, e soave, con il vestito, e leggiadria a guisagn
di
Sirene incantano, e trasformano gli uomini in bes
a questa comparsa delle Comiche con la ragione fondata sulla dottrina
di
S. Paolo2. par. del Profi. Spir. Trat. della Mort
S. Paolo2. par. del Profi. Spir. Trat. della Mortifica. C. 25.; quale
di
sopra ho portata. E dice così. I movimenti, e ges
are diGiudit, che, come dice la Scrittura, rimase prigione, e schiavo
di
disonesto amore, che gli fu cagione della morte t
strumento per uccidere le anime: come testimonianogo gli esempi, che
di
ciò vengono ogni dì. Raffaello delle Colombe si s
ngono ogni dì. Raffaello delle Colombe si serve della stessa dottrina
di
S. Paolo contro le Comiche, e la spiega con tal g
to il luogo, dove è Dio, e quando sono vestite onestamente; e parlano
di
cose sante: come muoveranno nel Teatro profano, d
o, o lascivamente, e parlano impudicamenteNell’Appendice alla Predica
di
Fer. IV. Dom. IV. di Quaresim. ? Se S. Paolo proi
parlano impudicamenteNell’Appendice alla Predica di Fer. IV. Dom. IV.
di
Quaresim. ? Se S. Paolo proibì loro la predica, m
resim. ? Se S. Paolo proibì loro la predica, molto più per la ragione
di
S. Anselmo proibisce la Commedia. Così argomenta
esiderata disonestamente. E risponde, che sì. E che pecca mortalmente
di
peccatoDe matr. q. IV. p. 9. n. 17. generale di s
che pecca mortalmente di peccatoDe matr. q. IV. p. 9. n. 17. generale
di
scandalo, quando apposta si mostra a colui senza
olui senza alcuna necessità, o piuttosto per certa vanità, sapendo il
di
lui disonesto amore. Diana scrive. « Dico, quod q
eme d’essere amata lascivamente, da qualcuno particolare, è obbligata
di
non comparire in pubblico, e astenersi dall’azion
vina altrui; quando può senza suo grave danno: perché siano obbligati
di
schivare i peccati degli altri, quando possiamo c
uando possiamo comodamente. Ed io dico, che si avvera questa Dottrina
di
una Comica ordinaria, anzi di molte Comiche, poic
io dico, che si avvera questa Dottrina di una Comica ordinaria, anzi
di
molte Comiche, poiché molte si mostrano lascivame
iché molte si mostrano lascivamente ornate ai molti spettatori deboli
di
virtù, licenziosi, e lascivi, e se ne possono ast
o scandalo è illecita la comparsa della Comica ordinaria per sentenza
di
Bonacina, e del Diana, e per sentenza ancora d’al
Nota unica Si continua la stessa materia. Io non ho difficoltà
di
credere, che tra le molte, e mostruose Sirene del
Comiche sono mostri viziosi: forse alcune tra quelle ondose amarezze
di
oscenità trovano materia di gustar solamente la d
: forse alcune tra quelle ondose amarezze di oscenità trovano materia
di
gustar solamente la dolcezza della purità. Ma inf
ano per ordinario con dottrine, massime, e presupposti tali, che sono
di
riprensione, e di condannagq a tutte le Comiche u
con dottrine, massime, e presupposti tali, che sono di riprensione, e
di
condannagq a tutte le Comiche universalmente. Bat
l turpe amore gli animi degli uditori, e spettatori. Io rispondo, che
di
sua natura è peccato mortale; e gli spettatori il
è peccato mortale; e gli spettatori il più delle voltegr si fanno rei
di
colpa grave e mortale. Tutto questo si deduce dal
lpa grave e mortale. Tutto questo si deduce dalla dottrina evangelica
di
San Tommaso; e dello stesso parere sono Caietano,
Silvestro, Navarro, Soto, e Alense. Ma Hurtado basti per ora in luogo
di
molti, che provano il mio senso. Egli nel Vol. 2.
mio senso. Egli nel Vol. 2. de 3. Virtut. Theol. Chiama con le parole
di
Crisostomo le compagnie dei Comici, e Comiche dia
uomini perditos. Prova, che vivono in peccato mortale, e in pericolo
di
moltiplicare via sempre più i peccati per ragione
no alle volte nel letto mezzo nude; « seminudas » : e le odono parlar
di
cose lascive. « loquentes lasciva ». I mariti son
are nel pubblico Teatro; spiegano gli amori, i quali spiegati servono
di
focosi dardi per ferire; si abbracciano, si strin
oquio est fere nor alicer impossibile uitare alduleteriam. » Aggiunge
di
più questo Autore, che le Donne sono belle, ornat
e, e vivere allegramente tra canti, tra suoni, tra balli, e tra salti
di
gente molto amica dell’ozio, e della dissoluzione
di gente molto amica dell’ozio, e della dissoluzione. Questo è parte
di
quello, che Hurtado scolasticamente disputando, d
derni Comici, e Comiche loro Compagnie: e porge fondata ragione a noi
di
replicare che la pubblica comparsa di Femmine tal
: e porge fondata ragione a noi di replicare che la pubblica comparsa
di
Femmine tali in Teatro è affatto illecita, e pern
uam corum pectora qui spectas et audiunt. » Nè dica contro Hurtado, o
di
Ribera alcuno ciò, che Beltr. Scrive, per volere
e, che nelle compagnie dei Comici le comiche servono ogni buona legge
di
onestà: e che tra loro l’emulazione cagiona molto
e che l’interesse proprio mantiene illeso l’onore altrui; e che l’uso
di
udire ragionamenti di amore fa spezzatrici d’amor
rio mantiene illeso l’onore altrui; e che l’uso di udire ragionamenti
di
amore fa spezzatrici d’amore le medesime Comiche;
sti, ma sopra la realtà dei frequenti casi seguiti, e nella relazione
di
personaggi degnissimi di fede. E Hurtado nel cita
ei frequenti casi seguiti, e nella relazione di personaggi degnissimi
di
fede. E Hurtado nel citato luogo professa, che ci
luogo professa, che ciò, che scrive, l’ha saputo per fedele relazione
di
quelle stesse persone, che seguono le compagnie d
comparsa delle Comiche ordinarie in banco, o in scena, è un seminario
di
oscenità; e molto illecita procurandogs infiniti
ana testimoniagt: ne occorre moltiplicar Dottori, che con moltitudine
di
ragioni provino una verità così patente, e manife
ovino una verità così patente, e manifesta. Ma qui dirà qualche Amico
di
Beltrame le parole scritte da lui nel c. 34. Poco
sti intingoli: elle banchettano i convitati loro con simili saporetti
di
efficaci lusinghe, di risi amorosi, di potenti ve
nchettano i convitati loro con simili saporetti di efficaci lusinghe,
di
risi amorosi, di potenti vezzi, e di graziose leg
tati loro con simili saporetti di efficaci lusinghe, di risi amorosi,
di
potenti vezzi, e di graziose leggiadrie; e condis
saporetti di efficaci lusinghe, di risi amorosi, di potenti vezzi, e
di
graziose leggiadrie; e condiscono poi il tutto co
una certa malizietta tanto sagace, e artificiosa, che divenute Maghe
di
Venere feriscono sì, che pochi si fanno schermire
ra tanto bella, che non potei ritenermi, che non dicesti. O guarda tu
di
grazia, con che garbo si mostrano: paiono qualche
Quasi volesse dire. Le donne teatrali sono Amazzoni infernali, armate
di
spada, e di saette; per ferire i vicini con la sp
e dire. Le donne teatrali sono Amazzoni infernali, armate di spada, e
di
saette; per ferire i vicini con la spada; e per i
non credo però, che sia per essere nodo tale, che richieggia il ferro
di
qualche Alessandro per tagliarlo. Io mi sforzerò
chieggia il ferro di qualche Alessandro per tagliarlo. Io mi sforzerò
di
scioglierlo, e però concludo questo Capo con il s
lierlo, e però concludo questo Capo con il sentimento, e con il detto
di
un praticone del mondo, che ancora vive, e è Gran
e con il detto di un praticone del mondo, che ancora vive, e è Grande
di
Spagna. Egli mi disse l’anno 1638. Veramente ques
Donne Teatrali, che compaiono in scena, sono perniciose, o per essere
di
vita rea; o perché si adornano con molti vezzi; o
o perché si adornano con molti vezzi; o perché alle cose, che dicono
di
onesta ricreazione, aggiungono poi altre cose mal
nco, dicendo. Veramente sono perniciose; bisogna levarle. Ora i detti
di
tal persone sono voti favorevoli alla mia sentenz
cchè non resti macchiata ragionevolmente la sua coscienza: echi vuole
di
vero vivere da virtuoso, deve operare in modo, ch
ori. Si vedono nelle cristiane Città Commedianti, che sono professori
di
moderati costumi, e però non fanno una vita confe
corrono alla perdizione; anzi quotidianamente esercitano molte opere
di
compagnie una, o due, ovvero tre, o più donne; e
n modo, che possano tenerli in coscienza sicuri, seguitando il tenore
di
cotal vita. Io qui proporrò per loro alcune Ragio
o da altri molto ben informati; e le pondererò al modo solito per via
di
Quesiti; e spero, che le troverò fiacche di forze
rò al modo solito per via di Quesiti; e spero, che le troverò fiacche
di
forze, e Ragioni pigmee, ove alcuni le stimano fo
overò fiacche di forze, e Ragioni pigmee, ove alcuni le stimano forti
di
vigore e gigantesse di grandissima robustezza .
e Ragioni pigmee, ove alcuni le stimano forti di vigore e gigantesse
di
grandissima robustezza . Quesito Primo La lic
sima robustezza . Quesito Primo La licenza ottenuta dai Superiori
di
fare le Azioni basta, perché i Comici introducano
a che copriva, e difendeva tutta la persona: ed io ne ho veduti molti
di
tal fatta, e molto antichi nelle fortezze del bel
duti molti di tal fatta, e molto antichi nelle fortezze del bel Regno
di
Sicilia. A questo scudo pare, che i Comici voglia
a, con la quale pretendono difendere le Azioni loro, e tutte le parti
di
esse, una delle quali si è la femminile comparsa
ncamente. Noi domandiamo licenza, e l’otteniamo dai Signori Superiori
di
fare le nostre Rappresentazioni, nelle quali entr
al nostro sostentamento. L’anno 1638. un Commediante, che era il capo
di
una Compagnia mi disse a questo proposito. Perché
rsa femminile non rendesse immodesta la Commedia, supposta la licenza
di
rappresentarla. E questo anche stima il Comico Ce
. dei Comici moderni. Io giuro a questi Signori, se la metà solamente
di
quello, che scrivono, io scorgessi esser vero, ch
che lascerei or ora l’Arte: ancorché io non mi ritrovi comodità senza
di
questa per vivere. Il voler dichiarar per peccato
Cielo, per darla all’Inferno. Così discorre questo Comico, professore
di
modestia; perché giudica lecita la pubblica compa
delle Donne in scena, massimamente ottenuta la licenza dai Superiori
di
poter fare le solite Rappresentazioni: Ora io, pe
alcuni detti, e poi provarli come veri. Dico 1. La pubblica comparsa
di
Donna tristegz, quali sono spesso, o sono giudica
blica comparsa di Donna tristegz, quali sono spesso, o sono giudicate
di
essere, le Comiche ordinarie, è un grande alletta
rdinarie, è un grande allettamento al male, e è un manifesto pericolo
di
peccare ai molti deboli di virtù secondo il parer
tamento al male, e è un manifesto pericolo di peccare ai molti deboli
di
virtù secondo il parere degli zelanti, e giudizio
atori della pubblica onestà; uno dei quali l’anno 1600. in S. Lorenzo
di
Lucina in Roma si trovava soprastante ad uno spir
astante ad uno spirituale Recitamento, che si doveva fare, per ragion
di
cui si era gran popolo radunato; quand’ecco tra m
si pose a vedere in via molto rilevata sedia sopra tutto l’Auditorio
di
modo, che restava comune oggetto per gli occhi di
a tutto l’Auditorio di modo, che restava comune oggetto per gli occhi
di
tutti gli Spettatori. Quel soprastante virtuoso c
o. Ma subito si sentì rispondersi. Non è possibile. Onde egli risolse
di
prendersi per propria cura l’andar a lei: vi andò
ndar a lei: vi andò, e francamente le disse. Donna o partitemi subito
di
qua: o calate giù, riponendovi nella posturahb co
prontamente, e calando levò quell’occasione scandalosa, e pericolosa
di
peccare per molti nel vagheggiarla. Ora che avreb
molti nel vagheggiarla. Ora che avrebbe giudicato, e fatto quel servo
di
Dio, se colei fosse salita sul palco dei Recitant
a me un Teologo molto vecchio dottissimo, e praticissimo del mondo, e
di
Roma. Se giudicava, che la comparsa di una di que
o, e praticissimo del mondo, e di Roma. Se giudicava, che la comparsa
di
una di queste femmine, ordinarie Comiche, in banc
aticissimo del mondo, e di Roma. Se giudicava, che la comparsa di una
di
queste femmine, ordinarie Comiche, in banco per a
, fosse un’oscenità. E mi rispose, che era oscenità in fatto, e degna
di
essere proibita dai Superiori: e aggiunse, che eg
sposto, quando alla femminile comparsa si aggiungonohc i ragionamenti
di
cose amorose ? Avrebbe detto saggiamente, che è u
ero avvelenato per arrecar la morte. Dico 2. Il pubblico ragionamento
di
donna con l’innamorato, benché sia con parole mod
ottrina in S. Tommaso, e degli Scolastici. E quella pubblica comparsa
di
Donna con l’Amante, se modesta nelle parole, immo
illecita perché cagiona scandalo, e rovina spirituale ai molti deboli
di
virtù. Dico 3. I superiori buoni, timorosi di Dio
rituale ai molti deboli di virtù. Dico 3. I superiori buoni, timorosi
di
Dio, e veramente zelanti e desiderosi di soddisfa
I superiori buoni, timorosi di Dio, e veramente zelanti e desiderosi
di
soddisfare all’obbligo loro, danno licenza in que
ve distintamente. E quando sono informati, che non si può dar licenza
di
far comparire le Donne, la negano; benché ricevan
licenza di far comparire le Donne, la negano; benché ricevano lettere
di
raccomandazione da personaggi grandi; benché sian
n gran Superiore Ecclesiastico, presentandogli una scrittura composta
di
ragioni, fondate parte sulla convenienza, e parte
te sulla convenienza, e parte sulla necessità dell’obbligo Episcopale
di
non dare positiva licenza ai Comici, o Ciarlatani
bligo Episcopale di non dare positiva licenza ai Comici, o Ciarlatani
di
far comparire le Donne loro nel pubblico Teatro.
, soddisfatto, quando poco dopo vennero due compagnie con una lettera
di
favore di un gran personaggio, e di più pregato g
tto, quando poco dopo vennero due compagnie con una lettera di favore
di
un gran personaggio, e di più pregato gagliardame
ero due compagnie con una lettera di favore di un gran personaggio, e
di
più pregato gagliardamente da molti suoi amici, c
ptis » secondo il solito delle altre volte: e pure se non fosse stato
di
soddisfare alla loro obbligazione, e negando la l
ipizi. Dico 4. Se i Comici non sono Teologi, né Casisti, almeno molti
di
loro sono, credo io, forniti di buono ingegno, e
ono Teologi, né Casisti, almeno molti di loro sono, credo io, forniti
di
buono ingegno, e possono leggere, e intendere i T
gare i più dotti, e tra i più dotti i più virtuosi Teologi, e Casisti
di
molte Città, ove vanno, e così non stare in buona
mparsa delle Donne parlanti d’amore al pubblico Auditorio, abbondante
di
molti deboli di virtù. S. Agostino scrive. « Non
ne parlanti d’amore al pubblico Auditorio, abbondante di molti deboli
di
virtù. S. Agostino scrive. « Non omnis ignoransdi
i maestri. E S. Tommaso dice. Ciascuno è obbligato2. 2. 9. 76. a. 2.
di
saper quelle cose, che appartengono allo stato, e
uo, e io non replico, un Trattato dell’Arte Comica cavato dalle Opere
di
S. TommasoC. 29., e da altri Dottori, e Sommisti;
ò passare; ma io considero, che Beltrame poteva leggere almeno alcuni
di
quegli Autori, che trattano il punto della pubbli
no stampati; quando egli l’anno 1634. scrisse dalla Serenissima Città
di
Venezia stampando, e consacrando il suo Discorso
e consacrando il suo Discorso alla Cristianissima maestà del Gran RE
di
Francia: e poi mostrare, se le pareva giusto, che
media: egli suppone, che sia modesta, benché abbondi con il miscuglio
di
così fatte cose amorose: ma contro di lui sentono
benché abbondi con il miscuglio di così fatte cose amorose: ma contro
di
lui sentono, e portano molte, e molto potenti rag
Autori da me citati, quali se leggeranno i moderni Comici, professori
di
modestia, spero, che leveranno dal banco, e dalla
commettere, non aspetta la proibizione degli uomini; gli basta quella
di
Dio. I moderni, e gli ultimi Scrittori trattano a
ttazione un dolce alimento dei virtuosi affetti, e diremo benedicendo
di
lei con Crisostomo. « Male desideratur, quod in d
assumitur. »T. 1. scrt.de Iac.et Es.Non ci dilungheremo dal pensiero
di
Platone, non che significo, che i piaceri della t
onsolare : voglio dire. L’appetito sregolato e la carnale eventualità
di
molti virtuosi Spettatori cagiona, che molti Comm
ti virtuosi Spettatori cagiona, che molti Commedianti, poco solleciti
di
ben sapere l’obbligo loro cristiano, s’adducono a
niche, o bancarie Rappresentazioni: e quella comparsa femminile serve
di
dolce favo, o di canna miele al palato popolare.
Rappresentazioni: e quella comparsa femminile serve di dolce favo, o
di
canna miele al palato popolare. Pochi anni sono,
a miele al palato popolare. Pochi anni sono, che un Commediante, Capo
di
una Compagnia, mi disse chiaro. I popoli così vog
uella inchiesta. E bè conducete voi Donne ? E se talvolta rispondiamo
di
no, replicano con riso, e con disprezzo. Voi non
. Cosa maggiore udii già da un altro, non Commediante, ma personaggio
di
reputazione, e pratico del mondo, il quale con gr
tazione, e pratico del mondo, il quale con gran senso, e dolore disse
di
certi Superiori. Essi vogliono le Commedie; e non
ve. Che per dar diletto, i Comici studiano, e si muniscono la memoria
di
gran farraggine hf di cose; come sentenze, concet
o, i Comici studiano, e si muniscono la memoria di gran farraggine hf
di
cose; come sentenze, concetti, discorsi d’amore;
more; per averli pronti all’occasione. Ma io dico, che questa ragione
di
gusto osceno si scopre da se stessa per iniquia,
ome rovinoso all’anima, chi coopera, fa male, e rende se medesimo reo
di
peccato: dunque i Commedianti cooperandovi con la
mortalmente: e però dovrebbero ingegnarsi per ritrovare altre maniere
di
dar gusto. I o credo; ch egli ingegnosi Comici, e
ia letto; né bel concetto, ch e non sia da essi tolto; né descrizione
di
cosa, che non sia imitata; né bella sentenza, che
a, che non sia colta: perché molto leggono, e sfiorano i libri; molti
di
loro traducono i discorsi delle lingue straniere,
cose, che essi hanno, alle stampe. Rime, Discorsi, Commedie, Soggetti
di
Commedie, Lettere. Prologhi, Dialoghi, Tragedie,
ono disprezzabilihh: e si trovano quasi tutti, se non pieno l’ingegno
di
scienze, almeno adorni in superficie di molte vir
tutti, se non pieno l’ingegno di scienze, almeno adorni in superficie
di
molte virtù. Così discorre il Comico Beltramee a
ia vero il detto suo, dunque i Comici possono, studiando, trovar modi
di
dar gusto senza peccato, di piacere all’onesto ap
i Comici possono, studiando, trovar modi di dar gusto senza peccato,
di
piacere all’onesto appetito dei virtuosi, senza c
dei virtuosi, senza compiacere alla disonesta sensualità dei viziosi;
di
rendere gustoso il Teatro con purità, senza macch
con l’oscenità e senza svergognare l’Arte loro pudica con le vergogne
di
Venere impudica. In oltre tali comici possono ral
um preferant » ; preferiscano nessuna immondizia. E possono procedere
di
modo che siano stimate sempre allegri, gioviali,
ditare tra galantuominiC. 60. un Comico; poiché si mostra così povero
di
spirito, che non sa, come dar gusto, senza mendic
povero di spirito, che non sa, come dar gusto, senza mendicare parole
di
chiasso, e gesti da Mimi. Ed io dico a Beltrame,
Comico si discredita tra gli studiosi, e ingegnosi e si mostra povero
di
concetti, e mendico d’invenzione, il quale non sa
dilettare, ne far ridere senza la comparsa delle Donne. Io mi ricordo
di
un galantuomo che solo saliva in banco, e vendeva
galantuomo che solo saliva in banco, e vendeva certe sue mercanziole
di
poca utilità, ma narrava alcune favole sue modest
esentate con le Donne da Commedianti, le lasciavano, e andavano quasi
di
corsa da lui, per fargli cerchio, e per ricevere
gli, che, se vuole, può imitar tanti onorati personaggi Accademici, e
di
altra nobile condizione, i quali fanno tante volt
di altra nobile condizione, i quali fanno tante volte senza comparsa
di
vere Donne le Azioni. E porgono gusto grande agli
i anni che in Roma abili virtuosi Giovani fecero una Rappresentazione
di
tanto gusto, che bisognò rifarla cinque volte, e
e bisognò rifarla cinque volte, e sempre con sommo plauso, e concorso
di
moltissimi Spettatori; e vi fu persona, che ricev
vi fu persona, che ricevettehj tanto piacere, che non poté ritenersi
di
non dire con grazia. Deh venga il cancro a chi di
ritenersi di non dire con grazia. Deh venga il cancro a chi dice male
di
quelli, che insegnano a questi Giovani di fare Az
a il cancro a chi dice male di quelli, che insegnano a questi Giovani
di
fare Azioni di tanta consolazione, e tanto gusto.
hi dice male di quelli, che insegnano a questi Giovani di fare Azioni
di
tanta consolazione, e tanto gusto. Eppure in quel
i un bell’umore può ricrear grandemente la brigata, ora con argutezza
di
facezie, ora con meraviglia d’imitazione, ora con
ezza di facezie, ora con meraviglia d’imitazione, ora con stravaganza
di
nuovo ritrovamento, ora con altre maniere onde pr
Agostino « urbanitas facetissima » e con il quale un Comico promise
di
dire a tutti i suoi Autori quello, che era l’ogge
bramato dalle loro volontà: impresa certo delle meno ardite; e vanto
di
riuscita difficile, e non pensata, e parte quel g
caro, o donare a buon mercato. E cotale detto fu all’ora, C’è ancora
di
presenza celebrato, come faccenda di graziosissim
ale detto fu all’ora, C’è ancora di presenza celebrato, come faccenda
di
graziosissima vetustà: e poi in ragione di cui tu
a celebrato, come faccenda di graziosissima vetustà: e poi in ragione
di
cui tutti gli fecero un favorevole, e meraviglios
re plausorans » nota S. Agostino; giudiziosa lavate , poiché un lume
di
acuto, e modello ingegno fa spesso, comparire viv
i acuto, e modello ingegno fa spesso, comparire vivacitàhk degnissime
di
plauso, e molto graziose. A simili virtù si addes
mili virtù si addestrino i Comici del nostro tempo, e alle invenzioni
di
facezie modeste, e ingegnose: che così recheranno
ll’Auditorio senza la comparsa femminile: e saranno Api fabbricatrici
di
miele dolcissimo al palato dei virtuosi. Quesi
apitano può servirsi della bombarda, e del cannone per l’espugnazione
di
una piazza, che tratto di militar prudenza farà,
bombarda, e del cannone per l’espugnazione di una piazza, che tratto
di
militar prudenza farà, che egli v’impieghi la mos
per mantenersi con lo sforzo delle sceniche fatiche, e con lo spaccio
di
quei segreti e di quei rimedi, che sogliono propo
lo sforzo delle sceniche fatiche, e con lo spaccio di quei segreti e
di
quei rimedi, che sogliono proporre ai loro compra
8. comparvero in una città principale del fecondo, e bellissimo Regno
di
Sicilia due Compagnie unite di Commedianti i qual
cipale del fecondo, e bellissimo Regno di Sicilia due Compagnie unite
di
Commedianti i quali a modo di Ciarlatani volevano
mo Regno di Sicilia due Compagnie unite di Commedianti i quali a modo
di
Ciarlatani volevano spacciare con vendita il segr
o, e pregato il capo principale tra loro, che per grazia si astenesse
di
usare la femminile comparsa. Ma egli mezzo turbat
a femminile comparsa. Ma egli mezzo turbato rispose. E come posso far
di
meno ? Bisogna allettare; e l’efficace allettamen
niera il Signor Iddio vi pose presto, e efficace provvedimento. Io so
di
un altro Ciarlatano, che essendo caldamente prega
to, e maggior concorso, quasi volesse dire. Questa è l’esca sicura, e
di
prestissimahl cattura al comico Pescatore. I Comi
moveatur, ferrum ad se rapit. » Orsù noi rispondiamo a questa ragione
di
allettamento, dicendo, che egli è illecito; perch
che egli è illecito; perché cagiona rovina spirituale a molti deboli
di
spirito, e disertosi. Ad altri pur forti, e virtu
ur forti, e virtuosi cagiona fastidio, tentazione, e qualche pericolo
di
caduta: onde saviamente un savio Gentiluomo, allu
A sentire sempre, Carne, Carne, Carne, bisognerebbe, che l’uomo fosse
di
ferro. Eppure le Comiche erano brutte, e si dicev
che fossero Mogli vere dei Comici: e chi affermò quel detto; era uomo
di
virtù, e accasato. Ora giudicate voi, che cosa pa
uomo di virtù, e accasato. Ora giudicate voi, che cosa patirà un uomo
di
animo fiacco, senza Moglie, e vizioso; al veder c
si per allettare, non si può abbastanza scusare dicendo. Io son casta
di
mente, e son pudica di cuore, mentre l’ornato di
i può abbastanza scusare dicendo. Io son casta di mente, e son pudica
di
cuore, mentre l’ornato di lei è impudico, e scell
icendo. Io son casta di mente, e son pudica di cuore, mentre l’ornato
di
lei è impudico, e scellerato. Così scrive S. Cipr
ome nota Polluce, si praticava in questo modo. Dentro un catino pieno
di
feccia, s’immergeva qualche cosa; forse, per atto
feccioso, almeno altro ridicolo, e modesto; perché non sono mendichi
di
oneste invenzioni, per cagionar allettamento, i v
mi, dei cuori, e degli affetti dei loro Spettatori. Bastino per prova
di
questo, in luogo di molte ragioni, alcuni avvenim
li affetti dei loro Spettatori. Bastino per prova di questo, in luogo
di
molte ragioni, alcuni avvenimenti succeduti a nos
primo occorse in Roma, ed è narrato con graziosa, e fiorita eloquenza
di
latinoL. 2. Pref. 2. idioma dal giudiziosissimo F
, e mal composta spiegazionehn italiana secondo la mia debolezza. Due
di
questi galantuomini Ciarlatani avevano necessità
ia debolezza. Due di questi galantuomini Ciarlatani avevano necessità
di
numeroso circolo, e buon concorso, per far il sol
delle mercanzie i soldi necessari al proprio sostentamento. Però uno
di
loro comincia l’istrionico artificio di allettare
oprio sostentamento. Però uno di loro comincia l’istrionico artificio
di
allettare, chiunque per colà se ne passava: ma l’
per colà se ne passava: ma l’artificio riesce vano; riesce uno sforzo
di
lingua propria, senza recar forza all’udito altru
di lingua propria, senza recar forza all’udito altrui, riesce un’Arte
di
dire senza l’efficacia di capire. Ma non per ques
ecar forza all’udito altrui, riesce un’Arte di dire senza l’efficacia
di
capire. Ma non per questo egli si perde d’animo n
ove, e più ingegnose maniere per allettare, ma senza sortir l’effetto
di
efficace allettamento; vede, che l’Auditorio non
o intorno. Sdegnato qui dunque, e stupito cessa d’allettare; da segno
di
partenza al suo compagno; colgono le tatare, e se
no con parole incolpa l’altro, come cagione della mal sortita impresa
di
allettare: vengono da parole villane ad oltraggio
e: vengono da parole villane ad oltraggiosi fatti; e uno fa sembiante
di
voler ferir l’altro con il ferro, e dargli morte:
concorso restano i due Ciarlatani circondati da numerosa moltitudine
di
Spettatori. Ed eco all’ora uno di essi dolcemente
circondati da numerosa moltitudine di Spettatori. Ed eco all’ora uno
di
essi dolcemente abbraccia il compagno prima, e po
egno è riuscito a buon segno: voi siete venuti, e venuti in fretta, e
di
corsa: ora non vi partite, ma sentite, e attenti
eturpare il banco con le bancate e oscene Donne; e fu parto ingegnoso
di
graziosi Ciarlatani. Quello, che segue, fu opera
u parto ingegnoso di graziosi Ciarlatani. Quello, che segue, fu opera
di
un bell’ingegno, di un virtuoso Francese, e di un
graziosi Ciarlatani. Quello, che segue, fu opera di un bell’ingegno,
di
un virtuoso Francese, e di un ottimo Religioso de
o, che segue, fu opera di un bell’ingegno, di un virtuoso Francese, e
di
un ottimo Religioso della Compagnia nostra di Ges
un virtuoso Francese, e di un ottimo Religioso della Compagnia nostra
di
Gesù, dal quale io intesi in fiorenza l’anno 1642
egato nel ministero della scuola, e insegnando Retorica, ebbe licenza
di
far recitare per onesto trattenimento carnevalesc
e senza i soliti fastidi, che seco reco per ordinario il recita mento
di
opere drammatiche, e gravi. Egli per ottenere l’i
r apportar modestissimo, e gran piacere a tutti, lesse un buon numero
di
Commedie Italiane, e molta Francesi, e non poche
tiche, e moderne, che poté ritrovare; e da ciascuna ne prese ciò, che
di
ridicolo modesto vi ritrovò: e finita la raccolta
e prese ciò, che di ridicolo modesto vi ritrovò: e finita la raccolta
di
tutti quei ridicoli pensieri, compose il Dialogo,
osissimo, e modestissimo. Onde non solo ne sortì l’effetto desiderato
di
dare un poco di modesto piacere agli Scolari udit
stissimo. Onde non solo ne sortì l’effetto desiderato di dare un poco
di
modesto piacere agli Scolari uditori; ma anche si
sto è una composizione troppo faceta, e troppo ridicolosa. La memoria
di
questo racconto mi ha fatto ricordare una simile
emoria di questo racconto mi ha fatto ricordare una simile invenzione
di
due nobili, e virtuosissimi Personaggi, che per d
o in una loro Rappresentazione tanto felicemente, che poterono servir
di
buona regola ad ogni virtuoso Commediante, che br
i due valenti uomini lessero con riflessiva diligenza, una buona mano
di
Comiche composizioni cogliendo ciascuna, come da
ltivato giardino quei fiori nei quali si vedeva scolpito, e ingemmato
di
bel riso dell’onestà senza il brutto sorriso dell
quei fiori insidiarono la sorte, il servo il grembo, e le altre parti
di
un’Opera loro, fatta senza nessuna laidezza di co
embo, e le altre parti di un’Opera loro, fatta senza nessuna laidezza
di
cose oscene, ma piena di ridicoli d’ogni sorte; e
un’Opera loro, fatta senza nessuna laidezza di cose oscene, ma piena
di
ridicoli d’ogni sorte; e tutti onesti e graziosi.
iosi. E composta quest’ave la fa cenno comparire nel Teatro per mezzo
di
buoni, e bene citati Recitanti; onde il recitamen
e per la virtù; uno dei quali dopo aver riso un pezzo alfino risolse
di
cacciarsi sotto il palco e chiudersi le orecchie,
atore, lo invitò a goder una volta la Comica ricreazione con promessa
di
voler poi regolarsi con il suo parere. Egli vi an
a. Se tutti sempre seguissero questo tenore non sentirebbero mai coro
di
grido alcuno di cristiano e savio Oratorio. Il se
re seguissero questo tenore non sentirebbero mai coro di grido alcuno
di
cristiano e savio Oratorio. Il secondo caso narra
omico Dottor Violone; e quello l’ha narrato anche a me come testimone
di
presenza occorse a Capo d’Orlando, ove da una for
me testimone di presenza occorse a Capo d’Orlando, ove da una fortuna
di
mare sequestrata una Compagnia di Comici trovò ch
Capo d’Orlando, ove da una fortuna di mare sequestrata una Compagnia
di
Comici trovò che l’albergo era occupato per rispe
a di Comici trovò che l’albergo era occupato per rispetto dell’arrivo
di
Monsignor in visita con il quale erano quattro Ve
. Il tempo con l’asprezza, e il mare con la tempesta tolse la facoltà
di
viaggiare a tutti. I Comici offrirono un poco di
sta tolse la facoltà di viaggiare a tutti. I Comici offrirono un poco
di
ricreazione al Prelato loro benefattore egli si c
imo giorno si fece la Commedia così. Monsignor sedeva avanti la porta
di
una camera: i Religiosi venerandi sedevano dentro
ge persone: e benedicevano il mal tempo che aveva loro dato occasione
di
goder si virtuoso trattenimento. Ed io dico che a
rtuoso trattenimento. Ed io dico che allora fu lodata un’Azione degna
di
lode, cioè la Commedia modesta, allettativa con i
da Buffone, e da persone ridicole, le quali vogliono passare con nome
di
personaggi faceti; ma in realtà sono disonesti Za
parcit, nec diis. » Cioè. Il Comico smoderato, e lo Scurra per brama
di
piacere con il suo ridicolo, non perdona nell’osc
del popolo alla scena, e al banco; e lasciassero l’uso della comparsa
di
Donne parlanti d’amore lascivo; che è mezzo tanto
vanti a molte anime una gran rete diabolica, e infernale, con le funi
di
cui quelle restano miseramente allacciate, e cond
sa molti passavano alle dorate stanze del celeste riposo. Ma al miele
di
cotale dolcezza si aggiunse tosto un poco di fiel
este riposo. Ma al miele di cotale dolcezza si aggiunse tosto un poco
di
fiele di non poca amarezza; vide venire due smisu
so. Ma al miele di cotale dolcezza si aggiunse tosto un poco di fiele
di
non poca amarezza; vide venire due smisurati, e o
una grandissima rete, chiusero con essa il varco a tutti i desiderosi
di
far l’entrata in Paradiso. Vide, e vedendo ricevé
r l’entrata in Paradiso. Vide, e vedendo ricevé nel cuore fiamme tali
di
dolore, che gli occhi di lui si fecero abbondanti
Vide, e vedendo ricevé nel cuore fiamme tali di dolore, che gli occhi
di
lui si fecero abbondantissimi fonti di lacrimazio
tali di dolore, che gli occhi di lui si fecero abbondantissimi fonti
di
lacrimazione, e quindi tosto rivolto con affetto
ezza, e con caldissima umiltà a notificarli, che mostra spaventosa, e
di
che sventura significativa, fossero quei Dragoni
salvezza dei suoi fedeli. E nell’ultimo aggiunse un detto, al ricordo
di
cui mi paventa, e poi trema il cuore cioè che per
asta questo avvertimento per sbandeggiare dai nostri cuori ogni brama
di
femminile allettamento, e d’illecita comparsa del
del cielo; acciocchè la divina Giustizia non lo riserbi alla vendetta
di
maggior rovina. « Differtur ultioScrit. 5. de Qua
tempus possit habere correctio. » Quesito Quarto La difficoltà
di
far Commedie senza la comparsa femminile è cagion
ie senza la comparsa femminile è cagione sufficiente per l’uso lecito
di
tal comparsa ? Spesso ingannato si trova, chi
tal’ora ancora stimar impossibile al nostro potere la felice riuscita
di
un negozio, quando non si tratta secondo il modo
contra evitandum. » La Commedia è una Favola, che contiene diversità
di
affetti civile, e privati, con la quale s’impara
ætum, stylo popularis ». Che la Commedia è un Poema drammatico, pieno
di
negozi lieto nel fine, e dichiarato con lo stile
finizioni o descrizioni della Commedia porta il Rosino: e io contento
di
queste poche, e tralasciando le altre di altri an
rta il Rosino: e io contento di queste poche, e tralasciando le altre
di
altri antichi, e moderni Scrittori, dico, che nes
li descrizioni, per avverarsi, ricerchino necessariamente la comparsa
di
Donne, e vere Donne, e parlanti d’amore pubblicam
lamente meritano laude, quando dal drammatico dipintore son effigiate
di
sentenze vaghe, e profittevoli, di episodi non oz
drammatico dipintore son effigiate di sentenze vaghe, e profittevoli,
di
episodi non oziosi, d’ingegnose peripezie, di agn
vaghe, e profittevoli, di episodi non oziosi, d’ingegnose peripezie,
di
agnizionihu chiare, e soprattuttohv di buonissimi
oziosi, d’ingegnose peripezie, di agnizionihu chiare, e soprattuttohv
di
buonissimi costumi colorita. E nel c. 16. dice. «
Commedia fare si può senza la femminile comparsa secondo la dottrina
di
Beltrame. Di più prego io tutti i Comici, o non C
nate lascivamente, e parlanti d’amore con i loro favoriti in presenza
di
molti Spettatori. E molto meno quella, ove si rap
i. E molto meno quella, ove si rappresentano ruffianesimi, e trattati
di
fornicazioni: ancorché poi il tutto si concluda c
attati di fornicazioni: ancorché poi il tutto si concluda con il fine
di
un apparente Matrimonio: perché tali cose al pare
ccademici, e altri Cavalieri, o Cittadini dotti, virtuosi, e timorati
di
dio, sono Commedie: eppure le fanno senza la comp
che i Comici Santi facevano Commedie: ed essi, dice Beltrame, invece
di
piacevolezze mondane trattavano mai sempre di pen
, dice Beltrame, invece di piacevolezze mondane trattavano mai sempre
di
penitenze, e mortificazioni, di dolcezze delle an
volezze mondane trattavano mai sempre di penitenze, e mortificazioni,
di
dolcezze delle anime giuste, e di gioie di Paradi
pre di penitenze, e mortificazioni, di dolcezze delle anime giuste, e
di
gioie di Paradiso: dunque senza le femminili legg
nitenze, e mortificazioni, di dolcezze delle anime giuste, e di gioie
di
Paradiso: dunque senza le femminili leggerezze si
die spirituali, e sacre sono vere Commedie ; eppure non hanno bisogno
di
pubblica, e femminile comparsa nel Teatro. Non ma
Non mancano Autori, che hanno composte Rappresentazioni sotto titolo
di
Commedie spirituali senza miscuglio di vere Donne
Rappresentazioni sotto titolo di Commedie spirituali senza miscuglio
di
vere Donne: se ne vedonohx tali recitate da virtu
partecipi del compositore, rappresentante; e che studi molto, e molto
di
cuore, e che studiando, e speculando inventi molt
re, e che studiando, e speculando inventi molte, e belle favole piene
di
utile diletto, e dilettevole utilità: e stimo, ch
nde il Comico non si curi si usare il pericoloso mezzo della comparsa
di
vera Donna: ma con la sua composizione ingegnosa,
guadagni anche l’applauso dei prudenti, e addottrinati con un cumulo
di
vero, e meritato onore teatrale. E se io sono err
el Comico dotto, virtuoso, e buon cristiano. Non mi dispiace il detto
di
Beltrame, che un galantuomo, che sia grazioso nel
a, mai non sarà buffone, ma va bell’intelletto, che spende quei doni,
di
cui il cielo, e la natura l’ha arricchito. Tali s
e si sanno valere dell’occasione , dell’Arte. Ed io aggiungo al detto
di
Beltrame, che tali Comici non hanno bisogno di co
d io aggiungo al detto di Beltrame, che tali Comici non hanno bisogno
di
comparsa femminile per far le Commedie, e per rec
ar diletto agli Spettatori. Essi possono emulare l’opera, e la fatica
di
quel nobile ingegno Palermitano, circa l’anno 163
1630. compose ingegnosamente due Commedie tanto belle, e tanto piene
di
onestissime grazie, e graziosi ridicoli, che l’Au
stissimo; in mode che ritornasse ad assaporare le saporitissime parti
di
ciascuna di quelle due Commedie. Anzi dopo averle
mode che ritornasse ad assaporare le saporitissime parti di ciascuna
di
quelle due Commedie. Anzi dopo averle recitate am
to ho saputo da un dotto, il virtuoso Personaggio, oculato testimonio
di
questo Comico avvenimento. Così credo io, procedo
ando gustoso riso, e onesta consolazione. Quesito Quinto Lo zelo
di
Padre, o di Marito è buona ragione ai Comici di c
riso, e onesta consolazione. Quesito Quinto Lo zelo di Padre, o
di
Marito è buona ragione ai Comici di condor con se
sito Quinto Lo zelo di Padre, o di Marito è buona ragione ai Comici
di
condor con se le donne, e farle comparir in Teatr
per drizzar la prora del natante legno. Prudenza maggiore, che quella
di
Ulisse, è necessaria per coloro, che solcando le
Eroe. Voglio dire per senso mio, che difficilissima impresa, è quella
di
alcuni Comici, e ciarlatani, i quali avendo Figli
dente pericolo si essere, come semplici colombe predate dagli artigli
di
qualche grifagno sparviere, si adducono di condur
ombe predate dagli artigli di qualche grifagno sparviere, si adducono
di
condurre con se; sperando servir loro di ottimi c
fagno sparviere, si adducono di condurre con se; sperando servir loro
di
ottimi custodi per la conservazione dell’onore, s
nore, sin tanto, che onestamente le maritino , con qualche galantuomo
di
buona condizione: e frattanto se ne servono per l
izio della scena, o del banco. S. Girolamo, credo, direbbe a ciascuna
di
quelle Giovinette ciò che già scrisse ad un’altra
i stolte godono d’andar fuori vagando. Una volta un Ciarlatano, padre
di
due Giovanette graziose, nella città di Messina n
na volta un Ciarlatano, padre di due Giovanette graziose, nella città
di
Messina non poté ottenere licenza dal Reverendiss
o la mia professione. Quel Ciarlatano si sentiva molto dall’interesse
di
necessario guadagno; e non mirava, quanto doveva,
rio guadagno; e non mirava, quanto doveva, al manifesto pericolo, che
di
peccare avrebbero corso molte anime di Spettatori
va, al manifesto pericolo, che di peccare avrebbero corso molte anime
di
Spettatori deboli di Virtù. Era buono lo zelo: er
colo, che di peccare avrebbero corso molte anime di Spettatori deboli
di
Virtù. Era buono lo zelo: era buona la custodia d
né forse mancherebbero importuni tentatori, troppo arditi, e bramosi
di
macchiar il candore del letto matrimoniale con le
moniale con le sozzure libidinose. Quindi si odono spesso quelle voci
di
alcuni Comici. Questa Donna è mia Moglie. E che ?
anze dell’albergo, impiegata nel lavoro dell’ago, o del fuso. Lo zelo
di
buon Marito risveglia la mente, apre gli occhi, e
de; poiché la separazione, e la lontananza della persona serve talora
di
potente lenocinio per far trasgredire le pudiche
mulieri maior custodia, quia maior infirmitas. » Ed aggiungo il detto
di
S. Girolamo. « Tenerares estEp ad Salutiam. in Fæ
lis deest, anctoritas, cuius umbratutatem uxoris est. » Ma se lo zelo
di
buon Marito è buona ragione di condurre con se le
bratutatem uxoris est. » Ma se lo zelo di buon Marito è buona ragione
di
condurre con se le Mogli, non è buona ragione di
rito è buona ragione di condurre con se le Mogli, non è buona ragione
di
farle comparire Attrici lascive, e parlanti d’amo
diligentissimo, per salvar dalla macchia la castità della Moglie. So
di
un galantuomo, che conduceva attorno alla sua Con
. So di un galantuomo, che conduceva attorno alla sua Consorte, donna
di
qualche bellezza, ed era graziosa, e modesta salt
ice: né egli voleva in modo alcuno lo scorno disonesto contro l’onore
di
un onorato Marito: e nondimeno l’infelice fu intr
molto riscaldata, e sudata fu fatta entrare in una camera, con scusa
di
mutarsi, e ivi sola trovò solo, chi fece a lei ol
a lei oltraggio, e offesa a Dio. Ecco che la diligentissima diligenza
di
virtuoso Marito giova nulla, o poco per conservar
evidenza dei mondani pericoliic, cagionati da lascivi Amanti. Un Argo
di
cent’occhi perderebbe la vista nella congiuntura
i Amanti. Un Argo di cent’occhi perderebbe la vista nella congiuntura
di
certe circostanze. Senza poi che io dica, che acc
in casa, quando ella non rinchiuda in seno onesti pensieri. Al parere
di
Beltrame forse aggiungerà un pratico delle mondan
ità, dicendo. Si io, che quando persone potenti, e sfrenate risolvono
di
venire a fatti, si è ogni comica donna, tuttoché
æpe multum nociva. »Carta t. 4. pag. 90.E quante volte succedono casi
di
grave scandalo ? Lasciamone da parte molti, anche
l primo narrato mi fu l’anno 1641. in Fiorenza da un Comico testimone
di
presenza. Passava per certo paese una Compagnia d
n Comico testimone di presenza. Passava per certo paese una Compagnia
di
Commedianti, i quali avevano con se le Comiche Mo
ignore del luogo; acciocché facevano un’Azione: la fecero: e dopo una
di
quelle Comiche, senza che il misero Marito potess
ll’impudico Padrone, da cui la mattina fu restituita, con motteggiare
di
più al Marito, che mostrava nel volto gran dispia
palissima, pochi anni orsono, una bella, e famosa Comica in compagnia
di
suo Marito, portata da una carrozza di un nobilis
, e famosa Comica in compagnia di suo Marito, portata da una carrozza
di
un nobilissimo Signore. Quando ecco la seguono pe
tille dello sdegno appicco il fuoco tale, che la prudenza, e autorità
di
grandi, e supremi Signori non si opponeva, ne sar
incendio, da smorzarli, non con l’abbondanza d’acqua, ma con la copia
di
molto sangue. Io qui replico: dunque la custodia
Non basta sempre un forte muro, e un grosso terrapieno per la difesa
di
una piazza, quando la batteria si fa con grossi,
gli, ovvero Figliuole. A nostro tempo occorse in una principale Città
di
un bellissimo Regno, che vi vennero i Commedianti
ommedianti; avevano nella compagnia due belle commedianti, una Moglie
di
un Comico, e l’altra Figliuola: ambedue dilettava
arse, e azioni: d’onde ne seguitò, che da certi Baroni, quasi ladroni
di
Venere, furono più volte rubate, condotte fuori d
a manus non contineant. » Tutto serve per argomento, che la diligenza
di
Padre, e di Marito non è sempre valevole scudo pe
contineant. » Tutto serve per argomento, che la diligenza di Padre, e
di
Marito non è sempre valevole scudo per la castità
o fornicarie degli uomini peccando, e col peccato si fanno Figliuole
di
Satanasso. E della perdizione. Aggiungo: molte vo
ava l’anno 1640. in una Città molto principale d’Italia una Compagnia
di
Comici, facendo le loro solite azioni con buon gu
Comiche una ve n’era assai compita, e graziosa, e legittima Consorte
di
un Comico, che faceva la parte del Dottore; ed er
he, ove stimò trovar libero il passo alla navigazione: non poté goder
di
colei, come bramava. Giunse la fineif delle Comme
rito della desiderata Comica: per ilig quale avvenimento ebbe ragione
di
dire a me di poi un valente Commediante. Non è cr
siderata Comica: per ilig quale avvenimento ebbe ragione di dire a me
di
poi un valente Commediante. Non è credibile, quan
on lo nego; e presuppongo, che ve ne siano state in qualche Compagnia
di
scandalose: e per questo hanno da essere tutte in
rma, e con la necessaria legalità: e stimo, che molte non siano Donne
di
postribolo, ma di onore con maritale pudicizia; e
ssaria legalità: e stimo, che molte non siano Donne di postribolo, ma
di
onore con maritale pudicizia; e lodo quei Mariti,
todire tra i moltissimi pericoli teatrali. Mi piacque già risoluzione
di
un Comico principale, che mi disse. Io ho fatto g
meglio conservo l’onestà della mia Consorte; nessuno sale nella scena
di
piazza, se non i Comici compagni: ove nella scena
disoneste inquietano la castità delle modeste Comiche. La risoluzione
di
questo galantuomo buona, per salvare da qualche p
soluzione di questo galantuomo buona, per salvare da qualche pericolo
di
castità il corpo della Moglie: e per rimediare ch
na, non peccasse mortalmente, con si porsi avventatamente al pericolo
di
quei tatti impudichi. Dottrina spiegata dal Lessi
che è toccata da uno con affetto libidinoso, sia ritenuta sotto pena
di
peccato mortale di ritirarsi, o d’impedire quel t
no con affetto libidinoso, sia ritenuta sotto pena di peccato mortale
di
ritirarsi, o d’impedire quel toccamento. E rispon
o le esterne circostanze, è disonesto la donna è obbligata sotto pena
di
mortale colpa a schifarlo se può. E prova il dett
omodo, il quale scomodo deve essere tale, che preponderi al patimento
di
quel tocco; o violazione: ovvero sia almeno ugual
recitare dentro le stanze dei palazzi, e schifa gli impudichi tocchi
di
quei lascivi, che si cacciano dentro le scene, pe
a scena della piazza, e parlandovi lascivamente d’amore alla presenza
di
molti, che sapeva, essere debolissimi di virtù, e
amente d’amore alla presenza di molti, che sapeva, essere debolissimi
di
virtù, e ne conosceva alcuni in particolare: ma f
fingono vere Mogli, e non sono tali per verità. E Femminelle perdute
di
questa fatta si trovano talora nelle Compagnie de
e bellissime Comiche, le quali conducevano nella Compagnia con titolo
di
Mogli: essi la sera presero tempo di mostrar la m
evano nella Compagnia con titolo di Mogli: essi la sera presero tempo
di
mostrar la mattina tali fedi: ma poi la notte di
a sera presero tempo di mostrar la mattina tali fedi: ma poi la notte
di
nascosto se ne fuggirono velocemente: forse perch
cemente: forse perché non trovarono nel fondo dei bauli. Ove dicevano
di
star riposte, le fedi matrimoniali. O disgrazia g
disgrazia grande, se fu disgrazia, ma se fu bugia: o menzogna indegna
di
Comici virtuosi, e onorati. E casi di tal fatta s
se fu bugia: o menzogna indegna di Comici virtuosi, e onorati. E casi
di
tal fatta son mai occorsi in altri luoghi ? Mi ri
dei Santi: né io voglio trattener il Lettore con numerosa narrazione
di
simili falsità: si contenti di quest’una, che, po
ner il Lettore con numerosa narrazione di simili falsità: si contenti
di
quest’una, che, pochi anni orsono, mi spiegò in P
ni orsono, mi spiegò in Pistoia il Sig. Bartolomeo Celesi, Gentiluomo
di
molta virtù, e zelantissimo Curato di S. Andrea.
. Bartolomeo Celesi, Gentiluomo di molta virtù, e zelantissimo Curato
di
S. Andrea. Egli una Quaresima s’accorse, che nell
sia vera e legittima Consorte: che poi io penserò, se sarà necessario
di
richiedervi latro prima d’ammettervi alla parteci
far venir la fede: e dopo alcuni giorni la portò segnata con il nome
di
un curato, che stanziava in un castello situato t
lo situato tra Modena, Ferrrara. Lesse il Sig. Celesi, e poi domandò,
di
dove è la legalità, che mi rechi qualche sicurezz
curezza, che quella fede sia veramente fatta da un Curato ? Il Comico
di
nuovo prese tempo con promessa di farla venire: m
ente fatta da un Curato ? Il Comico di nuovo prese tempo con promessa
di
farla venire: ma dopo uno o due giorni se ne andò
, che quella Femminella fosse Moglie falsa, e vera Adultera, cioè una
di
quelle Comiche disoneste, che « thesaurisent sibi
esito Sesto Il gusto delle Donne Comiche in far quest’arte è ragion
di
senso sufficiente per la pubblica comparsa ? L
ragion di senso sufficiente per la pubblica comparsa ? L’Appetito
di
onore è antico, e quasi ereditato morbo delle Don
piegata alla trasgressione del gran precetto più dall’ambiziosa brama
di
onorata grandezza, che dalla vista del saporoso c
ono accarezzate, e onorate, e si possono pregiare del grazioso titolo
di
Signora. O che gusto per una Donna, si è, o che b
. E vedersi condotta a preparare stanze, e ivi ricevere subito regali
di
rinfreschi, per far pasti lauti e deliziosi O che
O che bella cosa l’andar a spasso per la città appoggiata sul braccio
di
un galantuomo con maniera di onorata Dama, o port
asso per la città appoggiata sul braccio di un galantuomo con maniera
di
onorata Dama, o portata con il cocchio di un nobi
i un galantuomo con maniera di onorata Dama, o portata con il cocchio
di
un nobilissimo Signore a maniera di Principessa.
ta Dama, o portata con il cocchio di un nobilissimo Signore a maniera
di
Principessa. O che bella anzi bellissima cosa ric
che bella anzi bellissima cosa ricevere onori grandi, e gran presenti
di
vesti, di collane, di gioie, e di piastre d’argen
anzi bellissima cosa ricevere onori grandi, e gran presenti di vesti,
di
collane, di gioie, e di piastre d’argento, e d’or
ima cosa ricevere onori grandi, e gran presenti di vesti, di collane,
di
gioie, e di piastre d’argento, e d’oro da qualifi
evere onori grandi, e gran presenti di vesti, di collane, di gioie, e
di
piastre d’argento, e d’oro da qualificati persona
lificati personaggi, e anche da supremi Principi, e alla fine sperare
di
poter conseguir dopo la morte l’onore di una nobi
rincipi, e alla fine sperare di poter conseguir dopo la morte l’onore
di
una nobilissima sepoltura, come si legge della fa
ciente ragione per far lieta la comparsa femminile: perché l’appetito
di
onore così fatto, e ottenuto con questo mezzo, di
esposte alla luce delle quali non aggiungo altro lume; perché non fa
di
mestiere dar chiarezza maggiore alla luce di mezz
ltro lume; perché non fa di mestiere dar chiarezza maggiore alla luce
di
mezzogiorno. Il gusto, che alle anime reca morte,
gusto, che alle anime reca morte, è gusto irragionevole, e però degno
di
fuggirsi con gran gusto. Che le Comiche non lo fu
peris est sanitas », disse S. Agostino, accennando, che il patrimonio
di
un povero Artiere si è la sanità, con che fatica,
essere la sanità, e la mercanzia delle favole teatrali, o lo spaccio
di
alcuni segreti medicinali, e di altre cosette, e
a delle favole teatrali, o lo spaccio di alcuni segreti medicinali, e
di
altre cosette, e galanterie vendibili dal banco a
far buon guadagno, atteso che questi galantuomini hanno bisogno, non
di
quattro soldi, ma di buone somme di pecunia; perc
tteso che questi galantuomini hanno bisogno, non di quattro soldi, ma
di
buone somme di pecunia; perché fanno per la parte
i galantuomini hanno bisogno, non di quattro soldi, ma di buone somme
di
pecunia; perché fanno per la parte una buona vita
ndo del buono allegramente: fanno molti, e spessi viaggi nello spazio
di
ciascun’anno: dalle due alle tre, come scrive il
ue alle tre, come scrive il Comico Beltrame, sono in viaggio, in mano
di
carrozzieri, noleziniik, barcaioli, osti, dazieri
, barcaioli, osti, dazieri, e simili, dove non si tratta d’altro, che
di
borsa aperta. Io aggiungo al detto di Beltrame, c
dove non si tratta d’altro, che di borsa aperta. Io aggiungo al detto
di
Beltrame, che uomini tali vestono onoratamente, e
o al detto di Beltrame, che uomini tali vestono onoratamente, e molti
di
loro stracciano la seta: e le loro Comiche usano
e loro Comiche usano vesti pompose, e preziose: insomma hanno bisogno
di
molta pecunia: dunque sono necessitatiil servirsi
ma hanno bisogno di molta pecunia: dunque sono necessitatiil servirsi
di
tutti quei mezzi, che possono usare per far gran
ll’Arte tanto difficile , e tanto praticata nel mondo, cioè nell’Arte
di
cavare dalla borsa del compagno il danaro per suo
, nata da persone loro parenti, o amiche, e povere, ma che sia dotata
di
qualità, e prontezza buona per le Azioni teatrali
, non lasciano le diligenze, per ottenerla e condurla con se. E degno
di
lacrime dolorose il caso, e la sventura occorsa i
ntura occorsa in una città principale l’anno 1639. ad una Figliuolina
di
otto anni, che poverella sì, ma virtuosa, recitav
sacro fonte battesimale, la teneva in casa allevandola negli esercizi
di
cristiana pietà, e vera devozione. Una Coompagnia
a negli esercizi di cristiana pietà, e vera devozione. Una Coompagnia
di
Commedianti venne alla città; la Comica principal
sarebbe stata levata dal pericolo, e posta in salvo, come si costuma
di
fare con altre pericolose. Ed io temo, che la smo
tuma di fare con altre pericolose. Ed io temo, che la smoderata brama
di
guadagno persuada qualche volta fatti di cotale f
temo, che la smoderata brama di guadagno persuada qualche volta fatti
di
cotale fatta, e che l’illecito interesse di animo
suada qualche volta fatti di cotale fatta, e che l’illecito interesse
di
animo di levare le spose a Cristo; e esporle alla
lche volta fatti di cotale fatta, e che l’illecito interesse di animo
di
levare le spose a Cristo; e esporle alla rete del
l’anno1640. quella creatura fu rimandata alla madre d’ordine del Capo
di
quella Compagnia di Commedianti; e credo che quel
reatura fu rimandata alla madre d’ordine del Capo di quella Compagnia
di
Commedianti; e credo che quel buon uomo si muoves
o confessò a me l’anno stesso in Fiorenza: ma non tutti i Comici sono
di
buona pasta; né tutti aprono ben gli occhi alla l
per ogni strada, benché illecita, il guadagno loro senza timor alcuno
di
Dio, e senza rispetto della virtù cristiana; e pe
ornate; in modo che allevino, e guadagnino più facilmente ogni sorte
di
persone e così riportino per mezzo loro guadagno
cene, e per conseguenza dal guadagno, che con quelle, o per occasione
di
quelle pretendono di conseguire. Due casi spieghe
za dal guadagno, che con quelle, o per occasione di quelle pretendono
di
conseguire. Due casi spiegheranno il mio pensiero
mento dei Comici dichiarato con parole. Ed è il seguente. Nella città
di
Trapani in Sicilia sul principio dell’anno 1639.
apani in Sicilia sul principio dell’anno 1639. andarono due compagnie
di
Commedianti unite insieme con disegno di far le C
1639. andarono due compagnie di Commedianti unite insieme con disegno
di
far le Commedie in una pubblica piazza per allett
porre con l’occasione vari segreti; e mercanzie, che vendevano avanti
di
dar principio alla Commedia. Un giorno due Religi
corteggio sino dentro alla chiesa, nella quale, oltre gli atti molti
di
compunzione, che fece ciascuno, detestando i prop
grandissimo peccatore, che non s’era voluto confessare per lo spazio
di
molti anni, fu toccato, e ferito nel cuore dallo
Ma quando quei Religiosi nel palco cominciarono a predicare, il capo
di
una di quelle Compagnie si risentì con parole non
ndo quei Religiosi nel palco cominciarono a predicare, il capo di una
di
quelle Compagnie si risentì con parole non udite
i quelle Compagnie si risentì con parole non udite da molti, ma piene
di
sdegno, e di rabbia tale, che poi il grave rimors
agnie si risentì con parole non udite da molti, ma piene di sdegno, e
di
rabbia tale, che poi il grave rimorso di coscienz
molti, ma piene di sdegno, e di rabbia tale, che poi il grave rimorso
di
coscienza lo costrinse d’andare, e andò ad uno di
oi il grave rimorso di coscienza lo costrinse d’andare, e andò ad uno
di
quei Religiosi, e gli chiese umilmente perdono, p
o impedito il grosso guadagno, che sperava doversi fare nella vendita
di
quel giorno. Ed il compagno di lui, che era andat
che sperava doversi fare nella vendita di quel giorno. Ed il compagno
di
lui, che era andato con lui, ed era il capo dell’
ed era il capo dell’altra Compagnia aggiunse, e propose, con speranza
di
levar ogni impedimentoim al futuro compagno, ques
agno, questo partito dicendo. Padre si accontenti, che noi diamo voce
di
voler far la Commedia; in modo che il popolo si a
egreti con il guadagno necessario al nostro sostentamento, mostreremo
di
voler dar principio alla Commedia: e allora ella
i Religiosi nemici delle oscenità teatrali, ma a me non piace accordo
di
tale fatta; né lo posso approvare: perché, chi va
lo posso approvare: perché, chi va alla piazza con deliberata volontà
di
sentire la Commedia disonesta, pecca per quella r
to mortale in molti; lo devo fare almeno « ex charitate », per debito
di
cristiana carità. E voi potete, e gli altri apri
n trattenimenti onesti, o con moderate Commedie, fatte senza comparsa
di
Femmine lascive, e innamorate, allettare il popol
Un Religioso Predicatore partito da Perugia viaggiava verso la città
di
Monte Pulciano: la stagione era d’inverno: la str
a città di Monte Pulciano: la stagione era d’inverno: la strada piena
di
neve: il tempo non molto buono: ed ecco scopre ve
on molto buono: ed ecco scopre venirgli incontro una grossa cavalcata
di
passeggeri (seppe egli poi, che erano Commedianti
mente, che lo fece cadere insieme con il cavallo dentro un gran fosso
di
neve: ove si vide perso, ed ebbe a restar morto e
i vide perso, ed ebbe a restar morto e seppellito. Intanto i compagni
di
quel Comico indiscreto, e crudele con una risata
Comico gli fece quell’affronto per averlo conosciuto essere soggetto
di
una Religione i cui Teologi, e Predicatori impugn
a per guadagnare non devono fare mezzi illeciti, e indegni e un mezzo
di
tal fonte, e affatto illecito, si è da comparsa d
scene; perché è mezzo osceno, scandaloso, e pernicioso a molti deboli
di
spirito. Chi vuole sa recitando colpire nel bersa
di nel banco, e nella scena, ed inoltre nella domestica conversazione
di
casa. Dico nel primo luogo per i Ciarlatani, che
, e tirandolo mirare al viso, o al seno, per colpire, e per riceverlo
di
poi dalle sue mani con mille pensieri brutti, e d
nto la qualità del segreto, se buono sia, o no. Così precisamente già
di
se medesimo uno: ma si potrebbe confermar da molt
lle volte fa la venditrice , e propone certe sue galanti mercanzie, o
di
profumeria, o di saponette, o di moscardini, o di
enditrice , e propone certe sue galanti mercanzie, o di profumeria, o
di
saponette, o di moscardini, o di simili cosette,
opone certe sue galanti mercanzie, o di profumeria, o di saponette, o
di
moscardini, o di simili cosette, che hanno qualch
alanti mercanzie, o di profumeria, o di saponette, o di moscardini, o
di
simili cosette, che hanno qualche grazia, e allet
amente, perché molti vani, e lascivi si danno fretta nel far la parte
di
compratore. 3. E di guadagno la Donna in banco; p
vani, e lascivi si danno fretta nel far la parte di compratore. 3. E
di
guadagno la Donna in banco; perché diletta con il
o la Donna in banco; perché diletta con il cantar, e con il sonare; e
di
molte volte ricrea il popolo con vari giuochi cor
spettatori una tazza, domandando la mancia per la signora: ne mancano
di
darla molti prontamente: e vi è ancora di più; pe
per la signora: ne mancano di darla molti prontamente: e vi è ancora
di
più; perché, come nota Beltrame, le belle Comiche
o sovente lodate, favorite, e talvolta sollecitate sino da personaggi
di
stima, e quasi violentate con donativi: che senza
stima, e quasi violentate con donativi: che senza dubbio, è occasione
di
molto guadagno a molte. Ma noi lasciamo il banco,
r della scena per mezzo delle Comiche in più modi. Prima per i regali
di
vitto, e di vestito, che spesso fatti loro alle S
a per mezzo delle Comiche in più modi. Prima per i regali di vitto, e
di
vestito, che spesso fatti loro alle Signore Comic
spesso fatti loro alle Signore Comiche. Secondo per i giuochi soliti
di
usarsi nelle conversazioni con le Comiche. Terzo
godere un brevissimo diletto, spendono, e spandono grossissime somme
di
pecunia; e se fossero tesorieri della ricca Giuno
anto persi d’affetto verso una Comica, che impegnano infinoip le robe
di
casa,, per trovar il denaro necessario per i loro
quando un Gentiluomo povero preso restò, e perso per l’impudico amore
di
una: ma perché egli aveva denaro; che è il cibo s
di una: ma perché egli aveva denaro; che è il cibo saporito al palato
di
queste Arpie; ne sapeva trovarlo dagli amici, ne
pie; ne sapeva trovarlo dagli amici, ne poteva, risolse d’impegnar, o
di
vendere gran quantità di masserizie di casa: l’im
agli amici, ne poteva, risolse d’impegnar, o di vendere gran quantità
di
masserizie di casa: l’impegnò o le vendette, e co
poteva, risolse d’impegnar, o di vendere gran quantità di masserizie
di
casa: l’impegnò o le vendette, e con la ritratta
itratta moneta giunse alfine sozzamente desiderato con molto scandalo
di
chi lo intese. Ma forse qui qualche buono uomo, r
lto scandalo di chi lo intese. Ma forse qui qualche buono uomo, retto
di
mente, e Marito o Padre di Comica Donna, non cred
se. Ma forse qui qualche buono uomo, retto di mente, e Marito o Padre
di
Comica Donna, non crede pienamente a quello, che
crivo; onde ripugna gagliardamente dicendo. Come un Soldato nel mezzo
di
un campo militare, e pieno di uomini licenziosi,
ente dicendo. Come un Soldato nel mezzo di un campo militare, e pieno
di
uomini licenziosi, mantiene la sua Cortigiana ill
tener illesa la castità delle loro Donne. Questa verità ho io provata
di
sopra con casi seguiti: ora qui aggiungo questo s
iti: ora qui aggiungo questo solo. In un paese dimorava una compagnia
di
Commedianti, professori di onore, i quali non vol
o solo. In un paese dimorava una compagnia di Commedianti, professori
di
onore, i quali non volevano in conto verunoiq get
cena con la Compagnia, e portavano laute, e numerose vivande con vini
di
ottimo sapore e di molta gagliardezza: si banchet
ia, e portavano laute, e numerose vivande con vini di ottimo sapore e
di
molta gagliardezza: si banchettava largamente: e
trettiir ad arrendersi al sonno, e addormentarsi. Fatti quasi schiavi
di
Bacco, e mezzani di Venere: perché, dormendo essi
si al sonno, e addormentarsi. Fatti quasi schiavi di Bacco, e mezzani
di
Venere: perché, dormendo essi, davano occasione a
Venere: perché, dormendo essi, davano occasione ai Giovani licenziosi
di
risvegliar le Brame dell’impurità del lascivo dis
amente eseguivano domesticandosi con quelle Femmine. E questo negozio
di
tanta bruttezza durò molti giorni con grave danno
E questo negozio di tanta bruttezza durò molti giorni con grave danno
di
molta roba d’alcune famiglie: finalmente si scopr
: e quella Compagnia per comando dei Superiori fu cacciata come peste
di
perniciosa infezione. Un buon volere, benché paia
nile castità, quando i colpi degli arieti si raddoppiano con la forza
di
numerose, e molte braccia di potenti assalitori.
degli arieti si raddoppiano con la forza di numerose, e molte braccia
di
potenti assalitori. Quesito Nono Le ordinari
Comiche noccionoispiù con l’azione del Teatro o con la conversazione
di
casa ? Le Comiche poco pudiche mi paiono ambi
’Invernoit, dopo il quale avvicinandosi il Carnevale, con l’occasione
di
dovere una Domenica dire quattro parole dall’alta
ccasione di dovere una Domenica dire quattro parole dall’altare prima
di
benedire il popolo con il Santissimo Sacramento,
to si cavava dalle loro Commedie; come se si fosse sentita le Predica
di
un cristiano, e valente Dicitore. Io non replicai
modo, e danneggiato tanto, che un savissimo Signore, e Prelato, a lui
di
sangue strettamente congiunto, stimò necessario s
e donne in Teatro, disse esclamando. O quanto bene fanno questi servi
di
Dio; perché moltissime commettono peccati senza n
raffermo e domando inoltre. Nuocono più o meno, con la conversazione
di
casa ? Voglio rispondere a me stesso con ricordar
lascivamente, ma talvolta ancora scandalosamente. Così possiamo dire
di
quella, che l’anno 1639. dimorando in una città i
Gentiluomo, e lo ricevette in camicia senza vergogna, e con scandalo
di
chi lo seppe. In queste visite fatte per la conve
tte per la conversazione un Marito ribaldo qualche volta per speranza
di
guadagno serve « in actu exercito »C. 1. q. 11. p
adagno serve « in actu exercito »C. 1. q. 11. pag. 40. effettivamente
di
lenone agli sfacciati, e impudichi visitatori. Qu
care quella Comica modesta, maritata, e bella, della quale ho parlato
di
sopra, quando, pochi anni orsono, deplorò la sua
ce con l’ottimo Religioso, e dopo aver detto. Fò quest’Arte costretta
di
seguir mio Marito, il quale vuole, che io compaia
nte si ritira, quasi ponendo me volontariamente in manifesto pericolo
di
essere assalita, e disonorata, o almeno travaglia
volentieri non seguiterei mio Marito. E invero ella non era obbligata
di
seguirlo, mentre egli vagando se ne andava in div
a. E’ vero che Sanchez pone questa conclusione. La Moglie è obbligata
di
seguire il Marito, che va altrove, per trasferire
nsferat domicilium. »T. 1. de matr.L. 1. d. 41. n. 2.Ed è conclusione
di
S. Agostino citato nei Canoni « Uxaqueque Mulier
che quel Comico triste conduceva la Moglie in vari luoghi per cagione
di
guadagno disonesto; e però non era tenuta si segu
erto, che a molte altre Comiche sono gratissime, e però molti Giovani
di
vita licenziosa vi vanno spesso, e volentieri: né
o delle private, o pubbliche ammonizioni, che fanno gli zelanti servi
di
Dio; anzi alle volte se ne burlano, e li motteggi
incontrati da certi Giovanotti, che andavano a conversazione in casa
di
alcune Comiche, e sentirono dirsi da uno di loro
o a conversazione in casa di alcune Comiche, e sentirono dirsi da uno
di
loro con grazia disgraziata. O Reverendi Padri co
quero i modesti Religiosi, conoscendo, che tal proposta era degna più
di
compassione, che di risposta: anzi tacquero anche
giosi, conoscendo, che tal proposta era degna più di compassione, che
di
risposta: anzi tacquero anche i compagni di quell
a più di compassione, che di risposta: anzi tacquero anche i compagni
di
quell’imprudente Giovane, forse vergognandosi per
nario si passa con le Femmine dei Commedianti: e nella quale si fanno
di
quando in quando certi giochetti graziosi, per fa
mici, andavano a conversazione con la Comica, e facevano vari giuochi
di
sollazzevole trattenimento: uno dei quali si noma
faceva con l’ordine seguente. La Signora pone in tavola qualche cosa
di
suo; per atto di esempio un anello, acciocchè ser
ine seguente. La Signora pone in tavola qualche cosa di suo; per atto
di
esempio un anello, acciocchè serva da premio a qu
premio a quello, che tirando le sorti, fa maggiore il punto, e resta
di
tutti il vincitore: ma prima di cominciar il tiro
sorti, fa maggiore il punto, e resta di tutti il vincitore: ma prima
di
cominciar il tiro ciascuno deposita tanto denaro,
chiede nell’anello; e per ordinario deposita anche più: e do la somma
di
tutti quei depositi si presenta alla Signora, all
ritorna l’anello ancora; perché il vincitore sarebbe stimato fornito
di
poca gentilezza, se con esso non regalasse la Com
e si scapiti nella coscienza; l’anima si può imbarcarla nella cimbaix
di
Caronte verso l’Inferno; purché il corpo sguazzi
ato guadagno in questa vita. Orsù tocchiamo leggermente quel guadagno
di
alcuni Comici miseri, e virtuosi, il quale da un
gnato, e vituperoso. Ed è questo. Saranno alle volte in una Compagnia
di
Commedianti una, o due o più Donne, accorte, bell
e infame guadagno spiana la strada alla vittoria con moltiplicazione
di
bruttissimi adulteri. O iniquissima vergogna, o s
derni; ma voglio portare solo quel poco, che il Comico Beltrame pieno
di
sdegnoso timore scrive con questa forma. Io temoC
etta, per far cadere gli uccellacci nella rete; questo non è già modo
di
fare il guadagno lecito; questi tali, se pur ve n
to; questi tali, se pur ve ne sono, guadagnano infamemente. Nel detto
di
questo Comico io considero quelle parole. Se pur
i con alcune Comiche, e un nobilissimo Giovane, pazzamente innamorato
di
una, viaggiavano con loro; e oltre a grossi donat
star cheto, e acconsentir allo scorno dell’onore uno, che si chiamava
di
colei Marito, il quale, se era, degno della forca
e, se era, degno della forca, non che della frusta, come reo convinto
di
gravissimo peccato contro il Sacramento Matrimoni
trimoniale. E qui io noto, che molte persone virtuose, per udire casi
di
questa fama piuttosto, che per sentire i Predicat
chi si getta in acqua; ancorché non si tuffija in profondissimo gorgo
di
grosso fiume. Al numeroso danno di questi disordi
si tuffija in profondissimo gorgo di grosso fiume. Al numeroso danno
di
questi disordini facilmente possono provvedere i
vada alla conversazione delle Comiche nei loro alberghi. Così costumò
di
fare Tiberio Cesare, come scrive Tacito, e lo rif
t Cornelius Tacitus. » L’imitar nel bene un Principe Romano è materia
di
lode per ogni Principe cristiano. Quesito De
per vivere il vestito all’osteria, se la sua scena non ha moltitudine
di
spettatori. Quindi si usano gli Zanni, i Trastull
li spettacoli del Teatro, « sunt Diaboli inventa », sono ritrovamenti
di
Satanasso: che possiamo dire noi dello spettacolo
dissi, rapisce irreparabilmente, e precipita la debolezza spirituale
di
molti in mille sorti di sozzi pensieri, e disones
bilmente, e precipita la debolezza spirituale di molti in mille sorti
di
sozzi pensieri, e disoneste bruttezze; perché ins
ti di sozzi pensieri, e disoneste bruttezze; perché insomma nel volto
di
una Comica non è per ordinari o « castitatis cons
o, ma piuttosto « castitatis violatio Serm. 3. in ps. 118. », il viso
di
Comica Donna è un invito alla disonestà. Ora parl
Spettatori. Il primo modo si è il farsi vedere bella, ornata, vana, e
di
apparenza tale, che senza nota di temerarietà si
farsi vedere bella, ornata, vana, e di apparenza tale, che senza nota
di
temerarietà si può giudicare essere una Donna imp
oca viziosamente all ’affetto sensuale. Ed invero una Femmina, Comica
di
professione, perita dell ’arte pratica della scen
le vittorie lascive, e i carnali trionfi della disonestà ? Chi debole
di
spirito la mirerà giammai, senza rimanere miseram
mortale propter hominum fragilitatem.» L ’uomo forte non si assicura
di
mirare la belt à femminile, e verginale; e come d
ende la strada degli occhi, per arrivare nell’animo, secondo l’avviso
di
Quintiliano. « In animumDecl. 1. pro Cæco. per oc
s cor nefarie sequitur »Adu. muli.. E Bonaventura secondo la dottrina
di
S. Agostino. « Impudicus oculos impudici cordis e
T. br. C. 3. C. 9. Nota un Savio, che secondo la filosofica dottrina
di
Filone la Natura ha concessoSerlog. vol. 3. in ca
Natura ha concessoSerlog. vol. 3. in cant. agli occhi una gran forza
di
eccitare le fiamme dell’affetto amoroso: onde l’o
d concupescendum Ho. 17. in Mat. ». Ed Ilario scrive, che nel Vangelo
di
Cristo. « Adulerio motus tantum incidentis oculi
ed etiam si spectentur, potest peccari. » Ed aggiunge, che dalla vita
di
bella donna si accende, come un vorace fuoco, l’a
emperantia; ac pudicitia sulcos non rectos ages. » Ed avrai occasione
di
patir molti dolori per sentenza del medesimo; poi
ium dolorem sustinesum » Dunque bisogna, che ci guardiamo dagli occhi
di
bella Donna; in modo che non ci feriscano, e ci g
entis prima ruina mee. Et vidi, et perii, nec notis ignibus arsi. » E
di
quelli disse un altro. « Non tantum preliatur arm
na sola occhiata basta qualche volta per rapire il cuore, e l’effetto
di
uno spettatore Svetonio scrive, che Tiberio « Agr
cra, e Reale abbiamo il lacrimoso caso del Re David, che essendo uomo
di
tanta perfezione, rimase preso dalla prima vista
che essendo uomo di tanta perfezione, rimase preso dalla prima vista
di
una bella donna. « Vidit mulierem, tulit eam »2.
mulierem, tulit eam »2. Reg. c. 11. 2.. Alfonso Vigliega per acconcio
di
questo narra, che un Fanciullo si allevò prima ne
Disc. 29. es. 19. nel lib. Detto Frutti Maravigl., ove giunto all’età
di
quindici anni, fu condotto un giorno dal suo Supe
lo per averle una sola volta vedute, si sente ardere tutto con fiamma
di
lascivo affetto. Ora chi di noi sarà, che di se s
vedute, si sente ardere tutto con fiamma di lascivo affetto. Ora chi
di
noi sarà, che di se stesso presuma di poterle mir
ardere tutto con fiamma di lascivo affetto. Ora chi di noi sarà, che
di
se stesso presuma di poterle mirare frequentement
mma di lascivo affetto. Ora chi di noi sarà, che di se stesso presuma
di
poterle mirare frequentemente, e praticare senza
il peccare, attesa la facilità, con che si pecca, rimirando l’aspetto
di
una bella Donna, e impudica, e provocando la divi
oculis respexit, amisit. » Eusebio Gallicano considera quelle parole
di
S. Paolo. « Neque adulteri Ho. de Bea. Latrone.:
nus ab alienis: oculos ab aliena. » Quasi voglia significare a parere
di
un Savio. « Utraq bonaAndr. Pito de Concept. Ant.
a dal mirar vanamente la beltà femminile, per non correre il pericolo
di
peccare gravemente. Socrate dice. L’uomo dabbene
oculi sunt Proxenete peccati. » Baldesano scrive, che i Martiri Santi
di
Cristo condotti davanti alle statue degli Idoli;
presto uccidere. Tale dovrebbe essere la risoluzione del vero amatore
di
Dio, e delle Virtù, cioè più prestojg, che ridurs
ie scuse gli impudichi vagheggiatori delle femminili bellezze tentano
di
giustificare da grave colpa i loro vanissimi, e p
cede in quelli, che frequentano l’osceno Teatro; ove le Comiche fanno
di
sé pomposa, e lasciva mostra agli Spettatori. Dic
is ». E questo è quel peccato detto nelle scuole Delettazione morosa,
di
cui Gregorio Sairo nota. « Delectatio morosa est
ta. « Delectatio morosa est affectio illecebrosa », e allude al detto
di
S. Ilario. Questo peccato è condannato dalle Scri
ux urie non valet, polluit in cogitazione. » Ed esponendo la sentenza
di
Cristo. « Non machaberisMat. c. 5. 27.: ego autem
itata damnatur ». S. Paolo scrive ai Romani, che non regni il peccato
di
maniera, che si obbedisca ai suoi desideri. « Ut
sideri. « Ut obediatisC.6. 12. concupiscentiis eius. » E per acconcio
di
questo S. Isidoro riferito nei Canoni dice. « Non
fonda la sua dottrina nella comunione degli Scolastici; e nel parere
di
S. Agostino, ove dice. « Cum sola cogitazione15.
longèminus, quam si opere statuatur implendum. » Né Agostino ragiona
di
peccato venialeIn Cla. Reg. l. 8. §. 7. n. 9.; co
peccato venialeIn Cla. Reg. l. 8. §. 7. n. 9.; come vuole Corduba: ma
di
mortale: come tiene Sairo; e lo prova con le paro
questa Obiezione rispondo, che non favellano così gli uomini timorosi
di
Dio; né così procedono nelle congiunture, nelle q
chiaro con questo caso. L’anno 1638. in una Città dell’opulento Regno
di
Sicilia un Gentiluomo, colà trasferitosi da Messi
hi altrove, e con gli occhi non volle bere nemmeno un minimo sorsetto
di
quel vano, e osceno diletto, che gli veniva offer
minile comparsa, tutta impiegata per quel tempo nel dilettare. Schifò
di
por le labbra al vaso di quelle Circi teatrali, t
piegata per quel tempo nel dilettare. Schifò di por le labbra al vaso
di
quelle Circi teatrali, temendo di essere avvelena
re. Schifò di por le labbra al vaso di quelle Circi teatrali, temendo
di
essere avvelenato, se avesse preso un tantino di
ci teatrali, temendo di essere avvelenato, se avesse preso un tantino
di
quel beveraggio. Fu notata quell’accortezza, come
un tantino di quel beveraggio. Fu notata quell’accortezza, come segno
di
vera, e saggia spiritualità, da un prudente Sacer
cuni giorni lo narrò a me con molto gusto. Era quel Sacerdote pratico
di
Messina: conosceva quel Gentiluomo: vide, e intes
atico di Messina: conosceva quel Gentiluomo: vide, e intese quel tiro
di
Spirito, e di perfezione; e tra sé disse. Va pure
na: conosceva quel Gentiluomo: vide, e intese quel tiro di Spirito, e
di
perfezione; e tra sé disse. Va pure, che ben si v
e tra sé disse. Va pure, che ben si vede, che tu sei degno figliuolo
di
quella santissima Congregazione Messinese. Questa
gazione Messinese. Questa Congregazione è una numerosissima radunanza
di
molte persone di varie condizioni, la quale per l
. Questa Congregazione è una numerosissima radunanza di molte persone
di
varie condizioni, la quale per lo spazio di molti
adunanza di molte persone di varie condizioni, la quale per lo spazio
di
molti, e molti anni è stata governata, e retta ne
i anni è stata governata, e retta nella Casa Professa della Compagnia
di
Gesù dal P. Placido Giunta della medesima Compagn
o copioso frutto delle anime, che con ragione fu chiamata da un Servo
di
Dio, Predicatore, e uomo pratico del mondo, la Co
n si pasce il cuore. Ed io dico, che quando questo detto non è regola
di
sicurezza: né così dicono gli Oracoli dei Santi P
ono gli Oracoli dei Santi Padri. S. Ambrogio con uno zelo sfavillante
di
celeste ardore avvisa, che se tu vedrai in una pa
itati gli applausi popolari per le sceniche Rappresentazioni, procura
di
volgere altrove gli occhi, e di conservarli bene,
le sceniche Rappresentazioni, procura di volgere altrove gli occhi, e
di
conservarli bene, per ripiegare lo sguardo loro i
ervarli bene, per ripiegare lo sguardo loro in oggetti migliori. Mira
di
notte, dice, lo stellato padiglione del cielo; mi
migliori. Mira di notte, dice, lo stellato padiglione del cielo; mira
di
giorno la bella luce ardente in fronte al Sole: m
rnardo. « Porrigit pomum, et surripit Paradisum. » E S. Gregorio dice
di
Eva. « Non lignum tetigisset, nisi prius incanto
di Eva. « Non lignum tetigisset, nisi prius incanto respexisset. » E
di
più dice per insegnamento di tutti. « Ut munda me
set, nisi prius incanto respexisset. » E di più dice per insegnamento
di
tutti. « Ut munda mens servetur a Lascivia volupt
iscorrendo secondo il rigore delle scuole, scrive intorno al giudizio
di
chi tiene, che un virtuoso può mirare senza il co
l giudizio di chi tiene, che un virtuoso può mirare senza il consenso
di
peccare. « Licet sit possibileVer. Delec. q. 7. l
ontradictionem: numquam tamen, aut rarissime accidit. » Io mi astengo
di
rispondere a questa Obiezione con una lunga citaz
da Intorno alla stessajj materia. L’Eloquente, Romano Oratore fu
di
parere, che il buon Capitano debba essere uomo fo
Oratore fu di parere, che il buon Capitano debba essere uomo fornito
di
molta cautela nel custodire gli occhi dal mirare
rit idomus. » Ed io stimo, che ogni buon Cristiano, per esser Soldato
di
Cristo, come dice S. Efrem. « Instar boniT. 2. de
ssere molto diligente nella custodia degli occhi suoi. E qui l’avviso
di
Salomone di non mirare la beltà Femminile. « Non
diligente nella custodia degli occhi suoi. E qui l’avviso di Salomone
di
non mirare la beltà Femminile. « Non concupiscatP
C. 6. 25. pulchritudine eius cor enim; nec capiuris oculis tuis. » E
di
questo avviso bisognosi sono quelli, che frequent
annerà; se è buona, ti farà far pazzie; quella qual veleno ti priverà
di
vita: questa qual fumoso vino ti leverà il cervel
esta fuggendoti farà, che da te medesimo ti consumi: quella in un mar
di
miserie ti farà patir naufragio: questa in un pel
lla in un mar di miserie ti farà patir naufragio: questa in un pelago
di
tormenti ondeggiante ti lascerà; e dal porto da t
te bramato sempre ti terrà lontano: e finalmente allo stesso termine
di
disperazione, e di morte, benché per diverse stra
ti terrà lontano: e finalmente allo stesso termine di disperazione, e
di
morte, benché per diverse strade, così per l’una,
Comica: perché la miro da lungijl: e così non corro pericolo alcunojm
di
peccare. Ma io rispondo. Forse voi qualche volta
lontano; e però stando alle volte vicino, e mirando, correte pericolo
di
peccare. Aggiungo: se la Donna mirata è lontana,
è lontana, la tentazione della vostra libidine è vicina. La bellezza
di
Bersabea da lontani balenò all’occhio reale dello
do prepe; de longe vidit David, et captus est. » Aggiungo il giudizio
di
un Savio, che dice. « Si ad MulieremCartag. T. 4.
; quia habitus ille pestilens etiam longè positos inficit. » Aggiungo
di
più. Alle volte è cosa peggiore mirar da lontano,
tto; perché non scorge un bello, e delicato oggetto; ne vede un volto
di
Elena giovane, e graziosa: ma un visaggiojo di Ec
etto; ne vede un volto di Elena giovane, e graziosa: ma un visaggiojo
di
Ecuba stomacosa, e vecchia; e la vista di donna t
graziosa: ma un visaggiojo di Ecuba stomacosa, e vecchia; e la vista
di
donna tale è così brutta, che fa fuggire la tenta
donna tale è così brutta, che fa fuggire la tentazione; e serve quasi
di
potente Basilisco per uccidere il pensiero della
lgatojp. « Contraria iuxta se posita magis elucescunt. » La bruttezza
di
una fa maggiormente spiccare i lampi di beltà nel
is elucescunt. » La bruttezza di una fa maggiormente spiccare i lampi
di
beltà nell’altra. Ma poniamo, che vi sia una Comi
a. Ma poniamo, che vi sia una Comica sola, e che sia brutta al parere
di
uno: io dico, che forse non tutti sono dello stes
ti is animus, in suo corpore moriens, in alieno est vivens. » L’animo
di
chi ama, sta morto nel proprio corpo, che informa
iare altro, che l’amato oggetto. Tali uomini si trovano alle volte, e
di
tali S. Crisostomo scrive con questa forma. « Qui
ittà, una Comica, veramente agli occhi dei Savi brutta, ma alla vista
di
quel misero tanto vaga, che gli sembrava una bell
non stima brutto l’amato viso, chi l’ama troppo sregolatamente. Ma se
di
rado avviene, che una Comica brutta piaccia molto
vedere bella, ornata, e tutta vana nel banco, o nella scena. Oggetto
di
tal fatta è una Medusa per il danno di molti: e m
banco, o nella scena. Oggetto di tal fatta è una Medusa per il danno
di
molti: e molti si impietriscono per tale aspetto:
rie Comiche nuocono alle anime nel Teatro con altri modi ? Il capo
di
Medusa era pieno di velenose serpi, onde può serv
alle anime nel Teatro con altri modi ? Il capo di Medusa era pieno
di
velenose serpi, onde può servire a noi di simbolo
Il capo di Medusa era pieno di velenose serpi, onde può servire a noi
di
simbolo, per avvisarci, che il capo di una teatra
serpi, onde può servire a noi di simbolo, per avvisarci, che il capo
di
una teatrale Medusa, cioè di una Comica, e molto
i di simbolo, per avvisarci, che il capo di una teatrale Medusa, cioè
di
una Comica, e molto più la faccia di lei, e la pe
apo di una teatrale Medusa, cioè di una Comica, e molto più la faccia
di
lei, e la persona, è piena di serpi, che cagionan
oè di una Comica, e molto più la faccia di lei, e la persona, è piena
di
serpi, che cagionano a molti deboli di spirito la
di lei, e la persona, è piena di serpi, che cagionano a molti deboli
di
spirito la rovina spirituale, e gli avvelenano co
la grazia, e il canto; mi dichiaro discorrendo così. La Donna solita
di
comparire in banco, ovvero in scena, quando si ve
o in scena, quando si vede mancante nella naturale beltà, cioè povera
di
quel capitale e donnesco, che è tanto apprezzatoj
nnesco, che è tanto apprezzatojr, si avanza, come può, o con i grazia
di
bellissimi modi nel trattare, o con la dolcezza d
uò, o con i grazia di bellissimi modi nel trattare, o con la dolcezza
di
soavissima voce nel cantare; finché ella comparen
non solum Diabolum, sed etiam Dominum habemus adversum ? » Che sarà
di
noi nel Teatro, dal quale ci separano i divieti s
ci, che conducono le Donne, mi disse liberamente. Padre la sola vista
di
Donna suol cagionare nell’animo nostro un subito
un subito risentimento contro l’onestà: che ci cagionerà poi la vista
di
una Comica bella, ornata, e vana; se l’animo nost
iarvi dentro moltissimi Peccatori. Quanto può la grazia; e belli modi
di
un’accorta, e graziosa Donna contro il bene unive
belli modi di un’accorta, e graziosa Donna contro il bene universale
di
una Città intera. Ho sentito raccontare per bocca
bene universale di una Città intera. Ho sentito raccontare per bocca
di
un degnissimo Religioso, nobile Messinese, che in
nobile Messinese, che in una Città principale del fiorentissimo Regno
di
Sicilia si trovava una famosa comica, la quale, d
dal Sig. Iddio, onde compunta se ne andò alla Chiesa della Compagnia
di
Gesù, e domandò un confessore. Le fu assegnato un
confessore. Le fu assegnato un virtuosissimo vecchio, il quale, prima
di
andare per udirla, quasi dovesse combattere spiri
a, con che una Donna teatrale nuoce a molti con il solo modo grazioso
di
trattare: nuoce ancora, con altri modi, uno dei q
a, con altri modi, uno dei quali si fonda sulla dolcezza del cantare,
di
questo ora intendo quella scrittura d’Isaia. « Po
tores: sicut meretrix cantu illecebroso allicit Amasios. » E aggiunge
di
più. « Uti meretrix, Cytharas, cantus, omnesq: il
nato dalle comiche con la dolcezza del canto. La mercenaria musica
di
certe persone vagabonde non sempre sta collegata
te le ore in allegrezze, e conviti; ne ascoltando mai precetto alcuno
di
buoni avvisi, ne vedendo anche mai alcuno, che tr
serve il Franciotti, per provare, che le Figliuole non devono imparar
di
musica. Ma io me ne servo qui, per accennare, che
d una cast Donna; onde non sarà temerarietà il giuducare, che comiche
di
tal fatta per ordinario siano, viziose, e pernici
. » S. Ambrogio con maggior brevità discorre in prova, che il canto è
di
non poco sollievo alle fatiche. « Habet nox carmi
a culpam suam diluit. » Il canto cagionò la compunzione nel discepolo
di
Cristo Pietro. E qui io mi ricordo, come il santo
l discepolo di Cristo Pietro. E qui io mi ricordo, come il santo, non
di
un Gallo, ma di un Mimo fece compungerejx anticam
risto Pietro. E qui io mi ricordo, come il santo, non di un Gallo, ma
di
un Mimo fece compungerejx anticamente un Giovane
ce compungerejx anticamente un Giovane mondano in modo, che determinò
di
lasciare il mondo, e di donarsi tutto a Dio, serv
nte un Giovane mondano in modo, che determinò di lasciare il mondo, e
di
donarsi tutto a Dio, servendolo con perfezione. B
ononi nel Prologo dell’Opera fatta da lui intorno alle vite dei Padri
di
Occidente narra di S. Aiberto, Monaco racchiuso,
ell’Opera fatta da lui intorno alle vite dei Padri di Occidente narra
di
S. Aiberto, Monaco racchiuso, e uomo di somma ast
dei Padri di Occidente narra di S. Aiberto, Monaco racchiuso, e uomo
di
somma astinenza, che vivendo nella paterna casa G
e uomo di somma astinenza, che vivendo nella paterna casa Giovanetto
di
bel tempo, un giorno udì a caso un Mimo, credo un
cojy, il quale cantava una certa storia, che esprimeva la conversione
di
S. Teobaldo Eremita, l’asprezza della sua vita, e
e speranze del mondo, e si consacrò tutto a Dio in perfetto olocausto
di
vera, e santa penitenza. Questo effetto di pentim
Dio in perfetto olocausto di vera, e santa penitenza. Questo effetto
di
pentimento, e altri simili aspettare si possono d
danni alle anime, molti dolori, e grave rovina. « Onde ebbe ragione
di
scrivere con forma satirica un nobile Moderno. Ma
dir, quando cantilla Barzellette d’amor sul Buonacordo. Un non so che
di
tenero distilla Musica Femminil, che l’alme asso
, che ode sermon lascivo, e blando. » S. Agostino piange la miseria
di
coloro, che si dilettano « manus canticisT. 9. l.
sanctificat animam. » Origene, Cassiano, e altri Dottori antichi sono
di
parere che a vizi diversi fossero presidenti dive
horum criminus tandem aliqua defensis ? » Lascio molti altri luoghi
di
Santi Padri, quali sono nella prima Opera mia sta
di Santi Padri, quali sono nella prima Opera mia stampata con titolo
di
Risposta; e mostrano efficacemente, che il canto
citudine fuggire. E questo è anche grandemente conforme alla dottrina
di
Platone, che insegna, che i canti, « cum omnes ho
gli uomini, e molto più ai Giovani; e però se contengono cosa alcuna
di
vizio, facilemente la spargono, e efficacemente l
Uditori. E la ragione è portata da Nicolò Biesio, ove adduce il luogo
di
Platone, e poi soggiunge. « Nam animos nosterde R
ilissimo a numeri, particolarmente armoniosi; come attestano Filosofi
di
gravissima autorità. Non mi fermo nel bilancio di
attestano Filosofi di gravissima autorità. Non mi fermo nel bilancio
di
questa ragione, e passo a riferire un altro luogo
rmo nel bilancio di questa ragione, e passo a riferire un altro luogo
di
Platone portato da Simanca. « Si voluptuosam Musa
al contenere disonesti, e viziosi concetti, sarò formato con la voce
di
Donna, e Donna vana, e Comica impudica ? Nuocerà
Donna cantatrice diventerà quasi un laccio del nemicojz per far presa
di
molte anime. A questa verità alluse S. Efrem, qua
gli diventa esca e allettamento per prendere delle altre con la voce
di
quella. « Que primum capta fuerit Ho. de recta vi
cumvoliantes ad eos pelliciat. » Ed io penso, che la Donna cantatrice
di
lascivo canto, e che l’impudica, e ardita Comica
che l’impudica, e ardita Comica sarà bersaglio delle sante punitrici
di
Dio. A lei; anzi a tutte le Comiche sue pari conv
a parimente la volontà. Tu consrvi la consonanza delle voci; conserva
di
più la concordia dei costumi, per concordare con
n Gentiluomo, virtuoso professore della vita militare, aveva un Servo
di
cattivi costumi, ma di soave talento nel cnataare
professore della vita militare, aveva un Servo di cattivi costumi, ma
di
soave talento nel cnataare: ma cantava laidezze,
lui un fiero, grande, peloso, e cornuto Diavolone, che con gli occhi
di
fuoco, e con la faccia ardente saltava festoso co
alli osceni, edai suoi sporcgi canti. Ma l’avviso non gli fu medicina
di
sanità contro il suo morbo; ne fu potente martell
inazione. E però cacciato fu da quel servizio, e restò dopo lo spazio
di
pochi giorni colpito dalla falce di morte, infeli
servizio, e restò dopo lo spazio di pochi giorni colpito dalla falce
di
morte, infelicemente la vita terminando, e se ne
avoli eternamente; perché tra gli uomini cantava oscenamente. Castigo
di
tale sorte merita la Donna, Cantatrice oscena, ma
Beltrame dice chiaro. Senz adubbio potrà far colpo il vezzoso parlare
di
una bellissima Comica, discorrendo d’amore con l’
ssima Comica, discorrendo d’amore con l’amante suo. Aggiungo al detto
di
questo Comico quel poco scritto da un moderno Dot
E scoprirsi l’uno l’altro gli affetti ? E trattare del modo, e tempo
di
ritrovarsi ? Che sarà vedere, che l’Adulero chied
a neve, e il ghiaccio stesso diventerebbe un’ardente fiamma nel mezzo
di
queste ardentissime fiamme: dunque ciascun Fedele
l mezzo di queste ardentissime fiamme: dunque ciascun Fedele, fornito
di
senno, stimi debito della sua diligenza l’allonta
, cagionata con l’efficacia del femminile sermone; e secondo l’avviso
di
Crisostomo esamini se stesso, per vedere, che cat
alle anime con i balli fatti nel pubblico Teatro ? Feconda materia
di
nocumentikb è questa, e direbbe il Nazianzeno. «
ia chorea, Per te trionfa solo colei, che terra Furia d’Averno, e non
di
cipro è Dea. » perché della Teatrale Femmina bal
è Dea. » perché della Teatrale Femmina ballante seguono mille sorti
di
rovine spirituali. Io non mi sforzerò si spiegarl
i sforzerò si spiegarle tutte; perché sarebbe un faticare per la tela
di
Penelope; e per tutte ci vorrebbe un gran volume:
Penelope; e per tutte ci vorrebbe un gran volume: A chi ha vero zelo
di
sua salute, basta, per voler fuggirle tutte, l’ap
rendere vivamente la forza efficacissima, con che cagionano la rovina
di
molti. Così con vivezza l’apprendeva l’anno 1638.
vina di molti. Così con vivezza l’apprendeva l’anno 1638. nella Città
di
Trapani in Sicilia un nobilissimo Cavaliere grævm
bilissimo Cavaliere grævmente infermo, quale io visitai, e ragionammo
di
cose spirituali un pezzo; e poi si deplorò tra no
nammo di cose spirituali un pezzo; e poi si deplorò tra noi la cecità
di
quelli, che poco stimano il pericolo, che di pecc
eplorò tra noi la cecità di quelli, che poco stimano il pericolo, che
di
peccatocorrono coloro, che vanno alle Commedie os
ro. O quianti vi peccano. O quanti si rovinano. Ed io dico, che balli
di
tal fatta, e troppo licenziosi sono viziosi a par
co, che balli di tal fatta, e troppo licenziosi sono viziosi a parere
di
chiscrisse. « Saltare etiam in vitiis poni. »Emil
minonda. E sono molyi nocivi, e si devono molto abominare, come degni
di
vituperio, non solo per sentenza dei Teologi, e d
i di vituperio, non solo per sentenza dei Teologi, e dei S. Padri, ma
di
più per avviso di ogni giudizioso. Natal Comite s
n solo per sentenza dei Teologi, e dei S. Padri, ma di più per avviso
di
ogni giudizioso. Natal Comite scrive di una Donna
. Padri, ma di più per avviso di ogni giudizioso. Natal Comite scrive
di
una Donna chiamata Empusa, che si trasformava in
nna chiamata Empusa, che si trasformava in varie, e differenti figure
di
modo, che pareva un Proteo. Ma Luciano afferma, c
professano modestia. Beltrame testifica, che una gran Donna, Signora
di
santi costumi, dopo aver sentito molti anni le bu
elli accessori, dice egli, tanto smascherati danno talvolta occasione
di
mal trattare l’Arte. Ed io aggiungo con le parole
lvolta occasione di mal trattare l’Arte. Ed io aggiungo con le parole
di
Bernardino de Vigliegas. I balli, e i suoni tanto
io; che tutta la nobiltà Italiana imitasse l’esemplare determinazione
di
quella gran Donna; e che tutte le moderne Comiche
onna; e che tutte le moderne Comiche fuggissero lo scandaloso eccesso
di
quelle Comiche, le quali infettavano le scene, e
disonesti: non tutte si astengono dal recere mortal danno alle anime
di
molti con i loro balli fatti nel pubblico Teatro.
el pubblico Teatro. So, che i dotti insegnano, che i balli sono degni
di
pubblica letizia; e si ricevono per la consuetudi
rte non pare, che sia una corruttele; e dai balli si prende occasione
di
celebrare i Santi Matrimoni, come dicono Silvestr
ali sono quelli, che fanno molte Comiche del nostro tempo in presenza
di
milti Giovani, onde si può dire con S. Ambrogio.
urpi saltatione polluintur. » Pensino un poco da senno gli spettatori
di
questi balli, quanto sono riprovati dalle divine
ex toto, affectu, extenda manum meam super te. » Con le sacre parole
di
questi due Profeti il Signore minaccia di levare
r te. » Con le sacre parole di questi due Profeti il Signore minaccia
di
levare le bella chioma, e di dar percosse a quell
i questi due Profeti il Signore minaccia di levare le bella chioma, e
di
dar percosse a quella Femmina, che nei lascivi ba
uriosamente alla gran fornace dei Tartarei fuochi, et ivi fu bruciata
di
modo, che pur un capello non rimase nel suo corpo
stro armò la destra con un tizzone ardente, e cacciandolo nella bocca
di
quella sventurata, disse. « Hoc habero pro cantil
o narrò alla sua Genitrice, e a milti altri il funestissomo argomento
di
quella Tragedia, in cui ella stessa era stata il
era stata il soggetto, e la Spettatrice. Qiundi portata alla presenza
di
un reverendo Sacerdote spiegò le colpe sue, atten
Pene avverate secondo me in quella Donna Ballerina, sfacciata, e vana
di
Brabantia, della quale il Coetaneo di S. Tommaso
na Ballerina, sfacciata, e vana di Brabantia, della quale il Coetaneo
di
S. Tommaso d’Aquino, Tommaso Cantipratense scrive
ro, narratogli da un soggetto della Religione. Era, dice, una Femmina
di
costumi troppo licenziosi; godeva di trastullarsi
eligione. Era, dice, una Femmina di costumi troppo licenziosi; godeva
di
trastullarsi ogni festivoApum. l. 2. c. 49. giorn
he vicino al luogo, ove ballava, certi Giovani cominciarono un giuoco
di
palla, che lungi si mandava con la percossa del b
palla, che lungi si mandava con la percossa del bastone. Ed ecco caso
di
gran sventura, e improvviso: sfugge il bastone di
stone. Ed ecco caso di gran sventura, e improvviso: sfugge il bastone
di
mano ad un di quei Giuocatori, e colpisce per dri
caso di gran sventura, e improvviso: sfugge il bastone di mano ad un
di
quei Giuocatori, e colpisce per dritto il capo de
moribonda, e poco dopo termina i giorni suoi, spirando l’ultimo fiato
di
quella vita indegna, che chiamare si poteva degna
quella vita indegna, che chiamare si poteva degna morte, e morte rea
di
una meritata pena sempiterna. Tutti gli spettator
te, e morte rea di una meritata pena sempiterna. Tutti gli spettatori
di
questo miserando accidente restarono persi tra la
r letto della morta il feretroke, ve la collocarono sopra con lacrime
di
compassione. Poco dopo gli Ecclesiastici personag
is, fater intolerabilis spargeretur ». Cioè a dire. Ecco un gran toro
di
spaventosissima negrezza; anzi ecco un infuriato
questo mio dire o Sante Donne ? Credo, che diciate, che non da saggio
di
Femmina vergognosa, e pudica quella, che gode far
io delle mercanzie vendute dai Ciarlatani. Eppure non mancano Femmine
di
questa fronte tanto sfrontata, e troppo ardita. L
citato da Girolamo Fiorentino, e da altri, pempra la penna per avviso
di
queste infelici Donne, e scrive: « Quid dicam ? »
Quid dicam ? » Che dirò ? Che le Femmine compaiono con gli uomini; e
di
più bene spesso vestire da uomo esercitano il sal
nandio Canonico della Chiesa Cordubense dice chiaro, che questa sorte
di
salti è stata causata dalle spelonche tartaree di
o, che questa sorte di salti è stata causata dalle spelonche tartaree
di
Flegetonte. « Ab Inferis evocavit nostrum vulgus.
mo abominevole con maggior bruttezza. Ebbe ragione una volta un Servo
di
Dio nella Città di Siracusa di dirmi con gran sen
maggior bruttezza. Ebbe ragione una volta un Servo di Dio nella Città
di
Siracusa di dirmi con gran senso a proposito di q
tezza. Ebbe ragione una volta un Servo di Dio nella Città di Siracusa
di
dirmi con gran senso a proposito di queste Saltat
vo di Dio nella Città di Siracusa di dirmi con gran senso a proposito
di
queste Saltatrici. O quanto tupri, e disonesti qu
one uno zelante Predicatore della santa Religione dei Padri Capuccini
di
risolversi a porre efficiace rimedio allo scandal
usando questo modo, narrato a me la un Comico, che era tra i compagni
di
quella Femminella. Si fece chiamare il Capo, che
elò con zelo del danno che alle anime si derivava dalla vista lasciva
di
quei salti femminili; e ottenne da lui parola, e
dio non fosse stata impedita, non già dal comico, ma dal comandamento
di
un gran personaggio, che venuto a vedere la Donna
on compariva a saltare, ordinò, che proseguisse il costume scostumato
di
prima; e così fu fatto con dolore, e pazienza dal
vera conversione i peccatori, che viziosamente godevano lo spettacolo
di
quella Saltatrice, e dei suoi salti, e moltiplica
parire con me alla loro miseria. Ma non so, se il buffone, mentre una
di
queste salta, e tripudia nel pubblico, egli mai,
simo atto con lei, per far ridere squarciatamente la brigata. So bene
di
avere già veduto di tal fatta per mia disavventur
er far ridere squarciatamente la brigata. So bene di avere già veduto
di
tal fatta per mia disavventura nel tempo della mi
e convinto pienamente, che era una grandissima oscenità quel tripudio
di
salti zazzeschi, e femminili. Ma che ho detto; no
fanno tali, perché mentre scrivo quella materia, intendo da testimone
di
vista, che una Donna, vestita da uomo salta pubbl
ministris homines decipiuntur. » Ho. 49. in Math.Nella dissoluzione
di
questi salti tripudianti se ne sta saltando il Di
Saltatrice: e molto più tema la stessa Comica, che è tanto vana; ed è
di
tanta rovina alla cristianità, tema, dico, l’ira
cristianità, tema, dico, l’ira divina, la quale talvolta non aspetta
di
castigare le sue iniquità nell’altra vita: le cas
peccaminoso diletto. Ho saputo da un gravissimo Religioso, testimone
di
vista, che in Germania fu una Donna di nobilissim
ravissimo Religioso, testimone di vista, che in Germania fu una Donna
di
nobilissimo casato, e di riguardevole beltà, ma s
imone di vista, che in Germania fu una Donna di nobilissimo casato, e
di
riguardevole beltà, ma superba, vana, e molto des
casato, e di riguardevole beltà, ma superba, vana, e molto desiderosa
di
comparire; ssembrava una capitana della donnesca
non restasse la Donna offesa, a malamente affetta: onde per la forza
di
quel serpentino veleno divenne storpiata di modo,
ffetta: onde per la forza di quel serpentino veleno divenne storpiata
di
modo, che non potè più camminare, se non a manier
venne storpiata di modo, che non potè più camminare, se non a maniera
di
bestia brancolando con le mani, e con i piedi, e
colando con le mani, e con i piedi, e saltando qualche volta a foggia
di
Rospaccio. Di questa pena, e di molto maggiore so
di, e saltando qualche volta a foggia di Rospaccio. Di questa pena, e
di
molto maggiore sono degne le disoneste Comiche, l
a saltar, o a far altri giuochi nel pubblico Teatro ? La Comparsa
di
una lasciva Comica nel pubblico Teatro per dilett
to evidente danno alle anime poco stabili nella virtù; e suole essere
di
tanto pregiudizio alla cristiana onestà, che può
uole essere di tanto pregiudizio alla cristiana onestà, che può dirsi
di
lei il detto di Clemente Alessandrino. « Hac est
anto pregiudizio alla cristiana onestà, che può dirsi di lei il detto
di
Clemente Alessandrino. « Hac est fornicariaL. 3.
o degli Spettatori, usa, oltre l’artificio delle parole, la destrezza
di
quel salto, che si può chiamare con Agostino. « S
simo sia, che il corpo saltando miseramente nel peccato, e si fa reo,
di
essere costretto a saltare eternamente tra i fuoc
te tra i fuochi della tartarea, e tormentosa fornace. Ora per cagione
di
questo salto femminile la Comica si veste da uomo
er cagione di questo salto femminile la Comica si veste da uomo; e io
di
lei domando con il proposto Quesito. Lo può fare
. 5. mulier veste virili. » Non si ammetterà la Donna con vestimento
di
uomo. La Glosa ordinaria su questo scrive. « Alia
resemptuo sum », nota Lirano, perché è cosa d’indecenza alla donna, e
di
presunzione; e si può aggiungere, è anche di poca
’indecenza alla donna, e di presunzione; e si può aggiungere, è anche
di
poca onestà, dicendo quel Poeta. « Quem prestare
accorda pudica Donna con Donna armata. Ma lasciamo questa esposizione
di
veste guerriera, e d’armatura: ragioniamo della v
ngradunctor ad viros. » Come comparse (dico io) le Meretrici al tempo
di
Carnevale si vestono da uomo, per andare liberame
puta mendacia, vel odiosa verba. » Voglio aggiungere qui all’autorità
di
Raffaello delle Colombe: già che egli cita Silves
. E lo interpreta dicando. I sacri CanoniNell’Appendice: alla Predica
di
Feb. 4. Dom. 4. di Quares. sotto pena si scominuc
icando. I sacri CanoniNell’Appendice: alla Predica di Feb. 4. Dom. 4.
di
Quares. sotto pena si scominuca, che non si da, s
faceva una Meretrice, la quale vestita da uomo viveva nella compagnia
di
alcuni Banditi, andando armata, e cavalcando gior
ni Banditi, andando armata, e cavalcando giornalmente con loro a modo
di
Bandito, e era stimata vero uomo da chi la vedeva
la vedeva, ne sapeva la sua malvagia, e disonesta ipocrisia. L’avviso
di
Lirano viene approvato da Cornelio a Lapide, che
elle vesti è precetto giudicale, ovvero cerimoniale, e ora per grazia
di
Cristo Redentore è svanito. Nondimeno leggo in Co
e questo gran Dottore, che la Donna Cristiana non soggiace alla forza
di
questo precetto, in quanto fu cerimonia già presc
è cosa naturale; cioè la Natura, che è lo stesso Dio, detta col lume
di
ragione alla Donna, che non usi le vesti, delle q
fingi uomo ? La natura ha cinto, e ricoperto il maschio, e la femmina
di
ciascun sesso con le proprie, e differenti vestim
i del sesso loro maschile, e femminile. Tra Pavoni il maschio compare
di
più, che la femmina, specioso. Apre il ricco teat
ato Sole tra gli uccelli: e questi regi vestimenti, e queste vaghezze
di
speciosità non di concedono alla femmina compagna
ccelli: e questi regi vestimenti, e queste vaghezze di speciosità non
di
concedono alla femmina compagna del Pavone. « Sex
Sexum indumenta discernunt. » Ora dico, che questa distintiva varietà
di
vestimenti si deve conservarekm con proporzione t
ce S. Ambrogio: cisì procede dalla stessa Natura, dico io, l’elezione
di
vesti diverse per l’uomo, e per la Donna. Dunque
alis », contro il dettame, e precetto naturale, mentre usa il vestito
di
uomo per saltare in pubblico Teatro. Ma forse dir
iosa, illecita, proibita, e contraria alla divina legge, e meritevole
di
castigo: cioè l’usar la Donna il vestito di uomo
ivina legge, e meritevole di castigo: cioè l’usar la Donna il vestito
di
uomo non è peccato mortale, né veniale, ma solo a
ostruoso. Come il Filosofo dice, che la Natura pecca nelle produzione
di
una cosa, quando non la produce fornita con le su
produce fornita con le sue solite condizioni: così sarebbe un albero
di
ulivo fatto grande, e vestito con foglie di pero,
i: così sarebbe un albero di ulivo fatto grande, e vestito con foglie
di
pero, o di limone: e la ragione si può prendere d
ebbe un albero di ulivo fatto grande, e vestito con foglie di pero, o
di
limone: e la ragione si può prendere da S. Tommas
inem. » Rispondo, che questa Obiezione mi porge comodità, e necessità
di
rispondere meglio, e più distintamente al propost
stintamente al proposto Quesito, e mostrare, come sia lecito, o no: e
di
quanta gravezza sia alla Comica l’uso del vestito
l’imparar cosa rea da un reo Mætro: l’animo del discepolo, a maniera
di
vaso nuovamente formato, s’imbevera facilmente co
et respons. Draco antiquus. Magister omnis impuritatis. » Il maestro
di
tutta l’impirità ammaæstrò i miseri mortali al ba
l saltare e per meglio saltar, e dilettare saltando, usare il vestito
di
uomo ? Io con alcuni punti spiegherò la mia sente
entenza. Dico 1. la mutazione della veste femminea non è secondo se o
di
sua natura peccato mortale alla Donna. Laiman dic
icitè sit. » Si cerca. Se la Donna pecchi mortalmente, usando l’abito
di
uomo. E dico. Che tal uso noon è peccato di sua n
rtalmente, usando l’abito di uomo. E dico. Che tal uso noon è peccato
di
sua natura; perché alle volte si fa lecitamente;
impudica Venere, se ne usci vestita da uomo, persuasa dalle preghiere
di
quel castissomo Giovane, che a lei se ne era entr
di quel castissomo Giovane, che a lei se ne era entrato con apparenza
di
brutta pretensione; e cioè fece la Santa, « no ut
ne, come farebbe per non essere conosciuta dai nemici; o per mancanza
di
altro vestito; o per onesta ricreazione di se ste
dai nemici; o per mancanza di altro vestito; o per onesta ricreazione
di
se stessa, o di altra persona. Cornelio Lapide co
r mancanza di altro vestito; o per onesta ricreazione di se stessa, o
di
altra persona. Cornelio Lapide commentando il pre
questo precetto già si acancellato, in quanto che obbliga sotto pena
di
peccato mortale: pechè S. Tommaso insegna, che no
quando fieri sine peccato. » Può talvolta avvenire, che senza lordura
di
peccato la Donna si vesta con l’abito virile. Dun
di peccato la Donna si vesta con l’abito virile. Dunque per sentenza
di
San Tommaso, oltre gli allegati Dottori, la mutaz
, oltre gli allegati Dottori, la mutazione della donnesca vestw non è
di
sua natura peccato mortale alla Donna. Io concedo
sa malako; come malevole si è la bugia, la fornicazione, e altre cose
di
simil fatta; ma pechè è un’azione del numero di q
cazione, e altre cose di simil fatta; ma pechè è un’azione del numero
di
quelle, che assolutamente considerate portano con
ità, ovvero disordine: e nondimeno diventano buone con la congiuntura
di
alcune circostanze. Tale azione dunque è viziosa
ircostanze. Tale azione dunque è viziosa da se; perché ha l’apparenza
di
male, e se non vien giustificata con qualche buon
a quale una donna alle volte si veste da uomo senza altra circostanza
di
più grave colpa. Layman scrive: « Si ex levitatel
non erit mortale. » Ed infine S. Tommaso, chiamando questa mutazione
di
veste femminea azione viziosa, « de se vitiosum e
che quella Canonica sentenza si fulmina per rispetto dell’intenzione
di
attendere più facilemente alla disonestà. « Loqui
andi; ut patet per Gloss. et Arch. Ibi », come occorse una volta, che
di
mezzo dì fu veduta una Meretrice uscire, da una p
e di mezzo dì fu veduta una Meretrice uscire, da una porta principale
di
una Città, ove l’aspettava una carrozza di Giovan
e, da una porta principale di una Città, ove l’aspettava una carrozza
di
Giovani lascivi; e giunta si trasse tosto le vest
che pecchi mortalmente, quando vi sono. Cornelio segue un simil teno
di
dire dicendo, che non pecca mortalmente, « si ab
idinis », se non vi concorre grave scandalo, e intenzione, e pericolo
di
lascivia; onde si raccoglie, che concorrendovi ta
ato mortale, se vi si trovi l’intenzione malvagia, ovvero il pericolo
di
lascivia, oppure lo scandalo di notabile gravezza
tenzione malvagia, ovvero il pericolo di lascivia, oppure lo scandalo
di
notabile gravezza. Dico 4. La Comica, vestendosi
4. La Comica, vestendosi da uomo per dilettar saltando nella presenza
di
persone forti di spirito, non pecca mortalmente.
tendosi da uomo per dilettar saltando nella presenza di persone forti
di
spirito, non pecca mortalmente. perché in quanto
ti di spirito, non pecca mortalmente. perché in quanto all’intenzione
di
solo dilettare, e di guadagnare saltando, non pec
cca mortalmente. perché in quanto all’intenzione di solo dilettare, e
di
guadagnare saltando, non pecca; dicendo Navarro,
o Navarro, che la Femmina non pecca vestendosi da uomo con intenzione
di
recar danno ad altri onesta delazione, « ob hones
a virtuosa Comica riguarda in questo scopo. In quanto poi al perioclo
di
lascivia, dico, che non vi è; mentre le persone s
nello spirito, non si scandalizza notabilemente, ne prende occasione
di
rovina spirituale da cose per le stesse indiffere
ora altra buiona ragione, per la quale si debba condannare la Comica
di
peccato mortale nel mutar il proprio vestito per
ortale nel mutar il proprio vestito per dilettar saltando in presenza
di
virtuosi: dunque non pecca mortalmente. Dico 5. P
hi nel pubblico Teatro. Prendo la ragione dalla spirituale debolezzea
di
molti; che infallibilmente si trovano nella molti
estita può essere; anzi è, e ella lo sa, cagione prossima, e efficace
di
mortale lascivia; e però con l’uso di tal vestito
a, cagione prossima, e efficace di mortale lascivia; e però con l’uso
di
tal vestito pecca mortalmente. Onde io dico a mio
ivia. » E si sa putroppo dall arelazione dei pratici, dall’esperienza
di
oggidì, e dall’attestazione dei Giovani poco virt
oggidì, e dall’attestazione dei Giovani poco virtuosi che moltissimi
di
loro al vagheggiare una bella, e graziosa Comica
olgimenti quel suo corpicciolo, concepiscono mille pensieri, non solo
di
onesto diletto, ma di più di libidinoso affetto;
picciolo, concepiscono mille pensieri, non solo di onesto diletto, ma
di
più di libidinoso affetto; onde peccano almeno co
o, concepiscono mille pensieri, non solo di onesto diletto, ma di più
di
libidinoso affetto; onde peccano almeno con il pe
affetto; onde peccano almeno con il pensiero mortalmente. E la Medea
di
queste morti spirituali è la Comica vestita da uo
da uomo per dilettare saltando. E come le parole brutte, che non sono
di
loro natura mortali, diventano tali per accidente
mortali, diventano tali per accidente, quando sono dette in presenza
di
persone deboli di spirito; come dico altrove; cos
o tali per accidente, quando sono dette in presenza di persone deboli
di
spirito; come dico altrove; così ora dico, che i
Comica con giusta cagione si veste da uomo per saltare nella presenza
di
persone virtuose; non può far lo stesso nella pre
la presenza di persone virtuose; non può far lo stesso nella presenza
di
Giovani deboli di spirito, e facendolo pecca d’az
sone virtuose; non può far lo stesso nella presenza di Giovani deboli
di
spirito, e facendolo pecca d’azione scandalosa co
e però l’uso dell’abito virile non è peccato a lei secondo l’autorità
di
S. Tommaso, che scrive. « Potest quandoque hoc fi
o rispondo, che la Comica non fa questo per necessità, ma per avidità
di
guadagnare in puù maniere. Può ella, se vuole, co
a l’uso del vestito virile, e senza il salto scandaloso. Ha necessità
di
guadagnarsi il mantenimento di sua vita, ma con l
enza il salto scandaloso. Ha necessità di guadagnarsi il mantenimento
di
sua vita, ma con l’uso dei mezzi approvati dalle
ta, e peccaminosa utilità. Insomma io stimo verissima la proposizione
di
S. Tommaso; ma falsissima la sua applicazione; pe
to; e spesso con scndalo si poneva sulla porta, ricevendo i pagamenti
di
coloro, che entravano, per vederla saltare, cammi
da altri e se, nelle quali, come in valle d’impurità, risonava l’Eco
di
molta oscenità; e gli equivoci erano tali, che si
t esse, ubi saltatur ? » dove tal Donna salta, può trovarsi vestigio
di
vergogna ? Non per giudizio dei Savi. Ora di ques
a, può trovarsi vestigio di vergogna ? Non per giudizio dei Savi. Ora
di
queste Saltatrici, avide di guadagno, che non man
vergogna ? Non per giudizio dei Savi. Ora di queste Saltatrici, avide
di
guadagno, che non mancano a nostro tempo, chi dic
aprei contraddire;nemmeno, se aggiungesse, che sono animate navicelle
di
Caronte, per traghettare molte anime alla miserab
aronte, per traghettare molte anime alla miserabile, e lacrimosa ripa
di
Acheronte. Quesito Decimo quinto Le Comiche
assegnati ? La scena oscena si può nominare per verità un arsenale
di
mille calamitose sventure, e tutte nocive ai mise
di mille calamitose sventure, e tutte nocive ai miseri Spettatori. E
di
queste sventure principalissima fabbircstrice si
, che altri non pochi, e non poco nocivi si possono aggiungere; ma io
di
preferenza ne voglio accennare solamente uno; ed
e voglio accennare solamente uno; ed è, che non solo la vista attuale
di
una Comica ferisce l’animo con i peccati nel Teat
risce l’animo con i peccati nel Teatro; ma anche la sola ricordanzakq
di
lei in altro luogo, e dopo qualche tempo lotrafig
n molte, e gravi punture peccaminose. Questo provasi con l’esperienza
di
un infelice Giovane, che disse di avere commesso
se. Questo provasi con l’esperienza di un infelice Giovane, che disse
di
avere commesso moltissime iniquità per il ricordo
ovane, che disse di avere commesso moltissime iniquità per il ricordo
di
una Comica già veduta nel pubblico banco di una p
e iniquità per il ricordo di una Comica già veduta nel pubblico banco
di
una piazza. Il mirar una Donna, molte volte è un
data dall’Abate Arsenio ad una Donna, che lo pregava a tener memoria
di
se nelle sue orazioni: a cui egli rispose. « Quin
a dal mio cuore il ricordo della sua persona. Non tutti al ricordarsi
di
una Donna già veduta, e tentati per tal ricordanz
cithia, il quale combattuto dal Demonio con la memoria della bellezza
di
una Femmina veduta, udendo, che era morta andò al
lcro, ove il cadavere giaceva infracidito, la portò alla cella, e usò
di
porsela molto spesso alle narici, dicendo. Ora go
; ricreati, consolati, e sollazza a tuo piacere, e seguitò la pratica
di
questo AforismoSp. d. 2. 23., finchè la tentazion
avellando, si può dire del delicato, e gran Pesce spada, che nel Faro
di
Messina, ovvero altrove, ove si fa la caccia cont
, che nel Faro di Messina, ovvero altrove, ove si fa la caccia contro
di
lui, fugge dopo ricevuta la ferita col dardo lanc
nella deserta campagna da quella fiera, e tanto gagliarda tentazione
di
senso, per uno sguardo solo già molto prima dato
azione di senso, per uno sguardo solo già molto prima dato alla beltà
di
un viso femminile, che può temere, e che può aspe
ltà di un viso femminile, che può temere, e che può aspettare un uomo
di
rea inclinazione, e di mal abito, mirando più, e
e, che può temere, e che può aspettare un uomo di rea inclinazione, e
di
mal abito, mirando più, e più volte, e con molta
ole con una più che tragica lacrimazione. E quante volte occorre, che
di
passaggio, e casualmente uno mira sul balcone una
e qindi, come da fiamma, concepisce faville, che per pericolo spazio
di
tempo paiono, faville morte, ma po si scoprono ta
o, che egli tutto dolorosokt chiamava una quais mortale impossibilità
di
levarsi dal lezzo della disonestà. E chi potrà du
2. 2. q. 167. a. 2. ad 2.. Dunque facilissimamente riempiono la mente
di
brutte immaginazioni, le quali se non deturpano s
brutte immaginazioni, le quali se non deturpano subito il bel candore
di
un animo ben composto; certo che poi non cessano
to il bel candore di un animo ben composto; certo che poi non cessano
di
offuscarlo, e talora di annerirlo affatto sozzame
animo ben composto; certo che poi non cessano di offuscarlo, e talora
di
annerirlo affatto sozzamente con molte sozzure di
ffuscarlo, e talora di annerirlo affatto sozzamente con molte sozzure
di
peccati mortali. Io per me credo, che posso dire
nducono le donne alla scena, o al bacno per invenzione, e suggestione
di
Satanasso, il quale nella Donna fa comparire tant
Satanasso, il quale nella Donna fa comparire tanti, e tanti lacci, e
di
beltà, e di ornato, e di vanità, e di grazia, e d
il quale nella Donna fa comparire tanti, e tanti lacci, e di beltà, e
di
ornato, e di vanità, e di grazia, e di canto, e d
a Donna fa comparire tanti, e tanti lacci, e di beltà, e di ornato, e
di
vanità, e di grazia, e di canto, e di parole amor
mparire tanti, e tanti lacci, e di beltà, e di ornato, e di vanità, e
di
grazia, e di canto, e di parole amorose, e di bal
, e tanti lacci, e di beltà, e di ornato, e di vanità, e di grazia, e
di
canto, e di parole amorose, e di balli, e di salt
cci, e di beltà, e di ornato, e di vanità, e di grazia, e di canto, e
di
parole amorose, e di balli, e di salti, e di altr
ornato, e di vanità, e di grazia, e di canto, e di parole amorose, e
di
balli, e di salti, e di altri allettamenti, che m
i vanità, e di grazia, e di canto, e di parole amorose, e di balli, e
di
salti, e di altri allettamenti, che moltissimi Sp
di grazia, e di canto, e di parole amorose, e di balli, e di salti, e
di
altri allettamenti, che moltissimi Spettatori, al
i, e di altri allettamenti, che moltissimi Spettatori, almeno fiacchi
di
virtù, sono presi, allacciati, morti, e rovinati
nte pare impossibile, che da tali Basilischi non restino molti deboli
di
spirito miseramente estinti : anzi che talvolta i
lti deboli di spirito miseramente estinti : anzi che talvolta i tuoni
di
quelle voci Comiche, e i fulmini di quegli occhi
tinti : anzi che talvolta i tuoni di quelle voci Comiche, e i fulmini
di
quegli occhi balenanti colpiscono la sommità di q
Comiche, e i fulmini di quegli occhi balenanti colpiscono la sommità
di
qualche rilevato, ed eccelso monte; voglio dire,
troppo affetto verso la bellezza, e grazia della Comica. Non è affare
di
molto insolito avvenimento, che il cuore di un uo
ella Comica. Non è affare di molto insolito avvenimento, che il cuore
di
un uomo perda la spirituale libertà, quando l’occ
sacro Tempio, ove si ode la divina predicazione, e ove il santo timor
di
Dio e la riverenza raffrenano l’impeto degli affe
ffrenano l’impeto degli affetti, spesso la concupiscenza si introduce
di
nascostoa foggia di Ladroncello; come potranno su
gli affetti, spesso la concupiscenza si introduce di nascostoa foggia
di
Ladroncello; come potranno superarla nel Teatro c
intorno al mirare in scena, o in banco una Comica ordinaria, e piena
di
lascivi allettamenti ? Direbbero credo, che è un’
lascivi allettamenti ? Direbbero credo, che è un’evidentissima rovina
di
innumerevoli persone; e che questa comparsa femmi
cipizio dell’eterna dannazione. So bene, che i Comici, e i Ciarlatani
di
buona mente non hanno questo fine speculativament
no la femminile comparsa nel Teatro. Veniamo al Capo quarto, e ultimo
di
questo Ricordo, il quale Capo forse nomarsi puòku
le Capo forse nomarsi puòku nel Drammatico mare il capo tormentoso, e
di
buona speranza; tormentoso per le difficoltà, e o
ficoltà, e obiezioni molte, che non mancano nella presente materia: e
di
buona speranza per le buone risposte, e soluzioni
Comiche nel pubblico Teatro. Chi è stimolato con gli acuti pungoli
di
ben fondate ragioni alla confessione di qualche v
imolato con gli acuti pungoli di ben fondate ragioni alla confessione
di
qualche verità, merita lode nel confessarla candi
gnarsi d’aprir gli occhi, e godere quella luce, che l’acceso doppiere
di
un buon discorso gli fa vedere chiara, e distinta
procederanno i virtuosi Comici, e Ciarlatani, quando si compiaceranno
di
leggere diligentemente, e di bilanciare prudentem
i, e Ciarlatani, quando si compiaceranno di leggere diligentemente, e
di
bilanciare prudentemente le poche ragioni da me p
o, sia impresa da gigante, ne troppo difficile darle buone, chiare, e
di
soddisfazione a chi vuole appagarsi delle verità.
zione a chi vuole appagarsi delle verità. Che se le mie, che sono per
di
qui, non saranno tali, prego il benigno Lettore d
mie, che sono per di qui, non saranno tali, prego il benigno Lettore
di
compatir alla povertà del mio minuto, edi supplir
cene con oscenità; ne tutto il Mondo, ne tutte le scene hanno bisogno
di
correzione: ma quelle scene, e quella parte del M
are ogni tristezza, e cagionar la salute. So, che Beltrame, a maniera
di
Cavaliere animoso, e di valente Giostratore nella
gionar la salute. So, che Beltrame, a maniera di Cavaliere animoso, e
di
valente Giostratore nella Drammatica arringa, imp
e le persone; in modo che sono discorsi molte volte studiati, e pieni
di
nobili concetti; e non di lascive parole: e le Do
sono discorsi molte volte studiati, e pieni di nobili concetti; e non
di
lascive parole: e le Donne di qualche valore non
iati, e pieni di nobili concetti; e non di lascive parole: e le Donne
di
qualche valore non cadono in tali bassezze; che o
: e nno occorre dire. Vi è sempre pericolo; e ve ne sono esmpi chiari
di
quello, che nelle Commedie talvolta è occros; vi
hiari di quello, che nelle Commedie talvolta è occros; vi sono esempi
di
persone, che si sono gettate nei pozzi per amore;
, e mente che sia passivo, e non attivo la colpa è del fragile, e non
di
chi resiste. Poco male possono far le Donne delle
ssono far le Donne delle scene, con i loro discorsi: io dubiterei più
di
un occhio lusinghiero, di un riso vezzoso, di un
cene, con i loro discorsi: io dubiterei più di un occhio lusinghiero,
di
un riso vezzoso, di un portamento leggiadro di un
corsi: io dubiterei più di un occhio lusinghiero, di un riso vezzoso,
di
un portamento leggiadro di una bella Dama, che di
un occhio lusinghiero, di un riso vezzoso, di un portamento leggiadro
di
una bella Dama, che di quanti discorsi si facesse
di un riso vezzoso, di un portamento leggiadro di una bella Dama, che
di
quanti discorsi si facessero mai nelle scene. O q
minanole pesrone con i discorsi in scena. Aggiunge Beltrame. Le Donne
di
qualche valore non cadono in bassezze, e hanno ca
rame. Le Donne di qualche valore non cadono in bassezze, e hanno caro
di
essere stimate per la virtù. Ma io domando. E qua
o di essere stimate per la virtù. Ma io domando. E quante sono quelle
di
qualche valore, che non cadano ? Dirà un pratico:
ono amorosamente. Lascivamente, e scandalosamente; perché in presenza
di
Spettatori deboli di spirito dicono parole tali,
civamente, e scandalosamente; perché in presenza di Spettatori deboli
di
spirito dicono parole tali, e di più fanno gesti
ché in presenza di Spettatori deboli di spirito dicono parole tali, e
di
più fanno gesti talora tanto lascivi con i Comici
lascivi con i Comici recitanti, che se non si scusassero con il dire
di
essere Mogli, e Mariti, darebbero segni di essere
si scusassero con il dire di essere Mogli, e Mariti, darebbero segni
di
essere sfacciate Meretrici. Le Donne poi, che non
bbero segni di essere sfacciate Meretrici. Le Donne poi, che non sono
di
qualche valore nel recitare, cadono spesso in bas
recitare, cadono spesso in bassezze d’oscenità; perché quanto mancano
di
grazia, per piacere ai giudiziosi, tanto usano di
rché quanto mancano di grazia, per piacere ai giudiziosi, tanto usano
di
sforzo, per dare pastura ai disonesti con le loro
sime: e usano spesso gesti, e parole tanto oscene, che io mi vergogno
di
scriverle; perché altri al certo si vergognerebbe
io mi vergogno di scriverle; perché altri al certo si vergognerebbero
di
leggerle. Segue Beltrame; e repugnando alla prova
Egli dice con grazia, e con gentilezza; ma il suo dire non ha grazia
di
fermezza, ne di persuasiva: perché pochi si getta
razia, e con gentilezza; ma il suo dire non ha grazia di fermezza, ne
di
persuasiva: perché pochi si gettano nei pozzi, ma
intendat eum provocare ad turpem sui amorem. » Cioè. Se la Femmina sa
di
essere amata bruttamente da alcuno, non è rea di
oè. Se la Femmina sa di essere amata bruttamente da alcuno, non è rea
di
peccato, ogni volta che si offre al suo cospetto:
ogni volta che si offre al suo cospetto: purché non abbia intenzione
di
provocarlo a brutto amore verso di se. Così dice
petto: purché non abbia intenzione di provocarlo a brutto amore verso
di
se. Così dice questo Teologo, e poi soggiunge lim
i se offerat. » Cioè. Se la Femmina non ha qualche necessaria cagione
di
offrirsi, molti dicono, che elle pecca offrendosi
icono, che elle pecca offrendosi. E Filliucci chiaramente la condanna
di
peccatoTr. 28. n. 232., se può senza scomodo alcu
. 28. n. 232., se può senza scomodo alcunola ritirarsi dal dar mostra
di
se al peccatore amante. Ed io dico, esse le Comic
e, cioè le comaprse lascive, e con i ragionamenti scandalosi a deboli
di
virtù. Anche la Meretrice, ritirandosi dal peccat
te lo scomodo della privazione del guadagno disonesto; eppure è lampo
di
verità solare, che elle è tenuta di ritirarsi. Ma
uadagno disonesto; eppure è lampo di verità solare, che elle è tenuta
di
ritirarsi. Ma dato inoltre, che le Comiche non fr
per occasione delle Donne in scena ? E con quanti puzzolenti fioretti
di
lascivia ammorbano il teatro ? Anzi dal Teatro st
dal Teatro stesso quante voci disoneste si odono formate dalle bocche
di
molti lascivi Spettatori, qundo vedono comparir l
omparir le Comiche belle, e vezzose ? L’anno 1641. andò una Comapgnia
di
Comici ad una principalissima Città d’Italia, per
azioni. Nella prima Commedia comparvero due Donne in scena con titolo
di
Padrone, e due altre con nome di Serve: le Padron
arvero due Donne in scena con titolo di Padrone, e due altre con nome
di
Serve: le Padrone erano gravi di età, e non molto
olo di Padrone, e due altre con nome di Serve: le Padrone erano gravi
di
età, e non molto grate di viso: ove le Serve eran
e con nome di Serve: le Padrone erano gravi di età, e non molto grate
di
viso: ove le Serve erano Giovanette, e assai virt
al comparire delle Padrone in scena si sentivano certi sdegnosi motti
di
alcuni, che dicevano. Ohibò, sono brutte, ohibò;
ste brame. Queste sono le margherite, che si generano nelle conchilie
di
Venere, quando le Donne compaiono nel drammatico
e compaiono nel drammatico Mare per ivi atteggiare: dunque l’opinione
di
Beltrame non merita approvazione. Quesito Seco
resente difficoltà è simile alquanto alla già spiegata, e per cagione
di
cui dicono alcuni per conseguenza. Dunque sarà ne
dalle barere, dalle veglie, dai festini, e ancora dai banchetti: anzi
di
più dalle sacre Stazioni, e da tanti Tempi; perch
mpi; perché la loro comparsa in luoghi tali cagiona rovina nei deboli
di
spirito, e occasione di peccato; attesa la squisi
arsa in luoghi tali cagiona rovina nei deboli di spirito, e occasione
di
peccato; attesa la squisita diligenza, con le Don
, e belle a meraviglia. Beltrame provando, che è il pericolo maggiore
di
errare, ove è maggiore occasione, dice a nostro p
tura s’ingegnaCap. 13. d’esser amabile, e le scuse sono tutte coperte
di
nascoste vanità. E che ? Diremo forse, che le Dam
aggiunga aiutiall’imperfezione della Natura, faccia il tutto col fine
di
parer bella: e che l’esser bella nno sia per far
ciò fanno per parer belle ai Mariti, perché adornarsi, quando escono
di
casa ? E più alle feste, che in altro tempo ? Dun
disonestà, è uno scandaloso eccesso, e una manifesta oscenità, prima
di
sufficiente ragione, e di tal fine, che la possa
so eccesso, e una manifesta oscenità, prima di sufficiente ragione, e
di
tal fine, che la possa rendere onesta, secondo il
e con le virtù. E con le fatiche mie; e nondimeno dichiarano tal modo
di
comparire illecito, osceno, e scandaloso. Che occ
sceno, e scandaloso. Che occorre dunque giustificarlo con il paragone
di
un modo lecito ? Un brutto Mostro non perde la de
odo lecito ? Un brutto Mostro non perde la deformità con la vicinanza
di
un bel soggetto. Dico poi al luogo di Beltrame, c
e la deformità con la vicinanza di un bel soggetto. Dico poi al luogo
di
Beltrame, che l’ingegnarsi una Donna di essere am
l soggetto. Dico poi al luogo di Beltrame, che l’ingegnarsi una Donna
di
essere amabile non è cosa riprensibile, quando s’
capo, e l’abbellirsi la persona, per piacere ai Mariti, o per uscire
di
casa alle feste con gli ornamenti decevoli allo s
e la ragione si è; perché è scandalosa almeno efficacemente ai deboli
di
spirito: ne ha fine alcuno, o circostanza, che ba
dai popoli senza scandalo per l’uso lungo, e per l’abito invecchiato
di
tanti secoli, come avviene di molte cose, che in
l’uso lungo, e per l’abito invecchiato di tanti secoli, come avviene
di
molte cose, che in un paese offendono, e in un al
amente con gusto, come scherzi, e artifici della scena, senza affetto
di
libidine, anzi con vitalità, distinguendo il dile
si pensano: e gli Uditori badanolb a bei concetti, all’efficace modo
di
porgere le cose, e si lasciano rapire dall’Arte,
dalla libidine: come appunto coloro, che mirano quelli, che giuocano
di
scherma, che hanno gusto di vedere ferire con ast
o coloro, che mirano quelli, che giuocano di scherma, che hanno gusto
di
vedere ferire con astuzia, colpire con velocità,
dico, che l’uomo ben composto, per essere egli dotato d’intelletto, e
di
giudizio, può intendere, e giudicare di una cosa
e egli dotato d’intelletto, e di giudizio, può intendere, e giudicare
di
una cosa bene, o male secondo le regole della cri
condo gli indizi, che vede, e intende manifestamente. E un imperfetto
di
virtù ouò misurare anche altri da se medesimo ; q
queste ragioni non mancano, per poter dare giudizio delle Comiche, e
di
loro discorsi amorosi, e per giudicarli molto per
r ogni ragione basti ora questa sola; che i Giovani Spettatori deboli
di
virtù dicono, e ridicono costantemente che essi u
stimato dai Dottori, non lecito uso, ma vero, e illecito abuso, degno
di
correzione, la quale si è fatta con il favor divi
a dal Cristianesimo, che però continuarsi deve sino alla totale purga
di
ogni illecita oscenità. Ne giova molto il dire, c
inzione, anche per tale conosciuta, segue la dissoluzione nei costumi
di
molti, i quali, per essere deboli di vitrtù, cons
egue la dissoluzione nei costumi di molti, i quali, per essere deboli
di
vitrtù, considerano con peccaminoso gusto quegli
scherzi, e artifici della scena oscena, e risvegliano in sé l’affetto
di
libidine; onde poi altrove con la rimembranza del
rove con la rimembranza delle cose finte viste, e udite, si impegnano
di
compiere opere vere di peccaminose iniquità. E an
delle cose finte viste, e udite, si impegnano di compiere opere vere
di
peccaminose iniquità. E ancora di poca forza quel
si impegnano di compiere opere vere di peccaminose iniquità. E ancora
di
poca forza quel detto. L’Uditore degli amorosi di
ovare con quel poco, che appesso aggiungerò, bramando, che sia raggio
di
chiara luce per il nostro cammino verso la cogniz
tori sanno, o vogliono distinguere l’artificio dell’Arte dal pericolo
di
peccato. Leviamo presto il velo dalla pittura
Arte dal pericolo di peccato. Leviamo presto il velo dalla pittura
di
questo quadro, e diciamo, che la moderna, e quoti
a spirituale, udendo il finto discorso d’amor carnale. Io non ragiono
di
questa maniera per far un esagerato spaventolc al
agiono di questa maniera per far un esagerato spaventolc alle persone
di
tenerissima coscienza; perché tali non hanno biso
iovamento nascosto nell’allegoria; perché da lei egli non sa, ne cura
di
sapere causare per beneficio suo nessuna utilità;
una utilità; ma tutto avido segue solamente la dolcezza, e il diletto
di
quel favoloso miele. Beltrame scrive. Quantunque
lla Commedia è il diletto; ove ne conviene porre l’utile immascherato
di
giocondità; comecon lo zucchero si coprono gli an
danno: ma dico, che non conviene, ne si deve, né si può con sicurezza
di
coscienza usare la giocondità oscena, e cagionar
ocondità oscena, e cagionar con essa l’osceno gusto; perché sono cose
di
rea natura in se, e di scandalo, e rovina spiritu
onar con essa l’osceno gusto; perché sono cose di rea natura in se, e
di
scandalo, e rovina spirituale a moltissimi deboli
natura in se, e di scandalo, e rovina spirituale a moltissimi deboli
di
virtù, i quali, stando alla Commedia amorosa, non
o la moralità giovevole dal diletto osceno, e pernicioso; anzi a modo
di
ghiotti fanciulli trangugiano il confetto micidia
ale, che è l’anima ragionevole. Dico più chiaro, e alludo al pensiero
di
Beltrame dell’immascherato, che come un uomo cope
è conosciuto da pochi; così da pochi è conosciutol’utile immascherato
di
giocondità; ove all’incontro la giocondità scoper
affettuosamente amata, e desiderata, e se ella è giocondità oscena, e
di
peccato, cagiona nei deboli loro affetti di gusto
la è giocondità oscena, e di peccato, cagiona nei deboli loro affetti
di
gusto osceno, e peccaminoso. E chi vide mai, ovve
ori della Commedia partono dal Teatro, vadano discorrendo, e cercando
di
conoscere l’utile immascherato di giocondità, per
tro, vadano discorrendo, e cercando di conoscere l’utile immascherato
di
giocondità, per amarlo, e per praticarlo ? Sono b
lodano i Comici valenti, e vituperano gli sgraziati, gettando contro
di
loro qualche detto mordace. Beltrame scrive, che
volte dire. O che bella Commedia: o come si è portato bene il tale. E
di
più scrive, che ha inteso altri dire con altra oc
. Ohibò che cosa sgangherata hanno fatto costoro: se non fanno meglio
di
questo, io non vi torno più. Io accetto per vero
aggiungo, che gli Uditori, non solo uscendo dal Teatro, ma seguitando
di
ritirarsi alle case loro, seguitano per ordinario
e alla Commedia, nella quale chi ha ricevuto qualche diletto a questo
di
nuovo pensa, e ripensa, per ricevere moltiplicato
diletto col pensare: e se nel Teatro ebbe tal diletto con il consenso
di
peccato, forse di nuovo col pensiero pecca dilett
e: e se nel Teatro ebbe tal diletto con il consenso di peccato, forse
di
nuovo col pensiero pecca dilettandosi; perché ins
si avvera nell’udireCap. 3. le Commedie oscene; perché l’uomo debole
di
virtù udendo gli umani discorsi di lascivo amore
medie oscene; perché l’uomo debole di virtù udendo gli umani discorsi
di
lascivo amore resta schiavo del gusto, e malament
da ogni affetto impuro: con ciò sia anche essendo queste potenze tra
di
loro per stretta amicizia connesse, ne segue, che
lo fugga per odio, o abbracci per amore, massimamente se ha apparenza
di
qualche bene dilettevole. E così è cosa molto fac
rita. Io credo, che qui il benigno Lettore consideri, che la risposta
di
questo Teologo è veramente indiretta al caso dell
difficile elle sarà, udendo recitare, e vedendo una Rappresentazione
di
poca onestà: poichè l’azione viva, e l’attuale re
materiale, che non s’impiega nell’astrazione: onde niunlh personaggio
di
senno negherà, che questa sentenza è molto più fa
stis, ac in pramis. » Ed egli dice, che così moltissimi sono convinti
di
acconsentire al diletto delle cose turpi sotto pr
o convinti di acconsentire al diletto delle cose turpi sotto pretesto
di
artificioso verso, o di soave musica. « Hac ratio
re al diletto delle cose turpi sotto pretesto di artificioso verso, o
di
soave musica. « Hac ratione convinci plurimos con
ratexit artificiosi carminis, aut suavis musica » perché ricusano poi
di
leggere, o di udire composizioni fatte con pietà,
ciosi carminis, aut suavis musica » perché ricusano poi di leggere, o
di
udire composizioni fatte con pietà, e con artific
noi diciamo nel caso nostro; poichè si corre ad udire, e si gusta più
di
una Commedia oscena, e di un ragionamento amoroso
o; poichè si corre ad udire, e si gusta più di una Commedia oscena, e
di
un ragionamento amoroso, che di un discorso Accad
i gusta più di una Commedia oscena, e di un ragionamento amoroso, che
di
un discorso Accademico divirtù morali; o di una p
ragionamento amoroso, che di un discorso Accademico divirtù morali; o
di
una predica di santità fatta con grande artificio
oroso, che di un discorso Accademico divirtù morali; o di una predica
di
santità fatta con grande artificio da un Apostoli
go, che ci incanta; e alcuni lo vogliono giustificare con l’apparenza
di
qualche falsa, o debole ragione; non resta giusti
nso; ma resta ingannata la coscienza, e lo spirito rovinato. Al punto
di
questo tiro aggiusta la Dottrina di Layman. « Pas
, e lo spirito rovinato. Al punto di questo tiro aggiusta la Dottrina
di
Layman. « Passio facit, dice egli, ut intellectus
per ordinario si trova molto veemente in moltissimi Spettatori deboli
di
spirito: e però essi frequentano l’osceno Teatro
tevano capir Giovanetti; tuttavia fu concluso, essere assai meglio, e
di
mancolj scandalo la Donna; poichè ben guardata, e
o fuggiti quegli scandali, che possono essere partoriti dalla libertà
di
quel Garzone, che fuori di casa può incontrarsi i
che possono essere partoriti dalla libertà di quel Garzone, che fuori
di
casa può incontrarsi in persona, che con parole v
ve si consumassero fatti viziosi: che solo a pensarci patisce l’anima
di
chi conosce il male, che ne potrebbe succedere. I
nte considerate, spero, soddisferanno. Rispondo 1. Beltrame si sforza
di
mostrare, che è molto più conforme alla natura, c
to: il dar gusto a tutti è impossibile. Alcuni vorrebbero, che invece
di
Femmine recitassero Fanciulli. Io non loderei mai
ulli da Donna: atteso che io ho veduto in certe Accademie l’imbroglio
di
questi Ragazzi: non si sanno vestire in tali abit
nne sono più nautrali, e si sanno addobbare da loro stesse. Dal detto
di
questo Comico io inserisco. Dunque chi introdurrà
esimi Comici pratici dell’Arte; e in sentenza loro peccherà in ragion
di
natura. E di più si esporrà al pericolo di peccar
pratici dell’Arte; e in sentenza loro peccherà in ragion di natura. E
di
più si esporrà al pericolo di peccare ancora in r
za loro peccherà in ragion di natura. E di più si esporrà al pericolo
di
peccare ancora in ragione di costume secondo quel
natura. E di più si esporrà al pericolo di peccare ancora in ragione
di
costume secondo quello, che scrive, il Cecchino.
uello, che scrive, il Cecchino. E certo credo, che sarebbe pericoloso
di
gravissimi scandali, e bruttissimi inconvenienti,
di gravissimi scandali, e bruttissimi inconvenienti, quando in luogo
di
Donne s’introducessero Giovani, e un Comico Giova
o di Donne s’introducessero Giovani, e un Comico Giovane fosse triste
di
vita, bello di presenza, comparisse ornato, e imb
troducessero Giovani, e un Comico Giovane fosse triste di vita, bello
di
presenza, comparisse ornato, e imbellettato lasci
to, e imbellettato lascivamnete in scena a rappresentare, sotto forma
di
Donna, lascivi amori; e poi anche fuori del Teatr
ivi amori; e poi anche fuori del Teatro procedesse con quelle maniere
di
conversare nelle case, e di allettare, che usano
del Teatro procedesse con quelle maniere di conversare nelle case, e
di
allettare, che usano le ordinarie Comiche vane, d
allettare, che usano le ordinarie Comiche vane, disoneste, e ingorde
di
grosso, e di moltiplicato guadagno. Ma questo sar
he usano le ordinarie Comiche vane, disoneste, e ingorde di grosso, e
di
moltiplicato guadagno. Ma questo sarebbe un lasci
quità i Giovanetti Recitanti. Ho saputo da persona grave, e testimone
di
vista, che nel nobilissimo Regno d’Inghilterra so
i vista, che nel nobilissimo Regno d’Inghilterra sono molte Compagnie
di
valenti Commedianti; enon introducono alle scene
fanno delle Rappresentazioni, nelle quali comaiono alle volte invece
di
Donne Giovanetti vestiti all’uso di Donna; e sebb
quali comaiono alle volte invece di Donne Giovanetti vestiti all’uso
di
Donna; e sebbene seguono talorafastidi, imbrogli,
so di Donna; e sebbene seguono talorafastidi, imbrogli, e disgusti: e
di
più alcuna volta segue qualche indecenza grave: p
e consuetudine delle Comiche ordinarie. Dunque la proposta difficoltà
di
sequela peggiore è molto falsa. Rispondo 2. Bisog
mmedie si richiede le femminil comparsa: come ho dichiarato nel c. 3.
di
questo Ricordo al Quest. 4. E qui solo aggiungo l
o l’esempio dell’antico Scrittore Comico Plauto, che certo può servir
di
grave rimprovero a quegli impidichi Scrittori, ch
hi Scrittori, che tra cristiani compongono, e fanno recitare Commedie
di
poca onestà. Egli in Captius circa il fine del Pr
rus leno est, neque Meretrix mala: »: A questo gentilesco bersaglio
di
moderazione comica dovrebbero i Comici Cristiani
stiani Compositori, i quali potendo scrivere onestissime favole piene
di
giocanda, e fruttuosa moralità, scrivono bruttezz
zze indegne dello spirito cristiano. Piaccia a Dio che chi ha spirito
di
Poesia, sollevi, come buon Fedele, l’animo a cons
i miscuit utile dulci. » Rispondo 3. Da molti è riprovata la comparsa
di
Giovane vestito da Donna. Ed io qui potrei cercar
Lirano dice, « che set occasio libidinis », è un’occasione molto rea
di
cercare pastura per la lidibine: come appunto io
favellar sicuramente con l’Amica in un sacro Tempio. Sacrilegio degno
di
essere punito con le fiamme di Vulcano, già che e
a in un sacro Tempio. Sacrilegio degno di essere punito con le fiamme
di
Vulcano, già che era sacrificio fatto alla disone
isonesta Venere. Santamente le Giustizia della Serenissima Repubblica
di
Venezia l’anno 1641. fece incarcerare un Giovanet
l reo fu mutilato nel naso, nelle orecchie, e nel labbro. Così merita
di
essere trasfigurato giustamente con pena, chi pro
t in terra infederetur, ex lege iustitie equu existimarunt. » E prima
di
finire il suo discorso Clemente contro costoro, c
suo discorso Clemente contro costoro, che si vestono, e ornano a modo
di
Donna disse. « Non viri, sed Batali, et Feminelli
appellare uomini, ma femminelli, e simili a quel Batalo, che fu uomo
di
effeminatissima condizione. Considerino da senno
cene vestiti da Donna, che spero se ne asterranno, come da cosa degna
di
riprensione. S. Cipriano riprende gravemente un C
riano riprende gravemente un Comico; perché egli recitava con l’abito
di
Donnal. 3. ep. 10.. E chi può negare, che lancere
nnal. 3. ep. 10.. E chi può negare, che lancerebbe le medesime saette
di
riprensione a nostro tempo contro chi recita con
imo si deve, qualche volta che un Giovanetto vestito da Femmina finge
di
essere un’impudica Innamorata. Menocchio condanna
condannando i Comici disonesti interpreta il titolo d’Istrione, come
di
uomo, che vestito da Donna rappresenta disonestà.
lascivo, e faceva ogni cosa mollemente, rappresentando ora la persona
di
Femmina, ora quella di Ruffiano, e ora quella di
cosa mollemente, rappresentando ora la persona di Femmina, ora quella
di
Ruffiano, e ora quella di Adultero. Mazzarino da
tando ora la persona di Femmina, ora quella di Ruffiano, e ora quella
di
Adultero. Mazzarino da per avviso ai Superiori, c
assicurarsi, se compaiono a proposito, e lusingandoli li diano animo
di
farsi onore: cose invero, stimo io, da straccare
traccare la pazienza a chi ha tale cura. Così discorre Beltrame, come
di
cosa d alui veduta in certe Accademie; e dice con
che i Ragazzi siano acconciati dalle Donne, e che poi facciano mostra
di
sé per la città, e che giungano alla scena scarmi
scena scarmigliati: ma ordinano, che i Giovanetti stessi con l’aiuto
di
qualche virtuoso Accademico nella casa del Recita
si assestino senza molto fastidio, e senza molto stancare la pazienza
di
chicchè sia. E bene vera una cosa, e questa non l
icherà diligentemente nel far vestire, e acconciare i Giovani all’uso
di
Donne; e procurerà, che le conciaturelm di testa,
conciare i Giovani all’uso di Donne; e procurerà, che le conciaturelm
di
testa, e gli altri abbigliamenti femminili si ada
à fastidio alcuno contro la purità dell’animo suo; ma forse nel punto
di
morte sarà tentato gravemente con pericolo della
orte sarà tentato gravemente con pericolo della salute per il ricordo
di
tali abbigliamenti, e acconciature. Un caso non s
e. Un caso non stampa una regola per tutti universale, ma può servire
di
buono avvertimento a tutti. Da un grave Religioso
te narrato a lui da quello, a cui successe: e fu tale. Un Gentiluomo
di
professione Ecclesiastico, di grado Canonico, di
cui successe: e fu tale. Un Gentiluomo di professione Ecclesiastico,
di
grado Canonico, di virtù segnalato, e di età orma
tale. Un Gentiluomo di professione Ecclesiastico, di grado Canonico,
di
virtù segnalato, e di età ormai senile, e grave,
i professione Ecclesiastico, di grado Canonico, di virtù segnalato, e
di
età ormai senile, e grave, si trovò assalito da u
i per divino impero fu indi richiamato, e non morì. Stava sull’agonia
di
quel punto estremo; qundo ecco gli parve di veder
n morì. Stava sull’agonia di quel punto estremo; qundo ecco gli parve
di
vedere avanti agli occhi suoi più di cento donne,
to estremo; qundo ecco gli parve di vedere avanti agli occhi suoi più
di
cento donne, che lo miravano, e dicevano. Vedi un
e lo miravano, e dicevano. Vedi un poco, vedi questa mia acconciatura
di
testa, se ti piace: mirala bene: rimirala: stà a
nanti gli scoccasse dagli occhi amorosi dardi, temperati nella fucina
di
Vulcano secondo il gusto dell’impudica, e sfaccia
pudica, e sfacciata Venere: fu combattuto con gran pericololn l’animo
di
quel Signore, ma non fu abbattuto. Iddio si compi
parere da questo; perché nella sua Gioventù laicale si era dilettato
di
fare rappresentare Commedie, nelle quali compariv
scene Giovani vanamente, e lascivamente ornati, e abbellti in vecelo
di
vere Donne.non è soverchia accortezza fuggire il
ortezza fuggire il pericolo, benché minimo, per assicurarsi nel passo
di
Morte con eterna salvezza. Io approvo quello, che
presenti una Femmina, tutto che buon sia, virtuosa, e santa. Chi teme
di
sdrucciolare, non si fidi ci camminare sul ghiacc
e accidente servono al Demonio, per indurre le anime al gran pericolo
di
caduta mortale, e di perdita della divina grazia.
l Demonio, per indurre le anime al gran pericolo di caduta mortale, e
di
perdita della divina grazia. Una di queste occasi
ran pericolo di caduta mortale, e di perdita della divina grazia. Una
di
queste occasioni è la comparsa dei Giovanetti ves
volte sono seguiti scandalosi inconvenienti, o almeno gravi pericoli
di
seguire. E qui ricordo con Arias, che S. Basilio
la bellezza dei Giovanetti; poichè sappiamo, che per simili occasioni
di
vedere sono succeduti nel Mondo grandissimi mali
ali a molti uomini: e abbiamo per esperienza , che il Demonio siserve
di
questo mezzo per fare cadere molte anime. Ma pren
per fare cadere molte anime. Ma prendiamo lume dalle accese fiaccole
di
alcuni casi seguiti a tempo nostro, e degni della
nostra riflessione. A me fu narrato da un principalissimo Signore, e
di
molta giurisdizione, che si recitò in una città i
zione, che si recitò in una città il Pastor fido; comparve sotto nome
di
Donna un Giovane, fornito di poca beltà naturale,
ittà il Pastor fido; comparve sotto nome di Donna un Giovane, fornito
di
poca beltà naturale, ma adornato dall’Arte in mod
valq con solennissimo apparato un bel Recitamento per onore, e gloria
di
una Vergine, Martire gloriosa; ed ecco, che un Gi
e gloria di una Vergine, Martire gloriosa; ed ecco, che un Giovanetto
di
fattezze ordinarie, e poco per altro riguardevole
rnato, e vezzoso con tanti abbigliamenti, che prese gli occhi lascivi
di
alcuni spensierati e sregolati vagheggiatori: ond
o, non bastandoglilr le repulse date più, e più volte, fu costrettols
di
partire dalla Città, per non essere intrappolato
spine, che spuntano dal suolo Teatrale, in cui si fa vedere con abito
di
Donna un Giovanetto, benché sia un nuovo Narciso
vedere con abito di Donna un Giovanetto, benché sia un nuovo Narciso
di
pudico affetto, e quasi una verginella Rosa di ca
é sia un nuovo Narciso di pudico affetto, e quasi una verginella Rosa
di
casto amore. L’occasione apre la strada al lenoci
ristiano Achille. Voglio aggiungere un altro caso, e basterà in luogo
di
molti per colorire il nostro quadro secondo la no
a quel grave, e sacro personaggio, a cui accorse. Un Religioso, grave
di
età, persona di molta dottrina, e uomo di consuma
sacro personaggio, a cui accorse. Un Religioso, grave di età, persona
di
molta dottrina, e uomo di consumata, e sperimenta
ccorse. Un Religioso, grave di età, persona di molta dottrina, e uomo
di
consumata, e sperimentata virtù, fi invitato dal
titolata l’Invenzione della S. Croce; comparve un giovanetto con nome
di
S. Elena, vestito pomposamente: quel grave servo
ovanetto con nome di S. Elena, vestito pomposamente: quel grave servo
di
Dio, Religioso, e Sacerdote, non sentì punto di f
nte: quel grave servo di Dio, Religioso, e Sacerdote, non sentì punto
di
fastidio nel tempo del recitare; ma poi per molto
grandissima e fastidiosissima pena, e tentazione, quando si ricordava
di
quella S. Elena rappresentata. Ora che impression
. Ora che impressione, e che colpo farà in un uomo, non religioso, né
di
virtù, ma di secolare, e debole di spirito la vis
ressione, e che colpo farà in un uomo, non religioso, né di virtù, ma
di
secolare, e debole di spirito la vista di un Giov
farà in un uomo, non religioso, né di virtù, ma di secolare, e debole
di
spirito la vista di un Giovanotto Comico di profe
religioso, né di virtù, ma di secolare, e debole di spirito la vista
di
un Giovanotto Comico di professione, e che per gu
ma di secolare, e debole di spirito la vista di un Giovanotto Comico
di
professione, e che per guadagnarsi il vitto, vuol
essione, e che per guadagnarsi il vitto, vuol dilettare con apparenza
di
Femmina bella, ben ornata, ed eloquente palratric
e con apparenza di Femmina bella, ben ornata, ed eloquente palratrice
di
passione amorosa ? Temo che forse potrà cagionar
sione amorosa ? Temo che forse potrà cagionar rovina, che la comparsa
di
una vera Donna; e però potrà rendersi meritevole
, che la comparsa di una vera Donna; e però potrà rendersi meritevole
di
più grave castigo, fulminato sopra di lui con il
però potrà rendersi meritevole di più grave castigo, fulminato sopra
di
lui con il braccio dell’Onnipotente Giudice vendi
belle maniere, e con graziosi modi: qunado ecco una miseria Teatrale
di
gran sventura: uno dei tre si accosta al una torc
nte, per meglio accomodarla e subito gli salta in faccia una quantità
di
quella fiammante materia così, che gli si attacca
infelicemente. Buona è l narrazione, per avvisare i Comici Professori
di
modestia, che non introducano nelle scene in luog
mici Professori di modestia, che non introducano nelle scene in luogo
di
Donne Giovanetti donnescamente adornati, e lasciv
e Azioni mai compaiano né vere Donne, né Giovani vestiti da Donna; ma
di
quelle si faccia solo menzione bisognando; o si i
lle si faccia solo menzione bisognando; o si introducanoper relazione
di
altri; o al più si faccia sentire la femminile vo
trale comparsa agli Spettatori. Io ho saputo per certissima relazione
di
un amico, che il Sivelli, quel Comico tanto favor
il Sivelli, quel Comico tanto favorito, e tanto famoso, che fu Padre
di
Scapino celebre tra i Commedianti, invitava alle
anco in una piazza con far comparire un gran veligione, in cui diceva
di
tenere riposti due vasi, uno maggiore, che era il
iù piccolo figliuolino: e diceva con grazia. Questo primo jha bisogno
di
due minestrine per riempirsi; e questo secondo di
o primo jha bisogno di due minestrine per riempirsi; e questo secondo
di
una. Orsù Signori pagatemi un bolognino per uno;
è calamita potente, per rapire a sè gli occhi, e i cuori, e gli animi
di
molti, che, essendo troppo amici dell’impudica Ve
Donne, e i discorsi amorosi nel pubblico Teatro ? Quando il fine è
di
ottima condizione, non v’è ragione di biasimare:
co Teatro ? Quando il fine è di ottima condizione, non v’è ragione
di
biasimare: e chi operando prescrive a se stesso l
di biasimare: e chi operando prescrive a se stesso la bellissima luce
di
un retto fine, non deve restare involto nelle cal
roposi alcuni argomenti fondati sopra gli amorosi, e lascivi discorsi
di
quei Comici, e Comiche: ed egli non sciogliendogl
no il fine. Ora voglio rispondere alla difficoltà secondo la Dottrina
di
S. Tommaso, e di altri Dottori, e dico. Peccano m
oglio rispondere alla difficoltà secondo la Dottrina di S. Tommaso, e
di
altri Dottori, e dico. Peccano mortalmente quelli
ia loro ontrinseca, ed essenziale, non dal fine sotto ragione precisa
di
fine; perché questo è estrinseco delle azioni: ma
ché ciascun difetto singolare cagiona il male. Ed il Dottore per nome
di
tutte le bontà intende quattro sorti: la prima «
’amore: perché aggiungono circostanze cattive, e perniciose ai deboli
di
spirito, e fiacchi nelle virtù. « Si finis sit ho
oichè usano ruffianesimi, parole brutte, gesti lascivi, e la comparsa
di
persone innamorate, che per rappresentare vivamen
no gli Uomini, e vere innamorate le Donna; e farebbero ardere i cuori
di
ghiaccio con le fiamme di un lascivo, e ardente a
morate le Donna; e farebbero ardere i cuori di ghiaccio con le fiamme
di
un lascivo, e ardente affetto. L’acutissimo Scoto
in sostanza vuol dire, che non basta il buon fine per la totale bontà
di
un atto buono. Un Religioso profesore di belle le
uon fine per la totale bontà di un atto buono. Un Religioso profesore
di
belle lettere scrisse. Se il fine è buonoD. Celso
cusa del peccato, ovvero lo sminuisce. Altre cose, poi sono, le quali
di
loro natura sono peccati; come è la fornicazione,
esentano alle volte pubblicamente i ruffianesimi, e spesso i trattati
di
fornicazioni, peccano per sentenza di S. Tommaso.
ffianesimi, e spesso i trattati di fornicazioni, peccano per sentenza
di
S. Tommaso. Francesco Maria del Monaco nella sua
esto punto nelle immagini. Se esse rappresentano l’addomesticamentolx
di
Maschi con Femmine, non si dicono essere brutte,
on si dicono essere brutte, ed impure ? E chi non darà loro il titolo
di
turpi ? E chi è quel savio , e pio uomo, (parlo c
u poi inganni al sicuro, appellando onesta quella materia, che tratta
di
un brutto soggetto. T’inganni, mentre affermi, ch
to. T’inganni, mentre affermi, che buoni sono quei discorsi, né degni
di
ammonizione, i quali aprono la strada ad innumere
pernicioso, quanto più comune egli è: e sta espisto a maggior numero
di
persone. E tu dirai di chiamare onesti gli adulte
comune egli è: e sta espisto a maggior numero di persone. E tu dirai
di
chiamare onesti gli adulteri, perché si rappresen
e. O miseri Commedianti voi meritate gran castigo; perché vi sforzate
di
onestarelz pubblicamente le vostre disoneste Rapp
ati estir », possa dire don Clemente Alessandrino. S. Cipriano fu già
di
parere, che gli osceni Istrioni antichi per autor
nestà, da lui chiamate « vitia publicaIn Paran. autoritatis, vitii »
di
pubblica autorità, esprimevano quelle bruttezze n
trattarlo burlescamente; ancorchè non si faccia per deridere le cose
di
S. Chiesa; come già facevano nel Teatro gl’Istrio
me già facevano nel Teatro gl’Istrioni Gentili con gravissimo peccato
di
scacrilega derisione. Cauietano citato anche da B
n burla le cose della nostra S. Fede, o della Chiesa. Notiamo un poco
di
grazia in quelle parole. « Ponendo in fidei, aut
Ecclesiam in iocum » ; e domandiamo ai Comici Cristiani, e professori
di
modestia. Il S. Sacramento del Matrimonio non è u
giuoco un finto Matrimonio. Ne basta il replicare agli addotti luoghi
di
S. Tommaso, e di Caietano, dicendo, che i Comici
atrimonio. Ne basta il replicare agli addotti luoghi di S. Tommaso, e
di
Caietano, dicendo, che i Comici non burlano in sc
burlare il Matrimonio come cosa della nostra Fede; e come Sacramento
di
S. Chiesa, il quale ricerca la presenza del Parro
a conclusione matrimoniale: i quali né sono Matrimonio, né sono privi
di
molti avvenimenti burleschi e ridicoli. Il popolo
Matrimonio, in quanto è un Sacramento della Cristianità: e molto meno
di
lui non trattano, per deriderlo, e porlo in gioco
rali, con quelle sceniche burle si porge a semplici qualche apparenza
di
porre in burla il Sacramento del Matrimonio: poic
Comici per ordinario trattano del Matrimonio, non tanto per trattare
di
lui, come di negozio civile, quanto per avere occ
rdinario trattano del Matrimonio, non tanto per trattare di lui, come
di
negozio civile, quanto per avere occasione d’intr
rappresentare quella brutta materia sotto coperta, finzione, e favola
di
adulterio, o di fornicazione, pare cosa troppo vi
ella brutta materia sotto coperta, finzione, e favola di adulterio, o
di
fornicazione, pare cosa troppo vituperosa, massim
a modestia; e dopo avere ammorbato il Teatro, e la scena con la puzza
di
un Recitamento burlesco infame, e disonesto, vogl
vogliono rendere il tutto fiorito, e odoroso, aggiungendo, come fiore
di
soavità il fine Matrimoniale, con che si termina
tur, vel iniuriosum Deo. » Nel giuoco della scena niente si frapponga
di
brutto, o d’ingiurioso a Dio. Ma chi può con buon
atori ? Disse una volta un Gentiuomo intorno a certe Rappresentazioni
di
alcuni moderni Commedianti. Noi le sentiamo senza
tazioni di alcuni moderni Commedianti. Noi le sentiamo senza consenso
di
peccato: perché rappresentano un Matrimonio; e il
offendere. » Ma dichiariamo ancora più fondatamente questa difficoltà
di
rappresentare un Matrimonio: perché come disse un
un Matrimonio: perché come disse una volta in Messina: un Professore
di
Teologia, questa è una delle più principali obiez
Nota unica Si continua la Risposta intorno alla Rappresentazione
di
un Matrimonio La circostanza del puogo alle vo
tazione di un Matrimonio La circostanza del puogo alle volte serve
di
legge moderativa per le nostre operazioni: né tut
ncipe, noi ivi, non con trascurata libertà, ma con sommo accorgimento
di
gran riverenza conversiamo: e nel copsetto pubbli
o accorgimento di gran riverenza conversiamo: e nel copsetto pubblico
di
numeroso popolo non stimiamo decevole il fare auu
n stimiamo decevole il fare auuto alcuno, che deroghi punto al decoro
di
moderatissimi costumi. Questa verità di circostan
, che deroghi punto al decoro di moderatissimi costumi. Questa verità
di
circostanza locale, e di costumato decoro vale mo
coro di moderatissimi costumi. Questa verità di circostanza locale, e
di
costumato decoro vale molto a proposito del propo
resentato Matrimonio, per introdurre le Donne in scena con i discorsi
di
lascivo, e scandaloso amore; e la ragione si è: p
aloso amore; e la ragione si è: perché non tutto quello, che è lecito
di
fare in segreto, è lecito di imitare, o di rappes
è: perché non tutto quello, che è lecito di fare in segreto, è lecito
di
imitare, o di rappesentare in pubblico. Dice Sanc
tutto quello, che è lecito di fare in segreto, è lecito di imitare, o
di
rappesentare in pubblico. Dice Sanchez. « Tactus
la pubblica rappresentazione dei lascivi, ed affettuosi innamoramenti
di
persone scambievolmente accese d’amore; tuttochem
d’amore; tuttochemf lecito sia il fare modestamente l’amore con fine
di
Matrimonio; perché la pubblicità è scandalosa, ec
nimi giovanili, e poco virtuosi. Anzi, oltre all’essere cosa turpe, e
di
più insolita alle persone onorate. E chi vide mai
ane, e una Donzella a paralre insieme d’amore, senza i debiti termini
di
modestia, alla presenza di un centinaio di person
re insieme d’amore, senza i debiti termini di modestia, alla presenza
di
un centinaio di persone ? Sogliono comunicar segr
re, senza i debiti termini di modestia, alla presenza di un centinaio
di
persone ? Sogliono comunicar segretamente gli aff
ata. Mi dica un poco per sua bontà sinceramente un erudito, e pratico
di
molte illecite Commedie antiche, e gentilesche, e
ico di molte illecite Commedie antiche, e gentilesche, e massimamente
di
quelle di Plauto, e di Terenzio; come spesso vi t
te illecite Commedie antiche, e gentilesche, e massimamente di quelle
di
Plauto, e di Terenzio; come spesso vi trova, che
ommedie antiche, e gentilesche, e massimamente di quelle di Plauto, e
di
Terenzio; come spesso vi trova, che una Fanciulla
la con quello solo, e facendo atti, e altre cose indecenti. E sapendo
di
essere veduta da molte persone onorate ? E queste
si tratta con oscenità, e il supposto è falso evedentemente, e serve
di
vero, ed efficace mezzo per la rovina di molte an
falso evedentemente, e serve di vero, ed efficace mezzo per la rovina
di
molte anime: e però è affatto illecito, e peccami
e volte propongono al popolo vituperosi ruffianesimi, e innamoramenti
di
persone favellanti con parole tanto affettuose, e
enderebbero un cuore nel mezzo delle nevi: e poi dicono, e professano
di
onestare il tutto con il fine di un finto Matrimo
lle nevi: e poi dicono, e professano di onestare il tutto con il fine
di
un finto Matrimonio. Questa finzione è una vera d
fanno le Donne prima Meretrici, che Consorti; e s’insegna ai Giovani
di
cercare Moglie a loro capriccio contro la volontà
adri, l’ordine delle Leggi. Queste Comiche rappresentando il trattato
di
un Matrimonio prima si mostrano Meretrice molte v
ppresentare quelle prime impurità, dico, che la Donna è più sfacciata
di
un a sfacciatissima Meretrice. Al che ricordo il
a, nella quale stava una pubblica Meretrice, che tosto, a persuasione
di
chi non so chi, le gli si accostò facendogli vezz
non so chi, le gli si accostò facendogli vezzi, e lusinghe al fine, o
di
farlo cadere bruttamente nel peccato della fornic
fine, o di farlo cadere bruttamente nel peccato della fornicazione, o
di
muoverlo grandemente ad iracondia: poichè nessuno
iracondia: poichè nessuno l’aveva giammai veduto adirato. Ma il servo
di
Dio a lei rivolto le disse. Seguitemi o Donna, e
esguir questo in questo luogo, ove siamo veduti da tanta moltitudine
di
spettatori ? Certo resteremo confusi. Ma se voi,
? Certo resteremo confusi. Ma se voi, replicò il Santo, vi vergognate
di
peccare nella presenza degli uomini, come non ci
nate di peccare nella presenza degli uomini, come non ci vergogneremo
di
Dio, che per tutto stà presente, e sempre mira tu
omiche impudiche sono peggiori, e più sfacciate, mentre alla presenza
di
numeroso popolo spettatore commettono il peccato
tre alla presenza di numeroso popolo spettatore commettono il peccato
di
rappresentare abbraccaimenti carnali, toccamenti
iudicare, giudicando, che non sia lecita la pubblica rappresentazione
di
Donne, e di Giovani, che ragionano d’amore, massi
udicando, che non sia lecita la pubblica rappresentazione di Donne, e
di
Giovani, che ragionano d’amore, massimamente nell
nne, e di Giovani, che ragionano d’amore, massimamente nella presenza
di
molti deboli di virttù, con apportare per scusa i
i, che ragionano d’amore, massimamente nella presenza di molti deboli
di
virttù, con apportare per scusa il buon fine del
fine del matrimonio; perché tale espressione dell’affetto d’Amante, e
di
materia amorosa, fatta pubblicamente, e lascivame
lascivamente, è illecita per ragione dello scandalo. Ma diciamo anche
di
più, che il fine principale dei Comici, e delle C
, e che per sorta esperienza, non cammina a capriccio. Il comune fine
di
chiunque sisia umano operatore è animato dalla sp
e si corre all’onore, poichè l’avanzarsi nelle virtù è un assicurarsi
di
maggiore guadagno: e questo comune fine hanno i C
ancora: e però, come gli altri, indirizzano all’utile i loro fini. E
di
più dice, che le loro mercenarie Commedie, sono f
ice, che le loro mercenarie Commedie, sono fatte senz’altro fine, che
di
procurarsi il vitto. Ora se questo è vero, inseri
e essi meritano biasimo, come che si abusino dell’Arte, il cui fine è
di
giovare con una dilettevole, modesta, e virtuosa
ettevole, modesta, e virtuosa Rappresentazione; ed essi per interesse
di
guadagno, e per piacere, la impiegano in Rapprese
rosi, e scandalosi ragionamenti degli Amanti, scusandoli poi col fine
di
un Matrimonio. E qui vale la dottrina ci Caietano
ontro questi Mimi, e Pantomimi, nemici dell’onestà, che essi mostrano
di
abusarsi della Commedia, la quale, come sanno i D
n a rovinoso fine: se vi è poi, , chi abusa il suo beneficio, tal sia
di
chi gira il giovamento in mala parte. Ed io dico,
che i Comici osceni lo girano in male;perché la Commedia è una tomba
di
suono spaventoso ai peccati, e di grazioso invito
male;perché la Commedia è una tomba di suono spaventoso ai peccati, e
di
grazioso invito alle virtù: ma essi con le lor di
ezze nel comico Recitamento Teatrale. « Comedia, dice un Commentatore
di
S. Agostino,amores, nequitias§. 2. de eu. c. 8. ,
scene; quindi la sua fama, per altro onorata, diede un largo sfregio
di
grande, e perpetuo vituperio; e con l’esborso del
; e con l’esborso del piacere altrui comprò a se medesimo una ragione
di
molto disonore. Credo, che basti il detto sin qui
dare a sensuali affetti degli Spettatori; ovvero per servire al cenno
di
qualche Signore con speranza di buon guadagno. L’
ettatori; ovvero per servire al cenno di qualche Signore con speranza
di
buon guadagno. L’anno 1638. mi narrò in Sicilia u
za di buon guadagno. L’anno 1638. mi narrò in Sicilia un Comico, Capo
di
una Compagnia, che egli una volta con i suoi Comp
ivi fu loro avvisato, che facessero due Azioni, una modesta, l’altra
di
quelle d’altra fatta. Le fecero: e la seconda fu
bruttissima faccia dell’adulterio . O miseri Comici, che più gustano
di
dar gusto ad un personaggio terreno per interesse
che più gustano di dar gusto ad un personaggio terreno per interesse
di
guadagno, che di osservare i precetti di Dio, che
di dar gusto ad un personaggio terreno per interesse di guadagno, che
di
osservare i precetti di Dio, che promette la merc
naggio terreno per interesse di guadagno, che di osservare i precetti
di
Dio, che promette la mercede dell’eterna gloria i
sentiero si dice luminoso per una, o due lampade accese, vi è bisogno
di
chiamarsi lampi solari, per fare, che sia giudica
radio posita tenebratur. » Io confesso, che il mio luminoso giudizio
di
ogni buon Teologo, e valente Scrittore: ma non po
giudizio di ogni buon Teologo, e valente Scrittore: ma non posso far
di
meno; che non proponga a me stesso qualche volta
andarla investigando con la mia debolezza: mala cosa non avere forza
di
Gigante, ove pare si riecheggia lo sforzo Gigante
a lo sforzo Gigantesco. Tale mi si rappresenta la proposta difficoltà
di
questo Quesito.e come posso io deputati dai sacri
ll’Opera sua graziosa, concettuosa detta. La Supplica, fa professione
di
volere difendere solamente la Commedia modesta, e
Consultor pro Reverendissimo P. Inquisit. Bonom. » Dunque la comparsa
di
Comica in scena, e parlante d’amore non fa la Com
a, e oscena. Inoltre Pier Maria Cecchini, Comico Acceso, e Gentiluomo
di
S. M. Cesarea, ha stampato in Venezia l’anno 1621
urono mandati dall’autore al Sig. Cardinale Scipione Burghese, Nipote
di
Paolo V. Pontefice allora Regnnte. E taleOperetta
ndo tutti i termini della mia Proposizione posta nel c. 2. al Que. 2.
di
questo Libro. E però stimo, che i Superiori, che
timo, che i Superiori, che approvano allora per la stampa la Supplica
di
Beltrame, e i Discorsi del Cechino, supposero, co
o, buon maestro dei dotti, sono stati stimati per ragione nuova degni
di
nuova, e più matura considerazione. Beltrame stes
i due risguardi alla speculativa, e allapratica, conciglio due luoghi
di
due Eccelentissimi, e Santissimi Dottori, quali B
eltrame propone, come diversi nei loro pareri, e non gli accorda. Uno
di
questi dottori, è S. Buonaventura il Serafico, e
lare amorosamente con oscenità ? Alcuni domanadano. Se la comparsa
di
Donna parlante d’amore oscenamente, non è lecita;
onderà all’obiezione, e domanda nel mod, che per ora necessario non è
di
rispondere. Dico 2. Se si concedesse il caso, che
o quelle, che esse hanno bene impresse, e queste trattano quasi tutto
di
, o rappresentando nel Teatro, o meditanzo nel cuo
sordido anche si mostri nelle moralità; perché lascia presto il tenor
di
virtù, ch i lungamente in sua vita ha seguitato i
nandosi, e comparendo in pubblico: purché abbia qualche buona ragione
di
ciò fare, e lo faccia senza cattiva intenzione; a
di ciò fare, e lo faccia senza cattiva intenzione; ancora che sapesse
di
essere amata bruttamente da alcuni parrticolari,
professione, in quanto è lecita, e secondo quelle qualità, e termini
di
modestia, che concedono i Dottori; perché alcuni
ri si richiede qualche onesta cagione, senza la quale la Donna merita
di
essere condannata per adornarsi, quando sa di ess
a quale la Donna merita di essere condannata per adornarsi, quando sa
di
essere amata disonestamente da alcuno. « Autores
ella ha il iusmh a tale ornamento per rispetto della sua professione
di
rappresentare onestamente: e per l’esercizio dell
al quale, quando non può astenersi senza grave danno; non è obbligata
di
ritirarsi, e di non comparire ornata in pubblico;
non può astenersi senza grave danno; non è obbligata di ritirarsi, e
di
non comparire ornata in pubblico; sempre che alcu
icolare si scandalizzino; posto che elle non abbia cattiva intenzione
di
scandalizzarli. Hurtado, citato dal diana, insegn
sogno lasciare l’arte del recitare; e però non è obbligata sotto pena
di
peccato mortale astenersi dal farsi vedere pubbli
attestano la loro spiritual rovina alla propria malvagità per cagione
di
qui traggono veleno di morte, ove potrebbero gode
tual rovina alla propria malvagità per cagione di qui traggono veleno
di
morte, ove potrebbero godere antidoto di vita. Di
gione di qui traggono veleno di morte, ove potrebbero godere antidoto
di
vita. Dico 4. Se la Donna si adora con animo di e
bbero godere antidoto di vita. Dico 4. Se la Donna si adora con animo
di
essere disonestamente amata; tutto che non segua
ella S. Vedova Giuditta, la quale pare, che si ornasse con intenzione
di
prendere nel laccio della disonestà l’animo lasci
né in quell’ornamento a cui il medesimo Iddio aggiunse nuova bellezza
di
splendore. « Cui Dominus, dice il sacro Testo, co
libidinoso: dove spiega la Glossa liberando Giuditta da ogni macchia
di
calunnia, e di peccato. Ora io domando. « Quo ani
ve spiega la Glossa liberando Giuditta da ogni macchia di calunnia, e
di
peccato. Ora io domando. « Quo animo», con che an
imo, e con che fine la Comica ordinaria si adorna ? Con animo, e fine
di
piacere «moraliter; vel carnaliter, platonice, ve
volontariamente, scientemente, e avventatamente gli spettatori deboli
di
virtù ad un manifesto pericolo, e occasione pross
tatori deboli di virtù ad un manifesto pericolo, e occasione prossima
di
peccato ? e tæl allettamento come non è scandalos
uò scusare da peccato mortale ? Massimamente che la comica ha volontà
di
tirare, e allettare, non solo dieci, o venti pers
olontà di tirare, e allettare, non solo dieci, o venti persone deboli
di
spirito, ma avvera le sorti della virtù, e se pot
allettare tutte, per accrescere maggiormante il guadagno Teatrale. E
di
più elle sa molto bene, che più facilemente vengo
e le amorose Rappresentazioni: dunque essa è meno scusata del peccato
di
adornarsi per fine di usare quel peccaminoso alle
tazioni: dunque essa è meno scusata del peccato di adornarsi per fine
di
usare quel peccaminoso allettamento. Io credo, ch
ome credono Caietano, Graffio, e Filliucci. Ma poi credo già, il fine
di
allettare ad udire la Commedia, quale fine la Com
« finis normalis » ; perché, oltre alle cose dette sopra, egli è fine
di
allettare al pagamento della Commedia e al pagame
capi, e capi tanto osceni, che possiamo dire senza romorso le parole
di
S. Amselmo, « Confundor in obscenitate iniquitati
lmo, « Confundor in obscenitate iniquitatis. »Or. ad Vir. Io mi copro
di
confusione chiamando le inique oscenità delle mod
sentazioni. Dico 5. Se la Donna sa, che per l’atto suo, anche cattivo
di
adornarsi quelli che da vengono comparire, o non
lamente a colpa leggera, ella avrà per questo il solo peccato veniale
di
scandalo: perché intanto pecca, di questo peccato
per questo il solo peccato veniale di scandalo: perché intanto pecca,
di
questo peccato in quanto è cagione morale del pec
sciva, e disonesta, nondimeno gli Auditori, o non muovono al consenso
di
peccato mortale; o al più peccano leggermente; fi
al più peccano leggermente; finchè tutto si ridurrà a qualche numero
di
peccati veniali cagionati da i Comici, e dalle Co
co modeste azioni, e vani ornamenti. Io rispondo. Se questo solo male
di
leggere colpa succedesse negli Auditori, confesse
dai Recitanti, fosse parimente leggiero ma l’esperienza, massimamente
di
molti Giovani, e di molti altri deboli di virtù,
parimente leggiero ma l’esperienza, massimamente di molti Giovani, e
di
molti altri deboli di virtù, costringe a dire, ch
l’esperienza, massimamente di molti Giovani, e di molti altri deboli
di
virtù, costringe a dire, che molti, con l’occasio
i altri deboli di virtù, costringe a dire, che molti, con l’occasione
di
trovarsi presenti alle Commedie poco modeste, si
e Commedie poco modeste, si muovono al pieno, e moltiplicato consenso
di
molti peccati mortali, e nel Teatro concepiscono
amme, che poi altro ne crescono in un grande, e rovinoso incendio. né
di
questo con me per ora altra prova, che la confess
nto, che si voglia comporre da qualche mazzetto penicioso all’odorato
di
un nobile Cavaliere; anzi è degno di giudicare il
e mazzetto penicioso all’odorato di un nobile Cavaliere; anzi è degno
di
giudicare il contrario, e che si pretende recare
ende recare diletto, consolazione. Così procedono i Comici professori
di
modestia si sforzano di scegliere dalle Commedie
solazione. Così procedono i Comici professori di modestia si sforzano
di
scegliere dalle Commedie stampate, come da tanti
stampate, come da tanti giardinetti; quei fiori, con i quali stimano
di
potere comporre le azioni loro, le presentasse co
sse. E Pier Maria Cecchini afferma nei suoi comici Discorsi, che sono
di
gran lunga più corrette le Commedie, che si recit
ri Commedianti ? Io rispondo, che le Azioni, stmapte con l’intervento
di
Done, fanno gran danno ai Lettori deboli di spiri
stmapte con l’intervento di Done, fanno gran danno ai Lettori deboli
di
spirito; ma le recitate lo fanno maggiore agli Sp
quanto ha la sua Azione del Recitare; massimamente è Comico, e Comico
di
valore; poichè i buoni Comici, dice Beltrame, nel
dell’esercizio, e non è buon Rappresentante. Dunque se nell’efficacia
di
azione non si trova nelle Commedie stampate; le r
reazione Teatrale non mancherebbe; ma si purgherebbe in gran parte; e
di
èiù si leverebbe l’occasione a molti innocenti Gi
i leverebbe l’occasione a molti innocenti Giovani, e a molte Donzelle
di
quella gran rovina, che spesse volte dicono di av
ni, e a molte Donzelle di quella gran rovina, che spesse volte dicono
di
avere ricevuta leggendo tali composizioni stampat
gli mostrano prima maliziosi, che nati. Eppure sappiamo, che i Libri
di
buona Poesia non sono intesi da Fanciulli, né ben
tesi da Fanciulli, né ben capiti dai Giovani. Ma io aggiungo al detto
di
questo Comico, che i Fanciulli e i Giovani, se no
simo danno della virtù. Quindi nel Decreto sono ripresi con le parole
di
S. Girolamo i Vescovi, e i Sacerdoti, perché lasc
astando che per relazione d’altri s’intenda il discorso se ha bisogno
di
lunga spiegatura, o se di breve, basterà che si o
d’altri s’intenda il discorso se ha bisogno di lunga spiegatura, o se
di
breve, basterà che si oda la voce femminile dentr
più sicuro anzi convenientissimo l’astensione per rispetti degnissimi
di
gran cautela. Aggiungo. Molte Commedie stampate c
gran cautela. Aggiungo. Molte Commedie stampate con qualche oscenità
di
Donna, o di altro, si tollerano, o per la bellezz
a. Aggiungo. Molte Commedie stampate con qualche oscenità di Donna, o
di
altro, si tollerano, o per la bellezza della ling
a delle ordinarie Comiche, parlanti d’amore lascivamente nel cospetto
di
molti Spettatori deboli di spirito; e malamente i
parlanti d’amore lascivamente nel cospetto di molti Spettatori deboli
di
spirito; e malamente inclinati alla distruzione d
rizio, e poi inserisce. « Exigatur iugitur a Theatris Comedia, et eam
di
volunt desti, atq, audit viti, in suis penetralib
es, populum hiv intentum esse. »De Instit. Reip. l. 2. t. 6. Il senso
di
questo Autore è, che non si reciti la Commedia; c
alle sentenze: ne conviene, che il popolo s’impegni nelle attenzioni
di
tali Recitamenti. Aggiungo. Le Commedie stamapte
truzione dei Padri Spirituali a beneficio dei Penitenti: eppure molte
di
queste materie non si possono rappresentare in pu
scenità, e per lo scandalo, che ne seguirebbe negli spettatori deboli
di
virtù. Così dico io nel nostro caso delle Commedi
rti superbe della stampa: in questa le saette lnaguiscono per difetto
di
vigorosa azione; ma in quello feriscono con vivez
no per difetto di vigorosa azione; ma in quello feriscono con vivezza
di
rappresentazione . La forza Comica del Teatro gra
utto oro quel, che si causa da una miniera d’oro, né tutto è sostanza
di
perla ciò, che si chiude nella Madre perla. Plato
lla Madre perla. Platone secondo me paragonarsi può ad una ricca vena
di
aureo metallo per la preziosità del suo sapere; e
entilissimi pensieri ma il perfetto suo non fu senza difetto; e l’oro
di
lui, si collegò talvolta con il vilissimo piombo,
falsa margherita. Voglio dire, che non basta per giustificare presso
di
noi, un’azione il dire. Elle si fa alla Platonica
gibelli. Significa forse un’amore sensuale, ma non vizioso ? Un’amore
di
senso senza consenso ? Un’amore, col quale l’uomo
? Un’amore di senso senza consenso ? Un’amore, col quale l’uomo gusta
di
amare per amare, non per peccare ? Ma questo così
fficile in pratica ? Quanto è pericoloso ? Quanto è raro ? Confessare
di
amare una bella Donna, e dichiararsi con parole a
amare una bella Donna, e dichiararsi con parole affettuose, e proprie
di
un lascivo Amante, e poi dire, che non brama altr
no quelli, i quali palliandomm l’infame concupiscenza loro con titolo
di
amore Platonico, e facendosi scudo dei costumi di
nza loro con titolo di amore Platonico, e facendosi scudo dei costumi
di
esso Platone, di Xenofonte, di Eschine, e di Cebe
lo di amore Platonico, e facendosi scudo dei costumi di esso Platone,
di
Xenofonte, di Eschine, e di Cebete, non si avvedo
atonico, e facendosi scudo dei costumi di esso Platone, di Xenofonte,
di
Eschine, e di Cebete, non si avvedono gli infelic
endosi scudo dei costumi di esso Platone, di Xenofonte, di Eschine, e
di
Cebete, non si avvedono gli infelici, che con art
e, e di Cebete, non si avvedono gli infelici, che con artificio privo
di
ogni arte, e pieno solo di ogni forte immondizia,
dono gli infelici, che con artificio privo di ogni arte, e pieno solo
di
ogni forte immondizia, trattano i Savi del Mondo,
malizia; ed essi miseri con la sregolata vita loro rinnegano l’amore
di
Iddio per l’amore Platonico; e lasciano l’imitazi
egano l’amore di Iddio per l’amore Platonico; e lasciano l’imitazione
di
Cristo, degli Apostoli, dei Santi tutti, e anche
li Apostoli, dei Santi tutti, e anche dei Savi per la vanità del nome
di
alcuni Gentili; i quali benché molte buone parti
t, sed evannerunt in cogitationibus suis ». Ma sia ciò, che si voglia
di
questo amor Platonico, che di lui mi rimetto ai m
nibus suis ». Ma sia ciò, che si voglia di questo amor Platonico, che
di
lui mi rimetto ai medesimi Platonici; dico, che l
o ai deboli Auditori, che sentendo reagionare con termini poco onesti
di
qmore Platonico, restano infiammati con l’amore P
nico, e cadono in mille peccati degni delle fiammanti, ed eterne pene
di
Platone: insomma questo amor Platonico è molto pe
insomma questo amor Platonico è molto pericoloso, e rovinoso a parere
di
chi sa, e vuole considerarlo secondo la purità de
Paolo V. sommo Pontefice destinato alla cura pastorale del Vescovato
di
Macerata, città nel bel Piceno. Seggio principale
le del Vescovato di Macerata, città nel bel Piceno. Seggio principale
di
quel Governo: tosto in diligenza vi andò: e comin
nza vi andò: e cominciando la riforma degli sformati costumi con zelo
di
vigilantissimo Pastore, trovò, che passava per le
mi con zelo di vigilantissimo Pastore, trovò, che passava per le mani
di
molti un certo Libro, che trattava dell’amor Plat
oscenità con l’arco della scolastica dottrina. né Platone è Capitano
di
bastevole difesa, contro l’assalto di quei Teolog
dottrina. né Platone è Capitano di bastevole difesa, contro l’assalto
di
quei Teologi di Cristo, che con il brando della g
tone è Capitano di bastevole difesa, contro l’assalto di quei Teologi
di
Cristo, che con il brando della giusta ammonizion
cludere le Comiche, parlanti d’amore dal pubblico Teatro ? La nota
di
troppo severo Giudice non è oggetto degno di onor
lico Teatro ? La nota di troppo severo Giudice non è oggetto degno
di
onorato sforza; e chi vuole sforzarsi di mostrare
Giudice non è oggetto degno di onorato sforza; e chi vuole sforzarsi
di
mostrare troppa severità, da nel biasimo di perso
za; e chi vuole sforzarsi di mostrare troppa severità, da nel biasimo
di
personaggio crudele. Non pare, che le Comiche su
e le Comiche su debbano levare dal pubblico Teatro; benché vi parlino
di
materie amorose con maniere poco modeste; perché
argomento ditroppa severità, e per conseguenza, chi la procura, cerca
di
palesare con vituperio la sua troppa rigidezza. B
e dicano. Così non intendono i S. Padri, i sacri Teologi, e i Dottori
di
S. Chiesa. Ed io non reco altra risposta a questa
o altra risposta a questa difficoltà: vedendosi chiaro, che il parere
di
un Comico non può bilanciarsi col parere di tanti
osi chiaro, che il parere di un Comico non può bilanciarsi col parere
di
tanti, e tanto qualificati presonaggi. La luce di
anciarsi col parere di tanti, e tanto qualificati presonaggi. La luce
di
una minuta stella perde il suo chiarore in faccia
sonaggi. La luce di una minuta stella perde il suo chiarore in faccia
di
un moltiplicato sole. Crisostomo scrive con senno
a; ed il Demonio con le lusinghe reca la morte. Ma ponderiamo un poco
di
quello, che Beltrame aggiunge nello stesso luogo
può, e si deve fuggire l’occasione prossima, e il manifesto pericolo
di
peccato mortale, vedendo, e udendo le Donne: e ta
e udendo le Donne: e tale occasione, e pericolo, almeno per i deboli
di
virtù, si trova nell’andare al Teatro, ove compai
deve fuggire e le Comiche si devono ritenere dal comparire. Beltrame
di
nuovo aggiunge. I galantuomini passano per i pubb
natura delle persone viziose. Chi non ha altri occhi per vedere, che
di
vetro rosso, ogni oggetto gli sembra rosso. Il Ce
sappiamo, che molti galantuomini vi passano, e si contaminano. So io
di
uno, che certo era galantuomo, e virtuoso, il qua
di uno, che certo era galantuomo, e virtuoso, il quale col solo alzar
di
un occhio ad una Femminella, che stva sulla fines
dia ai negligenti custodi del cuore, e ai lussuriosi nuova occasione
di
moltiplicare i peccati; eppure la dà con la compa
nte d’amore. Anche la Meretrice è lussuriosa; e piglia ogni occasione
di
peccare; e non corregge, né custodisce la coscien
r. d. 5. q. v. 5. 2. p. 2. §. 3. diffic. 3. n. 29. si porge occasione
di
moltiplicare le sue peccaminose, e disoneste brut
oghi si è levata, quando i Superiori sono stati avvisati dell’obbligo
di
levarla. Ed io sempre loderò quel gran Pastore di
visati dell’obbligo di levarla. Ed io sempre loderò quel gran Pastore
di
un principalissimo Arcivescovato, che pochi anni
ne parla chiaramente, esplicitamente, diffusamente, e scolasticamente
di
proposito, forse non sono stati porposti ai Sig.
con istanza, che si proveggamq a tale abuso. In S. Chiesa i disordini
di
dottrina, o di costume, non sempre, dopo essere n
e si proveggamq a tale abuso. In S. Chiesa i disordini di dottrina, o
di
costume, non sempre, dopo essere nati, subito si
onde alla fine con il tempo si matura, e cadendo manca. Molti errori
di
quanfo in quando si sono conosciuti, e poi levati
nosciuti, e poi levati. Aggiungo. Se l’onoratoComico Cecchino è degno
di
fede, possiamo credere, che questa comparsa delle
dunque cotal comparsa non è sempre stata tollerata. Ed io spero, che
di
nuovo si leverà affatto per comando irrevocabile
iore; ma se questo maggiore egli non fugge, e gli manca altra ragione
di
tollerare quel mal minore, non ammette la tollera
altra ragione di tollerare quel mal minore, non ammette la tolleranza
di
male alcuno; perché il Savio, e zelante Superiore
Qesta difficoltà nomardi puòmr la difficoltà Teologale; per cagione
di
cui sento ad argomentarmi contro di questa guisam
difficoltà Teologale; per cagione di cui sento ad argomentarmi contro
di
questa guisams. Se non è lecita la comparsa delle
elle Figliuole ancor Fanciulle, e verginelle ? Eppure sono personaggi
di
ottimi costumi, e di segnalata devozione, e ciasc
Fanciulle, e verginelle ? Eppure sono personaggi di ottimi costumi, e
di
segnalata devozione, e ciascuno ha i suoi Teologi
gi siano ignoranti ? O che siano viziosi ? Un tal detto non è censura
di
temerità ? Rispondo prima. I Signori, e Principi
Rispondo prima. I Signori, e Principi supremi veramente virtuosi, e
di
ottimi costumi, e di vera devozione non permetton
ignori, e Principi supremi veramente virtuosi, e di ottimi costumi, e
di
vera devozione non permettono cosa chiaramente pe
ra devozione non permettono cosa chiaramente peccaminosa , o sospetta
di
peccato, se non hanno qualche buona ragione; ovve
esima recitata pubblicamente ai Cittadini, riesce abbondante, e colma
di
molte parole brutte, e di brutti gesti. E la ragi
te ai Cittadini, riesce abbondante, e colma di molte parole brutte, e
di
brutti gesti. E la ragione si è. perché il timore
parole brutte, e di brutti gesti. E la ragione si è. perché il timore
di
castigo trattiene dalle indecenze, chi recita in
l timore di castigo trattiene dalle indecenze, chi recita in presenza
di
Principi, e Principesse, che non gustano vedere,
e, e guadagnare, convertono la moderazione del Teatro in dissoluzione
di
postribolo. Aggiungo. La Commedia modesta fatta i
e faticano per farla tale. Ove nelle altre Commedie oscene non curano
di
faticare, sapendo, che piacciono con le oscenità,
e, che volesse tal comparsa, e bramasse, che le Comiche fossero belle
di
volto, grandi nella comparsa, ben formate di pers
le Comiche fossero belle di volto, grandi nella comparsa, ben formate
di
persona, vezzose, scaltre, e bene esercitate nel
esercitate nel rappresentare lascivi amori: ed egli non punto curasse
di
consultar con in dotti: anzi ricusasse d’udir rag
o curasse di consultar con in dotti: anzi ricusasse d’udir ragioni, o
di
veder scritture contrarie al suo volere, professa
suo volere, professando con i fatti una viziosa ignoranza: l’esempio
di
un tal’uomo, troppo appassionato, non deve allega
ù sotto le piante: e qualche Comico mi ha confessato d’averne trovato
di
tal fatta più di una volta. Ma io dico, che in ta
: e qualche Comico mi ha confessato d’averne trovato di tal fatta più
di
una volta. Ma io dico, che in tal caso i Teologi
iono: ei Predicatori prudenti non esclamano: perché non vi è speranza
di
frutto, anzi timor di peggio: onde bisogna ricorr
rudenti non esclamano: perché non vi è speranza di frutto, anzi timor
di
peggio: onde bisogna ricorrere all’Onnipotente Di
e all’Onnipotente Dio con l’orazione, e con le lacrime, supplicandolo
di
rimediare efficacemente con l’aiuto suo. L’uomo z
re; et si emendare non potest, tolerat, et gemit ». Qella congiuntura
di
male, quasi disperato, serve ai servi di Dio per
t gemit ». Qella congiuntura di male, quasi disperato, serve ai servi
di
Dio per eccitare nei loro cuori un grande affetto
, serve ai servi di Dio per eccitare nei loro cuori un grande affetto
di
compassione verso coloro, ciascuno dei quali meri
e affetto di compassione verso coloro, ciascuno dei quali merita, che
di
lui si dica. « Noluit intelligere, ut bene ageret
te, non scusa dal peccato mortale; perché almeno è, per non dire cosa
di
maggior vantaggio, una molto grande ignoranza aff
molto grande ignoranza affettata, grassa, e supina; e però non serve
di
diamantino scudo per bastevole difesa contro il c
rò non serve di diamantino scudo per bastevole difesa contro il colpo
di
colpa grave a parere dei dotti; tra i quali Regin
bella apposta vuole non sapere, quasi che professi d’essere imitatore
di
coloro, che nel c. 21. di Giobbe dicono a Dio. Ri
pere, quasi che professi d’essere imitatore di coloro, che nel c. 21.
di
Giobbe dicono a Dio. Ritirati da noi, che non vog
ente per tutto. Ora quando si trovano Superiori involti nelle tenebre
di
questa viziosa ignoranza, bisogna supplicare il G
ranza, bisogna supplicare il Gran Padre dei lumi, che sgombri il buio
di
quei tenebrosi orrori con il chiarissimo lampo de
chiarissimo lampo della sua divina luce. Rispondo secondo. Il titolo
di
Teologo non infonde tutta la scienza della Teolog
n un tratto. Uno può chiamarsi degnamente Teologo, e anche Confessore
di
un Principe, e non avere la cognizione minuta, e
nfessore di un Principe, e non avere la cognizione minuta, e distinta
di
tutte le materie, e difficoltà teologali. Ogni bu
ella non oscena: perché tali determinazioni particolari hanno bisogno
di
molto studio, molta speculazione, e molta lettura
ri hanno bisogno di molto studio, molta speculazione, e molta lettura
di
Autori; le quali cose non sempre ogni buon Teolog
o le Teatrli oscenità l’anno 1639. Ed egli fu impedito con l’autorità
di
un principale Superiore, il quale era valente Teo
iore, il quale era valente Teologo, ed apportò varie ragioni a favore
di
quell’impedimento: e una fu, che non tutti i Dott
are alcun Dottore; benché supponesse poterne fare una lunga citazione
di
molti. Io minimo tra i Dotti prego umilmente tutt
o presenti alla pubblica predicazione; importa assai alla Repubblica,
di
quali Teologi di servano, di quali Confessori, e
ubblica predicazione; importa assai alla Repubblica, di quali Teologi
di
servano, di quali Confessori, e di quali Predicat
icazione; importa assai alla Repubblica, di quali Teologi di servano,
di
quali Confessori, e di quali Predicatori: perché
alla Repubblica, di quali Teologi di servano, di quali Confessori, e
di
quali Predicatori: perché s esaranno uomini forni
e di quali Predicatori: perché s esaranno uomini fornitidi Dottrina,
di
pietà, e di giudiziosa libertà di parlare, potrem
Predicatori: perché s esaranno uomini fornitidi Dottrina, di pietà, e
di
giudiziosa libertà di parlare, potremo sperare ot
esaranno uomini fornitidi Dottrina, di pietà, e di giudiziosa libertà
di
parlare, potremo sperare ottimo successo intorno
imo successo intorno al Principe, e ai negizi suoi: ma se mancheranno
di
dottrina, e di virtù; se aduleranno attendendo ai
torno al Principe, e ai negizi suoi: ma se mancheranno di dottrina, e
di
virtù; se aduleranno attendendo ai propri interes
orno al pubblico comparire delle Donne, comiche ordinarie, e parlanti
di
lascivo amore: e li prego a ponderare bene le rag
re bene le ragioni, che apportano; perché spero, che daranno sentenza
di
eterno bando dal Teatro alla turpe, immodesta, e
he io non ho letto, e che la stimi degna « absolute et simpliciter »
di
positiva licenza, o di tacita tolleranza, e permi
he la stimi degna « absolute et simpliciter » di positiva licenza, o
di
tacita tolleranza, e permissione per ogni tempo d
tolleranza, e permissione per ogni tempo dell’anno, e senza riguardo
di
schifare altro male maggiore; all’incontro vi son
issimi Dottori, dai quali è condannata esplicitamente, non con titolo
di
convenienza, e zelo predicatorio, ma con obbligo
e, non con titolo di convenienza, e zelo predicatorio, ma con obbligo
di
necessità, e rigore scolastico Teologale. Il pare
ente nell’Oceanodella sapienza; e chi chiude gli occhi alla chiarezza
di
questa bella stelleè volontario amatore della cec
ecità. Il buon Teologo non si cura far coro da sé Teologando, ma gode
di
formare l’armonia dottrinale sulle note del sonda
ella comparsa delle comiche nel pubblico Teatro ? Ad uomini dotati
di
molto senno, e forniti di convenevole dottrina co
e nel pubblico Teatro ? Ad uomini dotati di molto senno, e forniti
di
convenevole dottrina commette il Savio Principe i
ragione che egli usi la stessa, anzi maggiore diligenza nell’elezione
di
quel sacro Personaggio, a cui con titolo di confe
e diligenza nell’elezione di quel sacro Personaggio, a cui con titolo
di
confessore si compiace di confidare il governo sp
di quel sacro Personaggio, a cui con titolo di confessore si compiace
di
confidare il governo spirituale dell’anima sua; c
nevole disgusto al penitente. Credo, che egli si prefiggerà per scopo
di
prudenza il generare nell’animo del Principe il n
nell’animo del Principe il nobilissimo parto del vero, e forte amore
di
Cristo da cui poi seguano tutte le altre cose in
vore, ma la divina grazia al penitente. Quindi considero, che non sia
di
mestieri, che io travaglimt molto nel rispondere
del mio poco sapere non può trare fuori né argento, né oro, né gioie
di
valore tale, che possanoaccrescere i tesori di qu
ento, né oro, né gioie di valore tale, che possanoaccrescere i tesori
di
quei Confessori, che assistono ai Superiori, e ai
orderò solo quel poco, che i Confessori avranno già letto nelle Opere
di
due Eminentissimi Cardinali, il primo dei quali è
do meraviglioso dal suo Confessore: e si leggono molti esempi ripieni
di
grande orrore, nei quali si vede la dannazione, c
Principe, e dei popolo a lui soggetti. Ma per discorrere partitamente
di
questo officio, dico, che il Confessore rappresen
questo officio, dico, che il Confessore rappresenta due persone, una
di
Giudice, e l’altra di Medico: e i Principe altres
che il Confessore rappresenta due persone, una di Giudice, e l’altra
di
Medico: e i Principe altresì ne rappresenta due a
ata, la seconda è pubblica. Il Confessore, come Giudice, sta in luogo
di
Dio, e non deve, né può assolvere dai peccati il
partengono a lui, come ad uomo privato; per esempio i peccati digola,
di
lussuria, d’invidia, e altri di smili fatta; e in
rivato; per esempio i peccati digola, di lussuria, d’invidia, e altri
di
smili fatta; e intanto forse non riconosce, né co
ubblica amministrazione. Il Confessore dunque, che è giudice in luogo
di
Dio, non deve accontentarsi di quella confessione
fessore dunque, che è giudice in luogo di Dio, non deve accontentarsi
di
quella confessione, che fa il Principe, come uomo
portino nel comune affare del governo. E se il detto Confessore teme
di
offendere quei Ministri, oda l’allegato avviso de
imposti digiuni, elemosine, orazioni, e altre opere penitenziali, ma
di
più aquelle persone, alle quali forse è tenuto, o
fiatemv i Principi diano molte cose ai Sudditi i quali non ardiscono
di
esigere forse per non incorrere nell’ira del Prin
e nell’ira del Principe. Ed in questo caso vigilare deve la giustizia
di
quel Giudice, che tiene il luogo di dio; in modo
o caso vigilare deve la giustizia di quel Giudice, che tiene il luogo
di
dio; in modo che forse esso non oda nel fine di s
e, che tiene il luogo di dio; in modo che forse esso non oda nel fine
di
sua vita. perché volesti essere Giudice non poten
i fosse detto. « Medice cura te ipsum. » E però quelli, che ambiscono
di
udire le confessioni dei Principi, sono degnio di
elli, che ambiscono di udire le confessioni dei Principi, sono degnio
di
essere scacciati, come Personaggi infetti da grav
onde il savio Principe, che è sollecito dell’eterna salute, avantimw
di
ogni altra cosa cerchi di avere un confessore, ch
he è sollecito dell’eterna salute, avantimw di ogni altra cosa cerchi
di
avere un confessore, che mai abbia avuto ambizion
tra cosa cerchi di avere un confessore, che mai abbia avuto ambizione
di
confessarlo: e che secondo la pubblica fama, e la
econdo la pubblica fama, e la privata informazione veramente sia uomo
di
pietà, cioè veramente sano, e libero dalle inferm
scritte dai Teologi intorno al Sacramento della Penitenza, e ai casi
di
coscienza; ma ancora sappia l’uso, e la pratica d
nitenza, e ai casi di coscienza; ma ancora sappia l’uso, e la pratica
di
quelle dottrine. Aggiungo; non sifaccia vedere sp
corte; né s’interponga nei negozi dei Cortigiani; in modo che invece
di
Medico delle anime, non diventi ancora egli Curia
he con una vera umiltà, e santità abbia congiunta una modesta libertà
di
avvisare il Principe;nè tema di essere levato dal
à abbia congiunta una modesta libertà di avvisare il Principe;nè tema
di
essere levato dall’officio di Confessore; anzi pi
libertà di avvisare il Principe;nè tema di essere levato dall’officio
di
Confessore; anzi piuttosto si rallegri, se ciò av
Confessore vedesse, che egli perde l’opera, e la fatica nell’impegno
di
un Principe, il quale non voglia quietarsi alle s
glia quietarsi alle sue giuste ammonizioni; domandi umilmente licenza
di
andarsene; e anche non ottenendola, se la prenda
a da se, e parta: perché cosa meno grave si è il sopportare lo sdegno
di
un Principe mortale, che l’ira dell’immortale Idd
o il suddetto, bisognerà, che il Principe dia adito, e libertà a lui,
di
avvisarlo confidentemente e di comandare secondo
l Principe dia adito, e libertà a lui, di avvisarlo confidentemente e
di
comandare secondo la ragione dell’officio suo qul
se, che sono necesarie alla salute; né che sia ritardato per rispetto
di
timore, o di penitenza. Ancora pare necessario, c
necesarie alla salute; né che sia ritardato per rispetto di timore, o
di
penitenza. Ancora pare necessario, che il Princip
avvisi il Confessore a non s’ingeriremx nel governo ovvero nei negozi
di
ragion di stato, o del reggimento della domestica
Confessore a non s’ingeriremx nel governo ovvero nei negozi di ragion
di
stato, o del reggimento della domestica famiglia
o. Concludo, che il Principe si guardi, se il Confessore è Religioso,
di
non levarlo dall’obbedienza dei Superiori, né dal
levarlo dall’obbedienza dei Superiori, né dall’osservanza regolare; e
di
non dargli alcuna occasione di dominare tra i suo
eriori, né dall’osservanza regolare; e di non dargli alcuna occasione
di
dominare tra i suoi Religiosi, o di ambire le Pre
e di non dargli alcuna occasione di dominare tra i suoi Religiosi, o
di
ambire le Prelature: perché questo non è espedien
nuocevole, e principalmente al medesimo Principe, al bene spirituale
di
cui è necessario un Religiosissimo, ed ottimo Con
ciò, che egli scrive per acconcio della presente materia. Quest’uomo
di
grande eminenza, oltre la Cardinalizia; e Teologo
tato trai Dotti, e massimamente in Roma per lunga, e pubblica lettura
di
Teologia nel Collegio Romano della Comapgnia di G
a, e pubblica lettura di Teologia nel Collegio Romano della Comapgnia
di
Gesù, nel Tomo del Sacramento della Penitenza pro
che hanno i Confessori dei Prelati, dei Principi, dei Govenratori, e
di
simili, quando vedono, ovvero sanno che per verit
no all’elezione dei Ministri, al governo dei sudditi, e ad altre cose
di
tal fatta. Intorno alle quali è da notarsi, che d
i, e ad altre cose di tal fatta. Intorno alle quali è da notarsi, che
di
rado avviene, che l’ignoranza sia vincibile, e in
rado avviene, che l’ignoranza sia vincibile, e incolpabile. Parimente
di
rado acvviene, che quell’ignoranza non apporti co
cose, che vedono farsi dai Prelati, e dai Principi: o almeno avviene
di
rado, che quell’ignoranza non rechi danno comune.
anno comune. Laonde il Confessore, parlando regolarmente, è obbligato
di
avvisare il penitente, sia chi si voglia, di quel
egolarmente, è obbligato di avvisare il penitente, sia chi si voglia,
di
quello, a che è tenuto; nè soddisfa al suo carico
ida per un altro cieco. Se dunque il Confessore teme, lasci l’officio
di
confessare, scusandosi modestamente, come poco at
i confessare, scusandosi modestamente, come poco atto alla tolleranza
di
quel peso. Ed il suddetto vale, quando il Confess
r manca al debito suo. Ma se egli non lo sa, e slo ha qualche ragione
di
dubitare, che deve fare ? Interroghi il penitente
ente è invincibile, né da lei segue scandalo, o danno al penitente, o
di
scandalo, o di altro inconveniente, potrà passars
ile, né da lei segue scandalo, o danno al penitente, o di scandalo, o
di
altro inconveniente, potrà passarsela dissimuland
i Padri Confessori dei Superiori grandi a fare per loro bontà un poco
di
riflessione con me su quello, che spiega questo d
asimano; i Dottori con i libri stampati sempre la condannano; le voci
di
molti zelanti la riprovano; e spesse volte il Sup
re stesso, stando alla Commedia, può, se vuole, conoscere gli eccessi
di
lei: onde è cosa facile, che egli non abbia notiz
na Legge. Dico 3. Tale ignoranza porta con sé scandalo in pregiudizio
di
molti sudditi; perché si muovono dall’esempio del
o del Superiore a giudicare lecito per se stessi, benché siano deboli
di
spirito, il godere lo spettacolo della Commedia d
enché siano deboli di spirito, il godere lo spettacolo della Commedia
di
Donna parlante oscenamente d’amore nel Teatro, pe
deve levare quello scandalo con avvisare il Superiore, ricordandogli
di
quella gran parola del Romano Oratore. « Principe
Da cotal l’ignoranza segue il danno comune spirituale, cioè la rovina
di
molte anime virtuose, e che perdono la divina gra
anno scritto della materia Comica, e delle Comiche, e con la consulta
di
uomini virtuosi, dotti, e pratici nella quotidian
ore si trovi l’ignoranza invincibile dell’essere illecita la comparsa
di
Donna parlante oscenamente d’amore, e che l’avvis
che l’avviso del confessore gli sia per essere dannoso, o cagionativo
di
scandalo negli altri, o di qualche sinistro, e gr
gli sia per essere dannoso, o cagionativo di scandalo negli altri, o
di
qualche sinistro, e grave accidente, e però non s
bbe molto ben fatto l’offrire l’avviso con qualche Scrittura composta
di
buone ragioni, e spiegare con chiarezza, e brevit
lavando dalle scene, e dai banchi le comiche parlanti scandalosamente
di
lascivo amore. « Impius obfirmat vultum; qui rect
dotti; quando si spiegano le loro dottrine, suole essere buon maestro
di
sicurezza. E chi può soddisfare alla sua sete con
cello. Io dopo aver proposto, e spiegato il presente Quesito, risolsi
di
sottoporlo all’acuta, giudiziosa, e sincera censu
re Giovanni de Lugo non ancora promosso al Cardinalato, con desiderio
di
essere illuminato; se nel mirare la luce della su
e. Gli scrissi, e scrivendo presentai il tutto, pregandolo caldamente
di
compiacersi di volere essere il Catone, e il Nest
e scrivendo presentai il tutto, pregandolo caldamente di compiacersi
di
volere essere il Catone, e il Nestore della mia s
cersi di volere essere il Catone, e il Nestore della mia scrittura; e
di
significarmi con libera brevità il suo pensiero.
che sia) condannare universalmente per peccato mortale ogni comparsa
di
Donna in palco; perché in ciò non si può dare reg
el qual caso deve il Principe proibirlo, e il Confessore avvisarlo; e
di
più deve il Principe far diligenza; in modo che d
mente ogni Principe, e ofni altro gran Superiore a volre fare un poco
di
riflessione alla chiara sentenza di questo modern
an Superiore a volre fare un poco di riflessione alla chiara sentenza
di
questo moderno, e celebre Teologo, e provvedere p
ioso, e desiderato Fiat. Voglio raccontare un solo fatto, che servirà
di
molte prove al detto mio. Un Principe Vice Re di
o fatto, che servirà di molte prove al detto mio. Un Principe Vice Re
di
un nobilissimo, e fioritissimo Regno manteneva a
pese sue, e d’altri Signori una numerosa, e principalissima Compagnia
di
Commedianti, i quali facevano nel Palazzo Regio l
Comiche con i loro discorsi amorosi, e scandalosi alle persone deboli
di
virtù. Un Predicatore della comapgnia di Gesù, as
andalosi alle persone deboli di virtù. Un Predicatore della comapgnia
di
Gesù, astenendosi di parlar dal pergamomz contro
deboli di virtù. Un Predicatore della comapgnia di Gesù, astenendosi
di
parlar dal pergamomz contro i Comici osceni, per
pergamomz contro i Comici osceni, per non dare ombra, benché minima,
di
censurare i Superiori, compose una scrittura con
a, di censurare i Superiori, compose una scrittura con ragioni, parte
di
convenienza, e parte di necessità; e la presentò
ori, compose una scrittura con ragioni, parte di convenienza, e parte
di
necessità; e la presentò per mezzo del suo P. Pro
i necessità; e la presentò per mezzo del suo P. Provinciale con forma
di
Supplica al detto Principe, che non la sdegnò, an
Operetta scolastica, fatta da Girolamo Fiorentino Lucchese con titolo
di
Comædiocrisis; stampata l’anno 1637. che appunto
endi, che i suoi mnistri non diano licenza alle Donne dei Commedianti
di
salire nel pubblico banco della piazza, né di com
e Donne dei Commedianti di salire nel pubblico banco della piazza, né
di
comparire nelle pubbliche scene del Teatro per le
ciè quando il Superiore può, e deve temere della spirituale debolezza
di
molti, quali restano esposti ad un morale, e pros
ezza di molti, quali restano esposti ad un morale, e prosimo pericolo
di
peccare mortalmente; e a questo concorre con la l
uesto concorre con la licenza il Superiore. 2. perché la solita vista
di
Donna « aculeum voluptatis immittit », dice Basil
3. in Isaiam ». Di poi è certo moralmente, che tra tanti Spettatori
di
debolissimo spirito vi sarà uno, anzi più di uno,
che tra tanti Spettatori di debolissimo spirito vi sarà uno, anzi più
di
uno, a cui si può dire con le parole dello stesso
e la Donna, anche non ornata lascivamente, cagiona alle volte peccato
di
concupiscenza: che cosa dunque, cagionerà massima
che cosa dunque, cagionerà massimamente in persona viziosa, la vista
di
quella donna, che compare ornata con vezzi di las
rsona viziosa, la vista di quella donna, che compare ornata con vezzi
di
lascivia, e vuol dilettare ? « Si ille, qui absqu
licenza il Superiore. 4. perché il Superiore da licenza ai Religiosi
di
predicare nelle piazze contro le Donne in banco,
nza del banco; si fermano a mirare, e rimirare per molto tempo, e son
di
pochissimo spirito ? Certo è molto probabile, che
onde, che è vera; ma è poco distante « sensun a consensu » al parere
di
un Dottore. E Cipriano de Spect. Avvisa. « Discit
E a questo concorre la licenza il Superiore. 7. perché chi da licenza
di
salire in banco, o di comparire in scena ad una D
licenza il Superiore. 7. perché chi da licenza di salire in banco, o
di
comparire in scena ad una Donna vana, da occasion
di comparire in scena ad una Donna vana, da occasione agli Spettatori
di
cooperare al peccato di lei, e ai deboli di spiri
una Donna vana, da occasione agli Spettatori di cooperare al peccato
di
lei, e ai deboli di spirito di ordinare la loro v
occasione agli Spettatori di cooperare al peccato di lei, e ai deboli
di
spirito di ordinare la loro vista a cosa viziosa.
gli Spettatori di cooperare al peccato di lei, e ai deboli di spirito
di
ordinare la loro vista a cosa viziosa. « Apponere
, o in scena, sa per esperienza, che sarà desiderata almeno da alcuni
di
pochissimo spirito, ai quali per piacere, si ador
il Superiore. 9. perché spesso avviene, che non solo la vita attuale
di
Donna in banco, o in scena ferisce l’animo di alc
on solo la vita attuale di Donna in banco, o in scena ferisce l’animo
di
alcuni con un peccato; ma anche la sola ricordanz
risce l’animo di alcuni con un peccato; ma anche la sola ricordanzanc
di
lei dopo qualche tempo lo trafigge con nuovi pecc
. q. 167. a. 2. ad. 2. E gli Spettatori si pongono in molte occasioni
di
vizi; che danneggiano l’anime, e la riempiono d’i
esto amore: che sarà dunque il veder una Donna vana, e udirla parlare
di
quelle cose, che sogliono udirsi da quelle, che c
iana esperienza; onde si potrà dire dello Spettatore vizioso il detto
di
Cipriano de speci. « Amat, dum spectat. » E a que
in terra, o salir sopra un cavallo. E questo esempio è almeno ragione
di
dubitare ai Superiori: se sia bene, o no, dar lic
meno ragione di dubitare ai Superiori: se sia bene, o no, dar licenza
di
salir in banco alle Donne, e di consultare il cas
riori: se sia bene, o no, dar licenza di salir in banco alle Donne, e
di
consultare il caso molto bene con i Teologi. Così
lto bene con i Teologi. Così fece Monsignor Mastrilli già Arcivescovo
di
Messina, e risolse negar la licenza, che a lui to
Arcivescovo di Messina, e risolse negar la licenza, che a lui toccava
di
dare. Così fece molto prima l’Arcivescovo, e Card
egarla, pensando allo strettissimo conto, che dovranno dare nel punto
di
morte: onde possono dire con Agostino. « Nos cum
ppongono trattando con le Donne: onde qulle Azioni meritano il titolo
di
oscene, cioè impure, e eccitative di natura loro
qulle Azioni meritano il titolo di oscene, cioè impure, e eccitative
di
natura loro al peccato mortale; contro gli Attori
rvari ipse non potest. » E Cresollio in Mystag. L. 4. c. 16. parlando
di
tali spassi popolari dice. « Semper in eo elabora
non so, come si possano in alcun modo questi Spettacoli con apparenza
di
ragion difendere, se vogliamo vivere, e morire ne
pparenza di ragion difendere, se vogliamo vivere, e morire nella Fede
di
Cristo. Questo inculcò una volta il P, Bonaccorso
culcò una volta il P, Bonaccorso Predicatore Sicliano della Compagnia
di
Gesù in Venezia ai Sig. Veneziani; e fece colpo s
ensibile la trascuragginend dei Principi, e dei Prelati, che lasciano
di
procurare con Editti; e con pene la libarazione d
lati, che lasciano di procurare con Editti; e con pene la libarazione
di
si grave, e contagioso male: prego Dio, che li il
sono a farlo streattamente obbligati, e non facendolo, sommamente rei
di
eterno castigo. Concludo con S. Tommaso 2. 2. q.
so 2. 2. q. 168. a. 3. Egli condanna i Commedianti, quando si servono
di
parole , o di fatti brutti, che di loro natura si
8. a. 3. Egli condanna i Commedianti, quando si servono di parole , o
di
fatti brutti, che di loro natura siano peccati mo
a i Commedianti, quando si servono di parole , o di fatti brutti, che
di
loro natura siano peccati mortali; e tali per ord
ù facilmente piacciono con l’impurità. Quindi saggiamente la Signoria
di
Genova l’anno 1584. per pubblico decreto vietò le
vietò le Commedie: e i Comici, dopo aver tentato più volte indarnong
di
poter continuare, si partirono confusi, come dice
riferita da Pietro Greg. L. 34. Synt. Iuris. c. 16. E Filippo II. Re
di
Spagna nella sua più matura età determinò di non
c. 16. E Filippo II. Re di Spagna nella sua più matura età determinò
di
non prescrivere moderazione ai Commedianti, ma pr
on eterna lode del suo glorioso nome. Questo esempio dovrebbe servire
di
regola a tutti i Principi di Cristianità. Io fini
so nome. Questo esempio dovrebbe servire di regola a tutti i Principi
di
Cristianità. Io finisco la mia Supplica con le pa
i i Principi di Cristianità. Io finisco la mia Supplica con le parole
di
un zelante Dottore supplicante in questo modo. «
sta Supplica sarà negata ora la grazia, piangerò con dolore la rovina
di
molte anime; e supplicherò il Sugnore, per essere
in altro tempo. Il benignissimo Principe ricevette con un cuore pieno
di
docilità tutte le considerazioni, che ristrette n
ante: poichè, passati pochi giorni, fece in tutto cessare le Commedie
di
Palazzo, e costrinse i Commedianti ad andarsene f
egno. Così fu ragguagliato il Predicatore con lettere congratulatorie
di
amici, e egli ne ringraziò affettuosamente la Div
ringraziò affettuosamente la Divina maestà; e celbrà molto allora, e
di
poi ancora non restò di celebrare, la risoluzione
te la Divina maestà; e celbrà molto allora, e di poi ancora non restò
di
celebrare, la risoluzione presa da quel Principe
elebrare, la risoluzione presa da quel Principe Vice Re, e degnissima
di
essere seguita da ogni gran Superiore con l’imita
Superiore con l’imitazione. Il bene risplende in ogni soggetto a modo
di
lampo, ma in un Principe lampeggia a guisa di Sol
in ogni soggetto a modo di lampo, ma in un Principe lampeggia a guisa
di
Sole meravigliosamente; e come del Sole disse Sin
itto da alcuni moderni, e dotti Personaggi, che concedono la comparsa
di
Donne in Commedia, non basta, per giustificare il
rire delle Comiche mercenarie in banco, o in scena ? Non è impresa
di
debole Soldato l’opporsi alla forza di un valoros
o in scena ? Non è impresa di debole Soldato l’opporsi alla forza
di
un valoroso Capitano: e lo scudo di Tersite non s
bole Soldato l’opporsi alla forza di un valoroso Capitano: e lo scudo
di
Tersite non sostiene le saette lanciate dal poder
scudo di Tersite non sostiene le saette lanciate dal poderoso braccio
di
Achille: poco avanzo di reputazione fa tra i dott
tiene le saette lanciate dal poderoso braccio di Achille: poco avanzo
di
reputazione fa tra i dotti, chi pretende contradd
di reputazione fa tra i dotti, chi pretende contraddire alle dottrine
di
personaggi eruditi, e consumati nel Liceo della S
e a mio senso, che io, uomo affatto incognito ai letterati, e fornito
di
pochissima dottrina, e di nessuna erudizione, non
o affatto incognito ai letterati, e fornito di pochissima dottrina, e
di
nessuna erudizione, non pretendo in modo alcuno d
issima dottrina, e di nessuna erudizione, non pretendo in modo alcuno
di
oppormi ai moderni, e dotti Scrittori, che conced
o di oppormi ai moderni, e dotti Scrittori, che concedono la comparsa
di
Donna in Commedia, ma desidero interpretare a mio
a mio favore ciò, che scritto da loro sembra contrario a quello, che
di
presente io scrivo contro il comparire delle Comi
rcenarie nel Teatro, e discorro in questo modo. Una difficoltà contro
di
me si può fondare su quello, che scrivono alcuni
so Garzoni nella Piazza Universale, che appunto chiamre si può Piazza
di
erudizione: egli tratta dei Comici nel Discorso 1
ratta dei Comici nel Discorso 104. e loda mirabilemente, come Attrici
di
modeste Rappresentazioni alcune Comiche. La grazi
zia indicibile, facendosi divulgare per la più eccellente Commediante
di
nostra età. Non lascio da parte quella Lidia gent
e con si bella grazia, piangendo un dì per Adriano, lasciò in un mare
di
pene l’affannato cuore di quel Poeta che perso ne
ngendo un dì per Adriano, lasciò in un mare di pene l’affannato cuore
di
quel Poeta che perso nel suo amore le mandò quel
etto, che comincia. Lidia mia il dì etc. Ma soprattutto parmio degna
di
eccelsi onori quella divina Vittoria, che fa meta
mio degna di eccelsi onori quella divina Vittoria, che fa metamorfosi
di
se stessa in Scena, quella bella Maga d’amore, ch
di se stessa in Scena, quella bella Maga d’amore, che alletta i cuori
di
mille amanti con le parole, quella dolce Sirena,
i incanti le almenh dei suoi devoti Spettatori: e senza dubbio merita
di
essere posta, come un compendio dell’Arte, avendo
ove sanno, e conoscono almeno alcuni in particolare, che sono deboli
di
spirito; perché in quanto all’autorità del Galluz
perché in quanto all’autorità del Galluzzi dico, che egli parla, non
di
Donne oscene, ma di persone ridicole, che nella C
l’autorità del Galluzzi dico, che egli parla, non di Donne oscene, ma
di
persone ridicole, che nella Commedia muovevano il
be la Commedia ridicolosa, ma non già oscena, né illecita per ragione
di
oscenità: perché la modesta comparsa di Donna rid
cena, né illecita per ragione di oscenità: perché la modesta comparsa
di
Donna ridicola, per far ridere, non è cosa oscena
cita per altra ragione: come sarebbe, se ne venisse scandalo a deboli
di
spirito; né vi fosse cagione sufficiente per gius
da Donna, per rappresentarla; poichè, come ho detto secondo il oarere
di
Menocchio, coloro si chiamano Istrioni, i quali v
appresentano i gesti dell’impudiche Donne. Dunque l’allegata autorità
di
questo Scrittore non è contro di me, che parlo di
he Donne. Dunque l’allegata autorità di questo Scrittore non è contro
di
me, che parlo di vere Donne, e parlanti d’amore,
l’allegata autorità di questo Scrittore non è contro di me, che parlo
di
vere Donne, e parlanti d’amore, le quali oltre il
iche dei Gentili, le quali erano in gran numero Amatorie, e abbondano
di
altri difetti sconvenievoli allo spirito cristian
ile, oscena, e scandalosa. E però Crisostomo tante volte, e con forza
di
tanto zelo, e di zelante spirito s’infiamma alla
andalosa. E però Crisostomo tante volte, e con forza di tanto zelo, e
di
zelante spirito s’infiamma alla riprensione contr
comparsa delle Comiche mercenarie, e oscene; ma discorre con disegno
di
sterminare dai banchi, e dalle scene ogni mortale
are dai banchi, e dalle scene ogni mortale oscenità. Chi è professore
di
religiosa, e vera perfezione, brama cacciare dal
all’autorità del P. Galluzzi. Si consola, non poco, chi, costretto
di
rispondere a qualche dottrinale obiezione, fondat
to di rispondere a qualche dottrinale obiezione, fondata sulle parole
di
un velente uomo, le interpreta in buono, e vero s
d’avere interpretato l’autorità del P. Galuzzi secondo il sentimento
di
lui medesimo. Ne stetti prima alquanto dubbioso,
lettera per risposta. Molto Reverendo in Cristo Padre. La lettera
di
V. R. Con l’inchiusa scrittura mi ha trovato a le
sta affermarle generalmente, che io non ho ami ineso col mio Trattato
di
dare favore acluno a quella maniera di Commedie,
ho ami ineso col mio Trattato di dare favore acluno a quella maniera
di
Commedie, contro le quali elle declamasse che le
olo dell’approvazione fatta cira la mia interpretazione, e pregandolo
di
non prendersi altro fastidio, e fatica di qualifi
terpretazione, e pregandolo di non prendersi altro fastidio, e fatica
di
qualificare il Quesito: perché a me, e ad ogni al
l’artificio dell’Arte. Ora supposto per vero questo piccolo preambolo
di
dire, io rispondo all’autorità del Garzoni dicend
e sia modesta, « Theologiche », Teologicamente, cioè lontana, e priva
di
peccato mortale, e di scandalosa rovina ai deboli
ogiche », Teologicamente, cioè lontana, e priva di peccato mortale, e
di
scandalosa rovina ai deboli di virtù; come la tra
lontana, e priva di peccato mortale, e di scandalosa rovina ai deboli
di
virtù; come la tratto io: ma egli la propone, e ,
ta, e peccaminosa: come se uno con parole, e gesti pudici, pieni però
di
artificio, cercasse di giungere all’illecita forn
se uno con parole, e gesti pudici, pieni però di artificio, cercasse
di
giungere all’illecita fornicazione. Ma per dichia
to. Dico 1. Egli scrive, che gli antichi Istrioni, pubblici recitanti
di
professione, non furono comunemente in onore; ma
E dei Comici del nostro tempo nomina unosolo, il quale si trasformava
di
rubicondo in pallido, e di pallido in rubicondo,
po nomina unosolo, il quale si trasformava di rubicondo in pallido, e
di
pallido in rubicondo, come a lui pareva : e del s
discorsivo giudizioso, e Accademico Dicitore. Così egli avrebbe detto
di
un eccellente ladro recitante, di un’artificiosa
o Dicitore. Così egli avrebbe detto di un eccellente ladro recitante,
di
un’artificiosa Meretrice, e di un finissimo Ruffi
etto di un eccellente ladro recitante, di un’artificiosa Meretrice, e
di
un finissimo Ruffiano; avrebbe, dico, detto, meri
o dal peccato commesso recitando con scandalo degli spettatori deboli
di
virtù. Si loda anche talvolta per l’Arte, chi mer
elle 4. Donne, come Comiche eccellentissime; ma insieme dimostra, due
di
loro essere state tali recitando, e comparendo, c
no scusare da peccato mortale: poichè una lasciò recitando in un mare
di
pene il cuore di un Poeta, che perso nel suo amor
cato mortale: poichè una lasciò recitando in un mare di pene il cuore
di
un Poeta, che perso nel suo amore le scrisse un s
etto. E che amore fu quello ? Di virtù, o do peccato ? Di Paradiso, o
di
Averno ? Di Platone, o di Plutone ? Di Lodatore,
o ? Di virtù, o do peccato ? Di Paradiso, o di Averno ? Di Platone, o
di
Plutone ? Di Lodatore, o di Lussuriatore ? Io cre
Di Paradiso, o di Averno ? Di Platone, o di Plutone ? Di Lodatore, o
di
Lussuriatore ? Io credo, che fu amore di perdizio
di Plutone ? Di Lodatore, o di Lussuriatore ? Io credo, che fu amore
di
perdizione, poichèil Poeta perso nell’amore mandò
hiamata dal Garzoni Divina Vittoria, ed è descritta come allettatrice
di
mille amanti. Ma io, come Teologo, e non come Pol
come Teologo, e non come Politico, stimo, che colei meriti il titolo
di
Diabolica Vittoria; poichè cagionava con la squis
itezza scandalosa dell’arte al Demonio mille vittorie contro le anime
di
molti Spettatori, fiacchi posseditori di quella v
lle vittorie contro le anime di molti Spettatori, fiacchi posseditori
di
quella virtù, con che si mantiene il possesso del
il resto scritto dal Garzoni nel cit. Discorso : io alla sua autorità
di
nuovo, e in ristretto rispondo, che la comparsa d
alla sua autorità di nuovo, e in ristretto rispondo, che la comparsa
di
quelle donne, da lui descritte: sebbene era modes
d’immodestia in una licenziosa donna cagiona sdegno, e odio nel cuore
di
chi la mira, e di chi la lode: ma ove si negozia
a licenziosa donna cagiona sdegno, e odio nel cuore di chi la mira, e
di
chi la lode: ma ove si negozia d’amoroso affetto
negozia d’amoroso affetto con termini, e con modi vergognosi, e pieni
di
modesto rossore; oh gli animi, e i cuori restano
re piaga in un cuore, che il licenzioso volto, o premeditato discorso
di
una Comica. Ma io dico, che più, che una bella, e
ù, che una bella, e modesta Fanciulla, sarà atta ad impiagare i cuori
di
molti quella Comica, che non avrà licenzioso il v
che non avrà licenzioso il volto, ma l’avrà modesto. E artificioso: e
di
più si farà sentire, e vedere con vivezza di prem
odesto. E artificioso: e di più si farà sentire, e vedere con vivezza
di
premeditato discorso, con saette di balenanti sgu
arà sentire, e vedere con vivezza di premeditato discorso, con saette
di
balenanti sguardi, con vezzi di bocca ridente, e
a di premeditato discorso, con saette di balenanti sguardi, con vezzi
di
bocca ridente, e con le potenti lusinghe di una p
enanti sguardi, con vezzi di bocca ridente, e con le potenti lusinghe
di
una persona tutta ben composta, e tutta fatta, pe
un’esca attrattiva degli umani affetti. Insomma la comparsa femminile
di
Comica artificiosa, se non è svergognatamente osc
? Le tolleranze dei virtuosi, e savi Principi sono talvolta leggi
di
giudiziosissima prudenza: onde conviene essere am
nsore; quando l’evidente ragione non convince, che qualche tolleranza
di
un Principe sia affatto intollerabile: tocchiamo
; e non avvisano i Governanti, né i Vescovi, che levino le sordidezze
di
così fatto abuso, che proibiscono la comparsa del
in banco. Dunque è segno, che si poò tollerare per qualche ragione. E
di
vero è troppo grande irreverenza, ed è ardire di
r qualche ragione. E di vero è troppo grande irreverenza, ed è ardire
di
troppo sfrontata fronte giudicare i Superiori, ta
i combatte il cielo con le montagne. Rispondo. Veramente la nebbietta
di
questa difficoltà offende un poco l’occhio di mol
Veramente la nebbietta di questa difficoltà offende un poco l’occhio
di
molti, non dico semplici, ma dotti, e dotti nella
dotti, e dotti nella Teologia. Una volta un valent’uomo chiaram, ente
di
disse. Io con il riparodi questo argomento estrin
arodi questo argomento estrinseco mi difendo dalle saette del rimorso
di
coscienza, e stimo, che si possano tollerare ques
t. » I Superiori le vedono, tacciono, e le tollerano. Io non professo
di
essere l’Achate di questo Enea: me ne vado lungi
vedono, tacciono, e le tollerano. Io non professo di essere l’Achate
di
questo Enea: me ne vado lungi dal suo Teologico p
Io ora dichiaro il mio senso con questo odine. Dico 1. La difficoltà
di
questo presente Quesito si fonda in argomento, e
gano in banco nelle piazze; né che il popolo Romano, ovvero i Signori
di
Campidogli chiamino, e provvisionino le Compagnie
on una Politica, con una santa Politica, e prudente imitazione. Io so
di
un Signor Governatore nello stato Ecclesiastico,
co. Che se alle volte si è permesso; ovvero si permetterebbe, l’abuso
di
qualche oscena Commedia in Roma per qualche buona
azione della licenza. E si ricordino i Savi del nostro tempo il detto
di
Alessandro Afrodiseo. « Veteres varia scenarum ob
della scena per ricreare l’animo travagliato, e non già per riempirlo
di
vizi, e di peccati. Dico 3. I principalissimi Sup
per ricreare l’animo travagliato, e non già per riempirlo di vizi, e
di
peccati. Dico 3. I principalissimi Superiori cost
giurisdizione; perché si permette in un’altra; poiché il solo esempio
di
altri circa un permesso male, « quod intrinsece s
, e virtuose: e per tutto si ode quella circolare risposta, degna più
di
pianto, che di riso. Si permette qui, perché si p
per tutto si ode quella circolare risposta, degna più di pianto, che
di
riso. Si permette qui, perché si permette lì: si
nel banco; massimamente con riguardo della pratica, e della debolezza
di
spirito di moltissimi Uditori, risponderebbero co
massimamente con riguardo della pratica, e della debolezza di spirito
di
moltissimi Uditori, risponderebbero con una total
ce saggiamente il grave, e moderno Teologo Ribadaniera per acconcionn
di
tale abuso, dicendo. Perché nelle cose morali non
comune probabilmente sempre si farà: bene è assai chiaro quello, che
di
simili Rappresentazioni si deve giudicare; e quel
iano, da chi può, informati pienamente, e distintamente della qualità
di
questo pestifero morbo; perché ho sperimentato in
teatrali oscenità delle moderne Rappresentazioni. O gran disavventura
di
alcuni Principi, che la verità se ne fugga quasi
ugga quasi bandita dai Palazzi loro, rimanendovi numerosa moltitudine
di
adulatori, tra i quali sebbene non mancano alcuni
molti, che giudicano delle cose rettamente, nondimeno, temono e forse
di
esporre liberamente con parole il proprio sentime
umilissimamente supplicherei, che ponessero freno allo sfrenato corso
di
questo rovinoso abuso, e pestilente infezione: e
un cenno, e molto più ad un espresso impero formato per la necessità
di
tanto desiderato provvedimento. I difetti popolar
Principe spinga il suo volere, quasi generoso destriero nell’arringo
di
provvido Legislatore. E la colpa grave delle osce
quello, a cui io fui esortato caldamente da un Illustrissimo Vescovo
di
Sicilia l’anno 1639. con questa forma di parlare.
da un Illustrissimo Vescovo di Sicilia l’anno 1639. con questa forma
di
parlare. Voi Padre con le vostre fatiche predicat
i, e Vescovi, esortandoli ad estinguere affatto ogni minima scintilla
di
questo teatrale, e femminile incendio. Questo fu
cintilla di questo teatrale, e femminile incendio. Questo fu il senso
di
quel zelantissimo Vescovo; che come fu gratissimo
le alla sacra Congregazione, ma con la presente Opera, che con Titolo
di
Ricordo mando ad un amico; ma bramo sia mandata c
ernatori, Magistrati, e simili; in modo che con il potente correttivo
di
salutare moderazione provegganonp a gravi mali, c
ono dalla femminile comparsa, e dalla sua oscena dissoluzione. Voglio
di
più pregare i Commedianti, professori di cristian
oscena dissoluzione. Voglio di più pregare i Commedianti, professori
di
cristiana modestia, a ponderare da senno, non sol
Rossi nel Convitto Morale, stampato nell’Eccelsa, e Serenissima Città
di
Venezia l’anno 1639. diceva con tale tenore. Quan
ttacoli saranno più onesti, e più gravi; tanto maggiore forza avranno
di
allettare, dilettare, e trattenere il popolo; per
o; perché la felicità, alla quale mirano questi trattenimenti, consta
di
due cose, di piacere, e di onestà: onde si loda p
felicità, alla quale mirano questi trattenimenti, consta di due cose,
di
piacere, e di onestà: onde si loda più la Tragedi
quale mirano questi trattenimenti, consta di due cose, di piacere, e
di
onestà: onde si loda più la Tragedia, che la Comm
’onestà non vi ha parte alcuna: e i Comici fanno più presto l’officio
di
Ruffiani, che d’Istrioni.v. Passatempo pubblico.
gare i Signori Accademici, o altri, che talvolta, senza essere Comici
di
professione, fanno qualche Commedia, che diano pi
le Commedie correnti sono tanto perniciose, e pestifere, che meritano
di
essere spianate affatto: e tutti i Principi dovra
aria; ma dalle regole del Si. Tommaso: onde gli Attori, che non fanno
di
professione di Scettici, peccheranno mortalmente,
regole del Si. Tommaso: onde gli Attori, che non fanno di professione
di
Scettici, peccheranno mortalmente, rappresentando
ofessa l’osservanza della divina legge, procuri con la debita cautela
di
astenersi dalla composizione, e dal recitamento d
itamento della Commedia oscena, la quale (come ho detto sul principio
di
questa Operetta, e qui sul fine replico, seguendo
incipio di questa Operetta, e qui sul fine replico, seguendo l’avviso
di
chi scrisse già. « Sciens repetoPetrarc. Dial. 11
e alla disonestà. 2. O per accidente, essendo udita da persone deboli
di
spirito. 3. O con l’argomento impuro. 4. O con un
ni fatti, ovvero con il modo d’impurità mortale. 7. O con la comparsa
di
Donna vera, Comica di professione, ornata lasciva
l modo d’impurità mortale. 7. O con la comparsa di Donna vera, Comica
di
professione, ornata lascivamente, e parlante d’am
parlante d’amore in pubblico Auditorio, ove sa, che sono molti deboli
di
virtù; e ne conosce alcuni in particolare. Finisc
schiarata bene la sua brutta natura, forse tale dichiarazione servirà
di
confutazione: e come dir si suole, e come scrive
o spirituale dei Fedeli. Tra tanto mi consolo con il giudizioso detto
di
Salviano. « Hoc infructuosum saltem non erit, quo
s. » Cioè. Almeno questo non sarà cosa infruttuosa; che io ho tentato
di
recare ad altri giovamento: poiché mentre fornita
he io ho tentato di recare ad altri giovamento: poiché mentre fornita
di
buona diligenze, e di prezioso desiderio, benché
care ad altri giovamento: poiché mentre fornita di buona diligenze, e
di
prezioso desiderio, benché non trovi l’effetto de
razione, nondimeno riceve il premio della buona volontà. Il tentativo
di
giovare al bisogno degli altri è fonte di molti b
buona volontà. Il tentativo di giovare al bisogno degli altri è fonte
di
molti beni per giovare a se: onde si può consolar
chi non poco brama confortare altri nella virtù; poiché il vero zelo
di
servire all’altrui bene, serve ancora al bene del
alviano. « Infructuosum non erit, quod prodesse tentavi » : lo sforzo
di
giovare ad altri è a se medesimo un dolce frutto.
uoce a tutti. Pag.nq 96. Ne la Femmina si scusa dicendo. Io son casta
di
mente. Pag. 97. Alessandro avrebbe corso con i Re
ia. Pag. 224. Non si deve proporre nelle Commedie. Pag. 225. Un libro
di
tal’Amore fu censurato, e sospeso. Pag. 225, 226.
fu censurato, e sospeso. Pag. 225, 226. Arsenio non voleva ricordarsi
di
una Donna. Pag. 171. Artificio da pochi è distint
si di una Donna. Pag. 171. Artificio da pochi è distinto dal pericolo
di
peccato. Pag. 183. E dal diletto osceno. Pag. 183
immodeste, che le moderne. Pag. 6. Ma le moderne ancora hanno bisogno
di
moderazione. Pag. 5, 6. L’Auditorio pubblico dell
azione. Pag. 5, 6. L’Auditorio pubblico delle Commedie a molti deboli
di
virtù. Pag. 26. Gli Auditori non distinguono l’ar
le anime. Pag. 153. È peccato. Pag. 154. Beltrame dichiara il decreto
di
S. Carlo bene prima. Pag. 13. Ma poi male. Pag. 1
ra non è contrario a S. Tommaso circa i Comici. Pag. 214. Bruttezza è
di
due sorti. Pag. 33. Ballerina castigata dai Diavo
bastone. Pag. 155. C Caccia del Pesce Spada. Pag. 171. Canto è
di
molta utilità. Pag. 145, 146. convertì un Mimo. P
, 13. consultava con molti Dottori. Pag. 15. Carlo V una Costituzione
di
cacciare i Comici. Pag. 250. Al Cristiano non bas
moderne. Pag. 64. Sono osceni per ordinario. Pag. 264. Hanno bisogno
di
buon guadagno. Pag. 116. Non osservano la prescri
ando sono osceni. Pag. 67. Spendono assai. Pag. 116. Cercano ogni via
di
guadagno. Pag. 118. Alcuni conducono le Figliole.
0. Uno faceva le Commedie solo da sé. Pag. 197. Gli antichi scrittori
di
Commedie non introducono Giovani, e Giovanette a
amente insieme. Pag. 208. Comica Che donna sia. Pag. 74. Finge talora
di
essere moglie del Comico. Pag. 114. Perché gusti
74. Finge talora di essere moglie del Comico. Pag. 114. Perché gusti
di
dare quest’arte. Pag. 115. Non osserva la prescri
ce assai con la grazia. Pag. 144. E col canto. Pag. 144, 145. Ragioni
di
levarla dal Teatro. Pag. 245. Nuoce con la ricord
muovono. Pag. 85. Compassione propria del Giusto. Pag. 1. Confessore
di
Superiore quale deve essere. Pag. 235, 241, 242.
. Pag. 127. Altri vi fanno giochi. Pag. 127. D Decreto Sinodale
di
S. Carlo contro i Comici. Pag. 12. Perché non fos
io Liberio recitò in Teatro per forza. Pag. 45. Demoni sono promotori
di
vari vizi, uno presiede ad un vizio, e un altro a
ficilmente. Pag. 110. Una rapita. Pag. 110, 111. Se è obbligata, o no
di
ritirarsi dall’essere toccata disonestamente 113.
a, o no di ritirarsi dall’essere toccata disonestamente 113. Impedita
di
comparire in banco 119. 120 . Pericolo di mirarla
isonestamente 113. Impedita di comparire in banco 119. 120 . Pericolo
di
mirarla. Pag. 131. Non si ammetteva in Teatro cin
ziosa. Pag. 167. Non pecca vestendosi da uomo per saltare in presenza
di
persone forti di spirito. Pag. 167. Pecca vestend
Non pecca vestendosi da uomo per saltare in presenza di persone forti
di
spirito. Pag. 167. Pecca vestendosi per saltar in
pubblico Teatro. Pag. 168. Alcune Donne nobili lasciarono un disegno
di
recitare 72. Altre recitando cagionarono grandi m
Pag. 117. Fatto brutto mortale qual sia. Pag. 32, 33. uno bruttissimo
di
Comico. Pag. 35. Uno di Ciarlatano. Pag. 35. Quan
ortale qual sia. Pag. 32, 33. uno bruttissimo di Comico. Pag. 35. Uno
di
Ciarlatano. Pag. 35. Quanti brutti mortali fanno
35. Ferdinando II Imperatore per un atto brutto impedì il recitamento
di
una Commedia. Pag. 34. Filippo II proibì le Comme
i approvano i Giovanetti vestiti da donna in Commedia. Pag. 195. Casi
di
scandalo. Pag. 195. Un caso di tentazione a un Re
i da donna in Commedia. Pag. 195. Casi di scandalo. Pag. 195. Un caso
di
tentazione a un Religioso. Pag. 196. Tre Giovani
207. Meretrice vestita da uomo con Banditi. Pag. 162. Una si vergognò
di
peccare in pubblico. Pag. 209. Musici mercenari p
ra da vesti diverse al maschio, e alla femmina. Pag. 163. Nocumentonv
di
peccato mortale fa illecita la Commedia. Pag. 39.
Occhio si custodisca dal mirare donna. Pag. 131, 132, 138, 139. Scuse
di
chi non lo custodisce. Pag. 134. Miro per solo gu
nginw. Pag. 140. La donna è brutta. Pag. 140. Ogni oscenità è indegna
di
cristiano. Pag. 27. Il vocabolo osceno d’onde si
ria alla Commedia. Pag. 29. P Parole brutte quali siano mortali
di
loro natura. Pag. 23. Alle volte diventano mortal
Pag. 23. Alle volte diventano mortali per accidente, non essendo tali
di
loro natura. Pag. 23, 24. Le scandalose sono mort
cose. Pag. 187. Pavone è più bello, che la Femmina. Pag. 163. Peccato
di
pensiero. Pag. 135. Piacere esca dei vizi. Pag. 9
pudico non volle mirare le Comiche. Pag. 136. Rnx Recitamento
di
sole Donne senza uomini spettatori 73. Un recitam
Recitamento di sole Donne senza uomini spettatori 73. Un recitamento
di
gran gusto senza oscenità. Pag. 94. Rete del Demo
ssere 252. Riffa è un gioco. Pag. 127. Roma non lascia salir in banco
di
piazza né donna, né uomo. Pag. 248. Romito vinse
facevano. Pag. 105. La severità troppa è biasimevole 226. La Signoria
di
Genova fece Decreto contro le Commedie 250. Socra
tue belle muovevano a libidine. Pag. 71-72. Superiore può dar licenza
di
recitare Commedie ai mercenari Comici modestament
delle Donne oscene. Pag. 252, 255. Tentazione cagionata da ricordanza
di
Donna già veduta. Pag.171. S. Tommaso stima lecit
232. V Vescovi levino le oscenità Teatrali 249. Una vista sola
di
Donna nuoce. Pag. 172. Z Zelo stimola all’
1. c. 14. 34. L. de Synodo tr. 2. t. 9. Nell’Appendice della Predica
di
Ferie. 4. della Domenica. 4. di Quaresima. Pag. 1
2. t. 9. Nell’Appendice della Predica di Ferie. 4. della Domenica. 4.
di
Quaresima. Pag. 18 de Discorsi intorno alle Comed
et Prefectum. In c. 1. Mich. T. 2. l. 3. d. 18. n. 2. Nell’Appendice
di
fer. 4. della Dom. 4. di Quaresima. p. 5. trat. D
ich. T. 2. l. 3. d. 18. n. 2. Nell’Appendice di fer. 4. della Dom. 4.
di
Quaresima. p. 5. trat. De scandalo Res. 31. In Pa
rofi. Spir. Trat. della Mortifica. C. 25. Nell’Appendice alla Predica
di
Fer. IV. Dom. IV. di Quaresim. De matr. q. IV. p.
la Mortifica. C. 25. Nell’Appendice alla Predica di Fer. IV. Dom. IV.
di
Quaresim. De matr. q. IV. p. 9. n. 17. Region. Re
ad. c. 3. Deut. c. 22. 5. v. Fem. n. 2. Nell’Appendice: alla Predica
di
Feb. 4. Dom. 4. di Quares. Cap. Si qua mulier. 30
22. 5. v. Fem. n. 2. Nell’Appendice: alla Predica di Feb. 4. Dom. 4.
di
Quares. Cap. Si qua mulier. 30. dist. Ep. ad Ige.
. [NDE] Comprendre (sens figuratif): ciò che si raccoglie come frutto
di
un’attività, di un’opera intrapresa. cc. [NDE] O
re (sens figuratif): ciò che si raccoglie come frutto di un’attività,
di
un’opera intrapresa. cc. [NDE] Original: di. c
e frutto di un’attività, di un’opera intrapresa. cc. [NDE] Original:
di
. cd. [NDE] Comprendre: ricavo. ce. [NDE] Compr
int Jérôme, entre 390 et 405. dh. [NDE] Demetr. L. 9. d. 46. n. 11.
di
. [NDE] Comprendre: tutto il giorno. dj. [NDE] Co
modo. ej. [NDE] Comprendre: costretto. ek. [NDE] Comprendre: prima
di
. el. [NDE] Comprendre: nominati. em. [NDE] Comp
k. [NDE] Comprendre: noleggiatori. il. [NDE] Comprendre: necessitano
di
. im. [NDE] Original: impedicato. in. [NDE] Orig
. mn. [NDE] Comprendre: danneggiamenti. mo. [NDE] Comprendre: donne
di
mondo (sens péjoratif). mp. [NDE] Original: egli
diritto. mz. [NDE] Comprendre: pulpito. na. [NDE] Comprendre: prima
di
. nb. [NDE] Comprendre: lontano. nc. [NDE] Compr