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1 (1648) Della cristiana moderazione del teatro. Detto la qualità delle Commedie pp. -272
lecita: e per distinguere la modesta dalla oscena secondo la Dottrina di S. Tommaso, e d’altri Teologi per sicurezza della
a Del P. Gio: Domenico Ottonelli dà Fanano, Sacerdote della Compagnia di Gesù. Si narrano molti casi moderni; si considera
farsi, per giu-stificare cotal Comparsa. In Fiorenza Nella Stamperia di Luca Franceschini e Alessandro Logi. 1648. Con L
edicazione Al Penitente Babila Commediante, e alle due Convertite, di lui Compagne, Cometa, e Nicosa. « Pænitentiam agi
iam agite; appropinquavit enim Regnum Cælorum »a. Questo Santo avviso di penitenza, e di vicinanza del celeste Regno, porg
pinquavit enim Regnum Cælorum »a. Questo Santo avviso di penitenza, e di vicinanza del celeste Regno, porge a me ora dolce
tenza, e di vicinanza del celeste Regno, porge a me ora dolce materia di congratularmi teco, ô Comico Penitente, e uomo av
Penitente, e uomo avventurato; perché a te diede già felice occasione di convertirti santamente a Dio. Tu vivevi nel lezzo
so a Venere impudica, e servando per regola de’ tuoi costumi l’impero di Satanasso; che però lo Storico della tua vita scr
iose, agens omnia, que illi Demon suggessisset »b. Vita senza spirito di vera vita, e che era vero principio di eterna mor
ssisset »b. Vita senza spirito di vera vita, e che era vero principio di eterna morte. Ma che ? tu morto con la più bella
o principio di eterna morte. Ma che ? tu morto con la più bella parte di se stesso, e vino, e spirante l’aura vital del co
divina dispensazione, e per gran favore evangelico, e efficace suono di quella penitenziale, è celeste lezione. « Pæniten
t enim Regnum Cælorum. » E quindi tu in men, che non balena il cielo, di fatto discepolo buono, e buon dottore, conquistas
elo, di fatto discepolo buono, e buon dottore, conquistasti la laurea di vero penitente con un’abbondanza grande di lacrim
re, conquistasti la laurea di vero penitente con un’abbondanza grande di lacrimosa pioggia, e con una cordialissima compun
duolo: e il cuore per gli occhi lambiccò se stesso in cadenti goccec di doloroso affetto. « Compunctus cepit cum lacrimis
te, che subito dal sacro tempio uscendo, quali da un ardente fornace di celeste zelo, diventasti magnanimo disprezzatore
inunciando al secolar inganno, e men vadoe al chiostro per tramutarmi di Comico fallace in Monaco verace. O magnanima, e s
fallace in Monaco verace. O magnanima, e santa risoluzione, ben degna di essere imitata ; come fu subito da quelle Comiche
a Dio col chiaro lampo della grazia, e poi da Babila con la chiarezza di tale esempio, si compunsero, e compunte risposero
, ò Anime grandi, indirizzo questa mia Operetta, e bramo ardentemente di poterne indirizzare altre ad altri Comici Peniten
Prego umilissimamente Dio, che ammollisca i cuori, e apra le orecchie di quei Comici, che sono osceni, e di quelle Comiche
llisca i cuori, e apra le orecchie di quei Comici, che sono osceni, e di quelle Comiche che sono impudiche; acciocché odan
o, e Ricordo insegna ai Recitanti, o Accademici, o Mercenari, il modo di recitare cristianamente. Il 5 Libro, e Ricordo am
Superiori a comandare, che le Commedie si recitino secondo le regole di S. Tommaso, e dei Teologi ; acciocché i Popoli Cr
ine, stampate con diverso carattere, sianok volgarizzate per comodità di chi, o non l’intende, o le vuole lasciare, senza
l scandalosamente. Ne condanna in tutto il rappresentare un trattato di Cristiano Matrimonio, o di onesto innamoramento,
anna in tutto il rappresentare un trattato di Cristiano Matrimonio, o di onesto innamoramento, ma il rappresentarlo con di
con disonestà, e scandalosamente. Questo poco ho stimato essere bene di avvisare, per chi vorrà leggere tali Ricordi, con
e bene di avvisare, per chi vorrà leggere tali Ricordi, con desiderio di fuggire i peccati, e di far il viaggio di questa
chi vorrà leggere tali Ricordi, con desiderio di fuggire i peccati, e di far il viaggio di questa vita come Buon Cristiano
tali Ricordi, con desiderio di fuggire i peccati, e di far il viaggio di questa vita come Buon Cristiano armato con l’aiut
far il viaggio di questa vita come Buon Cristiano armato con l’aiuto di Cristo secondo l’avviso di S. Agostino. « A gens
ita come Buon Cristiano armato con l’aiuto di Cristo secondo l’avviso di S. Agostino. « A gens quisque iter vite hujus, au
scus. Si stampi il presente Libro osservati im soliti ordini il dì 9. di Gennaio 1645. Vincenzio Rabatta Vic. di Firenze.
ati im soliti ordini il dì 9. di Gennaio 1645. Vincenzio Rabatta Vic. di Firenze. Si può stampare. Firenze lì 8 Gennaio 16
relli da Fanano Inquisitor Generale. Alessandro Vettori Senatore Aud. di S.A.S. Errori principali Errori principa
150 voliantes volitantes 150 satte saette 162 vede veste 184 di gusto gusto 206 conclude concludere 214 c.
Q. 3. Le Commedie sono lecite a nostro tempo secondo la dottrina di S. Tomaso ? Pag. 9 Q. 4. I Superiori posson
Pag. 9 Q. 4. I Superiori possono secondo S. Tommaso dar licenza di recitar le Commedie ai mercenari Commedianti ? Pa
ai mercenari Commedianti ? Pag. 10 Q. 5. E secondo la dottrina di S. Tommaso un altro Decreto fatto da S. Carlo con
zione dei buoni dai rei ? Pag. 13 Nota 1. Della seconda risposta di Beltrame circa il Sinodale Decreto di S. Carlo co
ta 1. Della seconda risposta di Beltrame circa il Sinodale Decreto di S. Carlo contro i Commedianti. Pag. 14 Nota 2.
o i Commedianti. Pag. 14 Nota 2. Intorno alla medesima Risposta di Beltrame. Pag. 17 Nota 3. L’Autore risponde
Pag. 22 Q. 8. Le parole brutte dette dal Comico, e non mortali di lor natura, possono esser mortali per qualche rag
agione, e render l’Azione, e la Commedia illecita secondo la dottrina di S. Tommaso ? Pag. 23 Append. Appendice al p
i brutti, che rendono illecita l’azione secondo S. Tommaso ? E quanti di numero fanno ciòp ? Pag. 32 Nota unica. Si d
negozio, e che persona rende illecita la Commedia secondo la dottrina di S. Tommaso ? Pag. 39 Q. 13. Che si deve gi
i dei Comici moderni ? Pag. 51 Nota Unica. Seguita l’allegazione di altri Dottori. Pag. 60 Q. 17. Per qual rag
ne di altri Dottori. Pag. 60 Q. 17. Per qual ragione le azioni di molti Comici moderni sono illecite ? Pag. 65 Q
cite ? Pag. 65 Q. 18. perché si è dichiarata con tante autorità di sacri Dottori, e d’altri Scrittori la qualità del
ordinarie, in scena, ovvero in banco. Pag. 70 Q. 1. La comparsa di vera donna in scena è illecita ? Pag. 70 Q. 2.
a di vera donna in scena è illecita ? Pag. 70 Q. 2. La comparsa di vera donna, e Comica ordinaria è illecita ? Pag.
onna, e Comica ordinaria è illecita ? Pag. 73 Q. 3. La comparsa di donna Comica ordinaria è lecita secondo la fatta
i moderni Dottori ? Pag. 76 Q. 4. Per qual ragione la comparsa di Comica ordinaria è illecita ? Pag. 79 Nota Unic
pubblico Teatro. Pag. 86 Q. 1. La licenza ottenuta dai Superiori di fare le azionis basta, perché i Comici introducan
. Pag. 87 Q. 2. Il gusto degli Spettatori è ragione sufficiente di far onesta la comparsa delle ordinarie Comiche ne
endice alla Nota con altri casi. Pag. 100 Q. 4. La difficoltà di far commedie senza la comparsa femminile è ragion
ie senza la comparsa femminile è ragione sufficiente per l’uso lecito di tal comparsa ? Pag. 103 Q. 5 Lot zelo di Pa
iente per l’uso lecito di tal comparsa ? Pag. 103 Q. 5 Lot zelo di Padre, o di Marito è buona ragione ai Comici di c
uso lecito di tal comparsa ? Pag. 103 Q. 5 Lot zelo di Padre, o di Marito è buona ragione ai Comici di condur seco l
3 Q. 5 Lot zelo di Padre, o di Marito è buona ragione ai Comici di condur seco le Donne, e farle comparire au Teatro
Q. 6 Il gusto delle Donne Comiche in far quest’arte è ragione di scusa sufficiente per la pubblica comparsa ? Pag.
Comiche nuoconov più con l’Azione del Teatro, o con la conversazione di casa ? Pag. 124 Nota Unica. Di un altro gua
tori sanno, o vogliono distinguere l’artificio dell’arte dal pericolo di peccato. Pag. 183 Q. 4. Non sarà peggio in
198 Nota. Si continua la risposta intorno alla rappresentazione di un Matrimonio. Pag. 206 Q. 6. Per la lecit
itto da alcuni moderni, e dotti Personaggi, che concedono la comparsa di donne in commedia, non basta, per giustificare il
e d’altri Scrittori antichi, e moderni. E per rispondere a molti casi di Coscienza in questa materia.   Opera Del P. Gio.
ovizioso della moralità, scrive, che la vera Giustizia è posseditrice di compassione. « Vera Justitia compassionem habet »
ersonaggio veramente buono, virtuoso, e giusto si è quello, nel cuore di cui, come in nascosto favo, si ritrova il miele d
k cura, o non si muove : eppure dovrebbe tremare nel lacrimevole caso di tanti infelici; e non dovrebbe restare con le car
crimevole caso di tanti infelici; e non dovrebbe restare con le carni di ferro, né col cuore di diamante senza mollificars
infelici; e non dovrebbe restare con le carni di ferro, né col cuore di diamante senza mollificarsi. « O miserater, avvis
ell’oro scrive, che non ha scudo valevole per difesa contro te saette di un giustissimo riprensore, chi vede cadere nelle
o te saette di un giustissimo riprensore, chi vede cadere nelle fauci di Satanasso gli sfortunati peccatori, suoi fratelli
di Satanasso gli sfortunati peccatori, suoi fratelli, e non li degna di una semplice ammonizione. « Nos videntes frates n
concede alla preziosa gemma del cristiano zelo la forza, e il titolo di stimolo, dicendo. « Stimulus zeli emulantis, quod
e santi Padri dico, che chi considera da senno il manifesto periglio di molti, e non si muove a pietà, non ha senso di um
il manifesto periglio di molti, e non si muove a pietà, non ha senso di umana compassione ; egli è un animato macigno : è
assione ; egli è un animato macigno : è un vivo bronzo; è un diamante di durissima inumanità. E chi non scioglie la lingua
a facilmente vi cadrà preda dell’infernal predatore. E però io scrivo di presente con desiderio di servire al giovamento d
a dell’infernal predatore. E però io scrivo di presente con desiderio di servire al giovamento di molti, e senza dar occas
. E però io scrivo di presente con desiderio di servire al giovamento di molti, e senza dar occasione d’irritamento a veru
molti, e senza dar occasione d’irritamento a verunoao. Ha non so ché di turpitudine, come notò Plutarco, il vivere solame
à. « Turpe est, nos nobis tantum vivere ». Loap zelo è tanto vigoroso di celeste forza, che rende il buon fedele santament
uon fedele santamente inquieto. Lo scrivere, e il parlare con termini di cristiana modesta, e per gravissimi accidenti, no
rre qualche dolce lenitivo ad un certo Comico malore, che per cagione di certi viziosi va infettando il Teatro della crist
ti, e virtuose persone ; ma non vorrei, che s’irritasse, chi professa di essere, e è veramente Comico virtuoso, degno di f
ritasse, chi professa di essere, e è veramente Comico virtuoso, degno di fama, e meritevole di onore. Mi dà speranza di co
di essere, e è veramente Comico virtuoso, degno di fama, e meritevole di onore. Mi dà speranza di colpire nel segno, senza
Comico virtuoso, degno di fama, e meritevole di onore. Mi dà speranza di colpire nel segno, senza rompere il disegno di ve
onore. Mi dà speranza di colpire nel segno, senza rompere il disegno di verunoaq, il detto di Nicolò Barbieri, chiamato B
di colpire nel segno, senza rompere il disegno di verunoaq, il detto di Nicolò Barbieri, chiamato Beltrame tra Comici, il
e persone, sempre dirà bene. E il Cecchino nobile Ferrarese, e Comico di professione, nei suoi discorsi intorno alle Comme
Borghese a tempo del Pontificio Monarca Paolo V compatisce gli errori di quelli, che senza distinzione assolutamente concl
no, che non si deve permettere, né recitare, né ascoltare Commedie. E di più scrive chiaro questo breve periodo. I sacri
Dottori, zelanti della correzione dei buoni costumi, non lasciaronoar di scrivere ; come si possa fare, per far bene la Co
Ora io desiderando trattar, e scrivere in questa forma, e con l’uso di questi termini, spero non far torto a me stesso,
gliax osceni : per cagione del qual danno io vi ricordo, ô Amico mio, di far bene, e chiaramente intendere a vostri amorev
la Qualità delle azioni, e Commedie illecite : impero che il diritto di ragione, et lo zelo discreto vuole, che si scriva
e il difetto dei viziosi. Ragione si è, che viva lieto sotto il manto di onorata lode, chi vive professor verace della vir
i vive professor verace della virtù, e che all’incontro sia bersaglio di meritato vitupero, chi demerita tra i virtuosi de
ione : perché, perché come nota il Cecchino, il biasimare, chi merita di essere biasimato, acciocché s’emendi, per non ren
che ritorna sopra il biasimante. Il Comico Beltrame secondo me stimò di giustamente supplicar dicendo. Io non ho scritto
Professori dell’Arte sua dico, che questo veramente prometto, e spero di mantenerlo in tutta la spiegaturaay del presente
edie illecite, e oscene. Nel 2. Capo proporrò parimenteba la dottrina di altri intorno alla comparsa delle Comiche ordinar
quando l’Architetto appoggia la mole del suo lavoro sopra la sodezza di un buon fondamento. E io sulle buone Dottrine sco
uon fondamento. E io sulle buone Dottrine scolastiche, e morali bramo di ben fondare la fabbrichetta del presente Ricordo,
tiche Rappresentazioni del Theatro. E questo farò, proponendo varietà di nodi con vari Quesiti, e disciogliendoli con vari
di con vari Quesiti, e disciogliendoli con varie risposte : e giovami di sperare, che questa fatica non sarà un fabbricar
a fatica non sarà un fabbricar sopra le arene con infruttuosa perdita di molto tempo. Chi procura, come può, servire allo
olto tempo. Chi procura, come può, servire allo spirituale giovamento di molti, non è fabbricator di vanità, né perde con
e può, servire allo spirituale giovamento di molti, non è fabbricator di vanità, né perde con l’opera gli anni, le ore, e
ione ? Voglio porre su questo principio, quello che pongo nel fine di un’altra Opera detta l’Istanza, cioè la descrizio
e alla disonestà. 2. O per accidente, essendo udita da persone deboli di spirito. 3. O con l’argomento impuro. 4. O con un
lcuni fatti, ovvero con modo d’impurità mortale. 7. O con la comparsa di Donna vera, Comica di professione, ornata lasciva
n modo d’impurità mortale. 7. O con la comparsa di Donna vera, Comica di professione, ornata lascivamente, e parlante d’am
parlante d’amore in pubblico Auditorio, ove sa, che sono molti deboli di virtù, e ne conosce alcuni in particolare. Alla p
molti deboli di virtù, e ne conosce alcuni in particolare. Alla prova di tutte le parti di questa lunga proposizione miran
rtù, e ne conosce alcuni in particolare. Alla prova di tutte le parti di questa lunga proposizione mirano tutti i Capi, e
, e principali, suppongono il contrario in modo, che pare una perdita di tempo il ragionare di questo punto : e Beltrame d
gono il contrario in modo, che pare una perdita di tempo il ragionare di questo punto : e Beltrame dice. Dubito,    che ta
29., che per lo stimolo, che faccia l’urgente necessità. Ma io spero di non perdere il tempo ragionando, e scrivendo perc
gabj cessata la Pestilenza dei vizi ? io seguiròbk a dire con disegno di giovare a coloro, che anche contro voglia ricevon
o stesso è il nostro bisogno ; e però la cristiana lingua, o la penna di cessar non deve dall’ufficio di giovevole avviso,
però la cristiana lingua, o la penna di cessar non deve dall’ufficio di giovevole avviso, finchè non cessa il Teatro dall
voi o Comici osceni sarete perseveranti delle oscenità, io mi servirò di più pungente, e penetrante spada ; né mi poserò,
ciò concedessi, e affermassi, veggobn chiarissimamente, che farei, o di menzogna rinfacciato, o di grandissima ignoranza,
si, veggobn chiarissimamente, che farei, o di menzogna rinfacciato, o di grandissima ignoranza, non solo dalla dottrina de
on si recitino secondo la debita, e cristiana moderazione, è un lampo di verità si certa ; a chi bene vede, che sembra chi
della luce stessa : ma colui, che vive in cecità, non è vagheggiator di alcun lucente oggetto ; e stima le tenebre sue no
dalla illecita. Prudentemente si governa, chiunque nella gravezza di negozio concernente la salute delle anime, fa ric
gni spirito alla dottrina dei sacrosanti Dottori, e quivibp far opera di riposar la mente, e assicurare la coscienza circa
ulatamente vedere, e sensatamente conoscere : se si può esercitare, e di essa legittimamente vivere : e trovai, che non so
ai, che non solo chi l’esercita, ma chi la permette, e ascolta, pecca di peccato mortale, quando però la Commedia non abbi
: e io aggiungo, che per discacciare con agevolezza le cieche tenebre di buia notte ; e per viaggiare acconciamentebq tra
di buia notte ; e per viaggiare acconciamentebq tra le nere caligini di un oscuro tallone, prudentemente si risolve, chi
scuro tallone, prudentemente si risolve, chi non si contenta dell’uso di un semplice lanternino; ma fa accendere la torcia
ontenta dell’uso di un semplice lanternino; ma fa accendere la torcia di campagna, e fa avanti se fiammeggiar un grosso do
e ci recano gli illuminati Dottori, Teologi, e santi Padri : da libri di questi, come da luminosi corpi si spiccano moltip
S.Tommaso è quello, che nel primo luogo c’illumina grandemente ; e io di lui suppongo, che secondo Silvestro lasciò scritt
io di lui suppongo, che secondo Silvestro lasciò scritti i fondamenti di tutta la materia giocosa. « Script fundamenta tot
pt fundamenta totius materia ludica  »v . Ludus a. 1.. Piantò la base di questa colonna, e mostrò le radici di questo mont
v . Ludus a. 1.. Piantò la base di questa colonna, e mostrò le radici di questo monte. Egli scrive. « Iocandit genus secun
um negotiis, et temporibus indebitis.  »q. cit. a. 3. ad. 3. Il senso di S. Tommaso è, che il gioco scenico, e teatrale al
e teatrale all’ora è peccaminoso, e osceno, quando il Comico si vale di detti turpi, o disonesti fatti, oppure di quello,
o, quando il Comico si vale di detti turpi, o disonesti fatti, oppure di quello, che per essere peccato mortale, reca al p
to ; purché essi l’usino moderatamente. Posso io lasciar altri luoghi di questo S. Dottore, perché i due della citata ques
sua luce, per schiarire le nostre tenebre, e per investigare il senso di lui con il rigore scolastico, e per cavarne la co
ar i lampi, ove luce si sparge a sufficienza : pure per accrescimento di maggior chiarezza dichiariamo una difficoltà.
o Terzo Le Commedie sono lecite a nostro tempo, secondo la Dottrina di S. Tommaso ? Chi tiene fra le mani un vago fio
do la Dottrina di S. Tommaso ? Chi tiene fra le mani un vago fiore di odor soave, può consolarsi con piacere soavemente
to. Si che le Commedie sono lecite a nostro tempo secondo la dottrina di S. Tommaso : e la ragione si è ; perché sono ordi
. Cioè l’ufficio dei Comici, indirizzato all’umana ricreazione, non è di sua natura illecito. E lo prova dissusamentecon l
de dalla 24 Collazione dei Padri, ove si narra quel volgarissimo caso di S. Giovanni, e quel su detto, che non si puòC. 21
della vita presente è necessario qualche alleviamento4. Ethic. c. 8. di quiete, e qualche gioconda ricreazione. « Et ideo
te della stessa complessione, così non vogliono tutte lo stesso tenor di vita: uno gusta delle penitenze; e un altro delle
er ricreazione della vita umana, osservate però le debite circostanze di luogo, tempo, persone, e materia, e poco dopo con
sone, e materia, e poco dopo conclude. Onde non peccandosi in niunabv di quelle parti, non veggo, come si possa parlar con
lendo inferire, che le Comiche azioni sono lecite secondo la dottrina di S. Tommaso. E io dico lo stesso: e professo, che
Quesito Quarto I Superiori possono secondo S. Tommaso dar licenza di recitare le commedie a mercenari Commedianti ?
regiudica bene spesso alla fama dei sui buoni professori: e il merito di un virtuoso, benché splenda a modo di chiaro sole
i buoni professori: e il merito di un virtuoso, benché splenda a modo di chiaro sole, nondimeno perde non so chè del buio
hé splenda a modo di chiaro sole, nondimeno perde non so chè del buio di una nuvolosa opposizione. Io credo, che vi siano
buio di una nuvolosa opposizione. Io credo, che vi siano molti Comici di buona intenzione, e di virtuosi costumi: ma credo
posizione. Io credo, che vi siano molti Comici di buona intenzione, e di virtuosi costumi: ma credo ancor, che siano gigli
credo ancor, che siano gigli tra molte spie, e che sia vero il detto di Beltrame, cioè che sempre vi sono stati Comici bu
ci buoni e rei. Inoltre mi persuado, che i rei del nostro tempo siano di molto pregiudizio all’utile, all’onore, e al meri
all’onore, e al merito dei buoni: E però i Superiori nel dar licenza di recitare le Commedie ai mercenari Commedianti dev
anno 1583 e formato con questa occasione. Andò a Milano una Compagnia di Comici invitati dall’Eccelletiss. Sig. Governator
l quale, fatta la prima Commedia, diede loro licenza, che partissero, di che essi attoniti la supplicarono, per intendere
ione: e egli disse loro. Certi m’hanno detto che la Commedia è azione di peccato mortale e m’hanno fatto vedere quello, ch
e Arcivescovo : però andate a lui, e aggiustatevi; che poi avrò gusto di servirvi qualche volta: tra tanto non voglio mort
so si avvera, che i Superiori possono secondo S. Tommaso dare licenza di recitar le Commedie ai mercenari Commedianti: non
. Ad un corsiero sperimentato più volte troppo libero, e sboccato, fa di mestiere un gagliardo freno, e un forte cavezzone
eno, e un forte cavezzone. Quesito Quinto E secondo la dottrina di S. Tommaso un altro Decreto, fatto da S. Carlo co
Giudice vuole, che egli oda le ragioni delle parti, bilanci il valore di ciascuna, e poi formi la sentenza di assoluzione
i delle parti, bilanci il valore di ciascuna, e poi formi la sentenza di assoluzione per gl’innocenti, e di condannazioneb
ciascuna, e poi formi la sentenza di assoluzione per gl’innocenti, e di condannazioneby per i rei. Non è nuovo che divers
Cioè. Noi abbiamo giudicato avvisare i Principi, e i Magistrati, che di scaccino dai loro confini gli Istrioni, i Mimi, i
loro confini gli Istrioni, i Mimi, i Circolatori e gli uomini tristi di cotal fatta; e castighino aspramente i ricevitori
vitori loro. E qui io dico, che questo Decreto è secondo la dottrina di S. Tommaso; perché dal S. Dottore santamente sono
che non osservano la debita moderazione, e tali sono i viziosi degni di essere discacciati da tutti, e castigati. Non mer
n merita goder buona raccolta nel campo, chi nel campo sparge semenza di messecb viziosa, e pestilente. Quesito Sesto
’ Comici parla senza distinzione de’ buoni dai rei ? Alla proposta di questo dubbio non mancano varie risposte : Beltra
no, che l’Autore dice. Commedianti, Mimi, e Buffoni e che nel viluppo di questi esercizi ha inteso parlar della schiuma, h
mi, e Buffoni, quanto i Corsari Illustri da Pirati. » Questa risposta di Beltrame non mi dispiace; né mi par un suono ston
nomi d’Istrione, Mimo, e Circulatore ad essere equivalente al titolo di gente rea, e perduta, dicendo. « Ejus generis per
à i tutto degno della sua lode. Nota Prima Della seconda Risposta di Beltrame circa il Sinodale Decreto di S. Carlo co
Prima Della seconda Risposta di Beltrame circa il Sinodale Decreto di S. Carlo contro i Commedianti. Debito si è spe
pettante ad ogni saggio Scrittore, e dicitore parlar con gran cautela di tutti i professori delle science: e massimamente
con gran cautela di tutti i professori delle science: e massimamente di quei santi Pastori, che professano di saper molto
i delle science: e massimamente di quei santi Pastori, che professano di saper molto bene le cose, che decretano pubblicam
, e Arcivescovo S. Carlo contro gli Attori delle Commedie, non è cosa di gran momento. Egli si ripara contro la forza di t
Commedie, non è cosa di gran momento. Egli si ripara contro la forza di tal DecretoCap. 38., dicendo così. « Forse il ben
o non poco d’aver mal trattato pubblico l’Arte Comica, e i professori di quella: e che se non fosse stato per non generar
osse stato per non generar confusione nel popolo, si avrebbe disdetto di molte cose, amando più la verità che il suo credi
i non sono obbligati a saper ogni cosa ; molti descrivono una fortuna di Mare, che forse non hanno veduto un lago ; tanti
fortuna di Mare, che forse non hanno veduto un lago ; tanti ragionano di Commedia, che mai forse non avranno veduto una sc
on aveva piena cognizione dell’Arte comica. E questo medesimo replica di poi senza modificarlo con la particella, forse, s
apace dell’arte Comica. Ma io rispondo, che Il detto Beltrame è privo di probabilità. Prima perché S. Carlo manteneva nell
ilità. Prima perché S. Carlo manteneva nella sua famiglia gran numero di persone virtuose pratiche, zelanti, e dotte, dell
tinuamente per addottrinare se stesso nelle cose toccanti all’ufficio di vigilante Pastore: e a questo ufficio s’appartien
Non è probabile, perché tal Decreto non fu provvisionale per un poco di tempo: ma fu Sinodale, per dover praticarsi nello
r un poco di tempo: ma fu Sinodale, per dover praticarsi nello spazio di molti anni. E chi tra Comici stessi può negare, c
evono fare, i Sinodali Decreti ? Cioè con la consulta, e approvazione di molti, e consumati Dottori, e Teologi, che si tro
o stimerei me stesso dicitor temerario, se dicessi, che l’Arcivescovo di Milano S. Carlo non faceva i suoi sinodali Decret
Decreti con grandissima diligenza, con molto studio, e col consiglio di uomini letterati, i quali nel particolare delle C
edie dovevano aver letto, e molto bene inteso più volte alle Commedie di quel tempo: o almeno n’avevano avuta piena cogniz
ne dell’arte Comica: e che il Prelato decretante non fosse ben capace di quella. Aggiungo. Quel Decreto non fu contro l’Ar
contro l’Arte, ma contro i viziosi, che peccano nell’Arte, e meritano di essere cacciati. E chi dichiara per vizioso un pr
meritano di essere cacciati. E chi dichiara per vizioso un professore di un’Arte lecita, mostra, che ha piena cognizione d
ioso un professore di un’Arte lecita, mostra, che ha piena cognizione di quell’Arte. E chi potrà pubblicamente dire ad un
diverse perfezioni, e si appoggiano a diversi fondamenti. Il Decreto di Milano è effetto di giustizia, che « secundum all
e si appoggiano a diversi fondamenti. Il Decreto di Milano è effetto di giustizia, che « secundum allegata, et probata »
e’ virtuosi: e così sentenziò S. Carlo. Il Decreto Sinodale è effetto di carità, che con sollecita vigilanza avvisa, che s
necessità, perché il Superiore dando licenza ai Comici, è necessitato di darla con la debita moderazione, per soddisfar al
i, i quali non credo, provarono al Prelato, come al personaggio privo di piena cognizione dell’Arte Comica, che era Arte l
esercitavano lecitamente e con modestia, e però ottennero la facoltà di esercitarla, ma con la debita moderazione. E chi
co, e dotto Lettore. Nota Seconda Intorno alla medesima Risposta di Beltrame. Chi brama conciliare l’assenso altru
rame. Chi brama conciliare l’assenso altrui ai detti suoi, procura di farli comparire guarniti saggiamente con buone pr
e non si sdegni il Comico Beltrame, se non resta conciliato l’assenso di molti al detto suo, con che nega, col forse, la p
ce e fa comparire tal detto, non sono efficaci: non rimbombano a modo di tuono, ne feriscono a modo dice saetta. La prima
degli Autori, e accertato della modestia de’ Recitanti per relazione di altri, e vista la dottrina del suo maestro, si mo
a questa prova rispondo, che non sono astrettocg alla giustificazione di quel Religioso; quale credo si possa giustificare
n sua lode, ma attendo alla difesa della piena cognizione, e capacità di S. Carlo intorno all’Arte Comica: e però dico, ch
i S. Carlo intorno all’Arte Comica: e però dico, che le 4. condizioni di non sapere, attribuite a quel Predicatore, non si
contro i viziosi Rappresentanti. Non dica dunque, Beltrame. « Come fu di quel Religioso, così può esser stato di San Carlo
a dunque, Beltrame. « Come fu di quel Religioso, così può esser stato di San Carlo », perché ove manca il confronto delle
ca il confronto delle condizioni premesse, e presupposte nel paragone di due soggetti, non si deriva, se non a capriccio,
ena cognizione, e esser ben capace dell’Arte Comica, non vi è obbligo di saper ogni cosa. Egli dice. « Quando la dottrina
, e ingegnoso Discorso questa censura, che fa alla pratica cognizione di S. Carlo: la qual censura come non può servire a
ica cognizione di S. Carlo: la qual censura come non può servire a me di probabile risposta al presente Quesito;  così vol
, per trovar lume con che io accenda la fiaccola mia, e vinca il buio di questa difficoltà. Nota Terza L’autore rispo
nelli, il soggetto vano dal sodo, il reo dal buono. Così dir possiamo di S. Carlo: egli fatto Padre Spirituale de’ popoli;
S. Carlo: egli fatto Padre Spirituale de’ popoli; e quasi Agricoltore di copiosa messe, attendeva di tempo in tempo nell’a
pirituale de’ popoli; e quasi Agricoltore di copiosa messe, attendeva di tempo in tempo nell’aia Sinodale a ripurgare il g
ommedianti, quasi presupponendo, che siano una gente molto viziosa, e di vita perduta. Secondo, perché mirò alla pratica d
e molto viziosa, e di vita perduta. Secondo, perché mirò alla pratica di recitare da Comici usata nel suo tempo, la quale
nel suo tempo, la quale era tanto rea, che alcune Città si risolsero di cacciare tutti i Commedianti. Terzo, perché mirò
risolsero di cacciare tutti i Commedianti. Terzo, perché mirò al modo di parlar, e scrivere usato quasi da tutti i Dottori
ci buoni dai rei ; se bene si può fare ; e io per me stimo debito mio di farla, e di replicarla più volte in questa mia po
rei ; se bene si può fare ; e io per me stimo debito mio di farla, e di replicarla più volte in questa mia poca, e debole
ura, così l’Artefice Scenico, e il Comico può essere virtuoso e degno di riporsi nel numero di quelli, che « non sunt in s
cenico, e il Comico può essere virtuoso e degno di riporsi nel numero di quelli, che « non sunt in statu peccati », non so
in alcuni Comici moderni, e forse in molti si avverino quelle parole di S. Tommaso. « Quamvis in rebus humanis non utantu
rammatica azione rispetto agli uomini, nondimeno rispetto alla maestà di Dio s’impiegano in altre opere serie, e virtuose,
alla maestà di Dio s’impiegano in altre opere serie, e virtuose, come di far orazione, di comporre i propri affetti, e di
o s’impiegano in altre opere serie, e virtuose, come di far orazione, di comporre i propri affetti, e di dar ancora talvol
ie, e virtuose, come di far orazione, di comporre i propri affetti, e di dar ancora talvolta elemosine ai poveri di Cristo
mporre i propri affetti, e di dar ancora talvolta elemosine ai poveri di Cristo. Un Autore innominato dice appresso Beltra
gliuoli ; anzi che molti avvezzano le loro creature a dire le Litanie di nostra Signora ogni sera, e chieder perdono a Dio
, e  al Padre, e Madre degli errori commessi quel giorno, a non uscir di casa senza la benedizione, a dir il Rosario il Ve
dir una Messa ogni giorno del pubblico, oltre alle particolari. Molti di loro, Femmine, e uomini recitano l’Officio della
e non faccia una vigilia la settimana, oltre le comandate. Potrei dir di più con verità;  ma perché mi stringerei in pochi
Cristiani. » Così discorre Beltrame, tessendo una fiorita ghirlanda di virtuose operazioni, per adornar le tempie de’ vi
luogo dei molti, che si leggono ne’ libri de’ Santi Padri. Il luogo è di Agostino, ove scrive. « Scire debetis Frates, quo
 impleamus in opere. » E qui io replico alle parole della conclusione di Beltrame. Non basta dire i Comici sono Cristiani.
lusione di Beltrame. Non basta dire i Comici sono Cristiani. Aggiungo di più. Non basta, che faccino delle opere buone e d
opera buona in un soggetto cristiano. Ma come quel numeroso racconto di tante virtù, poste ne’ Comici da Beltrame, non sc
 ? Una candida veste fregiata con bel ricamo deve sporcarsi col lezzo di cose brutte ? Orsù voglio accettar per vero ciò,
e udendo nel teatro molti mali, detti, e fatti da’ Comici, concepisce di loro fondatamente un’opinione, che siano persone
nti Superiori, i quali con ragione formano concetto reo, e universale di tutti i Comici : e se per ventura alcuni sono con
arlo mirò a questa opinione universale de’ Comici, e a questa maniera di ragionar intorno alla vita loro e però fondatamen
convenevole alla puritàcl dei cristianesimo. Ella è un’Arte genitrice di gioconde, e utili Azioni; mentre i parti suoi non
le Commedie all’ora, quando il Comico si serve per cagione del gioco di brutte parole, o di fatti brutti, ovvero di nocum
, quando il Comico si serve per cagione del gioco di brutte parole, o di fatti brutti, ovvero di nocumenti al prossimo, le
rve per cagione del gioco di brutte parole, o di fatti brutti, ovvero di nocumenti al prossimo, le quali tre particolarità
ti, ovvero di nocumenti al prossimo, le quali tre particolarità siano di lor natura peccati mortali; e di più quando il Co
mo, le quali tre particolarità siano di lor natura peccati mortali; e di più quando il Comico usa il gioco in negozi, in l
ragione dell’Azione illecita secondo la sua dottrina. 1. Parole turpi di lor natura mortali. 2. Brutti fatti di lor natura
sua dottrina. 1. Parole turpi di lor natura mortali. 2. Brutti fatti di lor natura mortali. 3 Nocumenti al prossimo di lo
rtali. 2. Brutti fatti di lor natura mortali. 3 Nocumenti al prossimo di lor natura mortali; 4. Tempo indebito. 5. Luogo i
tura mortali; 4. Tempo indebito. 5. Luogo indebito. 6. Disconvenienza di negozio. 7. Disconvenienza di persona. Sono sette
o. 5. Luogo indebito. 6. Disconvenienza di negozio. 7. Disconvenienza di persona. Sono sette note sconcertate, che sconcer
resentazione teatrale. Ma se alcuno dimanda. Quali sono parole turpi di lor natura mortali ? Io rispondo con Caietano nel
e turpi di lor natura mortali ? Io rispondo con Caietano nel Commento di quel luogo di S. Tommaso. « Invitatoria verba da
natura mortali ? Io rispondo con Caietano nel Commento di quel luogo di S. Tommaso. « Invitatoria verba da mortalem lasci
a Donna alla fornicazione, quelle parole d’ ? ??uito sarebero mortali di lor natura, e renderebbero l’Attore colpevoledi m
oche Azioni moderne, e mercenarie si recitano senza mortali bruttezze di parole. Dunque, inserisco io, poche sono lecite s
i parole. Dunque, inserisco io, poche sono lecite secondo la dottrina di S. Tommaso per rispetto delle parole mortali di l
e secondo la dottrina di S. Tommaso per rispetto delle parole mortali di lor natura, le quali corrono purtroppo nelle mode
proferite dai Comici suoi compagni ; poiché faceva loro la correzione di quando in quando ? La lingua del Comico osceno se
la correzione di quando in quando ? La lingua del Comico osceno serve di spada micidiale contro l’utile, dell’onesta, e di
Quesito Ottavo Le parole brutte dette dal Comico, e non mortali di lor natura, possono esser mortali per qualche rag
l’Azione, e la Commedia illecita, secondo la dottrina de’ Dottori, e di S. Tommaso ? Non è legge di prudente ragione,
ta, secondo la dottrina de’ Dottori, e di S. Tommaso ? Non è legge di prudente ragione, che l’uso di un giocoso detto c
tori, e di S. Tommaso ? Non è legge di prudente ragione, che l’uso di un giocoso detto cagioni un lacrimoso effetto. Ch
le volte la morte spiritule agli Ascoltanti; non perché siano mortali di lor natura; ma perché diventano mortali per accid
r accidente, cioè per ragione dello scandalo, che apportano ai deboli di Spirito, mentre le ricevono con gusto del corpo p
ali per ragion dello scandalo, che si dà alle persone presenti deboli di spirito; e la ragione si è, perché chi parla, dev
Uditori s’indurranno col motivo delle parole sue a commettere peccato di lascivia almeno col desiderio. Fillucci diceTr. 3
nascer può negli Uditori, quando lo spirito loro non ha ferma sodezza di virtù. Laiman avvisaL. 3. Theat.Mor. 5.4. de Temp
anima il turpiloquio per rispetto della circonstanza, che sia cagione di mortal pcccato ; quale si è la circonstanza dello
nato negli astanti ; come avviene quando gli Uditori non sono, a modo di vigorosa pianta, ben radicati nel suolo della vir
i, et si animus iste desit. » Se si usa il parlar disonesto con animo di eccitare a cose brutte se, ovvero gli altri. Oppu
citare a cose brutte se, ovvero gli altri. Oppure si usa con pericolo di dare consenso alle bruttezze, benché animo tale n
tale. E io dico, che pericolo tale spessissimo nasce almeno ai deboli di spirito dai ragionamenti brutti usati dai moderni
mici nelle Commedie; dunque sono peccaminose, e illecite per sentenza di Lessio. Baldelli notaT. 1. l. 3. d. 33. n. 3.. « 
temere, che tal buffoneria provocasse alcuno ai libidinosi affetti, e di ciò s’accorgesse, non si dovrebbe scusare dal mor
tal peccato; come nota S. Antonino; perché darebbe a quello occasione di ruina spirituale, e chi porge l’occasione del dan
ramente questa verità ? benché le parole oscene, dice egli, non siano di peccato mortale, quando sono dette senza mal fine
on siano di peccato mortale, quando sono dette senza mal fine ; nulla di meno in Commedia, per esser luogo pubblico si fa
que noi ora appoggiamo alla verità della sua dottrina un’altra verità di certissima esperienza, cioè che nell’Auditorio Te
oè che nell’Auditorio Teatrale si ritrovano moltissime persone deboli di spirito e lo sanno certo i Comici, e ne conoscono
e; e quindi inferiamo che le parole brutte dette da loro, non mortali di lor natura, diventano mortali per ragione dello s
Domini, dimittere quandoque debemus. » Cioè. Dobbiamo noi per avviso di S. Tommaso, lasciare tal volta i beni temporali,
lasciare tal volta i beni temporali, e anche gli spirituali, che sono di consiglio, per fuggire lo scandalo de’ deboli, ov
ignoranti. Che diremo dunque delle parole brutte, benché non mortali di lor natura ? Si vede tanto chiaro l’obbligo di la
te, benché non mortali di lor natura ? Si vede tanto chiaro l’obbligo di lasciarle, come scandalose, che il provarlo con a
lasciarle, come scandalose, che il provarlo con argomenti è una prova di superfluità, è un imbiancar i fiocchi di neve con
lo con argomenti è una prova di superfluità, è un imbiancar i fiocchi di neve con il candor di lana. Basta per noi dire co
prova di superfluità, è un imbiancar i fiocchi di neve con il candor di lana. Basta per noi dire con Caietano, che il ser
aloso Turpiloquio, benché semplice sia, e solo per dilettare, è colpa di qualche gravezza ; e è meritevole di esser molto
a, e solo per dilettare, è colpa di qualche gravezza ; e è meritevole di esser molto fuggita, e abominata.In 2.2 q. 168. §
et fugiendum valde. » E però molti Comici osceni meritano, che contro di loro si vibri la spada dell’Apostolica lingua, ch
; perché pongono sossopracs il tutto, insegnando per brutto interesse di lucro quelle cose, che non sono di necessità ; po
o, insegnando per brutto interesse di lucro quelle cose, che non sono di necessità ; possono chiamarsi maestri di dottrina
ro quelle cose, che non sono di necessità ; possono chiamarsi maestri di dottrina, che imparata cagiona una nocevole ignor
ina, che imparata cagiona una nocevole ignoranza, e disimparata serve di neccessario ammæastramento. Appendice Al presen
e Accademico mi domandò un giorno. Nell’Azione teatrale, e drammatica di Commedia, o d’altro recitamento, non si può usare
Cortigiana comparisce amantatact coi una bella, e graziosa veste ? E di più mi dimandò. Quali oscenità, e quante si devon
o parere con brevità: ora lo dico più spiegatamente così. La oscenità di parole, o di gesti, è indegna di ogni persona, cr
brevità: ora lo dico più spiegatamente così. La oscenità di parole, o di gesti, è indegna di ogni persona, cristiana, e an
più spiegatamente così. La oscenità di parole, o di gesti, è indegna di ogni persona, cristiana, e anche di ogni altra, b
di parole, o di gesti, è indegna di ogni persona, cristiana, e anche di ogni altra, benché gentile sia, e infedele: mentr
e regole della virtuosa moralita, e come richiede la natura dell’uomo di cui scrive CrisostomoHo, 23 in Genes.« Tunc homo
esso vizioso: come la Cortigiana, guarnita con belle vesti, non cessa di essere in se stessa una personaccia di viziosa, e
ita con belle vesti, non cessa di essere in se stessa una personaccia di viziosa, e infame professione. Venere impudica, v
re, che l’equivoco osceno coperto con parole modeste, cagiona libertà di usarlo più francamente senza vergognarsi e così r
le persore semplici, non lo intendendo bene, si lascionocv persuader di poterlo udire, e udito usare, e replicare ; e lo
eplicare ; e lo usano, e replicano senza scrupolo proprio, e con riso di altri che odono, e intendono, onde quando poi son
to significato, si vergognano grandemente della propria semplicità, e di essere state ingannate; ma intanto rimane loro ne
tto manca del Ridicolo ; benché in questo non si conformi alle Regole di Aristotilecw, ma di quei Poeti che cangiarono la
lo ; benché in questo non si conformi alle Regole di Aristotilecw, ma di quei Poeti che cangiarono la Commedia vecchia, no
w, ma di quei Poeti che cangiarono la Commedia vecchia, non in quella di mezzo, ma nella nuova, nella quale la favola ridi
lla nuova, nella quale la favola ridicola si mutò in un’altra maniera di favola, che era più tosto sopra qualche negozio v
annesse alla modesta Commedia: e insegna, che secondo la convenienza di questi particolari usino i ridicoli a proposito,
i ridicoli a proposito, e convenevoli: perché chi glicx usasse fuori di proposito, e senza il termine di convenienza, rec
evoli: perché chi glicx usasse fuori di proposito, e senza il termine di convenienza, recherebbe noia al giuditioso Audito
: onde posto, che la moltitudine, concorsa per udire la Commedia, sia di persone virtuose, e oneste : come i Comici, che f
: come i Comici, che fanno, e vogliono, servare il necessario decoro di vera Arte, e piacere, potranno mai dire oscenità
ecoro di vera Arte, e piacere, potranno mai dire oscenità in presenza di tale moltitudine ? Certo, che niuna proporzione s
iteranno amore, anzi odio ; e non riporteranno lode, anzi vitupero. E di più aggiungo; che si mostreranno, o disonesti, o
anno, o disonesti, o almeno ignoranti dell’Arte buona, che professano di bene esercitare ; poiché possono cavare i ridicol
mo, e lontanissimo da ogni buona, e consumata civiltà poiché a parere di Pontano il vocabolo, osceno, si derivò già dagli
Pontano il vocabolo, osceno, si derivò già dagli Osci, popoli antichi di Campania, detta terra di lavoro: ove i Vendemmiat
no, si derivò già dagli Osci, popoli antichi di Campania, detta terra di lavoro: ove i Vendemmiatori usavano, e usano anch
« Ubi boni meliores fiant », dice Plauto; essi la usano per infettare di mille bruttezze i popoli spettatori: e constringo
o la Commedia a comparire nel cristiano Teatro con maniere, e costumi di sfacciata Meretrice; ove vi doverebbe comparire s
ve vi doverebbe comparire secondo il decoro con qualità, e portamenti di modesta, e onorata Cittadina: acciocché tutti gli
modesta, e onorata Cittadina: acciocché tutti gli Auditori godessero di sentire da lei onesti, e ingegnosi ridicoli, e no
nesti, e ingegnosi ridicoli, e non brutti e vituperosi equivoci pieni di sconvenevole, e immonda oscenità. Quesito Non
econdo S. Tommaso, e i Dottori ? La finezza penetrativa, e mortale di un veleno poco si cura di numerose vivande : anch
tori ? La finezza penetrativa, e mortale di un veleno poco si cura di numerose vivande : anche un banchetto riceve il t
oco si cura di numerose vivande : anche un banchetto riceve il titolo di abominevole, tutto che solo pochi piatti siano de
eve il titolo di abominevole, tutto che solo pochi piatti siano degni di abominazione; e la qualità della virtù nociva non
i. Non v’è dubbio, che molte parole oscene, e laide mortali infettano di mortale nefandezza l’Azione del cristiano Teatro:
dere illecito il teatrale recitamento. Noi ora per iscacciare l’ombra di cotal dubbio, accostiamoci alla luce degli illumi
mente, e precisamente; quante parole mortali faccino, che in sentenza di S.Tommaso l’azione sia peccaminosa. Due bastano,
i deve parlare rigorosamente, trattandosi del pericolo delle anime: e di due parole brutte si dice con verità, che sono « 
verba, illicita verba » : con tutto ciò mi piace più dire col parere di molti Teologi interrogati da me sopra questo punt
di molti Teologi interrogati da me sopra questo punto, che in semenza di S. Tommaso il numero di 4. ovvero 6. Parole brutt
gati da me sopra questo punto, che in semenza di S. Tommaso il numero di 4. ovvero 6. Parole brutte mortali cagionano brut
a a tutta la Commedia. E vero, che quando una parola sola fosse piena di grandissima, e straordinaria oscenità mortale, e
isceatur. » Egli favella nel numero del meno. « Nihil turpe. » Niente di brutto. E quello si avvera anche di una sola paro
del meno. « Nihil turpe. » Niente di brutto. E quello si avvera anche di una sola parola oscena mortale. Caietano scriveIn
» Notisida, che quello, « Aliquid », qualche cosa, si verifica ancora di un solo detto impuro mortale. Dunque per sentenza
verifica ancora di un solo detto impuro mortale. Dunque per sentenza di Caietano, e di S. Antonino basta una sola parola
a di un solo detto impuro mortale. Dunque per sentenza di Caietano, e di S. Antonino basta una sola parola turpe mortale p
ere peccaminoso il Recitamento. Ma che ? Beltrame stesso par, che sia di questo senso. « Non dico, scrive egli,che in Comm
oto, che favella nel numero del meno ; quasi che un solo grave errore di una parola renda tutta la Commedia illecita, e in
ave errore di una parola renda tutta la Commedia illecita, e in degna di onorato recitamento. Ho udito da un Comico, che v
el c. 15 della 3. Parte tratta diligentemente, e dottamente in rigore di scuola questa difficoltà : e risolve, che alle vo
che alle volte una sola parola può essere bastevoledb per l’infezione di tutto un teatrale componimento. Legga chi vuole l
ezione di tutto un teatrale componimento. Legga chi vuole le ragioni, di quella ben fondata sentenza appresso lui: e se gl
i dalle parole ai fatti, seguendo in questo passaggio la figura guida di S. Tommaso. Quesito Decimo Quali sono i fatt
i brutti, che rendono illecita l’Azione secondo San Tommaso. E quanti di numero ciò fanno ? Nel tenore di una virtuosa
one secondo San Tommaso. E quanti di numero ciò fanno ? Nel tenore di una virtuosa vita i fatti si devono accompagnare
ngegnoso Tertulliano; iacciocché le buone parole non prendano rossore di vergogna, quando manca loro la compagnia de fatti
ni. Il pennelleggiare con la lingua graziosi tratti, è soggetto degno di lode: ma il formare con i fatti sparutte figure,
con i fatti sparutte figure, e deformi sbozzidd, è oggetto meritevole di biasimo. Voglio dire, che l’officio istrionico es
sti; e l’Istrione viene astettode a non servirsi per cagion del gioco di turpi parole, ovvero fatti, « causa ludi turpibus
me scrive S. Tommaso. E Caietano commenta per fatti turpi quelli, che di lor natura sono peccati mortali. « Multa enim sun
ed potius alleviet ». Essendo che tal fine non dica secondo sé specie di colpa mortalmente grave, anzi piuttosto l’allegge
’alleggerisca. Ma chiedera taluno. Equali sono i fatti turpi, mortali di lor natura ? Io rispondo, che Caietano dà questo
er dar sollazzo ad altri, commette una fornicazione, sarebbe un gioco di peccato mortale. « Si quis ut aliis delectationem
se una Commedia si terminasse con una fornicazione. Io per desiderio di meglio dichiarare il mio senso in questo punto de
fatti turpi, discorro in cotal guisa. La turpitudine presa viziosa è di due sorti: una è leggera, e l’altra grave; una è
del volontario. Prendesi anche la voce, turpitudine, nel significato di oscenità: che però in S. Paolo Ephes. 5. La Siria
tudini leggieru, e non mortali; perché rispondo, che io so l’opinione di coloro che concedono « levitatem materie in vener
se i toccamenti soo affatto brutti, sono peccati mortali per sentenza di Sanchez; benché siano fatti per gioco, per vanità
one venerea. »dhCome se uno toccasse il viso ad una Donna in presenza di molti; ovvero l’abbracciasse per segno di poco mo
so ad una Donna in presenza di molti; ovvero l’abbracciasse per segno di poco modesto amore; non provocherebbe egli, non i
lauso alla conclusione della favola terminata con un finto matrimonio di due persone amanti: io mi riporto al detto loro,
ali per ragione dello scandali, che ne ricevono gli spettatori deboli di spirito; perché le ragioni poste nell’ottavo Ques
o è un detto, ovvero un fatto men buono, che porge ad altri occasione di spiritual ruina. Resta la seconda parte del Quesi
una sola basta per far inalberare lo stendardo della morte sul fronce di un’animoso Guerriere. E verità troppo certa; dunq
si questiona dimandando. Quanti fatti bastano  per rendere colpevole di oóscenità, e morta alla virtù, e illecita un’Azio
nuto, che un Santo, e zelante Principe non ha permesso il recitamento di un’ Azione; perché v’interveniva un solo bacio ;
n scrivo cosa formata nella mia immaginazione, ma ricevuta da persona di molto credito, e degna di gran fede. Il savio, e
a mia immaginazione, ma ricevuta da persona di molto credito, e degna di gran fede. Il savio, e zelante Principe fu l’Aust
spetto pubblicamente, interveniva un sol bacio per segno, e per pegno di una modesta conclusione di Matrimonio, trattato s
veniva un sol bacio per segno, e per pegno di una modesta conclusione di Matrimonio, trattato senza veruna apparenza di al
na modesta conclusione di Matrimonio, trattato senza veruna apparenza di altra oscenità : e subito ordinò, che si restasse
onde l’Autore della composizione avvisato prese accortamente partito di mutar quell’atto stimato impuro in un altro giudi
o impuro in un altro giudicato modesto, cioè in un leggerissimo tocco di mano e così la Commedia fu recitata, e stimata fa
oderazione. Dunque un sol fatto rende la Commedia oscena per sentenza di un saggio, zelante, e moderno Imperatore. Ma che
mperatore. Ma che diremo noi teologi ? S. Tommaso si serve del numero di moltitudine « Aliquibus turpibus factis ». Onde s
sima Catania, Città tra le principali del ricco, fiorito, e bel regno di Sicilia. Vi vennero i Commedianti, si fecero le z
Comico fu fatto, per far ridere notabimente gli spettatori, un gesto di tanta indegnità, così fu riferito da chi era pres
o da chi era presente, che tutti, e tra tutti anche i più licenziosi, di modo si vergognarono, che calarono unitamente gli
vergogna, e niuno rise. Or qui, chi legge questo, negherà, che gesto di tal fatta, benché unico, bastasse per rendere osc
roppo ardito sarebbe, chi ciò  negasse ? Ma quello fu gesto, e fatto di un Comico: questo, che aggiungo, fu d’un Ciarlata
: questo, che aggiungo, fu d’un Ciarlatano. Nellaa bella e gran Città di Palermo sul piano della Marina un Ciarlatano tras
per allettare, e dilettare il popolo, un atto molto osceno con gesti di grandissima impurità. Ciò fu riferito al vecchio
ve, e zelante Predicatore, P. Gio. Battista Carminata della Compagnia di Gesù : e lo commosse molto: e però egli molto lo
ò egli molto lo ponderò sul pergamo alla presenza del Sig. Presidente di Giustitia Rau, il quale informatosi di tutto, e t
a presenza del Sig. Presidente di Giustitia Rau, il quale informatosi di tutto, e trovato verissimo, subito fece pigliar i
r giudicare, che quel Ciarlatano era tutto osceno per quel fatto solo di tanta oscenità. Concludo la presente Nota, e risp
Quesito. Un solo fatto oscenissimo, e turpissimo ; ovvero 4 o 6 fatti di ordinaria, e mortale oscenità, bastano, per rende
à, bastano, per rendere illecita l’Azione, e farla oscena. Lo scritto di sopra intorno al numero delle parole turpi può qu
scritto di sopra intorno al numero delle parole turpi può qui servir di buona regola per giudicar de’ fatti. Corra il giu
per ritoccare alquanto i tasti già toccati: e far qui sentire un poco di quel suono, che altrove si forma con la nostra de
o il detto in quel Ricordo. Non spiace la replica del suono, quando è di gioamento, e di consolazione. Il Casano nel moder
el Ricordo. Non spiace la replica del suono, quando è di gioamento, e di consolazione. Il Casano nel moderno negozio dell’
isce mezzo spogliata, o con vesti trasparenti in presenza d’uomini, e di donne ? Lascio il resto di questo Autore, e diman
vesti trasparenti in presenza d’uomini, e di donne ? Lascio il resto di questo Autore, e dimando. Questi gesti non sono o
atti indegni: ma non si fanno ora nelle Commedie; perché nello spazio di questi ultimi cinquanta, e più anni la Commedia s
eno dopo un ruinoso temporale. Forse può esere, che sia così rispetto di qualche buona, modesta e virtuosa Comagnia di Com
, che sia così rispetto di qualche buona, modesta e virtuosa Comagnia di Comici onorati: , a certissimo si è, che tal rifo
L’anno 1626 un famoso, dotto, e eloquente Predicatore della compagnia di Gesù, in una Città di Lombardia fu pregato da un
dotto, e eloquente Predicatore della compagnia di Gesù, in una Città di Lombardia fu pregato da un gran Signor Ecclesìast
ente, che narro, tacendo gli altri. Nel pubblico Teatro alla presenza di molti Cavalieri, Dame, e Fanciulle i Comidi rappr
ri, Dame, e Fanciulle i Comidi rappresentarono un disonesto tentativo di un ardito Amante, che si sforzava di assalire una
sentarono un disonesto tentativo di un ardito Amante, che si sforzava di assalire una bramata Donna, la quale però, caland
quale però, calando per una finestra, sen fuggiva ingnuda, e cercava di coprirsi con un candido, e grande lino: ma onfatt
adre ? Sono Commedie oscene  ? Si per certo rispose quello, e risolse di predicare: e lo fecero tonando, e fulminando in m
ulminando in modo, che le sue parole, e i concetti suoi furono saette di morte all’osceno mostro della turpitudine teatral
la Città per qualche tempo. Così non vi fossero mai rinati i serpenti di quello incadaverito, e diabolico mostro. Ma dicia
itavano regalatamente con le loro Comiche in una pricipalissima Città di un Regno nel cospetto di molti Cavalieri e molte
le loro Comiche in una pricipalissima Città di un Regno nel cospetto di molti Cavalieri e molte Dame; e usavano fatti tal
molti Cavalieri e molte Dame; e usavano fatti tali d’amore, che molte di quelle Dame dissero liberamente poi a certi amici
, che la persona non si senta muovere, e affezionare. E erano Signore di spirito, e vi andavano controvoglia loro. Or che
e Commedie sono riformate, quanto conviene ? Dico, che no, e lo provo di puù con questo fatto di Comica autorità, che vale
e, quanto conviene ? Dico, che no, e lo provo di puù con questo fatto di Comica autorità, che vale non poco per questo pun
co per questo punto. Pochi anni sono, che una Comica bella, modesta ; di buona volontà, e maritata, deplorò molto dolorosa
n Padre spirituale dicendo . Io fò quest’arte, perché sono astrettadm di seguitar mio marito, (non era obbligata di seguit
te, perché sono astrettadm di seguitar mio marito, (non era obbligata di seguitarlo, come io proverò nel c. 3. q. 9.) il q
ccia altri atti, secondo richiede l’Azione, che recitiamo. Or qui noi di grazia argomentiamo da questo fatto ; se quel Com
ortale; quando ciò sia conforme all’uso della patria, e senza difetto di viziosa intenzione. Ma non credo già, che quella
volentieri, all’oscenità, e al disonesto piacere: e non era obbligata di osservare il comandamento del Marito: perché « ut
ieriamo noi, che non è riformata abbastanza, e secondo la moderazione di S. Tommaso la Commedia del nostro tempo. Forse è
ne’ turpi fatti. Che occorre dunque sonar le trombe a festa per segno di una perfetta moderazione introdotta nel Teatro ?
Siamo ancor nella vigilia della festa, e però piangiamo con desiderio di presto per festeggiare per l’utili, e oneste Rapp
egozio, e che persona rende illecita la Commedia, secondo la dottrina di S. Tommaso ? L’umana vita è bisognevole di qua
ia, secondo la dottrina di S. Tommaso ? L’umana vita è bisognevole di qualche giocoso dilettamento: onde S. Ambrogio no
il quale scrive, che l’ufficio Istrionico è illecito, quando si serve di nocumenti al prossimo. « His quæ vergunt in proxi
nocumenti al prossimo. « His quæ vergunt in proximi nocumentum. » Mi di che nocumenti ragiona ? Egli lo spiega subito agg
ega subito aggiungendo. « Qua de sunt se peccata mortalia » ; ragiona di nocumenti mortalmente peccaminosi. Dunque chi com
i casi seguiti : basti questo. L’anno 1640 un Sacerdote grave, e uomo di belle lettere e dotto nella Filosofia, e Teologia
ere e dotto nella Filosofia, e Teologia mi disse con molto sentimento di cuore così. « Io, pochi giorni sono, mi fermai, n
 io me ne confusi: onde partito risolsi d’andarmi subito a confessare di due gravi errori : il primo di aver applicato l’a
risolsi d’andarmi subito a confessare di due gravi errori : il primo di aver applicato l’animo ad udire quelle indegnità:
primo di aver applicato l’animo ad udire quelle indegnità: il secondo di aver scandalizzato le persone, che mi conoscevano
 ? Non lo pensa, credo il pratico, anzi stima, che moltissimi gustano di quelle bruttteze, e diventano discepoli infami di
moltissimi gustano di quelle bruttteze, e diventano discepoli infami di maestri infamissimi: moltissimi tristi, massimame
no in breve gran profitto nell’iniquità: bevono come cristallina onda di fresco fronte, mille pensieri peccaminosi, e mort
presentazione: rimetto il benigno Lettore a quel luogo senza gravarlo di nuove, e più lunghe considerazioni. S. Tommaso to
di nuove, e più lunghe considerazioni. S. Tommaso tocca, come quinta di numerò, la circonstanza locale, la quale essendo
stro sacrato. E Beltrame riferisce, che così fu stabilito col Decreto di S. Carlo. Anche il Comico Cecchino conferma il me
tenza comunemente ricevuta, e praticata per vera: e però noi lasciamo di provarla più lungamente. Tocchiamo coti brevità l
ngamente. Tocchiamo coti brevità le due ultime circonstanze, che sono di negozio, e di persona, delle quali dice S. Tommas
hiamo coti brevità le due ultime circonstanze, che sono di negozio, e di persona, delle quali dice S. Tommaso, che l’Azion
onica non sia « præter convenientiam negotii, et personæ ». Cioè fuor di quello, che si convenga al negozio, e alla person
ricali. E aggiunge. Illecita è quell’arte, quando si fa con mesciglio di cose superstiziose, ovvero con pericolo della vit
vecchio Senatore, o quel soprano Principe, che alle volte si compiace di esercitarsi nella scena e di comparire Attore nel
ano Principe, che alle volte si compiace di esercitarsi nella scena e di comparire Attore nel Teatro. Io rispondo. S. Tomm
nvenienza, in quanto illecita « moraliter et peccaminose », in ragion di peccato, dicono, che non è lecita alle persone sa
gione politica, e al decoro civile, e cavalleresco, se la convenienza di persona recitante tra Comici nel Teatro convenga,
lla politica che prescinde dal peccato. Forse posso dire con Riccardo di San Vittorel. 5 de Arca Mystica c.19.. « Hunc loc
aliquid temere præfumere. » Meglio si è, che io Conceda esplicazione di questo punto ad Autore più ingegnoso, e più erudi
iù ingegnoso, e più erudito : e mi ritiri dalla presunzione temeraria di trattar materia sopravanzante la debolezza delle
pravanzante la debolezza delle forze mie. So, che Svetonio nella vita di Nerone scriveC 10.« Recitavit carmina in Theatro
Imperatore recitò versi nel pubblico Teatro con applauso così grande di tutti, che ne fu decretata una supplicazione agli
i: e mascherato cantò anche i Tragici componimenti. Di questo esempio di Nerone si serve il moderno Comico Beltrame per pr
gnò agli Istrioni poco onore, altri Imperatori con tanta molteplicità di favori lidq hanno onorati, che non solamente sono
r egli stesso nelle pubbliche scene. Beltrame nello capo 8. s’ingegna di provare gli onori fatti ai Comici anche moderni,
ente ne’ loro Teatri: e a nostri tempi io ho veduto i Sereniss. duchi di Mantova Francesco e Ferdinando, e Vincenzo recita
fatto altri viventi, i quali tralascio. Lodo Beltrame, che tralascia di nomaredr i Princìpi viventi, che hanno recitato:
oscuri in qualche parte la chiarezza della sua fama. E io temo assai di accettar per vero ciò, che egli suppone per veris
l’onorato Gentiluomo nomatods Burrho, il quale per essere stato Aiodt di Nerone giovanetto, lo mirava con gran cordoglio,
n essi la propia persona, dice degli spettacoli rappresentanti azioni di guerra, che molte ragioni persuadono che il Re no
li con la propria persona porger diletto ai sudditi in cose da gioco, di fine, che egli è de’ popoli suoi, si fa instrumen
se da gioco, di fine, che egli è de’ popoli suoi, si fa instrumentodv di essi in azioni accidentali dello stato suo. Oltre
fa instrumentodv di essi in azioni accidentali dello stato suo. Oltre di ciò in siffatti giochi può facilmente perder la v
ciò in siffatti giochi può facilmente perder la vita : come l’esempio di Enrico II Re di Francia ha dimostrato: e questo è
giochi può facilmente perder la vita : come l’esempio di Enrico II Re di Francia ha dimostrato: e questo è cosa contraria
al Re: perché dovendosi egli abbassare in simil giochi, e fare prova di sé, avvilisce la sua persona. Appresso potendosi
rsona. Appresso potendosi ritrovare molti, che con maggior eccellenza di lui facciano cotali azioni, verrebbe a perder di
n maggior eccellenza di lui facciano cotali azioni, verrebbe a perder di quell’ammirazione appresso de’ popoli, per la qua
con ciò sia che la maestà reale non significa altro, che somiglianza di Deità, da essa il Re grandemente si scosterebbe,
mente rimaner superato: dalla qual cosa verrebbe finalmente a perdere di reputazione: e benché fosse in cose di burla; tut
verrebbe finalmente a perdere di reputazione: e benché fosse in cose di burla; tuttavia il poco rispetto, cominciando dal
rgati. Dal quale io argomento, e dico. Questo savio politico ragiona di spettacoli militari; come si è il correre lancie,
altri la sua persona: quando però il costume del paese; o il pericolo di non disgustare i popoli altro non prescrivesse. M
evole grandemente, non solo al paludamentodz Reale, ma anche al manto di un virtuoso, e nobile Cavaliere. Crinito racconta
valiere. Crinito racconta, che Decio Laberio Cavalier Romano, e grave di età fu pregato da Cesare, che, non solo componess
egato da Cesare, che, non solo componesse una Commedia, essendo poeta di famoso grido, ma che di più la recitasse nello sc
n solo componesse una Commedia, essendo poeta di famoso grido, ma che di più la recitasse nello scenico atteggiamento. Obb
prologo, alludendo al Principe, che gli aveva comandato cosa indegna di un vecchio, e Cavalier Romano. « Suggilans Cesare
che nella bilancia della prudenza sua ponderi il decoro, e la gravità di un personaggio principalissimo, e la vanità de’ t
nti; e sentenzi, se tra questi può frapporsi una politica convenienza di gran persona, e una lodevole decevolezza del prop
rio e signorile stato;  benché il tutto si passi senza macchia veruna di peccato mortale, e senza spirituale ruina dell’An
maso ? Il Comico Cecchino ne’ Discorspag. xi.i ragiona de’ Dottori di santa vita, e di sana dotttina, confessando, che
co Cecchino ne’ Discorspag. xi.i ragiona de’ Dottori di santa vita, e di sana dotttina, confessando, che non si può far di
ri di santa vita, e di sana dotttina, confessando, che non si può far di meno, di non credere che, santo zelo, e non monda
ta vita, e di sana dotttina, confessando, che non si può far di meno, di non credere che, santo zelo, e non mondana ambizi
i non credere che, santo zelo, e non mondana ambizione muovi la penna di questi tali a scrivcre per l’appunto, quanto comp
servatis debitis circumstantiis. » E con tutto ciò non mancano alcuni di mettere ogni loro spirito per far credere, che qu
mettere ogni loro spirito per far credere, che quei Dottori intesero di parlare solo di quelle Commedie che dagli Accadem
ro spirito per far credere, che quei Dottori intesero di parlare solo di quelle Commedie che dagli Accademici si recitano
lle Commedie che dagli Accademici si recitano nelle Città. Dal parere di costoro si dilunga il Cecchino; e io credo, che c
mercenari, dagli Accademici recitanti; e escludono gli illeciti modi di rappresentare : e mostrano le maniere, con le qua
ali si possa recitando fuggir ogni vizioso intoppo, e ogni errore : e di più conseguire un’abbondante lode. « L’onore, dic
i. » Un Comico valente  che è virtuoso, merita onorata lode, e merita di esser trattato con rispetto da ogni saggio Scritt
ggio Scrittore; né si può giustamente aggregare all’infame ciurmaglia di quelli, che sotto il manto dell’Arte Comica, leci
ali mostri, cioè le Azioni illecite, e disoneste, che però sono degni di vitupero grande, e di gran castigo e, ancora di t
ioni illecite, e disoneste, che però sono degni di vitupero grande, e di gran castigo e, ancora di totale sterminio, e di
, che però sono degni di vitupero grande, e di gran castigo e, ancora di totale sterminio, e di eterno bando. Replico io d
i vitupero grande, e di gran castigo e, ancora di totale sterminio, e di eterno bando. Replico io dunque che molti Dottori
e l’Arte Comica è lecita, e si può esercitare con virtù, e con merito di onore, e di mercedeeb ; quando però si usi con il
ica è lecita, e si può esercitare con virtù, e con merito di onore, e di mercedeeb ; quando però si usi con il debito modo
i Dottori sono i cristallini fonti, dai quali si può attingere l’onda di perfetto giudizio, e di giudiziosa determinazione
lini fonti, dai quali si può attingere l’onda di perfetto giudizio, e di giudiziosa determinazione. Quesito Decimo quar
chi nella cristianità. Il Comico Cecchino ha fatto una bella raccolta di questi fiori nel giardinetto de’ suoi Discorsi in
ico Beltrame, il quale nel c. 59 dopo lunga citazione, e ponderazione di Teologi, e dottrine Teologali dice così. « Queste
avversori, e accertarli, che questo caso è stato ventilato da persone di santa speculazione, e zelanti più dell’anime altr
lecito, e che l’Arte Comica è medesimamente lecita secondo i Dottori di Teologia; né io ho trovato alcuno di essi, che so
mamente lecita secondo i Dottori di Teologia; né io ho trovato alcuno di essi, che sono questi termini controverti dell’us
ue, rispondendo al presente Quesito, che i Comici moderni, professori di virtù, e di dottrina, si servono degli antichi Do
ndo al presente Quesito, che i Comici moderni, professori di virtù, e di dottrina, si servono degli antichi Dottori, per g
un trattato d’impurità, un ragionamento amoroso in pubblica presenza di deboli di spirito, e fatto da due persone innamor
to d’impurità, un ragionamento amoroso in pubblica presenza di deboli di spirito, e fatto da due persone innamorate, sono
lia », dai Latini « Jucundias », e dagli Italiani si può nomare virtù di piacevole conversazione, ovvero onesto intratteni
omici, e Ciarlatani; dunque le loro Azioni sono illecite per sentenza di S. Antonino. Il Cardinale a Turrecremata cerca.
teatrali; perché ho inteso più volte, e da più personaggi degnissimi di fede, che vi frappongono innamoramenti, ruffianes
no nello stato del peccato, e nella via della dannazione per sentenza di questo Dottore, e Cardinale. Ranerio Pisano avvi
ratamente. E aggiungo, aludendo a Viguerio, ce si servono comunemente di parole, di gesti e di altre particolarità illecit
E aggiungo, aludendo a Viguerio, ce si servono comunemente di parole, di gesti e di altre particolarità illecite. Dunque s
aludendo a Viguerio, ce si servono comunemente di parole, di gesti e di altre particolarità illecite. Dunque secondo ques
ll’esercizio istrionico; ma in altri capi; e particolarmente dell’uso di atti, e di parole disoneste, « precipue in materi
o istrionico; ma in altri capi; e particolarmente dell’uso di atti, e di parole disoneste, « precipue in materia inhonesta
le moderne, e mercenarie Azioni. Dunque sono peccaminose per sentenza di Caietano. L’Armilla dichiara. « Histrionum Ars si
nelle moderne, e mercenarie Azioni. Dunque sono illecite per sentenza di detta Somma Armilla. E anche sono illecite per se
Azioni. Dunque sono illecite ai Comici, e ai Ciarlatani, per sentenza di Medina, e di Silvestro, citati da Beltrame insiem
e sono illecite ai Comici, e ai Ciarlatani, per sentenza di Medina, e di Silvestro, citati da Beltrame insieme con i sopra
Comico li porta nel suo Trattato dell’Arte Comica cavato dalle Opere di S. Tommaso, e d’altri Sommisti. Ivi egli ai Dott
le il posto del suo Comico parere. Vediamo noi i detti, e le sentenze di questi moderni; forse troveremo che toccano tambu
remo che toccano tamburo, spiegano bandiera per combattere non contro di noi, ma per favore nostro, per aiutarci coraggios
ia lecita, e che l’officio Istrionico illecito non sia, è verità, non di rugosa fronte, e difficile ; ma facile, certa, po
Beltr. dopo aver citato alcuni Dottori antichi, seguita la citazione di alcuni moderni: e noi dunque seguitiamo parimente
moderni: e noi dunque seguitiamo parimenteei a giudicare col giudizio di questi. Se illecite siano le moderne Azioni de’ C
ti lussuriosi. Così precisamente dice Beltrame intorno alla dottrina di Comitolo: ma io lo pregherei, se vivesse, a consi
a io lo pregherei, se vivesse, a considerare un poco per sé le parole di S. Ilario. « Optimus lector est, qui dictorum int
sprimere si doveva il mele. Io ho letto più volte, e riletto il luogo di Comitolo e sono astrettoej a dire, che non dice,
a Beltrame ; e se così dicesse, direbbe errore perché la moderazione, di che ha necessità l’Istrione, non è la sola mancan
roximi nocumentum, quæ de se sunt peccata mortalia ». Quando si serve di cose nocive, che siano di lor natura mortalmente
se sunt peccata mortalia ». Quando si serve di cose nocive, che siano di lor natura mortalmente peccaminose, benché non si
che siano di lor natura mortalmente peccaminose, benché non si serva di turpitudini ; senza le quali ancor pecca secondo
cor pecca secondo S. Tommaso, quando non osserva le debite circotanze di luogo, di tempo, di negozio, e di persona. Dunque
secondo S. Tommaso, quando non osserva le debite circotanze di luogo, di tempo, di negozio, e di persona. Dunque Comitolo
Tommaso, quando non osserva le debite circotanze di luogo, di tempo, di negozio, e di persona. Dunque Comitolo direbbe er
do non osserva le debite circotanze di luogo, di tempo, di negozio, e di persona. Dunque Comitolo direbbe errore dicendo,
ei. » Se gli Attori delle Commedie oscene, e gli Spettatori siano rei di colpa mortale. E egli risponde così. « Plenus lib
o, che gli Attori, e gli Spettatori delle impudiche Commedie sono rei di peccato mortale ; e che ha provato il tutto con c
ato mortale ; e che ha provato il tutto con cinque maniere ; le quali di nuovo spiega in quella Questione, fatta, non cont
ie azioni de’ Commedianti e de’ Ciarlatani, siano lecite per sentenza di Comitolo ? E troppo chiara la negativa: né fa mes
er sentenza di Comitolo ? E troppo chiara la negativa: né fa mestier, di prova per questa prova; e ove il sol risplende, l
a fiaccola non s’accende. Nota unica Si continua la ponderazione di quelli moderni Dottori, che Beltrame allega. C
li moderni Dottori, che Beltrame allega. Con la gagliarda autorità di altri moderni il valente Beltrame si sforza di co
la gagliarda autorità di altri moderni il valente Beltrame si sforza di conciliar credito grande al suo Discorso, e con r
ito grande al suo Discorso, e con ragione; perché avvertimento saggio di buon Padre si è l’accrescere il matrimonio al sui
ccrescere il matrimonio al sui Figliolo, Questo Comico cessa alquanto di portar le dottrine ; e porta i nomi di altri mode
, Questo Comico cessa alquanto di portar le dottrine ; e porta i nomi di altri moderni Dottori con la semplice allegazione
ntende questo, io approvo la sua intelligenza, e passo alla citazione di Marcello Megalio, Citato da Beltrame così. « Tom
. » E si deve notare, che Francesco Maria pone Marcello nella classe di quei principali Teologi Scolatici, che insegnano,
lasse di quei principali Teologi Scolatici, che insegnano, essere rei di peccato mortale gli Attori, e gli spettatori dell
Fiorentino, il quale nella Commediocrisi porta alla lunga l’autorita di Marcello, e la pondera per minuto paratamente, e
itur sententiam S. Thomæ »n. 18 pag. 41., non favorisce alle Commedie di Beltrame, perché segue la sentenza di S. Tommaso,
1., non favorisce alle Commedie di Beltrame, perché segue la sentenza di S. Tommaso, con la dottrina di cui restano condan
di Beltrame, perché segue la sentenza di S. Tommaso, con la dottrina di cui restano condannate per le loro oscenità; anco
eltrame non se lo persuada. Veniamo alla considerattone delle parole di Henriquez, le quali lanciate da Beltrame sono que
che sono tali, si devono numerare tra pubblici peccatori per sentenza di Henriquez. Ponderiamo le parole di Sanchez nel l
a pubblici peccatori per sentenza di Henriquez. Ponderiamo le parole di Sanchez nel luogo citato da Beltramel. 9 de matr.
tore della Commedia brutta, pecca moralmente; perché cagiona la ruina di molti ; benché ciò egli non pretenda. Or qui doma
gli Spettatori e io noi posso negare in riguardo della maggior parte di tali Commedie. Dunque le più sono illecite per se
gior parte di tali Commedie. Dunque le più sono illecite per sentenza di Sanchez; al quale aggiungo secondo l’ordine della
ntenza di Sanchez; al quale aggiungo secondo l’ordine della citazione di Beltrame Emmanuel Sà, ove dice. « Histrionum ludi
col modo ; come piena bocca i Savi lo rettificano della maggior parte di loro. Dunque i giochi Istrionici, e le Commedie c
e de’ Comici mercenari sono ordinariamente turpi per le ragioni dette di sopra, e replicate più volte. Dunque sono illecit
tutti gli altri moderni professori dell’Arte Comica seguano l’esempio di questi onorati, e virtuosi, e non faccinoeq dison
on faccinoeq disoneste Rappresentazioni acciocché non vivano in stato di malvagità, ma in stato di grazia con speranza di
presentazioni acciocché non vivano in stato di malvagità, ma in stato di grazia con speranza di molta gloria: onde si poss
non vivano in stato di malvagità, ma in stato di grazia con speranza di molta gloria: onde si possa verificar di loro anc
stato di grazia con speranza di molta gloria: onde si possa verificar di loro ancora quello, che di un Giocolatore fu rive
a di molta gloria: onde si possa verificar di loro ancora quello, che di un Giocolatore fu rivelato al B. Pafnuzio; cioè c
le risplende per ogni clima; e cavino da questa verità frutto copioso di cristiana santità; e si ricordino, che, chi chiud
e più gradita: né una bella pittura compariscees men graziosa al lime di molte torcie; anzi par, che acquisti non so che d
n graziosa al lime di molte torcie; anzi par, che acquisti non so che di leggiadria, e di splendore, per più graziosamente
e di molte torcie; anzi par, che acquisti non so che di leggiadria, e di splendore, per più graziosamente comarire, e dile
cca la graziosa, e Comica pittura. Dunque noi portiamo nuove autorità di altri moderni Dottori, non portare da Beltrame, i
alenti Dottori. Tommaso Boninsegni Domenicano, e pubblico professore di Teologia nell’Accademia Fiorentina diceTr. 21 de
llicitam reddunt, spolietur. » Cioè. L’Arte Istrionica non è illecita di sua natura. E Agostino vituperando quelli, che fa
i agli Istrioni, non perciò fa illecita l’Arte loro, quando sia priva di quelle cattive circostanze, che la rendono illeci
ta. Io dico, che quest’Arte a nostro tempo non è priva ordinariamente di molte cattive circostanze di detti e fatti osceni
nostro tempo non è priva ordinariamente di molte cattive circostanze di detti e fatti osceni: dunque è illecita per sente
liter, quia dant causam ruine, quamvis illam non indendant. » E punto di verità patente, che i Compositori, e gli Attori d
ente; perché danno la cagione della ruina; benché essi non pretendano di darla. Io dico, che cose molto brutte, e provocat
itolata con il vituperoso nome dei Tre BECCHI, e fatta nella presenza di un gran popolo, e di molta nobiltà; che così appu
roso nome dei Tre BECCHI, e fatta nella presenza di un gran popolo, e di molta nobiltà; che così appunto mi confessò, poch
quella. Dunque a nostro tempo si fanno Commedie illecite per sentenza di Bonancina, e necessaria moderazione. Il medesimo
uttamente, e con disonestà, ovvero se esercitano con Rappresentazione di cose turpi. Io dico, che le burle, e i giochi fat
e i giochi fatti bruttamente, e disonestamente; e la rappresentazione di cose turpi, purtroppo si adattano per la maggior
d luxuriam »T. 1. Oper. Mitr. T. 1. c. 8. d. 35., quando ha miscuglio di cos ponocative direttamente, e di sua natura alla
. c. 8. d. 35., quando ha miscuglio di cos ponocative direttamente, e di sua natura alla disonestà, come farebbe un amoros
gior parte nelle correnti Commedie: dunque sono illecite per sentenza di Sanchez. II medesimo scrive nel citato capo, che
arebbe peccato mortale mirare i giochi Scenici con probabile pericolo di mortalmente peccare. « Inspicere Ludos, quando ob
alle disonestà. E io credo che oggetto sarebbe, se un Giovane debole di spirito vedesse, e udisse due persone innamorate
me, e a sfogare i loro affetti con parole ardenti, e con focose brame di venire a cose disoneste. E affermo per certissimo
astengono da tali rappresentazioni: dunque sono illecite per sentenza di Sanchez. Reginaldo avvisa. « Illicitus est ludus
tale, che sognia indurre il Giocatore al commetter colpa mortale ; e di tal condizione sono molte Commedie del nostro tem
Commedie del nostro tempo : dunque sono giochi illeciti per giudizio di Reginaldo. Baldelli dichiara illecita quella Comm
cita quella Commedia, che è molto brutta, e molto eccita alle sozzure di Venere, « valde turpis, e multim excitat ad res v
ue sono illecite le Commedie mortne de’ mercenari Comici per sentenza di Baldelli. Viguerio nota. « In ludis cavendum prim
i loro scenici giochi sono diabolici, non che illeciti, per sentenza di Viguerio. Azor parlando delle oscenità Teatrali,
or. l. 5 c. 27 q. 9.Dunque molti de’ moderni Commedianti sono cagione di peccato mortale a loro spettatori fragili di virt
Commedianti sono cagione di peccato mortale a loro spettatori fragili di virtù, che certo non mancano: perché si sa, e ved
e vede, che spesso rappresentano loro molti lenocinii, molte ruineev di caste persone, e altre cose formite di simili, o
molti lenocinii, molte ruineev di caste persone, e altre cose formite di simili, o peggiori oscenità; e per conseguenza ta
conseguenza tali rappresentazioni moderne sono illecite per sentenza di Azor. Potrei lasciare lo scritto da altri modern
aggiungere qualche altra autorità; acciocché quei, che hanno spirito di vera cristianità, fuggano più volentieri, e più v
cristianità, fuggano più volentieri, e più velocemente ogni pericolo di oscenità, ricordevoli, che, chi troppo si assicur
presto dal lezzo del peccato. Nota unica Seguita all’allegazione di altri Dottori. La musica a due Cori serve di d
guita all’allegazione di altri Dottori. La musica a due Cori serve di duplicata consolazion al nostro udito; perché que
indegnità de’ moderni Comici, e Ciarlatani. Ecco il primo personaggio di questo Coro. Piero de Gusman tratta delle moderne
erano certamente illeciti, e come tali furono levati per comandamento di Onorio, e di Arcadio Imperatori: dunque molte mod
nte illeciti, e come tali furono levati per comandamento di Onorio, e di Arcadio Imperatori: dunque molte moderne Comiche
que molte moderne Comiche Rappresentazioni sono illecite per sentenza di Piero de’ Gusman. Francesco Maria del Monaco nel
le persone infamia, per tutto turpitudine, e in luogo niunoew un pelo di bontà. « In Arte nequitiam, infabulis oscenitatem
ori sogliono imbrattar la scena con molte ordure, quali sono i giochi di parassiyo, i motti di Meretrice , e i trattati d’
la scena con molte ordure, quali sono i giochi di parassiyo, i motti di Meretrice , e i trattati d’impudico amore. « Ioci
ioni de’ Comici, e de’ Ciarlatani ? dunque sono illecite per sentenza di Cellotio. Gio. Mariana citato dal Monaco scrivel.
do, come si possa conseguire un sui intento; come ingannare il marito di una giovane; come fare ingiuria all’onore di una
come ingannare il marito di una giovane; come fare ingiuria all’onore di una famiglia: le quali cose sono provocative alla
ore di una famiglia: le quali cose sono provocative alla disonestà, e di lor natura peccati mortali. Il medesimo Autore d
ommedie d’oggi escono in danno della misera gioventù; come da fornace di Babilonia, fiamme ardentissime di libidine, e d’a
la misera gioventù; come da fornace di Babilonia, fiamme ardentissime di libidine, e d’altri infiniti vizi, dunque le mode
atto fianco convenienti al tempo, al luogo, e alle persone : Aggiunge di poi questo Teologo il suo senso intorno alle corr
, che l’Azioni de’ nostri Commedianti non siano illecite per sentenza di Gambacorta, e degnissima della sua riprensione. D
la lingua quelli, che per cagione della lingua si rendono degnissimi di ogni vitupero; ne ricopriamo col manto di tollera
ingua si rendono degnissimi di ogni vitupero; ne ricopriamo col manto di tollerabile ricreazione quel trattenimento teatra
a intollerabile dissoluzione. Bernardino de Vigliegas della Compagnia di Gesù nell’Esercizio spirituale dedicato alla Regi
ella Compagnia di Gesù nell’Esercizio spirituale dedicato alla Regina di Spagna chiama le Commedie moderne una profanità,
che le correnti sono illecite, se si deve credere a personaggi degni di fede: « Si viris fide dignis adhibenda est fides,
, siamo quelle del nostro tempo. E è chiara la sentenza condannatoria di questo buon Teologo, il quale professa non usare
l’onestà non v’ha parte alcuna: e i Comici fanno più presto l’officio di Ruffiani, che d’Istrioni.Dunque le moderne Commed
unque le moderne Commedie furono ordinariamente illecite per sentenza di Pio Rossi. Battista Fragoso scrive. « Sit prima c
molto brutte, e delle Commedie le quali contengono cose, ovvero modi di molta turpitudine, e che eccitano alla disonestà;
disonestà; e la ragione si è, perché danno cagione, ovvero occasione di ruina. Cita molti Dottori, e poi soggiungefa. « Q
ettatori. Di altra maniera si giudica, se le Commedie, ovvero il modo di rappresentare siano macchiati leggermente di brut
Commedie, ovvero il modo di rappresentare siano macchiati leggermente di bruttezza; perché allora non sarà colpa mortale,
cino, ma da lontano. Nelle moderne Commedie sono spesse volkte mostri di bruttissima disonestà, dunque sono spesse volte i
bruttissima disonestà, dunque sono spesse volte illecite per sentenza di Fragoso, il quale ha stampato l’anno 1641. Ma dov
1641. Ma dove lasciamo l’autorità degli stessi modici moderni ? Parlo di quelli, che professano di essere Attori onorati,
utorità degli stessi modici moderni ? Parlo di quelli, che professano di essere Attori onorati, virtuosi, molti il Comico
one de’ buoni costumi, all’offesa del prossimo. E io approvo il detto di questo Comico: ma non posso approvare quello, che
tutti quelli, che vogliono aprire gli occhi, che oggi molte Compagnie di Comici con le loro oscenità offendono gravemente
alla destructione » de' virtuosi, e onesti costumi: dunque le Azioni di questi Comici sono illecite per sentenza del Cecc
o gran dolore, che vi siano Comici mal costumati. Beltrame ha ragione di aver gran dolore; perché certamemente vi sono ogg
llina fonte. Quesito Decimo settimo Per quale ragione le Azioni di molti Comici moderni sono illecite ? La sola f
La sola faccia della disonestà, che mostrano le Azioni, e le Commedie di molti mercenari, e moderni Attori, basta in luogo
i, e le Commedie di molti mercenari, e moderni Attori, basta in luogo di mille motivi per fuggirle, a chi desidera di buon
i Attori, basta in luogo di mille motivi per fuggirle, a chi desidera di buon cuore la salvezza. Nondimeno la dichiarazion
zione dì alcune ragioni può servire per meglio stabilire il desiderio di fuga ne’ virtuosi. Dico dunque, che la Commedia p
rotta, e al male inclinatissima, il piacere sensuale per la via quasi di tutti i sensi, e insegnare all’uomo le maniere; e
nte e presto conseguire ogni sui intento, benché il disordinatissimo: di modo che la Rappresentazione disonesta è come un’
federato col senso, per imparare ogni male: onde non è occasione sola di peccato la Rappresentazione brutta; ma è insieme
cemente prounciate, come tante scintille bastano per accendere dentro di te ogni gran fuoco di concupiscenza: che faranno
me tante scintille bastano per accendere dentro di te ogni gran fuoco di concupiscenza: che faranno dunque moltissime insi
za: che faranno dunque moltissime insieme, tanto artificiosamente fra di loro concatenate, e recitate con tanta energia, e
enate, e recitate con tanta energia, e vaghezza, con tanta variazione di voci pronunciate, accompagnate poi con gli atti v
etiche quelle, che si rappresentano; nondimeno è sempre vero il detto di Lattanzio. « Docent adulteria, dum figuunt. » I C
ulteri, mentre con finzioni li rappresentano nel Teatro; e quel detto di Arnobio suo maestro. « Histrio amorem, dum fingit
mmedia oscena, e illecita; onde ogni saggio lettore la giudichi degna di questa fuga, e di perseverare abominazione. Vengo
llecita; onde ogni saggio lettore la giudichi degna di questa fuga, e di perseverare abominazione. Vengo alla seconda ragi
lendo fare argomento, che essendo la Commedia un passatempo, composto di parole, e di gesti, le parole e gesti non possono
gomento, che essendo la Commedia un passatempo, composto di parole, e di gesti, le parole e gesti non possono essere tanto
timando le Commedie licenziose, e disoneste, presuppongono vicinitafe di peccato mortale. Questa ragione non piace a Belt
cacemente: perché ella è buona, e fa la Commedia illecita in riguardo di molti Comici moderni, i quali non vivono tanto ag
Navarola Rettore, per trattenere quella numerosa Gioventù ne’ giorni di Carnevale con qualche necessaria, e onesta ricrea
ro espresso, e replicato ordine, che non dicessero, né facessero cosa di veruna oscenità: promisero quei galant’uomini, e
: promisero quei galant’uomini, e fecero le Azioni per qualche spazio di tempo con la debita moderazione, e necessaria mod
dò aspramente, e li constrinse a ritirarsi dentro dellafh scena pieni di molta confusione, e grave scornofi. Questo raccon
e abituale oscenità. Ma con un altro breve Quesito veniamo alla fine di questo primo Capo. Quesito Decimo ottavo Per
Quesito Decimo ottavo Perché si è dichiarata con tante autirità di sacri Dottori, e d’altri Scrittori la Qualità del
ecita ? Sembra un perdimento dell’opera, e della fatica l’’impresa di faticar, e discrivere la risposta del proposto Qu
o l’anima della vita spirituale. E si è dichiarato con tante autorità di sacri Dottori, e d’altri scrittori, quali siano l
ogo Bresciano nell’AntidotoC. 1 p. 3. le chiama Commedie nefande, che di natura loro sono incitative al peccato. E queste
nde, che di natura loro sono incitative al peccato. E queste oscenità di queste Commedie non sono conosciute da molte pers
omo mi avvisò, che certi mercenari Commedianti dovevano venire, e che di grazia io non predicassi come aveva predicato, du
ntro le Commedie, ma contro le oscenità, le quali al certo sono fonti di mille, e mille peccati mortali per le persone deb
to sono fonti di mille, e mille peccati mortali per le persone deboli di spirito, e poco fondate nella virtù. Noi, ripigli
i certo non vigliamo le oscenità. Ma o Sig. replicai io, V.S.fj stima di sapere, quali, e quante generalmente siano le osc
no le oscenità mortali delle Commwdie ? Io per verità dopo molti anni di studio scolastico fatto molto accuratamente su qu
astico fatto molto accuratamente su questa materia, e dopo la lettura di moltissimi Dottori antichi, e moderni, non sono a
rtali oscenità de’ moderni Commedianti; questa è difficoltà più grave di quello, che ella per avventura si persuade. Il c
cortese gentiluomo non rispose a questa mia istanza, ma si compiacque di offrirmi per legger la Supplica di Nicolò Barbier
esta mia istanza, ma si compiacque di offrirmi per legger la Supplica di Nicolò Barbieri, detto Beltrame, diretta a quelli
o mio mi parve; che volesse dire. Le Commedie fatte secondo le regole di questo Discorso non contengono oscenità. E tali p
i per noi lecite, e oneste approviamo. Io volentieri accettai l’Opera di Beltrame; la lessi subito, e notai, che cristiana
subito, e notai, che cristianamente l’Autore condannava a tutta forza di spada tratta la Commedia oscena: ma non dichiarav
te, non facciano la Commedia mortalmente oscena, e illecita: per atto di esempio una pubblica comparsa di un Ruffiano, che
almente oscena, e illecita: per atto di esempio una pubblica comparsa di un Ruffiano, che col pubblico negoziato del suo r
iato del suo ruffianesimo ruina una Donzella. Un ragionamento amoroso di Donna lascivamente ornata fatto col suo favorito
oroso di Donna lascivamente ornata fatto col suo favorito in presenza di un Auditorio, nel quale sono Giovani malefk incli
Auditorio, nel quale sono Giovani malefk inclinati, e persone deboli di virtù, che per tali rappresentazioni commettono a
Ora per avvertire i Fedeli virtuosi, e i medesimi Comici professori di modestia, si sono portate tante autorità, e si è
tori la qualità della Commedia oscena, e illecita. Il Savio avvertito di un pericolo, che prima non conosceva, subito lo f
lofl fugge, fa torto manifesto al suo accorgimento. Chi ha vero zelo di promuovere la virtù, e di cacciare il vizio, non
festo al suo accorgimento. Chi ha vero zelo di promuovere la virtù, e di cacciare il vizio, non disdegna l’ammaestramento
overe la virtù, e di cacciare il vizio, non disdegna l’ammaestramento di molti savi scrittori, e di molti sacri Dottori. L
re il vizio, non disdegna l’ammaestramento di molti savi scrittori, e di molti sacri Dottori. La Dottrina moltiplicata ser
i scrittori, e di molti sacri Dottori. La Dottrina moltiplicata serve di lampada più chiara, per fuggir le tenebre degli e
degli errori. Non erra facilmente, chi segue pridentemente la scorta di molti pratici, e dotti condottieri. « Salus, ubi
ciato cammino per il sentiero della drammatica campagna con desiderio di proseguirlo per mooderazione della scena, per eme
n Scena, ovvero in Banco. Da un vago giardino, abbondante, e pieno di molti, belli, e odorosi fiori, il levarne uno, ch
te, e pieno di molti, belli, e odorosi fiori, il levarne uno, che sia di nocivo odore, non è dar materia di giusta ammoniz
osi fiori, il levarne uno, che sia di nocivo odore, non è dar materia di giusta ammonizione; ma è fare un’opera degna di m
re, non è dar materia di giusta ammonizione; ma è fare un’opera degna di molta lode, e di molto onore. Il cristiano Teatro
eria di giusta ammonizione; ma è fare un’opera degna di molta lode, e di molto onore. Il cristiano Teatro, e la Scena, usa
ne un bel giardino; dove si veggonofn, e si colgono gli odorosi fiori di molti onesti intrattenimenti, e virtuose ricreazi
molti onesti intrattenimenti, e virtuose ricreazioni: ma la Comparsa di vera Donna in scena, Comica ordinaria, e parlante
Donna in scena, Comica ordinaria, e parlante lascivamente in presenza di persone conosciute in particolare deboli di spiri
lascivamente in presenza di persone conosciute in particolare deboli di spirito, sembra un fiore molto nocivo; però vedia
Assiomi della virtù, e vera perfezione. Quesito Primo La comparsa di vera Donna in Scena è illecita ? Mostra di fat
ito Primo La comparsa di vera Donna in Scena è illecita ? Mostra di faticar invano, chi consuma vari medicamenti, qua
o niente malore scorge in un soggetto. Le Donne, che non sono Comiche di professione, comparisconofo di raro nella scena a
ggetto. Le Donne, che non sono Comiche di professione, comparisconofo di raro nella scena alla presenza di uomini; onde ta
iche di professione, comparisconofo di raro nella scena alla presenza di uomini; onde tal comparsa non porge molta materia
na alla presenza di uomini; onde tal comparsa non porge molta materia di ragionare, come di cosa che rechi ai Fedeli qualc
uomini; onde tal comparsa non porge molta materia di ragionare, come di cosa che rechi ai Fedeli qualche pericolosa infez
i ai Fedeli qualche pericolosa infezione. Con tutto ciò possiamo dire di tali Donne quello, che alcuni dicono delle Comich
me a sua sfera: ove che si può peccare dispositivamente: ma se invece di femmina recitassero fanciulli, che sarebbe levato
l mercenario Teatro, nel quale vedono per esperienza, che la comparsa di vera Donna in scena è manifesta cagione di moltis
sperienza, che la comparsa di vera Donna in scena è manifesta cagione di moltissimi peccati ai deboli di spirito: onde sti
ra Donna in scena è manifesta cagione di moltissimi peccati ai deboli di spirito: onde stimo l’opinione di questi tali mol
one di moltissimi peccati ai deboli di spirito: onde stimo l’opinione di questi tali molto ben fondata, e l’opinione di Be
onde stimo l’opinione di questi tali molto ben fondata, e l’opinione di Beltrame molto mal fondata, e molto pericolosa, e
te questa Proposizione, e con essa rispondere al Quesito. La comparsa di vera Donna in scena, che non sia Comica di profes
re al Quesito. La comparsa di vera Donna in scena, che non sia Comica di professione, ne facciafr Rappresentazione oscena,
illecita; onde Laiman la concede. Ma per ordinario è molto pericolosa di rovinafs spirituale ai molti deboli di spiritoal.
r ordinario è molto pericolosa di rovinafs spirituale ai molti deboli di spiritoal. 2. tr. 3. c. 13. n. 11. . Proviamo sol
rive d’aver inteso dire, che alcuni nel vedere solamente certe Statue di marmo rappresentanti bellissime Donnecontra Concu
appresentanti bellissime Donnecontra Concub., sentivano acuti stimoli di e soggiunge. « O se tanta forza aveva un’effige d
viva, baldanzosa, colorita, e lascivamente ornata ? »  Questo luogo di Crisostomo è portato con il suddetto tenore dal F
stiana. Ed io qui vi aggiungo in ordine al sentir la Donna l’autorità di S. Tommaso, il quale avvisa, che « verba muliebri
a »L. 5. c. 15. n. 6., le parole della Donna sono infiammative a modo di scintille, e si conferma con la scrittura; ove si
ni ammaestrare, e dilettare gli spettatori ? Io credo, che infiammato di Apostolico zelo scriverebbe, e predicherebbe con
cce, e con gran spavento contro cosa tanto pericolosa. Dalla dottrina di S. Paolo restò, penso io, persuaso un vecchio Pre
restò, penso io, persuaso un vecchio Predicatore, e uomo dottissimo, di dover risentirsi, come si risentì l’anno 1628 in
dover risentirsi, come si risentì l’anno 1628 in una Città, nel Duomo di cui egli predicava la Quadragesimafv. Alcuni nobi
i egli predicava la Quadragesimafv. Alcuni nobili Signore disegnarono di fare dopo la Pasquale Solennità una Rappresentazi
e disegnarono di fare dopo la Pasquale Solennità una Rappresentazione di sole Donne, Attrici onestissime: il disegno fu, n
me riferito allo zelante, e savio Predicatore, il quale con i termini di riverenza dovuta alla nobiltà, e alla virtù dell’
e alla virtù dell’Auditorio, parlò in modo, che in sostanza non temé di nominare pubblicamente quella degenerata Rapprese
ominare pubblicamente quella degenerata Rappresentazione un seminario di fornicazioni, di adulteri, e di omicidi: e fece c
ente quella degenerata Rappresentazione un seminario di fornicazioni, di adulteri, e di omicidi: e fece colpo tale predica
enerata Rappresentazione un seminario di fornicazioni, di adulteri, e di omicidi: e fece colpo tale predicando, che da que
avessero fatto in altro luogo alcune Dame, e non si fossero accordate di fare certe Azioni Teatrali: le fecero, ma ne segu
lingue imprudenti, per non dire malvagie, e serpentine quello che fu di peggior rilievo, molti poi col tempo restarono pr
nche virtuoso. Saggiamente in una principalissima Città del bel Regno di Sicilia fu risoluto, pochi anni orsono, che, vole
ro assistere Spettatori gli uomini, se non alcuni pochi, e parenti, e di molta virtù; perché, infatti, quella femminile co
sa in scena, e quel ragionarmi pubblicamente, è cosa tanto pericolosa di cagionarfx peccato nei poco virtuosi, che par si
ionarfx peccato nei poco virtuosi, che par si possa nominare Trappola di Satanasso, alludendo al concetto, che S. Agostino
volo propone gli spettacoli massimamente delle Donne, per trappolarfy di nuovo, quelle anime che vede esser fuggite dagli
e dalla tirannia della sua crudeltà. Quesito Secondo La comparsa di una vera Donna, o Comica ordinaria è illecita ?
gi, ognuno vi si potrebbe ingolafarfz animosamente con ferma speranza di sicura navigazione; ma le spesse fortune, e i mol
que si confida a quell’infido elemento. Mare tempestoso, e abbondante di mille spirituali naufragi sembramiga il moderno,
alle anime dei poco virtuosi Spettatori.Nell’Appendice della Predica di Ferie. 4. della Domenica. 4. di Quaresima. Vuole
ettatori.Nell’Appendice della Predica di Ferie. 4. della Domenica. 4. di Quaresima. Vuole il Giraldi, e ce lo ricorda Raf
rimo, che conducessegc Donne in scena, fosse quel disonesto Frinico , di cui fa menzione Platone in Minoe: quasi volesse,
fosse praticamente un efficace invito alla disonestà: da che io stimo di poter affermare, che cotal comparsa è illecita al
illecita almeno nella pratica: formo questa Proposizione. La comparsa di vera Donna, e Comica ordinaria, in Scena, o in Ba
a di vera Donna, e Comica ordinaria, in Scena, o in Banco, e parlante di lascivo amore nel pubblico Auditorio, ove sa, che
sa, che sono, almeno alcuni conosciuti da lei in particolare, deboli di spirito, e che peccheranno, è un’oscenità scandal
ò è illecita almeno praticamente. Io intendo per Comica ordinaria una di quelle Donne, che vagando se ne vanno per molti,
die. al Comico Cecchino scrive delle Donne moderne d’alcune Compagnie di Commedianti così. « Non avete mai incontrato per
osì. « Non avete mai incontrato per strada femmine vestite da cavalle di giostra, cariche di pennacchi, cimieri, zuffi, ri
incontrato per strada femmine vestite da cavalle di giostra, cariche di pennacchi, cimieri, zuffi, ricci, e ventagli, con
ate, e code fuori d’ogni misura ? Per oppressione della temerarietàgd di queste sfacciate femmine ho voluto molte volte ca
rno alle Comiche spiega quel pratico del mondo. Ma io non credo tanto di tutte; che forse ve ne sono delle buone in realtà
; che forse ve ne sono delle buone in realtà: ma dico, che una Comica di professione, qualsiasi sia, o di rea vita, o di b
e in realtà: ma dico, che una Comica di professione, qualsiasi sia, o di rea vita, o di buona, comparendo ornata per allet
dico, che una Comica di professione, qualsiasi sia, o di rea vita, o di buona, comparendo ornata per allettare, per dilet
cia cadere in peccato chi la mira, e sta a sentirla con poco capitale di virtù, anzi con molta inclinazione alla disonestà
questa comparsa è un’oscenità scandalosa, condannata con la Dottrina di S. Tommaso, e d’ogni altro antico Teologo, e sant
ca a PennaIn l. si quam C. de Spect. Scenic. parla contro la comparsa di queste Donne; e poi domanda : « Quid dixissens S
re in Theatro viderene ? »  Che cosa avrebbero detto, e con che nervo di zelante eloquenza avrebbero favellato quegli anti
avrebbero favellato quegli antichi S. Padri, e quei Dottori, forniti di celeste pietà, i quali in ogni secolo andato scri
rioni ? Che cosa, dico, avrebbero detto, se fosse loro stato concesso di vedere al tempo nostro, che nel Teatro con gli uo
ni compaiono ad atteggiar ancor le Donne, e Donne tali che senza nota di temerarietà si possono giudicare impudiche ? Que
nat boni pectoris conscientiam sortiorem », espugna ogni forte riparo di una coscienza buona, e virtuosa. E Clemente Aless
titiones. » Negli Spettatori per tale comparsa gli occhi si riempiono di lascivia, e gli affetti di calor disonesto. E Lat
i per tale comparsa gli occhi si riempiono di lascivia, e gli affetti di calor disonesto. E Lattanzio. « ætas, quæ scenari
debit, ad vitia, et peccata craditur ». Con tale comparsa l’età degna di freno, e di reggimento, si ammaestra, e si spinge
tia, et peccata craditur ». Con tale comparsa l’età degna di freno, e di reggimento, si ammaestra, e si spinge al corso de
nta sfacciataggine, e accendono nei cuori degli Ascoltatori le fiamme di tanta lascivia, che tutte paiono d’essersi accord
ori le fiamme di tanta lascivia, che tutte paiono d’essersi accordate di spiantar dalle proprie menti ogni germoglio di vi
no d’essersi accordate di spiantar dalle proprie menti ogni germoglio di virtuosa modestia, e di sforzarsi di dar pasto a
i spiantar dalle proprie menti ogni germoglio di virtuosa modestia, e di sforzarsi di dar pasto a piena, e satollata vogli
lle proprie menti ogni germoglio di virtuosa modestia, e di sforzarsi di dar pasto a piena, e satollata voglia a tutti i l
heggiatori, che gli stessi da lontano. Quesito Terzo La comparsa di Donna, Comica ordinaria è illecita secondo la fat
do la fatta Proposizione a parere dei Moderni Dottori ? L’evidenza di un grave morbo, e la strage, con che ruina molti,
o spirituale, che reca alle anime cristiane poco virtuose la comparsa di Donna Comica sul Banco, o sulla scena a parlare d
rtuose la comparsa di Donna Comica sul Banco, o sulla scena a parlare di lascivo amore: e però molti Dottori la suppongono
ono illecitissima, ne travagliano molto in riprovarla con l’efficacia di molte ragioni. Francesco Labata scrive. « Solent
E porta per esempio quelle, nelle quali compaiono le Donne parlatrici di simili materie. « Et maxime huius generis videntu
li parole io inferisco. Dunque la sola comparsa in banco, o in scena, di queste Donne parlatrici di materie amorose, e bru
que la sola comparsa in banco, o in scena, di queste Donne parlatrici di materie amorose, e brutte, è illecita per sentenz
onne parlatrici di materie amorose, e brutte, è illecita per sentenza di questo Teologo, il quale ha Stamapto, pochi anni
ffone si aggiungono per recitanti le Donne, ecco rovinata un’infinità di anime.  »Nell’Appendice di fer. 4. della Dom. 4.
itanti le Donne, ecco rovinata un’infinità di anime.  »Nell’Appendice di fer. 4. della Dom. 4. di Quaresima. Diana, scriv
inata un’infinità di anime.  »Nell’Appendice di fer. 4. della Dom. 4. di Quaresima. Diana, scrive, « peccare feminam, qua
quali egli resta infiammato, se però essa può tacere senza apparenza di mala creanza. Dunque, dico io, la Comica parlante
la creanza. Dunque, dico io, la Comica parlante d’amore in preferenza di deboli di spirito , pecca: perché essi per le par
. Dunque, dico io, la Comica parlante d’amore in preferenza di deboli di spirito , pecca: perché essi per le parole di lei
in preferenza di deboli di spirito , pecca: perché essi per le parole di lei s’infiammano alla disonestà, e molti ne danno
e. E ella col tacere, e col ritirarsi dalle scene, non merita censura di mal creata, ma è degna di lode per la prudente, e
l ritirarsi dalle scene, non merita censura di mal creata, ma è degna di lode per la prudente, e modesta ritirata. Frances
. Se altro non fosse nelle Commedie, che la mostra sconcia, che fanno di loro le donne per altro impudicissime, i gesti, l
ne mirata, senza che vi fosse altro, questo solo è manifesto pericolo di rovina alla Gioventù: il sangue bolle; gli anni s
ut Adultere ». Francesco Arias, scrive. Si congiunge con questo abuso di questi tempi; che inqueste Commedie recitano le D
ura, che la veduta della donna acconcia scandalizza, e uccide i cuori di molti: che il suo ragionar piacevole è come il fu
fuoco, che accende i cuori d’amore disonesto, e che è, come coltello di due tagli, che ferisce, e ammazza l’anima con mor
come coltello di due tagli, che ferisce, e ammazza l’anima con morte di colpa, e di pena eterna. Aggiungo il sentimento d
lo di due tagli, che ferisce, e ammazza l’anima con morte di colpa, e di pena eterna. Aggiungo il sentimento di un moderno
l’anima con morte di colpa, e di pena eterna. Aggiungo il sentimento di un moderno personaggio, che satireggiando ha scri
pubblica sciagura, Sopra i Teatri ancor la gente pazza Ode il garrir di Meretrice impura: Quivi efficacemente ella sollaz
Non bastano questi per provar con l’autorità, che la Comica comparsa di Donna è illecitissima ? Con tutto ciò rendiamone
il chiodo; e il nostro intendimento resterà più soddisfatto nel punto di questa dottrinale verità. Quesito Quarto Per
a dottrinale verità. Quesito Quarto Per qual ragione la comparsa di Comica ordinaria è illecita ? I Valenti Guerri
ordinaria è illecita ? I Valenti Guerrieri non si armano solamente di corazza, ma usano anche la spada, e talvolta impu
ontro l’oscenità del teatro: e quindi si coprono armati non solamente di grande autorità, quasi di fortissima corazza; ma
o: e quindi si coprono armati non solamente di grande autorità, quasi di fortissima corazza; ma di efficace ragion ancora,
ati non solamente di grande autorità, quasi di fortissima corazza; ma di efficace ragion ancora, quasi di forbita spada, e
ità, quasi di fortissima corazza; ma di efficace ragion ancora, quasi di forbita spada, e di forte mazza, e questa mostran
sima corazza; ma di efficace ragion ancora, quasi di forbita spada, e di forte mazza, e questa mostrano contro la comparsa
eso da lei, « Peccator capietur ab illa. »gk Che dovremmo credere noi di Donne tanto impudiche, e procaci, che oltre l’ado
Donne tanto impudiche, e procaci, che oltre l’adornarsi con ornamenti di Meretrici, compaiono in scena con gesti tanto eff
esti tanto effeminati, e molli; e dicono parole così ardenti, e piene di fiamma infernale, che bastano, per far ardere i p
o, quando a bello studio, con artificio istrionico per infiammare ? E di cose poi, che da per loro stesse possano far arde
ni, e quel che non si può dire senza rossore, gli abbraccigm, e altro di peggiore, che da questi infernali furie in pubbli
ono la rovina, e la distruzione delle Repubbliche. Chi vuol presumere di essere sicuro in così manifesto pericolo, e senza
di essere sicuro in così manifesto pericolo, e senza lesione in mezzo di tanto infernali fiamme ? Poiché queste Femminelle
belle, lascive, e hanno venduta l’onestà, e con i movimenti, e gesti di tutto il corpo, e con la voce molle, e soave, con
e con la voce molle, e soave, con il vestito, e leggiadria a guisagn di Sirene incantano, e trasformano gli uomini in bes
a questa comparsa delle Comiche con la ragione fondata sulla dottrina di S. Paolo2. par. del Profi. Spir. Trat. della Mort
S. Paolo2. par. del Profi. Spir. Trat. della Mortifica. C. 25.; quale di sopra ho portata. E dice così. I movimenti, e ges
are diGiudit, che, come dice la Scrittura, rimase prigione, e schiavo di disonesto amore, che gli fu cagione della morte t
strumento per uccidere le anime: come testimonianogo gli esempi, che di ciò vengono ogni dì. Raffaello delle Colombe si s
ngono ogni dì. Raffaello delle Colombe si serve della stessa dottrina di S. Paolo contro le Comiche, e la spiega con tal g
to il luogo, dove è Dio, e quando sono vestite onestamente; e parlano di cose sante: come muoveranno nel Teatro profano, d
o, o lascivamente, e parlano impudicamenteNell’Appendice alla Predica di Fer. IV. Dom. IV. di Quaresim. ? Se S. Paolo proi
parlano impudicamenteNell’Appendice alla Predica di Fer. IV. Dom. IV. di Quaresim. ? Se S. Paolo proibì loro la predica, m
resim. ? Se S. Paolo proibì loro la predica, molto più per la ragione di S. Anselmo proibisce la Commedia. Così argomenta
esiderata disonestamente. E risponde, che sì. E che pecca mortalmente di peccatoDe matr. q. IV. p. 9. n. 17. generale di s
che pecca mortalmente di peccatoDe matr. q. IV. p. 9. n. 17. generale di scandalo, quando apposta si mostra a colui senza
olui senza alcuna necessità, o piuttosto per certa vanità, sapendo il di lui disonesto amore. Diana scrive. « Dico, quod q
eme d’essere amata lascivamente, da qualcuno particolare, è obbligata di non comparire in pubblico, e astenersi dall’azion
vina altrui; quando può senza suo grave danno: perché siano obbligati di schivare i peccati degli altri, quando possiamo c
uando possiamo comodamente. Ed io dico, che si avvera questa Dottrina di una Comica ordinaria, anzi di molte Comiche, poic
io dico, che si avvera questa Dottrina di una Comica ordinaria, anzi di molte Comiche, poiché molte si mostrano lascivame
iché molte si mostrano lascivamente ornate ai molti spettatori deboli di virtù, licenziosi, e lascivi, e se ne possono ast
o scandalo è illecita la comparsa della Comica ordinaria per sentenza di Bonacina, e del Diana, e per sentenza ancora d’al
Nota unica Si continua la stessa materia. Io non ho difficoltà di credere, che tra le molte, e mostruose Sirene del
Comiche sono mostri viziosi: forse alcune tra quelle ondose amarezze di oscenità trovano materia di gustar solamente la d
: forse alcune tra quelle ondose amarezze di oscenità trovano materia di gustar solamente la dolcezza della purità. Ma inf
ano per ordinario con dottrine, massime, e presupposti tali, che sono di riprensione, e di condannagq a tutte le Comiche u
con dottrine, massime, e presupposti tali, che sono di riprensione, e di condannagq a tutte le Comiche universalmente. Bat
l turpe amore gli animi degli uditori, e spettatori. Io rispondo, che di sua natura è peccato mortale; e gli spettatori il
è peccato mortale; e gli spettatori il più delle voltegr si fanno rei di colpa grave e mortale. Tutto questo si deduce dal
lpa grave e mortale. Tutto questo si deduce dalla dottrina evangelica di San Tommaso; e dello stesso parere sono Caietano,
Silvestro, Navarro, Soto, e Alense. Ma Hurtado basti per ora in luogo di molti, che provano il mio senso. Egli nel Vol. 2.
mio senso. Egli nel Vol. 2. de 3. Virtut. Theol. Chiama con le parole di Crisostomo le compagnie dei Comici, e Comiche dia
uomini perditos. Prova, che vivono in peccato mortale, e in pericolo di moltiplicare via sempre più i peccati per ragione
no alle volte nel letto mezzo nude; « seminudas » : e le odono parlar di cose lascive. « loquentes lasciva ». I mariti son
are nel pubblico Teatro; spiegano gli amori, i quali spiegati servono di focosi dardi per ferire; si abbracciano, si strin
oquio est fere nor alicer impossibile uitare alduleteriam. » Aggiunge di più questo Autore, che le Donne sono belle, ornat
e, e vivere allegramente tra canti, tra suoni, tra balli, e tra salti di gente molto amica dell’ozio, e della dissoluzione
di gente molto amica dell’ozio, e della dissoluzione. Questo è parte di quello, che Hurtado scolasticamente disputando, d
derni Comici, e Comiche loro Compagnie: e porge fondata ragione a noi di replicare che la pubblica comparsa di Femmine tal
: e porge fondata ragione a noi di replicare che la pubblica comparsa di Femmine tali in Teatro è affatto illecita, e pern
uam corum pectora qui spectas et audiunt. » Nè dica contro Hurtado, o di Ribera alcuno ciò, che Beltr. Scrive, per volere
e, che nelle compagnie dei Comici le comiche servono ogni buona legge di onestà: e che tra loro l’emulazione cagiona molto
e che l’interesse proprio mantiene illeso l’onore altrui; e che l’uso di udire ragionamenti di amore fa spezzatrici d’amor
rio mantiene illeso l’onore altrui; e che l’uso di udire ragionamenti di amore fa spezzatrici d’amore le medesime Comiche;
sti, ma sopra la realtà dei frequenti casi seguiti, e nella relazione di personaggi degnissimi di fede. E Hurtado nel cita
ei frequenti casi seguiti, e nella relazione di personaggi degnissimi di fede. E Hurtado nel citato luogo professa, che ci
luogo professa, che ciò, che scrive, l’ha saputo per fedele relazione di quelle stesse persone, che seguono le compagnie d
comparsa delle Comiche ordinarie in banco, o in scena, è un seminario di oscenità; e molto illecita procurandogs infiniti
ana testimoniagt: ne occorre moltiplicar Dottori, che con moltitudine di ragioni provino una verità così patente, e manife
ovino una verità così patente, e manifesta. Ma qui dirà qualche Amico di Beltrame le parole scritte da lui nel c. 34. Poco
sti intingoli: elle banchettano i convitati loro con simili saporetti di efficaci lusinghe, di risi amorosi, di potenti ve
nchettano i convitati loro con simili saporetti di efficaci lusinghe, di risi amorosi, di potenti vezzi, e di graziose leg
tati loro con simili saporetti di efficaci lusinghe, di risi amorosi, di potenti vezzi, e di graziose leggiadrie; e condis
saporetti di efficaci lusinghe, di risi amorosi, di potenti vezzi, e di graziose leggiadrie; e condiscono poi il tutto co
una certa malizietta tanto sagace, e artificiosa, che divenute Maghe di Venere feriscono sì, che pochi si fanno schermire
ra tanto bella, che non potei ritenermi, che non dicesti. O guarda tu di grazia, con che garbo si mostrano: paiono qualche
Quasi volesse dire. Le donne teatrali sono Amazzoni infernali, armate di spada, e di saette; per ferire i vicini con la sp
e dire. Le donne teatrali sono Amazzoni infernali, armate di spada, e di saette; per ferire i vicini con la spada; e per i
non credo però, che sia per essere nodo tale, che richieggia il ferro di qualche Alessandro per tagliarlo. Io mi sforzerò
chieggia il ferro di qualche Alessandro per tagliarlo. Io mi sforzerò di scioglierlo, e però concludo questo Capo con il s
lierlo, e però concludo questo Capo con il sentimento, e con il detto di un praticone del mondo, che ancora vive, e è Gran
e con il detto di un praticone del mondo, che ancora vive, e è Grande di Spagna. Egli mi disse l’anno 1638. Veramente ques
Donne Teatrali, che compaiono in scena, sono perniciose, o per essere di vita rea; o perché si adornano con molti vezzi; o
o perché si adornano con molti vezzi; o perché alle cose, che dicono di onesta ricreazione, aggiungono poi altre cose mal
nco, dicendo. Veramente sono perniciose; bisogna levarle. Ora i detti di tal persone sono voti favorevoli alla mia sentenz
cchè non resti macchiata ragionevolmente la sua coscienza: echi vuole di vero vivere da virtuoso, deve operare in modo, ch
ori. Si vedono nelle cristiane Città Commedianti, che sono professori di moderati costumi, e però non fanno una vita confe
corrono alla perdizione; anzi quotidianamente esercitano molte opere di compagnie una, o due, ovvero tre, o più donne; e
n modo, che possano tenerli in coscienza sicuri, seguitando il tenore di cotal vita. Io qui proporrò per loro alcune Ragio
o da altri molto ben informati; e le pondererò al modo solito per via di Quesiti; e spero, che le troverò fiacche di forze
rò al modo solito per via di Quesiti; e spero, che le troverò fiacche di forze, e Ragioni pigmee, ove alcuni le stimano fo
overò fiacche di forze, e Ragioni pigmee, ove alcuni le stimano forti di vigore e gigantesse di grandissima robustezza .
e Ragioni pigmee, ove alcuni le stimano forti di vigore e gigantesse di grandissima robustezza . Quesito Primo La lic
sima robustezza . Quesito Primo La licenza ottenuta dai Superiori di fare le Azioni basta, perché i Comici introducano
a che copriva, e difendeva tutta la persona: ed io ne ho veduti molti di tal fatta, e molto antichi nelle fortezze del bel
duti molti di tal fatta, e molto antichi nelle fortezze del bel Regno di Sicilia. A questo scudo pare, che i Comici voglia
a, con la quale pretendono difendere le Azioni loro, e tutte le parti di esse, una delle quali si è la femminile comparsa
ncamente. Noi domandiamo licenza, e l’otteniamo dai Signori Superiori di fare le nostre Rappresentazioni, nelle quali entr
al nostro sostentamento. L’anno 1638. un Commediante, che era il capo di una Compagnia mi disse a questo proposito. Perché
rsa femminile non rendesse immodesta la Commedia, supposta la licenza di rappresentarla. E questo anche stima il Comico Ce
. dei Comici moderni. Io giuro a questi Signori, se la metà solamente di quello, che scrivono, io scorgessi esser vero, ch
che lascerei or ora l’Arte: ancorché io non mi ritrovi comodità senza di questa per vivere. Il voler dichiarar per peccato
Cielo, per darla all’Inferno. Così discorre questo Comico, professore di modestia; perché giudica lecita la pubblica compa
delle Donne in scena, massimamente ottenuta la licenza dai Superiori di poter fare le solite Rappresentazioni: Ora io, pe
alcuni detti, e poi provarli come veri. Dico 1. La pubblica comparsa di Donna tristegz, quali sono spesso, o sono giudica
blica comparsa di Donna tristegz, quali sono spesso, o sono giudicate di essere, le Comiche ordinarie, è un grande alletta
rdinarie, è un grande allettamento al male, e è un manifesto pericolo di peccare ai molti deboli di virtù secondo il parer
tamento al male, e è un manifesto pericolo di peccare ai molti deboli di virtù secondo il parere degli zelanti, e giudizio
atori della pubblica onestà; uno dei quali l’anno 1600. in S. Lorenzo di Lucina in Roma si trovava soprastante ad uno spir
astante ad uno spirituale Recitamento, che si doveva fare, per ragion di cui si era gran popolo radunato; quand’ecco tra m
si pose a vedere in via molto rilevata sedia sopra tutto l’Auditorio di modo, che restava comune oggetto per gli occhi di
a tutto l’Auditorio di modo, che restava comune oggetto per gli occhi di tutti gli Spettatori. Quel soprastante virtuoso c
o. Ma subito si sentì rispondersi. Non è possibile. Onde egli risolse di prendersi per propria cura l’andar a lei: vi andò
ndar a lei: vi andò, e francamente le disse. Donna o partitemi subito di qua: o calate giù, riponendovi nella posturahb co
prontamente, e calando levò quell’occasione scandalosa, e pericolosa di peccare per molti nel vagheggiarla. Ora che avreb
molti nel vagheggiarla. Ora che avrebbe giudicato, e fatto quel servo di Dio, se colei fosse salita sul palco dei Recitant
a me un Teologo molto vecchio dottissimo, e praticissimo del mondo, e di Roma. Se giudicava, che la comparsa di una di que
o, e praticissimo del mondo, e di Roma. Se giudicava, che la comparsa di una di queste femmine, ordinarie Comiche, in banc
aticissimo del mondo, e di Roma. Se giudicava, che la comparsa di una di queste femmine, ordinarie Comiche, in banco per a
, fosse un’oscenità. E mi rispose, che era oscenità in fatto, e degna di essere proibita dai Superiori: e aggiunse, che eg
sposto, quando alla femminile comparsa si aggiungonohc i ragionamenti di cose amorose ? Avrebbe detto saggiamente, che è u
ero avvelenato per arrecar la morte. Dico 2. Il pubblico ragionamento di donna con l’innamorato, benché sia con parole mod
ottrina in S. Tommaso, e degli Scolastici. E quella pubblica comparsa di Donna con l’Amante, se modesta nelle parole, immo
illecita perché cagiona scandalo, e rovina spirituale ai molti deboli di virtù. Dico 3. I superiori buoni, timorosi di Dio
rituale ai molti deboli di virtù. Dico 3. I superiori buoni, timorosi di Dio, e veramente zelanti e desiderosi di soddisfa
I superiori buoni, timorosi di Dio, e veramente zelanti e desiderosi di soddisfare all’obbligo loro, danno licenza in que
ve distintamente. E quando sono informati, che non si può dar licenza di far comparire le Donne, la negano; benché ricevan
licenza di far comparire le Donne, la negano; benché ricevano lettere di raccomandazione da personaggi grandi; benché sian
n gran Superiore Ecclesiastico, presentandogli una scrittura composta di ragioni, fondate parte sulla convenienza, e parte
te sulla convenienza, e parte sulla necessità dell’obbligo Episcopale di non dare positiva licenza ai Comici, o Ciarlatani
bligo Episcopale di non dare positiva licenza ai Comici, o Ciarlatani di far comparire le Donne loro nel pubblico Teatro.
, soddisfatto, quando poco dopo vennero due compagnie con una lettera di favore di un gran personaggio, e di più pregato g
tto, quando poco dopo vennero due compagnie con una lettera di favore di un gran personaggio, e di più pregato gagliardame
ero due compagnie con una lettera di favore di un gran personaggio, e di più pregato gagliardamente da molti suoi amici, c
ptis » secondo il solito delle altre volte: e pure se non fosse stato di soddisfare alla loro obbligazione, e negando la l
ipizi. Dico 4. Se i Comici non sono Teologi, né Casisti, almeno molti di loro sono, credo io, forniti di buono ingegno, e
ono Teologi, né Casisti, almeno molti di loro sono, credo io, forniti di buono ingegno, e possono leggere, e intendere i T
gare i più dotti, e tra i più dotti i più virtuosi Teologi, e Casisti di molte Città, ove vanno, e così non stare in buona
mparsa delle Donne parlanti d’amore al pubblico Auditorio, abbondante di molti deboli di virtù. S. Agostino scrive. « Non
ne parlanti d’amore al pubblico Auditorio, abbondante di molti deboli di virtù. S. Agostino scrive. « Non omnis ignoransdi
i maestri. E S. Tommaso dice. Ciascuno è obbligato2. 2. 9. 76. a. 2. di saper quelle cose, che appartengono allo stato, e
uo, e io non replico, un Trattato dell’Arte Comica cavato dalle Opere di S. TommasoC. 29., e da altri Dottori, e Sommisti;
ò passare; ma io considero, che Beltrame poteva leggere almeno alcuni di quegli Autori, che trattano il punto della pubbli
no stampati; quando egli l’anno 1634. scrisse dalla Serenissima Città di Venezia stampando, e consacrando il suo Discorso
e consacrando il suo Discorso alla Cristianissima maestà del Gran RE di Francia: e poi mostrare, se le pareva giusto, che
media: egli suppone, che sia modesta, benché abbondi con il miscuglio di così fatte cose amorose: ma contro di lui sentono
benché abbondi con il miscuglio di così fatte cose amorose: ma contro di lui sentono, e portano molte, e molto potenti rag
Autori da me citati, quali se leggeranno i moderni Comici, professori di modestia, spero, che leveranno dal banco, e dalla
commettere, non aspetta la proibizione degli uomini; gli basta quella di Dio. I moderni, e gli ultimi Scrittori trattano a
ttazione un dolce alimento dei virtuosi affetti, e diremo benedicendo di lei con Crisostomo. « Male desideratur, quod in d
assumitur. »T. 1. scrt.de Iac.et Es.Non ci dilungheremo dal pensiero di Platone, non che significo, che i piaceri della t
onsolare : voglio dire. L’appetito sregolato e la carnale eventualità di molti virtuosi Spettatori cagiona, che molti Comm
ti virtuosi Spettatori cagiona, che molti Commedianti, poco solleciti di ben sapere l’obbligo loro cristiano, s’adducono a
niche, o bancarie Rappresentazioni: e quella comparsa femminile serve di dolce favo, o di canna miele al palato popolare.
Rappresentazioni: e quella comparsa femminile serve di dolce favo, o di canna miele al palato popolare. Pochi anni sono,
a miele al palato popolare. Pochi anni sono, che un Commediante, Capo di una Compagnia, mi disse chiaro. I popoli così vog
uella inchiesta. E bè conducete voi Donne ? E se talvolta rispondiamo di no, replicano con riso, e con disprezzo. Voi non
. Cosa maggiore udii già da un altro, non Commediante, ma personaggio di reputazione, e pratico del mondo, il quale con gr
tazione, e pratico del mondo, il quale con gran senso, e dolore disse di certi Superiori. Essi vogliono le Commedie; e non
ve. Che per dar diletto, i Comici studiano, e si muniscono la memoria di gran farraggine hf di cose; come sentenze, concet
o, i Comici studiano, e si muniscono la memoria di gran farraggine hf di cose; come sentenze, concetti, discorsi d’amore;
more; per averli pronti all’occasione. Ma io dico, che questa ragione di gusto osceno si scopre da se stessa per iniquia,
ome rovinoso all’anima, chi coopera, fa male, e rende se medesimo reo di peccato: dunque i Commedianti cooperandovi con la
mortalmente: e però dovrebbero ingegnarsi per ritrovare altre maniere di dar gusto. I o credo; ch egli ingegnosi Comici, e
ia letto; né bel concetto, ch e non sia da essi tolto; né descrizione di cosa, che non sia imitata; né bella sentenza, che
a, che non sia colta: perché molto leggono, e sfiorano i libri; molti di loro traducono i discorsi delle lingue straniere,
cose, che essi hanno, alle stampe. Rime, Discorsi, Commedie, Soggetti di Commedie, Lettere. Prologhi, Dialoghi, Tragedie,
ono disprezzabilihh: e si trovano quasi tutti, se non pieno l’ingegno di scienze, almeno adorni in superficie di molte vir
tutti, se non pieno l’ingegno di scienze, almeno adorni in superficie di molte virtù. Così discorre il Comico Beltramee a
ia vero il detto suo, dunque i Comici possono, studiando, trovar modi di dar gusto senza peccato, di piacere all’onesto ap
i Comici possono, studiando, trovar modi di dar gusto senza peccato, di piacere all’onesto appetito dei virtuosi, senza c
dei virtuosi, senza compiacere alla disonesta sensualità dei viziosi; di rendere gustoso il Teatro con purità, senza macch
con l’oscenità e senza svergognare l’Arte loro pudica con le vergogne di Venere impudica. In oltre tali comici possono ral
um preferant » ; preferiscano nessuna immondizia. E possono procedere di modo che siano stimate sempre allegri, gioviali,
ditare tra galantuominiC. 60. un Comico; poiché si mostra così povero di spirito, che non sa, come dar gusto, senza mendic
povero di spirito, che non sa, come dar gusto, senza mendicare parole di chiasso, e gesti da Mimi. Ed io dico a Beltrame,
Comico si discredita tra gli studiosi, e ingegnosi e si mostra povero di concetti, e mendico d’invenzione, il quale non sa
dilettare, ne far ridere senza la comparsa delle Donne. Io mi ricordo di un galantuomo che solo saliva in banco, e vendeva
galantuomo che solo saliva in banco, e vendeva certe sue mercanziole di poca utilità, ma narrava alcune favole sue modest
esentate con le Donne da Commedianti, le lasciavano, e andavano quasi di corsa da lui, per fargli cerchio, e per ricevere
gli, che, se vuole, può imitar tanti onorati personaggi Accademici, e di altra nobile condizione, i quali fanno tante volt
di altra nobile condizione, i quali fanno tante volte senza comparsa di vere Donne le Azioni. E porgono gusto grande agli
i anni che in Roma abili virtuosi Giovani fecero una Rappresentazione di tanto gusto, che bisognò rifarla cinque volte, e
e bisognò rifarla cinque volte, e sempre con sommo plauso, e concorso di moltissimi Spettatori; e vi fu persona, che ricev
vi fu persona, che ricevettehj tanto piacere, che non poté ritenersi di non dire con grazia. Deh venga il cancro a chi di
ritenersi di non dire con grazia. Deh venga il cancro a chi dice male di quelli, che insegnano a questi Giovani di fare Az
a il cancro a chi dice male di quelli, che insegnano a questi Giovani di fare Azioni di tanta consolazione, e tanto gusto.
hi dice male di quelli, che insegnano a questi Giovani di fare Azioni di tanta consolazione, e tanto gusto. Eppure in quel
i un bell’umore può ricrear grandemente la brigata, ora con argutezza di facezie, ora con meraviglia d’imitazione, ora con
ezza di facezie, ora con meraviglia d’imitazione, ora con stravaganza di nuovo ritrovamento, ora con altre maniere onde pr
Agostino « urbanitas facetissima »  e con il quale un Comico promise di dire a tutti i suoi Autori quello, che era l’ogge
bramato dalle loro volontà: impresa certo delle meno ardite; e vanto di riuscita difficile, e non pensata, e parte quel g
caro, o donare a buon mercato. E cotale detto fu all’ora, C’è ancora di presenza celebrato, come faccenda di graziosissim
ale detto fu all’ora, C’è ancora di presenza celebrato, come faccenda di graziosissima vetustà: e poi in ragione di cui tu
a celebrato, come faccenda di graziosissima vetustà: e poi in ragione di cui tutti gli fecero un favorevole, e meraviglios
re plausorans »  nota S. Agostino; giudiziosa lavate , poiché un lume di acuto, e modello ingegno fa spesso, comparire viv
i acuto, e modello ingegno fa spesso, comparire vivacitàhk degnissime di plauso, e molto graziose. A simili virtù si addes
mili virtù si addestrino i Comici del nostro tempo, e alle invenzioni di facezie modeste, e ingegnose: che così recheranno
ll’Auditorio senza la comparsa femminile: e saranno Api fabbricatrici di miele dolcissimo al palato dei virtuosi. Quesi
apitano può servirsi della bombarda, e del cannone per l’espugnazione di una piazza, che tratto di militar prudenza farà,
bombarda, e del cannone per l’espugnazione di una piazza, che tratto di militar prudenza farà, che egli v’impieghi la mos
per mantenersi con lo sforzo delle sceniche fatiche, e con lo spaccio di quei segreti e di quei rimedi, che sogliono propo
lo sforzo delle sceniche fatiche, e con lo spaccio di quei segreti e di quei rimedi, che sogliono proporre ai loro compra
8. comparvero in una città principale del fecondo, e bellissimo Regno di Sicilia due Compagnie unite di Commedianti i qual
cipale del fecondo, e bellissimo Regno di Sicilia due Compagnie unite di Commedianti i quali a modo di Ciarlatani volevano
mo Regno di Sicilia due Compagnie unite di Commedianti i quali a modo di Ciarlatani volevano spacciare con vendita il segr
o, e pregato il capo principale tra loro, che per grazia si astenesse di usare la femminile comparsa. Ma egli mezzo turbat
a femminile comparsa. Ma egli mezzo turbato rispose. E come posso far di meno ? Bisogna allettare; e l’efficace allettamen
niera il Signor Iddio vi pose presto, e efficace provvedimento. Io so di un altro Ciarlatano, che essendo caldamente prega
to, e maggior concorso, quasi volesse dire. Questa è l’esca sicura, e di prestissimahl cattura al comico Pescatore. I Comi
moveatur, ferrum ad se rapit. » Orsù noi rispondiamo a questa ragione di allettamento, dicendo, che egli è illecito; perch
che egli è illecito; perché cagiona rovina spirituale a molti deboli di spirito, e disertosi. Ad altri pur forti, e virtu
ur forti, e virtuosi cagiona fastidio, tentazione, e qualche pericolo di caduta: onde saviamente un savio Gentiluomo, allu
A sentire sempre, Carne, Carne, Carne, bisognerebbe, che l’uomo fosse di ferro. Eppure le Comiche erano brutte, e si dicev
che fossero Mogli vere dei Comici: e chi affermò quel detto; era uomo di virtù, e accasato. Ora giudicate voi, che cosa pa
uomo di virtù, e accasato. Ora giudicate voi, che cosa patirà un uomo di animo fiacco, senza Moglie, e vizioso; al veder c
si per allettare, non si può abbastanza scusare dicendo. Io son casta di mente, e son pudica di cuore, mentre l’ornato di
i può abbastanza scusare dicendo. Io son casta di mente, e son pudica di cuore, mentre l’ornato di lei è impudico, e scell
icendo. Io son casta di mente, e son pudica di cuore, mentre l’ornato di lei è impudico, e scellerato. Così scrive S. Cipr
ome nota Polluce, si praticava in questo modo. Dentro un catino pieno di feccia, s’immergeva qualche cosa; forse, per atto
feccioso, almeno altro ridicolo, e modesto; perché non sono mendichi di oneste invenzioni, per cagionar allettamento, i v
mi, dei cuori, e degli affetti dei loro Spettatori. Bastino per prova di questo, in luogo di molte ragioni, alcuni avvenim
li affetti dei loro Spettatori. Bastino per prova di questo, in luogo di molte ragioni, alcuni avvenimenti succeduti a nos
primo occorse in Roma, ed è narrato con graziosa, e fiorita eloquenza di latinoL. 2. Pref. 2. idioma dal giudiziosissimo F
, e mal composta spiegazionehn italiana secondo la mia debolezza. Due di questi galantuomini Ciarlatani avevano necessità
ia debolezza. Due di questi galantuomini Ciarlatani avevano necessità di numeroso circolo, e buon concorso, per far il sol
delle mercanzie i soldi necessari al proprio sostentamento. Però uno di loro comincia l’istrionico artificio di allettare
oprio sostentamento. Però uno di loro comincia l’istrionico artificio di allettare, chiunque per colà se ne passava: ma l’
per colà se ne passava: ma l’artificio riesce vano; riesce uno sforzo di lingua propria, senza recar forza all’udito altru
di lingua propria, senza recar forza all’udito altrui, riesce un’Arte di dire senza l’efficacia di capire. Ma non per ques
ecar forza all’udito altrui, riesce un’Arte di dire senza l’efficacia di capire. Ma non per questo egli si perde d’animo n
ove, e più ingegnose maniere per allettare, ma senza sortir l’effetto di efficace allettamento; vede, che l’Auditorio non
o intorno. Sdegnato qui dunque, e stupito cessa d’allettare; da segno di partenza al suo compagno; colgono le tatare, e se
no con parole incolpa l’altro, come cagione della mal sortita impresa di allettare: vengono da parole villane ad oltraggio
e: vengono da parole villane ad oltraggiosi fatti; e uno fa sembiante di voler ferir l’altro con il ferro, e dargli morte:
concorso restano i due Ciarlatani circondati da numerosa moltitudine di Spettatori. Ed eco all’ora uno di essi dolcemente
circondati da numerosa moltitudine di Spettatori. Ed eco all’ora uno di essi dolcemente abbraccia il compagno prima, e po
egno è riuscito a buon segno: voi siete venuti, e venuti in fretta, e di corsa: ora non vi partite, ma sentite, e attenti
eturpare il banco con le bancate e oscene Donne; e fu parto ingegnoso di graziosi Ciarlatani. Quello, che segue, fu opera
u parto ingegnoso di graziosi Ciarlatani. Quello, che segue, fu opera di un bell’ingegno, di un virtuoso Francese, e di un
graziosi Ciarlatani. Quello, che segue, fu opera di un bell’ingegno, di un virtuoso Francese, e di un ottimo Religioso de
o, che segue, fu opera di un bell’ingegno, di un virtuoso Francese, e di un ottimo Religioso della Compagnia nostra di Ges
un virtuoso Francese, e di un ottimo Religioso della Compagnia nostra di Gesù, dal quale io intesi in fiorenza l’anno 1642
egato nel ministero della scuola, e insegnando Retorica, ebbe licenza di far recitare per onesto trattenimento carnevalesc
e senza i soliti fastidi, che seco reco per ordinario il recita mento di opere drammatiche, e gravi. Egli per ottenere l’i
r apportar modestissimo, e gran piacere a tutti, lesse un buon numero di Commedie Italiane, e molta Francesi, e non poche
tiche, e moderne, che poté ritrovare; e da ciascuna ne prese ciò, che di ridicolo modesto vi ritrovò: e finita la raccolta
e prese ciò, che di ridicolo modesto vi ritrovò: e finita la raccolta di tutti quei ridicoli pensieri, compose il Dialogo,
osissimo, e modestissimo. Onde non solo ne sortì l’effetto desiderato di dare un poco di modesto piacere agli Scolari udit
stissimo. Onde non solo ne sortì l’effetto desiderato di dare un poco di modesto piacere agli Scolari uditori; ma anche si
sto è una composizione troppo faceta, e troppo ridicolosa. La memoria di questo racconto mi ha fatto ricordare una simile
emoria di questo racconto mi ha fatto ricordare una simile invenzione di due nobili, e virtuosissimi Personaggi, che per d
o in una loro Rappresentazione tanto felicemente, che poterono servir di buona regola ad ogni virtuoso Commediante, che br
i due valenti uomini lessero con riflessiva diligenza, una buona mano di Comiche composizioni cogliendo ciascuna, come da
ltivato giardino quei fiori nei quali si vedeva scolpito, e ingemmato di bel riso dell’onestà senza il brutto sorriso dell
quei fiori insidiarono la sorte, il servo il grembo, e le altre parti di un’Opera loro, fatta senza nessuna laidezza di co
embo, e le altre parti di un’Opera loro, fatta senza nessuna laidezza di cose oscene, ma piena di ridicoli d’ogni sorte; e
un’Opera loro, fatta senza nessuna laidezza di cose oscene, ma piena di ridicoli d’ogni sorte; e tutti onesti e graziosi.
iosi. E composta quest’ave la fa cenno comparire nel Teatro per mezzo di buoni, e bene citati Recitanti; onde il recitamen
e per la virtù; uno dei quali dopo aver riso un pezzo alfino risolse di cacciarsi sotto il palco e chiudersi le orecchie,
atore, lo invitò a goder una volta la Comica ricreazione con promessa di voler poi regolarsi con il suo parere. Egli vi an
a. Se tutti sempre seguissero questo tenore non sentirebbero mai coro di grido alcuno di cristiano e savio Oratorio. Il se
re seguissero questo tenore non sentirebbero mai coro di grido alcuno di cristiano e savio Oratorio. Il secondo caso narra
omico Dottor Violone; e quello l’ha narrato anche a me come testimone di presenza occorse a Capo d’Orlando, ove da una for
me testimone di presenza occorse a Capo d’Orlando, ove da una fortuna di mare sequestrata una Compagnia di Comici trovò ch
Capo d’Orlando, ove da una fortuna di mare sequestrata una Compagnia di Comici trovò che l’albergo era occupato per rispe
a di Comici trovò che l’albergo era occupato per rispetto dell’arrivo di Monsignor in visita con il quale erano quattro Ve
. Il tempo con l’asprezza, e il mare con la tempesta tolse la facoltà di viaggiare a tutti. I Comici offrirono un poco di
sta tolse la facoltà di viaggiare a tutti. I Comici offrirono un poco di ricreazione al Prelato loro benefattore egli si c
imo giorno si fece la Commedia così. Monsignor sedeva avanti la porta di una camera: i Religiosi venerandi sedevano dentro
ge persone: e benedicevano il mal tempo che aveva loro dato occasione di goder si virtuoso trattenimento. Ed io dico che a
rtuoso trattenimento. Ed io dico che allora fu lodata un’Azione degna di lode, cioè la Commedia modesta, allettativa con i
da Buffone, e da persone ridicole, le quali vogliono passare con nome di personaggi faceti; ma in realtà sono disonesti Za
parcit, nec diis. » Cioè. Il Comico smoderato, e lo Scurra per brama di piacere con il suo ridicolo, non perdona nell’osc
del popolo alla scena, e al banco; e lasciassero l’uso della comparsa di Donne parlanti d’amore lascivo; che è mezzo tanto
vanti a molte anime una gran rete diabolica, e infernale, con le funi di cui quelle restano miseramente allacciate, e cond
sa molti passavano alle dorate stanze del celeste riposo. Ma al miele di cotale dolcezza si aggiunse tosto un poco di fiel
este riposo. Ma al miele di cotale dolcezza si aggiunse tosto un poco di fiele di non poca amarezza; vide venire due smisu
so. Ma al miele di cotale dolcezza si aggiunse tosto un poco di fiele di non poca amarezza; vide venire due smisurati, e o
una grandissima rete, chiusero con essa il varco a tutti i desiderosi di far l’entrata in Paradiso. Vide, e vedendo ricevé
r l’entrata in Paradiso. Vide, e vedendo ricevé nel cuore fiamme tali di dolore, che gli occhi di lui si fecero abbondanti
Vide, e vedendo ricevé nel cuore fiamme tali di dolore, che gli occhi di lui si fecero abbondantissimi fonti di lacrimazio
tali di dolore, che gli occhi di lui si fecero abbondantissimi fonti di lacrimazione, e quindi tosto rivolto con affetto
ezza, e con caldissima umiltà a notificarli, che mostra spaventosa, e di che sventura significativa, fossero quei Dragoni
salvezza dei suoi fedeli. E nell’ultimo aggiunse un detto, al ricordo di cui mi paventa, e poi trema il cuore cioè che per
asta questo avvertimento per sbandeggiare dai nostri cuori ogni brama di femminile allettamento, e d’illecita comparsa del
del cielo; acciocchè la divina Giustizia non lo riserbi alla vendetta di maggior rovina. « Differtur ultioScrit. 5. de Qua
tempus possit habere correctio. » Quesito Quarto La difficoltà di far Commedie senza la comparsa femminile è cagion
ie senza la comparsa femminile è cagione sufficiente per l’uso lecito di tal comparsa ? Spesso ingannato si trova, chi
tal’ora ancora stimar impossibile al nostro potere la felice riuscita di un negozio, quando non si tratta secondo il modo
contra evitandum. » La Commedia è una Favola, che contiene diversità di affetti civile, e privati, con la quale s’impara
ætum, stylo popularis ». Che la Commedia è un Poema drammatico, pieno di negozi lieto nel fine, e dichiarato con lo stile
finizioni o descrizioni della Commedia porta il Rosino: e io contento di queste poche, e tralasciando le altre di altri an
rta il Rosino: e io contento di queste poche, e tralasciando le altre di altri antichi, e moderni Scrittori, dico, che nes
li descrizioni, per avverarsi, ricerchino necessariamente la comparsa di Donne, e vere Donne, e parlanti d’amore pubblicam
lamente meritano laude, quando dal drammatico dipintore son effigiate di sentenze vaghe, e profittevoli, di episodi non oz
drammatico dipintore son effigiate di sentenze vaghe, e profittevoli, di episodi non oziosi, d’ingegnose peripezie, di agn
vaghe, e profittevoli, di episodi non oziosi, d’ingegnose peripezie, di agnizionihu chiare, e soprattuttohv di buonissimi
oziosi, d’ingegnose peripezie, di agnizionihu chiare, e soprattuttohv di buonissimi costumi colorita. E nel c. 16. dice. «
Commedia fare si può senza la femminile comparsa secondo la dottrina di Beltrame. Di più prego io tutti i Comici, o non C
nate lascivamente, e parlanti d’amore con i loro favoriti in presenza di molti Spettatori. E molto meno quella, ove si rap
i. E molto meno quella, ove si rappresentano ruffianesimi, e trattati di fornicazioni: ancorché poi il tutto si concluda c
attati di fornicazioni: ancorché poi il tutto si concluda con il fine di un apparente Matrimonio: perché tali cose al pare
ccademici, e altri Cavalieri, o Cittadini dotti, virtuosi, e timorati di dio, sono Commedie: eppure le fanno senza la comp
che i Comici Santi facevano Commedie: ed essi, dice Beltrame, invece di piacevolezze mondane trattavano mai sempre di pen
, dice Beltrame, invece di piacevolezze mondane trattavano mai sempre di penitenze, e mortificazioni, di dolcezze delle an
volezze mondane trattavano mai sempre di penitenze, e mortificazioni, di dolcezze delle anime giuste, e di gioie di Paradi
pre di penitenze, e mortificazioni, di dolcezze delle anime giuste, e di gioie di Paradiso: dunque senza le femminili legg
nitenze, e mortificazioni, di dolcezze delle anime giuste, e di gioie di Paradiso: dunque senza le femminili leggerezze si
die spirituali, e sacre sono vere Commedie ; eppure non hanno bisogno di pubblica, e femminile comparsa nel Teatro. Non ma
Non mancano Autori, che hanno composte Rappresentazioni sotto titolo di Commedie spirituali senza miscuglio di vere Donne
Rappresentazioni sotto titolo di Commedie spirituali senza miscuglio di vere Donne: se ne vedonohx tali recitate da virtu
partecipi del compositore, rappresentante; e che studi molto, e molto di cuore, e che studiando, e speculando inventi molt
re, e che studiando, e speculando inventi molte, e belle favole piene di utile diletto, e dilettevole utilità: e stimo, ch
nde il Comico non si curi si usare il pericoloso mezzo della comparsa di vera Donna: ma con la sua composizione ingegnosa,
guadagni anche l’applauso dei prudenti, e addottrinati con un cumulo di vero, e meritato onore teatrale. E se io sono err
el Comico dotto, virtuoso, e buon cristiano. Non mi dispiace il detto di Beltrame, che un galantuomo, che sia grazioso nel
a, mai non sarà buffone, ma va bell’intelletto, che spende quei doni, di cui il cielo, e la natura l’ha arricchito. Tali s
e si sanno valere dell’occasione , dell’Arte. Ed io aggiungo al detto di Beltrame, che tali Comici non hanno bisogno di co
d io aggiungo al detto di Beltrame, che tali Comici non hanno bisogno di comparsa femminile per far le Commedie, e per rec
ar diletto agli Spettatori. Essi possono emulare l’opera, e la fatica di quel nobile ingegno Palermitano, circa l’anno 163
1630. compose ingegnosamente due Commedie tanto belle, e tanto piene di onestissime grazie, e graziosi ridicoli, che l’Au
stissimo; in mode che ritornasse ad assaporare le saporitissime parti di ciascuna di quelle due Commedie. Anzi dopo averle
mode che ritornasse ad assaporare le saporitissime parti di ciascuna di quelle due Commedie. Anzi dopo averle recitate am
to ho saputo da un dotto, il virtuoso Personaggio, oculato testimonio di questo Comico avvenimento. Così credo io, procedo
ando gustoso riso, e onesta consolazione. Quesito Quinto Lo zelo di Padre, o di Marito è buona ragione ai Comici di c
riso, e onesta consolazione. Quesito Quinto Lo zelo di Padre, o di Marito è buona ragione ai Comici di condor con se
sito Quinto Lo zelo di Padre, o di Marito è buona ragione ai Comici di condor con se le donne, e farle comparir in Teatr
per drizzar la prora del natante legno. Prudenza maggiore, che quella di Ulisse, è necessaria per coloro, che solcando le
Eroe. Voglio dire per senso mio, che difficilissima impresa, è quella di alcuni Comici, e ciarlatani, i quali avendo Figli
dente pericolo si essere, come semplici colombe predate dagli artigli di qualche grifagno sparviere, si adducono di condur
ombe predate dagli artigli di qualche grifagno sparviere, si adducono di condurre con se; sperando servir loro di ottimi c
fagno sparviere, si adducono di condurre con se; sperando servir loro di ottimi custodi per la conservazione dell’onore, s
nore, sin tanto, che onestamente le maritino , con qualche galantuomo di buona condizione: e frattanto se ne servono per l
izio della scena, o del banco. S. Girolamo, credo, direbbe a ciascuna di quelle Giovinette ciò che già scrisse ad un’altra
i stolte godono d’andar fuori vagando. Una volta un Ciarlatano, padre di due Giovanette graziose, nella città di Messina n
na volta un Ciarlatano, padre di due Giovanette graziose, nella città di Messina non poté ottenere licenza dal Reverendiss
o la mia professione. Quel Ciarlatano si sentiva molto dall’interesse di necessario guadagno; e non mirava, quanto doveva,
rio guadagno; e non mirava, quanto doveva, al manifesto pericolo, che di peccare avrebbero corso molte anime di Spettatori
va, al manifesto pericolo, che di peccare avrebbero corso molte anime di Spettatori deboli di Virtù. Era buono lo zelo: er
colo, che di peccare avrebbero corso molte anime di Spettatori deboli di Virtù. Era buono lo zelo: era buona la custodia d
né forse mancherebbero importuni tentatori, troppo arditi, e bramosi di macchiar il candore del letto matrimoniale con le
moniale con le sozzure libidinose. Quindi si odono spesso quelle voci di alcuni Comici. Questa Donna è mia Moglie. E che ?
anze dell’albergo, impiegata nel lavoro dell’ago, o del fuso. Lo zelo di buon Marito risveglia la mente, apre gli occhi, e
de; poiché la separazione, e la lontananza della persona serve talora di potente lenocinio per far trasgredire le pudiche
mulieri maior custodia, quia maior infirmitas. » Ed aggiungo il detto di S. Girolamo. « Tenerares estEp ad Salutiam. in Fæ
lis deest, anctoritas, cuius umbratutatem uxoris est. » Ma se lo zelo di buon Marito è buona ragione di condurre con se le
bratutatem uxoris est. » Ma se lo zelo di buon Marito è buona ragione di condurre con se le Mogli, non è buona ragione di
rito è buona ragione di condurre con se le Mogli, non è buona ragione di farle comparire Attrici lascive, e parlanti d’amo
diligentissimo, per salvar dalla macchia la castità della Moglie. So di un galantuomo, che conduceva attorno alla sua Con
. So di un galantuomo, che conduceva attorno alla sua Consorte, donna di qualche bellezza, ed era graziosa, e modesta salt
ice: né egli voleva in modo alcuno lo scorno disonesto contro l’onore di un onorato Marito: e nondimeno l’infelice fu intr
molto riscaldata, e sudata fu fatta entrare in una camera, con scusa di mutarsi, e ivi sola trovò solo, chi fece a lei ol
a lei oltraggio, e offesa a Dio. Ecco che la diligentissima diligenza di virtuoso Marito giova nulla, o poco per conservar
evidenza dei mondani pericoliic, cagionati da lascivi Amanti. Un Argo di cent’occhi perderebbe la vista nella congiuntura
i Amanti. Un Argo di cent’occhi perderebbe la vista nella congiuntura di certe circostanze. Senza poi che io dica, che acc
in casa, quando ella non rinchiuda in seno onesti pensieri. Al parere di Beltrame forse aggiungerà un pratico delle mondan
ità, dicendo. Si io, che quando persone potenti, e sfrenate risolvono di venire a fatti, si è ogni comica donna, tuttoché
æpe multum nociva. »Carta t. 4. pag. 90.E quante volte succedono casi di grave scandalo ? Lasciamone da parte molti, anche
l primo narrato mi fu l’anno 1641. in Fiorenza da un Comico testimone di presenza. Passava per certo paese una Compagnia d
n Comico testimone di presenza. Passava per certo paese una Compagnia di Commedianti, i quali avevano con se le Comiche Mo
ignore del luogo; acciocché facevano un’Azione: la fecero: e dopo una di quelle Comiche, senza che il misero Marito potess
ll’impudico Padrone, da cui la mattina fu restituita, con motteggiare di più al Marito, che mostrava nel volto gran dispia
palissima, pochi anni orsono, una bella, e famosa Comica in compagnia di suo Marito, portata da una carrozza di un nobilis
, e famosa Comica in compagnia di suo Marito, portata da una carrozza di un nobilissimo Signore. Quando ecco la seguono pe
tille dello sdegno appicco il fuoco tale, che la prudenza, e autorità di grandi, e supremi Signori non si opponeva, ne sar
incendio, da smorzarli, non con l’abbondanza d’acqua, ma con la copia di molto sangue. Io qui replico: dunque la custodia
Non basta sempre un forte muro, e un grosso terrapieno per la difesa di una piazza, quando la batteria si fa con grossi,
gli, ovvero Figliuole. A nostro tempo occorse in una principale Città di un bellissimo Regno, che vi vennero i Commedianti
ommedianti; avevano nella compagnia due belle commedianti, una Moglie di un Comico, e l’altra Figliuola: ambedue dilettava
arse, e azioni: d’onde ne seguitò, che da certi Baroni, quasi ladroni di Venere, furono più volte rubate, condotte fuori d
a manus non contineant. » Tutto serve per argomento, che la diligenza di Padre, e di Marito non è sempre valevole scudo pe
contineant. » Tutto serve per argomento, che la diligenza di Padre, e di Marito non è sempre valevole scudo per la castità
o fornicarie degli uomini peccando, e col peccato si fanno Figliuole di Satanasso. E della perdizione. Aggiungo: molte vo
ava l’anno 1640. in una Città molto principale d’Italia una Compagnia di Comici, facendo le loro solite azioni con buon gu
Comiche una ve n’era assai compita, e graziosa, e legittima Consorte di un Comico, che faceva la parte del Dottore; ed er
he, ove stimò trovar libero il passo alla navigazione: non poté goder di colei, come bramava. Giunse la fineif delle Comme
rito della desiderata Comica: per ilig quale avvenimento ebbe ragione di dire a me di poi un valente Commediante. Non è cr
siderata Comica: per ilig quale avvenimento ebbe ragione di dire a me di poi un valente Commediante. Non è credibile, quan
on lo nego; e presuppongo, che ve ne siano state in qualche Compagnia di scandalose: e per questo hanno da essere tutte in
rma, e con la necessaria legalità: e stimo, che molte non siano Donne di postribolo, ma di onore con maritale pudicizia; e
ssaria legalità: e stimo, che molte non siano Donne di postribolo, ma di onore con maritale pudicizia; e lodo quei Mariti,
todire tra i moltissimi pericoli teatrali. Mi piacque già risoluzione di un Comico principale, che mi disse. Io ho fatto g
meglio conservo l’onestà della mia Consorte; nessuno sale nella scena di piazza, se non i Comici compagni: ove nella scena
disoneste inquietano la castità delle modeste Comiche. La risoluzione di questo galantuomo buona, per salvare da qualche p
soluzione di questo galantuomo buona, per salvare da qualche pericolo di castità il corpo della Moglie: e per rimediare ch
na, non peccasse mortalmente, con si porsi avventatamente al pericolo di quei tatti impudichi. Dottrina spiegata dal Lessi
che è toccata da uno con affetto libidinoso, sia ritenuta sotto pena di peccato mortale di ritirarsi, o d’impedire quel t
no con affetto libidinoso, sia ritenuta sotto pena di peccato mortale di ritirarsi, o d’impedire quel toccamento. E rispon
o le esterne circostanze, è disonesto la donna è obbligata sotto pena di mortale colpa a schifarlo se può. E prova il dett
omodo, il quale scomodo deve essere tale, che preponderi al patimento di quel tocco; o violazione: ovvero sia almeno ugual
recitare dentro le stanze dei palazzi, e schifa gli impudichi tocchi di quei lascivi, che si cacciano dentro le scene, pe
a scena della piazza, e parlandovi lascivamente d’amore alla presenza di molti, che sapeva, essere debolissimi di virtù, e
amente d’amore alla presenza di molti, che sapeva, essere debolissimi di virtù, e ne conosceva alcuni in particolare: ma f
fingono vere Mogli, e non sono tali per verità. E Femminelle perdute di questa fatta si trovano talora nelle Compagnie de
e bellissime Comiche, le quali conducevano nella Compagnia con titolo di Mogli: essi la sera presero tempo di mostrar la m
evano nella Compagnia con titolo di Mogli: essi la sera presero tempo di mostrar la mattina tali fedi: ma poi la notte di
a sera presero tempo di mostrar la mattina tali fedi: ma poi la notte di nascosto se ne fuggirono velocemente: forse perch
cemente: forse perché non trovarono nel fondo dei bauli. Ove dicevano di star riposte, le fedi matrimoniali. O disgrazia g
disgrazia grande, se fu disgrazia, ma se fu bugia: o menzogna indegna di Comici virtuosi, e onorati. E casi di tal fatta s
se fu bugia: o menzogna indegna di Comici virtuosi, e onorati. E casi di tal fatta son mai occorsi in altri luoghi ? Mi ri
dei Santi: né io voglio trattener il Lettore con numerosa narrazione di simili falsità: si contenti di quest’una, che, po
ner il Lettore con numerosa narrazione di simili falsità: si contenti di quest’una, che, pochi anni orsono, mi spiegò in P
ni orsono, mi spiegò in Pistoia il Sig. Bartolomeo Celesi, Gentiluomo di molta virtù, e zelantissimo Curato di S. Andrea.
. Bartolomeo Celesi, Gentiluomo di molta virtù, e zelantissimo Curato di S. Andrea. Egli una Quaresima s’accorse, che nell
sia vera e legittima Consorte: che poi io penserò, se sarà necessario di richiedervi latro prima d’ammettervi alla parteci
far venir la fede: e dopo alcuni giorni la portò segnata con il nome di un curato, che stanziava in un castello situato t
lo situato tra Modena, Ferrrara. Lesse il Sig. Celesi, e poi domandò, di dove è la legalità, che mi rechi qualche sicurezz
curezza, che quella fede sia veramente fatta da un Curato ? Il Comico di nuovo prese tempo con promessa di farla venire: m
ente fatta da un Curato ? Il Comico di nuovo prese tempo con promessa di farla venire: ma dopo uno o due giorni se ne andò
, che quella Femminella fosse Moglie falsa, e vera Adultera, cioè una di quelle Comiche disoneste, che « thesaurisent sibi
esito Sesto Il gusto delle Donne Comiche in far quest’arte è ragion di senso sufficiente per la pubblica comparsa ? L
ragion di senso sufficiente per la pubblica comparsa ? L’Appetito di onore è antico, e quasi ereditato morbo delle Don
piegata alla trasgressione del gran precetto più dall’ambiziosa brama di onorata grandezza, che dalla vista del saporoso c
ono accarezzate, e onorate, e si possono pregiare del grazioso titolo di Signora. O che gusto per una Donna, si è, o che b
. E vedersi condotta a preparare stanze, e ivi ricevere subito regali di rinfreschi, per far pasti lauti e deliziosi O che
O che bella cosa l’andar a spasso per la città appoggiata sul braccio di un galantuomo con maniera di onorata Dama, o port
asso per la città appoggiata sul braccio di un galantuomo con maniera di onorata Dama, o portata con il cocchio di un nobi
i un galantuomo con maniera di onorata Dama, o portata con il cocchio di un nobilissimo Signore a maniera di Principessa.
ta Dama, o portata con il cocchio di un nobilissimo Signore a maniera di Principessa. O che bella anzi bellissima cosa ric
che bella anzi bellissima cosa ricevere onori grandi, e gran presenti di vesti, di collane, di gioie, e di piastre d’argen
anzi bellissima cosa ricevere onori grandi, e gran presenti di vesti, di collane, di gioie, e di piastre d’argento, e d’or
ima cosa ricevere onori grandi, e gran presenti di vesti, di collane, di gioie, e di piastre d’argento, e d’oro da qualifi
evere onori grandi, e gran presenti di vesti, di collane, di gioie, e di piastre d’argento, e d’oro da qualificati persona
lificati personaggi, e anche da supremi Principi, e alla fine sperare di poter conseguir dopo la morte l’onore di una nobi
rincipi, e alla fine sperare di poter conseguir dopo la morte l’onore di una nobilissima sepoltura, come si legge della fa
ciente ragione per far lieta la comparsa femminile: perché l’appetito di onore così fatto, e ottenuto con questo mezzo, di
esposte alla luce delle quali non aggiungo altro lume; perché non fa di mestiere dar chiarezza maggiore alla luce di mezz
ltro lume; perché non fa di mestiere dar chiarezza maggiore alla luce di mezzogiorno. Il gusto, che alle anime reca morte,
gusto, che alle anime reca morte, è gusto irragionevole, e però degno di fuggirsi con gran gusto. Che le Comiche non lo fu
peris est sanitas », disse S. Agostino, accennando, che il patrimonio di un povero Artiere si è la sanità, con che fatica,
essere la sanità, e la mercanzia delle favole teatrali, o lo spaccio di alcuni segreti medicinali, e di altre cosette, e
a delle favole teatrali, o lo spaccio di alcuni segreti medicinali, e di altre cosette, e galanterie vendibili dal banco a
far buon guadagno, atteso che questi galantuomini hanno bisogno, non di quattro soldi, ma di buone somme di pecunia; perc
tteso che questi galantuomini hanno bisogno, non di quattro soldi, ma di buone somme di pecunia; perché fanno per la parte
i galantuomini hanno bisogno, non di quattro soldi, ma di buone somme di pecunia; perché fanno per la parte una buona vita
ndo del buono allegramente: fanno molti, e spessi viaggi nello spazio di ciascun’anno: dalle due alle tre, come scrive il
ue alle tre, come scrive il Comico Beltrame, sono in viaggio, in mano di carrozzieri, noleziniik, barcaioli, osti, dazieri
, barcaioli, osti, dazieri, e simili, dove non si tratta d’altro, che di borsa aperta. Io aggiungo al detto di Beltrame, c
dove non si tratta d’altro, che di borsa aperta. Io aggiungo al detto di Beltrame, che uomini tali vestono onoratamente, e
o al detto di Beltrame, che uomini tali vestono onoratamente, e molti di loro stracciano la seta: e le loro Comiche usano
e loro Comiche usano vesti pompose, e preziose: insomma hanno bisogno di molta pecunia: dunque sono necessitatiil servirsi
ma hanno bisogno di molta pecunia: dunque sono necessitatiil servirsi di tutti quei mezzi, che possono usare per far gran
ll’Arte tanto difficile , e tanto praticata nel mondo, cioè nell’Arte di cavare dalla borsa del compagno il danaro per suo
, nata da persone loro parenti, o amiche, e povere, ma che sia dotata di qualità, e prontezza buona per le Azioni teatrali
, non lasciano le diligenze, per ottenerla e condurla con se. E degno di lacrime dolorose il caso, e la sventura occorsa i
ntura occorsa in una città principale l’anno 1639. ad una Figliuolina di otto anni, che poverella sì, ma virtuosa, recitav
sacro fonte battesimale, la teneva in casa allevandola negli esercizi di cristiana pietà, e vera devozione. Una Coompagnia
a negli esercizi di cristiana pietà, e vera devozione. Una Coompagnia di Commedianti venne alla città; la Comica principal
sarebbe stata levata dal pericolo, e posta in salvo, come si costuma di fare con altre pericolose. Ed io temo, che la smo
tuma di fare con altre pericolose. Ed io temo, che la smoderata brama di guadagno persuada qualche volta fatti di cotale f
temo, che la smoderata brama di guadagno persuada qualche volta fatti di cotale fatta, e che l’illecito interesse di animo
suada qualche volta fatti di cotale fatta, e che l’illecito interesse di animo di levare le spose a Cristo; e esporle alla
lche volta fatti di cotale fatta, e che l’illecito interesse di animo di levare le spose a Cristo; e esporle alla rete del
l’anno1640. quella creatura fu rimandata alla madre d’ordine del Capo di quella Compagnia di Commedianti; e credo che quel
reatura fu rimandata alla madre d’ordine del Capo di quella Compagnia di Commedianti; e credo che quel buon uomo si muoves
o confessò a me l’anno stesso in Fiorenza: ma non tutti i Comici sono di buona pasta; né tutti aprono ben gli occhi alla l
per ogni strada, benché illecita, il guadagno loro senza timor alcuno di Dio, e senza rispetto della virtù cristiana; e pe
ornate; in modo che allevino, e guadagnino più facilmente ogni sorte di persone e così riportino per mezzo loro guadagno
cene, e per conseguenza dal guadagno, che con quelle, o per occasione di quelle pretendono di conseguire. Due casi spieghe
za dal guadagno, che con quelle, o per occasione di quelle pretendono di conseguire. Due casi spiegheranno il mio pensiero
mento dei Comici dichiarato con parole. Ed è il seguente. Nella città di Trapani in Sicilia sul principio dell’anno 1639.
apani in Sicilia sul principio dell’anno 1639. andarono due compagnie di Commedianti unite insieme con disegno di far le C
1639. andarono due compagnie di Commedianti unite insieme con disegno di far le Commedie in una pubblica piazza per allett
porre con l’occasione vari segreti; e mercanzie, che vendevano avanti di dar principio alla Commedia. Un giorno due Religi
corteggio sino dentro alla chiesa, nella quale, oltre gli atti molti di compunzione, che fece ciascuno, detestando i prop
grandissimo peccatore, che non s’era voluto confessare per lo spazio di molti anni, fu toccato, e ferito nel cuore dallo
Ma quando quei Religiosi nel palco cominciarono a predicare, il capo di una di quelle Compagnie si risentì con parole non
ndo quei Religiosi nel palco cominciarono a predicare, il capo di una di quelle Compagnie si risentì con parole non udite
i quelle Compagnie si risentì con parole non udite da molti, ma piene di sdegno, e di rabbia tale, che poi il grave rimors
agnie si risentì con parole non udite da molti, ma piene di sdegno, e di rabbia tale, che poi il grave rimorso di coscienz
molti, ma piene di sdegno, e di rabbia tale, che poi il grave rimorso di coscienza lo costrinse d’andare, e andò ad uno di
oi il grave rimorso di coscienza lo costrinse d’andare, e andò ad uno di quei Religiosi, e gli chiese umilmente perdono, p
o impedito il grosso guadagno, che sperava doversi fare nella vendita di quel giorno. Ed il compagno di lui, che era andat
che sperava doversi fare nella vendita di quel giorno. Ed il compagno di lui, che era andato con lui, ed era il capo dell’
ed era il capo dell’altra Compagnia aggiunse, e propose, con speranza di levar ogni impedimentoim al futuro compagno, ques
agno, questo partito dicendo. Padre si accontenti, che noi diamo voce di voler far la Commedia; in modo che il popolo si a
egreti con il guadagno necessario al nostro sostentamento, mostreremo di voler dar principio alla Commedia: e allora ella
i Religiosi nemici delle oscenità teatrali, ma a me non piace accordo di tale fatta; né lo posso approvare: perché, chi va
lo posso approvare: perché, chi va alla piazza con deliberata volontà di sentire la Commedia disonesta, pecca per quella r
to mortale in molti; lo devo fare almeno « ex charitate », per debito di cristiana carità. E voi potete, e gli altri apri
n trattenimenti onesti, o con moderate Commedie, fatte senza comparsa di Femmine lascive, e innamorate, allettare il popol
Un Religioso Predicatore partito da Perugia viaggiava verso la città di Monte Pulciano: la stagione era d’inverno: la str
a città di Monte Pulciano: la stagione era d’inverno: la strada piena di neve: il tempo non molto buono: ed ecco scopre ve
on molto buono: ed ecco scopre venirgli incontro una grossa cavalcata di passeggeri (seppe egli poi, che erano Commedianti
mente, che lo fece cadere insieme con il cavallo dentro un gran fosso di neve: ove si vide perso, ed ebbe a restar morto e
i vide perso, ed ebbe a restar morto e seppellito. Intanto i compagni di quel Comico indiscreto, e crudele con una risata
Comico gli fece quell’affronto per averlo conosciuto essere soggetto di una Religione i cui Teologi, e Predicatori impugn
a per guadagnare non devono fare mezzi illeciti, e indegni e un mezzo di tal fonte, e affatto illecito, si è da comparsa d
scene; perché è mezzo osceno, scandaloso, e pernicioso a molti deboli di spirito. Chi vuole sa recitando colpire nel bersa
di nel banco, e nella scena, ed inoltre nella domestica conversazione di casa. Dico nel primo luogo per i Ciarlatani, che
, e tirandolo mirare al viso, o al seno, per colpire, e per riceverlo di poi dalle sue mani con mille pensieri brutti, e d
nto la qualità del segreto, se buono sia, o no. Così precisamente già di se medesimo uno: ma si potrebbe confermar da molt
lle volte fa la venditrice , e propone certe sue galanti mercanzie, o di profumeria, o di saponette, o di moscardini, o di
enditrice , e propone certe sue galanti mercanzie, o di profumeria, o di saponette, o di moscardini, o di simili cosette,
opone certe sue galanti mercanzie, o di profumeria, o di saponette, o di moscardini, o di simili cosette, che hanno qualch
alanti mercanzie, o di profumeria, o di saponette, o di moscardini, o di simili cosette, che hanno qualche grazia, e allet
amente, perché molti vani, e lascivi si danno fretta nel far la parte di compratore. 3. E di guadagno la Donna in banco; p
vani, e lascivi si danno fretta nel far la parte di compratore. 3. E di guadagno la Donna in banco; perché diletta con il
o la Donna in banco; perché diletta con il cantar, e con il sonare; e di molte volte ricrea il popolo con vari giuochi cor
spettatori una tazza, domandando la mancia per la signora: ne mancano di darla molti prontamente: e vi è ancora di più; pe
per la signora: ne mancano di darla molti prontamente: e vi è ancora di più; perché, come nota Beltrame, le belle Comiche
o sovente lodate, favorite, e talvolta sollecitate sino da personaggi di stima, e quasi violentate con donativi: che senza
stima, e quasi violentate con donativi: che senza dubbio, è occasione di molto guadagno a molte. Ma noi lasciamo il banco,
r della scena per mezzo delle Comiche in più modi. Prima per i regali di vitto, e di vestito, che spesso fatti loro alle S
a per mezzo delle Comiche in più modi. Prima per i regali di vitto, e di vestito, che spesso fatti loro alle Signore Comic
spesso fatti loro alle Signore Comiche. Secondo per i giuochi soliti di usarsi nelle conversazioni con le Comiche. Terzo
godere un brevissimo diletto, spendono, e spandono grossissime somme di pecunia; e se fossero tesorieri della ricca Giuno
anto persi d’affetto verso una Comica, che impegnano infinoip le robe di casa,, per trovar il denaro necessario per i loro
quando un Gentiluomo povero preso restò, e perso per l’impudico amore di una: ma perché egli aveva denaro; che è il cibo s
di una: ma perché egli aveva denaro; che è il cibo saporito al palato di queste Arpie; ne sapeva trovarlo dagli amici, ne
pie; ne sapeva trovarlo dagli amici, ne poteva, risolse d’impegnar, o di vendere gran quantità di masserizie di casa: l’im
agli amici, ne poteva, risolse d’impegnar, o di vendere gran quantità di masserizie di casa: l’impegnò o le vendette, e co
poteva, risolse d’impegnar, o di vendere gran quantità di masserizie di casa: l’impegnò o le vendette, e con la ritratta
itratta moneta giunse alfine sozzamente desiderato con molto scandalo di chi lo intese. Ma forse qui qualche buono uomo, r
lto scandalo di chi lo intese. Ma forse qui qualche buono uomo, retto di mente, e Marito o Padre di Comica Donna, non cred
se. Ma forse qui qualche buono uomo, retto di mente, e Marito o Padre di Comica Donna, non crede pienamente a quello, che
crivo; onde ripugna gagliardamente dicendo. Come un Soldato nel mezzo di un campo militare, e pieno di uomini licenziosi,
ente dicendo. Come un Soldato nel mezzo di un campo militare, e pieno di uomini licenziosi, mantiene la sua Cortigiana ill
tener illesa la castità delle loro Donne. Questa verità ho io provata di sopra con casi seguiti: ora qui aggiungo questo s
iti: ora qui aggiungo questo solo. In un paese dimorava una compagnia di Commedianti, professori di onore, i quali non vol
o solo. In un paese dimorava una compagnia di Commedianti, professori di onore, i quali non volevano in conto verunoiq get
cena con la Compagnia, e portavano laute, e numerose vivande con vini di ottimo sapore e di molta gagliardezza: si banchet
ia, e portavano laute, e numerose vivande con vini di ottimo sapore e di molta gagliardezza: si banchettava largamente: e
trettiir ad arrendersi al sonno, e addormentarsi. Fatti quasi schiavi di Bacco, e mezzani di Venere: perché, dormendo essi
si al sonno, e addormentarsi. Fatti quasi schiavi di Bacco, e mezzani di Venere: perché, dormendo essi, davano occasione a
Venere: perché, dormendo essi, davano occasione ai Giovani licenziosi di risvegliar le Brame dell’impurità del lascivo dis
amente eseguivano domesticandosi con quelle Femmine. E questo negozio di tanta bruttezza durò molti giorni con grave danno
E questo negozio di tanta bruttezza durò molti giorni con grave danno di molta roba d’alcune famiglie: finalmente si scopr
: e quella Compagnia per comando dei Superiori fu cacciata come peste di perniciosa infezione. Un buon volere, benché paia
nile castità, quando i colpi degli arieti si raddoppiano con la forza di numerose, e molte braccia di potenti assalitori.
degli arieti si raddoppiano con la forza di numerose, e molte braccia di potenti assalitori. Quesito Nono Le ordinari
Comiche noccionoispiù con l’azione del Teatro o con la conversazione di casa ? Le Comiche poco pudiche mi paiono ambi
’Invernoit, dopo il quale avvicinandosi il Carnevale, con l’occasione di dovere una Domenica dire quattro parole dall’alta
ccasione di dovere una Domenica dire quattro parole dall’altare prima di benedire il popolo con il Santissimo Sacramento,
to si cavava dalle loro Commedie; come se si fosse sentita le Predica di un cristiano, e valente Dicitore. Io non replicai
modo, e danneggiato tanto, che un savissimo Signore, e Prelato, a lui di sangue strettamente congiunto, stimò necessario s
e donne in Teatro, disse esclamando. O quanto bene fanno questi servi di Dio; perché moltissime commettono peccati senza n
raffermo e domando inoltre. Nuocono più o meno, con la conversazione di casa ? Voglio rispondere a me stesso con ricordar
lascivamente, ma talvolta ancora scandalosamente. Così possiamo dire di quella, che l’anno 1639. dimorando in una città i
Gentiluomo, e lo ricevette in camicia senza vergogna, e con scandalo di chi lo seppe. In queste visite fatte per la conve
tte per la conversazione un Marito ribaldo qualche volta per speranza di guadagno serve « in actu exercito »C. 1. q. 11. p
adagno serve « in actu exercito »C. 1. q. 11. pag. 40. effettivamente di lenone agli sfacciati, e impudichi visitatori. Qu
care quella Comica modesta, maritata, e bella, della quale ho parlato di sopra, quando, pochi anni orsono, deplorò la sua
ce con l’ottimo Religioso, e dopo aver detto. Fò quest’Arte costretta di seguir mio Marito, il quale vuole, che io compaia
nte si ritira, quasi ponendo me volontariamente in manifesto pericolo di essere assalita, e disonorata, o almeno travaglia
volentieri non seguiterei mio Marito. E invero ella non era obbligata di seguirlo, mentre egli vagando se ne andava in div
a. E’ vero che Sanchez pone questa conclusione. La Moglie è obbligata di seguire il Marito, che va altrove, per trasferire
nsferat domicilium. »T. 1. de matr.L. 1. d. 41. n. 2.Ed è conclusione di S. Agostino citato nei Canoni « Uxaqueque Mulier
che quel Comico triste conduceva la Moglie in vari luoghi per cagione di guadagno disonesto; e però non era tenuta si segu
erto, che a molte altre Comiche sono gratissime, e però molti Giovani di vita licenziosa vi vanno spesso, e volentieri: né
o delle private, o pubbliche ammonizioni, che fanno gli zelanti servi di Dio; anzi alle volte se ne burlano, e li motteggi
incontrati da certi Giovanotti, che andavano a conversazione in casa di alcune Comiche, e sentirono dirsi da uno di loro
o a conversazione in casa di alcune Comiche, e sentirono dirsi da uno di loro con grazia disgraziata. O Reverendi Padri co
quero i modesti Religiosi, conoscendo, che tal proposta era degna più di compassione, che di risposta: anzi tacquero anche
giosi, conoscendo, che tal proposta era degna più di compassione, che di risposta: anzi tacquero anche i compagni di quell
a più di compassione, che di risposta: anzi tacquero anche i compagni di quell’imprudente Giovane, forse vergognandosi per
nario si passa con le Femmine dei Commedianti: e nella quale si fanno di quando in quando certi giochetti graziosi, per fa
mici, andavano a conversazione con la Comica, e facevano vari giuochi di sollazzevole trattenimento: uno dei quali si noma
faceva con l’ordine seguente. La Signora pone in tavola qualche cosa di suo; per atto di esempio un anello, acciocchè ser
ine seguente. La Signora pone in tavola qualche cosa di suo; per atto di esempio un anello, acciocchè serva da premio a qu
premio a quello, che tirando le sorti, fa maggiore il punto, e resta di tutti il vincitore: ma prima di cominciar il tiro
sorti, fa maggiore il punto, e resta di tutti il vincitore: ma prima di cominciar il tiro ciascuno deposita tanto denaro,
chiede nell’anello; e per ordinario deposita anche più: e do la somma di tutti quei depositi si presenta alla Signora, all
ritorna l’anello ancora; perché il vincitore sarebbe stimato fornito di poca gentilezza, se con esso non regalasse la Com
e si scapiti nella coscienza; l’anima si può imbarcarla nella cimbaix di Caronte verso l’Inferno; purché il corpo sguazzi
ato guadagno in questa vita. Orsù tocchiamo leggermente quel guadagno di alcuni Comici miseri, e virtuosi, il quale da un
gnato, e vituperoso. Ed è questo. Saranno alle volte in una Compagnia di Commedianti una, o due o più Donne, accorte, bell
e infame guadagno spiana la strada alla vittoria con moltiplicazione di bruttissimi adulteri. O iniquissima vergogna, o s
derni; ma voglio portare solo quel poco, che il Comico Beltrame pieno di sdegnoso timore scrive con questa forma. Io temoC
etta, per far cadere gli uccellacci nella rete; questo non è già modo di fare il guadagno lecito; questi tali, se pur ve n
to; questi tali, se pur ve ne sono, guadagnano infamemente. Nel detto di questo Comico io considero quelle parole. Se pur
i con alcune Comiche, e un nobilissimo Giovane, pazzamente innamorato di una, viaggiavano con loro; e oltre a grossi donat
star cheto, e acconsentir allo scorno dell’onore uno, che si chiamava di colei Marito, il quale, se era, degno della forca
e, se era, degno della forca, non che della frusta, come reo convinto di gravissimo peccato contro il Sacramento Matrimoni
trimoniale. E qui io noto, che molte persone virtuose, per udire casi di questa fama piuttosto, che per sentire i Predicat
chi si getta in acqua; ancorché non si tuffija in profondissimo gorgo di grosso fiume. Al numeroso danno di questi disordi
si tuffija in profondissimo gorgo di grosso fiume. Al numeroso danno di questi disordini facilmente possono provvedere i
vada alla conversazione delle Comiche nei loro alberghi. Così costumò di fare Tiberio Cesare, come scrive Tacito, e lo rif
t Cornelius Tacitus. » L’imitar nel bene un Principe Romano è materia di lode per ogni Principe cristiano. Quesito De
per vivere il vestito all’osteria, se la sua scena non ha moltitudine di spettatori. Quindi si usano gli Zanni, i Trastull
li spettacoli del Teatro, « sunt Diaboli inventa », sono ritrovamenti di Satanasso: che possiamo dire noi dello spettacolo
dissi, rapisce irreparabilmente, e precipita la debolezza spirituale di molti in mille sorti di sozzi pensieri, e disones
bilmente, e precipita la debolezza spirituale di molti in mille sorti di sozzi pensieri, e disoneste bruttezze; perché ins
ti di sozzi pensieri, e disoneste bruttezze; perché insomma nel volto di una Comica non è per ordinari o « castitatis cons
o, ma piuttosto « castitatis violatio Serm. 3. in ps. 118. », il viso di Comica Donna è un invito alla disonestà. Ora parl
Spettatori. Il primo modo si è il farsi vedere bella, ornata, vana, e di apparenza tale, che senza nota di temerarietà si
farsi vedere bella, ornata, vana, e di apparenza tale, che senza nota di temerarietà si può giudicare essere una Donna imp
oca viziosamente all ’affetto sensuale. Ed invero una Femmina, Comica di professione, perita dell ’arte pratica della scen
le vittorie lascive, e i carnali trionfi della disonestà ? Chi debole di spirito la mirerà giammai, senza rimanere miseram
mortale propter hominum fragilitatem.» L ’uomo forte non si assicura di mirare la belt à femminile, e verginale; e come d
ende la strada degli occhi, per arrivare nell’animo, secondo l’avviso di Quintiliano. « In animumDecl. 1. pro Cæco. per oc
s cor nefarie sequitur »Adu. muli.. E Bonaventura secondo la dottrina di S. Agostino. « Impudicus oculos impudici cordis e
T. br. C. 3. C. 9. Nota un Savio, che secondo la filosofica dottrina di Filone la Natura ha concessoSerlog. vol. 3. in ca
Natura ha concessoSerlog. vol. 3. in cant. agli occhi una gran forza di eccitare le fiamme dell’affetto amoroso: onde l’o
d concupescendum Ho. 17. in Mat. ». Ed Ilario scrive, che nel Vangelo di Cristo. « Adulerio motus tantum incidentis oculi
ed etiam si spectentur, potest peccari. » Ed aggiunge, che dalla vita di bella donna si accende, come un vorace fuoco, l’a
emperantia; ac pudicitia sulcos non rectos ages. » Ed avrai occasione di patir molti dolori per sentenza del medesimo; poi
ium dolorem sustinesum » Dunque bisogna, che ci guardiamo dagli occhi di bella Donna; in modo che non ci feriscano, e ci g
entis prima ruina mee. Et vidi, et perii, nec notis ignibus arsi. » E di quelli disse un altro. « Non tantum preliatur arm
na sola occhiata basta qualche volta per rapire il cuore, e l’effetto di uno spettatore Svetonio scrive, che Tiberio « Agr
cra, e Reale abbiamo il lacrimoso caso del Re David, che essendo uomo di tanta perfezione, rimase preso dalla prima vista
che essendo uomo di tanta perfezione, rimase preso dalla prima vista di una bella donna. « Vidit mulierem, tulit eam »2.
mulierem, tulit eam »2. Reg. c. 11. 2.. Alfonso Vigliega per acconcio di questo narra, che un Fanciullo si allevò prima ne
Disc. 29. es. 19. nel lib. Detto Frutti Maravigl., ove giunto all’età di quindici anni, fu condotto un giorno dal suo Supe
lo per averle una sola volta vedute, si sente ardere tutto con fiamma di lascivo affetto. Ora chi di noi sarà, che di se s
vedute, si sente ardere tutto con fiamma di lascivo affetto. Ora chi di noi sarà, che di se stesso presuma di poterle mir
ardere tutto con fiamma di lascivo affetto. Ora chi di noi sarà, che di se stesso presuma di poterle mirare frequentement
mma di lascivo affetto. Ora chi di noi sarà, che di se stesso presuma di poterle mirare frequentemente, e praticare senza
il peccare, attesa la facilità, con che si pecca, rimirando l’aspetto di una bella Donna, e impudica, e provocando la divi
oculis respexit, amisit. » Eusebio Gallicano considera quelle parole di S. Paolo. « Neque adulteri Ho. de Bea. Latrone.:
nus ab alienis: oculos ab aliena. » Quasi voglia significare a parere di un Savio. « Utraq bonaAndr. Pito de Concept. Ant.
a dal mirar vanamente la beltà femminile, per non correre il pericolo di peccare gravemente. Socrate dice. L’uomo dabbene
oculi sunt Proxenete peccati. » Baldesano scrive, che i Martiri Santi di Cristo condotti davanti alle statue degli Idoli;
presto uccidere. Tale dovrebbe essere la risoluzione del vero amatore di Dio, e delle Virtù, cioè più prestojg, che ridurs
ie scuse gli impudichi vagheggiatori delle femminili bellezze tentano di giustificare da grave colpa i loro vanissimi, e p
cede in quelli, che frequentano l’osceno Teatro; ove le Comiche fanno di sé pomposa, e lasciva mostra agli Spettatori. Dic
is ». E questo è quel peccato detto nelle scuole Delettazione morosa, di cui Gregorio Sairo nota. « Delectatio morosa est
ta. « Delectatio morosa est affectio illecebrosa », e allude al detto di S. Ilario. Questo peccato è condannato dalle Scri
ux urie non valet, polluit in cogitazione. » Ed esponendo la sentenza di Cristo. « Non machaberisMat. c. 5. 27.: ego autem
itata damnatur ». S. Paolo scrive ai Romani, che non regni il peccato di maniera, che si obbedisca ai suoi desideri. « Ut
sideri. « Ut obediatisC.6. 12. concupiscentiis eius. » E per acconcio di questo S. Isidoro riferito nei Canoni dice. « Non
fonda la sua dottrina nella comunione degli Scolastici; e nel parere di S. Agostino, ove dice. « Cum sola cogitazione15.
longèminus, quam si opere statuatur implendum. » Né Agostino ragiona di peccato venialeIn Cla. Reg. l. 8. §. 7. n. 9.; co
peccato venialeIn Cla. Reg. l. 8. §. 7. n. 9.; come vuole Corduba: ma di mortale: come tiene Sairo; e lo prova con le paro
questa Obiezione rispondo, che non favellano così gli uomini timorosi di Dio; né così procedono nelle congiunture, nelle q
chiaro con questo caso. L’anno 1638. in una Città dell’opulento Regno di Sicilia un Gentiluomo, colà trasferitosi da Messi
hi altrove, e con gli occhi non volle bere nemmeno un minimo sorsetto di quel vano, e osceno diletto, che gli veniva offer
minile comparsa, tutta impiegata per quel tempo nel dilettare. Schifò di por le labbra al vaso di quelle Circi teatrali, t
piegata per quel tempo nel dilettare. Schifò di por le labbra al vaso di quelle Circi teatrali, temendo di essere avvelena
re. Schifò di por le labbra al vaso di quelle Circi teatrali, temendo di essere avvelenato, se avesse preso un tantino di
ci teatrali, temendo di essere avvelenato, se avesse preso un tantino di quel beveraggio. Fu notata quell’accortezza, come
un tantino di quel beveraggio. Fu notata quell’accortezza, come segno di vera, e saggia spiritualità, da un prudente Sacer
cuni giorni lo narrò a me con molto gusto. Era quel Sacerdote pratico di Messina: conosceva quel Gentiluomo: vide, e intes
atico di Messina: conosceva quel Gentiluomo: vide, e intese quel tiro di Spirito, e di perfezione; e tra sé disse. Va pure
na: conosceva quel Gentiluomo: vide, e intese quel tiro di Spirito, e di perfezione; e tra sé disse. Va pure, che ben si v
e tra sé disse. Va pure, che ben si vede, che tu sei degno figliuolo di quella santissima Congregazione Messinese. Questa
gazione Messinese. Questa Congregazione è una numerosissima radunanza di molte persone di varie condizioni, la quale per l
. Questa Congregazione è una numerosissima radunanza di molte persone di varie condizioni, la quale per lo spazio di molti
adunanza di molte persone di varie condizioni, la quale per lo spazio di molti, e molti anni è stata governata, e retta ne
i anni è stata governata, e retta nella Casa Professa della Compagnia di Gesù dal P. Placido Giunta della medesima Compagn
o copioso frutto delle anime, che con ragione fu chiamata da un Servo di Dio, Predicatore, e uomo pratico del mondo, la Co
n si pasce il cuore. Ed io dico, che quando questo detto non è regola di sicurezza: né così dicono gli Oracoli dei Santi P
ono gli Oracoli dei Santi Padri. S. Ambrogio con uno zelo sfavillante di celeste ardore avvisa, che se tu vedrai in una pa
itati gli applausi popolari per le sceniche Rappresentazioni, procura di volgere altrove gli occhi, e di conservarli bene,
le sceniche Rappresentazioni, procura di volgere altrove gli occhi, e di conservarli bene, per ripiegare lo sguardo loro i
ervarli bene, per ripiegare lo sguardo loro in oggetti migliori. Mira di notte, dice, lo stellato padiglione del cielo; mi
migliori. Mira di notte, dice, lo stellato padiglione del cielo; mira di giorno la bella luce ardente in fronte al Sole: m
rnardo. « Porrigit pomum, et surripit Paradisum. » E S. Gregorio dice di Eva. « Non lignum tetigisset, nisi prius incanto
di Eva. « Non lignum tetigisset, nisi prius incanto respexisset. » E di più dice per insegnamento di tutti. « Ut munda me
set, nisi prius incanto respexisset. » E di più dice per insegnamento di tutti. « Ut munda mens servetur a Lascivia volupt
iscorrendo secondo il rigore delle scuole, scrive intorno al giudizio di chi tiene, che un virtuoso può mirare senza il co
l giudizio di chi tiene, che un virtuoso può mirare senza il consenso di peccare. « Licet sit possibileVer. Delec. q. 7. l
ontradictionem: numquam tamen, aut rarissime accidit. » Io mi astengo di rispondere a questa Obiezione con una lunga citaz
da Intorno alla stessajj materia. L’Eloquente, Romano Oratore fu di parere, che il buon Capitano debba essere uomo fo
Oratore fu di parere, che il buon Capitano debba essere uomo fornito di molta cautela nel custodire gli occhi dal mirare
rit idomus. » Ed io stimo, che ogni buon Cristiano, per esser Soldato di Cristo, come dice S. Efrem. « Instar boniT. 2. de
ssere molto diligente nella custodia degli occhi suoi. E qui l’avviso di Salomone di non mirare la beltà Femminile. « Non
diligente nella custodia degli occhi suoi. E qui l’avviso di Salomone di non mirare la beltà Femminile. « Non concupiscatP
C. 6. 25. pulchritudine eius cor enim; nec capiuris oculis tuis. » E di questo avviso bisognosi sono quelli, che frequent
annerà; se è buona, ti farà far pazzie; quella qual veleno ti priverà di vita: questa qual fumoso vino ti leverà il cervel
esta fuggendoti farà, che da te medesimo ti consumi: quella in un mar di miserie ti farà patir naufragio: questa in un pel
lla in un mar di miserie ti farà patir naufragio: questa in un pelago di tormenti ondeggiante ti lascerà; e dal porto da t
te bramato sempre ti terrà lontano: e finalmente allo stesso termine di disperazione, e di morte, benché per diverse stra
ti terrà lontano: e finalmente allo stesso termine di disperazione, e di morte, benché per diverse strade, così per l’una,
Comica: perché la miro da lungijl: e così non corro pericolo alcunojm di peccare. Ma io rispondo. Forse voi qualche volta
lontano; e però stando alle volte vicino, e mirando, correte pericolo di peccare. Aggiungo: se la Donna mirata è lontana,
è lontana, la tentazione della vostra libidine è vicina. La bellezza di Bersabea da lontani balenò all’occhio reale dello
do prepe; de longe vidit David, et captus est. » Aggiungo il giudizio di un Savio, che dice. « Si ad MulieremCartag. T. 4.
; quia habitus ille pestilens etiam longè positos inficit. » Aggiungo di più. Alle volte è cosa peggiore mirar da lontano,
tto; perché non scorge un bello, e delicato oggetto; ne vede un volto di Elena giovane, e graziosa: ma un visaggiojo di Ec
etto; ne vede un volto di Elena giovane, e graziosa: ma un visaggiojo di Ecuba stomacosa, e vecchia; e la vista di donna t
graziosa: ma un visaggiojo di Ecuba stomacosa, e vecchia; e la vista di donna tale è così brutta, che fa fuggire la tenta
donna tale è così brutta, che fa fuggire la tentazione; e serve quasi di potente Basilisco per uccidere il pensiero della
lgatojp. « Contraria iuxta se posita magis elucescunt. » La bruttezza di una fa maggiormente spiccare i lampi di beltà nel
is elucescunt. » La bruttezza di una fa maggiormente spiccare i lampi di beltà nell’altra. Ma poniamo, che vi sia una Comi
a. Ma poniamo, che vi sia una Comica sola, e che sia brutta al parere di uno: io dico, che forse non tutti sono dello stes
ti is animus, in suo corpore moriens, in alieno est vivens. » L’animo di chi ama, sta morto nel proprio corpo, che informa
iare altro, che l’amato oggetto. Tali uomini si trovano alle volte, e di tali S. Crisostomo scrive con questa forma. « Qui
ittà, una Comica, veramente agli occhi dei Savi brutta, ma alla vista di quel misero tanto vaga, che gli sembrava una bell
non stima brutto l’amato viso, chi l’ama troppo sregolatamente. Ma se di rado avviene, che una Comica brutta piaccia molto
vedere bella, ornata, e tutta vana nel banco, o nella scena. Oggetto di tal fatta è una Medusa per il danno di molti: e m
banco, o nella scena. Oggetto di tal fatta è una Medusa per il danno di molti: e molti si impietriscono per tale aspetto:
rie Comiche nuocono alle anime nel Teatro con altri modi ? Il capo di Medusa era pieno di velenose serpi, onde può serv
alle anime nel Teatro con altri modi ? Il capo di Medusa era pieno di velenose serpi, onde può servire a noi di simbolo
Il capo di Medusa era pieno di velenose serpi, onde può servire a noi di simbolo, per avvisarci, che il capo di una teatra
serpi, onde può servire a noi di simbolo, per avvisarci, che il capo di una teatrale Medusa, cioè di una Comica, e molto
i di simbolo, per avvisarci, che il capo di una teatrale Medusa, cioè di una Comica, e molto più la faccia di lei, e la pe
apo di una teatrale Medusa, cioè di una Comica, e molto più la faccia di lei, e la persona, è piena di serpi, che cagionan
oè di una Comica, e molto più la faccia di lei, e la persona, è piena di serpi, che cagionano a molti deboli di spirito la
di lei, e la persona, è piena di serpi, che cagionano a molti deboli di spirito la rovina spirituale, e gli avvelenano co
la grazia, e il canto; mi dichiaro discorrendo così. La Donna solita di comparire in banco, ovvero in scena, quando si ve
o in scena, quando si vede mancante nella naturale beltà, cioè povera di quel capitale e donnesco, che è tanto apprezzatoj
nnesco, che è tanto apprezzatojr, si avanza, come può, o con i grazia di bellissimi modi nel trattare, o con la dolcezza d
uò, o con i grazia di bellissimi modi nel trattare, o con la dolcezza di soavissima voce nel cantare; finché ella comparen
non solum Diabolum, sed etiam Dominum habemus adversum ? »  Che sarà di noi nel Teatro, dal quale ci separano i divieti s
ci, che conducono le Donne, mi disse liberamente. Padre la sola vista di Donna suol cagionare nell’animo nostro un subito
un subito risentimento contro l’onestà: che ci cagionerà poi la vista di una Comica bella, ornata, e vana; se l’animo nost
iarvi dentro moltissimi Peccatori. Quanto può la grazia; e belli modi di un’accorta, e graziosa Donna contro il bene unive
belli modi di un’accorta, e graziosa Donna contro il bene universale di una Città intera. Ho sentito raccontare per bocca
bene universale di una Città intera. Ho sentito raccontare per bocca di un degnissimo Religioso, nobile Messinese, che in
nobile Messinese, che in una Città principale del fiorentissimo Regno di Sicilia si trovava una famosa comica, la quale, d
dal Sig. Iddio, onde compunta se ne andò alla Chiesa della Compagnia di Gesù, e domandò un confessore. Le fu assegnato un
confessore. Le fu assegnato un virtuosissimo vecchio, il quale, prima di andare per udirla, quasi dovesse combattere spiri
a, con che una Donna teatrale nuoce a molti con il solo modo grazioso di trattare: nuoce ancora, con altri modi, uno dei q
a, con altri modi, uno dei quali si fonda sulla dolcezza del cantare, di questo ora intendo quella scrittura d’Isaia. « Po
tores: sicut meretrix cantu illecebroso allicit Amasios. » E aggiunge di più. « Uti meretrix, Cytharas, cantus, omnesq: il
nato dalle comiche con la dolcezza del canto. La mercenaria musica di certe persone vagabonde non sempre sta collegata
te le ore in allegrezze, e conviti; ne ascoltando mai precetto alcuno di buoni avvisi, ne vedendo anche mai alcuno, che tr
serve il Franciotti, per provare, che le Figliuole non devono imparar di musica. Ma io me ne servo qui, per accennare, che
d una cast Donna; onde non sarà temerarietà il giuducare, che comiche di tal fatta per ordinario siano, viziose, e pernici
. » S. Ambrogio con maggior brevità discorre in prova, che il canto è di non poco sollievo alle fatiche. « Habet nox carmi
a culpam suam diluit. » Il canto cagionò la compunzione nel discepolo di Cristo Pietro. E qui io mi ricordo, come il santo
l discepolo di Cristo Pietro. E qui io mi ricordo, come il santo, non di un Gallo, ma di un Mimo fece compungerejx anticam
risto Pietro. E qui io mi ricordo, come il santo, non di un Gallo, ma di un Mimo fece compungerejx anticamente un Giovane
ce compungerejx anticamente un Giovane mondano in modo, che determinò di lasciare il mondo, e di donarsi tutto a Dio, serv
nte un Giovane mondano in modo, che determinò di lasciare il mondo, e di donarsi tutto a Dio, servendolo con perfezione. B
ononi nel Prologo dell’Opera fatta da lui intorno alle vite dei Padri di Occidente narra di S. Aiberto, Monaco racchiuso,
ell’Opera fatta da lui intorno alle vite dei Padri di Occidente narra di S. Aiberto, Monaco racchiuso, e uomo di somma ast
dei Padri di Occidente narra di S. Aiberto, Monaco racchiuso, e uomo di somma astinenza, che vivendo nella paterna casa G
e uomo di somma astinenza, che vivendo nella paterna casa Giovanetto di bel tempo, un giorno udì a caso un Mimo, credo un
cojy, il quale cantava una certa storia, che esprimeva la conversione di S. Teobaldo Eremita, l’asprezza della sua vita, e
e speranze del mondo, e si consacrò tutto a Dio in perfetto olocausto di vera, e santa penitenza. Questo effetto di pentim
Dio in perfetto olocausto di vera, e santa penitenza. Questo effetto di pentimento, e altri simili aspettare si possono d
danni alle anime, molti dolori, e grave rovina. « Onde ebbe ragione di scrivere con forma satirica un nobile Moderno. Ma
dir, quando cantilla Barzellette d’amor sul Buonacordo. Un non so che di tenero distilla Musica Femminil, che l’alme asso
, che ode sermon lascivo, e blando. » S. Agostino piange la miseria di coloro, che si dilettano « manus canticisT. 9. l.
sanctificat animam. » Origene, Cassiano, e altri Dottori antichi sono di parere che a vizi diversi fossero presidenti dive
horum criminus tandem aliqua defensis ? »  Lascio molti altri luoghi di Santi Padri, quali sono nella prima Opera mia sta
di Santi Padri, quali sono nella prima Opera mia stampata con titolo di Risposta; e mostrano efficacemente, che il canto
citudine fuggire. E questo è anche grandemente conforme alla dottrina di Platone, che insegna, che i canti, « cum omnes ho
gli uomini, e molto più ai Giovani; e però se contengono cosa alcuna di vizio, facilemente la spargono, e efficacemente l
Uditori. E la ragione è portata da Nicolò Biesio, ove adduce il luogo di Platone, e poi soggiunge. « Nam animos nosterde R
ilissimo a numeri, particolarmente armoniosi; come attestano Filosofi di gravissima autorità. Non mi fermo nel bilancio di
attestano Filosofi di gravissima autorità. Non mi fermo nel bilancio di questa ragione, e passo a riferire un altro luogo
rmo nel bilancio di questa ragione, e passo a riferire un altro luogo di Platone portato da Simanca. « Si voluptuosam Musa
al contenere disonesti, e viziosi concetti, sarò formato con la voce di Donna, e Donna vana, e Comica impudica ? Nuocerà
Donna cantatrice diventerà quasi un laccio del nemicojz per far presa di molte anime. A questa verità alluse S. Efrem, qua
gli diventa esca e allettamento per prendere delle altre con la voce di quella. « Que primum capta fuerit Ho. de recta vi
cumvoliantes ad eos pelliciat. » Ed io penso, che la Donna cantatrice di lascivo canto, e che l’impudica, e ardita Comica
che l’impudica, e ardita Comica sarà bersaglio delle sante punitrici di Dio. A lei; anzi a tutte le Comiche sue pari conv
a parimente la volontà. Tu consrvi la consonanza delle voci; conserva di più la concordia dei costumi, per concordare con
n Gentiluomo, virtuoso professore della vita militare, aveva un Servo di cattivi costumi, ma di soave talento nel cnataare
professore della vita militare, aveva un Servo di cattivi costumi, ma di soave talento nel cnataare: ma cantava laidezze,
lui un fiero, grande, peloso, e cornuto Diavolone, che con gli occhi di fuoco, e con la faccia ardente saltava festoso co
alli osceni, edai suoi sporcgi canti. Ma l’avviso non gli fu medicina di sanità contro il suo morbo; ne fu potente martell
inazione. E però cacciato fu da quel servizio, e restò dopo lo spazio di pochi giorni colpito dalla falce di morte, infeli
servizio, e restò dopo lo spazio di pochi giorni colpito dalla falce di morte, infelicemente la vita terminando, e se ne
avoli eternamente; perché tra gli uomini cantava oscenamente. Castigo di tale sorte merita la Donna, Cantatrice oscena, ma
Beltrame dice chiaro. Senz adubbio potrà far colpo il vezzoso parlare di una bellissima Comica, discorrendo d’amore con l’
ssima Comica, discorrendo d’amore con l’amante suo. Aggiungo al detto di questo Comico quel poco scritto da un moderno Dot
E scoprirsi l’uno l’altro gli affetti ? E trattare del modo, e tempo di ritrovarsi ? Che sarà vedere, che l’Adulero chied
a neve, e il ghiaccio stesso diventerebbe un’ardente fiamma nel mezzo di queste ardentissime fiamme: dunque ciascun Fedele
l mezzo di queste ardentissime fiamme: dunque ciascun Fedele, fornito di senno, stimi debito della sua diligenza l’allonta
, cagionata con l’efficacia del femminile sermone; e secondo l’avviso di Crisostomo esamini se stesso, per vedere, che cat
alle anime con i balli fatti nel pubblico Teatro ? Feconda materia di nocumentikb è questa, e direbbe il Nazianzeno. « 
ia chorea, Per te trionfa solo colei, che terra Furia d’Averno, e non di cipro è Dea. » perché della Teatrale Femmina bal
è Dea. » perché della Teatrale Femmina ballante seguono mille sorti di rovine spirituali. Io non mi sforzerò si spiegarl
i sforzerò si spiegarle tutte; perché sarebbe un faticare per la tela di Penelope; e per tutte ci vorrebbe un gran volume:
Penelope; e per tutte ci vorrebbe un gran volume: A chi ha vero zelo di sua salute, basta, per voler fuggirle tutte, l’ap
rendere vivamente la forza efficacissima, con che cagionano la rovina di molti. Così con vivezza l’apprendeva l’anno 1638.
vina di molti. Così con vivezza l’apprendeva l’anno 1638. nella Città di Trapani in Sicilia un nobilissimo Cavaliere grævm
bilissimo Cavaliere grævmente infermo, quale io visitai, e ragionammo di cose spirituali un pezzo; e poi si deplorò tra no
nammo di cose spirituali un pezzo; e poi si deplorò tra noi la cecità di quelli, che poco stimano il pericolo, che di pecc
eplorò tra noi la cecità di quelli, che poco stimano il pericolo, che di peccatocorrono coloro, che vanno alle Commedie os
ro. O quianti vi peccano. O quanti si rovinano. Ed io dico, che balli di tal fatta, e troppo licenziosi sono viziosi a par
co, che balli di tal fatta, e troppo licenziosi sono viziosi a parere di chiscrisse. « Saltare etiam in vitiis poni. »Emil
minonda. E sono molyi nocivi, e si devono molto abominare, come degni di vituperio, non solo per sentenza dei Teologi, e d
i di vituperio, non solo per sentenza dei Teologi, e dei S. Padri, ma di più per avviso di ogni giudizioso. Natal Comite s
n solo per sentenza dei Teologi, e dei S. Padri, ma di più per avviso di ogni giudizioso. Natal Comite scrive di una Donna
. Padri, ma di più per avviso di ogni giudizioso. Natal Comite scrive di una Donna chiamata Empusa, che si trasformava in
nna chiamata Empusa, che si trasformava in varie, e differenti figure di modo, che pareva un Proteo. Ma Luciano afferma, c
professano modestia. Beltrame testifica, che una gran Donna, Signora di santi costumi, dopo aver sentito molti anni le bu
elli accessori, dice egli, tanto smascherati danno talvolta occasione di mal trattare l’Arte. Ed io aggiungo con le parole
lvolta occasione di mal trattare l’Arte. Ed io aggiungo con le parole di Bernardino de Vigliegas. I balli, e i suoni tanto
io; che tutta la nobiltà Italiana imitasse l’esemplare determinazione di quella gran Donna; e che tutte le moderne Comiche
onna; e che tutte le moderne Comiche fuggissero lo scandaloso eccesso di quelle Comiche, le quali infettavano le scene, e
disonesti: non tutte si astengono dal recere mortal danno alle anime di molti con i loro balli fatti nel pubblico Teatro.
el pubblico Teatro. So, che i dotti insegnano, che i balli sono degni di pubblica letizia; e si ricevono per la consuetudi
rte non pare, che sia una corruttele; e dai balli si prende occasione di celebrare i Santi Matrimoni, come dicono Silvestr
ali sono quelli, che fanno molte Comiche del nostro tempo in presenza di milti Giovani, onde si può dire con S. Ambrogio.
urpi saltatione polluintur. » Pensino un poco da senno gli spettatori di questi balli, quanto sono riprovati dalle divine
ex toto, affectu, extenda manum meam super te. » Con le sacre parole di questi due Profeti il Signore minaccia di levare
r te. » Con le sacre parole di questi due Profeti il Signore minaccia di levare le bella chioma, e di dar percosse a quell
i questi due Profeti il Signore minaccia di levare le bella chioma, e di dar percosse a quella Femmina, che nei lascivi ba
uriosamente alla gran fornace dei Tartarei fuochi, et ivi fu bruciata di modo, che pur un capello non rimase nel suo corpo
stro armò la destra con un tizzone ardente, e cacciandolo nella bocca di quella sventurata, disse. « Hoc habero pro cantil
o narrò alla sua Genitrice, e a milti altri il funestissomo argomento di quella Tragedia, in cui ella stessa era stata il
era stata il soggetto, e la Spettatrice. Qiundi portata alla presenza di un reverendo Sacerdote spiegò le colpe sue, atten
Pene avverate secondo me in quella Donna Ballerina, sfacciata, e vana di Brabantia, della quale il Coetaneo di S. Tommaso
na Ballerina, sfacciata, e vana di Brabantia, della quale il Coetaneo di S. Tommaso d’Aquino, Tommaso Cantipratense scrive
ro, narratogli da un soggetto della Religione. Era, dice, una Femmina di costumi troppo licenziosi; godeva di trastullarsi
eligione. Era, dice, una Femmina di costumi troppo licenziosi; godeva di trastullarsi ogni festivoApum. l. 2. c. 49. giorn
he vicino al luogo, ove ballava, certi Giovani cominciarono un giuoco di palla, che lungi si mandava con la percossa del b
palla, che lungi si mandava con la percossa del bastone. Ed ecco caso di gran sventura, e improvviso: sfugge il bastone di
stone. Ed ecco caso di gran sventura, e improvviso: sfugge il bastone di mano ad un di quei Giuocatori, e colpisce per dri
caso di gran sventura, e improvviso: sfugge il bastone di mano ad un di quei Giuocatori, e colpisce per dritto il capo de
moribonda, e poco dopo termina i giorni suoi, spirando l’ultimo fiato di quella vita indegna, che chiamare si poteva degna
quella vita indegna, che chiamare si poteva degna morte, e morte rea di una meritata pena sempiterna. Tutti gli spettator
te, e morte rea di una meritata pena sempiterna. Tutti gli spettatori di questo miserando accidente restarono persi tra la
r letto della morta il feretroke, ve la collocarono sopra con lacrime di compassione. Poco dopo gli Ecclesiastici personag
is, fater intolerabilis spargeretur ». Cioè a dire. Ecco un gran toro di spaventosissima negrezza; anzi ecco un infuriato
questo mio dire o Sante Donne ? Credo, che diciate, che non da saggio di Femmina vergognosa, e pudica quella, che gode far
io delle mercanzie vendute dai Ciarlatani. Eppure non mancano Femmine di questa fronte tanto sfrontata, e troppo ardita. L
citato da Girolamo Fiorentino, e da altri, pempra la penna per avviso di queste infelici Donne, e scrive: « Quid dicam ? »
Quid dicam ? »  Che dirò ? Che le Femmine compaiono con gli uomini; e di più bene spesso vestire da uomo esercitano il sal
nandio Canonico della Chiesa Cordubense dice chiaro, che questa sorte di salti è stata causata dalle spelonche tartaree di
o, che questa sorte di salti è stata causata dalle spelonche tartaree di Flegetonte. « Ab Inferis evocavit nostrum vulgus.
mo abominevole con maggior bruttezza. Ebbe ragione una volta un Servo di Dio nella Città di Siracusa di dirmi con gran sen
maggior bruttezza. Ebbe ragione una volta un Servo di Dio nella Città di Siracusa di dirmi con gran senso a proposito di q
tezza. Ebbe ragione una volta un Servo di Dio nella Città di Siracusa di dirmi con gran senso a proposito di queste Saltat
vo di Dio nella Città di Siracusa di dirmi con gran senso a proposito di queste Saltatrici. O quanto tupri, e disonesti qu
one uno zelante Predicatore della santa Religione dei Padri Capuccini di risolversi a porre efficiace rimedio allo scandal
usando questo modo, narrato a me la un Comico, che era tra i compagni di quella Femminella. Si fece chiamare il Capo, che
elò con zelo del danno che alle anime si derivava dalla vista lasciva di quei salti femminili; e ottenne da lui parola, e
dio non fosse stata impedita, non già dal comico, ma dal comandamento di un gran personaggio, che venuto a vedere la Donna
on compariva a saltare, ordinò, che proseguisse il costume scostumato di prima; e così fu fatto con dolore, e pazienza dal
vera conversione i peccatori, che viziosamente godevano lo spettacolo di quella Saltatrice, e dei suoi salti, e moltiplica
parire con me alla loro miseria. Ma non so, se il buffone, mentre una di queste salta, e tripudia nel pubblico, egli mai,
simo atto con lei, per far ridere squarciatamente la brigata. So bene di avere già veduto di tal fatta per mia disavventur
er far ridere squarciatamente la brigata. So bene di avere già veduto di tal fatta per mia disavventura nel tempo della mi
e convinto pienamente, che era una grandissima oscenità quel tripudio di salti zazzeschi, e femminili. Ma che ho detto; no
fanno tali, perché mentre scrivo quella materia, intendo da testimone di vista, che una Donna, vestita da uomo salta pubbl
ministris homines decipiuntur. »  Ho. 49. in Math.Nella dissoluzione di questi salti tripudianti se ne sta saltando il Di
Saltatrice: e molto più tema la stessa Comica, che è tanto vana; ed è di tanta rovina alla cristianità, tema, dico, l’ira
cristianità, tema, dico, l’ira divina, la quale talvolta non aspetta di castigare le sue iniquità nell’altra vita: le cas
peccaminoso diletto. Ho saputo da un gravissimo Religioso, testimone di vista, che in Germania fu una Donna di nobilissim
ravissimo Religioso, testimone di vista, che in Germania fu una Donna di nobilissimo casato, e di riguardevole beltà, ma s
imone di vista, che in Germania fu una Donna di nobilissimo casato, e di riguardevole beltà, ma superba, vana, e molto des
casato, e di riguardevole beltà, ma superba, vana, e molto desiderosa di comparire; ssembrava una capitana della donnesca
non restasse la Donna offesa, a malamente affetta: onde per la forza di quel serpentino veleno divenne storpiata di modo,
ffetta: onde per la forza di quel serpentino veleno divenne storpiata di modo, che non potè più camminare, se non a manier
venne storpiata di modo, che non potè più camminare, se non a maniera di bestia brancolando con le mani, e con i piedi, e
colando con le mani, e con i piedi, e saltando qualche volta a foggia di Rospaccio. Di questa pena, e di molto maggiore so
di, e saltando qualche volta a foggia di Rospaccio. Di questa pena, e di molto maggiore sono degne le disoneste Comiche, l
a saltar, o a far altri giuochi nel pubblico Teatro ? La Comparsa di una lasciva Comica nel pubblico Teatro per dilett
to evidente danno alle anime poco stabili nella virtù; e suole essere di tanto pregiudizio alla cristiana onestà, che può
uole essere di tanto pregiudizio alla cristiana onestà, che può dirsi di lei il detto di Clemente Alessandrino. « Hac est
anto pregiudizio alla cristiana onestà, che può dirsi di lei il detto di Clemente Alessandrino. « Hac est fornicariaL. 3.
o degli Spettatori, usa, oltre l’artificio delle parole, la destrezza di quel salto, che si può chiamare con Agostino. « S
simo sia, che il corpo saltando miseramente nel peccato, e si fa reo, di essere costretto a saltare eternamente tra i fuoc
te tra i fuochi della tartarea, e tormentosa fornace. Ora per cagione di questo salto femminile la Comica si veste da uomo
er cagione di questo salto femminile la Comica si veste da uomo; e io di lei domando con il proposto Quesito. Lo può fare
. 5. mulier veste virili. » Non si ammetterà la Donna con vestimento di uomo. La Glosa ordinaria su questo scrive. « Alia
resemptuo sum », nota Lirano, perché è cosa d’indecenza alla donna, e di presunzione; e si può aggiungere, è anche di poca
’indecenza alla donna, e di presunzione; e si può aggiungere, è anche di poca onestà, dicendo quel Poeta. « Quem prestare
accorda pudica Donna con Donna armata. Ma lasciamo questa esposizione di veste guerriera, e d’armatura: ragioniamo della v
ngradunctor ad viros. » Come comparse (dico io) le Meretrici al tempo di Carnevale si vestono da uomo, per andare liberame
puta mendacia, vel odiosa verba. » Voglio aggiungere qui all’autorità di Raffaello delle Colombe: già che egli cita Silves
. E lo interpreta dicando. I sacri CanoniNell’Appendice: alla Predica di Feb. 4. Dom. 4. di Quares. sotto pena si scominuc
icando. I sacri CanoniNell’Appendice: alla Predica di Feb. 4. Dom. 4. di Quares. sotto pena si scominuca, che non si da, s
faceva una Meretrice, la quale vestita da uomo viveva nella compagnia di alcuni Banditi, andando armata, e cavalcando gior
ni Banditi, andando armata, e cavalcando giornalmente con loro a modo di Bandito, e era stimata vero uomo da chi la vedeva
la vedeva, ne sapeva la sua malvagia, e disonesta ipocrisia. L’avviso di Lirano viene approvato da Cornelio a Lapide, che
elle vesti è precetto giudicale, ovvero cerimoniale, e ora per grazia di Cristo Redentore è svanito. Nondimeno leggo in Co
e questo gran Dottore, che la Donna Cristiana non soggiace alla forza di questo precetto, in quanto fu cerimonia già presc
è cosa naturale; cioè la Natura, che è lo stesso Dio, detta col lume di ragione alla Donna, che non usi le vesti, delle q
fingi uomo ? La natura ha cinto, e ricoperto il maschio, e la femmina di ciascun sesso con le proprie, e differenti vestim
i del sesso loro maschile, e femminile. Tra Pavoni il maschio compare di più, che la femmina, specioso. Apre il ricco teat
ato Sole tra gli uccelli: e questi regi vestimenti, e queste vaghezze di speciosità non di concedono alla femmina compagna
ccelli: e questi regi vestimenti, e queste vaghezze di speciosità non di concedono alla femmina compagna del Pavone. « Sex
Sexum indumenta discernunt. » Ora dico, che questa distintiva varietà di vestimenti si deve conservarekm con proporzione t
ce S. Ambrogio: cisì procede dalla stessa Natura, dico io, l’elezione di vesti diverse per l’uomo, e per la Donna. Dunque
alis », contro il dettame, e precetto naturale, mentre usa il vestito di uomo per saltare in pubblico Teatro. Ma forse dir
iosa, illecita, proibita, e contraria alla divina legge, e meritevole di castigo: cioè l’usar la Donna il vestito di uomo
ivina legge, e meritevole di castigo: cioè l’usar la Donna il vestito di uomo non è peccato mortale, né veniale, ma solo a
ostruoso. Come il Filosofo dice, che la Natura pecca nelle produzione di una cosa, quando non la produce fornita con le su
produce fornita con le sue solite condizioni: così sarebbe un albero di ulivo fatto grande, e vestito con foglie di pero,
i: così sarebbe un albero di ulivo fatto grande, e vestito con foglie di pero, o di limone: e la ragione si può prendere d
ebbe un albero di ulivo fatto grande, e vestito con foglie di pero, o di limone: e la ragione si può prendere da S. Tommas
inem. » Rispondo, che questa Obiezione mi porge comodità, e necessità di rispondere meglio, e più distintamente al propost
stintamente al proposto Quesito, e mostrare, come sia lecito, o no: e di quanta gravezza sia alla Comica l’uso del vestito
l’imparar cosa rea da un reo Mætro: l’animo del discepolo, a maniera di vaso nuovamente formato, s’imbevera facilmente co
et respons. Draco antiquus. Magister omnis impuritatis. » Il maestro di tutta l’impirità ammaæstrò i miseri mortali al ba
l saltare e per meglio saltar, e dilettare saltando, usare il vestito di uomo ? Io con alcuni punti spiegherò la mia sente
entenza. Dico 1. la mutazione della veste femminea non è secondo se o di sua natura peccato mortale alla Donna. Laiman dic
icitè sit. » Si cerca. Se la Donna pecchi mortalmente, usando l’abito di uomo. E dico. Che tal uso noon è peccato di sua n
rtalmente, usando l’abito di uomo. E dico. Che tal uso noon è peccato di sua natura; perché alle volte si fa lecitamente;
impudica Venere, se ne usci vestita da uomo, persuasa dalle preghiere di quel castissomo Giovane, che a lei se ne era entr
di quel castissomo Giovane, che a lei se ne era entrato con apparenza di brutta pretensione; e cioè fece la Santa, « no ut
ne, come farebbe per non essere conosciuta dai nemici; o per mancanza di altro vestito; o per onesta ricreazione di se ste
dai nemici; o per mancanza di altro vestito; o per onesta ricreazione di se stessa, o di altra persona. Cornelio Lapide co
r mancanza di altro vestito; o per onesta ricreazione di se stessa, o di altra persona. Cornelio Lapide commentando il pre
questo precetto già si acancellato, in quanto che obbliga sotto pena di peccato mortale: pechè S. Tommaso insegna, che no
quando fieri sine peccato. » Può talvolta avvenire, che senza lordura di peccato la Donna si vesta con l’abito virile. Dun
di peccato la Donna si vesta con l’abito virile. Dunque per sentenza di San Tommaso, oltre gli allegati Dottori, la mutaz
, oltre gli allegati Dottori, la mutazione della donnesca vestw non è di sua natura peccato mortale alla Donna. Io concedo
sa malako; come malevole si è la bugia, la fornicazione, e altre cose di simil fatta; ma pechè è un’azione del numero di q
cazione, e altre cose di simil fatta; ma pechè è un’azione del numero di quelle, che assolutamente considerate portano con
ità, ovvero disordine: e nondimeno diventano buone con la congiuntura di alcune circostanze. Tale azione dunque è viziosa
ircostanze. Tale azione dunque è viziosa da se; perché ha l’apparenza di male, e se non vien giustificata con qualche buon
a quale una donna alle volte si veste da uomo senza altra circostanza di più grave colpa. Layman scrive: « Si ex levitatel
non erit mortale. » Ed infine S. Tommaso, chiamando questa mutazione di veste femminea azione viziosa, « de se vitiosum e
che quella Canonica sentenza si fulmina per rispetto dell’intenzione di attendere più facilemente alla disonestà. « Loqui
andi; ut patet per Gloss. et Arch. Ibi », come occorse una volta, che di mezzo dì fu veduta una Meretrice uscire, da una p
e di mezzo dì fu veduta una Meretrice uscire, da una porta principale di una Città, ove l’aspettava una carrozza di Giovan
e, da una porta principale di una Città, ove l’aspettava una carrozza di Giovani lascivi; e giunta si trasse tosto le vest
che pecchi mortalmente, quando vi sono. Cornelio segue un simil teno di dire dicendo, che non pecca mortalmente, « si ab
idinis », se non vi concorre grave scandalo, e intenzione, e pericolo di lascivia; onde si raccoglie, che concorrendovi ta
ato mortale, se vi si trovi l’intenzione malvagia, ovvero il pericolo di lascivia, oppure lo scandalo di notabile gravezza
tenzione malvagia, ovvero il pericolo di lascivia, oppure lo scandalo di notabile gravezza. Dico 4. La Comica, vestendosi
4. La Comica, vestendosi da uomo per dilettar saltando nella presenza di persone forti di spirito, non pecca mortalmente.
tendosi da uomo per dilettar saltando nella presenza di persone forti di spirito, non pecca mortalmente. perché in quanto
ti di spirito, non pecca mortalmente. perché in quanto all’intenzione di solo dilettare, e di guadagnare saltando, non pec
cca mortalmente. perché in quanto all’intenzione di solo dilettare, e di guadagnare saltando, non pecca; dicendo Navarro,
o Navarro, che la Femmina non pecca vestendosi da uomo con intenzione di recar danno ad altri onesta delazione, « ob hones
a virtuosa Comica riguarda in questo scopo. In quanto poi al perioclo di lascivia, dico, che non vi è; mentre le persone s
nello spirito, non si scandalizza notabilemente, ne prende occasione di rovina spirituale da cose per le stesse indiffere
ora altra buiona ragione, per la quale si debba condannare la Comica di peccato mortale nel mutar il proprio vestito per
ortale nel mutar il proprio vestito per dilettar saltando in presenza di virtuosi: dunque non pecca mortalmente. Dico 5. P
hi nel pubblico Teatro. Prendo la ragione dalla spirituale debolezzea di molti; che infallibilmente si trovano nella molti
estita può essere; anzi è, e ella lo sa, cagione prossima, e efficace di mortale lascivia; e però con l’uso di tal vestito
a, cagione prossima, e efficace di mortale lascivia; e però con l’uso di tal vestito pecca mortalmente. Onde io dico a mio
ivia. » E si sa putroppo dall arelazione dei pratici, dall’esperienza di oggidì, e dall’attestazione dei Giovani poco virt
oggidì, e dall’attestazione dei Giovani poco virtuosi che moltissimi di loro al vagheggiare una bella, e graziosa Comica
olgimenti quel suo corpicciolo, concepiscono mille pensieri, non solo di onesto diletto, ma di più di libidinoso affetto;
picciolo, concepiscono mille pensieri, non solo di onesto diletto, ma di più di libidinoso affetto; onde peccano almeno co
o, concepiscono mille pensieri, non solo di onesto diletto, ma di più di libidinoso affetto; onde peccano almeno con il pe
affetto; onde peccano almeno con il pensiero mortalmente. E la Medea di queste morti spirituali è la Comica vestita da uo
da uomo per dilettare saltando. E come le parole brutte, che non sono di loro natura mortali, diventano tali per accidente
mortali, diventano tali per accidente, quando sono dette in presenza di persone deboli di spirito; come dico altrove; cos
o tali per accidente, quando sono dette in presenza di persone deboli di spirito; come dico altrove; così ora dico, che i
Comica con giusta cagione si veste da uomo per saltare nella presenza di persone virtuose; non può far lo stesso nella pre
la presenza di persone virtuose; non può far lo stesso nella presenza di Giovani deboli di spirito, e facendolo pecca d’az
sone virtuose; non può far lo stesso nella presenza di Giovani deboli di spirito, e facendolo pecca d’azione scandalosa co
e però l’uso dell’abito virile non è peccato a lei secondo l’autorità di S. Tommaso, che scrive. « Potest quandoque hoc fi
o rispondo, che la Comica non fa questo per necessità, ma per avidità di guadagnare in puù maniere. Può ella, se vuole, co
a l’uso del vestito virile, e senza il salto scandaloso. Ha necessità di guadagnarsi il mantenimento di sua vita, ma con l
enza il salto scandaloso. Ha necessità di guadagnarsi il mantenimento di sua vita, ma con l’uso dei mezzi approvati dalle
ta, e peccaminosa utilità. Insomma io stimo verissima la proposizione di S. Tommaso; ma falsissima la sua applicazione; pe
to; e spesso con scndalo si poneva sulla porta, ricevendo i pagamenti di coloro, che entravano, per vederla saltare, cammi
da altri e se, nelle quali, come in valle d’impurità, risonava l’Eco di molta oscenità; e gli equivoci erano tali, che si
t esse, ubi saltatur ? »  dove tal Donna salta, può trovarsi vestigio di vergogna ? Non per giudizio dei Savi. Ora di ques
a, può trovarsi vestigio di vergogna ? Non per giudizio dei Savi. Ora di queste Saltatrici, avide di guadagno, che non man
vergogna ? Non per giudizio dei Savi. Ora di queste Saltatrici, avide di guadagno, che non mancano a nostro tempo, chi dic
aprei contraddire;nemmeno, se aggiungesse, che sono animate navicelle di Caronte, per traghettare molte anime alla miserab
aronte, per traghettare molte anime alla miserabile, e lacrimosa ripa di Acheronte. Quesito Decimo quinto Le Comiche
assegnati ? La scena oscena si può nominare per verità un arsenale di mille calamitose sventure, e tutte nocive ai mise
di mille calamitose sventure, e tutte nocive ai miseri Spettatori. E di queste sventure principalissima fabbircstrice si
, che altri non pochi, e non poco nocivi si possono aggiungere; ma io di preferenza ne voglio accennare solamente uno; ed
e voglio accennare solamente uno; ed è, che non solo la vista attuale di una Comica ferisce l’animo con i peccati nel Teat
risce l’animo con i peccati nel Teatro; ma anche la sola ricordanzakq di lei in altro luogo, e dopo qualche tempo lotrafig
n molte, e gravi punture peccaminose. Questo provasi con l’esperienza di un infelice Giovane, che disse di avere commesso
se. Questo provasi con l’esperienza di un infelice Giovane, che disse di avere commesso moltissime iniquità per il ricordo
ovane, che disse di avere commesso moltissime iniquità per il ricordo di una Comica già veduta nel pubblico banco di una p
e iniquità per il ricordo di una Comica già veduta nel pubblico banco di una piazza. Il mirar una Donna, molte volte è un
data dall’Abate Arsenio ad una Donna, che lo pregava a tener memoria di se nelle sue orazioni: a cui egli rispose. « Quin
a dal mio cuore il ricordo della sua persona. Non tutti al ricordarsi di una Donna già veduta, e tentati per tal ricordanz
cithia, il quale combattuto dal Demonio con la memoria della bellezza di una Femmina veduta, udendo, che era morta andò al
lcro, ove il cadavere giaceva infracidito, la portò alla cella, e usò di porsela molto spesso alle narici, dicendo. Ora go
; ricreati, consolati, e sollazza a tuo piacere, e seguitò la pratica di questo AforismoSp. d. 2. 23., finchè la tentazion
avellando, si può dire del delicato, e gran Pesce spada, che nel Faro di Messina, ovvero altrove, ove si fa la caccia cont
, che nel Faro di Messina, ovvero altrove, ove si fa la caccia contro di lui, fugge dopo ricevuta la ferita col dardo lanc
nella deserta campagna da quella fiera, e tanto gagliarda tentazione di senso, per uno sguardo solo già molto prima dato
azione di senso, per uno sguardo solo già molto prima dato alla beltà di un viso femminile, che può temere, e che può aspe
ltà di un viso femminile, che può temere, e che può aspettare un uomo di rea inclinazione, e di mal abito, mirando più, e
e, che può temere, e che può aspettare un uomo di rea inclinazione, e di mal abito, mirando più, e più volte, e con molta
ole con una più che tragica lacrimazione. E quante volte occorre, che di passaggio, e casualmente uno mira sul balcone una
e qindi, come da fiamma, concepisce faville, che per pericolo spazio di tempo paiono, faville morte, ma po si scoprono ta
o, che egli tutto dolorosokt chiamava una quais mortale impossibilità di levarsi dal lezzo della disonestà. E chi potrà du
2. 2. q. 167. a. 2. ad 2.. Dunque facilissimamente riempiono la mente di brutte immaginazioni, le quali se non deturpano s
brutte immaginazioni, le quali se non deturpano subito il bel candore di un animo ben composto; certo che poi non cessano
to il bel candore di un animo ben composto; certo che poi non cessano di offuscarlo, e talora di annerirlo affatto sozzame
animo ben composto; certo che poi non cessano di offuscarlo, e talora di annerirlo affatto sozzamente con molte sozzure di
ffuscarlo, e talora di annerirlo affatto sozzamente con molte sozzure di peccati mortali. Io per me credo, che posso dire
nducono le donne alla scena, o al bacno per invenzione, e suggestione di Satanasso, il quale nella Donna fa comparire tant
Satanasso, il quale nella Donna fa comparire tanti, e tanti lacci, e di beltà, e di ornato, e di vanità, e di grazia, e d
il quale nella Donna fa comparire tanti, e tanti lacci, e di beltà, e di ornato, e di vanità, e di grazia, e di canto, e d
a Donna fa comparire tanti, e tanti lacci, e di beltà, e di ornato, e di vanità, e di grazia, e di canto, e di parole amor
mparire tanti, e tanti lacci, e di beltà, e di ornato, e di vanità, e di grazia, e di canto, e di parole amorose, e di bal
, e tanti lacci, e di beltà, e di ornato, e di vanità, e di grazia, e di canto, e di parole amorose, e di balli, e di salt
cci, e di beltà, e di ornato, e di vanità, e di grazia, e di canto, e di parole amorose, e di balli, e di salti, e di altr
ornato, e di vanità, e di grazia, e di canto, e di parole amorose, e di balli, e di salti, e di altri allettamenti, che m
i vanità, e di grazia, e di canto, e di parole amorose, e di balli, e di salti, e di altri allettamenti, che moltissimi Sp
di grazia, e di canto, e di parole amorose, e di balli, e di salti, e di altri allettamenti, che moltissimi Spettatori, al
i, e di altri allettamenti, che moltissimi Spettatori, almeno fiacchi di virtù, sono presi, allacciati, morti, e rovinati
nte pare impossibile, che da tali Basilischi non restino molti deboli di spirito miseramente estinti : anzi che talvolta i
lti deboli di spirito miseramente estinti : anzi che talvolta i tuoni di quelle voci Comiche, e i fulmini di quegli occhi
tinti : anzi che talvolta i tuoni di quelle voci Comiche, e i fulmini di quegli occhi balenanti colpiscono la sommità di q
Comiche, e i fulmini di quegli occhi balenanti colpiscono la sommità di qualche rilevato, ed eccelso monte; voglio dire,
troppo affetto verso la bellezza, e grazia della Comica. Non è affare di molto insolito avvenimento, che il cuore di un uo
ella Comica. Non è affare di molto insolito avvenimento, che il cuore di un uomo perda la spirituale libertà, quando l’occ
sacro Tempio, ove si ode la divina predicazione, e ove il santo timor di Dio e la riverenza raffrenano l’impeto degli affe
ffrenano l’impeto degli affetti, spesso la concupiscenza si introduce di nascostoa foggia di Ladroncello; come potranno su
gli affetti, spesso la concupiscenza si introduce di nascostoa foggia di Ladroncello; come potranno superarla nel Teatro c
intorno al mirare in scena, o in banco una Comica ordinaria, e piena di lascivi allettamenti ? Direbbero credo, che è un’
lascivi allettamenti ? Direbbero credo, che è un’evidentissima rovina di innumerevoli persone; e che questa comparsa femmi
cipizio dell’eterna dannazione. So bene, che i Comici, e i Ciarlatani di buona mente non hanno questo fine speculativament
no la femminile comparsa nel Teatro. Veniamo al Capo quarto, e ultimo di questo Ricordo, il quale Capo forse nomarsi puòku
le Capo forse nomarsi puòku nel Drammatico mare il capo tormentoso, e di buona speranza; tormentoso per le difficoltà, e o
ficoltà, e obiezioni molte, che non mancano nella presente materia: e di buona speranza per le buone risposte, e soluzioni
Comiche nel pubblico Teatro. Chi è stimolato con gli acuti pungoli di ben fondate ragioni alla confessione di qualche v
imolato con gli acuti pungoli di ben fondate ragioni alla confessione di qualche verità, merita lode nel confessarla candi
gnarsi d’aprir gli occhi, e godere quella luce, che l’acceso doppiere di un buon discorso gli fa vedere chiara, e distinta
procederanno i virtuosi Comici, e Ciarlatani, quando si compiaceranno di leggere diligentemente, e di bilanciare prudentem
i, e Ciarlatani, quando si compiaceranno di leggere diligentemente, e di bilanciare prudentemente le poche ragioni da me p
o, sia impresa da gigante, ne troppo difficile darle buone, chiare, e di soddisfazione a chi vuole appagarsi delle verità.
zione a chi vuole appagarsi delle verità. Che se le mie, che sono per di qui, non saranno tali, prego il benigno Lettore d
mie, che sono per di qui, non saranno tali, prego il benigno Lettore di compatir alla povertà del mio minuto, edi supplir
cene con oscenità; ne tutto il Mondo, ne tutte le scene hanno bisogno di correzione: ma quelle scene, e quella parte del M
are ogni tristezza, e cagionar la salute. So, che Beltrame, a maniera di Cavaliere animoso, e di valente Giostratore nella
gionar la salute. So, che Beltrame, a maniera di Cavaliere animoso, e di valente Giostratore nella Drammatica arringa, imp
e le persone; in modo che sono discorsi molte volte studiati, e pieni di nobili concetti; e non di lascive parole: e le Do
sono discorsi molte volte studiati, e pieni di nobili concetti; e non di lascive parole: e le Donne di qualche valore non
iati, e pieni di nobili concetti; e non di lascive parole: e le Donne di qualche valore non cadono in tali bassezze; che o
: e nno occorre dire. Vi è sempre pericolo; e ve ne sono esmpi chiari di quello, che nelle Commedie talvolta è occros; vi
hiari di quello, che nelle Commedie talvolta è occros; vi sono esempi di persone, che si sono gettate nei pozzi per amore;
, e mente che sia passivo, e non attivo la colpa è del fragile, e non di chi resiste. Poco male possono far le Donne delle
ssono far le Donne delle scene, con i loro discorsi: io dubiterei più di un occhio lusinghiero, di un riso vezzoso, di un
cene, con i loro discorsi: io dubiterei più di un occhio lusinghiero, di un riso vezzoso, di un portamento leggiadro di un
corsi: io dubiterei più di un occhio lusinghiero, di un riso vezzoso, di un portamento leggiadro di una bella Dama, che di
un occhio lusinghiero, di un riso vezzoso, di un portamento leggiadro di una bella Dama, che di quanti discorsi si facesse
di un riso vezzoso, di un portamento leggiadro di una bella Dama, che di quanti discorsi si facessero mai nelle scene. O q
minanole pesrone con i discorsi in scena. Aggiunge Beltrame. Le Donne di qualche valore non cadono in bassezze, e hanno ca
rame. Le Donne di qualche valore non cadono in bassezze, e hanno caro di essere stimate per la virtù. Ma io domando. E qua
o di essere stimate per la virtù. Ma io domando. E quante sono quelle di qualche valore, che non cadano ? Dirà un pratico:
ono amorosamente. Lascivamente, e scandalosamente; perché in presenza di Spettatori deboli di spirito dicono parole tali,
civamente, e scandalosamente; perché in presenza di Spettatori deboli di spirito dicono parole tali, e di più fanno gesti
ché in presenza di Spettatori deboli di spirito dicono parole tali, e di più fanno gesti talora tanto lascivi con i Comici
lascivi con i Comici recitanti, che se non si scusassero con il dire di essere Mogli, e Mariti, darebbero segni di essere
si scusassero con il dire di essere Mogli, e Mariti, darebbero segni di essere sfacciate Meretrici. Le Donne poi, che non
bbero segni di essere sfacciate Meretrici. Le Donne poi, che non sono di qualche valore nel recitare, cadono spesso in bas
recitare, cadono spesso in bassezze d’oscenità; perché quanto mancano di grazia, per piacere ai giudiziosi, tanto usano di
rché quanto mancano di grazia, per piacere ai giudiziosi, tanto usano di sforzo, per dare pastura ai disonesti con le loro
sime: e usano spesso gesti, e parole tanto oscene, che io mi vergogno di scriverle; perché altri al certo si vergognerebbe
io mi vergogno di scriverle; perché altri al certo si vergognerebbero di leggerle. Segue Beltrame; e repugnando alla prova
Egli dice con grazia, e con gentilezza; ma il suo dire non ha grazia di fermezza, ne di persuasiva: perché pochi si getta
razia, e con gentilezza; ma il suo dire non ha grazia di fermezza, ne di persuasiva: perché pochi si gettano nei pozzi, ma
intendat eum provocare ad turpem sui amorem. » Cioè. Se la Femmina sa di essere amata bruttamente da alcuno, non è rea di
oè. Se la Femmina sa di essere amata bruttamente da alcuno, non è rea di peccato, ogni volta che si offre al suo cospetto:
ogni volta che si offre al suo cospetto: purché non abbia intenzione di provocarlo a brutto amore verso di se. Così dice
petto: purché non abbia intenzione di provocarlo a brutto amore verso di se. Così dice questo Teologo, e poi soggiunge lim
i se offerat. » Cioè. Se la Femmina non ha qualche necessaria cagione di offrirsi, molti dicono, che elle pecca offrendosi
icono, che elle pecca offrendosi. E Filliucci chiaramente la condanna di peccatoTr. 28. n. 232., se può senza scomodo alcu
. 28. n. 232., se può senza scomodo alcunola ritirarsi dal dar mostra di se al peccatore amante. Ed io dico, esse le Comic
e, cioè le comaprse lascive, e con i ragionamenti scandalosi a deboli di virtù. Anche la Meretrice, ritirandosi dal peccat
te lo scomodo della privazione del guadagno disonesto; eppure è lampo di verità solare, che elle è tenuta di ritirarsi. Ma
uadagno disonesto; eppure è lampo di verità solare, che elle è tenuta di ritirarsi. Ma dato inoltre, che le Comiche non fr
per occasione delle Donne in scena ? E con quanti puzzolenti fioretti di lascivia ammorbano il teatro ? Anzi dal Teatro st
dal Teatro stesso quante voci disoneste si odono formate dalle bocche di molti lascivi Spettatori, qundo vedono comparir l
omparir le Comiche belle, e vezzose ? L’anno 1641. andò una Comapgnia di Comici ad una principalissima Città d’Italia, per
azioni. Nella prima Commedia comparvero due Donne in scena con titolo di Padrone, e due altre con nome di Serve: le Padron
arvero due Donne in scena con titolo di Padrone, e due altre con nome di Serve: le Padrone erano gravi di età, e non molto
olo di Padrone, e due altre con nome di Serve: le Padrone erano gravi di età, e non molto grate di viso: ove le Serve eran
e con nome di Serve: le Padrone erano gravi di età, e non molto grate di viso: ove le Serve erano Giovanette, e assai virt
al comparire delle Padrone in scena si sentivano certi sdegnosi motti di alcuni, che dicevano. Ohibò, sono brutte, ohibò;
ste brame. Queste sono le margherite, che si generano nelle conchilie di Venere, quando le Donne compaiono nel drammatico
e compaiono nel drammatico Mare per ivi atteggiare: dunque l’opinione di Beltrame non merita approvazione. Quesito Seco
resente difficoltà è simile alquanto alla già spiegata, e per cagione di cui dicono alcuni per conseguenza. Dunque sarà ne
dalle barere, dalle veglie, dai festini, e ancora dai banchetti: anzi di più dalle sacre Stazioni, e da tanti Tempi; perch
mpi; perché la loro comparsa in luoghi tali cagiona rovina nei deboli di spirito, e occasione di peccato; attesa la squisi
arsa in luoghi tali cagiona rovina nei deboli di spirito, e occasione di peccato; attesa la squisita diligenza, con le Don
, e belle a meraviglia. Beltrame provando, che è il pericolo maggiore di errare, ove è maggiore occasione, dice a nostro p
tura s’ingegnaCap. 13. d’esser amabile, e le scuse sono tutte coperte di nascoste vanità. E che ? Diremo forse, che le Dam
aggiunga aiutiall’imperfezione della Natura, faccia il tutto col fine di parer bella: e che l’esser bella nno sia per far
ciò fanno per parer belle ai Mariti, perché adornarsi, quando escono di casa ? E più alle feste, che in altro tempo ? Dun
disonestà, è uno scandaloso eccesso, e una manifesta oscenità, prima di sufficiente ragione, e di tal fine, che la possa
so eccesso, e una manifesta oscenità, prima di sufficiente ragione, e di tal fine, che la possa rendere onesta, secondo il
e con le virtù. E con le fatiche mie; e nondimeno dichiarano tal modo di comparire illecito, osceno, e scandaloso. Che occ
sceno, e scandaloso. Che occorre dunque giustificarlo con il paragone di un modo lecito ? Un brutto Mostro non perde la de
odo lecito ? Un brutto Mostro non perde la deformità con la vicinanza di un bel soggetto. Dico poi al luogo di Beltrame, c
e la deformità con la vicinanza di un bel soggetto. Dico poi al luogo di Beltrame, che l’ingegnarsi una Donna di essere am
l soggetto. Dico poi al luogo di Beltrame, che l’ingegnarsi una Donna di essere amabile non è cosa riprensibile, quando s’
capo, e l’abbellirsi la persona, per piacere ai Mariti, o per uscire di casa alle feste con gli ornamenti decevoli allo s
e la ragione si è; perché è scandalosa almeno efficacemente ai deboli di spirito: ne ha fine alcuno, o circostanza, che ba
dai popoli senza scandalo per l’uso lungo, e per l’abito invecchiato di tanti secoli, come avviene di molte cose, che in
l’uso lungo, e per l’abito invecchiato di tanti secoli, come avviene di molte cose, che in un paese offendono, e in un al
amente con gusto, come scherzi, e artifici della scena, senza affetto di libidine, anzi con vitalità, distinguendo il dile
si pensano: e gli Uditori badanolb a bei concetti, all’efficace modo di porgere le cose, e si lasciano rapire dall’Arte,
dalla libidine: come appunto coloro, che mirano quelli, che giuocano di scherma, che hanno gusto di vedere ferire con ast
o coloro, che mirano quelli, che giuocano di scherma, che hanno gusto di vedere ferire con astuzia, colpire con velocità,
dico, che l’uomo ben composto, per essere egli dotato d’intelletto, e di giudizio, può intendere, e giudicare di una cosa
e egli dotato d’intelletto, e di giudizio, può intendere, e giudicare di una cosa bene, o male secondo le regole della cri
condo gli indizi, che vede, e intende manifestamente. E un imperfetto di virtù ouò misurare anche altri da se medesimo ; q
queste ragioni non mancano, per poter dare giudizio delle Comiche, e di loro discorsi amorosi, e per giudicarli molto per
r ogni ragione basti ora questa sola; che i Giovani Spettatori deboli di virtù dicono, e ridicono costantemente che essi u
stimato dai Dottori, non lecito uso, ma vero, e illecito abuso, degno di correzione, la quale si è fatta con il favor divi
a dal Cristianesimo, che però continuarsi deve sino alla totale purga di ogni illecita oscenità. Ne giova molto il dire, c
inzione, anche per tale conosciuta, segue la dissoluzione nei costumi di molti, i quali, per essere deboli di vitrtù, cons
egue la dissoluzione nei costumi di molti, i quali, per essere deboli di vitrtù, considerano con peccaminoso gusto quegli
scherzi, e artifici della scena oscena, e risvegliano in sé l’affetto di libidine; onde poi altrove con la rimembranza del
rove con la rimembranza delle cose finte viste, e udite, si impegnano di compiere opere vere di peccaminose iniquità. E an
delle cose finte viste, e udite, si impegnano di compiere opere vere di peccaminose iniquità. E ancora di poca forza quel
si impegnano di compiere opere vere di peccaminose iniquità. E ancora di poca forza quel detto. L’Uditore degli amorosi di
ovare con quel poco, che appesso aggiungerò, bramando, che sia raggio di chiara luce per il nostro cammino verso la cogniz
tori sanno, o vogliono distinguere l’artificio dell’Arte dal pericolo di peccato. Leviamo presto il velo dalla pittura
Arte dal pericolo di peccato. Leviamo presto il velo dalla pittura di questo quadro, e diciamo, che la moderna, e quoti
a spirituale, udendo il finto discorso d’amor carnale. Io non ragiono di questa maniera per far un esagerato spaventolc al
agiono di questa maniera per far un esagerato spaventolc alle persone di tenerissima coscienza; perché tali non hanno biso
iovamento nascosto nell’allegoria; perché da lei egli non sa, ne cura di sapere causare per beneficio suo nessuna utilità;
una utilità; ma tutto avido segue solamente la dolcezza, e il diletto di quel favoloso miele. Beltrame scrive. Quantunque
lla Commedia è il diletto; ove ne conviene porre l’utile immascherato di giocondità; comecon lo zucchero si coprono gli an
danno: ma dico, che non conviene, ne si deve, né si può con sicurezza di coscienza usare la giocondità oscena, e cagionar
ocondità oscena, e cagionar con essa l’osceno gusto; perché sono cose di rea natura in se, e di scandalo, e rovina spiritu
onar con essa l’osceno gusto; perché sono cose di rea natura in se, e di scandalo, e rovina spirituale a moltissimi deboli
natura in se, e di scandalo, e rovina spirituale a moltissimi deboli di virtù, i quali, stando alla Commedia amorosa, non
o la moralità giovevole dal diletto osceno, e pernicioso; anzi a modo di ghiotti fanciulli trangugiano il confetto micidia
ale, che è l’anima ragionevole. Dico più chiaro, e alludo al pensiero di Beltrame dell’immascherato, che come un uomo cope
è conosciuto da pochi; così da pochi è conosciutol’utile immascherato di giocondità; ove all’incontro la giocondità scoper
affettuosamente amata, e desiderata, e se ella è giocondità oscena, e di peccato, cagiona nei deboli loro affetti di gusto
la è giocondità oscena, e di peccato, cagiona nei deboli loro affetti di gusto osceno, e peccaminoso. E chi vide mai, ovve
ori della Commedia partono dal Teatro, vadano discorrendo, e cercando di conoscere l’utile immascherato di giocondità, per
tro, vadano discorrendo, e cercando di conoscere l’utile immascherato di giocondità, per amarlo, e per praticarlo ? Sono b
lodano i Comici valenti, e vituperano gli sgraziati, gettando contro di loro qualche detto mordace. Beltrame scrive, che
volte dire. O che bella Commedia: o come si è portato bene il tale. E di più scrive, che ha inteso altri dire con altra oc
. Ohibò che cosa sgangherata hanno fatto costoro: se non fanno meglio di questo, io non vi torno più. Io accetto per vero
aggiungo, che gli Uditori, non solo uscendo dal Teatro, ma seguitando di ritirarsi alle case loro, seguitano per ordinario
e alla Commedia, nella quale chi ha ricevuto qualche diletto a questo di nuovo pensa, e ripensa, per ricevere moltiplicato
diletto col pensare: e se nel Teatro ebbe tal diletto con il consenso di peccato, forse di nuovo col pensiero pecca dilett
e: e se nel Teatro ebbe tal diletto con il consenso di peccato, forse di nuovo col pensiero pecca dilettandosi; perché ins
si avvera nell’udireCap. 3. le Commedie oscene; perché l’uomo debole di virtù udendo gli umani discorsi di lascivo amore
medie oscene; perché l’uomo debole di virtù udendo gli umani discorsi di lascivo amore resta schiavo del gusto, e malament
da ogni affetto impuro: con ciò sia anche essendo queste potenze tra di loro per stretta amicizia connesse, ne segue, che
lo fugga per odio, o abbracci per amore, massimamente se ha apparenza di qualche bene dilettevole. E così è cosa molto fac
rita. Io credo, che qui il benigno Lettore consideri, che la risposta di questo Teologo è veramente indiretta al caso dell
difficile elle sarà, udendo recitare, e vedendo una Rappresentazione di poca onestà: poichè l’azione viva, e l’attuale re
materiale, che non s’impiega nell’astrazione: onde niunlh personaggio di senno negherà, che questa sentenza è molto più fa
stis, ac in pramis. » Ed egli dice, che così moltissimi sono convinti di acconsentire al diletto delle cose turpi sotto pr
o convinti di acconsentire al diletto delle cose turpi sotto pretesto di artificioso verso, o di soave musica. « Hac ratio
re al diletto delle cose turpi sotto pretesto di artificioso verso, o di soave musica. « Hac ratione convinci plurimos con
ratexit artificiosi carminis, aut suavis musica » perché ricusano poi di leggere, o di udire composizioni fatte con pietà,
ciosi carminis, aut suavis musica » perché ricusano poi di leggere, o di udire composizioni fatte con pietà, e con artific
noi diciamo nel caso nostro; poichè si corre ad udire, e si gusta più di una Commedia oscena, e di un ragionamento amoroso
o; poichè si corre ad udire, e si gusta più di una Commedia oscena, e di un ragionamento amoroso, che di un discorso Accad
i gusta più di una Commedia oscena, e di un ragionamento amoroso, che di un discorso Accademico divirtù morali; o di una p
ragionamento amoroso, che di un discorso Accademico divirtù morali; o di una predica di santità fatta con grande artificio
oroso, che di un discorso Accademico divirtù morali; o di una predica di santità fatta con grande artificio da un Apostoli
go, che ci incanta; e alcuni lo vogliono giustificare con l’apparenza di qualche falsa, o debole ragione; non resta giusti
nso; ma resta ingannata la coscienza, e lo spirito rovinato. Al punto di questo tiro aggiusta la Dottrina di Layman. « Pas
, e lo spirito rovinato. Al punto di questo tiro aggiusta la Dottrina di Layman. « Passio facit, dice egli, ut intellectus
per ordinario si trova molto veemente in moltissimi Spettatori deboli di spirito: e però essi frequentano l’osceno Teatro
tevano capir Giovanetti; tuttavia fu concluso, essere assai meglio, e di mancolj scandalo la Donna; poichè ben guardata, e
o fuggiti quegli scandali, che possono essere partoriti dalla libertà di quel Garzone, che fuori di casa può incontrarsi i
che possono essere partoriti dalla libertà di quel Garzone, che fuori di casa può incontrarsi in persona, che con parole v
ve si consumassero fatti viziosi: che solo a pensarci patisce l’anima di chi conosce il male, che ne potrebbe succedere. I
nte considerate, spero, soddisferanno. Rispondo 1. Beltrame si sforza di mostrare, che è molto più conforme alla natura, c
to: il dar gusto a tutti è impossibile. Alcuni vorrebbero, che invece di Femmine recitassero Fanciulli. Io non loderei mai
ulli da Donna: atteso che io ho veduto in certe Accademie l’imbroglio di questi Ragazzi: non si sanno vestire in tali abit
nne sono più nautrali, e si sanno addobbare da loro stesse. Dal detto di questo Comico io inserisco. Dunque chi introdurrà
esimi Comici pratici dell’Arte; e in sentenza loro peccherà in ragion di natura. E di più si esporrà al pericolo di peccar
pratici dell’Arte; e in sentenza loro peccherà in ragion di natura. E di più si esporrà al pericolo di peccare ancora in r
za loro peccherà in ragion di natura. E di più si esporrà al pericolo di peccare ancora in ragione di costume secondo quel
natura. E di più si esporrà al pericolo di peccare ancora in ragione di costume secondo quello, che scrive, il Cecchino.
uello, che scrive, il Cecchino. E certo credo, che sarebbe pericoloso di gravissimi scandali, e bruttissimi inconvenienti,
di gravissimi scandali, e bruttissimi inconvenienti, quando in luogo di Donne s’introducessero Giovani, e un Comico Giova
o di Donne s’introducessero Giovani, e un Comico Giovane fosse triste di vita, bello di presenza, comparisse ornato, e imb
troducessero Giovani, e un Comico Giovane fosse triste di vita, bello di presenza, comparisse ornato, e imbellettato lasci
to, e imbellettato lascivamnete in scena a rappresentare, sotto forma di Donna, lascivi amori; e poi anche fuori del Teatr
ivi amori; e poi anche fuori del Teatro procedesse con quelle maniere di conversare nelle case, e di allettare, che usano
del Teatro procedesse con quelle maniere di conversare nelle case, e di allettare, che usano le ordinarie Comiche vane, d
allettare, che usano le ordinarie Comiche vane, disoneste, e ingorde di grosso, e di moltiplicato guadagno. Ma questo sar
he usano le ordinarie Comiche vane, disoneste, e ingorde di grosso, e di moltiplicato guadagno. Ma questo sarebbe un lasci
quità i Giovanetti Recitanti. Ho saputo da persona grave, e testimone di vista, che nel nobilissimo Regno d’Inghilterra so
i vista, che nel nobilissimo Regno d’Inghilterra sono molte Compagnie di valenti Commedianti; enon introducono alle scene
fanno delle Rappresentazioni, nelle quali comaiono alle volte invece di Donne Giovanetti vestiti all’uso di Donna; e sebb
quali comaiono alle volte invece di Donne Giovanetti vestiti all’uso di Donna; e sebbene seguono talorafastidi, imbrogli,
so di Donna; e sebbene seguono talorafastidi, imbrogli, e disgusti: e di più alcuna volta segue qualche indecenza grave: p
e consuetudine delle Comiche ordinarie. Dunque la proposta difficoltà di sequela peggiore è molto falsa. Rispondo 2. Bisog
mmedie si richiede le femminil comparsa: come ho dichiarato nel c. 3. di questo Ricordo al Quest. 4. E qui solo aggiungo l
o l’esempio dell’antico Scrittore Comico Plauto, che certo può servir di grave rimprovero a quegli impidichi Scrittori, ch
hi Scrittori, che tra cristiani compongono, e fanno recitare Commedie di poca onestà. Egli in Captius circa il fine del Pr
rus leno est, neque Meretrix mala: »:  A questo gentilesco bersaglio di moderazione comica dovrebbero i Comici Cristiani
stiani Compositori, i quali potendo scrivere onestissime favole piene di giocanda, e fruttuosa moralità, scrivono bruttezz
zze indegne dello spirito cristiano. Piaccia a Dio che chi ha spirito di Poesia, sollevi, come buon Fedele, l’animo a cons
i miscuit utile dulci. » Rispondo 3. Da molti è riprovata la comparsa di Giovane vestito da Donna. Ed io qui potrei cercar
Lirano dice, « che set occasio libidinis », è un’occasione molto rea di cercare pastura per la lidibine: come appunto io
favellar sicuramente con l’Amica in un sacro Tempio. Sacrilegio degno di essere punito con le fiamme di Vulcano, già che e
a in un sacro Tempio. Sacrilegio degno di essere punito con le fiamme di Vulcano, già che era sacrificio fatto alla disone
isonesta Venere. Santamente le Giustizia della Serenissima Repubblica di Venezia l’anno 1641. fece incarcerare un Giovanet
l reo fu mutilato nel naso, nelle orecchie, e nel labbro. Così merita di essere trasfigurato giustamente con pena, chi pro
t in terra infederetur, ex lege iustitie equu existimarunt. » E prima di finire il suo discorso Clemente contro costoro, c
suo discorso Clemente contro costoro, che si vestono, e ornano a modo di Donna disse. « Non viri, sed Batali, et Feminelli
appellare uomini, ma femminelli, e simili a quel Batalo, che fu uomo di effeminatissima condizione. Considerino da senno
cene vestiti da Donna, che spero se ne asterranno, come da cosa degna di riprensione. S. Cipriano riprende gravemente un C
riano riprende gravemente un Comico; perché egli recitava con l’abito di Donnal. 3. ep. 10.. E chi può negare, che lancere
nnal. 3. ep. 10.. E chi può negare, che lancerebbe le medesime saette di riprensione a nostro tempo contro chi recita con
imo si deve, qualche volta che un Giovanetto vestito da Femmina finge di essere un’impudica Innamorata. Menocchio condanna
condannando i Comici disonesti interpreta il titolo d’Istrione, come di uomo, che vestito da Donna rappresenta disonestà.
lascivo, e faceva ogni cosa mollemente, rappresentando ora la persona di Femmina, ora quella di Ruffiano, e ora quella di
cosa mollemente, rappresentando ora la persona di Femmina, ora quella di Ruffiano, e ora quella di Adultero. Mazzarino da
tando ora la persona di Femmina, ora quella di Ruffiano, e ora quella di Adultero. Mazzarino da per avviso ai Superiori, c
assicurarsi, se compaiono a proposito, e lusingandoli li diano animo di farsi onore: cose invero, stimo io, da straccare
traccare la pazienza a chi ha tale cura. Così discorre Beltrame, come di cosa d alui veduta in certe Accademie; e dice con
che i Ragazzi siano acconciati dalle Donne, e che poi facciano mostra di sé per la città, e che giungano alla scena scarmi
scena scarmigliati: ma ordinano, che i Giovanetti stessi con l’aiuto di qualche virtuoso Accademico nella casa del Recita
si assestino senza molto fastidio, e senza molto stancare la pazienza di chicchè sia. E bene vera una cosa, e questa non l
icherà diligentemente nel far vestire, e acconciare i Giovani all’uso di Donne; e procurerà, che le conciaturelm di testa,
conciare i Giovani all’uso di Donne; e procurerà, che le conciaturelm di testa, e gli altri abbigliamenti femminili si ada
à fastidio alcuno contro la purità dell’animo suo; ma forse nel punto di morte sarà tentato gravemente con pericolo della
orte sarà tentato gravemente con pericolo della salute per il ricordo di tali abbigliamenti, e acconciature. Un caso non s
e. Un caso non stampa una regola per tutti universale, ma può servire di buono avvertimento a tutti. Da un grave Religioso
te narrato a lui da quello, a cui successe: e fu tale. Un Gentiluomo di professione Ecclesiastico, di grado Canonico, di
cui successe: e fu tale. Un Gentiluomo di professione Ecclesiastico, di grado Canonico, di virtù segnalato, e di età orma
tale. Un Gentiluomo di professione Ecclesiastico, di grado Canonico, di virtù segnalato, e di età ormai senile, e grave,
i professione Ecclesiastico, di grado Canonico, di virtù segnalato, e di età ormai senile, e grave, si trovò assalito da u
i per divino impero fu indi richiamato, e non morì. Stava sull’agonia di quel punto estremo; qundo ecco gli parve di veder
n morì. Stava sull’agonia di quel punto estremo; qundo ecco gli parve di vedere avanti agli occhi suoi più di cento donne,
to estremo; qundo ecco gli parve di vedere avanti agli occhi suoi più di cento donne, che lo miravano, e dicevano. Vedi un
e lo miravano, e dicevano. Vedi un poco, vedi questa mia acconciatura di testa, se ti piace: mirala bene: rimirala: stà a
nanti gli scoccasse dagli occhi amorosi dardi, temperati nella fucina di Vulcano secondo il gusto dell’impudica, e sfaccia
pudica, e sfacciata Venere: fu combattuto con gran pericololn l’animo di quel Signore, ma non fu abbattuto. Iddio si compi
parere da questo; perché nella sua Gioventù laicale si era dilettato di fare rappresentare Commedie, nelle quali compariv
scene Giovani vanamente, e lascivamente ornati, e abbellti in vecelo di vere Donne.non è soverchia accortezza fuggire il
ortezza fuggire il pericolo, benché minimo, per assicurarsi nel passo di Morte con eterna salvezza. Io approvo quello, che
presenti una Femmina, tutto che buon sia, virtuosa, e santa. Chi teme di sdrucciolare, non si fidi ci camminare sul ghiacc
e accidente servono al Demonio, per indurre le anime al gran pericolo di caduta mortale, e di perdita della divina grazia.
l Demonio, per indurre le anime al gran pericolo di caduta mortale, e di perdita della divina grazia. Una di queste occasi
ran pericolo di caduta mortale, e di perdita della divina grazia. Una di queste occasioni è la comparsa dei Giovanetti ves
volte sono seguiti scandalosi inconvenienti, o almeno gravi pericoli di seguire. E qui ricordo con Arias, che S. Basilio
la bellezza dei Giovanetti; poichè sappiamo, che per simili occasioni di vedere sono succeduti nel Mondo grandissimi mali
ali a molti uomini: e abbiamo per esperienza , che il Demonio siserve di questo mezzo per fare cadere molte anime. Ma pren
per fare cadere molte anime. Ma prendiamo lume dalle accese fiaccole di alcuni casi seguiti a tempo nostro, e degni della
nostra riflessione. A me fu narrato da un principalissimo Signore, e di molta giurisdizione, che si recitò in una città i
zione, che si recitò in una città il Pastor fido; comparve sotto nome di Donna un Giovane, fornito di poca beltà naturale,
ittà il Pastor fido; comparve sotto nome di Donna un Giovane, fornito di poca beltà naturale, ma adornato dall’Arte in mod
valq con solennissimo apparato un bel Recitamento per onore, e gloria di una Vergine, Martire gloriosa; ed ecco, che un Gi
e gloria di una Vergine, Martire gloriosa; ed ecco, che un Giovanetto di fattezze ordinarie, e poco per altro riguardevole
rnato, e vezzoso con tanti abbigliamenti, che prese gli occhi lascivi di alcuni spensierati e sregolati vagheggiatori: ond
o, non bastandoglilr le repulse date più, e più volte, fu costrettols di partire dalla Città, per non essere intrappolato
spine, che spuntano dal suolo Teatrale, in cui si fa vedere con abito di Donna un Giovanetto, benché sia un nuovo Narciso
vedere con abito di Donna un Giovanetto, benché sia un nuovo Narciso di pudico affetto, e quasi una verginella Rosa di ca
é sia un nuovo Narciso di pudico affetto, e quasi una verginella Rosa di casto amore. L’occasione apre la strada al lenoci
ristiano Achille. Voglio aggiungere un altro caso, e basterà in luogo di molti per colorire il nostro quadro secondo la no
a quel grave, e sacro personaggio, a cui accorse. Un Religioso, grave di età, persona di molta dottrina, e uomo di consuma
sacro personaggio, a cui accorse. Un Religioso, grave di età, persona di molta dottrina, e uomo di consumata, e sperimenta
ccorse. Un Religioso, grave di età, persona di molta dottrina, e uomo di consumata, e sperimentata virtù, fi invitato dal
titolata l’Invenzione della S. Croce; comparve un giovanetto con nome di S. Elena, vestito pomposamente: quel grave servo
ovanetto con nome di S. Elena, vestito pomposamente: quel grave servo di Dio, Religioso, e Sacerdote, non sentì punto di f
nte: quel grave servo di Dio, Religioso, e Sacerdote, non sentì punto di fastidio nel tempo del recitare; ma poi per molto
grandissima e fastidiosissima pena, e tentazione, quando si ricordava di quella S. Elena rappresentata. Ora che impression
. Ora che impressione, e che colpo farà in un uomo, non religioso, né di virtù, ma di secolare, e debole di spirito la vis
ressione, e che colpo farà in un uomo, non religioso, né di virtù, ma di secolare, e debole di spirito la vista di un Giov
farà in un uomo, non religioso, né di virtù, ma di secolare, e debole di spirito la vista di un Giovanotto Comico di profe
religioso, né di virtù, ma di secolare, e debole di spirito la vista di un Giovanotto Comico di professione, e che per gu
ma di secolare, e debole di spirito la vista di un Giovanotto Comico di professione, e che per guadagnarsi il vitto, vuol
essione, e che per guadagnarsi il vitto, vuol dilettare con apparenza di Femmina bella, ben ornata, ed eloquente palratric
e con apparenza di Femmina bella, ben ornata, ed eloquente palratrice di passione amorosa ? Temo che forse potrà cagionar
sione amorosa ? Temo che forse potrà cagionar rovina, che la comparsa di una vera Donna; e però potrà rendersi meritevole
, che la comparsa di una vera Donna; e però potrà rendersi meritevole di più grave castigo, fulminato sopra di lui con il
però potrà rendersi meritevole di più grave castigo, fulminato sopra di lui con il braccio dell’Onnipotente Giudice vendi
belle maniere, e con graziosi modi: qunado ecco una miseria Teatrale di gran sventura: uno dei tre si accosta al una torc
nte, per meglio accomodarla e subito gli salta in faccia una quantità di quella fiammante materia così, che gli si attacca
infelicemente. Buona è l narrazione, per avvisare i Comici Professori di modestia, che non introducano nelle scene in luog
mici Professori di modestia, che non introducano nelle scene in luogo di Donne Giovanetti donnescamente adornati, e lasciv
e Azioni mai compaiano né vere Donne, né Giovani vestiti da Donna; ma di quelle si faccia solo menzione bisognando; o si i
lle si faccia solo menzione bisognando; o si introducanoper relazione di altri; o al più si faccia sentire la femminile vo
trale comparsa agli Spettatori. Io ho saputo per certissima relazione di un amico, che il Sivelli, quel Comico tanto favor
il Sivelli, quel Comico tanto favorito, e tanto famoso, che fu Padre di Scapino celebre tra i Commedianti, invitava alle
anco in una piazza con far comparire un gran veligione, in cui diceva di tenere riposti due vasi, uno maggiore, che era il
iù piccolo figliuolino: e diceva con grazia. Questo primo jha bisogno di due minestrine per riempirsi; e questo secondo di
o primo jha bisogno di due minestrine per riempirsi; e questo secondo di una. Orsù Signori pagatemi un bolognino per uno;
è calamita potente, per rapire a sè gli occhi, e i cuori, e gli animi di molti, che, essendo troppo amici dell’impudica Ve
Donne, e i discorsi amorosi nel pubblico Teatro ? Quando il fine è di ottima condizione, non v’è ragione di biasimare:
co Teatro ? Quando il fine è di ottima condizione, non v’è ragione di biasimare: e chi operando prescrive a se stesso l
di biasimare: e chi operando prescrive a se stesso la bellissima luce di un retto fine, non deve restare involto nelle cal
roposi alcuni argomenti fondati sopra gli amorosi, e lascivi discorsi di quei Comici, e Comiche: ed egli non sciogliendogl
no il fine. Ora voglio rispondere alla difficoltà secondo la Dottrina di S. Tommaso, e di altri Dottori, e dico. Peccano m
oglio rispondere alla difficoltà secondo la Dottrina di S. Tommaso, e di altri Dottori, e dico. Peccano mortalmente quelli
ia loro ontrinseca, ed essenziale, non dal fine sotto ragione precisa di fine; perché questo è estrinseco delle azioni: ma
ché ciascun difetto singolare cagiona il male. Ed il Dottore per nome di tutte le bontà intende quattro sorti: la prima « 
’amore: perché aggiungono circostanze cattive, e perniciose ai deboli di spirito, e fiacchi nelle virtù. « Si finis sit ho
oichè usano ruffianesimi, parole brutte, gesti lascivi, e la comparsa di persone innamorate, che per rappresentare vivamen
no gli Uomini, e vere innamorate le Donna; e farebbero ardere i cuori di ghiaccio con le fiamme di un lascivo, e ardente a
morate le Donna; e farebbero ardere i cuori di ghiaccio con le fiamme di un lascivo, e ardente affetto. L’acutissimo Scoto
in sostanza vuol dire, che non basta il buon fine per la totale bontà di un atto buono. Un Religioso profesore di belle le
uon fine per la totale bontà di un atto buono. Un Religioso profesore di belle lettere scrisse. Se il fine è buonoD. Celso
cusa del peccato, ovvero lo sminuisce. Altre cose, poi sono, le quali di loro natura sono peccati; come è la fornicazione,
esentano alle volte pubblicamente i ruffianesimi, e spesso i trattati di fornicazioni, peccano per sentenza di S. Tommaso.
ffianesimi, e spesso i trattati di fornicazioni, peccano per sentenza di S. Tommaso. Francesco Maria del Monaco nella sua
esto punto nelle immagini. Se esse rappresentano l’addomesticamentolx di Maschi con Femmine, non si dicono essere brutte,
on si dicono essere brutte, ed impure ? E chi non darà loro il titolo di turpi ? E chi è quel savio , e pio uomo, (parlo c
u poi inganni al sicuro, appellando onesta quella materia, che tratta di un brutto soggetto. T’inganni, mentre affermi, ch
to. T’inganni, mentre affermi, che buoni sono quei discorsi, né degni di ammonizione, i quali aprono la strada ad innumere
pernicioso, quanto più comune egli è: e sta espisto a maggior numero di persone. E tu dirai di chiamare onesti gli adulte
comune egli è: e sta espisto a maggior numero di persone. E tu dirai di chiamare onesti gli adulteri, perché si rappresen
e. O miseri Commedianti voi meritate gran castigo; perché vi sforzate di onestarelz pubblicamente le vostre disoneste Rapp
ati estir », possa dire don Clemente Alessandrino. S. Cipriano fu già di parere, che gli osceni Istrioni antichi per autor
nestà, da lui chiamate « vitia publicaIn Paran. autoritatis, vitii »  di pubblica autorità, esprimevano quelle bruttezze n
trattarlo burlescamente; ancorchè non si faccia per deridere le cose di S. Chiesa; come già facevano nel Teatro gl’Istrio
me già facevano nel Teatro gl’Istrioni Gentili con gravissimo peccato di scacrilega derisione. Cauietano citato anche da B
n burla le cose della nostra S. Fede, o della Chiesa. Notiamo un poco di grazia in quelle parole. « Ponendo in fidei, aut
Ecclesiam in iocum » ; e domandiamo ai Comici Cristiani, e professori di modestia. Il S. Sacramento del Matrimonio non è u
giuoco un finto Matrimonio. Ne basta il replicare agli addotti luoghi di S. Tommaso, e di Caietano, dicendo, che i Comici
atrimonio. Ne basta il replicare agli addotti luoghi di S. Tommaso, e di Caietano, dicendo, che i Comici non burlano in sc
burlare il Matrimonio come cosa della nostra Fede; e come Sacramento di S. Chiesa, il quale ricerca la presenza del Parro
a conclusione matrimoniale: i quali né sono Matrimonio, né sono privi di molti avvenimenti burleschi e ridicoli. Il popolo
Matrimonio, in quanto è un Sacramento della Cristianità: e molto meno di lui non trattano, per deriderlo, e porlo in gioco
rali, con quelle sceniche burle si porge a semplici qualche apparenza di porre in burla il Sacramento del Matrimonio: poic
Comici per ordinario trattano del Matrimonio, non tanto per trattare di lui, come di negozio civile, quanto per avere occ
rdinario trattano del Matrimonio, non tanto per trattare di lui, come di negozio civile, quanto per avere occasione d’intr
rappresentare quella brutta materia sotto coperta, finzione, e favola di adulterio, o di fornicazione, pare cosa troppo vi
ella brutta materia sotto coperta, finzione, e favola di adulterio, o di fornicazione, pare cosa troppo vituperosa, massim
a modestia; e dopo avere ammorbato il Teatro, e la scena con la puzza di un Recitamento burlesco infame, e disonesto, vogl
vogliono rendere il tutto fiorito, e odoroso, aggiungendo, come fiore di soavità il fine Matrimoniale, con che si termina
tur, vel iniuriosum Deo. » Nel giuoco della scena niente si frapponga di brutto, o d’ingiurioso a Dio. Ma chi può con buon
atori ? Disse una volta un Gentiuomo intorno a certe Rappresentazioni di alcuni moderni Commedianti. Noi le sentiamo senza
tazioni di alcuni moderni Commedianti. Noi le sentiamo senza consenso di peccato: perché rappresentano un Matrimonio; e il
offendere. » Ma dichiariamo ancora più fondatamente questa difficoltà di rappresentare un Matrimonio: perché come disse un
un Matrimonio: perché come disse una volta in Messina: un Professore di Teologia, questa è una delle più principali obiez
Nota unica Si continua la Risposta intorno alla Rappresentazione di un Matrimonio La circostanza del puogo alle vo
tazione di un Matrimonio La circostanza del puogo alle volte serve di legge moderativa per le nostre operazioni: né tut
ncipe, noi ivi, non con trascurata libertà, ma con sommo accorgimento di gran riverenza conversiamo: e nel copsetto pubbli
o accorgimento di gran riverenza conversiamo: e nel copsetto pubblico di numeroso popolo non stimiamo decevole il fare auu
n stimiamo decevole il fare auuto alcuno, che deroghi punto al decoro di moderatissimi costumi. Questa verità di circostan
, che deroghi punto al decoro di moderatissimi costumi. Questa verità di circostanza locale, e di costumato decoro vale mo
coro di moderatissimi costumi. Questa verità di circostanza locale, e di costumato decoro vale molto a proposito del propo
resentato Matrimonio, per introdurre le Donne in scena con i discorsi di lascivo, e scandaloso amore; e la ragione si è: p
aloso amore; e la ragione si è: perché non tutto quello, che è lecito di fare in segreto, è lecito di imitare, o di rappes
è: perché non tutto quello, che è lecito di fare in segreto, è lecito di imitare, o di rappesentare in pubblico. Dice Sanc
tutto quello, che è lecito di fare in segreto, è lecito di imitare, o di rappesentare in pubblico. Dice Sanchez. « Tactus
la pubblica rappresentazione dei lascivi, ed affettuosi innamoramenti di persone scambievolmente accese d’amore; tuttochem
d’amore; tuttochemf lecito sia il fare modestamente l’amore con fine di Matrimonio; perché la pubblicità è scandalosa, ec
nimi giovanili, e poco virtuosi. Anzi, oltre all’essere cosa turpe, e di più insolita alle persone onorate. E chi vide mai
ane, e una Donzella a paralre insieme d’amore, senza i debiti termini di modestia, alla presenza di un centinaio di person
re insieme d’amore, senza i debiti termini di modestia, alla presenza di un centinaio di persone ? Sogliono comunicar segr
re, senza i debiti termini di modestia, alla presenza di un centinaio di persone ? Sogliono comunicar segretamente gli aff
ata. Mi dica un poco per sua bontà sinceramente un erudito, e pratico di molte illecite Commedie antiche, e gentilesche, e
ico di molte illecite Commedie antiche, e gentilesche, e massimamente di quelle di Plauto, e di Terenzio; come spesso vi t
te illecite Commedie antiche, e gentilesche, e massimamente di quelle di Plauto, e di Terenzio; come spesso vi trova, che
ommedie antiche, e gentilesche, e massimamente di quelle di Plauto, e di Terenzio; come spesso vi trova, che una Fanciulla
la con quello solo, e facendo atti, e altre cose indecenti. E sapendo di essere veduta da molte persone onorate ? E queste
si tratta con oscenità, e il supposto è falso evedentemente, e serve di vero, ed efficace mezzo per la rovina di molte an
falso evedentemente, e serve di vero, ed efficace mezzo per la rovina di molte anime: e però è affatto illecito, e peccami
e volte propongono al popolo vituperosi ruffianesimi, e innamoramenti di persone favellanti con parole tanto affettuose, e
enderebbero un cuore nel mezzo delle nevi: e poi dicono, e professano di onestare il tutto con il fine di un finto Matrimo
lle nevi: e poi dicono, e professano di onestare il tutto con il fine di un finto Matrimonio. Questa finzione è una vera d
fanno le Donne prima Meretrici, che Consorti; e s’insegna ai Giovani di cercare Moglie a loro capriccio contro la volontà
adri, l’ordine delle Leggi. Queste Comiche rappresentando il trattato di un Matrimonio prima si mostrano Meretrice molte v
ppresentare quelle prime impurità, dico, che la Donna è più sfacciata di un a sfacciatissima Meretrice. Al che ricordo il
a, nella quale stava una pubblica Meretrice, che tosto, a persuasione di chi non so chi, le gli si accostò facendogli vezz
non so chi, le gli si accostò facendogli vezzi, e lusinghe al fine, o di farlo cadere bruttamente nel peccato della fornic
fine, o di farlo cadere bruttamente nel peccato della fornicazione, o di muoverlo grandemente ad iracondia: poichè nessuno
iracondia: poichè nessuno l’aveva giammai veduto adirato. Ma il servo di Dio a lei rivolto le disse. Seguitemi o Donna, e
esguir questo in questo luogo, ove siamo veduti da tanta moltitudine di spettatori ? Certo resteremo confusi. Ma se voi,
? Certo resteremo confusi. Ma se voi, replicò il Santo, vi vergognate di peccare nella presenza degli uomini, come non ci
nate di peccare nella presenza degli uomini, come non ci vergogneremo di Dio, che per tutto stà presente, e sempre mira tu
omiche impudiche sono peggiori, e più sfacciate, mentre alla presenza di numeroso popolo spettatore commettono il peccato
tre alla presenza di numeroso popolo spettatore commettono il peccato di rappresentare abbraccaimenti carnali, toccamenti
iudicare, giudicando, che non sia lecita la pubblica rappresentazione di Donne, e di Giovani, che ragionano d’amore, massi
udicando, che non sia lecita la pubblica rappresentazione di Donne, e di Giovani, che ragionano d’amore, massimamente nell
nne, e di Giovani, che ragionano d’amore, massimamente nella presenza di molti deboli di virttù, con apportare per scusa i
i, che ragionano d’amore, massimamente nella presenza di molti deboli di virttù, con apportare per scusa il buon fine del
fine del matrimonio; perché tale espressione dell’affetto d’Amante, e di materia amorosa, fatta pubblicamente, e lascivame
lascivamente, è illecita per ragione dello scandalo. Ma diciamo anche di più, che il fine principale dei Comici, e delle C
, e che per sorta esperienza, non cammina a capriccio. Il comune fine di chiunque sisia umano operatore è animato dalla sp
e si corre all’onore, poichè l’avanzarsi nelle virtù è un assicurarsi di maggiore guadagno: e questo comune fine hanno i C
ancora: e però, come gli altri, indirizzano all’utile i loro fini. E di più dice, che le loro mercenarie Commedie, sono f
ice, che le loro mercenarie Commedie, sono fatte senz’altro fine, che di procurarsi il vitto. Ora se questo è vero, inseri
e essi meritano biasimo, come che si abusino dell’Arte, il cui fine è di giovare con una dilettevole, modesta, e virtuosa
ettevole, modesta, e virtuosa Rappresentazione; ed essi per interesse di guadagno, e per piacere, la impiegano in Rapprese
rosi, e scandalosi ragionamenti degli Amanti, scusandoli poi col fine di un Matrimonio. E qui vale la dottrina ci Caietano
ontro questi Mimi, e Pantomimi, nemici dell’onestà, che essi mostrano di abusarsi della Commedia, la quale, come sanno i D
n a rovinoso fine: se vi è poi, , chi abusa il suo beneficio, tal sia di chi gira il giovamento in mala parte. Ed io dico,
che i Comici osceni lo girano in male;perché la Commedia è una tomba di suono spaventoso ai peccati, e di grazioso invito
male;perché la Commedia è una tomba di suono spaventoso ai peccati, e di grazioso invito alle virtù: ma essi con le lor di
ezze nel comico Recitamento Teatrale. « Comedia, dice un Commentatore di S. Agostino,amores, nequitias§. 2. de eu. c. 8. ,
scene; quindi la sua fama, per altro onorata, diede un largo sfregio di grande, e perpetuo vituperio; e con l’esborso del
; e con l’esborso del piacere altrui comprò a se medesimo una ragione di molto disonore. Credo, che basti il detto sin qui
dare a sensuali affetti degli Spettatori; ovvero per servire al cenno di qualche Signore con speranza di buon guadagno. L’
ettatori; ovvero per servire al cenno di qualche Signore con speranza di buon guadagno. L’anno 1638. mi narrò in Sicilia u
za di buon guadagno. L’anno 1638. mi narrò in Sicilia un Comico, Capo di una Compagnia, che egli una volta con i suoi Comp
ivi fu loro avvisato, che facessero due Azioni, una modesta, l’altra di quelle d’altra fatta. Le fecero: e la seconda fu
bruttissima faccia dell’adulterio . O miseri Comici, che più gustano di dar gusto ad un personaggio terreno per interesse
che più gustano di dar gusto ad un personaggio terreno per interesse di guadagno, che di osservare i precetti di Dio, che
di dar gusto ad un personaggio terreno per interesse di guadagno, che di osservare i precetti di Dio, che promette la merc
naggio terreno per interesse di guadagno, che di osservare i precetti di Dio, che promette la mercede dell’eterna gloria i
sentiero si dice luminoso per una, o due lampade accese, vi è bisogno di chiamarsi lampi solari, per fare, che sia giudica
radio posita tenebratur. » Io confesso, che il mio luminoso giudizio di ogni buon Teologo, e valente Scrittore: ma non po
giudizio di ogni buon Teologo, e valente Scrittore: ma non posso far di meno; che non proponga a me stesso qualche volta
andarla investigando con la mia debolezza: mala cosa non avere forza di Gigante, ove pare si riecheggia lo sforzo Gigante
a lo sforzo Gigantesco. Tale mi si rappresenta la proposta difficoltà di questo Quesito.e come posso io deputati dai sacri
ll’Opera sua graziosa, concettuosa detta. La Supplica, fa professione di volere difendere solamente la Commedia modesta, e
Consultor pro Reverendissimo P. Inquisit. Bonom. » Dunque la comparsa di Comica in scena, e parlante d’amore non fa la Com
a, e oscena. Inoltre Pier Maria Cecchini, Comico Acceso, e Gentiluomo di S. M. Cesarea, ha stampato in Venezia l’anno 1621
urono mandati dall’autore al Sig. Cardinale Scipione Burghese, Nipote di Paolo V. Pontefice allora Regnnte. E taleOperetta
ndo tutti i termini della mia Proposizione posta nel c. 2. al Que. 2. di questo Libro. E però stimo, che i Superiori, che
timo, che i Superiori, che approvano allora per la stampa la Supplica di Beltrame, e i Discorsi del Cechino, supposero, co
o, buon maestro dei dotti, sono stati stimati per ragione nuova degni di nuova, e più matura considerazione. Beltrame stes
i due risguardi alla speculativa, e allapratica, conciglio due luoghi di due Eccelentissimi, e Santissimi Dottori, quali B
eltrame propone, come diversi nei loro pareri, e non gli accorda. Uno di questi dottori, è S. Buonaventura il Serafico, e
lare amorosamente con oscenità ? Alcuni domanadano. Se la comparsa di Donna parlante d’amore oscenamente, non è lecita;
onderà all’obiezione, e domanda nel mod, che per ora necessario non è di rispondere. Dico 2. Se si concedesse il caso, che
o quelle, che esse hanno bene impresse, e queste trattano quasi tutto di , o rappresentando nel Teatro, o meditanzo nel cuo
sordido anche si mostri nelle moralità; perché lascia presto il tenor di virtù, ch i lungamente in sua vita ha seguitato i
nandosi, e comparendo in pubblico: purché abbia qualche buona ragione di ciò fare, e lo faccia senza cattiva intenzione; a
di ciò fare, e lo faccia senza cattiva intenzione; ancora che sapesse di essere amata bruttamente da alcuni parrticolari,
professione, in quanto è lecita, e secondo quelle qualità, e termini di modestia, che concedono i Dottori; perché alcuni
ri si richiede qualche onesta cagione, senza la quale la Donna merita di essere condannata per adornarsi, quando sa di ess
a quale la Donna merita di essere condannata per adornarsi, quando sa di essere amata disonestamente da alcuno. « Autores
ella ha il iusmh a tale ornamento per rispetto della sua professione di rappresentare onestamente: e per l’esercizio dell
al quale, quando non può astenersi senza grave danno; non è obbligata di ritirarsi, e di non comparire ornata in pubblico;
non può astenersi senza grave danno; non è obbligata di ritirarsi, e di non comparire ornata in pubblico; sempre che alcu
icolare si scandalizzino; posto che elle non abbia cattiva intenzione di scandalizzarli. Hurtado, citato dal diana, insegn
sogno lasciare l’arte del recitare; e però non è obbligata sotto pena di peccato mortale astenersi dal farsi vedere pubbli
attestano la loro spiritual rovina alla propria malvagità per cagione di qui traggono veleno di morte, ove potrebbero gode
tual rovina alla propria malvagità per cagione di qui traggono veleno di morte, ove potrebbero godere antidoto di vita. Di
gione di qui traggono veleno di morte, ove potrebbero godere antidoto di vita. Dico 4. Se la Donna si adora con animo di e
bbero godere antidoto di vita. Dico 4. Se la Donna si adora con animo di essere disonestamente amata; tutto che non segua
ella S. Vedova Giuditta, la quale pare, che si ornasse con intenzione di prendere nel laccio della disonestà l’animo lasci
né in quell’ornamento a cui il medesimo Iddio aggiunse nuova bellezza di splendore. « Cui Dominus, dice il sacro Testo, co
libidinoso: dove spiega la Glossa liberando Giuditta da ogni macchia di calunnia, e di peccato. Ora io domando. « Quo ani
ve spiega la Glossa liberando Giuditta da ogni macchia di calunnia, e di peccato. Ora io domando. « Quo animo», con che an
imo, e con che fine la Comica ordinaria si adorna ? Con animo, e fine di piacere «moraliter; vel carnaliter, platonice, ve
volontariamente, scientemente, e avventatamente gli spettatori deboli di virtù ad un manifesto pericolo, e occasione pross
tatori deboli di virtù ad un manifesto pericolo, e occasione prossima di peccato ? e tæl allettamento come non è scandalos
uò scusare da peccato mortale ? Massimamente che la comica ha volontà di tirare, e allettare, non solo dieci, o venti pers
olontà di tirare, e allettare, non solo dieci, o venti persone deboli di spirito, ma avvera le sorti della virtù, e se pot
allettare tutte, per accrescere maggiormante il guadagno Teatrale. E di più elle sa molto bene, che più facilemente vengo
e le amorose Rappresentazioni: dunque essa è meno scusata del peccato di adornarsi per fine di usare quel peccaminoso alle
tazioni: dunque essa è meno scusata del peccato di adornarsi per fine di usare quel peccaminoso allettamento. Io credo, ch
ome credono Caietano, Graffio, e Filliucci. Ma poi credo già, il fine di allettare ad udire la Commedia, quale fine la Com
« finis normalis » ; perché, oltre alle cose dette sopra, egli è fine di allettare al pagamento della Commedia e al pagame
capi, e capi tanto osceni, che possiamo dire senza romorso le parole di S. Amselmo, « Confundor in obscenitate iniquitati
lmo, « Confundor in obscenitate iniquitatis. »Or. ad Vir. Io mi copro di confusione chiamando le inique oscenità delle mod
sentazioni. Dico 5. Se la Donna sa, che per l’atto suo, anche cattivo di adornarsi quelli che da vengono comparire, o non
lamente a colpa leggera, ella avrà per questo il solo peccato veniale di scandalo: perché intanto pecca, di questo peccato
per questo il solo peccato veniale di scandalo: perché intanto pecca, di questo peccato in quanto è cagione morale del pec
sciva, e disonesta, nondimeno gli Auditori, o non muovono al consenso di peccato mortale; o al più peccano leggermente; fi
al più peccano leggermente; finchè tutto si ridurrà a qualche numero di peccati veniali cagionati da i Comici, e dalle Co
co modeste azioni, e vani ornamenti. Io rispondo. Se questo solo male di leggere colpa succedesse negli Auditori, confesse
dai Recitanti, fosse parimente leggiero ma l’esperienza, massimamente di molti Giovani, e di molti altri deboli di virtù,
parimente leggiero ma l’esperienza, massimamente di molti Giovani, e di molti altri deboli di virtù, costringe a dire, ch
l’esperienza, massimamente di molti Giovani, e di molti altri deboli di virtù, costringe a dire, che molti, con l’occasio
i altri deboli di virtù, costringe a dire, che molti, con l’occasione di trovarsi presenti alle Commedie poco modeste, si
e Commedie poco modeste, si muovono al pieno, e moltiplicato consenso di molti peccati mortali, e nel Teatro concepiscono
amme, che poi altro ne crescono in un grande, e rovinoso incendio. né di questo con me per ora altra prova, che la confess
nto, che si voglia comporre da qualche mazzetto penicioso all’odorato di un nobile Cavaliere; anzi è degno di giudicare il
e mazzetto penicioso all’odorato di un nobile Cavaliere; anzi è degno di giudicare il contrario, e che si pretende recare
ende recare diletto, consolazione. Così procedono i Comici professori di modestia si sforzano di scegliere dalle Commedie
solazione. Così procedono i Comici professori di modestia si sforzano di scegliere dalle Commedie stampate, come da tanti
stampate, come da tanti giardinetti; quei fiori, con i quali stimano di potere comporre le azioni loro, le presentasse co
sse. E Pier Maria Cecchini afferma nei suoi comici Discorsi, che sono di gran lunga più corrette le Commedie, che si recit
ri Commedianti ? Io rispondo, che le Azioni, stmapte con l’intervento di Done, fanno gran danno ai Lettori deboli di spiri
stmapte con l’intervento di Done, fanno gran danno ai Lettori deboli di spirito; ma le recitate lo fanno maggiore agli Sp
quanto ha la sua Azione del Recitare; massimamente è Comico, e Comico di valore; poichè i buoni Comici, dice Beltrame, nel
dell’esercizio, e non è buon Rappresentante. Dunque se nell’efficacia di azione non si trova nelle Commedie stampate; le r
reazione Teatrale non mancherebbe; ma si purgherebbe in gran parte; e di èiù si leverebbe l’occasione a molti innocenti Gi
i leverebbe l’occasione a molti innocenti Giovani, e a molte Donzelle di quella gran rovina, che spesse volte dicono di av
ni, e a molte Donzelle di quella gran rovina, che spesse volte dicono di avere ricevuta leggendo tali composizioni stampat
gli mostrano prima maliziosi, che nati. Eppure sappiamo, che i Libri di buona Poesia non sono intesi da Fanciulli, né ben
tesi da Fanciulli, né ben capiti dai Giovani. Ma io aggiungo al detto di questo Comico, che i Fanciulli e i Giovani, se no
simo danno della virtù. Quindi nel Decreto sono ripresi con le parole di S. Girolamo i Vescovi, e i Sacerdoti, perché lasc
astando che per relazione d’altri s’intenda il discorso se ha bisogno di lunga spiegatura, o se di breve, basterà che si o
d’altri s’intenda il discorso se ha bisogno di lunga spiegatura, o se di breve, basterà che si oda la voce femminile dentr
più sicuro anzi convenientissimo l’astensione per rispetti degnissimi di gran cautela. Aggiungo. Molte Commedie stampate c
gran cautela. Aggiungo. Molte Commedie stampate con qualche oscenità di Donna, o di altro, si tollerano, o per la bellezz
a. Aggiungo. Molte Commedie stampate con qualche oscenità di Donna, o di altro, si tollerano, o per la bellezza della ling
a delle ordinarie Comiche, parlanti d’amore lascivamente nel cospetto di molti Spettatori deboli di spirito; e malamente i
parlanti d’amore lascivamente nel cospetto di molti Spettatori deboli di spirito; e malamente inclinati alla distruzione d
rizio, e poi inserisce. « Exigatur iugitur a Theatris Comedia, et eam di volunt desti, atq, audit viti, in suis penetralib
es, populum hiv intentum esse. »De Instit. Reip. l. 2. t. 6. Il senso di questo Autore è, che non si reciti la Commedia; c
alle sentenze: ne conviene, che il popolo s’impegni nelle attenzioni di tali Recitamenti. Aggiungo. Le Commedie stamapte
truzione dei Padri Spirituali a beneficio dei Penitenti: eppure molte di queste materie non si possono rappresentare in pu
scenità, e per lo scandalo, che ne seguirebbe negli spettatori deboli di virtù. Così dico io nel nostro caso delle Commedi
rti superbe della stampa: in questa le saette lnaguiscono per difetto di vigorosa azione; ma in quello feriscono con vivez
no per difetto di vigorosa azione; ma in quello feriscono con vivezza di rappresentazione . La forza Comica del Teatro gra
utto oro quel, che si causa da una miniera d’oro, né tutto è sostanza di perla ciò, che si chiude nella Madre perla. Plato
lla Madre perla. Platone secondo me paragonarsi può ad una ricca vena di aureo metallo per la preziosità del suo sapere; e
entilissimi pensieri ma il perfetto suo non fu senza difetto; e l’oro di lui, si collegò talvolta con il vilissimo piombo,
falsa margherita. Voglio dire, che non basta per giustificare presso di noi, un’azione il dire. Elle si fa alla Platonica
gibelli. Significa forse un’amore sensuale, ma non vizioso ? Un’amore di senso senza consenso ? Un’amore, col quale l’uomo
? Un’amore di senso senza consenso ? Un’amore, col quale l’uomo gusta di amare per amare, non per peccare ? Ma questo così
fficile in pratica ? Quanto è pericoloso ? Quanto è raro ? Confessare di amare una bella Donna, e dichiararsi con parole a
amare una bella Donna, e dichiararsi con parole affettuose, e proprie di un lascivo Amante, e poi dire, che non brama altr
no quelli, i quali palliandomm l’infame concupiscenza loro con titolo di amore Platonico, e facendosi scudo dei costumi di
nza loro con titolo di amore Platonico, e facendosi scudo dei costumi di esso Platone, di Xenofonte, di Eschine, e di Cebe
lo di amore Platonico, e facendosi scudo dei costumi di esso Platone, di Xenofonte, di Eschine, e di Cebete, non si avvedo
atonico, e facendosi scudo dei costumi di esso Platone, di Xenofonte, di Eschine, e di Cebete, non si avvedono gli infelic
endosi scudo dei costumi di esso Platone, di Xenofonte, di Eschine, e di Cebete, non si avvedono gli infelici, che con art
e, e di Cebete, non si avvedono gli infelici, che con artificio privo di ogni arte, e pieno solo di ogni forte immondizia,
dono gli infelici, che con artificio privo di ogni arte, e pieno solo di ogni forte immondizia, trattano i Savi del Mondo,
malizia; ed essi miseri con la sregolata vita loro rinnegano l’amore di Iddio per l’amore Platonico; e lasciano l’imitazi
egano l’amore di Iddio per l’amore Platonico; e lasciano l’imitazione di Cristo, degli Apostoli, dei Santi tutti, e anche
li Apostoli, dei Santi tutti, e anche dei Savi per la vanità del nome di alcuni Gentili; i quali benché molte buone parti
t, sed evannerunt in cogitationibus suis ». Ma sia ciò, che si voglia di questo amor Platonico, che di lui mi rimetto ai m
nibus suis ». Ma sia ciò, che si voglia di questo amor Platonico, che di lui mi rimetto ai medesimi Platonici; dico, che l
o ai deboli Auditori, che sentendo reagionare con termini poco onesti di qmore Platonico, restano infiammati con l’amore P
nico, e cadono in mille peccati degni delle fiammanti, ed eterne pene di Platone: insomma questo amor Platonico è molto pe
insomma questo amor Platonico è molto pericoloso, e rovinoso a parere di chi sa, e vuole considerarlo secondo la purità de
Paolo V. sommo Pontefice destinato alla cura pastorale del Vescovato di Macerata, città nel bel Piceno. Seggio principale
le del Vescovato di Macerata, città nel bel Piceno. Seggio principale di quel Governo: tosto in diligenza vi andò: e comin
nza vi andò: e cominciando la riforma degli sformati costumi con zelo di vigilantissimo Pastore, trovò, che passava per le
mi con zelo di vigilantissimo Pastore, trovò, che passava per le mani di molti un certo Libro, che trattava dell’amor Plat
oscenità con l’arco della scolastica dottrina. né Platone è Capitano di bastevole difesa, contro l’assalto di quei Teolog
dottrina. né Platone è Capitano di bastevole difesa, contro l’assalto di quei Teologi di Cristo, che con il brando della g
tone è Capitano di bastevole difesa, contro l’assalto di quei Teologi di Cristo, che con il brando della giusta ammonizion
cludere le Comiche, parlanti d’amore dal pubblico Teatro ? La nota di troppo severo Giudice non è oggetto degno di onor
lico Teatro ? La nota di troppo severo Giudice non è oggetto degno di onorato sforza; e chi vuole sforzarsi di mostrare
Giudice non è oggetto degno di onorato sforza; e chi vuole sforzarsi di mostrare troppa severità, da nel biasimo di perso
za; e chi vuole sforzarsi di mostrare troppa severità, da nel biasimo di personaggio crudele. Non pare, che le Comiche su
e le Comiche su debbano levare dal pubblico Teatro; benché vi parlino di materie amorose con maniere poco modeste; perché
argomento ditroppa severità, e per conseguenza, chi la procura, cerca di palesare con vituperio la sua troppa rigidezza. B
e dicano. Così non intendono i S. Padri, i sacri Teologi, e i Dottori di S. Chiesa. Ed io non reco altra risposta a questa
o altra risposta a questa difficoltà: vedendosi chiaro, che il parere di un Comico non può bilanciarsi col parere di tanti
osi chiaro, che il parere di un Comico non può bilanciarsi col parere di tanti, e tanto qualificati presonaggi. La luce di
anciarsi col parere di tanti, e tanto qualificati presonaggi. La luce di una minuta stella perde il suo chiarore in faccia
sonaggi. La luce di una minuta stella perde il suo chiarore in faccia di un moltiplicato sole. Crisostomo scrive con senno
a; ed il Demonio con le lusinghe reca la morte. Ma ponderiamo un poco di quello, che Beltrame aggiunge nello stesso luogo
può, e si deve fuggire l’occasione prossima, e il manifesto pericolo di peccato mortale, vedendo, e udendo le Donne: e ta
e udendo le Donne: e tale occasione, e pericolo, almeno per i deboli di virtù, si trova nell’andare al Teatro, ove compai
deve fuggire e le Comiche si devono ritenere dal comparire. Beltrame di nuovo aggiunge. I galantuomini passano per i pubb
natura delle persone viziose. Chi non ha altri occhi per vedere, che di vetro rosso, ogni oggetto gli sembra rosso. Il Ce
sappiamo, che molti galantuomini vi passano, e si contaminano. So io di uno, che certo era galantuomo, e virtuoso, il qua
di uno, che certo era galantuomo, e virtuoso, il quale col solo alzar di un occhio ad una Femminella, che stva sulla fines
dia ai negligenti custodi del cuore, e ai lussuriosi nuova occasione di moltiplicare i peccati; eppure la dà con la compa
nte d’amore. Anche la Meretrice è lussuriosa; e piglia ogni occasione di peccare; e non corregge, né custodisce la coscien
r. d. 5. q. v. 5. 2. p. 2. §. 3. diffic. 3. n. 29. si porge occasione di moltiplicare le sue peccaminose, e disoneste brut
oghi si è levata, quando i Superiori sono stati avvisati dell’obbligo di levarla. Ed io sempre loderò quel gran Pastore di
visati dell’obbligo di levarla. Ed io sempre loderò quel gran Pastore di un principalissimo Arcivescovato, che pochi anni
ne parla chiaramente, esplicitamente, diffusamente, e scolasticamente di proposito, forse non sono stati porposti ai Sig.
con istanza, che si proveggamq a tale abuso. In S. Chiesa i disordini di dottrina, o di costume, non sempre, dopo essere n
e si proveggamq a tale abuso. In S. Chiesa i disordini di dottrina, o di costume, non sempre, dopo essere nati, subito si
onde alla fine con il tempo si matura, e cadendo manca. Molti errori di quanfo in quando si sono conosciuti, e poi levati
nosciuti, e poi levati. Aggiungo. Se l’onoratoComico Cecchino è degno di fede, possiamo credere, che questa comparsa delle
dunque cotal comparsa non è sempre stata tollerata. Ed io spero, che di nuovo si leverà affatto per comando irrevocabile
iore; ma se questo maggiore egli non fugge, e gli manca altra ragione di tollerare quel mal minore, non ammette la tollera
altra ragione di tollerare quel mal minore, non ammette la tolleranza di male alcuno; perché il Savio, e zelante Superiore
Qesta difficoltà nomardi puòmr la difficoltà Teologale; per cagione di cui sento ad argomentarmi contro di questa guisam
difficoltà Teologale; per cagione di cui sento ad argomentarmi contro di questa guisams. Se non è lecita la comparsa delle
elle Figliuole ancor Fanciulle, e verginelle ? Eppure sono personaggi di ottimi costumi, e di segnalata devozione, e ciasc
Fanciulle, e verginelle ? Eppure sono personaggi di ottimi costumi, e di segnalata devozione, e ciascuno ha i suoi Teologi
gi siano ignoranti ? O che siano viziosi ? Un tal detto non è censura di temerità ? Rispondo prima. I Signori, e Principi
Rispondo prima. I Signori, e Principi supremi veramente virtuosi, e di ottimi costumi, e di vera devozione non permetton
ignori, e Principi supremi veramente virtuosi, e di ottimi costumi, e di vera devozione non permettono cosa chiaramente pe
ra devozione non permettono cosa chiaramente peccaminosa , o sospetta di peccato, se non hanno qualche buona ragione; ovve
esima recitata pubblicamente ai Cittadini, riesce abbondante, e colma di molte parole brutte, e di brutti gesti. E la ragi
te ai Cittadini, riesce abbondante, e colma di molte parole brutte, e di brutti gesti. E la ragione si è. perché il timore
parole brutte, e di brutti gesti. E la ragione si è. perché il timore di castigo trattiene dalle indecenze, chi recita in
l timore di castigo trattiene dalle indecenze, chi recita in presenza di Principi, e Principesse, che non gustano vedere,
e, e guadagnare, convertono la moderazione del Teatro in dissoluzione di postribolo. Aggiungo. La Commedia modesta fatta i
e faticano per farla tale. Ove nelle altre Commedie oscene non curano di faticare, sapendo, che piacciono con le oscenità,
e, che volesse tal comparsa, e bramasse, che le Comiche fossero belle di volto, grandi nella comparsa, ben formate di pers
le Comiche fossero belle di volto, grandi nella comparsa, ben formate di persona, vezzose, scaltre, e bene esercitate nel
esercitate nel rappresentare lascivi amori: ed egli non punto curasse di consultar con in dotti: anzi ricusasse d’udir rag
o curasse di consultar con in dotti: anzi ricusasse d’udir ragioni, o di veder scritture contrarie al suo volere, professa
suo volere, professando con i fatti una viziosa ignoranza: l’esempio di un tal’uomo, troppo appassionato, non deve allega
ù sotto le piante: e qualche Comico mi ha confessato d’averne trovato di tal fatta più di una volta. Ma io dico, che in ta
: e qualche Comico mi ha confessato d’averne trovato di tal fatta più di una volta. Ma io dico, che in tal caso i Teologi
iono: ei Predicatori prudenti non esclamano: perché non vi è speranza di frutto, anzi timor di peggio: onde bisogna ricorr
rudenti non esclamano: perché non vi è speranza di frutto, anzi timor di peggio: onde bisogna ricorrere all’Onnipotente Di
e all’Onnipotente Dio con l’orazione, e con le lacrime, supplicandolo di rimediare efficacemente con l’aiuto suo. L’uomo z
re; et si emendare non potest, tolerat, et gemit ». Qella congiuntura di male, quasi disperato, serve ai servi di Dio per
t gemit ». Qella congiuntura di male, quasi disperato, serve ai servi di Dio per eccitare nei loro cuori un grande affetto
, serve ai servi di Dio per eccitare nei loro cuori un grande affetto di compassione verso coloro, ciascuno dei quali meri
e affetto di compassione verso coloro, ciascuno dei quali merita, che di lui si dica. « Noluit intelligere, ut bene ageret
te, non scusa dal peccato mortale; perché almeno è, per non dire cosa di maggior vantaggio, una molto grande ignoranza aff
molto grande ignoranza affettata, grassa, e supina; e però non serve di diamantino scudo per bastevole difesa contro il c
rò non serve di diamantino scudo per bastevole difesa contro il colpo di colpa grave a parere dei dotti; tra i quali Regin
bella apposta vuole non sapere, quasi che professi d’essere imitatore di coloro, che nel c. 21. di Giobbe dicono a Dio. Ri
pere, quasi che professi d’essere imitatore di coloro, che nel c. 21. di Giobbe dicono a Dio. Ritirati da noi, che non vog
ente per tutto. Ora quando si trovano Superiori involti nelle tenebre di questa viziosa ignoranza, bisogna supplicare il G
ranza, bisogna supplicare il Gran Padre dei lumi, che sgombri il buio di quei tenebrosi orrori con il chiarissimo lampo de
chiarissimo lampo della sua divina luce. Rispondo secondo. Il titolo di Teologo non infonde tutta la scienza della Teolog
n un tratto. Uno può chiamarsi degnamente Teologo, e anche Confessore di un Principe, e non avere la cognizione minuta, e
nfessore di un Principe, e non avere la cognizione minuta, e distinta di tutte le materie, e difficoltà teologali. Ogni bu
ella non oscena: perché tali determinazioni particolari hanno bisogno di molto studio, molta speculazione, e molta lettura
ri hanno bisogno di molto studio, molta speculazione, e molta lettura di Autori; le quali cose non sempre ogni buon Teolog
o le Teatrli oscenità l’anno 1639. Ed egli fu impedito con l’autorità di un principale Superiore, il quale era valente Teo
iore, il quale era valente Teologo, ed apportò varie ragioni a favore di quell’impedimento: e una fu, che non tutti i Dott
are alcun Dottore; benché supponesse poterne fare una lunga citazione di molti. Io minimo tra i Dotti prego umilmente tutt
o presenti alla pubblica predicazione; importa assai alla Repubblica, di quali Teologi di servano, di quali Confessori, e
ubblica predicazione; importa assai alla Repubblica, di quali Teologi di servano, di quali Confessori, e di quali Predicat
icazione; importa assai alla Repubblica, di quali Teologi di servano, di quali Confessori, e di quali Predicatori: perché
alla Repubblica, di quali Teologi di servano, di quali Confessori, e di quali Predicatori: perché s esaranno uomini forni
e di quali Predicatori: perché s esaranno uomini fornitidi Dottrina, di pietà, e di giudiziosa libertà di parlare, potrem
Predicatori: perché s esaranno uomini fornitidi Dottrina, di pietà, e di giudiziosa libertà di parlare, potremo sperare ot
esaranno uomini fornitidi Dottrina, di pietà, e di giudiziosa libertà di parlare, potremo sperare ottimo successo intorno
imo successo intorno al Principe, e ai negizi suoi: ma se mancheranno di dottrina, e di virtù; se aduleranno attendendo ai
torno al Principe, e ai negizi suoi: ma se mancheranno di dottrina, e di virtù; se aduleranno attendendo ai propri interes
orno al pubblico comparire delle Donne, comiche ordinarie, e parlanti di lascivo amore: e li prego a ponderare bene le rag
re bene le ragioni, che apportano; perché spero, che daranno sentenza di eterno bando dal Teatro alla turpe, immodesta, e
he io non ho letto, e che la stimi degna « absolute et simpliciter »  di positiva licenza, o di tacita tolleranza, e permi
he la stimi degna « absolute et simpliciter »  di positiva licenza, o di tacita tolleranza, e permissione per ogni tempo d
tolleranza, e permissione per ogni tempo dell’anno, e senza riguardo di schifare altro male maggiore; all’incontro vi son
issimi Dottori, dai quali è condannata esplicitamente, non con titolo di convenienza, e zelo predicatorio, ma con obbligo
e, non con titolo di convenienza, e zelo predicatorio, ma con obbligo di necessità, e rigore scolastico Teologale. Il pare
ente nell’Oceanodella sapienza; e chi chiude gli occhi alla chiarezza di questa bella stelleè volontario amatore della cec
ecità. Il buon Teologo non si cura far coro da sé Teologando, ma gode di formare l’armonia dottrinale sulle note del sonda
ella comparsa delle comiche nel pubblico Teatro ? Ad uomini dotati di molto senno, e forniti di convenevole dottrina co
e nel pubblico Teatro ? Ad uomini dotati di molto senno, e forniti di convenevole dottrina commette il Savio Principe i
ragione che egli usi la stessa, anzi maggiore diligenza nell’elezione di quel sacro Personaggio, a cui con titolo di confe
e diligenza nell’elezione di quel sacro Personaggio, a cui con titolo di confessore si compiace di confidare il governo sp
di quel sacro Personaggio, a cui con titolo di confessore si compiace di confidare il governo spirituale dell’anima sua; c
nevole disgusto al penitente. Credo, che egli si prefiggerà per scopo di prudenza il generare nell’animo del Principe il n
nell’animo del Principe il nobilissimo parto del vero, e forte amore di Cristo da cui poi seguano tutte le altre cose in
vore, ma la divina grazia al penitente. Quindi considero, che non sia di mestieri, che io travaglimt molto nel rispondere
del mio poco sapere non può trare fuori né argento, né oro, né gioie di valore tale, che possanoaccrescere i tesori di qu
ento, né oro, né gioie di valore tale, che possanoaccrescere i tesori di quei Confessori, che assistono ai Superiori, e ai
orderò solo quel poco, che i Confessori avranno già letto nelle Opere di due Eminentissimi Cardinali, il primo dei quali è
do meraviglioso dal suo Confessore: e si leggono molti esempi ripieni di grande orrore, nei quali si vede la dannazione, c
Principe, e dei popolo a lui soggetti. Ma per discorrere partitamente di questo officio, dico, che il Confessore rappresen
questo officio, dico, che il Confessore rappresenta due persone, una di Giudice, e l’altra di Medico: e i Principe altres
che il Confessore rappresenta due persone, una di Giudice, e l’altra di Medico: e i Principe altresì ne rappresenta due a
ata, la seconda è pubblica. Il Confessore, come Giudice, sta in luogo di Dio, e non deve, né può assolvere dai peccati il
partengono a lui, come ad uomo privato; per esempio i peccati digola, di lussuria, d’invidia, e altri di smili fatta; e in
rivato; per esempio i peccati digola, di lussuria, d’invidia, e altri di smili fatta; e intanto forse non riconosce, né co
ubblica amministrazione. Il Confessore dunque, che è giudice in luogo di Dio, non deve accontentarsi di quella confessione
fessore dunque, che è giudice in luogo di Dio, non deve accontentarsi di quella confessione, che fa il Principe, come uomo
portino nel comune affare del governo. E se il detto Confessore teme di offendere quei Ministri, oda l’allegato avviso de
imposti digiuni, elemosine, orazioni, e altre opere penitenziali, ma di più aquelle persone, alle quali forse è tenuto, o
fiatemv i Principi diano molte cose ai Sudditi i quali non ardiscono di esigere forse per non incorrere nell’ira del Prin
e nell’ira del Principe. Ed in questo caso vigilare deve la giustizia di quel Giudice, che tiene il luogo di dio; in modo
o caso vigilare deve la giustizia di quel Giudice, che tiene il luogo di dio; in modo che forse esso non oda nel fine di s
e, che tiene il luogo di dio; in modo che forse esso non oda nel fine di sua vita. perché volesti essere Giudice non poten
i fosse detto. « Medice cura te ipsum. » E però quelli, che ambiscono di udire le confessioni dei Principi, sono degnio di
elli, che ambiscono di udire le confessioni dei Principi, sono degnio di essere scacciati, come Personaggi infetti da grav
onde il savio Principe, che è sollecito dell’eterna salute, avantimw di ogni altra cosa cerchi di avere un confessore, ch
he è sollecito dell’eterna salute, avantimw di ogni altra cosa cerchi di avere un confessore, che mai abbia avuto ambizion
tra cosa cerchi di avere un confessore, che mai abbia avuto ambizione di confessarlo: e che secondo la pubblica fama, e la
econdo la pubblica fama, e la privata informazione veramente sia uomo di pietà, cioè veramente sano, e libero dalle inferm
scritte dai Teologi intorno al Sacramento della Penitenza, e ai casi di coscienza; ma ancora sappia l’uso, e la pratica d
nitenza, e ai casi di coscienza; ma ancora sappia l’uso, e la pratica di quelle dottrine. Aggiungo; non sifaccia vedere sp
corte; né s’interponga nei negozi dei Cortigiani; in modo che invece di Medico delle anime, non diventi ancora egli Curia
he con una vera umiltà, e santità abbia congiunta una modesta libertà di avvisare il Principe;nè tema di essere levato dal
à abbia congiunta una modesta libertà di avvisare il Principe;nè tema di essere levato dall’officio di Confessore; anzi pi
libertà di avvisare il Principe;nè tema di essere levato dall’officio di Confessore; anzi piuttosto si rallegri, se ciò av
Confessore vedesse, che egli perde l’opera, e la fatica nell’impegno di un Principe, il quale non voglia quietarsi alle s
glia quietarsi alle sue giuste ammonizioni; domandi umilmente licenza di andarsene; e anche non ottenendola, se la prenda
a da se, e parta: perché cosa meno grave si è il sopportare lo sdegno di un Principe mortale, che l’ira dell’immortale Idd
o il suddetto, bisognerà, che il Principe dia adito, e libertà a lui, di avvisarlo confidentemente e di comandare secondo
l Principe dia adito, e libertà a lui, di avvisarlo confidentemente e di comandare secondo la ragione dell’officio suo qul
se, che sono necesarie alla salute; né che sia ritardato per rispetto di timore, o di penitenza. Ancora pare necessario, c
necesarie alla salute; né che sia ritardato per rispetto di timore, o di penitenza. Ancora pare necessario, che il Princip
avvisi il Confessore a non s’ingeriremx nel governo ovvero nei negozi di ragion di stato, o del reggimento della domestica
Confessore a non s’ingeriremx nel governo ovvero nei negozi di ragion di stato, o del reggimento della domestica famiglia
o. Concludo, che il Principe si guardi, se il Confessore è Religioso, di non levarlo dall’obbedienza dei Superiori, né dal
levarlo dall’obbedienza dei Superiori, né dall’osservanza regolare; e di non dargli alcuna occasione di dominare tra i suo
eriori, né dall’osservanza regolare; e di non dargli alcuna occasione di dominare tra i suoi Religiosi, o di ambire le Pre
e di non dargli alcuna occasione di dominare tra i suoi Religiosi, o di ambire le Prelature: perché questo non è espedien
nuocevole, e principalmente al medesimo Principe, al bene spirituale di cui è necessario un Religiosissimo, ed ottimo Con
ciò, che egli scrive per acconcio della presente materia. Quest’uomo di grande eminenza, oltre la Cardinalizia; e Teologo
tato trai Dotti, e massimamente in Roma per lunga, e pubblica lettura di Teologia nel Collegio Romano della Comapgnia di G
a, e pubblica lettura di Teologia nel Collegio Romano della Comapgnia di Gesù, nel Tomo del Sacramento della Penitenza pro
che hanno i Confessori dei Prelati, dei Principi, dei Govenratori, e di simili, quando vedono, ovvero sanno che per verit
no all’elezione dei Ministri, al governo dei sudditi, e ad altre cose di tal fatta. Intorno alle quali è da notarsi, che d
i, e ad altre cose di tal fatta. Intorno alle quali è da notarsi, che di rado avviene, che l’ignoranza sia vincibile, e in
rado avviene, che l’ignoranza sia vincibile, e incolpabile. Parimente di rado acvviene, che quell’ignoranza non apporti co
cose, che vedono farsi dai Prelati, e dai Principi: o almeno avviene di rado, che quell’ignoranza non rechi danno comune.
anno comune. Laonde il Confessore, parlando regolarmente, è obbligato di avvisare il penitente, sia chi si voglia, di quel
egolarmente, è obbligato di avvisare il penitente, sia chi si voglia, di quello, a che è tenuto; nè soddisfa al suo carico
ida per un altro cieco. Se dunque il Confessore teme, lasci l’officio di confessare, scusandosi modestamente, come poco at
i confessare, scusandosi modestamente, come poco atto alla tolleranza di quel peso. Ed il suddetto vale, quando il Confess
r manca al debito suo. Ma se egli non lo sa, e slo ha qualche ragione di dubitare, che deve fare ? Interroghi il penitente
ente è invincibile, né da lei segue scandalo, o danno al penitente, o di scandalo, o di altro inconveniente, potrà passars
ile, né da lei segue scandalo, o danno al penitente, o di scandalo, o di altro inconveniente, potrà passarsela dissimuland
i Padri Confessori dei Superiori grandi a fare per loro bontà un poco di riflessione con me su quello, che spiega questo d
asimano; i Dottori con i libri stampati sempre la condannano; le voci di molti zelanti la riprovano; e spesse volte il Sup
re stesso, stando alla Commedia, può, se vuole, conoscere gli eccessi di lei: onde è cosa facile, che egli non abbia notiz
na Legge. Dico 3. Tale ignoranza porta con sé scandalo in pregiudizio di molti sudditi; perché si muovono dall’esempio del
o del Superiore a giudicare lecito per se stessi, benché siano deboli di spirito, il godere lo spettacolo della Commedia d
enché siano deboli di spirito, il godere lo spettacolo della Commedia di Donna parlante oscenamente d’amore nel Teatro, pe
deve levare quello scandalo con avvisare il Superiore, ricordandogli di quella gran parola del Romano Oratore. « Principe
Da cotal l’ignoranza segue il danno comune spirituale, cioè la rovina di molte anime virtuose, e che perdono la divina gra
anno scritto della materia Comica, e delle Comiche, e con la consulta di uomini virtuosi, dotti, e pratici nella quotidian
ore si trovi l’ignoranza invincibile dell’essere illecita la comparsa di Donna parlante oscenamente d’amore, e che l’avvis
che l’avviso del confessore gli sia per essere dannoso, o cagionativo di scandalo negli altri, o di qualche sinistro, e gr
gli sia per essere dannoso, o cagionativo di scandalo negli altri, o di qualche sinistro, e grave accidente, e però non s
bbe molto ben fatto l’offrire l’avviso con qualche Scrittura composta di buone ragioni, e spiegare con chiarezza, e brevit
lavando dalle scene, e dai banchi le comiche parlanti scandalosamente di lascivo amore. « Impius obfirmat vultum; qui rect
dotti; quando si spiegano le loro dottrine, suole essere buon maestro di sicurezza. E chi può soddisfare alla sua sete con
cello. Io dopo aver proposto, e spiegato il presente Quesito, risolsi di sottoporlo all’acuta, giudiziosa, e sincera censu
re Giovanni de Lugo non ancora promosso al Cardinalato, con desiderio di essere illuminato; se nel mirare la luce della su
e. Gli scrissi, e scrivendo presentai il tutto, pregandolo caldamente di compiacersi di volere essere il Catone, e il Nest
e scrivendo presentai il tutto, pregandolo caldamente di compiacersi di volere essere il Catone, e il Nestore della mia s
cersi di volere essere il Catone, e il Nestore della mia scrittura; e di significarmi con libera brevità il suo pensiero.
che sia) condannare universalmente per peccato mortale ogni comparsa di Donna in palco; perché in ciò non si può dare reg
el qual caso deve il Principe proibirlo, e il Confessore avvisarlo; e di più deve il Principe far diligenza; in modo che d
mente ogni Principe, e ofni altro gran Superiore a volre fare un poco di riflessione alla chiara sentenza di questo modern
an Superiore a volre fare un poco di riflessione alla chiara sentenza di questo moderno, e celebre Teologo, e provvedere p
ioso, e desiderato Fiat. Voglio raccontare un solo fatto, che servirà di molte prove al detto mio. Un Principe Vice Re di
o fatto, che servirà di molte prove al detto mio. Un Principe Vice Re di un nobilissimo, e fioritissimo Regno manteneva a
pese sue, e d’altri Signori una numerosa, e principalissima Compagnia di Commedianti, i quali facevano nel Palazzo Regio l
Comiche con i loro discorsi amorosi, e scandalosi alle persone deboli di virtù. Un Predicatore della comapgnia di Gesù, as
andalosi alle persone deboli di virtù. Un Predicatore della comapgnia di Gesù, astenendosi di parlar dal pergamomz contro
deboli di virtù. Un Predicatore della comapgnia di Gesù, astenendosi di parlar dal pergamomz contro i Comici osceni, per
pergamomz contro i Comici osceni, per non dare ombra, benché minima, di censurare i Superiori, compose una scrittura con
a, di censurare i Superiori, compose una scrittura con ragioni, parte di convenienza, e parte di necessità; e la presentò
ori, compose una scrittura con ragioni, parte di convenienza, e parte di necessità; e la presentò per mezzo del suo P. Pro
i necessità; e la presentò per mezzo del suo P. Provinciale con forma di Supplica al detto Principe, che non la sdegnò, an
Operetta scolastica, fatta da Girolamo Fiorentino Lucchese con titolo di Comædiocrisis; stampata l’anno 1637. che appunto
endi, che i suoi mnistri non diano licenza alle Donne dei Commedianti di salire nel pubblico banco della piazza, né di com
e Donne dei Commedianti di salire nel pubblico banco della piazza, né di comparire nelle pubbliche scene del Teatro per le
ciè quando il Superiore può, e deve temere della spirituale debolezza di molti, quali restano esposti ad un morale, e pros
ezza di molti, quali restano esposti ad un morale, e prosimo pericolo di peccare mortalmente; e a questo concorre con la l
uesto concorre con la licenza il Superiore. 2. perché la solita vista di Donna « aculeum voluptatis immittit », dice Basil
3. in Isaiam ».  Di poi è certo moralmente, che tra tanti Spettatori di debolissimo spirito vi sarà uno, anzi più di uno,
che tra tanti Spettatori di debolissimo spirito vi sarà uno, anzi più di uno, a cui si può dire con le parole dello stesso
e la Donna, anche non ornata lascivamente, cagiona alle volte peccato di concupiscenza: che cosa dunque, cagionerà massima
che cosa dunque, cagionerà massimamente in persona viziosa, la vista di quella donna, che compare ornata con vezzi di las
rsona viziosa, la vista di quella donna, che compare ornata con vezzi di lascivia, e vuol dilettare ? « Si ille, qui absqu
licenza il Superiore. 4. perché il Superiore da licenza ai Religiosi di predicare nelle piazze contro le Donne in banco,
nza del banco; si fermano a mirare, e rimirare per molto tempo, e son di pochissimo spirito ? Certo è molto probabile, che
onde, che è vera; ma è poco distante « sensun a consensu »  al parere di un Dottore. E Cipriano de Spect. Avvisa. « Discit
E a questo concorre la licenza il Superiore. 7. perché chi da licenza di salire in banco, o di comparire in scena ad una D
licenza il Superiore. 7. perché chi da licenza di salire in banco, o di comparire in scena ad una Donna vana, da occasion
di comparire in scena ad una Donna vana, da occasione agli Spettatori di cooperare al peccato di lei, e ai deboli di spiri
una Donna vana, da occasione agli Spettatori di cooperare al peccato di lei, e ai deboli di spirito di ordinare la loro v
occasione agli Spettatori di cooperare al peccato di lei, e ai deboli di spirito di ordinare la loro vista a cosa viziosa.
gli Spettatori di cooperare al peccato di lei, e ai deboli di spirito di ordinare la loro vista a cosa viziosa. « Apponere
, o in scena, sa per esperienza, che sarà desiderata almeno da alcuni di pochissimo spirito, ai quali per piacere, si ador
il Superiore. 9. perché spesso avviene, che non solo la vita attuale di Donna in banco, o in scena ferisce l’animo di alc
on solo la vita attuale di Donna in banco, o in scena ferisce l’animo di alcuni con un peccato; ma anche la sola ricordanz
risce l’animo di alcuni con un peccato; ma anche la sola ricordanzanc di lei dopo qualche tempo lo trafigge con nuovi pecc
. q. 167. a. 2. ad. 2. E gli Spettatori si pongono in molte occasioni di vizi; che danneggiano l’anime, e la riempiono d’i
esto amore: che sarà dunque il veder una Donna vana, e udirla parlare di quelle cose, che sogliono udirsi da quelle, che c
iana esperienza; onde si potrà dire dello Spettatore vizioso il detto di Cipriano de speci. « Amat, dum spectat. » E a que
in terra, o salir sopra un cavallo. E questo esempio è almeno ragione di dubitare ai Superiori: se sia bene, o no, dar lic
meno ragione di dubitare ai Superiori: se sia bene, o no, dar licenza di salir in banco alle Donne, e di consultare il cas
riori: se sia bene, o no, dar licenza di salir in banco alle Donne, e di consultare il caso molto bene con i Teologi. Così
lto bene con i Teologi. Così fece Monsignor Mastrilli già Arcivescovo di Messina, e risolse negar la licenza, che a lui to
Arcivescovo di Messina, e risolse negar la licenza, che a lui toccava di dare. Così fece molto prima l’Arcivescovo, e Card
egarla, pensando allo strettissimo conto, che dovranno dare nel punto di morte: onde possono dire con Agostino. « Nos cum
ppongono trattando con le Donne: onde qulle Azioni meritano il titolo di oscene, cioè impure, e eccitative di natura loro
qulle Azioni meritano il titolo di oscene, cioè impure, e eccitative di natura loro al peccato mortale; contro gli Attori
rvari ipse non potest. » E Cresollio in Mystag. L. 4. c. 16. parlando di tali spassi popolari dice. « Semper in eo elabora
non so, come si possano in alcun modo questi Spettacoli con apparenza di ragion difendere, se vogliamo vivere, e morire ne
pparenza di ragion difendere, se vogliamo vivere, e morire nella Fede di Cristo. Questo inculcò una volta il P, Bonaccorso
culcò una volta il P, Bonaccorso Predicatore Sicliano della Compagnia di Gesù in Venezia ai Sig. Veneziani; e fece colpo s
ensibile la trascuragginend dei Principi, e dei Prelati, che lasciano di procurare con Editti; e con pene la libarazione d
lati, che lasciano di procurare con Editti; e con pene la libarazione di si grave, e contagioso male: prego Dio, che li il
sono a farlo streattamente obbligati, e non facendolo, sommamente rei di eterno castigo. Concludo con S. Tommaso 2. 2. q.
so 2. 2. q. 168. a. 3. Egli condanna i Commedianti, quando si servono di parole , o di fatti brutti, che di loro natura si
8. a. 3. Egli condanna i Commedianti, quando si servono di parole , o di fatti brutti, che di loro natura siano peccati mo
a i Commedianti, quando si servono di parole , o di fatti brutti, che di loro natura siano peccati mortali; e tali per ord
ù facilmente piacciono con l’impurità. Quindi saggiamente la Signoria di Genova l’anno 1584. per pubblico decreto vietò le
vietò le Commedie: e i Comici, dopo aver tentato più volte indarnong di poter continuare, si partirono confusi, come dice
riferita da Pietro Greg. L. 34. Synt. Iuris. c. 16. E Filippo II. Re di Spagna nella sua più matura età determinò di non
c. 16. E Filippo II. Re di Spagna nella sua più matura età determinò di non prescrivere moderazione ai Commedianti, ma pr
on eterna lode del suo glorioso nome. Questo esempio dovrebbe servire di regola a tutti i Principi di Cristianità. Io fini
so nome. Questo esempio dovrebbe servire di regola a tutti i Principi di Cristianità. Io finisco la mia Supplica con le pa
i i Principi di Cristianità. Io finisco la mia Supplica con le parole di un zelante Dottore supplicante in questo modo. « 
sta Supplica sarà negata ora la grazia, piangerò con dolore la rovina di molte anime; e supplicherò il Sugnore, per essere
in altro tempo. Il benignissimo Principe ricevette con un cuore pieno di docilità tutte le considerazioni, che ristrette n
ante: poichè, passati pochi giorni, fece in tutto cessare le Commedie di Palazzo, e costrinse i Commedianti ad andarsene f
egno. Così fu ragguagliato il Predicatore con lettere congratulatorie di amici, e egli ne ringraziò affettuosamente la Div
ringraziò affettuosamente la Divina maestà; e celbrà molto allora, e di poi ancora non restò di celebrare, la risoluzione
te la Divina maestà; e celbrà molto allora, e di poi ancora non restò di celebrare, la risoluzione presa da quel Principe
elebrare, la risoluzione presa da quel Principe Vice Re, e degnissima di essere seguita da ogni gran Superiore con l’imita
Superiore con l’imitazione. Il bene risplende in ogni soggetto a modo di lampo, ma in un Principe lampeggia a guisa di Sol
in ogni soggetto a modo di lampo, ma in un Principe lampeggia a guisa di Sole meravigliosamente; e come del Sole disse Sin
itto da alcuni moderni, e dotti Personaggi, che concedono la comparsa di Donne in Commedia, non basta, per giustificare il
rire delle Comiche mercenarie in banco, o in scena ? Non è impresa di debole Soldato l’opporsi alla forza di un valoros
o in scena ? Non è impresa di debole Soldato l’opporsi alla forza di un valoroso Capitano: e lo scudo di Tersite non s
bole Soldato l’opporsi alla forza di un valoroso Capitano: e lo scudo di Tersite non sostiene le saette lanciate dal poder
scudo di Tersite non sostiene le saette lanciate dal poderoso braccio di Achille: poco avanzo di reputazione fa tra i dott
tiene le saette lanciate dal poderoso braccio di Achille: poco avanzo di reputazione fa tra i dotti, chi pretende contradd
di reputazione fa tra i dotti, chi pretende contraddire alle dottrine di personaggi eruditi, e consumati nel Liceo della S
e a mio senso, che io, uomo affatto incognito ai letterati, e fornito di pochissima dottrina, e di nessuna erudizione, non
o affatto incognito ai letterati, e fornito di pochissima dottrina, e di nessuna erudizione, non pretendo in modo alcuno d
issima dottrina, e di nessuna erudizione, non pretendo in modo alcuno di oppormi ai moderni, e dotti Scrittori, che conced
o di oppormi ai moderni, e dotti Scrittori, che concedono la comparsa di Donna in Commedia, ma desidero interpretare a mio
a mio favore ciò, che scritto da loro sembra contrario a quello, che di presente io scrivo contro il comparire delle Comi
rcenarie nel Teatro, e discorro in questo modo. Una difficoltà contro di me si può fondare su quello, che scrivono alcuni
so Garzoni nella Piazza Universale, che appunto chiamre si può Piazza di erudizione: egli tratta dei Comici nel Discorso 1
ratta dei Comici nel Discorso 104. e loda mirabilemente, come Attrici di modeste Rappresentazioni alcune Comiche. La grazi
zia indicibile, facendosi divulgare per la più eccellente Commediante di nostra età. Non lascio da parte quella Lidia gent
e con si bella grazia, piangendo un dì per Adriano, lasciò in un mare di pene l’affannato cuore di quel Poeta che perso ne
ngendo un dì per Adriano, lasciò in un mare di pene l’affannato cuore di quel Poeta che perso nel suo amore le mandò quel
etto, che comincia. Lidia mia il dì etc. Ma soprattutto parmio degna di eccelsi onori quella divina Vittoria, che fa meta
mio degna di eccelsi onori quella divina Vittoria, che fa metamorfosi di se stessa in Scena, quella bella Maga d’amore, ch
di se stessa in Scena, quella bella Maga d’amore, che alletta i cuori di mille amanti con le parole, quella dolce Sirena,
i incanti le almenh dei suoi devoti Spettatori: e senza dubbio merita di essere posta, come un compendio dell’Arte, avendo
ove sanno, e conoscono almeno alcuni in particolare, che sono deboli di spirito; perché in quanto all’autorità del Galluz
perché in quanto all’autorità del Galluzzi dico, che egli parla, non di Donne oscene, ma di persone ridicole, che nella C
l’autorità del Galluzzi dico, che egli parla, non di Donne oscene, ma di persone ridicole, che nella Commedia muovevano il
be la Commedia ridicolosa, ma non già oscena, né illecita per ragione di oscenità: perché la modesta comparsa di Donna rid
cena, né illecita per ragione di oscenità: perché la modesta comparsa di Donna ridicola, per far ridere, non è cosa oscena
cita per altra ragione: come sarebbe, se ne venisse scandalo a deboli di spirito; né vi fosse cagione sufficiente per gius
da Donna, per rappresentarla; poichè, come ho detto secondo il oarere di Menocchio, coloro si chiamano Istrioni, i quali v
appresentano i gesti dell’impudiche Donne. Dunque l’allegata autorità di questo Scrittore non è contro di me, che parlo di
he Donne. Dunque l’allegata autorità di questo Scrittore non è contro di me, che parlo di vere Donne, e parlanti d’amore,
l’allegata autorità di questo Scrittore non è contro di me, che parlo di vere Donne, e parlanti d’amore, le quali oltre il
iche dei Gentili, le quali erano in gran numero Amatorie, e abbondano di altri difetti sconvenievoli allo spirito cristian
ile, oscena, e scandalosa. E però Crisostomo tante volte, e con forza di tanto zelo, e di zelante spirito s’infiamma alla
andalosa. E però Crisostomo tante volte, e con forza di tanto zelo, e di zelante spirito s’infiamma alla riprensione contr
comparsa delle Comiche mercenarie, e oscene; ma discorre con disegno di sterminare dai banchi, e dalle scene ogni mortale
are dai banchi, e dalle scene ogni mortale oscenità. Chi è professore di religiosa, e vera perfezione, brama cacciare dal
all’autorità del P. Galluzzi. Si consola, non poco, chi, costretto di rispondere a qualche dottrinale obiezione, fondat
to di rispondere a qualche dottrinale obiezione, fondata sulle parole di un velente uomo, le interpreta in buono, e vero s
d’avere interpretato l’autorità del P. Galuzzi secondo il sentimento di lui medesimo. Ne stetti prima alquanto dubbioso,
lettera per risposta.   Molto Reverendo in Cristo Padre. La lettera di V. R. Con l’inchiusa scrittura mi ha trovato a le
sta affermarle generalmente, che io non ho ami ineso col mio Trattato di dare favore acluno a quella maniera di Commedie,
ho ami ineso col mio Trattato di dare favore acluno a quella maniera di Commedie, contro le quali elle declamasse che le
olo dell’approvazione fatta cira la mia interpretazione, e pregandolo di non prendersi altro fastidio, e fatica di qualifi
terpretazione, e pregandolo di non prendersi altro fastidio, e fatica di qualificare il Quesito: perché a me, e ad ogni al
l’artificio dell’Arte. Ora supposto per vero questo piccolo preambolo di dire, io rispondo all’autorità del Garzoni dicend
e sia modesta, « Theologiche », Teologicamente, cioè lontana, e priva di peccato mortale, e di scandalosa rovina ai deboli
ogiche », Teologicamente, cioè lontana, e priva di peccato mortale, e di scandalosa rovina ai deboli di virtù; come la tra
lontana, e priva di peccato mortale, e di scandalosa rovina ai deboli di virtù; come la tratto io: ma egli la propone, e ,
ta, e peccaminosa: come se uno con parole, e gesti pudici, pieni però di artificio, cercasse di giungere all’illecita forn
se uno con parole, e gesti pudici, pieni però di artificio, cercasse di giungere all’illecita fornicazione. Ma per dichia
to. Dico 1. Egli scrive, che gli antichi Istrioni, pubblici recitanti di professione, non furono comunemente in onore; ma
E dei Comici del nostro tempo nomina unosolo, il quale si trasformava di rubicondo in pallido, e di pallido in rubicondo,
po nomina unosolo, il quale si trasformava di rubicondo in pallido, e di pallido in rubicondo, come a lui pareva : e del s
discorsivo giudizioso, e Accademico Dicitore. Così egli avrebbe detto di un eccellente ladro recitante, di un’artificiosa
o Dicitore. Così egli avrebbe detto di un eccellente ladro recitante, di un’artificiosa Meretrice, e di un finissimo Ruffi
etto di un eccellente ladro recitante, di un’artificiosa Meretrice, e di un finissimo Ruffiano; avrebbe, dico, detto, meri
o dal peccato commesso recitando con scandalo degli spettatori deboli di virtù. Si loda anche talvolta per l’Arte, chi mer
elle 4. Donne, come Comiche eccellentissime; ma insieme dimostra, due di loro essere state tali recitando, e comparendo, c
no scusare da peccato mortale: poichè una lasciò recitando in un mare di pene il cuore di un Poeta, che perso nel suo amor
cato mortale: poichè una lasciò recitando in un mare di pene il cuore di un Poeta, che perso nel suo amore le scrisse un s
etto. E che amore fu quello ? Di virtù, o do peccato ? Di Paradiso, o di Averno ? Di Platone, o di Plutone ? Di Lodatore,
o ? Di virtù, o do peccato ? Di Paradiso, o di Averno ? Di Platone, o di Plutone ? Di Lodatore, o di Lussuriatore ? Io cre
Di Paradiso, o di Averno ? Di Platone, o di Plutone ? Di Lodatore, o di Lussuriatore ? Io credo, che fu amore di perdizio
di Plutone ? Di Lodatore, o di Lussuriatore ? Io credo, che fu amore di perdizione, poichèil Poeta perso nell’amore mandò
hiamata dal Garzoni Divina Vittoria, ed è descritta come allettatrice di mille amanti. Ma io, come Teologo, e non come Pol
come Teologo, e non come Politico, stimo, che colei meriti il titolo di Diabolica Vittoria; poichè cagionava con la squis
itezza scandalosa dell’arte al Demonio mille vittorie contro le anime di molti Spettatori, fiacchi posseditori di quella v
lle vittorie contro le anime di molti Spettatori, fiacchi posseditori di quella virtù, con che si mantiene il possesso del
il resto scritto dal Garzoni nel cit. Discorso : io alla sua autorità di nuovo, e in ristretto rispondo, che la comparsa d
alla sua autorità di nuovo, e in ristretto rispondo, che la comparsa di quelle donne, da lui descritte: sebbene era modes
d’immodestia in una licenziosa donna cagiona sdegno, e odio nel cuore di chi la mira, e di chi la lode: ma ove si negozia
a licenziosa donna cagiona sdegno, e odio nel cuore di chi la mira, e di chi la lode: ma ove si negozia d’amoroso affetto
negozia d’amoroso affetto con termini, e con modi vergognosi, e pieni di modesto rossore; oh gli animi, e i cuori restano
re piaga in un cuore, che il licenzioso volto, o premeditato discorso di una Comica. Ma io dico, che più, che una bella, e
ù, che una bella, e modesta Fanciulla, sarà atta ad impiagare i cuori di molti quella Comica, che non avrà licenzioso il v
che non avrà licenzioso il volto, ma l’avrà modesto. E artificioso: e di più si farà sentire, e vedere con vivezza di prem
odesto. E artificioso: e di più si farà sentire, e vedere con vivezza di premeditato discorso, con saette di balenanti sgu
arà sentire, e vedere con vivezza di premeditato discorso, con saette di balenanti sguardi, con vezzi di bocca ridente, e
a di premeditato discorso, con saette di balenanti sguardi, con vezzi di bocca ridente, e con le potenti lusinghe di una p
enanti sguardi, con vezzi di bocca ridente, e con le potenti lusinghe di una persona tutta ben composta, e tutta fatta, pe
un’esca attrattiva degli umani affetti. Insomma la comparsa femminile di Comica artificiosa, se non è svergognatamente osc
 ? Le tolleranze dei virtuosi, e savi Principi sono talvolta leggi di giudiziosissima prudenza: onde conviene essere am
nsore; quando l’evidente ragione non convince, che qualche tolleranza di un Principe sia affatto intollerabile: tocchiamo
; e non avvisano i Governanti, né i Vescovi, che levino le sordidezze di così fatto abuso, che proibiscono la comparsa del
in banco. Dunque è segno, che si poò tollerare per qualche ragione. E di vero è troppo grande irreverenza, ed è ardire di
r qualche ragione. E di vero è troppo grande irreverenza, ed è ardire di troppo sfrontata fronte giudicare i Superiori, ta
i combatte il cielo con le montagne. Rispondo. Veramente la nebbietta di questa difficoltà offende un poco l’occhio di mol
Veramente la nebbietta di questa difficoltà offende un poco l’occhio di molti, non dico semplici, ma dotti, e dotti nella
dotti, e dotti nella Teologia. Una volta un valent’uomo chiaram, ente di disse. Io con il riparodi questo argomento estrin
arodi questo argomento estrinseco mi difendo dalle saette del rimorso di coscienza, e stimo, che si possano tollerare ques
t. » I Superiori le vedono, tacciono, e le tollerano. Io non professo di essere l’Achate di questo Enea: me ne vado lungi
vedono, tacciono, e le tollerano. Io non professo di essere l’Achate di questo Enea: me ne vado lungi dal suo Teologico p
Io ora dichiaro il mio senso con questo odine. Dico 1. La difficoltà di questo presente Quesito si fonda in argomento, e
gano in banco nelle piazze; né che il popolo Romano, ovvero i Signori di Campidogli chiamino, e provvisionino le Compagnie
on una Politica, con una santa Politica, e prudente imitazione. Io so di un Signor Governatore nello stato Ecclesiastico,
co. Che se alle volte si è permesso; ovvero si permetterebbe, l’abuso di qualche oscena Commedia in Roma per qualche buona
azione della licenza. E si ricordino i Savi del nostro tempo il detto di Alessandro Afrodiseo. « Veteres varia scenarum ob
della scena per ricreare l’animo travagliato, e non già per riempirlo di vizi, e di peccati. Dico 3. I principalissimi Sup
per ricreare l’animo travagliato, e non già per riempirlo di vizi, e di peccati. Dico 3. I principalissimi Superiori cost
giurisdizione; perché si permette in un’altra; poiché il solo esempio di altri circa un permesso male, « quod intrinsece s
, e virtuose: e per tutto si ode quella circolare risposta, degna più di pianto, che di riso. Si permette qui, perché si p
per tutto si ode quella circolare risposta, degna più di pianto, che di riso. Si permette qui, perché si permette lì: si
nel banco; massimamente con riguardo della pratica, e della debolezza di spirito di moltissimi Uditori, risponderebbero co
massimamente con riguardo della pratica, e della debolezza di spirito di moltissimi Uditori, risponderebbero con una total
ce saggiamente il grave, e moderno Teologo Ribadaniera per acconcionn di tale abuso, dicendo. Perché nelle cose morali non
comune probabilmente sempre si farà: bene è assai chiaro quello, che di simili Rappresentazioni si deve giudicare; e quel
iano, da chi può, informati pienamente, e distintamente della qualità di questo pestifero morbo; perché ho sperimentato in
teatrali oscenità delle moderne Rappresentazioni. O gran disavventura di alcuni Principi, che la verità se ne fugga quasi
ugga quasi bandita dai Palazzi loro, rimanendovi numerosa moltitudine di adulatori, tra i quali sebbene non mancano alcuni
molti, che giudicano delle cose rettamente, nondimeno, temono e forse di esporre liberamente con parole il proprio sentime
umilissimamente supplicherei, che ponessero freno allo sfrenato corso di questo rovinoso abuso, e pestilente infezione: e
un cenno, e molto più ad un espresso impero formato per la necessità di tanto desiderato provvedimento. I difetti popolar
Principe spinga il suo volere, quasi generoso destriero nell’arringo di provvido Legislatore. E la colpa grave delle osce
quello, a cui io fui esortato caldamente da un Illustrissimo Vescovo di Sicilia l’anno 1639. con questa forma di parlare.
da un Illustrissimo Vescovo di Sicilia l’anno 1639. con questa forma di parlare. Voi Padre con le vostre fatiche predicat
i, e Vescovi, esortandoli ad estinguere affatto ogni minima scintilla di questo teatrale, e femminile incendio. Questo fu
cintilla di questo teatrale, e femminile incendio. Questo fu il senso di quel zelantissimo Vescovo; che come fu gratissimo
le alla sacra Congregazione, ma con la presente Opera, che con Titolo di Ricordo mando ad un amico; ma bramo sia mandata c
ernatori, Magistrati, e simili; in modo che con il potente correttivo di salutare moderazione provegganonp a gravi mali, c
ono dalla femminile comparsa, e dalla sua oscena dissoluzione. Voglio di più pregare i Commedianti, professori di cristian
oscena dissoluzione. Voglio di più pregare i Commedianti, professori di cristiana modestia, a ponderare da senno, non sol
Rossi nel Convitto Morale, stampato nell’Eccelsa, e Serenissima Città di Venezia l’anno 1639. diceva con tale tenore. Quan
ttacoli saranno più onesti, e più gravi; tanto maggiore forza avranno di allettare, dilettare, e trattenere il popolo; per
o; perché la felicità, alla quale mirano questi trattenimenti, consta di due cose, di piacere, e di onestà: onde si loda p
felicità, alla quale mirano questi trattenimenti, consta di due cose, di piacere, e di onestà: onde si loda più la Tragedi
quale mirano questi trattenimenti, consta di due cose, di piacere, e di onestà: onde si loda più la Tragedia, che la Comm
’onestà non vi ha parte alcuna: e i Comici fanno più presto l’officio di Ruffiani, che d’Istrioni.v. Passatempo pubblico.
gare i Signori Accademici, o altri, che talvolta, senza essere Comici di professione, fanno qualche Commedia, che diano pi
le Commedie correnti sono tanto perniciose, e pestifere, che meritano di essere spianate affatto: e tutti i Principi dovra
aria; ma dalle regole del Si. Tommaso: onde gli Attori, che non fanno di professione di Scettici, peccheranno mortalmente,
regole del Si. Tommaso: onde gli Attori, che non fanno di professione di Scettici, peccheranno mortalmente, rappresentando
ofessa l’osservanza della divina legge, procuri con la debita cautela di astenersi dalla composizione, e dal recitamento d
itamento della Commedia oscena, la quale (come ho detto sul principio di questa Operetta, e qui sul fine replico, seguendo
incipio di questa Operetta, e qui sul fine replico, seguendo l’avviso di chi scrisse già. « Sciens repetoPetrarc. Dial. 11
e alla disonestà. 2. O per accidente, essendo udita da persone deboli di spirito. 3. O con l’argomento impuro. 4. O con un
ni fatti, ovvero con il modo d’impurità mortale. 7. O con la comparsa di Donna vera, Comica di professione, ornata lasciva
l modo d’impurità mortale. 7. O con la comparsa di Donna vera, Comica di professione, ornata lascivamente, e parlante d’am
parlante d’amore in pubblico Auditorio, ove sa, che sono molti deboli di virtù; e ne conosce alcuni in particolare. Finisc
schiarata bene la sua brutta natura, forse tale dichiarazione servirà di confutazione: e come dir si suole, e come scrive
o spirituale dei Fedeli. Tra tanto mi consolo con il giudizioso detto di Salviano. « Hoc infructuosum saltem non erit, quo
s. » Cioè. Almeno questo non sarà cosa infruttuosa; che io ho tentato di recare ad altri giovamento: poiché mentre fornita
he io ho tentato di recare ad altri giovamento: poiché mentre fornita di buona diligenze, e di prezioso desiderio, benché
care ad altri giovamento: poiché mentre fornita di buona diligenze, e di prezioso desiderio, benché non trovi l’effetto de
razione, nondimeno riceve il premio della buona volontà. Il tentativo di giovare al bisogno degli altri è fonte di molti b
buona volontà. Il tentativo di giovare al bisogno degli altri è fonte di molti beni per giovare a se: onde si può consolar
chi non poco brama confortare altri nella virtù; poiché il vero zelo di servire all’altrui bene, serve ancora al bene del
alviano. « Infructuosum non erit, quod prodesse tentavi » : lo sforzo di giovare ad altri è a se medesimo un dolce frutto.
uoce a tutti. Pag.nq 96. Ne la Femmina si scusa dicendo. Io son casta di mente. Pag. 97. Alessandro avrebbe corso con i Re
ia. Pag. 224. Non si deve proporre nelle Commedie. Pag. 225. Un libro di tal’Amore fu censurato, e sospeso. Pag. 225, 226.
fu censurato, e sospeso. Pag. 225, 226. Arsenio non voleva ricordarsi di una Donna. Pag. 171. Artificio da pochi è distint
si di una Donna. Pag. 171. Artificio da pochi è distinto dal pericolo di peccato. Pag. 183. E dal diletto osceno. Pag. 183
immodeste, che le moderne. Pag. 6. Ma le moderne ancora hanno bisogno di moderazione. Pag. 5, 6. L’Auditorio pubblico dell
azione. Pag. 5, 6. L’Auditorio pubblico delle Commedie a molti deboli di virtù. Pag. 26. Gli Auditori non distinguono l’ar
le anime. Pag. 153. È peccato. Pag. 154. Beltrame dichiara il decreto di S. Carlo bene prima. Pag. 13. Ma poi male. Pag. 1
ra non è contrario a S. Tommaso circa i Comici. Pag. 214. Bruttezza è di due sorti. Pag. 33. Ballerina castigata dai Diavo
bastone. Pag. 155. C Caccia del Pesce Spada. Pag. 171. Canto è di molta utilità. Pag. 145, 146. convertì un Mimo. P
, 13. consultava con molti Dottori. Pag. 15. Carlo V una Costituzione di cacciare i Comici. Pag. 250. Al Cristiano non bas
moderne. Pag. 64. Sono osceni per ordinario. Pag. 264. Hanno bisogno di buon guadagno. Pag. 116. Non osservano la prescri
ando sono osceni. Pag. 67. Spendono assai. Pag. 116. Cercano ogni via di guadagno. Pag. 118. Alcuni conducono le Figliole.
0. Uno faceva le Commedie solo da sé. Pag. 197. Gli antichi scrittori di Commedie non introducono Giovani, e Giovanette a
amente insieme. Pag. 208. Comica Che donna sia. Pag. 74. Finge talora di essere moglie del Comico. Pag. 114. Perché gusti
74. Finge talora di essere moglie del Comico. Pag. 114. Perché gusti di dare quest’arte. Pag. 115. Non osserva la prescri
ce assai con la grazia. Pag. 144. E col canto. Pag. 144, 145. Ragioni di levarla dal Teatro. Pag. 245. Nuoce con la ricord
muovono. Pag. 85. Compassione propria del Giusto. Pag. 1. Confessore di Superiore quale deve essere. Pag. 235, 241, 242.
. Pag. 127. Altri vi fanno giochi. Pag. 127. D Decreto Sinodale di S. Carlo contro i Comici. Pag. 12. Perché non fos
io Liberio recitò in Teatro per forza. Pag. 45. Demoni sono promotori di vari vizi, uno presiede ad un vizio, e un altro a
ficilmente. Pag. 110. Una rapita. Pag. 110, 111. Se è obbligata, o no di ritirarsi dall’essere toccata disonestamente 113.
a, o no di ritirarsi dall’essere toccata disonestamente 113. Impedita di comparire in banco 119. 120 . Pericolo di mirarla
isonestamente 113. Impedita di comparire in banco 119. 120 . Pericolo di mirarla. Pag. 131. Non si ammetteva in Teatro cin
ziosa. Pag. 167. Non pecca vestendosi da uomo per saltare in presenza di persone forti di spirito. Pag. 167. Pecca vestend
Non pecca vestendosi da uomo per saltare in presenza di persone forti di spirito. Pag. 167. Pecca vestendosi per saltar in
pubblico Teatro. Pag. 168. Alcune Donne nobili lasciarono un disegno di recitare 72. Altre recitando cagionarono grandi m
Pag. 117. Fatto brutto mortale qual sia. Pag. 32, 33. uno bruttissimo di Comico. Pag. 35. Uno di Ciarlatano. Pag. 35. Quan
ortale qual sia. Pag. 32, 33. uno bruttissimo di Comico. Pag. 35. Uno di Ciarlatano. Pag. 35. Quanti brutti mortali fanno
35. Ferdinando II Imperatore per un atto brutto impedì il recitamento di una Commedia. Pag. 34. Filippo II proibì le Comme
i approvano i Giovanetti vestiti da donna in Commedia. Pag. 195. Casi di scandalo. Pag. 195. Un caso di tentazione a un Re
i da donna in Commedia. Pag. 195. Casi di scandalo. Pag. 195. Un caso di tentazione a un Religioso. Pag. 196. Tre Giovani
207. Meretrice vestita da uomo con Banditi. Pag. 162. Una si vergognò di peccare in pubblico. Pag. 209. Musici mercenari p
ra da vesti diverse al maschio, e alla femmina. Pag. 163. Nocumentonv di peccato mortale fa illecita la Commedia. Pag. 39.
Occhio si custodisca dal mirare donna. Pag. 131, 132, 138, 139. Scuse di chi non lo custodisce. Pag. 134. Miro per solo gu
nginw. Pag. 140. La donna è brutta. Pag. 140. Ogni oscenità è indegna di cristiano. Pag. 27. Il vocabolo osceno d’onde si
ria alla Commedia. Pag. 29. P Parole brutte quali siano mortali di loro natura. Pag. 23. Alle volte diventano mortal
Pag. 23. Alle volte diventano mortali per accidente, non essendo tali di loro natura. Pag. 23, 24. Le scandalose sono mort
cose. Pag. 187. Pavone è più bello, che la Femmina. Pag. 163. Peccato di pensiero. Pag. 135. Piacere esca dei vizi. Pag. 9
pudico non volle mirare le Comiche. Pag. 136. Rnx Recitamento di sole Donne senza uomini spettatori 73. Un recitam
Recitamento di sole Donne senza uomini spettatori 73. Un recitamento di gran gusto senza oscenità. Pag. 94. Rete del Demo
ssere 252. Riffa è un gioco. Pag. 127. Roma non lascia salir in banco di piazza né donna, né uomo. Pag. 248. Romito vinse
facevano. Pag. 105. La severità troppa è biasimevole 226. La Signoria di Genova fece Decreto contro le Commedie 250. Socra
tue belle muovevano a libidine. Pag. 71-72. Superiore può dar licenza di recitare Commedie ai mercenari Comici modestament
delle Donne oscene. Pag. 252, 255. Tentazione cagionata da ricordanza di Donna già veduta. Pag.171. S. Tommaso stima lecit
232. V Vescovi levino le oscenità Teatrali 249. Una vista sola di Donna nuoce. Pag. 172. Z Zelo stimola all’
1. c. 14. 34. L. de Synodo tr. 2. t. 9. Nell’Appendice della Predica di Ferie. 4. della Domenica. 4. di Quaresima. Pag. 1
2. t. 9. Nell’Appendice della Predica di Ferie. 4. della Domenica. 4. di Quaresima. Pag. 18 de Discorsi intorno alle Comed
et Prefectum. In c. 1. Mich. T. 2. l. 3. d. 18. n. 2. Nell’Appendice di fer. 4. della Dom. 4. di Quaresima. p. 5. trat. D
ich. T. 2. l. 3. d. 18. n. 2. Nell’Appendice di fer. 4. della Dom. 4. di Quaresima. p. 5. trat. De scandalo Res. 31. In Pa
rofi. Spir. Trat. della Mortifica. C. 25. Nell’Appendice alla Predica di Fer. IV. Dom. IV. di Quaresim. De matr. q. IV. p.
la Mortifica. C. 25. Nell’Appendice alla Predica di Fer. IV. Dom. IV. di Quaresim. De matr. q. IV. p. 9. n. 17. Region. Re
ad. c. 3. Deut. c. 22. 5. v. Fem. n. 2. Nell’Appendice: alla Predica di Feb. 4. Dom. 4. di Quares. Cap. Si qua mulier. 30
22. 5. v. Fem. n. 2. Nell’Appendice: alla Predica di Feb. 4. Dom. 4. di Quares. Cap. Si qua mulier. 30. dist. Ep. ad Ige.
. [NDE] Comprendre (sens figuratif): ciò che si raccoglie come frutto di un’attività, di un’opera intrapresa. cc. [NDE] O
re (sens figuratif): ciò che si raccoglie come frutto di un’attività, di un’opera intrapresa. cc. [NDE] Original: di.  c
e frutto di un’attività, di un’opera intrapresa. cc. [NDE] Original: di .  cd. [NDE] Comprendre: ricavo. ce. [NDE] Compr
int Jérôme, entre 390 et 405. dh. [NDE] Demetr. L. 9. d. 46. n. 11. di . [NDE] Comprendre: tutto il giorno. dj. [NDE] Co
modo. ej. [NDE] Comprendre: costretto. ek. [NDE] Comprendre: prima di . el. [NDE] Comprendre: nominati. em. [NDE] Comp
k. [NDE] Comprendre: noleggiatori. il. [NDE] Comprendre: necessitano di . im. [NDE] Original: impedicato. in. [NDE] Orig
. mn. [NDE] Comprendre: danneggiamenti. mo. [NDE] Comprendre: donne di mondo (sens péjoratif). mp. [NDE] Original: egli
diritto. mz. [NDE] Comprendre: pulpito. na. [NDE] Comprendre: prima di . nb. [NDE] Comprendre: lontano. nc. [NDE] Compr
2 (1649) Della Cristiana Moderazione del Teatro. La soluzione dei nodi pp. -
de' nodi Per sciogliere molte difficoltà, e per risolvere molti Casi di coscienza intorno alle Commedie poco modeste; per
strare, che non è mai lecita la loro Permissione, secondo la dottrina di San Tommaso, e d’altri Theologi, e per sicurezza
i antichi, e moderni intorno a’ Composi-tori, Lettione, e Recitamento di poca honestà. E di più Giuditio, che si può fare
intorno a’ Composi-tori, Lettione, e Recitamento di poca honestà. E di più Giuditio, che si può fare di quelle Commedie,
e, e Recitamento di poca honestà. E di più Giuditio, che si può fare di quelle Commedie, che si rappresentano tal’hora co
può fare di quelle Commedie, che si rappresentano tal’hora con titolo di onesta Ricreatione da persone ascritte in una oss
premio, e cingi le beate chiome con l’aurea Corona  : e noi, bramosi di riposo, sospiriamo alla celeste mercede. Tu miri
culum, et in ænigmate » veggiamoa tra il chiaro oscuro, e tra l’ombre di Fede, e con timore, e incertezza della salute, l’
er efficace, e subito favore della Divina Virtù ti trovasti mutato, e di Comico burlesco, gentile, e vano, diventasti Atto
mento del sangue, e con la concepita, e pubblicata, e professata Fede di Cristo, e la vera Religione de’ Cristiani  ; così
né Comico verunob, né veruno Spettatore, gusti più rappresentare, né di mirare nel moderno, e cristiano Teatro alcuna bru
né di mirare nel moderno, e cristiano Teatro alcuna brutta apparenza di viziosa Oscenità. Fa con la tua santa, e potente
potente impetrazione, che la moderna Scena sia sempre un giardinetto di onestissimi fiori di lecita Ricreazione, e da lei
, che la moderna Scena sia sempre un giardinetto di onestissimi fiori di lecita Ricreazione, e da lei niuno si parta, se n
ndo in terra, siamo bisognossimi della tua protezione: e però al fine di ottenerla, ora, e di continuo, con affetto umilis
isognossimi della tua protezione: e però al fine di ottenerla, ora, e di continuo, con affetto umilissimo ti adoriamo, e i
1. Se l’andare alla Commedia Oscena,quando i Comici già sono in punto di farla, o l’hanno cominciata, sia buona Ragione pe
la Commedia Oscena. 120. P. 19. Se l’andare alle Commedie per un poco di ricreazione, e per sollievo della sua malinconia,
P. 20. Si continua questa materia. 130. P. 21. Se è buona la Ragione di chi dice. Io vado per passatempo, e per ridere un
permettere i Mercenarij Commedianti? 158. P. 4. Se sia buona Ragione di tollerare i Comici, il sapere, che da taluno si p
un Recitante Modesto. 164. P. 6. Se la Donna porge occasione maggiore di peccare all’Uomo, stando alla finestra, o recitan
Se i Maestri salariati dichiarano a’ Giovanetti le Amatorie Commedie di Terenzio, di Plauto, e d’altri; i Comici Moderni
salariati dichiarano a’ Giovanetti le Amatorie Commedie di Terenzio, di Plauto, e d’altri; i Comici Moderni non potranno
nità? Ovvero i Vescovi nelle loro Diocesi? 182. P. 2. Che si può dire di que’ Principi, che tollerano, o che sostengono i
ecite, perché i Principi, e i Superiori le approvano, e danno licenza di Recitare? 192. P. 5. Se. Già che la Moderazione,
e, occorra più scriverne, o parlarne. 214. P. 5. Si narra un Successo di moto spavento. 218. P. 6. Se sia zelo indiscreto
ché tanti al riprovano? 236. P. 14. Di quello, che possiamo giudicare di certi Casi spiegati da gli Autori contro i Commed
48. P. 16. Di altri Casi più moderni, e sentiti da persone degnissime di piena fede. 250. P. 17. Del frutto, che si può sp
chi ha letto. 258 Censura intorno a Compositori, e Composizioni, e c. di poca onestà. Vedi dopo il num. 258. Giudizio into
di poca onestà. Vedi dopo il num. 258. Giudizio intorno a Recitamenti di qualche osservante Congregazione. Vedi all’ultimo
no a Recitamenti di qualche osservante Congregazione. Vedi all’ultimo di questa Operetta. Il fine. AL BENIGNO LETTOR
ettano, sono finiti; e si spera, che stamperanossi f , uno con Titolo di Ammonizioni a’ Recitanti; acciocché g si moderin
d’Istanza a’ Signori Superiori; acciocché supplicati si compiacciano di dare la necessaria e cristiana Moderazione del Te
uire que’ Giusti, che non sanno, o non curano saper raccogliere fiore di merito celeste nel campo del nostro Teatro: e poi
del nostro Teatro: e poi proporre a’ Peccatori la giovevole sentenza di S. Bernardo. «Deus obltos sui de se adomonuit, av
g. Iddio per sua infinita misericordia operi efficacemente, che niuna di queste Operette riesca priva di quel frutto, che
cordia operi efficacemente, che niuna di queste Operette riesca priva di quel frutto, che l’Autore, come ardentemente ha d
n non poca utilità dei Cristianesimo. Concludasi dunque con le parole di S. Agostino Ser. 39. ver. Dom. , come con un buo
e expeditos, et paratos ad expectandum novissima. » L’aspettazione h di una buona morte è buon Maestro di virtuosa vita n
ndum novissima. » L’aspettazione h di una buona morte è buon Maestro di virtuosa vita nel Teatro e in ogni luogo. Ind
’Ammonio gustava delle Canzoni 131. Un Giovane compariva in apparenza di Asino 245. 246. Assoluzione si nega a chi vuole s
vuole stare nell’occasione prossima si peccato 76. Auditore se pecchi di cooperazione andando alla Commedia oscena cominci
. Può, e deve informarsi della qualità della Commedia 11. Va con fine di peccato implicite all’oscena 114. Alle volte vi v
tti pecchino 106. 107. Non gli ultimi 108.   B Ballarini della notte di Carnevale uccisi per la caduta di un solaro 249.
imi 108.   B Ballarini della notte di Carnevale uccisi per la caduta di un solaro 249. S. Basilio di che cosa avverta i
notte di Carnevale uccisi per la caduta di un solaro 249. S. Basilio di che cosa avverta i Maestri di Scuola 178. Beltram
la caduta di un solaro 249. S. Basilio di che cosa avverta i Maestri di Scuola 178. Beltrame non conobbe la Commedia Osce
one le sue Commedie essere modeste 32. 55. 57. Bonciario fu avvertito di non esplicare Terenzio a’ Giovani, e che cosa fec
ani, e che cosa fece 176. 177. S. Bonifacio Vescovo predisse la morte di un Giocolatore 248. Buffone arricchito prima, e p
mici in Francia 92. Carlo V perché proibì le Maschere 13. Carlo VI Re di Francia in gran pericolo 47. P. Carminata predicò
Commedia è Cronica 62. sia onesta, e recitata da persone oneste 82. È di quattro sorti 52. Le Accademiche, o le Cantate si
lle Azioni sacre 26. Cagionano mali 32. Non sono Maestri buoni 83. Né di bene, ma di male 64. 65. 67. 83. 84. Fanno peggio
acre 26. Cagionano mali 32. Non sono Maestri buoni 83. Né di bene, ma di male 64. 65. 67. 83. 84. Fanno peggio che le Mere
neste Azioni 86. 87. Perché rappresentino Opere ne’ giorni festivi, e di Venerdì 71. uno recitando acconsentiva al pensier
orni festivi, e di Venerdì 71. uno recitando acconsentiva al pensiero di peccare con la Comica 29. Vanno alle città princi
città principali, e ad altri luoghi 89. 90. Non possono dar occasione di peccato a’ Viziosi 119. 120. Alcuni portarono in
255. 256. Non s’emendano. Se si fa loro la correzione 256. Compagnia di Comici alle volte per necessità piglia un osceno
17. Con che si corregge la cattiva 20. Conversazione umana ha bisogno di ricreazione 1. 2. Convertite come sono aiutate da
ate dalle Meretrici 199. Cooperator al male come pecchi senza obbligo di restituzione 106. 207. Correzione sia con piacevo
edie oscene 145. Demonio si nasconde sotto il bene 59. Prese la forma di un Recitante morto all’improvviso 48. 242. Recitò
ntemente 254. Fa buoni effetti 255. F. Domenico Gori Domenicano restò di confessare un Signore, perché era itok alla Comme
esta più nuoce recitando, che stando in finestra 170. 171. Condizioni di una trista 171. Nuoce a tutta la Città 171. 172.
con grazia ad un inconveniente del Teatro 99. E Esempio non è regola di giudicare 188. Il cattivo si corregga 188. È buon
on sempre scusa 120. 121. Figliuolo riaccettato dal Padre per cagione di una Commedia 234. Filippo 2. Re di Spagna proibì
riaccettato dal Padre per cagione di una Commedia 234. Filippo 2. Re di Spagna proibì le commedie 37. Poi come le concess
o Saverio perseguitava i Comici, e Ciarlatani nelle piazze 11. Frutto di un Libro stampato contro le commedie oscene 217.
eletta colorita sì, che pareva nudo 24. Parte dal Teatro con pensieri di peccato 35. Non è degno d’assoluzione volendo and
provviso recitando 251. Un altro Ecclesiastico 251. Giovanetti invece di Donne meglio è non introdurre in Scena 27. Giovan
Scena 27. Giovani Recitanti ripresi 53. D. Giovanni Ventimiglia V Re di Sicilia 143. Giocatore convertito alla Commedia 8
quando non sia obbligato alla restituzione, e quando sia 107. Grazia di Dio vi vuole grande per liberare un Comico osceno
Il Comico si congiunge col Meretricio 155. Gusto non è buona ragione di permettere le Commedie oscene 189. Molti non l’ha
5. Legislatori mirino tre cose 182. Leschen era un luogo da ragionare di cose allegre, e serie 154. Lettera cieca ad un Re
ad un Religioso, acciochém impedisce le Commedie oscene 189. Libretti di Confessione, o impuri si leggano con cautela 63.
ia oscena 29. Medici biasimano i Ciarlatani 225. Meretrici al Cocchio di Temistocle 161. Perché si permettano 158. 160. Mo
ragonano col Comico osceno 158. Il viver con quell’Arte non è ragione di permetterle 153. Come aiutino le Convertite 199.
ccatori con le Commedie oscene 233. Mescolino Comico modesto tacciato di freddezza 157. Mimo corretto dalla Beata Vergine
di freddezza 157. Mimo corretto dalla Beata Vergine 246. Moltitudine di cattivi non si segua 99. 100. Non scusa 100. 101.
pane nella mensa 67. Da pochi è conosciuta 67. Moribondo senza segni di penitenza non si assolva 77. 78. Morti all’improv
5. Nome mutato alle volte nuoce 7. 8. Novità diletta 44. O Occasione di peccare non si può dare a pochi 115. Né ad un sol
. Opere Comiche sono udite volentieri 71. Opinione non vi è probabile di poter assolvere, chi va alle Commedie oscene, ess
abile di poter assolvere, chi va alle Commedie oscene, essendo debole di spirito 77. Né l’Autore la seguirebbe, se vi foss
vi fosse 77. 78. Opinione d’assolvere un Moribondo, che non da segni di penitenza 77. Opinioni stravaganti difese 5. Osce
non da segni di penitenza 77. Opinioni stravaganti difese 5. Oscenità di parole non sia nella Scena 25. Come non nuoca pro
e agli Ignoranti, e per più guadagnare 156. 157. e per esser tacciato di freddezza 157. Ozio è rimediato dalla Commedia 15
26. Parto spaventoso, e per cui morì la Madre 244. Pazzo, che stimava di star sempre alla Commedia 50. Peccato nemmeno ven
e dice. Non sarò solo nell’Inferno 103. Vuole piacere in comparazione di peggiore 115. Peggio, dice, farei, se non andassi
eggio, dice, farei, se non andassi alla Commedia oscena 116. Pericolo di peccato è per tutto 112. Permissione del male qua
. Pesci detti Ruffiani 207. Piacere non si deve biasimare 126. 127. È di due sorti 131. Alcuno nuoce 128. 130. 133. Sia mo
o 72. Platone cacciò i Poeti 83. Ponte della Carraia caduto con danno di molti, e con morte di altri 250. Pompeo con che p
Poeti 83. Ponte della Carraia caduto con danno di molti, e con morte di altri 250. Pompeo con che preservò il suo Teatro
almente 143. 144. 145. Sprezzati da’ Recitanti 223. Non danno cagione di stupore predicando contro le Commedie oscene 226.
tro le Commedie oscene 226. Né fanno ingiustizia 227. 228. Uno invece di disdirsi per avere predicato contro le Commedia o
nesta diletta 2. 3. Non deve riprendere 4. Non si può far lecitamente di ciò, che è scritto 62. Re ripreso in una Commedia
la Lezione 179. Più diletta 180. Recitante morto subito nel principio di una commedia oscena 48. Recitanti morti all’impro
riso 135. 139. Riso cattivo 136. 137. 139. 140. S Sacramento esposto di Carnevale quando, e dove cominciò 13. Saltatrice
E anche dell’oscena 211. 212. E scrivendole contro non danno ragione di stupire 226. Né d’ingiustizia 227. 228. Scrittura
na 118. Quando possa permettere il male minore 118. Come diin licenza di recitare 193. Non permetta le oscene 196. 197. Si
render conto 147. 148. È dato per cavarne bene 148. Perso fu cagione di grave Purgatorio 219. Thalleleo Abate pianse per
urgatorio 219. Thalleleo Abate pianse per 60. Anni 148. Teatro scuola di male 66. 84. Luogo del Demonio 97. Casa di lui 24
0. Anni 148. Teatro scuola di male 66. 84. Luogo del Demonio 97. Casa di lui 242. Nuoce a’ suoi seguaci 57. Toccamenti de’
nza non sempre dice il consenso del tollerante 184. Quando sia lecita di un male 200. 201. Trattamenti vari si raccontano
ri. Veneziani cacciarono I Comici osceni 90. 91. Come diedero licenza di far Commedie modeste 193. Vizio non sempre si può
de’ Nodi, per sciogliere molte difficoltà, e per risolvere molti casi di coscienza intorno alla lecita, o illecita Permiss
ta, o illecita Permissione delle Commedie oscene, secondo la dottrina di S. Tommaso, e d’altri Teologi, e per sicurezza de
ne del Cristiano Teatro si concede, quasi gioconda, e salutevole aura di rinfresco, da chiunque conosce, che i focosi trav
onosce, che i focosi travagli dell’umana conservazione sono bisognosi di qualche refrigerante ristoro, e consolativo tratt
questo è quello, che come dice il Filosofo, si ha nella conversazione di questa vita per mezzo della quiete, e del gioco;
co; onde bisogna tal volta, servirsene per ristoro. Segue la dottrina di S. Tommaso quell’altro Tommaso, e Teologo moderno
mo, fu uomo più severo, che beffatore: nondimeno nel caso della morte di Claudio Imperatore non si poté ritenere di non sc
imeno nel caso della morte di Claudio Imperatore non si poté ritenere di non scherzare, e dar fuori il libretto de Divinit
do l’istesso Seneca pigliarsi qualche onesta ricreazione, e trastullo di animo, dicendo anche Platone del suo custode dell
rova, che l’uomo, collocato in mezzo de’ travagli terreni, ha bisogno di qualche diletto; né lo deve fuggire, per non pare
si concede, che tal diletto sia una ricreazione infetta col miscuglio di qualche oscenità: deve essere a modo di rosa soav
eazione infetta col miscuglio di qualche oscenità: deve essere a modo di rosa soavemente odorosa, e non di spina acutament
ualche oscenità: deve essere a modo di rosa soavemente odorosa, e non di spina acutamente pungente; deve consolare il corp
mp. » All’incontro è felice, chi usa il medicamento con buon successo di compiuto ristoro. Non si deve già negare, avvisa
che l’uomo non facesse bene a spendere tutto il suo tempo in servizio di Dio  : ma seppur è concedutop ; o se gli è lecito
distintamente, condannando quelle Azioni, che sono infette col veleno di oscene, e illegittime qualità; e ritenendosi dal
nose sono, e smoderate. Che pag.11. però l’allegato Comico ha ragione di notare, che la santità della vita, conosciuta dag
hiesa, è un testimonio così forte della sana dottrina, che non si può di meno di non credere, che santo zelo, e non mondan
un testimonio così forte della sana dottrina, che non si può di meno di non credere, che santo zelo, e non mondana ambizi
i non credere, che santo zelo, e non mondana ambizione muovi la penna di questi tali a scrivere per lo appunto quanto comp
mpre condizionatamente, e parlano. I quali, esclusi gli illeciti modi di rappresentare, hanno poscia mostrato, come si pos
orrere recitando in qualche errore: e a fine che non rimanga reliquia di dubbio in alcuno, hanno mostrato, che si può, non
ve con la debita riserva, e distinzione delle buone. E quando occorre di confutare qualche cosa, lo faremo con moderazione
faremo con moderazione, con piacevolezza, e con amore senza ingiuria di alcuno, e senza sdegno; acciochèr facendo altrime
am emendare maluimus » Ep. 78. Ricordo ancora, che dobbiamo sforzarci di rispondere fondatamente a molte difficoltà, le qu
on sono troppo avviluppati nodi, simili al Giordano, ovvero a quello, di cui scrive Seneca. « Unus tibi nodus, sed hercula
cene; e nondimeno trovano protettori. Io risponderò ad un buon numero di tali difficoltà in questo Libro, il quale divido
os a’ Savi, che, tra professori dell’antica Filosofia, molte opinioni di stravagante, e poco meno, che impossibile apparen
itrovato difesa, e protezione: perché l’umano ingegno gode alle volte di avventurarsi ne’ precipizi, e la volontà non cura
ori, e protettori delle teatrali immodestie; questo certo è argomento di non poca meraviglia a molti. Chi crederebbe mai,
ra tanto indebolito il vigore della disciplina, che ogni dì si andava di male in peggio; e che non si cercava più, come si
coltà in campo, che stimano poter cantare il Peana, e trionfare prima di aver finito di battagliare. Ora noi ponderiamo qu
che stimano poter cantare il Peana, e trionfare prima di aver finito di battagliare. Ora noi ponderiamo queste difficoltà
hé non paiano penetranti saette, rintuzzandole gagliardamente per via di risposte, che si possono dare a vari Dubbi. Ma pr
e alla disonestà. 2. o per accidente, essendo udita da persone deboli di spirito. 3. o con l’argomento impuro. 4. o con un
lcuni fatti, ovvero con modo d’impurità mortale. 7. o con la comparsa di Donna vera Comica di professione, ornata lascivam
on modo d’impurità mortale. 7. o con la comparsa di Donna vera Comica di professione, ornata lascivamente, e parlante d’am
parlante d’amore in pubblico Auditorio, ove sa, che sono molti deboli di virtù, e ne conosce alcuni in particolare. Punto
bili. Tullio saviamente scrisse del gioco, che doveva essere un lume di buono ingegno e una cosa degna dell’eccellenza um
o teatrale degno dell’uomo cristiano deve cagionar scintille e ardere di pietà negli animi degli Spettatori. E tali per ve
e giochi pericolosi, e perniciosi alle anime; poiché secondo l’avviso di Giovanni Mariana, « facilis a jocis ad seria tran
stolto, quasi scherzando, giocando e ridendo opera il peccato. Anche di quegli Israeliti adoratori del Vitello, dice la s
, dice la sacra Scrittura, « surrexerunt ludere » non solo con giochi di salti, di canti, e di balli, « saltando, canendo,
sacra Scrittura, « surrexerunt ludere » non solo con giochi di salti, di canti, e di balli, « saltando, canendo, choros ag
ura, « surrexerunt ludere » non solo con giochi di salti, di canti, e di balli, « saltando, canendo, choros agendo hos eni
endens e monte vidit Moses c. 32. 6. », come nota il P. Cornelio; ma di più con impurità fornicarie onde alcuni Rabbini e
necessaria diligenza, si trova ingannato, e rovinato. Un riso ridente di falso adulatore si chiama lieta, e festosa dimost
iso ridente di falso adulatore si chiama lieta, e festosa dimostranza di buono amico; ma in realtà nuoce all’anima dell’ad
no, e con reale successo una vera miseria, e un verissimo avvenimento di moltiplicata morte spirituale a molte anime: impe
imperochév da quelle, come da velenose piante nascono molti germogli di peccati; onde non si devono chiamare giochi degli
Diavoli, co’quali fanno tirare il carro della vanità, pieno, e colmo di gravissime offese di Dio: che però si può dire co
nno tirare il carro della vanità, pieno, e colmo di gravissime offese di Dio: che però si può dire con Crisostomo: « Non d
i, per essere giochi, non sono tollerabili; anzi non meritano il nome di giochi; perché, come avvisa Giustiniano Imperator
lla Commedia onesta, usata per frenare i viziosi dall’iniquità, e non di quelle, che con disonesto trattenimento aggiungon
i cento Giochi si sono posti in luce per onesto trattenimento: dunque di poco rilievo per la difesa dell’oscenità si è il
nza giochi; perché il gioco non deve essere osceno, per poter servire di lecita ricreazione al virtuoso. Scrive Plutarco.
ebbero tal sentimento de’ giochi teatrali osceni, quale devono avere di loro i fedeli Cristiani? S. Tommaso, citato ancor
fatti, e detti osceni; benché ciò facciano per puro gioco, e per fine di dar piacere ad altri per cagione del gioco, il qu
se un invito alla fornicazione è male, male sarà ancora l’imitazione di lui, e la Rappresentazione fatta nella pubblica s
. Cornelio a Lapide secondo il comun parere de’ dotti, e massimamente di Aristotile, S. Agostino, e S. Tommaso, insegna In
, aut spurcus, aut cachinnos et dissolutiones excitans ». Et aggiunge di più, che il gioco è « indecorus », contro il deco
e della Divina Scrittura: e questo è grandissimo, e gravissimo errore di buffoneria, e porta seco la irriverenza verso Idd
porta seco la irriverenza verso Iddio: onde il sacro ConcilioSess. 4. di Trento con gravissime parole lo proibisce. Ora io
ta della virtù. Onde non è tollerabile la Commedia oscena per ragione di essere un mero gioco; perché ella è un gioco brut
i essere un mero gioco; perché ella è un gioco brutto, e disonesto. E di questo gioco scrive D. Francesco In Paren. P. 31.
stessi Giovani, e lo nota il Casano, e lo sanno i pratici, affermando di propria bocca, che non si va mai per ordinario al
sso il Franc. Nel Giovane Christ. C. 15., che non si abbia intenzione di sentire qualche ragionamento lascivo, di vedere q
che non si abbia intenzione di sentire qualche ragionamento lascivo, di vedere qualche oggetto libidinoso, di smoderatame
e qualche ragionamento lascivo, di vedere qualche oggetto libidinoso, di smoderatamente dilettarsi di qualche atto lussuri
o, di vedere qualche oggetto libidinoso, di smoderatamente dilettarsi di qualche atto lussurioso: e che non se n’esca aggr
essi furono inventati, e principiati in onore degli Idoli, per mezzo di persone rustiche, e villane; e per guadagnare all
e; e per guadagnare all’Inferno, e rubare al Cielo grandissimo numero di anime Cristiane. E però io ricordo con Chrisotomo
na virtù. Questa verità intendeva quel zelante Predicator Cappuccino, di cui scrive Zaccaria Bovezio. « Fr. Sebastianus Ar
ndeva quel servoroso Predicatore S. Francesco Saverio della Compagnia di Gesù, di cui con titolo di Apostolo dellex Indie
l servoroso Predicatore S. Francesco Saverio della Compagnia di Gesù, di cui con titolo di Apostolo dellex Indie ha rappre
atore S. Francesco Saverio della Compagnia di Gesù, di cui con titolo di Apostolo dellex Indie ha rappresentata la vita in
’Abate D. Giacomo Ceretani Canonico Regolare Lateranense l. p. 38., e di cui, mentre dimorava in Italia, faticando a salut
mentre dimorava in Italia, faticando a salute dell’Anime nella Città di Vicenza ha scritto: « Quegl’infami Mimi,che femmi
messa del vizio, corrompono i più lodevoli costumi, non ardivano più di infettar le piazze di Vicenza »  ; però che Franc
ompono i più lodevoli costumi, non ardivano più di infettar le piazze di Vicenza »  ; però che Francesco, occupando i loro
rancesco, occupando i loro palchi, e profondendo dalla bocca torrenti di divina facondiay, screditava affatto le sozzure d
per appunto non sono, se non infernali Cloache. Cura dovrebbe essere di tutti i Principi, Magistrati, e Governatori, che
, e Governatori, che la moderna gioconditàz de’ Cittadini fosse emula di quell’antica de’ fedeli a gloria di cui si legge.
onditàz de’ Cittadini fosse emula di quell’antica de’ fedeli a gloria di cui si legge. « Erat populos jucundus secundum fa
propria de’ Santi. E tutti i Cittadini dovrebbero praticare l’avviso di S. Ambrogio « Non solum populus profusos sed omne
ciascuno, come si fugge la peste. Et io dico a ciascuno con le parole di un Savio. « Fuge, fuge pestem: sperne mendaces io
l dolce riso segue l’amaro pianto. Prego il Lettore a considerare, se di questi osceni giochi si può dire almeno in parte
ari morbi non spaventa il buon Medico dalla cura; anzi egli si sforza di sovvenire al bisogno di tutti con i suoi medicame
l buon Medico dalla cura; anzi egli si sforza di sovvenire al bisogno di tutti con i suoi medicamenti. Si sente proclamare
sono illecite, e da esse, come da fonte, scaturiscono torbidi riviab di lascivie, e di molti altri sconvenevoli, e brutti
e da esse, come da fonte, scaturiscono torbidi riviab di lascivie, e di molti altri sconvenevoli, e brutti accidenti. Agg
ota un Savio Cornelio a Lapide., « Christianalia » con molti esercizi di pietà, e particolarmente con quella santa invenzi
olti esercizi di pietà, e particolarmente con quella santa invenzione di esporre con solennissima pompa, e con nobilissimo
tà molto pia, e tra le principali della Marca d’Ancona, con occasione di alcuni Padri della Compagnia di Gesù, che con Apo
i della Marca d’Ancona, con occasione di alcuni Padri della Compagnia di Gesù, che con Apostolico zelo tentarono d’impedir
di Gesù, che con Apostolico zelo tentarono d’impedire il recitamento di una Commedia non in tutto santa. Narra il caso il
erché l’Azione oscena è illecita, in quanto oscena; ma la ricreazione di Carnevale non è illecita, in quanto ricreazione,
si permette, e non come peccato, e dissoluzione. Aggiungo: nel tempo di Carnevale moltissimi fedeli si accomodano al sent
di Carnevale moltissimi fedeli si accomodano al sentimento, e affetto di penitenza, che allora si professa da Santa Chiesa
cci, che Satanasso pone loro nel trattenimento carnevalesco, con fine di tirarli seco legati nell’eterno tormento. Convien
dannazione. A morbi simili si deve applicare una simigliante medicina di spirito, e di dottrina con speranza di giovamento
morbi simili si deve applicare una simigliante medicina di spirito, e di dottrina con speranza di giovamento Punto terzo.
icare una simigliante medicina di spirito, e di dottrina con speranza di giovamento Punto terzo. Se l’uso antico basta pe
Se l’uso antico basta per tollerare queste oscenità. Mentre l’acqua di una graziosaad fonte scorre limpida e chiara, se
accidente s’intorbida con bruttezza, non se ne può usare con speranza di frutto, né con sapore di giovevole diletto. Dilet
bruttezza, non se ne può usare con speranza di frutto, né con sapore di giovevole diletto. Dilettoso, e giovevole fonte s
nostri costumi non è l’opinione, né il costume del volgo, ma la legge di Cristo, il quale, come dice Tertulliano, « verita
inem nominavit l. de vel. Virg. C. 1.  » ; onde qui non vale il detto di S. Agostino. « Quando mos erat, crimen non erat.
po ad onesto sollazzo, fosse tanto modestamente esercitata, che l’uso di lei potesse chiamarsi tollerabile, e anche virtuo
o contra ipsum nihil potest consuetudo.. » Aggiungo queste due parole di un modernoFranc. Labata v. Comœdia. « Contra mand
uetudo, liceto totius vulgi sit, admitti debet nec potest ». E quelle di Reginaldo. « Consuetudo contra ius divinum nullam
ntentia Franc. Labata v. Comædia. In Prax. L. 13. nu. 251. » E quelle di Filliucci. « Contra legem naturalem, vel divinamo
f SpettacoliI. 2. q. 97. a. 3. ad I. tr. 21. c. 4. n. 140. et n. 428. di peccato, e concede il ricrearsi con onesto tratte
este oscene Rappresentazioni, si devono fuggire, per essere una mensa di dolci sì, ma velenose vivande alle misere anime d
r essere una mensa di dolci sì, ma velenose vivande alle misere anime di molti Cristiani: sono dolcezze omicide, e veleni
unica Si continua questa materia. Molto bene discorre per acconcio di questo punto Don Francesco Maria del Monaco, dice
no disoneste; perché sono secondo quello, che si è fatto nello spazio di tanti secoli, che è stato ricevuto dai popoli, e
postriboli, e che vi vadano i lascivi: dunque per questo sono luoghi di purità? Noi riceviamo il precetto, e l’esortazion
le pomposamente: ma il Mondo era guasto, e contaminato, come al tempo di Noè, quando il peccato comune con le acque comuni
stato ricevuto quello, che sempre è stato perseguitato da personaggi di sommo valore? Voglio dire queste favole teatrali,
chiaramente conosce, chi mirar vuole, e penetrare intimamente la luce di questa verità. L’Eminentissimo Cardinal Paleotto
di questa verità. L’Eminentissimo Cardinal Paleotto ci apre la strada di più breve risposta intorno a questo antico uso. «
o damnatam velint. l. 2. c. 42. p. 327. » E io col senso delle parole di questo dotto, e gran Cardinale dico, che l’abuso
rpare, per essere tanto dannoso. Battista Fragoso avvisa per acconcio di questo l’obbligo del Principe dicendo. « Princeps
mortale se ciò egli può fare senza grave scomodo: altrimenti peccherà di grave colpa, quasi, che presti il consenso al pec
præcipit. » Perché il Principe è tenuto a governare il popolo suo, e di dirizzarlo in modo, che non travii dall’osservanz
consuetudine scandalosa delle Commedie; perché non si permette a fine di schivare più grave male; poiché o tal male non si
o permesso delle Comiche oscenità. Rimane dunque a noi la risoluzione di praticare l’avviso di Agostino. « Solet recta opi
he oscenità. Rimane dunque a noi la risoluzione di praticare l’avviso di Agostino. « Solet recta opinio pravam corrigere c
cattivo resti vinto dalla legge, e dalla ragione. Ovvero la sentenza di Cipriano. « Consuetudo sine veritate vetustas err
uod relicto errore sequamur veritatem ». La consuetudine senza verità di bene è un vecchio errore: e però noi lasciamolo,
fango del peccato, che lo rende contaminato, ammorbato, e degnissimo di essere da’ puri, e casti Spettatori abominato. L’
ne: questa è fiaccola sufficiente per scoprire la mostruosa apparenza di quel viso deforme, e contraffatto. Non occorre du
o, ricorrere alle divine Scritture, basta il ragionevole intendimento di uomo, per vedere chiaramente, che si deve abomina
e dal virtuoso ciò, che egli vede, ovvero ondeaj viziosamente infetto di oscena bruttezza, e iniquità. Nondimeno per rispo
respexit in vanitates et insanias falsas. » S. Girolamo spiega quello di Ezech. « Unus quisque offensiones oculorum suorum
ei appartiene « nugacitas Spectaculorum ». S. Crisostomo usa in prova di questo le parole di S. Paolo. « Fornicatio, et om
citas Spectaculorum ». S. Crisostomo usa in prova di questo le parole di S. Paolo. « Fornicatio, et omnis immunditia, nec
allegrarsi nel Diavolo, e non in Dio. II medesimo Crisostomo a parere di D. Francesco Maria del Monaco, vuole, che la proi
servì anticamente, e noi ora ce ne possiamo servire, del primo Salmo di David. « Beatus vir, qui non abit in consilio imp
thedra pestilentia non sedit. ho. De David, et Saul. » Ecco le parole di Tertulliano. « Nusquam invenimus, quem ad modum a
orda, che nel battesimo si rinuncia alla pompa del Diavolo e per nome di pompa intende anche la Teatrale oscenità. Tra i m
ioni. Mazarino nel Rag. 11. adduce contro le Commedie impure il luogo di Tob. al c. 3. 17. « Nunquam cum ludentibus miscui
di Tob. al c. 3. 17. « Nunquam cum ludentibus miscui me » ; e quello di Gerem. c. 15.17. « Non sedi in concilio ludentium
cesco Maria del Monaco nel principio della sua Parenesi pone il luogo di S. Paolo 2. Timoth. 4. come contrario alle Commed
dal cap. 9. dell’Ecclesiastico, dal cap. 7. dell’Ecclesiaste, dal 14. di S. Mat. e dal 6. di S. Marco, e per ultimo dal ca
lesiastico, dal cap. 7. dell’Ecclesiaste, dal 14. di S. Mat. e dal 6. di S. Marco, e per ultimo dal cap. 16. di Giudit. Qu
e, dal 14. di S. Mat. e dal 6. di S. Marco, e per ultimo dal cap. 16. di Giudit. Quali scritture tutte sono particolarment
ze condannatorie, come con moltiplicati colpi tronca, e recide i capi di questa oscena, e infernale Hidra: e per tanto si
iverirsi con umile ammirazione, e non stimarsi manchevoli per difetto di verunaal osservazione. È vero, che nella sacra Sc
cito non è il condannarle; perché sarebbe un voler condannare le cose di Dio: che è una troppo ardimentosa impietà, e empi
impure bruttezze del Teatro ogn’uno sa, che sono scritte non col dito di Dio, né con inspirazione divina, ma con umano spi
col dito di Dio, né con inspirazione divina, ma con umano spirito, o di vanissimo plauso, o di vilissimo lucro; per non d
n inspirazione divina, ma con umano spirito, o di vanissimo plauso, o di vilissimo lucro; per non dire con impurissima sug
lauso, o di vilissimo lucro; per non dire con impurissima suggestione di Satanasso, il quale poi fa colorire il tutto con
Satanasso, il quale poi fa colorire il tutto con una falsa apparenza di utilissimo diletto. Dico inoltre, che molte cose
i, le quali senza esso non si potrebbero rappresentare nella presenza di numeroso popolo spettatore: come sarebbe la compa
ella presenza di numeroso popolo spettatore: come sarebbe la comparsa di un Adamo, e Eva quasi ignudi; poiché anche il Com
ena donne con parte della vita denudata. E questo è sentimento comune di ogni animo ben regolato dalla virtù Cristiana: on
persone, non mercenarie, ma onoratissime, comparve un Giovane vestito di certa teletta colorita a modo di viva carne si be
tissime, comparve un Giovane vestito di certa teletta colorita a modo di viva carne si bene, che egli in realtà era vestit
volte è figura, ovvero profezia, secondo S. Agostino, come l’incerto di Lot, di cui dice il Santo, « illud factum, cum in
figura, ovvero profezia, secondo S. Agostino, come l’incerto di Lot, di cui dice il Santo, « illud factum, cum in sancta
lcune cose, che hanno qualche apparenza d’imperfezione: ad un stomaco di debole calore non reca giovamento il cibo molto d
cibo molto difficile per digerirsi; né un pigmeo può lanciare un palo di ferro, che è gravean ad un robusto Gigante. Punto
ha Economia, né per se, né per altri, atteso che mai niunoap rimarrà di andar alla Commedia, perché si parla troppo onest
ecitar onesto è dovuto per lo giusto, per lo civile, e per la ragione di stato Commediantesco. Lascio il resto, che aggiun
izio comune, ha gran forza, nelle cose per restringerle tra i confini di una lecita moderazione: l’uomo non riceve nocumen
derazione: l’uomo non riceve nocumento, ma giovamento dal cibo, anche di natura velenoso, quando prima vien preparato con
arato con il modo buono, e con la debita correzione. Le oscenità sono di loro natura velenose, è vero  ; ma dai modesti, e
che giusta censura. Questi avvisi ben praticati formano un modo buono di proporre senza nocumento le impurità. Buono è anc
he accenna Sanchiez quando si usa cautela tale, che cessa il pericolo di peccare . « Ita mutata sint res, aut ea cautio ad
s. 1. in Decal. C. 8. n. 2. » Dichiaro con questo caso. Io m’immagino di trovarmi, come infatti mi trovai una volta alla s
vai una volta alla solennissima, e non mai abbastanza celebrata Festa di S. Agata, nella Clarissima Catania, Città tra le
, nella Clarissima Catania, Città tra le principali del fiorito Regno di Sicilia, e Città divotissima di quella gloriosa E
à tra le principali del fiorito Regno di Sicilia, e Città divotissima di quella gloriosa Eroina. M’immagino di vedere, che
di Sicilia, e Città divotissima di quella gloriosa Eroina. M’immagino di vedere, che da nobilissimi, e virtuosi Attori si
o molte volte in molte oscenità, quando rappresentano anche le Azioni di argomento spirituale, come il Figliol Prodigo, la
ioni di argomento spirituale, come il Figliol Prodigo, la Conversione di una Peccatrice, e altre di simil fatta: nelle qua
e, come il Figliol Prodigo, la Conversione di una Peccatrice, e altre di simil fatta: nelle quali non si devono usare paro
oste, « rerum turpitudine sed nulla verborum obscenitate », col manto di parole pure coprivano l’impura sostanza delle cos
e il veleno, e coprire una illecitissima disonestà col grazioso vello di moderato, e pudico parlare. Ma non lasciamo altre
iciamo, che nelle Azioni sacre non è per ordinario probabile pericolo di scandalo; perché gli Spettatori hanno abominazion
come compagna d’impudico Amore. Aggiungo: i mercenari Comici, Attori di profane Azioni, sono per lo più di vita infame, e
giungo: i mercenari Comici, Attori di profane Azioni, sono per lo più di vita infame, e scandalosa, e fanno quell’Arte per
infame, e scandalosa, e fanno quell’Arte per guadagno con mille sorti di allettamento al peccare, almeno col pensiero: e p
di allettamento al peccare, almeno col pensiero: e però hanno bisogno di una buona, e ben regolata moderazione dei Superio
di una buona, e ben regolata moderazione dei Superiori. Ma gli Attori di cose sacre sogliono essere o Gentiluomini, o Citt
sacre sogliono essere o Gentiluomini, o Cittadini, o popolari onorati di buona vita, e senza interesse di lucro teatrale;
ini, o Cittadini, o popolari onorati di buona vita, e senza interesse di lucro teatrale; onde non vi è tanto sospetto, che
um Patrum, et antiquam Ecclesia consuetudinem introducta sunt. » Noto di più, che nelle Azioni sacre, fatte da persone ono
narie, non si vede il pericoloso, scandaloso, e abominevole miscuglio di uomini, e vere donne recitanti: ma al più si fann
uti da tutti per maschi; né io condanno quelli, che usano la comparsa di tali Giovanetti; solo ricordo, che ella porta sec
llerabili le Azioni oscene. Un piccolissimo neo non toglie la grazia di un viso modesto, pudico, e grazioso: né una picco
so: né una piccolissima spina deroga punto alle porpore, e agli ostri di un ben coltivato cespuglio di belle rose. E come
deroga punto alle porpore, e agli ostri di un ben coltivato cespuglio di belle rose. E come dunque potrà mai essere, che u
una teatrale Rappresentazione, per altro onestissima, resti occhiata di oscenità, e meriti il vituperoso titolo di oscena
nestissima, resti occhiata di oscenità, e meriti il vituperoso titolo di oscena; perché si fanno in lei pochissimi gesti,
io Acquavivapar. 5. tr. 5. res. 5. pag. 119. Generale della Compagnia di Gesù, e riferito nei libri di alcuni Teologi, e a
. 5. pag. 119. Generale della Compagnia di Gesù, e riferito nei libri di alcuni Teologi, e anche dal P. Diana tra le sue R
ri di alcuni Teologi, e anche dal P. Diana tra le sue Risoluzioni: ma di più per stimare verissima l’opinione contraria, l
Inquisizione condannò la prima sentenza, che afferma darsi leggerezza di materia nelle cose Lascive, la quale scusi da pec
hi della scena io applico l’animo, e acconsento all’impudico pensiero di quella Femmina, con la quale recito in Commedia,
to « ad captandam delectationem veneream », sono mortali per sentenza di Caietano appresso Sanchezn. 17.. Ma rispondendo a
as molis sed virtutis », e mi servo della similitudine della pillola, di cui scrive Cesario. « Quantum ad massam multum mo
ia, un piccolissimo neo, ovvero una sottilissima, e debolissima punta di spina da non stimarsi molto; ma sono un pestifero
lo mortifero, e abominevole: e una sola eresia per far un libro degno di proibizione; così bastano poche oscenità mortali,
riferisce, che Euripide fu chiamato in giudizio capitale per rispetto di un solo verso posto in una sua favola teatrale; e
imenti, come dice un dotto, e saputo da tutti i dotti, l’atto interno di desiderio deliberato, e volontario, quando è brev
rio, quando è breve e momentaneo in materia notabile contro la carità di Dio, o del prossimo, non sarebbe peccato mortale:
Concludo adunque ricordando, che il cuore umano è principio delicato di vita: basta a puntura di sottilissima spina, per
ndo, che il cuore umano è principio delicato di vita: basta a puntura di sottilissima spina, per far, che esali lo spirito
la morte. Chi legge, molto bene intende il mio senso, né vi è bisogno di altra applicazione. Solo ricordo, che le mercenar
on è un altro Olimpo, né meno è male smisurato, e molto grande a modo di orribile, e spaventoso mostro: ma in realtà è cos
a modo di orribile, e spaventoso mostro: ma in realtà è cosa piccola, di poco rilievo, e di poco nocumento: onde pare, che
e spaventoso mostro: ma in realtà è cosa piccola, di poco rilievo, e di poco nocumento: onde pare, che si possa dire. Ora
ommedia oscena è un passatempo, che può passare; è tollerabile, né fa di mestieri gridar ad alta voce: all’arme, all’arme.
corre, e scherza; ma scherzando si spiega con accortezza per acconcio di questo, il Comico Barbieri nel c. 49. della sua S
scudo per la difesa dell’onesta Commedia; vediamo ancora per scherzo di far una girata sopra della rea, e proponiamo, che
mai fare un Comico, recitando in questi nostri tempi, ne’ quali sopra di noi sta oculata la giustizia spirituale, e tempor
ppamento in lodevole matrimonio. » Io non voglio aggiungere qui altro di quello, che segue a dire ivi quel Comico più lung
to, e darvi la risposta; acciocché s’intenda, che il resto, che non è di maggior forza, non prova essere poco il male, che
e non è di maggior forza, non prova essere poco il male, che, a guisa di velenosa erbaccia, germoglia nell’orticello, o pu
orticaio della teatrale oscenità: ove i Comici tristi, dirò le parole di S. Gregoriot. 1. par. 3. Past. Admo. 24.. « In un
cudo per la difesa della modesta Commedia: e merita lode in risguardo di tal difesa; ma io non vorrei, che egli avesse imb
donne, Comiche ordinarie, e parlanti d’amore lascivamente in presenza di molti deboli di virtù, e de’ quali almeno alcuni
rdinarie, e parlanti d’amore lascivamente in presenza di molti deboli di virtù, e de’ quali almeno alcuni sono da loro con
lcuni sono da loro conosciuti. E ammette, come lecita la introduzione di un pubblico trattato disonesto, lascivo, e scanda
ici, anche da lui citati. Chi professa ragionare, o scrivere a rigore di scuola, e secondo le circostanze necessarie alla
n deve supporre per vero, e accettato comunemente quello, che è privo di verità; e come tale è riprovato comunemente. Una
tà; e come tale è riprovato comunemente. Una falsa supposizione serve di porta per entrare nel giardino di molt’inganni, e
mente. Una falsa supposizione serve di porta per entrare nel giardino di molt’inganni, e di gravi errori. Nota seconda Il
pposizione serve di porta per entrare nel giardino di molt’inganni, e di gravi errori. Nota seconda Il Barbieri per scherz
ca giornaleav. Io dico, che il primo male si è, porre in capo Massime di nocumento grave; e che il naviglio del Comico si
l fanale del suo cammino, dà prestamente nelle secche, o negli scogli di molti, e gravi peccati. Non sono Massime turbatri
come scrive Girolamo Fiorentino nella Commedioc. s’insegnano per via di rappresentazione tanti mali, quali sono, « Clande
San Bernard. « Velato semper nomine appellanda ». Non volersi curare di fuggire una prossima occasione, e un manifesto pe
rsi curare di fuggire una prossima occasione, e un manifesto pericolo di rovina spirituale. Stimare, che si possa senza pe
spirituale. Stimare, che si possa senza pericolo o pure senza rimorso di coscienza fomentare in stato di dannazione i merc
a senza pericolo o pure senza rimorso di coscienza fomentare in stato di dannazione i mercenari Comici, pubblici, e infami
rcenari Comici, pubblici, e infami peccatori. Queste, e altre massime di simil fatta, non sono massime ree, e perniciose?
co, che non con Glosse testuali, ma con bruttezze Teatrali, il Comico di rilassata Azione pesca in questo fondo, e tanto i
uesto fondo, e tanto in fondo, che egli misero si sprofonda nel reato di pena infernale, traendo seco molte anime al grano
olo quattro pesciolini, da potere mantenersi in vita secondo il grado di povero galantuomo; ma si stende in mare, e si sla
stende in mare, e si slarga molto bene, e con molto artificio a fine di fare una tratta buona, e abbondante, come è neces
à, che chi non conoscesse la sua Compagna, la stimerebbe una comitiva di persone molto onorate, e facoltose: insomma lo st
na comitiva di persone molto onorate, e facoltose: insomma lo stomaco di gran calore è bisognoso di molto cibo, né si cont
o onorate, e facoltose: insomma lo stomaco di gran calore è bisognoso di molto cibo, né si contenta di quattro pesciolini,
a lo stomaco di gran calore è bisognoso di molto cibo, né si contenta di quattro pesciolini, né di quattro uccelletti di p
e è bisognoso di molto cibo, né si contenta di quattro pesciolini, né di quattro uccelletti di poco prezzo. Nota terza.
cibo, né si contenta di quattro pesciolini, né di quattro uccelletti di poco prezzo. Nota terza. Il Barbieri continua l
tti di poco prezzo. Nota terza. Il Barbieri continua la numerazione di altri mali, e poi ingenuamente concede, che sono
a acconsentire, non solo un Giovane, ma molti Giovani, e molti Vecchi di poco spirito, a molti, e gravi peccati; perché qu
un discorso amoroso, un trattato brutto rappresentato, e turpitudini di simil fatta, devono sbandeggiarsi dalla modesta s
e. Signore datevi una, o più ferite mortali nel petto, che io vedròax di sanarvi col mio segreto. Degno di riso è chi se l
e mortali nel petto, che io vedròax di sanarvi col mio segreto. Degno di riso è chi se lo crede. Il Comico osceno lascia C
de. Il Comico osceno lascia Cristiano il Giovane, ma lo lascia ferito di peccato mortale per illo consenso libidinoso, del
cato; perché questo sollevamento è effetto della divina grazia, e non di una comica finzione. Aggiungo: la conclusione di
divina grazia, e non di una comica finzione. Aggiungo: la conclusione di un matrimonio può esser buona ragione di credere,
ne. Aggiungo: la conclusione di un matrimonio può esser buona ragione di credere, che gli affetti degli Sposi, se erano pr
ire il lascivo ondeggiamento dell’affetto. Così praticamente dirà uno di quel Giovane, che dal Comico prima è mosso a diso
o prima è mosso a disonesto amore, e poi vede la maritale conclusione di due Amanti; vede, e vedendo beve con gli occhi nu
tro col viso ridente, e sollazzante, ma col cuore impiagato da saetta di sozzo pensiero: e partendo pensa, e ripensa, e co
tale resta confuso, trovandosi circondato da un esercito innumerabile di mortalissime colpe commesse dal libidinoso pensie
colpe commesse dal libidinoso pensiero mosso nel Teatro per malvagità di un Comico rilassato. L’altro correttivo, accennat
, da S. Tommaso, e da dotti Scolastici; e però la scusa fondata sopra di lui si fonda sopra debolissimo, e rovinoso fondam
smisurate Arpie teatrali, e infernali. Onde possiamo dire de’ seguaci di Beltrame, e che difendono ciò, che non merita dif
ai bene. Arlicchino, Ganassa, e altri hanno servito la felice memoria di Filippo II e si fecero ricchi: ma dopo quel Regno
l Barbieri, che l’anno 1644 in Fiorenza intesi da un Fiorentino, uomo di molto spirito, e pratico della Spagna, che egli c
ndo in Siviglia, seppe da certi suoi amici uomini vecchi, e testimoni di vista che Ganassa, Comico Italiano, e molto facet
omico Italiano, e molto facetoba ne’ detti, andò la con una Compagnia di Comici Italiani, e cominciò a recitare all’uso no
. Tutto questo io accetto per vero, e credo che, come Ganassa cercava di apportar utile, e diletto co’ suoi graziosi motti
pportar utile, e diletto co’ suoi graziosi motti, e recitamenti privi di oscenità, cosi gli Spagnuoli impararono a fare Co
non oscene. Quindi si è, che insino a tempo nostro si dice, come voce di molti, e molto comune  ; e io in Palermo l’anno 1
ti, e molto comune  ; e io in Palermo l’anno 1638 la sentii per bocca di un Signore, Grande di Spagna. La Commedia Spagnol
e io in Palermo l’anno 1638 la sentii per bocca di un Signore, Grande di Spagna. La Commedia Spagnola non è oscena: non ma
La Commedia Spagnola non è oscena: non macchia il viso con il colore di turpitudine, e non ha il difetto dell’impudicizia
impudicizia. Nondimeno chi legge i libri, e chi s’informa da’ pratici di Spagna, ovvero intende, o vede il modo tenuto da
i venuti in Italia, non può negare, che quella voce comune ha bisogno di qualche interpretazione per avverarsi, e si può i
ima. A tempo del prudentissimo Re Filippo II la licenziosa immodestia di molti Comici Spagnuoli passò tanto i confini dell
nuoli passò tanto i confini della debita moderazione, che per comando di quel gran Monarca uscì un Real divieto contro le
no tutte in tutto. Così dice Pietro de Gusmandist. 6. §. 8., il detto di cui riferito da me ad un gran Signore pratico di
. 6. §. 8., il detto di cui riferito da me ad un gran Signore pratico di Spagna a fine, che non tollerare le oscenità del
a fine, che non tollerare le oscenità del teatro, gli diede occasione di rispondermi. È vero, che Filippo II le proibì, ma
diede occasione di rispondermi. È vero, che Filippo II le proibì, ma di poi di nuovo le concesse: onde l’Autore citato di
occasione di rispondermi. È vero, che Filippo II le proibì, ma di poi di nuovo le concesse: onde l’Autore citato dice quel
cia il resto. Io confesso, che quella risposta, uscita da Personaggio di tanta autorità mi diede da pensare non poco: nond
ta autorità mi diede da pensare non poco: nondimeno non fu difficoltà di Sfinge, e se fosse stata, io trovai nella Città d
non fu difficoltà di Sfinge, e se fosse stata, io trovai nella Città di Trapani in Sicilia il vero suo Edipo, cioè un gra
o suo Edipo, cioè un grave, dotto e vecchio Religioso Domenicano uomo di gran virtù,e di molti carichi nella sua Religione
è un grave, dotto e vecchio Religioso Domenicano uomo di gran virtù,e di molti carichi nella sua Religione, il quale mi di
ale mi disse, che dimorava in Spagna, quando Filippo II concesse, che di nuovo si facessero l’Azioni teatrali, ma senza ve
n all’oscenità, ma alla spiritualità. E ecco ancora, come la risposta di quel gran Signore è verissima nel senso, che io o
uccessero altri, de’ quali i detti impuri, e i gesti osceni turbarono di nuovo, a guisa d’oscuri nuvoloni, la bella faccia
ri nuvoloni, la bella faccia del serenissimo cielo teatrale. Spinsero di nuovo il piede, e col piede il passo per lo sdruc
omico dallo stato modesto, e virtuoso si dilungò, comparendo a gestir di nuovo, non come pudico Roscio, ma come Mimo impud
Hispani. Aggiungo, che il P. Bernardino de Vigliegas della Compagnia di Gesù nel suo Esercizio Spirituale dedicato alla R
a Compagnia di Gesù nel suo Esercizio Spirituale dedicato alla Regina di Spagna nel cap. 44. chiama le Commedie moderne pr
gestioni, quante sono lo persone, che ivi dimorano. Dunque ha bisogno di qualche distinzione , per avverarsi, quella propo
che l’anno 1629 morì in Toledo il P. Giovanni Gondino della Compagnia di Gesù, di cui, come di qualificatissimo, Filosofo,
o 1629 morì in Toledo il P. Giovanni Gondino della Compagnia di Gesù, di cui, come di qualificatissimo, Filosofo, Teologo,
n Toledo il P. Giovanni Gondino della Compagnia di Gesù, di cui, come di qualificatissimo, Filosofo, Teologo, e Predicator
me di qualificatissimo, Filosofo, Teologo, e Predicatore, sopra tutto di uomo virtuosissimo, e zelantissimo, nota brevemen
eligioso venuto da Spagna, ove era dimorato 4 anni, che i Predicatori di quando in quando riprendevano le oscenità delle m
e moderne Compagnie de’ Comici poco modesti. Ora stante il sentimento di questi gravi Dottori Hispani, bc ben si vede, che
entimento di questi gravi Dottori Hispani, bc ben si vede, che merita di essere negata quella proposizione. La Commedia Sp
lia non tutti sono modesti a sufficienza nelle loro Rappresentazioni: di quelli io parlo, che introducono nella pubblica s
ono nella pubblica scena le vere Donne, Comiche ordinarie, e parlanti di lascivo amore in Auditorio, ove sanno essere molt
parlanti di lascivo amore in Auditorio, ove sanno essere molti deboli di virtù, e ne conoscono alcuni, il che basta a rend
, o almeno far malamente crollare ogni più salda, e ben fondata Rocca di un pudico cuore. L’anno 1638 in Palermo, bellissi
ta Rocca di un pudico cuore. L’anno 1638 in Palermo, bellissima città di Sicilia, ove io allora abitavo, certi Comici Spag
ecciando al solito ragionamenti con tale espressiva del caldo affetto di Cupido, e con tale eccitamento delle sue fiamme,
spettatrici, tutto che vi stessero quasi per forza, e fossero sentite di segnalata virtù, e armate con la frequenza de’ Sa
po, stando a predicare in un’altra principal Città dello stesso Regno di Sicilia, intesi da un grave personaggio, che cert
anta vivezza, che la disonestà compariva smascherata, e indecente più di quello, che si scorge nelle oscene Azioni ordinar
dar loro gusto, e trattenimento, facevano le Commedie ora nel palazzo di uno, e ora nel palazzo di un altro, e sempre con
mento, facevano le Commedie ora nel palazzo di uno, e ora nel palazzo di un altro, e sempre con Auditorio pieno, e gran co
ro, e sempre con Auditorio pieno, e gran concorso; e con molta offesa di Dio, e grave rovina spirituale di molti, che, ude
e gran concorso; e con molta offesa di Dio, e grave rovina spirituale di molti, che, udendo, e vedendo quelle oscenità, di
ità, dichiarate con la maniera, e efficacia comica, non si ritenevano di moltiplicare i peccati. Ora che dobbiamo dire di
, non si ritenevano di moltiplicare i peccati. Ora che dobbiamo dire di tali Azioni, massimamente in risguardo degli Spet
ire di tali Azioni, massimamente in risguardo degli Spettatori deboli di virtù, e inclinati al male? Credo, che dir dobbia
o: sono Commedie Spagnole oscene, e scandalose: sono artificiose reti di Satanasso: sono smoderate licenze ripugnanti alla
eritano simile censura, e sono illecite a virtuosi Comici, professori di ricreare i popoli con un onesto trattenimento. Ov
basta, che siano quasi da tutto il mondo abbracciate. L’erbe fornite di nociva qualità, non migliorano per ordinari la lo
per tutto il radical difetto è difettoso: né la vaghezza, o grandezza di un bel giardino è bastevole antidoto contro la fo
ro tollerabili « absolute, et simpliciter » ; perché non cesserebbero di essere oscene.· poiché la circostanza del luogo «
nza del luogo « est quid extrinsecum », è cosa estrinseca  ; né serve di efficace correttivo al morbo della peccaminosa os
e, le crudeltà omicide, le ingiustissime ruberie, e mille altre sorti di gravissime scelleragini: e nondimeno elle sono ma
degne. Cosi parimente io dico; che con la tinta dell’indegnità merita di essere fregiata, e sfregiata la brutta faccia del
le Commedie sono abbracciate da tutta Europa. E dice nella spiegatura di quel capo, che il volere annientarle, sarebbe un
pubblico; ma perché non può esigere le sue entrate senza questo poco di dolce amaro; quindi è, che s’arretra un passo all
cose convenevoli al retto udire. Tuttavia col suo misto d’utilità, e di dilettazione comparisce ancora ella tra’ galantuo
p. 12. sono tenute le Commedie in tanta considerazione, e conosciute di tanta conseguenza, che per comodo loro e pubblico
che per comodo loro e pubblico beneficio vi sono stati in ogni luogo di que’ Cattolici Regni eretti Teatri, e fatte Scene
è, chi ha più diletto d’intorbidar tal’onda, che non ebbero i villani di Latona per levar il comodo d’un bramato sorso di
non ebbero i villani di Latona per levar il comodo d’un bramato sorso di ricreazione ad un povero afflitto, e arso dal cal
sa in una orazione, nella quale introduce il suo Filologo, che armato di giustissimo sdegno contro gli osceni Istrioni, e
, Pontici, Britanni, Arabes, Æthiopi, Palestini, Amonita, Hebræ, anzi di più Galli veteres despexerunt. Massilienses nullu
tardi « Romam invecti sunt Ludi Scenici corruptis iam moribus » ; più di quattro cento anni vi sparse i suoi odori la soav
rono: e con fondata ragione; poiché secondo il giudizioso avvenimento di Seneca. « Nihil est tam damnosum bonis moribus, q
ni gran macchia: e una maschera bella apparenza nasconde la deformità di una vera, e schifosa bruttezza. Punto undecimo.
he nella comica, e oscena Rappresentazione si ritrova qualche chiaror di luce, e qualche orror di tenebre; qualche grazia
Rappresentazione si ritrova qualche chiaror di luce, e qualche orror di tenebre; qualche grazia di virtuosa azione, e qua
a qualche chiaror di luce, e qualche orror di tenebre; qualche grazia di virtuosa azione, e qualche disgrazia di viziosa t
or di tenebre; qualche grazia di virtuosa azione, e qualche disgrazia di viziosa trasgressione; qualche guadagno Celestial
adagno Celestiale, e qualche danno Infernale; insomma qualche ragione di buono diletto, e anche qualche ragione di cattivo
le; insomma qualche ragione di buono diletto, e anche qualche ragione di cattivo piacere, secondo la diversa considerazion
qualche ragione di cattivo piacere, secondo la diversa considerazione di vari rispetti, e diversi argomenti. Non sia chi n
fatiche, fatte più per dilettare, che per giovare. Io so la sentenza di Nazianzeno. « Facile imposturam facit, quod delec
vità. Suole la novità delle cose essere per lo più feconda genitrice di gratissimo piacere; onde quella saggia penna Impe
arsi in grano parte da persone forestiere, e nuove, che per interesse di necessario lucro vagando sen vanno per varie Prov
ovate, recano diletto a’ popoli con la novità; alla quale si aggiunge di più la rarità perché gli Spettacoli della Scena n
poche settimane, o pochi mesi; e però come cose nuove, e rare servono di gustoso beveraggio a’ sitibondibg, che più felici
teria. (E io dico, che forse per simile rispetto molte belle prediche di uomini per altro celebri, e addottrinati passata
i, si odono tante voci differenti, e si sentono tante forme dissimili di parlare, che non resta sia così facilmente saziat
Le altre letture, dice Beltrame, per belle, che siano (come non sono di particolar necessità) fanno languire la voglia a
nio ti tenti a mostrarne gran gusto, o meschino te, apparecchiati pur di sentir tanto, che abbi da perder o il gusto, o la
letture seguono questa sorte. Ma la Commedia per la suddetta varietà di grave, e di ridicolo, d’astuto e di spropositato,
uono questa sorte. Ma la Commedia per la suddetta varietà di grave, e di ridicolo, d’astuto e di spropositato, reca dolce
Commedia per la suddetta varietà di grave, e di ridicolo, d’astuto e di spropositato, reca dolce trattenimento: onde come
secondo le loro forze, tutti i Comici Personaggi, e ciascun s’ingegna di render grata, e gustosa la Commedia. Gli Autori,
a. Gli Autori, che fanno soggetti, o scenari cercano, scrive Beltrame di trovar favole col verisimile, e le dispongono all
cose false, recano tanto gusto, che ogni età, ogni sesso, condizione di Mortali si lascia con diletto incantar dalla favo
si lambiccano il cervello per trovar cose nuove  ; non per desiderio di peccare, né per dar occasione ad altri, che pecch
Idiomi: e così tutte l’altre Parti. Onde si conclude, che la varietà di tante cose rende la Commedia molto piacevole, e g
cui io aggiungo, che i valenti Recitanti per più dilettare, eccitano di maniera in se gli affetti, che paiono mostrar cos
. c. 2. Nota terza Della sicurezza del pericolo. Una buona ragione di piacere nasce dall’essere la Drammatica Azione un
si tal volta si passa agl’inconvenienti: anzi spesso tal’uno gustando di qualche passatempo grazioso, si avventura nella d
nti bh, ove dice. Carlo l. 10. de Reb. Frac. Tratt. 7. p. 187. VI. Re di Francia, facendosi un solenne ballo di principali
Frac. Tratt. 7. p. 187. VI. Re di Francia, facendosi un solenne ballo di principalissime Dame, si vestì, e fece vestire al
i, da Leone, imitando la spoglia leonina con tele impegolate, coperte di lana composta in velli. Mentre danzavano questi L
tti i mascherati. Uno subito morì. Due altri poco dopo rimasero privi di vita per quell’arsione. Un altro fu portato in lu
r quell’arsione. Un altro fu portato in luogo, ove con molta quantità di acqua si estinse il fuoco, e egli non vi morì. Il
e egli non vi morì. Il Re fu involto nel lungo strascico della veste di Madama di Burges, e col molto stropicciarlo ripre
n vi morì. Il Re fu involto nel lungo strascico della veste di Madama di Burges, e col molto stropicciarlo ripressa fu la
e col molto stropicciarlo ripressa fu la cocente fiamma. Per ragione di questo caso io replico, che spesso tal’uno trova
ioso passatempo. Beltrame nel c. 43. discorre alla larga per acconcio di questo mio senso, e dice. « La Commedia è meno pe
re Beltrame, e replica le stesse cose nel c. 60. con più recise forme di parole; come può vedere, se vuole il Lettore, e i
ttore, e inserirne la verità della nostro ragione, anche per sentenza di questo mercenario, e Comico Scrittore. Nota quart
die suol essere per ordinario, se non in tutto, almeno in gran parte, di materia amorosa, e lasciva; e colà corre il Mondo
un tacito ammaestramento a poco virtuosi, per addottorarsi nell’arte di Amore senza fatica, e con piacere; onde nella pra
ariscono Maestri della disonestà per quello, che nella Scena imparino di carnalità. Nota quinta. Del guadagno Diabolico.
tà, e il grosso guadagno de’ peccati, che fa commettere all’occasione di molte oscenità. Non voglio tacere ciò che narrano
Recitante morì repentinamente, e che subito un Demonio prese la forma di quel Recitante morto, e seguitò egli la Commedia;
un isgridamentobj dietro da gli uditori galantuomini. Io al commento di questo Comico aggiungo. Il Demonio ai nostri temp
e con molti gesti libidinosi: ma anche perché molti spettatori deboli di virtù commettono gravi peccati di oscenità, almen
nche perché molti spettatori deboli di virtù commettono gravi peccati di oscenità, almeno col pensiero nel Teatro, e poi a
tro non è, che ingrossare il capital peccaminoso per maggior guadagno di Satanasso; che però addolcisce molto l’esca della
to grande. L’udir Commedie, avvisa Beltrame nel c. 43. è quasi ragion di stato Economico; poiché ogni passatempo costa più
ommedia. L’inverno con quella poca moneta risparmi i lumi, e il fuoco di tre ore: l’estate consumi meno le scarpe, e i ves
u perda la vista sopra de’ libri: e forse, che ella non è una lezione di due ore per lo meno, ove senti discorsi, concetti
. Bastano queste poche ragioni a prova della prima Proposizione fatta di sopra; cioè che la Comica Rappresentazione ha gra
are a godere il gusto delle correnti Commedie. E un’altra volta seppi di certo umanaccio mondano, che disse. «Fa, che io v
nsaniat falsas. »ps. 35. 9. E la quale consiste in questo al sentire di un Moderno. « Cum quis rationis compos et cum iud
ndo un uomo, godendo l’uso della ragione, e del giudizio, si rallegra di comparire un pazzo, quasi che sia simile a colui,
lui, che fu notato appresso il Lirico d’essere caduto in questo vizio di mente mal’affetta, e sconturbata. Egli si vantava
in questo vizio di mente mal’affetta, e sconturbata. Egli si vantava di trovarsi presente alla Commedia del continuo, e d
a. Egli si vantava di trovarsi presente alla Commedia del continuo, e di udire con suo grandissimo gusto i Recitanti. Onde
emptus per vimmenti gratissimus error ».Horat. In vero è cosa degna di pianto, quando tra’ Fedeli si trova persona tanto
affezionata alle Commedie oscene, che da in simile insania, e mostra di aver posto uno de’ suoi più principali gusti e tr
Ora per finire, aggiungo a conferma della seconda Proposizione posta di sopra due parole sole, e dico. Non basta, che, mo
ndere lecito l’andarvi ad un spettatore, tutto che non corra pericolo di consenso né di scandalo; perché se ella sarà osce
andarvi ad un spettatore, tutto che non corra pericolo di consenso né di scandalo; perché se ella sarà oscena, renderà mol
sempre non è lecito l’andarvi ad uno; tutto che non incontri pericolo di consentire alle disonesta, né di scandalizzare il
uno; tutto che non incontri pericolo di consentire alle disonesta, né di scandalizzare il prossimo; perché altri onde può
e Commedie de’ Signori Accademici sono fatte con grande spesa: quelle di certi Giovani della Città con men riguardo all’on
e le nostre con minor interesse più riguardo, e senza altro fine, che di procacciarsi il vitto, sono fatte; perché biasima
biasimar le nostre, e non le altre? » Così discorre questo Comico, e di più propone contro di sé alcune risposte, e si sf
non le altre? » Così discorre questo Comico, e di più propone contro di sé alcune risposte, e si sforza di soddisfarvi, e
to Comico, e di più propone contro di sé alcune risposte, e si sforza di soddisfarvi, e impugnarle con vivezza. Ma io nel
i, e dotte per ordinario biasimano le Commedie mercenarie, e tacciono di quelle, che sono fatte gratis da gli Accademici,
ente tutto l’anno, o almeno molto spesso: ove queste sono fatte molto di rado, e quasi per accidente; e però non v’è bisog
no fatte molto di rado, e quasi per accidente; e però non v’è bisogno di tanto rimedi. Con tutto ciò confesso, che una Com
zione del cristiano Teatro. Ora consideriamo un poco le quattro sorti di Commedie, che propone Beltrame, quasi che accenni
ie, che propone Beltrame, quasi che accenni le tre prime essere degne di maggior biasimo, che non sono le sue mercenarie.
sime, per le macchine artificiosissime, e per le bellissime apparenze di grande ammirazione, nelle quali se bene la spesa
o degno della teologica censura, né della predicatoria ammonizione. E di questa sorte, intendo, che alle volte si fanno be
le volte si fanno bellissime Rappresentazioni nella Serenissima Città di Venezia, alle quali chi va, paga, per l’ingresso
a nobiltà, e magnificenza dell’Azione, e del pomposissimo apparato. E di questa fatta sono parimente quelle Azioni, che ta
lle Azioni, che tal volta i Principi, e gran Signori per occasione, o di nozze, o di altra congiuntura, comandano, che sia
che tal volta i Principi, e gran Signori per occasione, o di nozze, o di altra congiuntura, comandano, che siano fatte, e
à, e la liberalità de’ Padroni: né può Beltrame né deve con l’esempio di quelle Azioni far schermaglia per difesa delle su
r difesa delle sue Commedie. Ad un Rosignolo non si confanno le piume di un real Falcone. Ma consideriamo le Commedie dell
e ad una Commedia, che essi avevano in ordine per recitare con titolo di onesto trattenimento carnevalesco. Si compiacque
citare con titolo di onesto trattenimento carnevalesco. Si compiacque di assecondar le loro preghiere; fece l’invito, e il
la Gentildonna finito il Recitamento, fece chiamare a suoi principali di que’ Giovani, e con una gagliardissima riprension
ute, e approvate da’ Superiori. La seconda ragione è per la radunanza di Donne onestissime, e virtuosissime; le quali, ess
peccati possono seguitare, e seguitano le più volte, con l’occasione di quella moltitudine di tante Donne o maritate , o
tare, e seguitano le più volte, con l’occasione di quella moltitudine di tante Donne o maritate , o fanciulle, o di altra
ione di quella moltitudine di tante Donne o maritate , o fanciulle, o di altra condizione, e tutte ornate molto bene, e fo
chinate? E quali pensieri possono sentirsi nascere nel cuore in tempo di sentire una Commedia, non affatto modesta, ma imp
affatto modesta, ma impudica? L’anno 1641. in Firenze un personaggio di ottimo giudizio, di molta pratica nel mondo, e di
impudica? L’anno 1641. in Firenze un personaggio di ottimo giudizio, di molta pratica nel mondo, e di buono spirito, trat
enze un personaggio di ottimo giudizio, di molta pratica nel mondo, e di buono spirito, trattando meco di queste Azioni, m
dizio, di molta pratica nel mondo, e di buono spirito, trattando meco di queste Azioni, mi disse, che era cosa pericolosis
ni: anzi chi li facesse rei maggiormente per questo io non mi curerei di repugnare: imperoché, se que’ Giovani usano delle
curerei di repugnare: imperoché, se que’ Giovani usano delle oscenità di gesti, o di parole, o d’altra fatta, forse o tutt
epugnare: imperoché, se que’ Giovani usano delle oscenità di gesti, o di parole, o d’altra fatta, forse o tutte, o parte n
o parte n’hanno imparato da’ Comici disonesti; onde poi sono divenuti di maestri malvagi discepoli peggiori; e però i dett
tri malvagi discepoli peggiori; e però i detti Comici sono meritevoli di più acre vitupero, come Attori di Commedie più pe
però i detti Comici sono meritevoli di più acre vitupero, come Attori di Commedie più perniciose. Io però non giustifico l
ni; e mi ricordo, che in una Città molto principale d’Italia un servo di Dio, Religioso, e Teologo, non poco versato nelle
ciose, che le mercenarie. E contro tali molte volte i zelanti Oratori di Dio si fanno sentire tuonando, e fulminando arden
te contro le Commedie della terza sorte, cioè, che si fanno al parere di Beltrame per alcuni rigiri; e temo, che egli vogl
i, che si conducono a fine molte volte con la scusa, e con la coperta di una Commedia. O scellerata ipocrisia dell’onestà,
ell’onestà, o vergognosa maschera dell’impudicizia, o vituperoso velo di una moltiplicata iniquità. Qualche lascivo Amante
iplicata iniquità. Qualche lascivo Amante si gira, e si rigira a modo di uccellaccio grifagno per far preda di semplici Co
nte si gira, e si rigira a modo di uccellaccio grifagno per far preda di semplici Colombe, e per dar cibo, e pastura alle
oi a Beltrame, quando scrive, che non si biasimano le dette tre sorti di Commedie; perché si riprendono per lo più, quando
sorti di Commedie; perché si riprendono per lo più, quando sono degne di riprensione: e se tal volta non sono riprese, l’e
icazione; la loro malizia precisa e per se stessa è una sonora tromba di vitupero a loro pubblica, e eterna condannazione.
mmedie Mercenarie siano fatte con più riguardo all’onestà, che quelle di certi Giovani; perché nelle Commedie di Beltrame
guardo all’onestà, che quelle di certi Giovani; perché nelle Commedie di Beltrame non mancano pubblici, e brutti trattati,
cenarie, e le Accademiche, e le altre fatte gratis, quando sono degne di essere biasimate; perché chi scioglie la lingua d
mici, o da altri,troppo licenziosi nel Teatro, i quali certo meritano di essere moderati per onore del grande Iddio, e per
sere moderati per onore del grande Iddio, e per spirituale giovamento di molte anime poco fondate nella virtù, le quali sd
e nel peccato mortale, e concepiscono nel Teatro osceno quelle fiamme di oscenità, con le quali si fanno degne di ardere n
Teatro osceno quelle fiamme di oscenità, con le quali si fanno degne di ardere nell’Inferno per tutta l’eternità, essendo
ferno per tutta l’eternità, essendo vera la sentenzaHo. 2. in 1. Mat. di Crisostomo. « Ad concupiscentiam sermo Animam obs
tollerabile, perché corregge dal male, e insegna il bene Bel fregio di gran lode convien si doni a chi nell’ufficio di P
a il bene Bel fregio di gran lode convien si doni a chi nell’ufficio di Precettore soddisfa tanto felicemente al suo debi
buon Maestro, e che l’oscena Commedia fosse un ammaestramento fincero di pura correzione dal male, e di pura instruzione a
mmedia fosse un ammaestramento fincero di pura correzione dal male, e di pura instruzione al bene; certo che sarebbe tolle
sarebbe tollerabile, anzi desiderabile, almeno per accidente, a fine di spuntar un chiodo con un altro chiodo, e di cavar
eno per accidente, a fine di spuntar un chiodo con un altro chiodo, e di cavar una spina con un’altra spina: ma la pratica
esce molto diverfa dalla supposta intenzione: e si avvera la sentenza di S. Buonaventura. « Virtus cum vitio non docetur. 
a Pudicizia, e dell’altre Virtù Cristiane? Sono scuse vane, e indegne di esser sentite. È vero, che Beltrame nel c. 20. sc
al vizio. Quando il Cirugico cava sangue all’uomo, l’intenzione non è di levarli il vitale, ma il putrefatto: se poi mesco
l vitale, ma il putrefatto: se poi mescolato col putrido qualche poco di buono ve n’esce, pazienza: l’Arte mira alla purga
non essere stato alla Commedia, per aver perduto al gioco gran somma di zecchini. E Beltrame finalmente conclude quel cap
nte, e smoderatamente proposti nella Scena sono lezioni, e istruzioni di molti, e gravi peccati per effettuarli. Onde Euse
« Ineptas, et aniles fabulas devita »Ep. 1. c. 4.. Guardati dall’uso di quelle Favole, che sono vane, e non recano alcuna
quelle, che sono poco modeste, e perniciose. S. Tommaso nel commento di questo avviso di S. PaoloLect. 2. in c. insegna,
poco modeste, e perniciose. S. Tommaso nel commento di questo avviso di S. PaoloLect. 2. in c. insegna, che secondo il p
esto avviso di S. PaoloLect. 2. in c. insegna, che secondo il parere di Aristotile, le Favole furono ritrovate da’ Savi a
cioè un vero sentimento coperto con qualche similitudine, e un saggio di qualche bella, o gradita utilità. Or qui dicono i
pretendiamo con le nostre Favole Teatrali; rappresentiamo, con tratti di similitudini accomodate all’Auditorio, la bellezz
nzione, almeno con l’operazione, e Azione piena, o almeno abbondante, di parole turpi, e di gesti osceni, insegnano il mal
l’operazione, e Azione piena, o almeno abbondante, di parole turpi, e di gesti osceni, insegnano il male in vece del bene;
entazione del Vizio, fatta senza la debita Moderazione,e su gli occhi di persone deboli di spirito, non è sferza, per farl
o, fatta senza la debita Moderazione,e su gli occhi di persone deboli di spirito, non è sferza, per farlo prestamente fugg
ro le purissime bellezze dell’Onestà: onde poco fondato si è il detto di chi dice. La Commedia Moderna oscena corregge dal
i Teologi, e i Santi Padri: la dottrina de’quali meglio, che la spada di Alcide, tronca i rinascenti capi all’Hidra della
ella Teatrale Oscenità. Adunque i Comici pensino bene questa sentenza di S. GregorioHom. 8. in psal. 100.. « Hostis noster
ione del giovare non è sempre genitrice del giovamento. Alcuni dicono di voler recar utilità, e poi partoriscono grave dan
dichiarar quell’utile essere una cosa perniciosa, e degna detta nota di mal fine, e molto nocivo: perché la Commedia osce
rbo, e la peste de’ buoni costumi, la fiera della carne, e la sentina di tutte le scelleragini. E così dicono con buona ra
eragini. E così dicono con buona ragione alcuni, secondo la relazione di Beltrame, a quali non risponde bastevolmente aggi
con buone sentenze, e poi onestati col Matrimonio. A questa aggiunta di Beltrame rispondo io co’ Dottori, che non è lecit
simili. E io confesso, che il dette è vero delle Mercenarie Commedie di oggidì e questo è illecito. Ma Beltrame nega, ciò
le persone viziose senza nominar il Vizio, e non mostrar la bruttezza di quello? Ciò solo si può fare, o in voce, o in isc
sanno, o non vogliono leggere: ma la Rappresentazione, che ha faccia di letizia, invita l’audienza; e poi la brama del di
e, etc. I Comici dicono. Si rappresenta il male, per insegnar il modo di fuggirlo. I Dottori concordemente dicono. Con la
la Rappresentazione del male, usata da’ Comici, non s’insegna il modo di fuggire il male, ma, la maniera di commetterlo. N
da’ Comici, non s’insegna il modo di fuggire il male, ma, la maniera di commetterlo. Noi a chi dobbiamo credere? Ogni sem
qualche Vizio, massimamente col suo meritato castigo, per recar luce di accorgimento a’ trascurati: ma stimo, che si deve
si deve osservare il modo necessario alla cristiana Moderazione; come di sopra ho dichiarato intorno al proporre le osceni
gia ha per fine la bontà de’ sudditi, le Rappresentazioni non saranno di cose brutte. E avvenga, che possano essere imitaz
non saranno di cose brutte. E avvenga, che possano essere imitazione di gente ordinaria, e per le cose ridicole porger di
ma con onestà: e così dove si vedranno costumi popolari, e imitazioni di atti biasimevoli in ciascuna professione, quivi a
i deve, né si può rappresentar ogni Vizio; perché la Rappresentazione di alcuni Vizi; è scandalosa; e però essa nuoce più
on giova il castigo rappresentato. E tali sono, per l’umana fragilità di molti, i Vizi lascivi massimamente rappresentati
vi, quando nelle prediche popolari nominano alcuni Vizi; o si servono di parole troppo significanti; o spiegano certi arti
lo: predica in modo, che insegna le malizie: addottrina nella maniera di far l’amore: no no, non vi torno più. Aggiungo, c
: no no, non vi torno più. Aggiungo, che li Scrittori stessi de’ casi di coscienza intorno al 6. Precetto, e i libretti di
ori stessi de’ casi di coscienza intorno al 6. Precetto, e i libretti di Confessione, si devono leggere con molta cautela,
ta cautela, e per giusta cagione: perché alle volte con l’espressione di certe cose eccitano specie turpi, e efficaci moti
one è più efficace ad insegnar il male, che non è l’imprudente parola di un Dicitore, e la disonesta lettura di un libro o
che non è l’imprudente parola di un Dicitore, e la disonesta lettura di un libro osceno? Chi non è cieco, giudichi di que
e la disonesta lettura di un libro osceno? Chi non è cieco, giudichi di questo colore. Punto decimo quinto. Si conferma
. Punto decimo quinto. Si conferma il medesimo. Al Primo comparire di una Compagnia di Mercenari Commedianti in una Cit
into. Si conferma il medesimo. Al Primo comparire di una Compagnia di Mercenari Commedianti in una Città, chi dicesse a
elle Cristiane Virtù. Chi ciò, dico, dicesse, farebbe, credo la parte di falsa Cassandra, e meritamente non sarebbe credut
per una bastevole prova del detto basta il fare alla sfuggita un poco di riflessione a’ Comici stessi, e alle Comiche loro
tessi, e alle Comiche loro: perché comunemente non sono persone piene di tanta santità, né abbondanti di tanto zelo di ani
hé comunemente non sono persone piene di tanta santità, né abbondanti di tanto zelo di anime, che si curino molto, o molto
non sono persone piene di tanta santità, né abbondanti di tanto zelo di anime, che si curino molto, o molto pensino alla
talianoD. Franc. Maria del Monaco in Parenesi pag. 47.. « Che maniera di medicare è questa: bere la morte, acciò che tu ti
ivi, e sono spaventati gli ostinati, sacrileghi, e perversi. Tu stimi di fare, che i Giovani amino l’aspro cammino della V
voi Istrioni. Certo che le Città, e le Repubbliche hanno a voi tanto di obbligazione, quanto di pudicizia avete portato l
le Città, e le Repubbliche hanno a voi tanto di obbligazione, quanto di pudicizia avete portato loro, e quanto di decoro.
nto di obbligazione, quanto di pudicizia avete portato loro, e quanto di decoro. O veri Fedeli di Cristo, e chiamati da lu
to di pudicizia avete portato loro, e quanto di decoro. O veri Fedeli di Cristo, e chiamati da lui nel suo meraviglioso lu
delle apparenti virtù. Voi o Fedeli voi, se avete veramente desiderio di virtù, mirate Cristo, mirate le illustri azioni d
ni de’ Santi Martiri, e gl’esempi delle Sacre Vergini: e indi cercate di prendere vigore di Fortezza, senno di Prudenza, s
i, e gl’esempi delle Sacre Vergini: e indi cercate di prendere vigore di Fortezza, senno di Prudenza, splendore di Pudiciz
e Sacre Vergini: e indi cercate di prendere vigore di Fortezza, senno di Prudenza, splendore di Pudicizia, e d’Onestà. Non
cercate di prendere vigore di Fortezza, senno di Prudenza, splendore di Pudicizia, e d’Onestà. Non ha bisogno di osceno C
senno di Prudenza, splendore di Pudicizia, e d’Onestà. Non ha bisogno di osceno Commediante per Maestro della Virtù, chi h
ddetto quel poco, che il P. Famiano Strada scrive contro chi professa di far vedere i Vizi, acciocché. « Et mihi, dice egl
che sono più perfette quelle Città, o terre, ove non vanno i Comici, di quelle, ove i Comici sovente soggiornano. Adunque
e, è uno scudo molto debole, il qual non spunta la punta dello strale di una buona obiezione. E se bene scrive prima, che
vi; ma ove soggiornano i Comici osceni, si pecca per que’ rispetti, e di più per li molti, e molto efficaci impulsi nascon
se a caso correggono qualche Vizio in uno, porgono occasione a molti di moltiplicarne le centinaia. I TeatriLib. 1. de Co
e turpitudinum, publicæ professiones flagitiorum ». Pubbliche scuole di scelleratezze; nelle quali purtroppo fa profitto
a cieca Gioventù del Cristianesimo, e quelle persone anche vecchie, o di mezzana età, che amiche dell’ozio, e dei senso, v
ni quasi vittime consacrate ad una miserabile, e continua languidezza di spirito, e di virtù: e questi sono molti; e da qu
me consacrate ad una miserabile, e continua languidezza di spirito, e di virtù: e questi sono molti; e da questi molti si
olacce si odono; o che discordie nascono; o che scialacquamento si fa di roba; o con quante indecenze, e turpitudini macch
reggono i Viziosi, ma li fomentano e li fanno comparire brutti mostri di più sfigurato visaggio, e di più sparuta figura.
ntano e li fanno comparire brutti mostri di più sfigurato visaggio, e di più sparuta figura. E la ragione si è, perché il
etto è come rimanente, che adorna la tavola: mai non si moverà alcuno di casa sua, per andar ad un convito a mangiar pane;
senza il buon esempio. » Questo Galantuomo discorre per noi, e mostra di voler dire così. In un banchetto niuno attende a
mostra di voler dire così. In un banchetto niuno attende a satollarsi di pane: niuno vuole soddisfare all’appetito suo col
per tutti; e a molti è anche la rovina spirituale. Qui vale il detto di S. Ambrogio. « Error in pluribus est in paucis co
bstinens. » Dice questo Autore brevemente, che le Commedie hanno poco di bene, e giovano solo a que’ pochi, che conoscono
tto vale anche de’ Mercenari Comici Recitanti; massimamente che molti di loro sono Compositori poetici delle Commedie. Dun
itori poetici delle Commedie. Dunque la Commedia d’oggidì con un poco di Moralità nascosta, incognita, e poco fruttuosa, p
procedono a somiglianza degli antichi Filosofi, e de’ savi Precettori di Moralità; e come quelli ammaestravano i semplici
gure, con favole, e con invenzioni facete; che però Platone trattando di cose gravi, aggiunse. « Iocum quendam inte sere h
maestrano i Viziosi alla Virtù con facezie oneste, e con Favole piene di piacevolezze, ma vote in tutto da tutte le scanda
versazione con le perdute Femmine e altri da altre occasioni prossime di grave peccato. Onde la modesta Commedia meritamen
nto del male, e generoso invito al godimento del bene: o pure arringo di Virtù, e fuga di Vizio, per conquistar una bella
eneroso invito al godimento del bene: o pure arringo di Virtù, e fuga di Vizio, per conquistar una bella corona di Teatral
re arringo di Virtù, e fuga di Vizio, per conquistar una bella corona di Teatrale onore tra’ Commedianti modesti, lodevoli
essere con degna, Azione rappresentata a numerosa, e nobile radunanza di virtuosi Spettatori. Onde il presente Dubbio con
Commedia intitolata, Opera bella, e grave, non solo è tollerabile; ma di più è lodevole molto, e molto amabile. E io godo
è tollerabile; ma di più è lodevole molto, e molto amabile. E io godo di aver inteso da un Personaggio savio, e molto prat
le. E io godo di aver inteso da un Personaggio savio, e molto pratico di un fioritissimo, e popolatissimo Regno, che ivi s
fioritissimo, e popolatissimo Regno, che ivi si fanno Commedie gravi di belle istorie, le quali riescono Opere nobilissim
cola, turpe, e oscena. E se questa ombra denigrasse alquanto le Scene di quel Teatro, certo che tutto farebbe lucidissimo.
cipalissima Città d’Italia, circa già cinquant’anni, alcune Compagnie di virtuosi Commedianti Mercenari facevano le loro A
ga da ogni minima, e oscena imperfezione. O piacesse a Dio, che l’oro di quell’età nascesse di nuovo nelle miniere de’ mod
scena imperfezione. O piacesse a Dio, che l’oro di quell’età nascesse di nuovo nelle miniere de’ moderni Commedianti. Molt
ll’età nascesse di nuovo nelle miniere de’ moderni Commedianti. Molti di loro, massimamente:i principali, professano d’abi
egnose Favole, e con orditure graziose, sotto il titolo d’Opere degne di onorato plauso, e di molta lode: e io per questa
orditure graziose, sotto il titolo d’Opere degne di onorato plauso, e di molta lode: e io per questa diligenza, e fatica l
questa diligenza, e fatica li stimo con la comune de’ Teologi, degni di mercede, e di comendazione; ma quando poi frappon
nza, e fatica li stimo con la comune de’ Teologi, degni di mercede, e di comendazione; ma quando poi frappongono nel Recit
: e usano altre cose turpi, e scandalose, certo si rendono degnissimi di vitupero, e meritano di esser castigati, o almeno
pi, e scandalose, certo si rendono degnissimi di vitupero, e meritano di esser castigati, o almeno ridotti a termini presc
ssaria Moderazione. Questi imitano con qualche proposizione l’astuzia di Pompeo, il quale temendo la distruzione del suo T
à dicesse, che le Azioni loro intitolate Opere, sono affatto illecite di essere rappresentate nel modo, che le rappresenta
te di essere rappresentate nel modo, che le rappresentano in presenza di molti Giovani, e di altre persone, che vivono a g
entate nel modo, che le rappresentano in presenza di molti Giovani, e di altre persone, che vivono a guisa di deboli, e pi
in presenza di molti Giovani, e di altre persone, che vivono a guisa di deboli, e piccole piante, e non come forti, e gra
e molto pratico del mondo: cioè, che i moderni Commedianti usano arte di fare ne’ giorni Festivi, e ne’ Venerdì Azioni chi
per tutte le Città, e Paesi più facilmente sia loro concessa licenza di recitare anche ne’ detti giorni; poiché alcuni Si
Commedia ridicolosa, e buffonesca; ma un’Azione grave, bella, e degna di saggio, e erudito Popolo spettatore. E riesce l’i
media, quando si rappresenta qualche Opera, con la quale godo un poco di modesto passatempo. E così disse anche a me l’ann
passatempo. E così disse anche a me l’anno 1644. un uomo virtuoso, e di sperimentata bontà, significandomi, che quanto ab
l’indecenza delle parole, e de’ gesti de’ Comici osceni, tanto godeva di sentire una bella istoria bene rappresentata, e l
il tempo; perché per ordinario l’Azione, e l’Opera non è pura a modo di cristallino fonte; ma s’intorbida, e si deturpa c
o male operata per l’immodestia; onde ella rende gli Attori operatori di cose indegne, e gli Spettatori colpevoli di vizio
ende gli Attori operatori di cose indegne, e gli Spettatori colpevoli di viziosa cooperazione; e il tutto un brutto miscug
a cooperazione; e il tutto un brutto miscuglio, e un’oscena mercanzia di peccati. Dunque per rispondere in breve, e dirett
spirituale, ovvero istoriale; né che si ponga nel Cartello il titolo di Opera; perché questo manto ricuopre molte volte i
Tra’ Comici non mancano Valent’uomini d’ingegno, che possono comporre di loro talento alcune belle, modeste, e ridicole, o
ndo le regole della modestia altre fatte da altri; le quali riuscendo di universale soddisfazione, si potrebbero fare, e r
si vede avvenire tal volta con l’occasione del Recitamento, che si si di una bella, e modesti Commedia rappresentata, o in
. Non si fonda sul sodo, chi spinto dal suo posto ferma il piè sopra di un argine arenoso: la debolezza dell’arene malame
so: la debolezza dell’arene malamente si cangia in gagliarda fermezza di stabile fondamento: crolla, e vacilla per tutto,
resente Dubbio mi dilungar ebbe troppo dal mio fine principale, che è di rispondere con questo Libro a molte Obiezioni: pe
per tenere le Pitture, e le Statue oscene. Ora veniamo alla soluzione di altri Nodi, che non mancano per ragione del secon
prese da gli Spettatori. San BernardoSerm. 28. in Cant. con avviso di zelante accortezza scrive di alcuni. « Plus tribu
an BernardoSerm. 28. in Cant. con avviso di zelante accortezza scrive di alcuni. « Plus tribuunt oculo, quam oraculo. » E
, quam oraculo. » E vuol dire, che antepongono il piacere della vista di qualche grato oggetto alla forza della voce di Di
il piacere della vista di qualche grato oggetto alla forza della voce di Dio, e del suo impero. E invero chi cade in quest
peccano, e ripeccano in più maniere: e dove stimano trovar il diletto di quattro odorose foglie di rose, trovano il tormen
ù maniere: e dove stimano trovar il diletto di quattro odorose foglie di rose, trovano il tormento di molte pungenti, e pu
var il diletto di quattro odorose foglie di rose, trovano il tormento di molte pungenti, e puzzolenti spine che trafiggono
ono con mortali, e giusti rimorsi coscienze loro. Onde il Giardinetto di Diana si converte in Fucina di Vulcano. So che es
si coscienze loro. Onde il Giardinetto di Diana si converte in Fucina di Vulcano. So che essi portano molte scuse in luogo
nverte in Fucina di Vulcano. So che essi portano molte scuse in luogo di buone Ragioni: ma io qui le voglio ponderare per
cuse in luogo di buone Ragioni: ma io qui le voglio ponderare per via di Dubbi; e spero, che da’ Savi saranno conosciute p
rare per via di Dubbi; e spero, che da’ Savi saranno conosciute piene di vanità, e meritevoli di essere condannate. Punto
spero, che da’ Savi saranno conosciute piene di vanità, e meritevoli di essere condannate. Punto primo. Se sia lecito l
ri assolvono quelli, che vi vanno, o le permettono. Gioia del tesoro di Cristo è l’assoluzione da’ peccati; e questa non
che vanno alle Femmine impudiche; e quelli, che, commettendo peccati di altra fatta, e conoscendo d’aver errato, se ne pe
. Se molti ciò fanno, io so che molti altri ciò non fanno; e lasciano di confessare quelli, che vanno alle Commedie oscene
Il Virtuoso P. Fr. Domenico Gori Domenicano era Confessore in Firenze di un illustrissimo Sig. Abate, che poi fu Eminentis
alle Commedie, ora, che io vi confesso, vi andate; pero dubitando io di essere la cagione di questo, ho lasciato di venir
che io vi confesso, vi andate; pero dubitando io di essere la cagione di questo, ho lasciato di venire ad udire la vostra
andate; pero dubitando io di essere la cagione di questo, ho lasciato di venire ad udire la vostra Confessione ». Udito qu
Così propose, mantenne il proposito, e il savio Religioso seguitò poi di confessarlo con scambievole soddisfazione. Questo
arlo con scambievole soddisfazione. Questo caso io seppi l’anno 1646. di Novembre in Fiorenza per scrittura di un Penitent
esto caso io seppi l’anno 1646. di Novembre in Fiorenza per scrittura di un Penitente del medesimo P. Gori, a cui egli ste
agionano grave rimorso a’ Penitenti, e a me piace molto più l’esempio di questi, non però condanno quelli, che assolvono;
qualche opinione a loro probabile, e per qualche buona ragione degna di essere approvata; e quale approverei ancor io; po
onibus est attendendus. » Così discorre questo Autore; né il discorso di lui è malamente fondato. Io ritornando al punto d
« reddet unicuique secundum opera sua ». Troppo lacrimosi sono i casi di alcuni Confessori, che per assolvere, non dovendo
inione probabile, secondo la quale un Giovane, o altra persona debole di Virtù, si possa assolvere, tutto che voglia andar
, et per rationes intrinsecas », secondo la speculativa, e per vigore di ragioni intrinseche; « non autem practice, et per
rationes saltem extrinsecas », e non secondo la pratica, e per forza di ragioni almeno estrinseche, le quali sono l’autor
, e per forza di ragioni almeno estrinseche, le quali sono l’autorità di alcuni Dottori. Questa dottrina ho io raccolta da
ccolta dalla risposta data da tre valenti Teologi pubblici professori di Roma al seguente caso. Trovo un moribondo, che no
al seguente caso. Trovo un moribondo, che non poté, né può dar segno di penitenza; io so, che egli viveva bene, e frequen
ia sentenza, e seguitando la contraria assolvere condizionatamente. E di più si cerca, se io sia tenuto a fare così; altri
e non sarò scusato dall’ignoranza. Nella lettera mandata a Fiorenza a di 7. di Gennaro 1643. per risposta al detto caso, i
sarò scusato dall’ignoranza. Nella lettera mandata a Fiorenza a di 7. di Gennaro 1643. per risposta al detto caso, il prim
sposta al detto caso, il primo Teologo P. Giovanni de Luogo, promosso di poi all’Eminenza del Cardinalato, così scrisse. «
abilem. » Il terzo Teologo F. Ludovico Leto, Lettor pubblico de’ Casi di coscienza nel Collegio Romano, scrisse brevissima
nuta probabile da qualcuno, che si possa assolvere una persona debole di spirito, la quale vuole andare alle Commedie corr
e estrinsecamente; e però non devo, né posso praticata senza gravezza di peccato mortale. Punto secondo. Si risponde ad
ssarius teneatur sequi Pænitenti opinionem. se il Confessore è tenuto di seguitare l’opinione del Penitente, così risolve.
sore può lecitamente dare l’assoluzione, il Penitente ha buona ragion di giustizia per esigerla . E aggiunge. «Hoc etiam p
n sé, né men nella sua ragione, ripugna al mio parere nel caso nostro di un Giovane, che, essendo debole di virtù, vuole a
ugna al mio parere nel caso nostro di un Giovane, che, essendo debole di virtù, vuole andare alle Commedie oscene; prima p
ei contro ogni dettame della mia coscienza: dunque né egli ha ragione di giustizia per esigere da me l’assoluzione. Che se
assoluzione. Che se pure egli, o qualche persona poco fondata dicesse di tenere tale opinione: io dico, che non è probabil
o per molte ragioni possono gravemente peccare. Un principal Maestro di Teologia mi disse una volta che quando qualche Ge
ì. Che moto, e che affetto cagionano nel vostro cuore? Sono incentivo di mali pensieri, e di peggiori fatti? Sono stimolo
ffetto cagionano nel vostro cuore? Sono incentivo di mali pensieri, e di peggiori fatti? Sono stimolo di peccato a voi? Si
e? Sono incentivo di mali pensieri, e di peggiori fatti? Sono stimolo di peccato a voi? Si. dunque non vi è lecito l’andar
e volontà. Buona regola era quella per la salute delle anime, e degna di essere da molti Confessori praticata: Se bene chi
nire alle Commedie oscene, porge un buon consiglio D. Francesco Maria di Monacoin Param. P. 41., scrivendo. « Id unum cons
omnibus, uni: nec privatim, nec pubblice id dicendum. » Lascio quello di più, che l’Autore addotto consiglia a’ Confessori
oscene. Alcuni, troppo amici delle oscenità Teatrali, si fanno scudo di questa Ragione; e per renderla più vigorosa, e fo
ntirle, in questo modo. Si va per buon fine, cioè per imparate l’Arte di far belle, e ingegnose Azioni: e di recitarle con
on fine, cioè per imparate l’Arte di far belle, e ingegnose Azioni: e di recitarle con grazia, con naturalezza, e con tal
e l’onor de’ Recitanti. Di più si va per imparare la virtuosa maniera di vivere con buona, e onorata civiltà, fuggendo i r
. » Rispondo in due maniere: la prima con ricordare a’ Comici un poco di quel molto, che il loro Comico Pier Maria Cecchin
principio de’ quali dice. « Le buone Commedie, cioè quelle, che sono di oneste materie, e da oneste persone rappresentate
, che sono di oneste materie, e da oneste persone rappresentate, sono di tanta conseguenza nelle popolate Città, che quasi
he quello, gareggiando con queste, par quasi, che il discernere, qual di loro sia maggiore, si renda, per cosi dire, impos
si renda, per cosi dire, impossibile: onde il dar nome alla Commedia di Precettrice, sarà forse il suo proprio. » Lascio
seguire il Vizio, e non amare la Virtù. Ma vengo alla seconda maniera di rispondere, e dico. A questa scusa mi par, che si
ispondere, e dico. A questa scusa mi par, che si convengano le parole di S. Agostino.Serm. 143. de temp. « Nostis prope om
ed pauci nostes in libris, multis in Teatris. » E molto meglio quelle di S. CrisostomoSerm. In Isai.. « Ridicula excusatio
ectoria sunt ista. Fuci sunt, et deceptio. » Questa è una scusa degna di riso; e questi detti sono pieni d’inganno. I Comm
eni d’inganno. I Commedianti osceni per certo non sono Mastri forniti di quell’eccellenza, dalla quale suol nascere il’pri
alla quale suol nascere il’primo ardore d’imparare secondo il pensier di S. Ambrogiol. de Virg.. « Primus descendi ardor e
ndi ardor est excellentia Magistri. » Ma sono Maestri vili, infami, e di vita per ordinaria viziosa, e scandalosa. Come du
fittevole giovamento degli Auditori? Temo, che con l’insegnar un poco di bene insegnino ancora molto male e però non sono
no ancora molto male e però non sono da tollerarsi. Platone non restò di cacciare i Poeti; forse perché da loro si poteva
contro i Comici disonesti? Seneca scrive, che I’Auditore, e Discepolo di tali Maestri non profitta nella Virtù con lo stud
lascivo. Andò forse tal’uno per imparare il bene, e prendere un poco di piacere, ma in effetto imparò molti mali, e vi re
Maestri sono rappresentati? Io temo, che si vedrà verificato il detto di quel Savio. « Eo quisquis malus ierit redibit pes
ita. Ma discorriamo un poco secondo l’esperienza personale, e propria di qualcuno. Confesso d’aver inteso, che tal’ora, Ac
ventar più onesti, più temperati, e più virtuosi. E però io prego uno di quelli, che ha frequentato più volte il Teatro os
ego uno di quelli, che ha frequentato più volte il Teatro osceno, che di grazia faccia tra se un poco di riflessione: che
ntato più volte il Teatro osceno, che di grazia faccia tra se un poco di riflessione: che cosa di bene, e di Virtù ha egli
osceno, che di grazia faccia tra se un poco di riflessione: che cosa di bene, e di Virtù ha egli finalmente sentito, e im
e di grazia faccia tra se un poco di riflessione: che cosa di bene, e di Virtù ha egli finalmente sentito, e imparato: e a
Virtù ha egli finalmente sentito, e imparato: e all’incontro che cosa di male, e di Vizio ha udito, e appreso: questa picc
li finalmente sentito, e imparato: e all’incontro che cosa di male, e di Vizio ha udito, e appreso: questa piccola esperie
piccola esperienza, credo, lo convincerà. Iol. 14. An. con le parole di Crisostomo lo posso avvisare, e pregare, dicendo.
appresentazioni; nondimeno la quotidiana esperienza li convince tutti di manifestissima menzogna. Non voglio tacere il cas
ecchino negli stampati fogli spiegato con questo tenore. Un Figliuolo di un uomo di qualche rilievo aveva per uso disordin
li stampati fogli spiegato con questo tenore. Un Figliuolo di un uomo di qualche rilievo aveva per uso disordinato ordinar
rilievo aveva per uso disordinato ordinariamente giocare: nella sera di S. Martino, dopo aver perduti i contanti, giocò,
enne al partire trovar Amico, che gliene prestasse uno, per non uscir di quel luogo nell’abito più proprio al suo merito,
i recitavano, e udendo ridere, salì le scale, e se n’andò a far prova di correggere con il gusto della Scena il disgusto d
uttuosi avvenimenti, che la perdita del denaro gli servì per acquisto di lui medesimo: posciachè vedendo Orazio fallito, s
del Padre, il quale conosciuto il pentimento, ad imitazione del Padre di Orazio, con gran copia di lacrime gli restituì la
iuto il pentimento, ad imitazione del Padre di Orazio, con gran copia di lacrime gli restituì la sua grazia. Onde il Sig.
E io non riprovo, né tal racconto, né tale aggiunta; perché si parla di Commedie modeste, e non d’oscene; però segue a di
però segue a dir bene il medesimo Comico, dicendo. Non si può dimeno di non introdurre i beni nella Scena con giochi, e s
si rendano schife, e noiose. Credami ogn’uno, che non c’è passatempo di maggior gusto, e manco spesa della Commedia; la q
con eterno loro vitupero per sentenza de’ medesimi Comici, professori di Cristiania Onestà. Ricordo poi agli Accademici, e
no per ordinario, come dice il P. MazzarinoRag. 110. litt. X., farina di uomini ignorantissimi: la sedacciano d’improvviso
na di uomini ignorantissimi: la sedacciano d’improvviso col sedaccio, di lingua plebea, stile triviale, artificio giullare
di lingua plebea, stile triviale, artificio giullaresco, e reggimento di corpo da Buffoni. A chi vuole veramente addottrin
trui nuove, modeste, e graziose. Ho conosciuto in Sicilia nella Città di Palermo un ottimo, e zelante Religioso, che per o
anno cagionato nel Popolo dalle Commedie oscene, si perse alla fatica di comporre modeste, e ottime Commedie: e composte l
un’ altra delle loro oscene con grave cordoglio, e con giusto sdegno di quel zelante Religioso. Tutto fu, perché in quell
degno di quel zelante Religioso. Tutto fu, perché in quelle del servo di Dio, benché facete, indifferenti e belle, bisogna
sono quelli che vanno alle Commedie oscene, per imparare l’artificio di comporre poi delle modeste e più che pochissimi q
sono per spiegare, rinforza il proposto ricordo. L’anno 1642. al 26. di Marzo in Fiorenza un Gentiluomo, personaggi virtu
26. di Marzo in Fiorenza un Gentiluomo, personaggi virtuoso e dotato di bella, e erudita letteratura, e molto pratico del
siero d’andar a sentire le Commedia Mercenarie allo Stanzone con fine di udire que’ ridicoli, che non trovo nelle Commedie
e ho detto nell’animo mio. E chi sa che esponendomi a quell’occasione di peccato, non vi cadessi per giusta permissione di
i a quell’occasione di peccato, non vi cadessi per giusta permissione di Dio? No, no, non vi voglio andar: voglio fuggir i
al luogo del peccato è una buona congettura della salute. Mi aggiunse di più questo savio, dotto, e virtuoso Fiorentino. L
vinoso incendio: e chi tarda il rimedio alla rovina, merita il titolo di trascurato, e il rimprovero della riprensione. Le
uali sono cagionati molti incendi negli animi degli Spettatori deboli di Virtù: e però necessario si è, che non si tardi p
gli uomini fossero più continenti, io mi sottoscriverei alla massima di quel Critico: ma tutto il Mondo è paese; e più di
po delle Commedie oscene sono per ordinario più del solito abbondanti di offese di Dio, e di peccati, massimamente di libi
ommedie oscene sono per ordinario più del solito abbondanti di offese di Dio, e di peccati, massimamente di libidine , com
cene sono per ordinario più del solito abbondanti di offese di Dio, e di peccati, massimamente di libidine , commessi con
iù del solito abbondanti di offese di Dio, e di peccati, massimamente di libidine , commessi con l’opere, con le parole, o
emente con molte, e varie oscenità:e questi peccati non hanno bisogno di tolleranza, né di fomento, ma di presta correzion
e varie oscenità:e questi peccati non hanno bisogno di tolleranza, né di fomento, ma di presta correzione, e di totale pro
à:e questi peccati non hanno bisogno di tolleranza, né di fomento, ma di presta correzione, e di totale proibizione. Punto
anno bisogno di tolleranza, né di fomento, ma di presta correzione, e di totale proibizione. Punto quinto. Se unο, che d
e oscene, recherebbe buona Ragione per tollerare. Nobilissimo fregio di buon Cittadino si è il zelo di conservar’ alla Pa
one per tollerare. Nobilissimo fregio di buon Cittadino si è il zelo di conservar’ alla Patria l’onorato pregio, di che e
on Cittadino si è il zelo di conservar’ alla Patria l’onorato pregio, di che ella gode sotto il manto della grandezza, del
le Commedie oscene, per mostrarle tollerabili, ricorrono al puntiglio di preteso onore della Patria? E della quale, essend
duta porta seco l’assenso universale, e è, che i Comici nello spazio, di un anno vanno a molte Città principali e a molte
ebbero  ? Dove si fonda? E pure fu una volta a me proposta da un uomo di gran giudizio. Io per mio credere tengo, che le p
e Cristiano governo, illustrano la patria con notabile accrescimento di gloriosa fama. Scrisse per acconcio di questo con
ria con notabile accrescimento di gloriosa fama. Scrisse per acconcio di questo con, giudizioso brevità la penna d’oro del
de gli, abitanti; per cagione della quale la solitudine stessa merita di essere tenuta in dignità maggiore, che le Città.
e ambedue quelle grandi, principali, e gloriose Città si resero degne di eterna lode: e io vorrei poter qui ora intingere
eterna lode: e io vorrei poter qui ora intingere la mia penna in oro di eterno per onorarle, e lodarle eternamente. Dico
e ogn’ anno rovinano le anime, e danneggiano la roba con molta offesa di Dio; con dolore de’ Virtuosi, e con una disonesta
l’impudico Teatro compaionobn alcuni Spettatori, ardentemente bramosi di quel sozzo diletto, che traggono dal Recitamento
e merita la proibizione. E qui si fonda la formazione e promulgazione di molte Leggi Imperiali, e di molti Canoni sacri, c
ui si fonda la formazione e promulgazione di molte Leggi Imperiali, e di molti Canoni sacri, co’ quali per gravi inconveni
e Ecclesiastici, molte volte vietarono, e oggidì anche vietano alcune di quelle cose, che mai per l’addietro erano state v
molto gravi mali, che cagionano, lo tolga affatto, e saviamente privi di un gusto molto illecito gli Spettatori. So, che m
Superiore, stimolo più acuto, e più penetrante; acciocché si risolva di usar maggior sollecitudine nel levarlo perfettame
ime, e anche un Regno intero, e popolatissimo. L’anno 1642. al dì 14. di Ottobre in Fiorenza un Padre della Compagnia di G
’anno 1642. al dì 14. di Ottobre in Fiorenza un Padre della Compagnia di Gesù Procuratore eletto della Provincia di Franci
a un Padre della Compagnia di Gesù Procuratore eletto della Provincia di Francia, uomo vecchio, e di molta letteratura, e
i Gesù Procuratore eletto della Provincia di Francia, uomo vecchio, e di molta letteratura, e di gran governo nella Religi
o della Provincia di Francia, uomo vecchio, e di molta letteratura, e di gran governo nella Religione, e conosciuto, e sti
i Padri Francesi poco dopo mi confermarono: cioè che allora nel Regno di Francia si facevano tutte le Commedie senza verun
anzi potevano godere l’onore de gli offici pubblici con accrescimento di stima, e di reputazione. E la ragione di questa b
o godere l’onore de gli offici pubblici con accrescimento di stima, e di reputazione. E la ragione di questa bella, e buon
i pubblici con accrescimento di stima, e di reputazione. E la ragione di questa bella, e buona Moderazione era stata: perc
stata: perché circa 4. anni prima il Signor Cardinal Richeliù essendo di natura malenconico, e trovandosi bisognoso di qua
rdinal Richeliù essendo di natura malenconico, e trovandosi bisognoso di qualche allegro sollievo mostrò di gustar di udir
alenconico, e trovandosi bisognoso di qualche allegro sollievo mostrò di gustar di udir le Commedie; ma le voleva, modeste
, e trovandosi bisognoso di qualche allegro sollievo mostrò di gustar di udir le Commedie; ma le voleva, modeste, e senza
r di udir le Commedie; ma le voleva, modeste, e senza alcuna oscenità di gesti, o di parole; e fece intimare nel Regno a t
Commedie; ma le voleva, modeste, e senza alcuna oscenità di gesti, o di parole; e fece intimare nel Regno a tutti i Comic
Pubblicato quest’ordine, seguì l’effetto d’emendazione: e ora a fine di mantenerla i Magistrati riveggono le Azioni; e se
altri meno; ma ora tutti sono diligentissimi; onde si gode in Francia di presente una perfetta Moderazione del Cristiano T
caso merita lode così grande, che per celebrarlo degnamente a gloria di quell’Eminentissimo vi bisognerebbe la penna, e l
simo vi bisognerebbe la penna, e la lingua anzi le penne, e le lingue di molti Eminentissimi lodatori. Punto settimo Se
le buone creanze può talvolta servirsi della cera d’UIisse, e fingere di non sentire: può anche temere, che qualche falso
ere di non sentire: può anche temere, che qualche falso Amico a modo, di quell’antico Medico, non gl’insonda veleno, in ve
Amico a modo, di quell’antico Medico, non gl’insonda veleno, in vece di medicamento nell’orecchio invitandolo ad andar a
avvertiti gli altri col suo esempio. Aggiungo. Se uno fosse invitato di andare a trattenersi per 3. o 4. ore in un posto
. ore in un posto assai scoperto, e ove si fossero per sperare contro di lui alcune, o molte cannonate, vi andrebbe egli p
ommedie oscene i diabolici Bombardieri sparano le cannonate infernali di moltissime, e potentissime tentazioni carnali? E
i moltissime, e potentissime tentazioni carnali? E come può un debole di spirito, e che conosce per esperienza la sua frag
fragilità, esporsi a così manifesto pericolo senza altra Ragione, che di non voler ricusare l’invito di un Amico ordinario
esto pericolo senza altra Ragione, che di non voler ricusare l’invito di un Amico ordinario? Confesso bene, che, chi fosse
nfesso bene, che, chi fosse forte nella Virtù, e sicuro probabilmente di non consentire al diletto della disonestà, senten
ntraddire, e però andasse alla Commedia oscena, io non lo condannerei di grave colpa:e in questo approvo l’opinione di Mon
, io non lo condannerei di grave colpa:e in questo approvo l’opinione di Monsignor Francesco Diotallevi, il quale in un Tr
l’opinione di Monsignor Francesco Diotallevi, il quale in un Trattato di questa materia manoscritto, e veduto da me in Fio
scritto, e veduto da me in Fiorenza dice così. Io mi figuro l’esempio di un Gentiluomo onorato, e di buoni abiti, e costum
iorenza dice così. Io mi figuro l’esempio di un Gentiluomo onorato, e di buoni abiti, e costumi cristiani, il quale sia in
sare potesse parere, che tacciasse il Principe, come che facesse cosa di peccato mortale. E pure se vi andrà senza pericol
cosa di peccato mortale. E pure se vi andrà senza pericolo probabile di consentire al diletto della disonestà; e v’andrà
eno mortalmente. Sin qui quel dotto, e giudizioso Prelato. Taccio ora di raccontare d’essermi trovato io in una principali
o ora di raccontare d’essermi trovato io in una principalissima Città di un Regno, nella quale si facevano in Palazzo del
orse non fossero tenute tali da molti poco intelligenti, e per ordine di quel Signore molti Cavalieri virtuosi, e molte Da
ero dato qualche disgusto. In tal caso io; e meco altri Teologi fummo di parere, che non peccassero gravemente quelle pers
re con ricordare a quelli, che invitano, la proposizione nel seguente di Hurtadode 3. Vir. th. d. 173. s. 28. subs. 10.. «
scit, quantum periculi alius subeat. » Cioè. Niuno può senza peccato di scandalo invitar alle Commedie, nelle quali si tr
nessuno è saputo, quanto un altro vi possa pericolare. Serva l’avviso di queste Scolastico per regola di saggia Moderazion
o vi possa pericolare. Serva l’avviso di queste Scolastico per regola di saggia Moderazione, a chi fin ora poco scrupolo s
mente gli Amici alla frequenza del Teatro poco modesto. È prodigalità di vita il bere il veleno; ma l’invitar altri a tal
odigalità di vita il bere il veleno; ma l’invitar altri a tal bevanda di morte, è crudeltà. Punto ottavo. Se l'accompagn
is Amicus erit, quam Frater. »c. 18. 24. E io quindi prendo occasione di proporre quella difficoltà, con la quale alcuno,
proporre quella difficoltà, con la quale alcuno, professando la legge di singolar Amico, e di buon Compagno, dice. Penso d
coltà, con la quale alcuno, professando la legge di singolar Amico, e di buon Compagno, dice. Penso di poter senza peccato
ofessando la legge di singolar Amico, e di buon Compagno, dice. Penso di poter senza peccato andar alle Commedie oscene, q
ro elezione. Al che io rispondo solamente quel poco, che per acconcio di questo ho letto in un Ragionamento del P. Giulio
eo? E pare, chiesi; poiché secondo l’ordine della carità, e dottrina, di S. Tommaso, più si devono amar i congiunti nel sa
let in his, qua ad Naturam spectant ». Ma non per questo siamo tenuti di accompagnare i Consanguinei in qualche luogo con
e. E in vero necessario non è farsi compagno, per andar in compagnia, di un parente al Teatro disonesto, che è luogo del D
atro disonesto, che è luogo del Diavolo; e che come suo egli professa di possederlo. Quindi l’antico, e grave Tertulliano
o titolo vi sono entrato; perché l’ho trovata nel Teatro, che è luogo di mia giurisdizione. Ma quì uno forse farà riflessi
, se può senza suo grave danno: ma se non può vi vada con risoluzione di non peccare, e con speranza in Dio, che l’aiuterà
ione lo permette. Leggere si può il P. Diana, ove secondo la dottrina di Navar. Sanchezpar. 5. tr. 7. res. 28. e 29., Cast
quivalente a questa. E perché può essere, che il Servitore sia debole di spirito, si consigli, quanto più presto potrà; co
porre in effetto per l’avvenire ciò, che già sarà detto, come obbligo di coscienza per la salute dell’anima sua. Quelli po
renti, e Superiori; procurino levar il pensiero da quelle oscenità, e di aborrirle: che così non peccheranno tutto che vad
borrirle: che così non peccheranno tutto che vadano ad un luogo pieno di tanti pericoli di peccare. Punto nono. Se l'and
non peccheranno tutto che vadano ad un luogo pieno di tanti pericoli di peccare. Punto nono. Se l'andar alle Commedie o
a, per troncare le teste altiere dell’Hidra popolare. Il solo aspetto di un saggio, e grave Comandante serve di freno alla
idra popolare. Il solo aspetto di un saggio, e grave Comandante serve di freno alla moltitudine, che non corra al precipiz
itudine, che non corra al precipizio de’ soliti suoi inconvenienti. E di questo nobilmente scrisse quel Nobilissimo Poeta,
scrisse quel Nobilissimo Poeta, l’Omero tra’ Latini, quando con l’uso di bella comparazione fece que’ versi. « Ac veluti
d.l. 1. Con questo riparo si difende tal volta un Personaggio grave di autorità, e Superiore, contro chi pretende di cen
ta un Personaggio grave di autorità, e Superiore, contro chi pretende di censurarlo, quando va a favorire il Teatro delle
ali non mancano persone troppo libere e ardite , alcuno inconveniente di rissa, di strepito, di grido, o d’altra maniera,
ncano persone troppo libere e ardite , alcuno inconveniente di rissa, di strepito, di grido, o d’altra maniera, e subito v
troppo libere e ardite , alcuno inconveniente di rissa, di strepito, di grido, o d’altra maniera, e subito vi si rimedia
a con la presenza del Superiore. Così avvenne in una Città principale di Lombardia a nostro tempo. Si doveva recitare una
quanto al bene dell’anima, la proposta Ragione; perché niuno è tenuto di porsi a pericolo della salute sua spirituale, per
re nel popolo qualche temporale inconveniente. Chi ha potenza, e zelo di buon Superiore non fa poca stima dello spirito su
unto meno, ancorché abbiate molti compagni, nel fuoco? Grida la legge di Dio Exod. 23. 2.. « Non sequeris turbam ad facien
Dio Exod. 23. 2.. « Non sequeris turbam ad faciendum malum ». Avverti di non seguitar la turba al mal’operare. Interpretan
legge Gio. Sarisberiense dice. Non l. 7. Policr. c. 19. deve l’errore di più complici venire scusato col pretesto della mo
la del vivere non si prende dal viver molti insieme, e etc. Né lascia di essere peccato quello, che si commette da molti;
ione; ma tirar da gli usi. Se pochi facessero ciò, che noi pretendano di fare, ci asterremmo da imitargli: ma se molti han
vedendola più frequente; e l’errore tiene in concetto nostro il luogo di buono, mentre è fatto pubblico. ». Sin qui Dresse
l Dubbio. Ora aggiungo io la seconda risposta, e dico. Infino a tempo di Crisostomo si trovò persona, la quale stimava di
dico. Infino a tempo di Crisostomo si trovò persona, la quale stimava di potersi molto ben giustificare, andando a vedere
che tutti vi vadano. Contro questa persona io potrei usare le parole di S. Leone. « Pudet dicere, sed nec esse est non ta
sans Spectacula frequentiam, quam beata Martyria. » Ma basta il senso di quell’antico DogmaticoSe, m. in.Oct. SS.§. Petri.
r eris cum multis. »l. 1. 10. Picus Nep. Di più ponderi questo avviso di Seneca. « Quid tibi vitandum precipue existimes,
zioni: perché dice. Io solo non vi vado. Anzi possiamo giudicarlo reo di maggior colpa; perché se fosse solo a sentire que
ebbe vergognosi pensieri, e arrossito si partirebbe ove con l’esempio di altri si fa animoso nel male, e non si vergogna d
ove con l’esempio di altri si fa animoso nel male, e non si vergogna di fare lo sfacciato, e l’impudico. La compagnia nel
ndonate verso il precipizio degli eterni tormenti. Ricordo due avvisi di S. Girolamo il primo è nell’Ep. 39. ad Pamac. «Ve
seco nella colpa il misero suo Marito Adamo, quasi che ella stimasse di ricevere consolazione facendolo partecipe del suo
Virtutibus associare sibi confortem. »Serm. 27. Parvor. Cosi dico io di molti; dovrebbero piangere il peccato loro d’anda
o vi posso andare: perché so se quelli avranno qualche buona Ragione, di cui egli non si può valere. Ricordo per ultimo, c
ultimo, che questa risposta è simile in qualche maniera alla risposta di certi peccatori, i quali par, che portino scritto
olo non sarò tra quelle pene. O risposta imprudentissima, e argomento di dolorosa consolazione. « Qua consolatio Damnatis,
delle Commedie oscene, con che si scusa. Io solo non vi vado; e tema di non passar con molti dal Comico piacere dei Teatr
Se l'andare alla Commedia oscena quando i Comici già sono, in punto di farla, o l'hanno cominciata, sia buona Ragione pe
mente varie Ragioni, con le quali sperano, e pretendono giustificarsi di modo, che con l’approvazione di qualche buon Teol
i sperano, e pretendono giustificarsi di modo, che con l’approvazione di qualche buon Teologo vi possano liberamente andar
ualche buon Teologo vi possano liberamente andare senza grave rimorso di coscienza, e senza giusta riprensione de’zelanti
Actionis peccant mortaliter. » Cioè. Si possono considerare due sorti di Spettatori:· la prima contiene i primi, che vanno
iciente Auditorio; e tal’Auditorio è fatto da’ primi, quando già sono di numero, che per loro solamente si farebbe l’Azion
r se ivuat ad sumptus Histrionicos. Ergo, etc. » Tutte queste Ragioni di Hurtado in ristretto Italiano provano che non sol
presenza de gli Auditori. Ma dirai; soggiunge egli, Pietro, per atto di esempio, va alla Commedia; e trova, ovvero presup
ella volontà personale, e particolare, e non in comune. Onde nel caso di Pietro egli aggiunge, che è « causa cooperans »,
lo determinsi, tutto che vi cooperi, cooperando pecchi senza obbligo di rifare il danno con la restituzione. E dichiara q
ultimo Elettore per la sua mala volontà, ma resta libero dall’obbligo di restituzione; perché trova determinato il danno.
i ancora peccano mortalmente. Nel punto seguente spiegherò il parere di altri Teologi, dal giardino de’ quali possiamo ra
e di altri Teologi, dal giardino de’ quali possiamo raccogliere fiori di molto buono, e grato odore. Punto duodecimo. Si
lle fatiche dottrinali della rigorosa Scolastica quanto giova a’ modo di luminosa facebp, per meglio vagheggiare la bellis
er meglio vagheggiare la bellissima faccia della Verità; tanto merita di essere tenuto in pregio, e considerato con maturi
; tanto merita di essere tenuto in pregio, e considerato con maturità di senno, e di prudenza. A questo senso volgo i ora
ta di essere tenuto in pregio, e considerato con maturità di senno, e di prudenza. A questo senso volgo i ora il mio pensi
or. l. 3. d. 18. n. 11. E vuol dire. Parlando universalmente, peccano di colpa mortale tutti coloro, che sapendo la brutte
ime parole. « Qui alias non facerent », perché da queste si vede, che di mente di S. Antonino non pecca per rispetto di co
e. « Qui alias non facerent », perché da queste si vede, che di mente di S. Antonino non pecca per rispetto di cooperazion
da queste si vede, che di mente di S. Antonino non pecca per rispetto di cooperazione quello, che paga coloro, i quali, se
re, farebbero il medesimo. Sin qui Diotallevi. Conforme alla dottrina di cui gli Spettatori ultimi, che vengono dopo il nu
ie siano oscene, e però vi vado. L’astuzia non si vergogna tal volta di mascherarsi sotto il sembiante della goffaggine:
volta di mascherarsi sotto il sembiante della goffaggine: e fingendo di non saper il male, vuol fare il male. Certo la ma
obbligato a sapere. Quale sia lo la Commedia oscena: e pensando bene di tutti, penso che i Commedianti, come Cristiani, f
con la debita Onestà: e però vi vado senza scrupolo, e senza rimorso di peccato grave. Rispondo a quello astuto detto. Io
della tua retta ragione; perché non te ne parti? Non sei già in mezzo di un golfo di Mare: non si tiene già veruno per for
tta ragione; perché non te ne parti? Non sei già in mezzo di un golfo di Mare: non si tiene già veruno per forza. Ah l’ast
bligato a sapere , quale sia la Commedia oscena; almeno sei obbligato di chiarirti, avendone qualche dubbio, e d’informart
marti da chi lo sa; per non porti temerariamente a manifesto pericolo di rovina spirituale. S. Agostino scrive, e è regist
nel fronte col collo dell’infame vitupero. Girolamo Fiorentino scrive di un simile a te, condannandolo di peccatopag. 102.
vitupero. Girolamo Fiorentino scrive di un simile a te, condannandolo di peccatopag. 102.. « Qui Comœdis inonestis interes
sta, per atterrar il muro della tua scusa, senza moltiplicare il tiro di nuove cannonate, e di più vigorose impugnazioni,
uro della tua scusa, senza moltiplicare il tiro di nuove cannonate, e di più vigorose impugnazioni, e gagliarde risposte.
si trova in altri luoghi. Le parole poco modeste non sono il giolio di un campo solo. Piacesse a Dio, che solamente nel
e non è lecito andare alle Commedie troppo licenziose per lo pericolo di sentire qualche sentenza o parola troppo licenzio
iche; poiché tratto tratto si odono parale troppo licenziose, e molte di numero, e molto scandalose per l’impudica sfaccia
, e molte di numero, e molto scandalose per l’impudica sfacciataggine di molti, e sono proferite con impurità maggiore, ch
pubbliche strade è un atto cohonestatobr da qualche buona ragione, o di necessità, o di convenevolezza, o di altro giusto
e è un atto cohonestatobr da qualche buona ragione, o di necessità, o di convenevolezza, o di altro giusto riguardo; e per
tobr da qualche buona ragione, o di necessità, o di convenevolezza, o di altro giusto riguardo; e però chi lo fa, non è co
olezza, o di altro giusto riguardo; e però chi lo fa, non è colpevole di peccato, mentre andando sente senza consenso le p
é va per le strade con volontaria certezza, o con fondata probabilità di udire simili parole stomacose, e scandalose. E pu
pudica lingua? Risponda a se medesimo; perché penso, formerà risposta di confusione, e non d’approvazione. L’Oracolo del s
azione. L’Oracolo del suo cuore, facendolo arrossire, sarà un oracolo di verità. Aggiungo. Il Teatro de’ Comici osceni è m
a per far peccato, e per mal fine. Se io non erro, dice egli, il fine di coloro, che vanno alla Commediac. 17. si somma in
Commediac. 17. si somma in questi capi. Molti vanno per la curiosità di sentir; se i Comici sono valent’uomini; e molti p
uriosità di sentir; se i Comici sono valent’uomini; e molti per l’uso di vedere tutte le novità. Chi va per passar l’ozio:
e ricercate, che non troverete, chi vi vada per mal fine. L’opinione di questo Comico non resta giustificata con la lunga
ione di questo Comico non resta giustificata con la lunga numerazione di tanti fini degli Spettatori, né meno basterebbe a
he i Comici del nostro tempo non dicono le parole, né formano i gesti di qualche oscenità per fine, che si pecchi; ma per
mano i gesti di qualche oscenità per fine, che si pecchi; ma per fine di far fuggir il peccato, il quale si rappresenta ne
zia loro intrinseca, e essenziale, non dal fine sotto ragione precisa di fine, perché questo è estrinseco dell’azione, ma
el gran Dionisio; e però il fin buono non basta ad integrare la bontà di un Azione mala « ex objecto essentiali » : dunque
agiona, che i Comici pecchino; e egli si espone a’ manifesto pericolo di peccare: e però è obbligato di non vi andare: dun
e egli si espone a’ manifesto pericolo di peccare: e però è obbligato di non vi andare: dunque andandovi pecca « saltem in
. 21. n. 59. al peccato. Il Filiucci con la Scuola dice che una sorte di volontario indiretto è il « volitum in sua causa
in sua causa absque expressa intentione ejus ». Senza che non mancano di quelli che vanno alla Commedia per mal fine diret
erché possono esser pochi, dirò che il poco non fa numero; come si fa di coloro, che vanno alle Feste di devozione, che si
che il poco non fa numero; come si fa di coloro, che vanno alle Feste di devozione, che si muovono più per trovarsi al pas
ù per trovarsi al passeggio, che al ben fare. Io non approvo il detto di questo Comico, quasi che si possa lecitamente dar
detto di questo Comico, quasi che si possa lecitamente dare occasione di peccare a pochi; e dico, che i Commedianti disone
n le loro oscenità senza giusta cagione danno occasione a’ que’ pochi di far il peccato: e però peccano mortalmente; e agg
solo a pochi, ma né anche ad un solo si deve, né si può dar occasione di rovina spirituale senza cagione sufficiente alla
della Commedia, ma ben si trova sufficentissima nel caso delle Feste di devozione, che sono instituite « ad conservandum
, che alcuni cattivi vogliono piacere paragonando se stessi con altri di se peggiori. « Piacere volunt in comparatione pej
me pare, che così proceda, chiunque, volendo, che l’atto suo cattivo di andare alla Commedia oscena, piaccia, e non sia t
perché o mi trattengo speculando, come’ posso negoziar con avantaggio di guadagno illecito; o me ne vado a qualche ridotto
illecito; o me ne vado a qualche ridotto, ove si rovescia la medaglia di questo, e di quello con grave danno della sua rip
e ne vado a qualche ridotto, ove si rovescia la medaglia di questo, e di quello con grave danno della sua riputazione: ovv
i trovo rapito a qualche impudica conversazione; o ad altra occasione di peccato anche più scandaloso: ove nel tempo della
re non si deve nomar’ errore lo starvi presente. Aggiungo io al detto di costui che una volta udii un grave, e giudizioso
, che molti farebbero peggio, se non andassero alla Commedia corrente di oggidì. Ma rispondo, in quanto a questo Teologo,
n quanto a questo Teologo, che io non credo, che egli avesse pensiero di giustificare in tutto, mi solo alleggerire la col
vesse pensiero di giustificare in tutto, mi solo alleggerire la colpa di quelli, che senza buona ragione vanno alla Commed
ommedia oscena; e volle accennare, che merita minor pena, chi tentato di far due mali, elegge il minore secondo quell’avvi
p. t. 4. c. 3. ante princi.§. 1. c. 14. n. 40.. E secondo quel detto di Navarro in Enchir. « Licitum est sanctum est prec
n si appiglia ad un altro peggiore: e pure e ciascun Fedele per legge di Cristianità è tenuto ai ritiramento da tutte le c
cene, altrimenti farei cosa peggiore. Dunque, dico io, non vi vada; e di più, non faccia cosa peggiore. « Si utrumque nefa
farsi maggiormente reo, sentirà in questa, o nell’altra vita la forza di più penaci tormenti. Ma io dubito, che chi va all
mali: il primo l’andar alla Commedia: il secondo il male, che lasciò di fare a tempo della Commedia: il primo è presente:
ccidere; e poi dopo qualche tempo l’uccidesse. Adunque niuno si abusi di quell’autorità proverbiale. « De duobus malis min
. a nu. 16. usque ad n. 3. e troverà bella dottrina, e molte autorità di Dottori, per meglio rispondere a questa difficolt
oscene; perché alcuni farebbero peggio: e così può dar loro occasione di commettere un mal minore, acciocché si astengano
ace, con che può il Superiore impedire, che non seguano inconvenienti di maggiore iniquità: e però non gli è lecita tal pe
mal minore, potrebbe in caso tale offerirgli la materia, e occasione di detto mal minore; non già con persuaderlo, ma sol
quell’Evangelico PadreMat. 13. Suar. De fid. Disp. 18. sec. 4. n. 9. di famiglia vietò a’ Servi lo sradicare le zizzanie,
ndo la natura del Vizioso Spettatore la cagione del peccato. Il modo di usare le cose è qualificatore dell’uso loro. Il c
gheggiare. Vale questa Regola per la CommediaBeltrame c. 34. a favore di quel Comico, che scrisse. Gli Elementi sono buoni
cato; e non il Comico, ne meno la Commedia, benché abbia qualche poco di oscenità; e però ella si può permettere: e lo Spe
l’Api, e non i Ragni cogliere da Teatrali Recitamenti il dolce miele di allegrezze, e utilità, non il veleno di lascivia,
li Recitamenti il dolce miele di allegrezze, e utilità, non il veleno di lascivia, e d’immondezza. Chi è fragile come un v
ugga l’incontro delle pietre. E non maneggi le armi, chi non ha punto di scherma. Rispondo. È vero, che il Vizioso cagiona
rre come cagione morale, scandalosa, e che da efficacemente occasione di rovina spirituale. L’uomo intemperante e carnale
e osceno per l’oscenità, con la quale porge allo Spettatore occasione di peccare. Concludasi dunque, che la Commedia oscen
alle volte si cangiano i nomi, e restano i Soggetti:e non è esagerata di troppo ardente Dicitore il dire. La mala Fede tal
voli: ne sempre vale per loro buona difesa. È vero, che ella a parere di Tertulliano si mostra savia argomentatrice, massi
Tertulliano si mostra savia argomentatrice, massimamente quando teme di perdere qualche mondana, e secolare allegrezza. «
i: e ella diviene bersaglio, e scherzo del vento. Ora stante il detto di tale tenore, alcuni discorrono a difesa degli Spe
de non scusa dal peccato? Sì. E l’Ignoranza ancora non scusa? Replico di sì. Perché dunque dire tanto, e ridire contro le
ettatori? Molti vi vanno con buona Fede, e con ignoranza, non sapendo di peccare; e però non peccano. Che, se si dichiarer
latino, che trasportato in italiano ha questo senso. La maggior parte di quelli, che a nostro tempo frequentano gli Spetta
non sia almeno cosa cattiva. E perché nel Teatro si vede buon numero di persone Sacre, e Religiose, il popolo con la pres
ortalmente. La onde, chi li farà avvertiti del peccato, egli sarà reo di tutti que’ peccati, che commetteranno, poiché dop
ebe; ma come obiezione formata dall’ingegno, e spiegata con la lingua di uomini dottissimi e mi fu proposta da un Personag
oposta da un Personaggio parimente dottissimo, quasi che io fossi reo di un gran peccato, componendo l’Operetta mia, per a
per avvisare gli Spettatori del Teatro: e quasi che i fossi partecipe di tutti que’ peccati, che poco dopo sarebbero stati
s verbero; solum quia moneo » ; e la cagione, dell’esser io partecipe di tanti peccati, era solamente questa; perché avvis
Io avrei peccato mortalmente, mentre desidero provvedere alla salute di tutti? E avrei peccato d’ignoranza, se da voi non
olo quando non conosce il male; ma ancora, il che è più, quando stima di fare una grande opera di Virtù. Adunque peccano a
male; ma ancora, il che è più, quando stima di fare una grande opera di Virtù. Adunque peccano ancora quelli, che vanno a
no ancora quelli, che vanno alle Commedie oscene; benché non sappiano di peccare; adunque non sono innocenti, e senza colp
rsone innumerabili, le quali gravemente errano secondo la confessione di voi medesimo? Ma rispondo all’obiezione. Quell’Ig
per la colpa mortale; ancorché invincibilmente non si sappia la forza di lei per distruggere la grazia, e «il ius» alla gl
ispondo. Io stimo, che niuno abbia l’Ignoranza invincibile; sì perché di questa materia tutti ormai ne ragionano e i Nobil
dice delle coscienze; che i Buffoni insegnassero al popolo che l’onor di Dio,e la salute delle anime si trattasse con disp
lastici, sarà affettata, per peccare più liberamente, e senza rimorso di coscienza; e tale ignoranza non sminuisce la colp
ranza invincibile, e incolpabile mai si ritrova con un affetto grande di peccare. Adunque gli Spettatori delle Commedie de
del nostro tempo gravissimamente peccano; tutto che abbiano ignoranza di gravissimamente peccare. E con questo rimane anco
gravissimamente peccare. E con questo rimane ancor chiaro, che è cosa di grandissima gloria di Dio, e di sommo giovamento
e. E con questo rimane ancor chiaro, che è cosa di grandissima gloria di Dio, e di sommo giovamento alla salvezza delle an
uesto rimane ancor chiaro, che è cosa di grandissima gloria di Dio, e di sommo giovamento alla salvezza delle anime, l’avv
, e pecchino più gravemente. E torna al mi detto in acconcio il detto di S. Ambrogio Ser. 83.. « Ego interdum, parcens ut,
contro gli Spettatori delle Teatrali Oscenità, dico, che molti prima di me hanno scritto contro i medesimi. Tertulliano u
o la insegnò. Il Profeta santo ebbe precetto da Dio d’innalzar a modo di tromba la sua voce, per avvisar al popolo i pecca
e l’andarvi sia, o non sia, peccato mortale: anzi forse non si curano di far tal diligenza: e forse ancora disprezzano, e
e le dottrine, offerte loro dalle persone dotte, e zelanti dell’onor di Dio, e della salvezza delle anime; e stimano, cre
dell’onor di Dio, e della salvezza delle anime; e stimano, credo io, di far minor peccato. « Peius enim fortasse est, dic
ignoranza scusi alcune volte se tante volte si è sentito, e si sente di quando in quando a predicare pubblicamente contro
ncano Virtuosi, che con private ammonizioni scoprano i molti pericoli di gravemente peccare andando al Teatro. Concludiamo
ad udire le vane, e oscene Rappresentazioni. Io mi rimetto al rimorso di coscienza, che credo si faccia sentire da ciascun
emo, e doloroso punto della morte. Chi non provvede, quando può, tema di non poter provvedere, quando vorrà. Rimetto il be
a a questa difficoltà. E prego umilmente i Padri Confessori a leggere di nuovo ciò, che avranno letto in Reginaldo « de pr
eccata, qua facit. »t. de penit. d. 22. an. 23. Spero, che la pratica di quelle dottrine sarà l’antidoto, o sanativo, o pr
ratica di quelle dottrine sarà l’antidoto, o sanativo, o preservativo di molte, e pestilenti infermità. Io concludo ricord
i infermità. Io concludo ricordando all’ignorante colpevole le parole di Dio scritte in Osea c. 4. « Quia repulsti scienti
14. « Si quis ignorat, ignorabitur. » O pure quelle del gran Vicario di Cristo S. Gregorio registrate ne’ Canoni. « Qui s
t in pena. » Punto decimo nono. Se l’andar alle Commedie per un poco di ricreazione, e per sollievo della sua malinconia,
co, che non ben si compra un male con un altro male; e è buona regola di prudenza l’applicar i rimedi secondo la qualità d
edicina si loda, quando con l’espulsiva del malore conduce al termine di sanità a l’afflitto infermo. Né posso negare, che
ndi per qualificate condizioni, sono mal’affetti, afflitti, e infermi di malinconia; e devono essere curati con qualche co
d’altri, con molto disgusto; onde si trova la sera pieno d’affanno, e di malinconia; e risolve d’andare alla Commedia, per
ia, per sollevarsi alquanto, o per passare due, o tre ore con un poco di ricreazione. Così parlano altri sondati anche in
Giusti, per allettarli all’osservanza de’ Divini Precetti, l’eternità di un piacere tanto grande, che « nec oculos vidit,
tto civile, sia arte da medicare senza apportar terrore d’annichilità di gusto a gl’infermi della passione de’sensi. Gli o
paesi, che sogliono far’ i Pittori nelle loro tavole, per riempimento di que’ vacui, che sono intorno alle figure, i quali
piccare meglio le cose ben disegnate, e colorite: e il porre scrupoli di coscienza a chi brama un poco di ricreazione, è u
ate, e colorite: e il porre scrupoli di coscienza a chi brama un poco di ricreazione, è un farlo precipitare nelle disubbi
eazione, è un farlo precipitare nelle disubbidienze. » Beltrame segue di dire altre cose, dopo le quali conclude che gli s
a’ Grandi, e a Popolari. Al che io non repugno; perché egli discorre di quelle Commedie, che vengono sotto nome di onesto
ugno; perché egli discorre di quelle Commedie, che vengono sotto nome di onesto trattenimento: e tali non sono le disonest
 »c. 5. or. 6. adversus Iudeos. Bisogna praticare l’importante avviso di S. Ambrogio, cioè avvertire, « ne dum relaxare an
ragante con perdita delle preziose merci della Grazia, e col tormento di un gran dolore. « Quid prodest illa temporaria vo
emente. Che giova quel temporale, e breve piacere, se diviene semenza di un perpetuo dolore? Quel piacere è simile al mors
or. In Deuter. c. 23. v. 19. : Dunque chi è Superiore grande, e gusta di Commedie per medicamento dell’umor suo troppo mal
ne impura, e poi le goda. Così a nostro tempo ha fatto nel gran Regno di Francia il Sig. Cardinal Richeliù nel modo, che d
Christus in ipso corde. » Ma che farebbe, se il Teatro osceno invece di ricreazione recasse tormento? « Nam, dice S. Cris
ero, che uno va alla Commedia per trattenimento resta preso nell’amor di una Comica, e se ne parte con la pena di un cuor
imento resta preso nell’amor di una Comica, e se ne parte con la pena di un cuor ferito: ma ciò non sia; dico, che come, q
e per rimedio del suo morbo; così quando vi sono, si astenga dall’uso di quel diletto, che non è medicina, ma veleno:· non
al gusto delle Commedie poco modeste: perché, mitigandoli una dramma di malinconia, lo aggraveranno con un moltiplicato p
li una dramma di malinconia, lo aggraveranno con un moltiplicato peso di peccati mortali. Chi ha buon capitale d’amore all
i peccati mortali. Chi ha buon capitale d’amore alla Virtù, s’ingegna di mitigare ogni malinconico affetto senza darsi in
agra corpora minima interdum mergit accesso. »Ep. 85. Dal sentimento di questo Savio antico prenda ogni Savio moderno ris
ntimento di questo Savio antico prenda ogni Savio moderno risoluzione di moderare l’affetto vizioso nel godimento dell’osc
’affetto vizioso nel godimento dell’osceno Teatro; e se vuole un poco di gusto, e di sollievo, lo prenda con udire Recitam
ioso nel godimento dell’osceno Teatro; e se vuole un poco di gusto, e di sollievo, lo prenda con udire Recitamenti onesti
n udire Recitamenti onesti e non impuri. Di più consideri la sentenza di Tullio citato da S. Tommaso2. 2. q. 168. a. 2. ad
a severità, e per gli studi più gravi, e maggiori. Consideri il detto di S. Girolamo. « Gravitas tua personam decet. » Con
di S. Girolamo. « Gravitas tua personam decet. » Consideri il pensier di S. Gregorio. « Desiderium celestium nesciunt, qui
ri del Cielo, chi troppo ama quelli della terra. Consideri quel fiore di moralità tra i fiori di S. Bernardo. « Spectacula
ama quelli della terra. Consideri quel fiore di moralità tra i fiori di S. Bernardo. « Spectacula vana, rogo quid corpori
a gli Spettacoli vani? Deh che sono una consolazione frivola, vana, e di pregi niuno, e di niuna stima: onde sino quell’an
ani? Deh che sono una consolazione frivola, vana, e di pregi niuno, e di niuna stima: onde sino quell’antico SavioThemisto
la ragione; che per ciò la sua miglior parte è detta razionale » : e di questo ne rende la cagione Aristotile nel 4. dell
Da tutto il suddetto si conclude che chi va alla Commedia per un poco di ricreazione deve andare, non all’oscena ma alla m
Non posso lasciare un poco del bello, e dotto discorso, che in prova di questo ha scritto Iavello con tale ammaestramento
filior. tr. 3. c. 10. pag. 741.Ma ricordiamoci ancora della dottrina di Platone citato da S. Tommaso. « Plato non posuit,
am esse bonus, quasdamo esse malas. »I. 2. q. 34. a. 3. c. Platone fu di parere, che non tutti i diletti fossero cattivi s
tanto d’udire le canzoni, che se bene egli era famelico, si scordava di cibarsi per ascoltare. E so, che ogni buono Crist
tiano; è tenuto ad essere temperante, e chi è tale, fugge per obbligo di Virtù, e di Cristianità, non tutti i diletti, ma
uto ad essere temperante, e chi è tale, fugge per obbligo di Virtù, e di Cristianità, non tutti i diletti, ma gl’immoderat
ti, ma gl’immoderati, e discordanti della Ragione secondo la dottrina di S. Tommaso, « Temperatus, dice egli, non fugit om
utti i diletti sono buoni semplicemente, e assolutamente. E egli dice di loro. « Ex hoc decepti esse videntur, quod non di
olutamente bene, da quel bene, che è tale rispettivamente in riguardo di qualcuno in particolare: e dal primo bene nasce i
e in quell’Articolo il S. Dottore, cioè, che non ogni diletto è buono di bontà morale: e però dice lui. « Delectabile dici
tur secundum Rationem. »l. 2. q. 34. a. 2. ad. 1. Cioè, v’è una sorte di bene dilettevole secondo l’appetito, il quale app
è conveniente alla Ragione; e però non ogni bene dilettevole è buono di morale bontà, la quale si attende secondo la rego
tevole è buono di morale bontà, la quale si attende secondo la regola di Ragione. Concludiamo dunque col medesimo Dottore.
ene; così non ogni diletto è per se stesso, e veramente diletto buono di bontà morale secondo la Ragione; tuttoché avesse,
toché avesse, ό abbia qualche bontà, o per natura, o per accidente, o di altra condizione. Dunque chi cerca diletto, fonda
tto, fondato nel male delle Oscenità, cerca diletto cattivo, diletto, di cui si avvera il detto del Boccadoro. « Re vera o
incunditas laqueis impeditur. » hom. De Iephthe. t. 1. E la sentenza di S. Bernardo. « Voluptas carcer, oblectamentum, to
dell’oscenità, vuol essere un uomo non buono, e però tema la sentenza di Crisostomo. « Temporalis voluptas perpetuum parer
enta. »ho. 22. in Gen. Punto vigesimo primo. Se è buona la Ragione di chi dice. Io vado per passatempo, e per ridere un
, che non acconsento al peccato delle Oscenità. Questa è una Ragione di moltiplicato rispetto: ella ha molti fondamenti,
e il Superiore può permettere la Commedia oscena senza giusto rimorso di coscienza. Rispondo. Il Superiore non la può perm
ben fondata; nel qual caso non pecca venialmente; anzi forse fa opera di qualche merito appresso Dio. « Bonitas rei pendet
Catone, o Crasso tra’ Gentili, e tra noi Fedeli, il nostro Salvatore, di cui non leggiamo, che mai ridesse, « est subrisse
ris gremio », scrive questo Teologo: e par, che alluda quel bel detto di Clemente Alessandrino. « Admitto subridentem, qui
roppo, è cosa disdicevole al Virtuoso; « hominis est insolentis » ; e di tal riso leggiamo. « Sicut sonitus spinarum arden
c vanitas. »Eccles. c. 7. 7. È una vanità, la quale tal volta è stata di tanto nocumento, che per la troppa dissipazione.
o, che per la troppa dissipazione. degli spiriti, e per la difficoltà di respirare, alcuni sono morti ridendo. Così avvenn
amente, molte volte da nel troppo, e nell’indecente, secondo il detto di S. AgostinoSer. 97. de temp.. « Risus frequens co
« Risus frequens corrumpit mores » : e se bene non corre il pericolo di morire col riso; nondimeno si espone all’occasion
rre il pericolo di morire col riso; nondimeno si espone all’occasione di trapassare i termini della Virtù, ridendo troppo,
e. Che se poi ridesse per udire qualche buffoneria, ponderi le parole di Cristo alla sua Sposa, S. Brigida. « Consideret h
scenità da un Comico, ovvero Comica poco modesta, si ricordi l’avviso di S. Girolamo. « Scurrilitas, atque lascivia te pre
nes uno frequenter, leviq sermone tentant claustra Pudicia. »Ep. 8. E di più tema di acquistarsi il titolo, non di Galantu
uenter, leviq sermone tentant claustra Pudicia. »Ep. 8. E di più tema di acquistarsi il titolo, non di Galantuomo, ma di m
claustra Pudicia. »Ep. 8. E di più tema di acquistarsi il titolo, non di Galantuomo, ma di mal costumato, secondo il parer
»Ep. 8. E di più tema di acquistarsi il titolo, non di Galantuomo, ma di mal costumato, secondo il parere del Comico Beltr
quanto si mostri alieno, chi va per ridere alla Commedia, dal costume di quel gran Re Davide, di cui Crisostomo dice. « Ri
chi va per ridere alla Commedia, dal costume di quel gran Re Davide, di cui Crisostomo dice. « Risuml. 2. de compunc. Ecc
Cum frustra decipieris? » Al che credo alludesse Niccolò Cancelliere di S. Bernardo, quando disse. « Personam mundanus ri
eritamente i Santi Padri riprendano, e spaventino coloro, che gustano di ridere ascoltando o dicendo le facezie. Non vogli
e lo scritto da molti, e molto diffusamente: spero, che basti un poco di quello, che più volte, e in più luoghi fece senti
. «  Nec nominetur in vobis scurrilitas, qua ad rem tum pertinet. » E di questa S. Girolamo nota. « Est hæc a Sanctis nost
ro fine, si una cosa poco a lui decente, e però deve rifiutar un riso di tal condizione. E io aggiungo; molto più deve rif
ti: e del qual coloro, che gustano, e se ne rallegrano, possono temer di peggio: « turpia enim atque innonesta factu, dict
de Spect. : scrive il P. Giovanni Mariana. E possono immaginarsi, che di loro si avverano le parole di Eusebio. « De suis
nni Mariana. E possono immaginarsi, che di loro si avverano le parole di Eusebio. « De suis perditione letantur, similes i
propria perdizione, fatti simili a que’ che, bevendo i velenosi sughi di erbe, se ne muoiono col riso in bocca. Plinio scr
elenosi sughi di erbe, se ne muoiono col riso in bocca. Plinio scrive di un’erba, « qua si bibatur eum myrrha, et vino, ri
oglio tacere ciò, che scrive Roderico Vescovo Zamorense, Referendario di Papa Paolo II. E uomo dottissimo in Teologia, e a
lla vita degli Istrioni, e Buffoni? Io non so, chi diventi più stolto di questi due, l’Istrione, che fa ridere lo Spettato
ri . Quante volte gl’Istrioni veggono i Signori a ridere per rispetto di quel, che essi dicono, o fanno, tante volte ammir
tto di quel, che essi dicono, o fanno, tante volte ammirano la pazzia di quelli, che si mostrano ammirati di se stessi. E
o, tante volte ammirano la pazzia di quelli, che si mostrano ammirati di se stessi. E invero spesse volte l’istrione finge
circulationem », secondo Teodozione; e stima scritte per se le parole di S. Girolamo. « Quamodo, qui circumferuntur omni v
licetti invisca, Recitando d’amor Madrigali, O d’Armida un lamento, o di Corisca. » Aggiungo: se lo Spettatore, forte di
Armida un lamento, o di Corisca. » Aggiungo: se lo Spettatore, forte di Spirito, e stabile nella Virtù (sapendo per l’esp
ito, e stabile nella Virtù (sapendo per l’esperienza, fatta più volte di se stesso, che egli non acconsente a que’ pensier
o lascivo,e osceno; forse peccherà per una, o per molte altre Ragioni di quelle, che da’ Dottori si adducono in prova, che
vido Nocchiere salva il legno fu da tutte le Fortune, e dagl’incontri di tutti gli scogli. Chi vuol salute, moderi tutti i
i tutti i suoi cattivi desideri del Teatro, pensando bene la sentenza di S. Agostino. « Omnes pravæ cupiditates sunt porta
nnuvolato non si snuvola, né si rasserena per ogni vento; né al suono di ogni tromba si quietano le battaglie. Quando i Me
battagliano ne’ loro cuori; e non si quietano allo squillo della voce di ogni Dicitore: varie perplessità ingombrano le lo
perplessità ingombrano le loro menti; ne si sgombrano col soffiamento di ogni aura di dottrina. Questo si fa manifesto nel
ngombrano le loro menti; ne si sgombrano col soffiamento di ogni aura di dottrina. Questo si fa manifesto nella quotidiana
la diligenza sufficiente per vincere il Dubbio; però rimangono a modo di naufraganti in mezzo all’onde della dubbiezza; e
e negligente. La seconda Ragione stimo, che sia; perché molti credono di peccare mortalmente, andando alle Commedie Oscene
e suppongono, che non siano tali; non solo perché i Comici professano di farle tutte con la debita Moderazione, e con l’ap
che non vi si può andare, parlando regolarmente; qualche Predicatore di senso affatto contrario attesta a gli Auditori, c
lle Mercenarie Azioni del nostro tempo. Onde udita questa contrarietà di pareri, spiegata pubblicamente al popolo con la v
e’ quali già occorsero in due Città principali del fioritissimo Regno di Sicilia. Punto vigesimo quarto. Si spiegano alcu
dichiara un Rimedio al proposto Dubbio Stimano gran ventura i poveri di credito, quando si veggono protetti da Personaggi
i da Personaggio accreditato nel punto della reputazione. E del lampo di questa luce godono tal volta i Mercenari Commedia
erabili i Commedianti. L’anno 1635. in Sicilia nella Clarissima Città di Catania, l’Estate, andati colà certi Commedianti
onde non mancarono Teologi, e Predicatori, che con Ragionamenti pieni di buone Ragioni, e di ben fondata dottrina, si fece
eologi, e Predicatori, che con Ragionamenti pieni di buone Ragioni, e di ben fondata dottrina, si fecero sentir in modo, c
Teatro rimase molto scemo d’Auditori, e qualche giorno quasi vacante: di che atterriti i Comici diedero voce di voler fare
qualche giorno quasi vacante: di che atterriti i Comici diedero voce di voler fare solo Opere Spirituali, e alcune volte
lcune volte affissero nel Cartello d’invito Titoli buoni, e argomenti di Virtù: se bene poi nel Recitamento non mancavano
mento non mancavano oscenità per le quali l’Azioni meritavano il nome di oscene, e disoneste. Ora occorse, che un giorno u
zzarono, e molti stimarono quel Dicitore troppo ardito, e anche degno di qualche castigo; e i suoi amici stretti, e parzia
ero la caritativa correzione. Con tutto ciò presero alcuni fondamento di dubitare, se si poteva andare, o no, senza peccat
à narrato, occorse alcuni anni prima nella grande, e bellissima Città di Palermo, nella quale dimorava V. Re di tutto il R
lla grande, e bellissima Città di Palermo, nella quale dimorava V. Re di tutto il Regno di Sicilia D. Giovanni Ventimiglia
issima Città di Palermo, nella quale dimorava V. Re di tutto il Regno di Sicilia D. Giovanni Ventimiglia Marchese di Ierac
a V. Re di tutto il Regno di Sicilia D. Giovanni Ventimiglia Marchese di Ierace. Si facevano le solite Commedie da’ Mercen
efficacemente predicava il P. Gio. Battista Carminata della Compagnia di Gesù, dicendo, replicando, e provando gagliardame
’Italia, il quale già aveva predicato 3. Quaresime seguite nel Tempio di S. Pietro in Roma, per tacere i pulpiti principal
uite nel Tempio di S. Pietro in Roma, per tacere i pulpiti principali di altre principalissime Città: e era uomo di fondat
acere i pulpiti principali di altre principalissime Città: e era uomo di fondatissima, e consumata dottrina e era tanto fo
e era uomo di fondatissima, e consumata dottrina e era tanto fornito di Virtù, e di Prudenza, che l’Eminentissimo Sig. Ca
di fondatissima, e consumata dottrina e era tanto fornito di Virtù, e di Prudenza, che l’Eminentissimo Sig. Cardinal Bella
tissimo Sig. Cardinal Bellarmino si consigliava molte volte per mezzo di lettere con lui nella risoluzione di affari impor
onsigliava molte volte per mezzo di lettere con lui nella risoluzione di affari importantissimi. Nacque dunque in Palermo
ligioso Predicatore, ma per riverenza della sua Religione, e per onor di lui medesimo ne taccio il nome, e aggiungo: era u
ondo la prudente, e sicurissima relazione avuta da persone degnissime di ogni credenza. E però avendo saputo quello che da
a materia del Comico abuso, e disse. Io lodo grandemente la diligenza di quelli, che hanno fatto studiare il punto dell’an
caso, ove scrive. Trent’anni dopo questa tenzone, succeduta al tempo di S. Carlo, ne succedette un’altra a Palermo: che c
evisione; acciocché l’Azioni si facessero secondo l’Angelica dottrina di S. Tommaso, moderatamente, e dentro i termini pre
ritti dalla Cristiana modestia. Non mancano altri casi avvenuti fuori di Sicilia nella nostra Italia;e io ne posso raccont
nte Predicatore, parlò nel suo discorso predicatorio con que’ termini di dottrina, che si richiedevano, e con quella dimos
termini di dottrina, che si richiedevano, e con quella dimostrazione di zelo, che era necessaria, per ovviare al prossimo
zelo, che era necessaria, per ovviare al prossimo, e morale pericolo di caduta, al quale stavano esposti non pochi della
i non pochi della Nobiltà, e molti della Plebe; supposta la debolezza di spirito, che suole ritrovarsi in molti, massimame
re per difendere, o per favorire gli osceni Professori, i quali erano di scandalo nella Città, e meritavano, non difesa, o
nno 1639. da un dotto, e grave Religioso, come presenziale testimonio di tutto il suddetto. E io lo stesso anno mi trovai
à, che è tra le principali della Marca d’Ancona, nella quale nel mese di Giugno vennero i Comici osceni, chiamati dalla me
nero i Comici osceni, chiamati dalla medesima Città con provvisionebu di 6. scudi il giorno, oltre il pagamento, che fanno
getti della sua Religione: e più persone principali, e gravi, e anche di comando, gli parlarono, acciocché non predicasse
sto avrebbe cagionato inconveniente peggiore. Anzi vi fu un Religioso di un ordine molto stimato, e che aveva un officio m
ato, e che aveva un officio molto grave, il quale disse alla presenza di molti. Questi Commedianti sono biasimati da’ Reli
i, e riferite a molti, furono ragionevole occasione parimente a molti di dubitare fondatamente per argomento estrinseco d’
ndare alla Commedia oscena senza peccato, e senza scrupolo, o rimorso di peccare. Ma non è facile il dichiarare il numero
rupolo, o rimorso di peccare. Ma non è facile il dichiarare il numero di tutti i casi di simil fatta; bastando per regola
o di peccare. Ma non è facile il dichiarare il numero di tutti i casi di simil fatta; bastando per regola universale il co
regola universale il consigliarsi, « hic et nunc » nella congiuntura di qualche caso particolare con uno, o più Teologi,
ticolare con uno, o più Teologi, e Padri Spirituali, che siano uomini di approvata Virtù, di fondata dottrina, e di sperim
più Teologi, e Padri Spirituali, che siano uomini di approvata Virtù, di fondata dottrina, e di sperimentata pratica nel m
irituali, che siano uomini di approvata Virtù, di fondata dottrina, e di sperimentata pratica nel maneggio delle anime. Ch
ombre scure della perplessità, e del dubbio. Io per me, non con forza di rigore scolastico ma con piacevolezza di zelo Cri
io. Io per me, non con forza di rigore scolastico ma con piacevolezza di zelo Cristiano, consiglio ogni Fedele a fuggire l
o a considerare cristianamente, che è un mero passatempo vanissimo, e di cui si dovrà rendere stretto conto al Giudice Div
simo, e di cui si dovrà rendere stretto conto al Giudice Divino; come di sopra ho dichiarato, e qui voglio aggiungere le s
ci avvisa. « Tempore nostra vita bene utamur: e peccata abluamus. » E di più ci minaccia. « Si preterierit tempus presens,
salutem nostram. »ho. 27. in Gen. ho. 43. in Gen. Quasi dica, è tempo di combattere col Diavolo, e non d’attendere alle Co
». E chi si può gloriare, che gli avanzi tempo, dovendo far penitenza di tanti peccati, che ha commessi, pagar tanti obbli
nostrum est. » Ep. 1. Il P. Giovanni Polanco Teologo della Compagnia di Gesù scrive a giovamento di ogni Fedele. « Brevis
Giovanni Polanco Teologo della Compagnia di Gesù scrive a giovamento di ogni Fedele. « Brevissimum est vita nostra tempus
gnare la Rocca della Virtù; e nel Mondo egli si pubblica per Capitano di molte schiere perché molti sono nel Mondo sfaccen
enimenti dei Teatro, fatti con la debita Moderazione, possono servire di giovevole antidoto contro la malignità dell’ozios
cco capitale della Divina Grazia, e dell’umana Onestà. Adunque Comici di tal fatta si dovrebbero privar della Scena, bandi
e Teatrali Impurità; ma chi ben le pondera, trova, che sono obiezioni di poco momento, e indegne d’essere accettate per bu
ebolezza. Tra tanto ricordo a’ Commedianti impuri quelle poche parole di S. Agostino. « Remedia Conversionis non differend
ere i Commedianti osceni; poiché vivono con quell’Arte. Al Professor di un Arte serve di campo la fatica, per raccorre bv
osceni; poiché vivono con quell’Arte. Al Professor di un Arte serve di campo la fatica, per raccorre bvla provisione con
e convenevole, e necessaria al suo sostentamento: né vuole il diritto di ragione, che s’impedisca dal riguadagnarsi il vit
e con la fatica dell’Arte loro, esercitata modestamente. Di questi, e di se stesso, dice Beltrame. Le Commedie nostre sono
uis: nec exercent Ludos turpes, sed liberales; scilicet tales, qui in di dictis, et factis nullum faciunt preiudicium Virt
a il necessario vitto: ne esercitano Giochi brutti, ma liberali; cioè di tal qualità che né in detti; né in fatti recano p
lano con la giocondità: e non credo, che questi Comici siano in stato di dannazione. E io a questo Sommista aggiungo. Adun
e questi Comici non si devono condannare: e chi dice, o scrive contro di loro, li danneggia senza Ragione. Che però Beltra
giusta, non è legge. Dunque non si devono, ne si possono con la forza di pubblica legge, ovvero decreto impedire, o caccia
fici, col guadagno dell’Arte loro de’ quali si può dire con le parole di S. Crisostomo. « Vocem in ventris causa collocant
i a chi dicesse, che tali persone si affaticano assai per provvedersi di un pezzo di pane; né sempre fanno una vita comoda
sse, che tali persone si affaticano assai per provvedersi di un pezzo di pane; né sempre fanno una vita comoda, e grassa;
o d’uscire nella Scena a far ridere la brigata, quando egli ha voglia di piangere per li debiti, e per l’altre miserie del
sto agli altri, quando forse ha le lacrime agli occhi, o per disgusto di casa, o per dolori d’infermità , o per essere tem
o per disgusto di casa, o per dolori d’infermità , o per essere tempo di pagar i suoi debiti, e non aver comodità; onde be
e universale rovina delle anime, con moltissime, e gravissime offerte di Dio. E la obiezione, ch’essi fanno dicendo. Noi v
provisione, per vivere in peccato, alle Meretrici; cosi hanno ragione di condannare coloro, che sostentano col vitto gl’im
. Pausania riferisce, che nella Grecia era un luogo, nomato da que’ di Delfo Leschen. « Locum Delfi Leschen vocant, quas
onferebant. » lib. 10. Ivi si radunavano gli Amici a ragionar insieme di cose ferie, e di cose allegre. Tutto questo pare
. 10. Ivi si radunavano gli Amici a ragionar insieme di cose ferie, e di cose allegre. Tutto questo pare a me convenga al
onvengono per dire, e gli Uditori per sentire, « seria iocosa », cose di serio giovamento, e di allegro trattenimento: e c
li Uditori per sentire, « seria iocosa », cose di serio giovamento, e di allegro trattenimento: e certo mentre non v’è mis
vamento, e di allegro trattenimento: e certo mentre non v’è miscuglio di scandalosa oscenità, ogni Comico si può consolare
ssi impuri, le Azioni diventano vituperose; e gli Attori si fanno rei di gravissimi peccati; per cagione de’ quali vivono
ccati; per cagione de’ quali vivono inquieti con moltiplicati rimorsi di coscienza  ; è sono spesso internamente stimolati
enza  ; è sono spesso internamente stimolati a lasciar quella maniera di vita scandalosa. « Io mi ricordo, scrive Gambacor
essione, mi confessò, che mai aveva pace alla coscienza; e mi promise di ritirarsi: ma Dio sa, se poi con reale effetto si
to si ritirò. » Molti non si ritirano dall’esercizio osceno, e infame di quell’Arte; perché non da loro il cuore di guadag
esercizio osceno, e infame di quell’Arte; perché non da loro il cuore di guadagnarsi il vitto travagliando onoratamente. G
aggio per le fatiche militari: non posso comprarmi il vitto col costo di tanti travagli. Un altro principalissimo Comico,
, per vivere: e questo basti per giustificarmi l’esercizio. Ma meritò di ricevere per risposta. Fratello, se volete tale e
i pari suoi; ma ebbe difficoltà nel trovar da vivere: gli fu proposto di farsi lodato; ma ebbe timore di que’pericoli: vol
nel trovar da vivere: gli fu proposto di farsi lodato; ma ebbe timore di que’pericoli: volle entrare a servire in casa di
dato; ma ebbe timore di que’pericoli: volle entrare a servire in casa di qualche Gentiluomo; ma l’esser stato Commediante
’esser stato Commediante lo fece restar’escluso: cominciò l’esercizio di certa sua Arte; ma poco vi guadagnò; per essere n
di certa sua Arte; ma poco vi guadagnò; per essere nella Città altri di quella Professione più valenti, e più accreditati
lla Professione più valenti, e più accreditati; fu soccorso più volte di segrete elemosine, ma non rimase contento: alla f
ella vita indegna, e dalla quale, per staccarsi affatto, vi è bisogno di una grazia molto grande di Dio. Ma che scusa poi
quale, per staccarsi affatto, vi è bisogno di una grazia molto grande di Dio. Ma che scusa poi valevole recheranno quelli,
del Buffone, per meglio pappare, e per goder una vita, più abbondante di sollazzo, e di piacere? Miseri, non possono salva
r meglio pappare, e per goder una vita, più abbondante di sollazzo, e di piacere? Miseri, non possono salvarsi, e meritano
i, e meritano il colpo dei divino castigo. Loduvico Zacconi Religioso di S. Agostino scrive, che in Verona fu un certo Ces
ioso di S. Agostino scrive, che in Verona fu un certo Cesare Sonatore di tromba, e di trombone, il quale, perché sonava be
ostino scrive, che in Verona fu un certo Cesare Sonatore di tromba, e di trombone, il quale, perché sonava bene, fu condot
e di trombone, il quale, perché sonava bene, fu condotto da’ Principi di Germania nel manoscritto de’ 200. casi al c. 118.
cosi grosso guadagno, che con due mila scudi comprò una casa, e ogni di più l’andò empiendo di mobili preziosi, e belli.
che con due mila scudi comprò una casa, e ogni di più l’andò empiendo di mobili preziosi, e belli. Ma che permise Dio? Una
liono applicarsi all’esercizio delle Commedie oscene, e non curandosi di vivere come candidi cigni di onore, vivono come c
o delle Commedie oscene, e non curandosi di vivere come candidi cigni di onore, vivono come corvacci neri di vitupero. App
dosi di vivere come candidi cigni di onore, vivono come corvacci neri di vitupero. Appendice. Voglio aggiungere a questo D
r guadagnare i soldi necessari; al nostro sostentamento, ci sforziamo di piacere, non solo a’ Dotti, e Modesti; ma anche a
e però vengono al Teatro, e ci danno guadagno: cosi i secondi gustano di parole grasse, di equivoci disonesti, di scoperte
Teatro, e ci danno guadagno: cosi i secondi gustano di parole grasse, di equivoci disonesti, di scoperte oscenità e d’altr
agno: cosi i secondi gustano di parole grasse, di equivoci disonesti, di scoperte oscenità e d’altre simili indecenze; e p
’avviso del Sig. Cardinal Paleoto. Dice egli,che il Virtuoso Artefice di Pittura, per piacere alla moltitudine ignorante,
esprimere con i colori suoi cose vituperose, e indecenti; ma sforzasi di dar gusto con le sue opere a persone tali senza c
e de’ poco Modesti. So, che qualche Comico osceno forse dirà. Io temo di essere tacciato, come Recitante freddo, se non di
ecitante freddo, se non dico delle parole turpi, e licenziose. Pietro di Re, detto tra’ Comici Mescolino, fu molto stimato
, detto tra’ Comici Mescolino, fu molto stimato, era modestissimo; ma di lui si divulgò questa taccia; che era troppo fred
na moralità, ove difetto si è troppo grave l’essere troppo licenzioso di lingua. E se Mescolino era tacciato di freddezza;
ave l’essere troppo licenzioso di lingua. E se Mescolino era tacciato di freddezza; perché si asteneva dalle sboccataggini
data da persone poco amiche all’Onestà  : ove all’incontro era degno di lode; perché nel moderno Teatro serbava le Regole
gio della Virtù. Anche del Comico Ganassa io ho inteso, che abbondava di ridicoli graziosi in modo, e tanto modesti; che o
che tra moderni, e mercenari Commedianti, non manchino Attori forniti di questa, modesta qualità: e però dico ad ogni Comi
sappiate che voi con le vostre indecenze vi rendete indegni del nome di Comico, e vi dovete chiamare Buffone, e non Comic
sfacciato. E chi parla disonestamente, da in questi eccessi, e merita di essere cacciato dalle Compagne de’ Comici onorati
le acciocché il popolo si divertisca da mali maggiori con la presenza di un male minore: come a punto si per mettono le Co
direi se non fossi interessato, cosa buona; essendo Azione Virtuosa e di buon esempio. E se le Cortigiane si permettono, p
ne’ suoi Discorsi, si trovano Santi Dottori, che prescrivono il modo di far Commedie senza commetter peccato mortale; ma
mmedie senza commetter peccato mortale; ma niun Santo insegna il modo di far la Cortigiana senza peccato. Ed io soggiungo,
Principe, e niuna Comunità si trova, che mandi a pigliare una truppa di Cortigiane alle sue spese e che ad esse prometta
rono invitate: e però vi è differenza da necessità ad arbitrio. Oltre di ciò i Comici chiedono licenze di far l’Arte loro
enza da necessità ad arbitrio. Oltre di ciò i Comici chiedono licenze di far l’Arte loro e l’ottengono; e sono tali licenz
n sarebbe esaudita; non vi essendo Tribunale, che sottoscriva licenza di far peccato mortale; vi sono ben gabelle: e vi è
abelle: e vi è giustizia da non lasciarle oltraggiare, ma non licenza di far tal mancamento. I Comici ottengono licenze pu
quando la Commedia divertisce il male, non è argomento, che ella sia di meno errore: ancora il bene divertisce il male, e
ta; ne è un manco male simile al Meretricio: né i Comici Modesti sono di rea qualità, come le Meretrici. Ma se parliamo de
e Meretrici, le quali non domandano, ne ottengono licenza in iscritto di peccare; né Superiore alcuno la darebbe « tutta c
tali adunque fanno peggio, che le Meretrici; e con tosto ciò essi più di quelle sono tollerati; solo per quella falsissima
uale delle anime fedeli. Aggiungo. Sì come le Meretrici sono in stato di peccato mortale: così vi sono i Commedianti oscen
disoneste. Aggiungo. Le Meretrici si permettono per levar l’occasione di adulteri, e di peccati più gravi; come insegna S.
ungo. Le Meretrici si permettono per levar l’occasione di adulteri, e di peccati più gravi; come insegna S. Tommaso. E qui
tollera; acciochè moderi cosi gli adulteri, gl’incesti, e altre sorti di bruttissimi peccati. « Non illud peccatum approba
otus erit repletus. » Leva le Meretrici dal Mondo, e tutto sarà pieno di peccati abominandi. Ma le Commedie oscene, se lev
ti abominandi. Ma le Commedie oscene, se levano ad alcuni l’occasione di un poco di ozio, che forse sarebbe solo peccato v
di. Ma le Commedie oscene, se levano ad alcuni l’occasione di un poco di ozio, che forse sarebbe solo peccato veniale,dann
, che forse sarebbe solo peccato veniale,danno a moltissimi occasione di far peccati mortali, e molti, e gravi, e di rovin
no a moltissimi occasione di far peccati mortali, e molti, e gravi, e di rovinarsi per sempre con il fallimento delle ricc
iare dagli stati loro. S. Lodovico le cacciò dal Cristianissimo Regno di Francia: e ho inteso da molti, che ne ora vi si p
e ho inteso da molti, che ne ora vi si permettono. P. o V. Pontefice di meravigliosa Santità le cacciò dalla santa Città
P. o V. Pontefice di meravigliosa Santità le cacciò dalla santa Città di Roma: e perché il Romano Conservatore si oppose l
e a’ Romani lascerò il piacere delle Lupe loro. Filippo IV. Regnator di tanti stati, ha fatto levar di Spagna i pubblici
delle Lupe loro. Filippo IV. Regnator di tanti stati, ha fatto levar di Spagna i pubblici Lupanari I. par. In Eccles. p.
Tract. trac. 2. dis. 500. n. 3. pag. 662. Giovanni Cartagena Teologo di molta dottrina, e di varia erudizione dice. « Rom
500. n. 3. pag. 662. Giovanni Cartagena Teologo di molta dottrina, e di varia erudizione dice. « Romani Sapientioreso fac
medianti osceni; la pubblica permissione de’quali è pestilente pianta di velenosi frutti e merita di essere prestamente re
permissione de’quali è pestilente pianta di velenosi frutti e merita di essere prestamente recisa, e sradicata. E io rico
alle Donne impure, che cessino d’abusarsi della pazienza, e benignità di Dio; acciocché non cadano nella dannazione, come
o. »t. 3. nelle senct. n. 138. Punto quarto. Se sta buona Ragione di tollerare i Comici il sapere che da tal uno si pr
al uno si prova, che devono esser amati. Chi rende all’amico in vece di atti d’amore segni di odio può numerarsi tra la c
evono esser amati. Chi rende all’amico in vece di atti d’amore segni di odio può numerarsi tra la ciurma degli ingrati: t
abuso per semenza d’ingratitudine. I Comici moderni sono buoni amici di tutti; a tutti bramano giovare; e però dovrebbero
oler permettere, né tollerare, ma discacciare, e perseguitare persone di tal fatta? Non è questa una manifesta imprudenza,
ene: poiché dal bene, quiete, e pace altrui, ne trae il sostentamento di se e casa sua: onde non può di meno, e per zelo C
pace altrui, ne trae il sostentamento di se e casa sua: onde non può di meno, e per zelo Cristiano, e per debito proprio,
ua: onde non può di meno, e per zelo Cristiano, e per debito proprio, di non pregar Iddio per l’universale salute. Lasci i
Virtuosi Commedianti quando però sono veramente Virtuosi, a giudizio di chi può, deve, e vuole dar giusta sentenza; perch
perseguitati que’ Comici, i quali si abusano dall’Arte, e si servono di detti, e di fatti brutti, illeciti, e mortali; on
i que’ Comici, i quali si abusano dall’Arte, e si servono di detti, e di fatti brutti, illeciti, e mortali; onde si pongon
ngo secondo la voce comune, che tra’ moderni Comici siano molti degni di questo vituperoso fregio, per le loro sceniche im
con la Comparsa delle vere Donne, abbellite lascivamente, e parlanti di amore con Favoriti in pubblico Auditorio, ove san
ti in pubblico Auditorio, ove sanno, che sono molti Spettatori deboli di spirito, e ne conoscono alcuni in particolare; qu
e bevono con gli occhi, e con le orecchie l’acqua fangosa, e torbida di bruttissime, e lascivissime iniquità. E però tali
eressata in un affare difettoso, può temere da taluno il risentimento di giusta appellazione. Io non vorrei né precipitare
onde poi qualche interessato usasse l’antidoto per veleno, e, in vece di fuggir il peccato, maggiormente peccasse. Nel cas
d altri Recitanti, che non sono Mercenari: e è la seguente. N. Comico di Professione, e Mercenario, sta in una Compagnia d
eguente. N. Comico di Professione, e Mercenario, sta in una Compagnia di Commedianti, non come Capo, ma come Parte, e vi r
itamenti, per cagione degli altri Compagni Recitanti, riescono osceni di oscenità mortale. Si Domanda. Se N. Comico pecca
risoluta sotto questi termini dagli Autori da me letti: e però stimo di dovere spiegare il mi senso conforme alla dottrin
he dotto Teologo, e buon Padre Spirituale; acciocché con il consiglio di lui se ne serva fruttuosamente. Dico 1. Il Comico
mmedie oscene, condannano gli Spettatori, se non tutti, almeno molti, di peccato grave; perché cooperano all’osceno Recita
m qua. » Ho detto, per ordinario; perché forse per accidente, o molto di raro, può avvenire, che un Comico modesto entri i
erché non ha, con che sostentarsi: e non lo può avere con l’esercizio di altra Professione; o corre pericolo di far’ adira
n lo può avere con l’esercizio di altra Professione; o corre pericolo di far’ adirare qualche persona potente, che gli fac
che persona potente, che gli faccia oltraggio, danno grave, se tratta di lasciar la Compagnia, stante che essa non può sen
perché non è obbligato con tanto suo danno, e con tanto suo pericolo di ritirarsi dal Recitamento, al quale coopera si, m
lo di ritirarsi dal Recitamento, al quale coopera si, ma per rispetto di grave timore, e di giusta cagione. « Et gravis me
Recitamento, al quale coopera si, ma per rispetto di grave timore, e di giusta cagione. « Et gravis metus, et iusta causa
ano in molti casi i Dottori; e scusano da peccato mortale molte sorti di persone. Il P. Diana per acconcio di questo cita
o da peccato mortale molte sorti di persone. Il P. Diana per acconcio di questo cita molti Dottori, e propone molti casi;
a alcuna oscenità. Che poi quel Capo non voglia, o non possa, o pensi di non potere, impedire le oscenità mortali in tutti
Recitanti; onde il Recitamento riesce osceno con peccato mortale; reo di quella colpa deve stimar si il Capo della Compagn
cidens preter intentionem, et remote»vi concorre, e ha giusta cagione di non ritirarsi da tal concorso, per non perdere qu
lche necessario guadagno, e per non incorrere in qualche grave sdegno di persona, che probabilmente tenterà di nuocergli p
correre in qualche grave sdegno di persona, che probabilmente tenterà di nuocergli più, che leggermente. Si può anche nota
Si può anche notare, che il Recitamento, detto osceno per le oscenità di uno, o di due Recitanti osceni, è un aggregato di
he notare, che il Recitamento, detto osceno per le oscenità di uno, o di due Recitanti osceni, è un aggregato di molte par
eno per le oscenità di uno, o di due Recitanti osceni, è un aggregato di molte parti, di molti atti, di molte scene, e com
ità di uno, o di due Recitanti osceni, è un aggregato di molte parti, di molti atti, di molte scene, e comparse di vari Pe
i due Recitanti osceni, è un aggregato di molte parti, di molti atti, di molte scene, e comparse di vari Personaggi, ciasc
n aggregato di molte parti, di molti atti, di molte scene, e comparse di vari Personaggi, ciascun de’quali deve, e può ast
tato, che cagiona rovina spirituale al prossimo: e tale si è lo stato di chi coopera senza buona ragione al Recitamento os
almente. Quando però occorressero circostanze tali, quali ho spiegato di sopra credo, che non sarebbe obbligato il Comico
to si è un eleggere volontariamente l’occasione efficace della rovina di molte persone deboli nella Virtù; la qual rovina
Ma se avvenisse, dirà uno, che mai, o quasi mai si formasse Compagnia di Mercenari Comici, nella quale non fossero due, o
la quale non fossero due, o almeno un Recitante osceno; e per cagione di lui il Recitamento fosse osceno: che può fare il
on riproverà il mio pensiero) che lasci l’Arte Comica; se ha comodità di vivere senza il guadagno di lei; tuttoche sia per
) che lasci l’Arte Comica; se ha comodità di vivere senza il guadagno di lei; tuttoche sia per provare qualche strettezza,
ettezza, e diminuzione: perché, chi può, deve lasciare ogni occasione di peccato grave, eziandio con qualche suo, non trop
uo, non troppo grande, incomodo temprale. Che se egli non ha comodità di vitto, fatichi per guadagnarselo lecitamente, in
gnarselo lecitamente, in «sudore vultus» ; o applicandosi al mestiere di qualche lecito guadagno; o ponendosi alla servitù
e pur troppo avviene a Comici anche modesti) si risolva, se è libero, di servire a Dio in qualche sacra Religione: che cos
lla carità de’ Fedeli potrà esser aiutato, e mantenuto fin all’ultimo di sua vita. Ho inteso da Girolamo Chiesa, Comico di
nuto fin all’ultimo di sua vita. Ho inteso da Girolamo Chiesa, Comico di Professione, nominato tra’ Comici Dottor Graziano
to tra’ Comici Dottor Graziano de’ Violoni; che in Spagna nella Città di Madrid, di Siviglia, e altre, vi è qualche Ospeda
ici Dottor Graziano de’ Violoni; che in Spagna nella Città di Madrid, di Siviglia, e altre, vi è qualche Ospedale, e Chies
i Comici modesti inabili al Recitamento, non mancano altre abitazioni di cristiana pietà; ove si può ricoverare, chi brama
altre abitazioni di cristiana pietà; ove si può ricoverare, chi brama di lasciare l’Arte Mercenaria e pericolosa delle mod
on un sorriso da Galantuomo. E io ne concepisco dolore, e con lacrime di compassione dico a tutti i Mercenari Comici modes
di compassione dico a tutti i Mercenari Comici modesti, e desiderosi di fuggire i lacci dell’Inimico, come già disse l’an
36.. Cioè. Io miserabile uomo vi ammonisco, acciocché non comportiamo di essere colti nella rete di Satanasso; ma più tost
mo vi ammonisco, acciocché non comportiamo di essere colti nella rete di Satanasso; ma più tosto con la virtù della Croce
colti nella rete di Satanasso; ma più tosto con la virtù della Croce di Cristo mostriamoci in vita Soldati invincibili, c
ondere, dicendo. Voi consigliate secondo il meglio, e più sicuro modo di procedere, e non risolvete il dubbio principale,
oste nel suddetto consiglio, può egli, almeno con qualche probabilità di dottrina assicurare la coscienza, e continuare l’
he Compagno reciti con immodestia? Rispondo, il dubbio già è risoluto di sopra nel primo, e secondo detto. Solo aggiungo p
n vuole eseguire il mio consiglio, tratti come ho proposto, e pregato di sopra, con altri Teologi , e Padri Spirituali: di
diligentemente, e presto ciò, che gli sarà consigliato; o con rigore di dottrina bastevolmente dichiarato, e provato. E s
ctationis exagitet. »In Mat. C. 26. in fin. Cioè. Noi abbiamo bisogno di vigilanza, di orazione, e di opere sante; acciocc
itet. »In Mat. C. 26. in fin. Cioè. Noi abbiamo bisogno di vigilanza, di orazione, e di opere sante; acciocché così ci pre
C. 26. in fin. Cioè. Noi abbiamo bisogno di vigilanza, di orazione, e di opere sante; acciocché così ci prepariamo solleci
ante; acciocché così ci prepariamo sollecitamente per l’ultimo giorno di nostra vita; che, quando sia per essere, non sapp
ere, non sappiamo. E chi vive mal preparato, corre manifesto pericolo di dannazione. Tutto questa discorsetto co’ suoi pun
li può servire anche per que’ Comici modesti, che tal’ora ad instanza di qualche Principe, o di altro principal Signore si
r que’ Comici modesti, che tal’ora ad instanza di qualche Principe, o di altro principal Signore si prendono il pensier, e
ipe, o di altro principal Signore si prendono il pensier, e l’obbligo di formare una Compagnia di Recitanti; nella quale v
Signore si prendono il pensier, e l’obbligo di formare una Compagnia di Recitanti; nella quale veggano diligentemente di
ormare una Compagnia di Recitanti; nella quale veggano diligentemente di non accettare alcun osceno Commedianti perché se
gni loro Compagno vi fatichi con Virtù, e come Uomo, e buon Cristiano, di cui noto.con Teodoretoin Ps. 51. 10. « Justus spe
e, et laboriosos fructus producere non recusat. » Non più discorriamo di questo Punto, massimamente essendo stato il prese
»Or. De mortius. Punto sesto. Se la Donna porge occasione maggior di peccar all’Uomo, stando alla finestra, o recitand
isordinatamente, è schiavo dell’affetto suo impuro, al primo comparir di bella Donna, moltiplica le sue piaghe, e i suoi d
e stare alla finestra, ne recitar in Teatro, per non porger occasione di peccato, a chi mirandola facilmente pecca per la
stra non si vieta per necesità alla Donna; e se standovi da occasione di peccato, non è occasione colpevole, ma scusabile:
a alla Donna, e con la quale senza dubbio si porge occasione maggiore di peccato all’uomo, che con lo stare alla finestra.
Comiche, quando parlano in Scena con loro Recitanti, non hanno tempo di girar con arte gli occhi, per far preda de’ cuori
ar risposta a proposito e farsi onore; ma in altri luoghi la comodità di fermar lo sguardo, variar oggetti, e dar cibo a’
ce ad un viso miniato, che alla schiettezza naturale. lo all’aggiunta di Beltrame aggiungo, che la Comica in Scena, essend
fingere, altrimenti non farà buona Comica; e però sa trovar il tempo di girar gli occhi per ferire, e per involar i cuori
er dar risposta al Recitante la impedisce, anzi l’aiuta; perché verso di lui o sfoga gli affetti, o nega i vezzi, secondo
he non poco male, ma molto male, e molto grande possono fare; e molte di loro lo fanno in realtà, non solo a tempo della C
iche condiscono velenosamente i loro artificiosi discorsi. A ciascuna di quelle conviene quel poco spiegato dal P. Albriti
to dal P. Albritio in una Predica. Non si può dire cosa più sfrontata di una Femmina, quando, rotti i ritegniPred. 32. n.
sciva nell’abito, immodesta nel portamento, dissoluta nel costume. Ma di questa materia diffusamente si è trattato nel Lib
è trattato nel Libro detto la Qualità. Lui il Lettore, se si compiace di leggere, troverà le risposte a varie difficoltà.
’ Comici suoi Compagni, ma anche a tutta la Città; e però vale contro di lei il detto di Salviano . « Peccatrix in Civitat
mpagni, ma anche a tutta la Città; e però vale contro di lei il detto di Salviano . « Peccatrix in Civitate, quasi parum p
Se i Maestri salariati dichiarano a’ Giovanetti le Amatorie Commedie di Terenzio, di Plauto, e d’altri; i Comici moderni
salariati dichiarano a’ Giovanetti le Amatorie Commedie di Terenzio, di Plauto, e d’altri; i Comici moderni non potranno
risposta convenevole al presente Dubbio, con il sentimento affettuoso di S. Agostino; il quale disse, esclamando. « O flum
ol dire. E cosa tartarea e infernale, insegnare l’eloquenza per mezzo di tali parole impure, e oscene non s’impara più com
obis propinatur ab ebris Doctoribus. » A questo affettuoso sentimento di S. Agostino aveva l’animo rivolto BaldesanoNello
quel Santo per cosa quasi impossibile, e un volere opporsi all’impeto di un rapidissimo Torrente, il rimediarvi. Che più p
più de’ Moderni, se ne veggono in ogni lingua pieni d’ogni malizia, e di diabolici incitamenti, e nelle Scuole de’ Maestri
e Donzelle ancora. E quel, che è peggio, con approvazione, e precetto di color, che dovrebbero tenere simili Componimenti
lle case loro, che il fuoco, e la peste. » Surio scrive con gran lode di S. Ermanno, che mal volentieri leggeva le Favole
oltraggio, mentre si pronunciavano i nomi de’ falsi Dei con aggiunta di titoli d’onnipotenza, e di divinità: e che era un
nciavano i nomi de’ falsi Dei con aggiunta di titoli d’onnipotenza, e di divinità: e che era una pazzia cercar i Gigli tra
uesto scoglio, chi vorrà pubblicamente spiegare a Giovanetti le opere di Terenzio, o d’altro Scrittore antico poco modesto
gantur. » Cioè. Importa che si leggano solamente Autori casti, pii, e di dottrina conforme alla Cattolica Religione. Il Co
loro il leggere, non solo i Libri nominatamente vietati con l’Indice di Pio IV. ma neanche gli altri Libri, che contengon
tur etiam Synodus Valentina sub Martino Ayala ses. I. » Ma giova a me di credere, che ad ogni virtuoso Maestro Cristiano d
disetitudinis sua fulgore perstringet?  » Allude il Santo alle parole di Geremia. « Calix aureus Babylon, inebrians omnem
e, e con la dolcezza delle parole scelte, graziose, e leggiadre priva di prudenza i Lettori: e però i Maestri li leggano c
Libri disonesti, dichiarati alla Gioventù nelle Scuole sotto pretesto di fiorita eloquenza, e di pulita, e bella latinità,
ati alla Gioventù nelle Scuole sotto pretesto di fiorita eloquenza, e di pulita, e bella latinità, cagionano cattivi pensi
i, e insegnano costumi disonesti; anzi eccitano la mente ad incentivi di libidine, come dice Isidoro; e si riferisce nel c
o dal suddetto, che S. Ignazio Patriarca, e Fondatore della Compagnia di Gesù, saggiamente comanda nelle Costituzioni p.4.
cuni luoghi scelti da Terenzio. E egli rispose con la negativa latina di questo tenore. « De Terentio, quod quei. An loca
ime oscenità. Il Possevino avverte questo difetto seguito nella purga di altri Libri osceni e proposti da leggere con la b
atto a seguire l’avviso che il P. Giulio Nigrone, seguendo l’autorità di Crisostomo porge, dicendo. « His obscenitatibus,
lenzio in questo luogo ciò, che a nostro tempo è avvenuto nella Città di Perugia. L’Illustrissimo Napolione Comitolo, uomo
nuto nella Città di Perugia. L’Illustrissimo Napolione Comitolo, uomo di segnalata virtù, molta dottrina e varia erudizion
a erudizione, governava il Popolo negli affari ecclesiastici con zelo di Vescovo vigilantissimo. Sotto la sua, protezione
o vigilantissimo. Sotto la sua, protezione si manteneva una Radunanza di molti nobili Giovanetti Convittori, e Studenti is
ere dall’onorato , e celebre Maestro Marc’Antonio Bonciario, soggetto di buona latinità, e di efficace espressiva nell’ins
celebre Maestro Marc’Antonio Bonciario, soggetto di buona latinità, e di efficace espressiva nell’insegnare, massimamente
gli Scolari in Scuola, dichiarando loro Terenzio, come Autore fornito di ottima Latinità. Non piacque né molto, né poco al
al virtuosissimo, saggio, e zelante Vescovo la pubblica esplicazione di quel Libro, fatta a’ Giovanetti, e con modo piace
con il Bonciario, che egli non voleva, che Terenzio, il quale è pieno di cose amatorie, e impure, fosse dichiarato in una
le è pieno di cose amatorie, e impure, fosse dichiarato in una Scuola di Giovani, raccomandati alla sua protezione: e però
raccomandati alla sua protezione: e però lo lasciasse, e li servisse di altro Autore; che non mancavano altri forniti di
iasse, e li servisse di altro Autore; che non mancavano altri forniti di buona latinità; e che si potevano dichiarare senz
orniti di buona latinità; e che si potevano dichiarare senza sospetto di trovar parole, o pensieri di poca modestia, e per
he si potevano dichiarare senza sospetto di trovar parole, o pensieri di poca modestia, e pericolosi alla Gioventù. Ricevé
a esecuzione. Tralasciò l’esplicazione dell’impuro Terenzio; si servì di altri Libri molto buoni, per ammaestrar molto ben
egli da’ Proginnasmi del Pontano fece una bella, e giudiziosa scelta di Composizioni e le fece stampare con disegno che l
questo racconto può vedere disteso il benigno Lettore; se si compiace di leggere la Prefazione, che il medesimo Bonciario
che i Maestri Salariati dichiarino a’ Giovanetti le Amatorie Commedie di Terenzio, o d’altro: e m’adduco a ciò dire per le
popolo le loro Amatorie Azioni. Perché questa Rappresentazione è cosa di gran lunga più pericolosa, e più perniciosa, che
ito sia a’ disonesti Commedianti far le Commedie oscene. Dal paragone di cosa non sincera, o almeno sospetta, malamente si
a non sincera, o almeno sospetta, malamente si raccoglie la sincerità di un soggetto, tenuto per altro molto nocivo, e per
ristiano Maestro a considerare, e praticare, per quanto può, l’avviso di S. Basilio. « Considerandum est, ut litterarum co
ribus.. E prego anche a far riflessione al seguente detto, che è, non di S. Basilio, né di altro Santo, ma del malvagio Lu
che a far riflessione al seguente detto, che è, non di S. Basilio, né di altro Santo, ma del malvagio Luthero, e lo cita i
iona de’ Libri impuri il nimico della Purità, Lutero; noi dall’avviso di quell’impudico Maestro impariamo, e pratichiamo l
fuga della lezione de’ Libri impudichi: non è cosa nuova, che un Uomo di vita scostumata dia qualche volta ad altri un buo
un Uomo di vita scostumata dia qualche volta ad altri un buon avviso di vivere costumato: la torcia consuma se stessa, il
ono: perché non si può permettere a’ Commedianti il recitarle? Parte di questa difficoltà propone a se medesimo, e vi ris
che ella è insolubile: ma non dicono ciò meritamente. Desiderare voi di sapere, che cosa di più abbia la Scena in modo, c
le: ma non dicono ciò meritamente. Desiderare voi di sapere, che cosa di più abbia la Scena in modo, che quelle cose, che
bbia la Scena in modo, che quelle cose, che appena sono cattive fuori di Scena, subito diventino pessime, quando in lei si
rza, e sono molto potenti nell’umane Azioni: avete veduto il cadavere di un uomo: anzi più volte l’avete veduto: egli ha g
un uomo: anzi più volte l’avete veduto: egli ha gli occhi, ma paiono di vetro; le orecchie, ma cadenti; le nari, e le gua
he farà poi se voi alle suddette cose aggiungete il movimento lascivo di tutte le parti del corpo, la preziosità de’ vesti
ietà distinta, e arricchita? E direte voi, che è il medesimo pericolo di peccato, o si leggano le Commedie o si odano e si
che nel pubblico Teatro è recitata: ne questa con quella più si confà di quello, che convenga un uomo vivo con un uomo esa
ttare dalla mia debolezza; ma perché sarebbe discorso assai più lungo di una solita Risposta ad un Dubbio, però lo differi
la stessa materia più d’una volta, mi scusi, ricordandosi la sentenza di Gilberto. « Cur non fieus frequenter concutitur,
i Commedianti, dice, che le Leggi e i Legislatori secondo la dottrina di Platone ne devono mirare a tre cose: cioè, che la
egislatori, e Superiori portar presto, e efficace provvedimento: e io di questo voglio discorrere per via di Punti, r Dubb
o, e efficace provvedimento: e io di questo voglio discorrere per via di Punti, r Dubbi secondo il solito a fine, che in t
ondo il solito a fine, che in tutti si vegga praticato il detto breve di S. Agostino To. 3. nelle sent. N. 200.. « Prima s
Per soddisfar a me stesso in questo Dubbio, bastami ponderar un poco di quel, che il P. Luigi Albrizio scrive nella sua e
luogo la sacrosanta autorità del Sommo Sacerdote, che tiene il posto di Vice Dio in terra, del quale è lecito avere opini
ormar concetti altro, che riverenti,e in tutto conformi a quelli, che di uno di essi lasciò scritti S. Bernardo l. 2. de c
oncetti altro, che riverenti,e in tutto conformi a quelli, che di uno di essi lasciò scritti S. Bernardo l. 2. de consider
, iudicatu Samuel, potestate Petrus, unctione Christu. » E chi ardirà di porre la bocca in Cielo? Lascio ciò, che l’addott
l’addotto Padre aggiunge eloquentemente, e dico. Io certo non ardirò di por bocca in quel sacro, Apostolico, e animato Ci
uaso, che quel Superiore de’ Superiori, che viene eletto al Vicariato di Cristo, non deve essere, née dotato di una mezza
che viene eletto al Vicariato di Cristo, non deve essere, née dotato di una mezza bontà, la quale si contentò Aristotele,
i e ristampati con l’approvazione del Sommo Pontefice, de’ Vescovi. E di S. Chiesa contro le Oscenità delle Commedie, se n
Commedie oscene sono proibite, se non sub censura, almeno sottoo pena di censura, almeno in modo tale, che a parere de’ Do
s; babes universos Scholasticos ut non nisi temere dissentias. » Dico di più. Bene spesso si proibiscono sub censura ancor
o i Superiori, che sono perniciose alla Cristianità; come si fa anche di molti Libri, prima stampati con l’approvazione, e
ti che cagiona la comparsa delle Donne in Banco, o in Scena a parlare di materia amorosa nella presenza di tanti deboli di
onne in Banco, o in Scena a parlare di materia amorosa nella presenza di tanti deboli di spirito, subito si verrebbe alla
in Scena a parlare di materia amorosa nella presenza di tanti deboli di spirito, subito si verrebbe alla proibizione, com
di tanti deboli di spirito, subito si verrebbe alla proibizione, come di cosa oscena, e molto perniciosa. E prego umilissi
il gran Padre de’ lumi Iddio che degni per sua bontà d’illuminare, e di muovere a questo tutti i Maggiori, e Minori, tutt
vviene; perché non ne sono pienamente informati: onde se le sapessero di certo, le proibirebbero per sempre dalla Cristian
andando, che le Rappresentazioni Teatrali, e il Teatro fossero Scuola di utilità a’ buoni, e non di lasciva oziosità, o di
zioni Teatrali, e il Teatro fossero Scuola di utilità a’ buoni, e non di lasciva oziosità, o di vano piacere a’ cattivi, c
atro fossero Scuola di utilità a’ buoni, e non di lasciva oziosità, o di vano piacere a’ cattivi, come scrive il Filosofo
nto aurtum perfruantur. » Seneca ep. Punto secondo. Che si può dire di que’ Principi, che tollerano, o che ostentano i C
prima, e dico. Forse i Principi stimano poter imitar il Re Teodorico, di cui scrive Cassiodoro. « Spectaculum, expellens g
anza dell’inferiore, che è un terreno Principe, non deroga alla legge di Dio che è  Rex Regum e è Superiore ad ogni Princi
i peccavano ripudiando le loro Mogli. Or che diremo della permissione di un Principe? Certo che ella non farà. che i Comme
de’ nostri tempi; né s’informasse da Dottori, quali siano le oscenità di peccato mortale anzi non volesse udire, se alcun
lesse udire, se alcun si presentasse al suo cospetto per ragionarne e di più non avesse caro, che si scrivesse né che si p
mativo non obbliga « ad semper ». E qui si vede, che non v’è speranza di frutto; e però si può differire: e tra tanto può
utto al Signore Iddio; acciocché per sua bontà porga comoda occasione di efficace provvedimento; perché il parlare, o lo s
re, che sia tenuto per troppa, e indiscreta liberta, e per zelo privo di scienza, non secundum scientiam  e per disprezzo
zzo virtuale dell’autorità del Superiore, quasi che si giudichi degno di grave biasimo come troppo favorevole alle Teatral
trali, e scandalose Oscenità. E ogni savio, discreto, e zelante Servo di Dio non deve mai scordarsi de’ termini umilissimi
e zelante Servo di Dio non deve mai scordarsi de’ termini umilissimi di riverenza dovuta, a chi comanda con titolo di pub
de’ termini umilissimi di riverenza dovuta, a chi comanda con titolo di pubblica giurisdizione, e legittima superiorità.
oni sostenta i Commedianti osceni, pecca gravemente secondo il parere di S. Tommaso2. 2. q. 168. a. 3.. « Si qui, dice egl
ico, che si può anche temere assai, e che il Principe pecchi non solo di fomentazione nel peccato; ma di scandalo ancora p
ai, e che il Principe pecchi non solo di fomentazione nel peccato; ma di scandalo ancora per le grosse spese: che però si
que’ Principi, o Superiori, che a loro spese, o con le contribuzioni di altri sostentano i Commedianti, degni di essere c
pese, o con le contribuzioni di altri sostentano i Commedianti, degni di essere cacciati per le loro poco modeste Rapprese
elle loro sciocchezze; ma è che per lo più chi manca in virtù abbonda di presunzione , onde que’ tali temerariamente doman
che è grande, non può dar poco; tal che per levarsi dall’importunità di questi da molte volte assai più che non fa alla v
pedit spir., il quale « de peccatoribus accipit ». dice il P. Michele di San Romano della Compagnia di Gesù, « non egentib
catoribus accipit ». dice il P. Michele di San Romano della Compagnia di Gesù, « non egentibus, quibus favor damnum affert
sis largitatibus non nutrium Histriones. » Punto terzo. Se l’esempio di un Principe, o di un Superiore, che permette le C
on nutrium Histriones. » Punto terzo. Se l’esempio di un Principe, o di un Superiore, che permette le Commedie Oscene per
egibus, non exemplis, est indicandum. » E il difendersi con l’esempio di uno errante, non è preparar difesa, ma cercar Com
on è buona Ragione per la permissione delle Commedie Oscene l’esempio di un Principe, o di un Superiore, che le permette,
per la permissione delle Commedie Oscene l’esempio di un Principe, o di un Superiore, che le permette, perché il popolo n
e, perché il popolo ne gusta. E se il Comico Beltrame non professasse di parlar delle modeste Commedie, non l’approverei,
oli, come agitati da varie, e sregolate passioni, molte volte gustano di cose, viziose, le quali per ciò non si devono per
er quanto può, i popolari, e immodesti desideri; come fonti originari di mille rovine spirituali, e temporali. « Semper in
ago. L. 4. c. 16. E io qui non devo tacere, che non tutti gli uomini di un Popolo gustano delle oscene Rappresentazioni:
ome possono, almeno segretamente. In una Città dei fioritissimo Regno di Sicilia giunsero una volta i Mercenari Commediant
rcenari Commedianti, per far le loro solite, e oscene Azioni: e prima di cominciarle, occorse, che di notte fu trovato un
le loro solite, e oscene Azioni: e prima di cominciarle, occorse, che di notte fu trovato un biglietto sotto la porta dell
e fu trovato un biglietto sotto la porta della Chiesa della Compagnia di Gesù, e aveva il soprascritto indirizzato ai Padr
re ogni possibile diligenza per rimediar presto all’urgente necessità di molte anime, che erano per cadere in moltitudine
necessità di molte anime, che erano per cadere in moltitudine grande di peccati mortali. Da questa caso, e da altri occor
atoniani Censori delle impurità. E invero è falsissimo quel principio di certi Politici i quali, come nota il P, Gio. Buse
o Cristiano eripi Spectaculorum voluptates  ». Ma io noto la risposta di quell’Autore, la quale in ristretto è la seguente
lo, sed in Domino.  » Scrive l. 7. della Rep. Regia c. 10. al diritto di questo Punto il Sig. Fabio Albergati nel tenor, c
e per autorità del Filosofo il gioco è in vece del riposo, al Re sarà di mestiere recare ricreazione, e riposo al Regno su
valorosi, e grandi, che in essa non pure sommo studio, ma spese fuor di misura eccessive impiegavano. I Greci avevano in
icati ad Apollo, a Giove, e a Nettuno; nondimeno a ricreazione ancora di que’ Popoli servivano. E particolarmente gli Aten
no, con severa legge vietando, che niuno sotto pena della vita osasse di contraddirle. E fra i trattenimenti loro ancora l
sentazioni della Scena riposero, le Commedie, le Tragedie, e le Opere di somiglianti diporti. I Romani similmente con dive
o maggiore spesa, e magnificenza de’ Greci, quanto la possanza Romana di gran lunga la Greca superava. Aggiunge poco dopo
o a considerare, quale debba essere. La onde presupposto per autorità di Aristotile, che il Gioco sia riposo, vedremo; qua
n ciò sia decevole. E perché Platone scrive nel Sofista. Niuna specie di Gioco esser più dilettevole della imitazione, il
cive cose rappresentando, e contrarie a’ costumi onorati, hanno forza di corrompergli. Rispetto, che indusse Platone a dis
(diciamo noi, ogni altro Superiore), deve vietare la Rappresentazione di cose lascive. Dico in oltre con Ribadaniera. Non
tumi, e distruggitrice dei vigore, e fortezza virile con tanta offesa di Dio, dal quale pende la conservazione, e ampliazi
tanta offesa di Dio, dal quale pende la conservazione, e ampliazione di tutti i Regni. Non voglio tacer ancora quel poco,
no scrive con questa chiarezza. I Superiori buoni, e savi, e timorosi di Dio non permettono a’ Popoli per convenevole trat
da tollerarsi; perché il popolo ne gusta: e prego tutti con le parole di Crisostomo, che ce ne ritiriamo, e facciamo dilig
ancte. t. 1. Ottimo avvertimento 2. 2. q. 168. a. 2. c. 59. è quello di S. Tommaso; e lo conferma con S. Ambrogio, e lo c
a. » Gir. Fior. P. 16. Comed. Guardati, che i gusti, coperti col velo di modesta ricreazione, non siano artifici per la di
li con diligenza chiunque spesso applicherà a se medesimo la sentenza di S. Bernardo Ho. de duo bus Discip. in Emaus.. « V
no lecite perché i Principi e Superiori le approvano, e danno licenza di Recitare? L’occhio del buon Principe Cristiano,
e Cristiano, e del buon Superiore, non fa cenno d’approvazione a cose di malvagità. E nel caso delle Commedie, io non cred
he essi approvano con la loro autorità: e accetto per vero quel detto di Girolamo Fiorentino. « Quas Comedias Cristiani Pr
l godimento, degli Spettacoli impuri. Che se fu saggio l’accorgimento di Aristide Orat. de non agendis Com., con che avvis
de Orat. de non agendis Com., con che avvisò. Se noi ci serviamo, non di qualsivoglia portinari, ma di fedelissimi; accioc
con che avvisò. Se noi ci serviamo, non di qualsivoglia portinari, ma di fedelissimi; acciocché non riceviamo qualche dann
ioli, e delle nostre sostanze a qualsivoglia persona? No per certo. E di tale accorgimento stimo dotati i Principi, e Supe
senza vedere prima, o far rivedere le Azioni, danno licenza a’ Comici di recitare, dico, che credo la concedano sotto i te
tissimi senza pensier, o sospetto, che poi i Comici trascorrano fuori di tali termini, abusando le grazie de’ Superiori. I
abusando le grazie de’ Superiori. Io richiesi una volta dal Superiore di una, Città principalissima di un Regno; come si d
ri. Io richiesi una volta dal Superiore di una, Città principalissima di un Regno; come si dava licenza a’ Commedianti Mer
ipalissima di un Regno; come si dava licenza a’ Commedianti Mercenari di Recitare. E rispose. La licenza si da con la clau
a moderazione; e fu aggiunto, che non toccava al Superiore informarli di poi intorno all’uso, ovvero abuso dell’ottenuta l
i poi intorno all’uso, ovvero abuso dell’ottenuta licenza. Ma io sono di parere. che tale aggiunta non sia vera; né ben fo
tutto ciò da questi casi vediamo, che i Superiori danno licenza, non di far le Commedie oscene, ma le Commedie senza osce
a oscenità. Così diedesi licenza l’anno 1648. nella Serenissima Città di Venezia: onde iolessi questo avviso di là venuto.
1648. nella Serenissima Città di Venezia: onde iolessi questo avviso di là venuto. Si attende in breve una Compagnia di C
iolessi questo avviso di là venuto. Si attende in breve una Compagnia di Comici, già che dal Pubblico è stata data licenza
ve una Compagnia di Comici, già che dal Pubblico è stata data licenza di far Commedie, proibite fin dal principi della Gue
credesi ciò seguitò, perché sia stato considerato tale trattenimento di minor danno alla Città di: qualsivoglia altro, ch
hé sia stato considerato tale trattenimento di minor danno alla Città di : qualsivoglia altro, che si permetta nelle veglie
quella proibizione merita somma lode, così quella licenza non è degna di alcun minimo biasimo; perché concesse far le Comm
inonesta pubblice concedenda. » Il buon Principe non concede licenza di rappresentare disonestà. Punto quinto. Se, già c
l’abuso delle Commedie oscene. Misero quell’infermo, che per timore di ricadere, dopo che sia guarito, nell’infermità, n
; egli è simile ad un peccatore, che temendo del recidivo, si risolve di continuare nel peccato, standovi nimico di Dio, e
o del recidivo, si risolve di continuare nel peccato, standovi nimico di Dio, e reo della dannazione. Così avviene a quel
e. Così avviene a quel Cittadino, e a quella Città, e a chiunque gode di star presente con sua colpa mortale a’ Recitament
e proibite le Commedie oscene, e nondimeno si ritorna all’uso o abuso di prima. Dunque si può lasciar correre, come male m
sciar correre, come male moralmente disperato, e irrimediabile. Prima di rispondere confesso, che qui si può ricordare la
e. Prima di rispondere confesso, che qui si può ricordare la sentenza di S. Ciprianode Spect.. « Nullum malum difficilius
ritur, et excusatione blanditur. » Gli Spettacoli osceni sono un male di difficile curazione; ma nondimeno si può curare:
ibite dalla Legge Divina: come peccati, e la Legge Umana le può anche di nuovo, e più volte, e con facilità proibire, S. T
resti senza la proibizione, fu necessaria la Divina Legge, per vigor di cui si proibiscono tutti i peccati; e per consegu
rmettesse, sarebbe stimata, non Legge, ma errore, secondo la dottrina di Maiore, il quale in materia del Duello, (diciamo
lo cita Comitolo lib. 5. q. 16. n. 13. nelle sue risposte. Ma non fa di mestiere di rispondere in questo modo: poiché le
itolo lib. 5. q. 16. n. 13. nelle sue risposte. Ma non fa di mestiere di rispondere in questo modo: poiché le medesime Leg
proibiscono le oscenità Teatrali: onde io dico anche secondo il fine di tali Leggi. Non vuole il diritto di Ragione, che
nde io dico anche secondo il fine di tali Leggi. Non vuole il diritto di Ragione, che si lasci correre il male senza qualc
buso delle quali non è male disperato né irrimediabile: anzi è facile di essere curato con un solo editto, e bando univers
suo errore. Che se poi a lungo tempo con la mutazione del Principe, o di altro Superiore, cessa l’osservanza dell’ordine,
eriore, cessa l’osservanza dell’ordine, e torna l’abuso sarà obbligo, di chi succederà, darne conto, e ragione a Dio. In t
di chi succederà, darne conto, e ragione a Dio. In tanto, a chi tocca di presente il governo, deve procurare di corrispond
e a Dio. In tanto, a chi tocca di presente il governo, deve procurare di corrispondere compiutamente alla sua carica, e ob
er quella massima universale, che è più facile conservar l’osservanza di una Legge promulgata, e accettata, che sia l’intr
tto le Commedie oscene, senza concepire quel vano timore, per cagione di cui alcuni Superiori dicono. Oh i tristi faranno
io, molti altri ciò non faranno: e per impedire la peggiore malvagità di quelli pochi, non si deve permettere il male di q
la peggiore malvagità di quelli pochi, non si deve permettere il male di questi molti. Aggiungo. Il Superiore con permette
cene, da occasione a que’ medesimi pochi, più sfrenati, e più tristi, di duplicare il male de’loro peccati; perché peccano
sonesta pratica dell’Amica? Chi è diventato un Hippolito con le Scene di Venere? Anzi con le Commedie si concepisce maggio
cepisce maggior caldo; e questo poi fuori del Teatro cagiona incendio di maggior rovina. E chi mal’abituato nel Gioco dell
alche suo brutto vizio; sarà dato un gran miracolo della misericordia di Dio, che, come sapientissimo Artefice, sa da una
terla. Cassiodoro l. 4. Ver. ep. 12. scrive del Magistrato un avviso di gran sostanza; e che può accomodarsi anche ad ogn
utela, chiunque è Superiore: e a questa non basta una bella apparenza di pietà, quando l’opera pia tira seco qualche pecca
arte a qualche luogo poi bisognoso, non è punto repugnante al diritto di buona ragione, e del virtuoso governo. Ma questo
scena, la cui permissione non è in modo alcuno lecita a’ Superiori: e di tal Commedia corre il presente Dubbio, a cui; ris
né altro Superiore possa permettere le Teatrali oscenità per ragione di cavarne guadagno da impiegarsi in qualche pia ope
e di cavarne guadagno da impiegarsi in qualche pia opera, ein occorso di qualche bisognoso. E basti per sufficiente prova
urpi, fa questa obiezione dell’utile che se ne caca per sostentamento di molti Ospedali, e per la cura di molti corpi infe
ile che se ne caca per sostentamento di molti Ospedali, e per la cura di molti corpi infermi. E risponde, mostrando, che t
Convertite, e non lo facendo, perdono tutta la roba, che a beneficio di quelle si applica al Monastero. Ma non concedo gi
i quelle si applica al Monastero. Ma non concedo già, che; la Ragione di tollerare le pubbliche Meretrici sia l’utile per
a l’utile per li Monasteri delle Convertite; ma bensì l’inconveniente di altri peccati maggiori, che s’impediscono con la
permissione delle Meretrici, come lecita secondo l’opinione probabile di molti Dottori: e secondo la dottrina comune della
ottrina comune della permissione del male; della quale basti il detto di Caietano. « Si ex rationabili causa permissio cri
ne fatta, e fondata su l’utile, e bene de’ luoghi pi bisognosi, non è di alcun vigore per coonestare al Superiore la permi
da una parte del guadagno della Commedia oscena, e dato al Monastero di povere Convertite, ovvero ad un Ospedale di pover
cena, e dato al Monastero di povere Convertite, ovvero ad un Ospedale di poveri infermi, non si può negare, che non sia be
ono lecitamente tollerare la Commedia oscena. Rispondo a questo punto di dottrina di S. Tommaso, con la dottrina del suo C
nte tollerare la Commedia oscena. Rispondo a questo punto di dottrina di S. Tommaso, con la dottrina del suo Commentatore
ischiata con la partecipazione. E vuol dire secondo l’interpretazione di NavarroIn Manuali c. 17. n. 195., che niuna permi
pretazione di NavarroIn Manuali c. 17. n. 195., che niuna permissione di peccato è lecita con la partecipazione del guadag
nando molto nella Città, uccidendo molti Cittadini, e dando poi parte di quell’illecito guadagno ad un bisognoso luogo pio
riore? Questo sarebbe un distruggere la giustizia comune sotto colore di falsa carità. Aggiungo, e rispondo secondo la deb
giungo, e rispondo secondo la debolezza del mio intendimento al luogo di S. Tommaso. Dice egli, che i Superiori lecitament
it aliqua mala, ne majora bona » si levino: così deve intenderli, che di poi dica. I Superiori « aliqua mala tollerant, ne
co, che il mantenimento corporale, o delle Convertite, o degl’infermi di un Ospedale o de’ Bisognosi di altro luogo pio, n
le, o delle Convertite, o degl’infermi di un Ospedale o de’ Bisognosi di altro luogo pio, non è bene maggiore di quel, che
i un Ospedale o de’ Bisognosi di altro luogo pio, non è bene maggiore di quel, che sia il mantenimento spirituale, e la vi
ita al Superiore la permissione sua per questa Ragione, che con parte di quel guadagno sostentano i corpi di alcuni Bisogn
per questa Ragione, che con parte di quel guadagno sostentano i corpi di alcuni Bisognosi? Veramente gran bene si è il pre
e anime con la permissione delle medesime Commedie, è una moltitudine di tanti, tali, e così perniciosi mali, che, come di
e porgo loro facendo instanza, che caccino lungi da se la Permissione di un abuso tanto nocevole alla Cristianità, stimand
modesto Teatro, è antichissima; perché in ogni tempo si sono sforzati di mostrarla viziosa, abominevole, e indegna di esse
i tempo si sono sforzati di mostrarla viziosa, abominevole, e indegna di essere veduta, e ascoltata; e hanno usato grano d
media scandalosa recitata col mal costume delle persone poco timorate di Dio. E io dico che scandalose sono le Commedie co
lose sono le Commedie correnti de’ Mercenari; Comici osceni; e contro di loro vagliano i molti argomenti e le molte dottri
e moderni Scrittori hanno pubblicato alla Cristianità per giovamento di ciascun Fedele, a cui se non possiamo dire con S.
lto più disoneste; e gli Spettacoli gladiatori; e le cacce pericolose di morte e i Giochi istituiti, in onore de’ falsi De
li osceni, e burleschi. Il P. Teofilo Rainaudo fa una lunga citazione di Padri, e di Dottori, e professa di citar solament
burleschi. Il P. Teofilo Rainaudo fa una lunga citazione di Padri, e di Dottori, e professa di citar solamente que’ luogh
lo Rainaudo fa una lunga citazione di Padri, e di Dottori, e professa di citar solamente que’ luoghi, che condannanot. de
del Monaco nella sua dotta, e bellissima Parenesi apporta gran numero di Padri, e di Dottori, non solo di uno, di due seco
ella sua dotta, e bellissima Parenesi apporta gran numero di Padri, e di Dottori, non solo di uno, di due secoli antichi m
lissima Parenesi apporta gran numero di Padri, e di Dottori, non solo di uno, di due secoli antichi ma quasi di tutti i te
Parenesi apporta gran numero di Padri, e di Dottori, non solo di uno, di due secoli antichi ma quasi di tutti i tempi. E i
Padri, e di Dottori, non solo di uno, di due secoli antichi ma quasi di tutti i tempi. E io questa obiezione che gli Spet
pettacoli antichi erano più disonesti: e che i Padri scrissero contro di loro risponde cosi. « Respondetum, plane ex Spect
quos Comedia in Scena factitant, convenirent. » Notasi l’ultima parte di questa autorità, con la quale questo Teologo prof
ata la diligenza, praticata parimente dal P. Teofilo, con fare scelta di que’ luoghi presi da’ Padri, e da’ Dottori amici
lle loro Teatrali oscenità. Dunque il Comico Cecchino non ebbe ragion di scrivere. Le Commedie molti anni addietro ebbero
scrivere. Le Commedie molti anni addietro ebbero Autori, e Professori di vita scandalosa, di opere oscene, e altri mancame
e molti anni addietro ebbero Autori, e Professori di vita scandalosa, di opere oscene, e altri mancamenti così gravi, quan
pere oscene, e altri mancamenti così gravi, quanto abbiamo confessato di sopra; ma perche creder ora; anzi perché conferma
sopra; ma perche creder ora; anzi perché confermarlo con la dottrina di S. Giovanni Crisostomo pag. 8. de’ Discorsi., che
i, e chiamarli con li stessi nomi? Se le persone non sono le medesime di costumi, né l’opere loro della stessa natura? Ne
rò i Commedianti, e i loro Auditori fuggano con diligenza il pericolo di parlare, e di udire cose indecenti, e di cui scri
ti, e i loro Auditori fuggano con diligenza il pericolo di parlare, e di udire cose indecenti, e di cui scrive S. Nilo. « 
no con diligenza il pericolo di parlare, e di udire cose indecenti, e di cui scrive S. Nilo. «  Aurium, ei Lingua magnum e
permettere anche la Commedia Oscena. La mordacità, praticata contro di noi, non ci condisce cibo saporito al nostro pala
ce. Non intendo lodar la Commedia Satirica, la quale rappresenta casi di poco onore, nella Città seguiti, e persone vizios
ri, come profani, approvino ciò per bene: e tra questi S. Ludovico Re di Francia, il quale voleva che la vergogna delle An
to più in pubblico. Sin qui Beltrame. Il quale; ove ha fatto menzione di Socrate mi ha ridotto alla memoria ciò, che scriv
tto alla memoria ciò, che scrive Paolo Manuzio l. 3. Apophth. nu. 81. di quel gran Filosofo. « Quum in Aristophanis Comedi
 » Ma tornando all’antichità l. 3. de civis. c. 8., aggiungo il detto di Vives sopra S. Agostino che nell’antico tempo la
o la Commedia fu proibita per la maledicenza. E quel Satirico Censore di Alcibiade fu per comando di lui sommerso nel mare
r la maledicenza. E quel Satirico Censore di Alcibiade fu per comando di lui sommerso nel mare Nondimeno secondo quello, c
ualche severa istruzione, con cenno dalla Regina; onde supplicò il Re di poter rappresentar qualche Azione alla di lui pre
Regina; onde supplicò il Re di poter rappresentar qualche Azione alla di lui presenza: e ottenuto il placet, supplicò di n
r qualche Azione alla di lui presenza: e ottenuto il placet, supplicò di nuovo, aggiungendo, che bramava poter parlare con
upplicò di nuovo, aggiungendo, che bramava poter parlare con libertà: di che constatatosi il Re, tosto si pose in ordine u
sostanza della quale fu questa. S’introdusse nelle Scene una varietà di Personaggi tutti mal contenti del Re: al quale fa
ave, e comune disgrazia. Quando ecco uscire, nella Scena un Venditore di certi pesci, che si chiamano nel linguaggio di qu
lla Scena un Venditore di certi pesci, che si chiamano nel linguaggio di quel Regno con un nome, che nell’Italia risponde,
nguaggio di quel Regno con un nome, che nell’Italia risponde, al nome di Ruffiano. Subito lo fermano; gli sono intorno, di
nde, al nome di Ruffiano. Subito lo fermano; gli sono intorno, dicono di voler comprare que’ pesci Ruffiani; ma che non so
tu non più badare, fanne la prova. Si viene all’atto  : aprono alcuni di que’ pesci; e subito compariscono le interiora d’
cchini, doppie, doppioni, e altre monete con maraviglia, e con plauso di tutti gli Spettatori. Allora i Comici, che rappre
i, che rappresentavano i mal contenti del Re, cominciarono a dire tra di loro, satireggiando contro il medesimo Re, troppo
e maraviglia, che non sia pecunia nel Tesoro. Ha ragione il Tesoriere di dire, che non ci può soddisfare: il Ruffianesimo
e queste mordaci riflessioni il Re s’accorse, che erano dette contro di se per istruzione data dalla Regina sua Consorte,
olendo significare, che aveva loro ordinato, che domandassero licenza di far una Rappresentazione avanti il Re con; ogni l
con; ogni libertà; e ottenutala, motteggiassero satiricamente contro di lui; acciocché si correggesse dalle molte spese,
ciocché si correggesse dalle molte spese, che faceva nel mantenimento di femmine, e di uomini, indegni Torcimani, e disone
reggesse dalle molte spese, che faceva nel mantenimento di femmine, e di uomini, indegni Torcimani, e disonesti Paraninfib
reciti qualche Commedia satirica; e ho saputo da un Gentiluomo degno di fede, e pratico del Teatro, e Fiorentino, che gia
robabilem, quia talis nulla est » : né egli è scusa con l’allegazione di qualche probabile opinione; perché niuna di tal f
è scusa con l’allegazione di qualche probabile opinione; perché niuna di tal fatta corre tra’ Dotti, né si può allegare. E
permittuntur, in quibus etiam sape populus peccat. ». Ma la dottrina di questi Teologi, e d’altri, che potrei portare, in
esti Teologi, e d’altri, che potrei portare, intorno alla permissione di un mal minore, per evitarne un altro maggiore, in
nore, ma è maggiore, anzi si può dire grandissimo, e forte originario di moltissimi, e gravissimi altri mali: onde si potr
ualche peccato. Ovvero si può dire, che Azor, alludendo alla dottrina di Navarro, intenda delle Commedie in specie, non Os
, ma Satiriche: le quali alle volte sono permissibili; benché avvenga di raro, che non vi si pecchi gravemente; delle qual
fu bandito. E se in parte alcuna la Commedia vecchia, e la mordacità di Aristofane meritasse imitazione, per avventura co
per pubblico giudizio fossero stati legittimamente giudicati infami, di miniera che in parte della pena loro cotali biasi
sì le Azioni de’ Malvagi fossero pubblicamente manifestate. Dal detto di questo savio Scrittore si conferma il nostro pens
giovare; questi è un Basilisco, che sempre uccide: e però gli Attori di lei, e i Protettori piangano per tempo i molti, e
rne Commedie, s’ingannino; poiché non ne hanno piena cognizione. Chi di un soggetto scrive pubblicamente, ovvero discorre
l Cieco non giudica de’ colori: ovvero sarà paragonato a quel Cratone di Luciano, che essendo Filosofo, vituperava gli Spe
sserne mai stato Spettatore nel Teatro. Il Comico Beltrame professore di modeste Commedie, nella Supplica sua al cap. 17.
hanno scritto contro le Commedie, non hanno hanno l’intera cognizione di quest’Arte. E se bene egli, troppo invero arditam
i che quelle sono oscene, e questi sono disonesti secondo la dottrina di tutti i Teologi, e di tutti i savi Scrittori, che
ne, e questi sono disonesti secondo la dottrina di tutti i Teologi, e di tutti i savi Scrittori, che da me fino al present
al presente giorno sono stati letti; adunque Beltrame, per altro uomo di buona volontà, fu d’intelletto non arricchito con
ato soggetto, il quale molto si riscaldava contro le Rappresentazioni di quel tempo; e poi si vide tutto mutato, quando si
hi contro le Commedie del nostro tempo. Rispondo. La piena cognizione di una cosa non richiede per necessità la vista pres
o per la fedele relazione d’alcuni Spettatori savi giudiziosi, degni di fede, e mandati a posta al Teatro, per osservare
mente, e minutamente ciò,che vi occorse contrario all’Onestà, e degno di riprensione. E però l’istesso Comicocap. 6. Beltr
far fede tutti coloro, che vedono molte delle nostre Commedie. E dice di più in persona di un Spettatore. Che occorrecap.
oro, che vedono molte delle nostre Commedie. E dice di più in persona di un Spettatore. Che occorrecap. 54., che della Com
ssono anche sapere alle volte da qualche Comico, che sentendo rimorso di quella vita, dice candidamente in confidenza le m
no insieme fuori del Teatro:e io per questo mezzo ho avuto cognizione di molte cose. E Hurtado scrive lo stesso di se mede
o mezzo ho avuto cognizione di molte cose. E Hurtado scrive lo stesso di se medesime. Ma che occorre informazione, o relaz
lascio gli altri: solo ricordo i Discorsi del Cecchino, e la Supplica di Beltrame: ambedue professano di recitar Commedie
Discorsi del Cecchino, e la Supplica di Beltrame: ambedue professano di recitar Commedie modeste, e moderate bastevolment
modeste, e moderate bastevolmente: con tutto ciò le descrivono dotate di condizioni, e vi concedono tali materie, e tratta
retto a dire. Molte Commedie, fatte secondo le regole del Cecchino, e di Beltrame, sono oscene, scandalose, e illecite. Io
sità. Così avvenne l’anno 1655. in una Città principale del bel Regno di Sicilia; ove all’ora io dimorava. Vennero d’estat
oscenità, mutarono gli argomenti, e gli proposero tutti spirituali; e di più fecero qualche Rappresentazione a Uso, cioè,
durò quella, Moderazione:e aiutati da certi Protettori, poco timorati di Dio, tornarono a rivoltarsi nel lezzo Teatrale co
a rivoltarsi nel lezzo Teatrale con danno delle anime, e con trionfo di Satanasso. Così dico per rispondere al caso addot
olati: e come che fanno comparire Donne ornate sommamente, e parlanti di materie amorose alla presenza di molti deboli di
Donne ornate sommamente, e parlanti di materie amorose alla presenza di molti deboli di spirito, e conosciuti in particol
mmamente, e parlanti di materie amorose alla presenza di molti deboli di spirito, e conosciuti in particolare, fanno le Co
to, e conosciuti in particolare, fanno le Commedie oscene, e sono rei di mortale oscenità. E però si devono stimar assai,
quando ne scrivono, e ne ragionano: e hanno, quella piena cognizione di tal’Arte, che si richiede a far la loro dottrina
cognizione di tal’Arte, che si richiede a far la loro dottrina degna di essere creduta, e praticata. Essi conoscono la Co
rappongono i Commedianti, facendola oscena; e come tale la condannano di peccato grave: e sebbene una tal Commedia leva qu
altro, e forse più grave, e forse accompagnato da moltitudine grande di altri peccati poiché sta presente ad una oscena R
riceve, chi considerando le altrui fatiche riuscite vane, si risolve di non vanamente faticare. Questo vogliono dire que’
co, come vi siano ancor persone, che pretendono far una maggior torre di quella di Babele; o che stimano di poter salire o
i siano ancor persone, che pretendono far una maggior torre di quella di Babele; o che stimano di poter salire ove i Gigan
e pretendono far una maggior torre di quella di Babele; o che stimano di poter salire ove i Giganti di Flegra non poterono
orre di quella di Babele; o che stimano di poter salire ove i Giganti di Flegra non poterono arrivare; travagliarsi loro,
oni si levino, o che si facciano con la necessaria Moderazione. Molto di rado, e quasi mai occorre, che un savio Superiore
solazione de’ zelanti, e virtuosi. Aggiungo. È cosa chiara, e è degna di pianto. Molti hanno scritto, e parlato contro le
adoro, che Dio da la grazia del persuadere; come dava a quel Profeta, di cui egli dice « Des gratia in Propheta labis resi
Ho. 34. in epist. ad Meb. E S. TommasoEphes. 4. proponendo quel luogo di S. Paolo, ove esorta, che si usi il parlare ad ed
mo, o che scriva, o che parli, non è altro, che un cestello, o cosino di tal Seminatore. « Ego quid sum », dice Agostino,
erudit. » Non devo poi tacere, che per le scritture, e per le parole di molti, molto si è riformata la Scena, e il Teatro
n si potesse facilmente riformare. E a, questo fine mirano le fatiche di molti moderni, i quali concedono l’Arte Comica, a
e solite dimostranze d’impurità. Una volta mi dissero due Comici Capi di due Compagnie unite insieme. Se si facesse la pro
lche ricreazione; e quella del Teatro è lecita ne’ prescritti termini di modestia, e senza oscenità. Ma il buon zelo d’ogn
Spettatori delle Commedie poco modeste: ne capitò una copia alle mani di un Illustri. Sig. e è uomo di gran giudizio, Dott
modeste: ne capitò una copia alle mani di un Illustri. Sig. e è uomo di gran giudizio, Dottor di legge e amico di, una be
opia alle mani di un Illustri. Sig. e è uomo di gran giudizio, Dottor di legge e amico di, una bella, e politica erudizion
un Illustri. Sig. e è uomo di gran giudizio, Dottor di legge e amico di , una bella, e politica erudizione, e si compiacqu
i legge e amico di, una bella, e politica erudizione, e si compiacque di scrivermi una lunga lettera, di cui una parte è q
politica erudizione, e si compiacque di scrivermi una lunga lettera, di cui una parte è questa. Ho letto il Libro, parto
ho da confessare il vero, mi hanno le sue efficacissime ragioni reso di modo abominevoli le Commedie, che difficilmente m
Auditori, studiano in trovare soggetti curiosi, e catastrofi bizzarre di Commedie, ma equivochi di disonesta interpretazio
are soggetti curiosi, e catastrofi bizzarre di Commedie, ma equivochi di disonesta interpretazione, e gesti da commuovere
assatempo delle Commedie poco modeste, sarebbe non piccolo frutto, né di piccolo giovamento all’Anime, per salvarle dalle
eri il Lettore il seguente caso. Punto quinto. Si narra un successo di molto spavento. S. Agostino predicando avvisò gi
reSer. 116. de Temp. debetis. » E io ora avviso, anzi prego i Lettori di questa mia Operetta a volere, secondo l’obbligo d
zi prego i Lettori di questa mia Operetta a volere, secondo l’obbligo di santa carità, ammonire con parole, e con esempi i
volta il Sommo Iddio, giustissimo vendicatore del male, si compiacque di palesarci il servissimo giudizio, che nell’altra
ebre Predicatore, non potendo una notte conciliarsi il sonno, si alzò di letto, e, per andar a prender lume in cucina, com
e. Che veggo? ora è notte: tutti stanno riposando: non è tempo quello di cuocere le vivande: e perché si vede acceso un fu
la porta, e egli entrato vede un gran fuoco acceso, gran moltitudine di carboni, e tizzoni ardenti, e sparsi; e due Frati
edo, essere miseramente arrostiti da un Cuoco infernale, che in forma di Moro, più spaventoso di quell’altro prima veduto,
arrostiti da un Cuoco infernale, che in forma di Moro, più spaventoso di quell’altro prima veduto, attendeva a quel crudo,
stico, o vero? Ohimè, che sorte misera vi ha condotto alla tolleranza di così crudeli supplica? Ma ditemi; siete voi conda
e ammonizioni, quasi « aniles fabulas », come se fossero state favole di Vecchierelle. Ora giustamente patiamo questo peno
giustamente patiamo questo penoso, e fiero Purgatorio. E qui finendo di parlare, finirono di comparire. « Horidum spectac
questo penoso, e fiero Purgatorio. E qui finendo di parlare, finirono di comparire. « Horidum spectaculum evanuit », concl
Commedianti; e poi tacere, o passar con molta sobrietà tanti peccati di maggior gravezza; quali sono quelli degli Usurari
quelli degli Usurari , de’Mormoratori, degl’Insolenti nelle Chiese, e di altre persone scandalose nella Cristianità: quasi
, contro gli Usurari, contro i Mormoratori, e contro ogni altra sorte di Peccatori. E si fa questo tutto giorno bisognando
ggredire alle Mogli gelose de’Mariti: perché queste sarebbero ragioni di poca sodezza, e le porta Beltrame: ma è necessari
le oscenità Teatrali, e gli Attori osceni sono protetti da’ difensori di qualche credito, e stima: e però è necessario un’
atto con oscenità, è pubblico, è troppo ardito;è sfacciato, e a guisa di temerario Guerriere si fa vedere con la visiera a
erza, perché è peccato scandaloso grandemente, e rovino a gran numero di uomini, e di donne; e più vanamente danneggia la
è peccato scandaloso grandemente, e rovino a gran numero di uomini, e di donne; e più vanamente danneggia la gioventù, fac
in pubblica, Scuola impari le disonestà. Quarta, perché sotto coperta di onesta ricreazione, o sotto colore di qualche imm
à. Quarta, perché sotto coperta di onesta ricreazione, o sotto colore di qualche immaginato bene, fa sotterrare i suoi Viz
fa sotterrare i suoi Vizi, per mezzo del piacere, secondo quel detto di Seneca. « Per voluptatem facilius, ac proclinius
nondimeno resta nell’opinione sua capricciosa e erronea; o pure cerca di trovare qualche Consigliere, che gli favelli a gu
untatem suam inveniet »v. 32. 21., dice l’Ecclesiastico. E la ragione di tutto questo male si è; perché la malvagità del p
trova in molti, e gli rende cièchi alla Virtù, secondo quell’assioma di Platonelib. 3. de Rep. Rag. 109. V.. « Pravitas n
i; perché, come io non approvo le parole, né le scritture, né i Libri di chi tratta indistintamente contro i Commedianti,
i detti mordaci e indiscreti; così io devo approvare tutte le fatiche di coloro, che, o parlando, o seguendo, o stampando,
esti purgato da tutte le oscenità mortali e sia godibile senza offesa di Dio, e senza rovina degli Spettatori. E chi fatic
esentazioni. Non sono molti anni, che in una Città d’Italia, in tempo di Quaresima alcuni Cittadini s’accordarono di porre
Città d’Italia, in tempo di Quaresima alcuni Cittadini s’accordarono di porre in ordine il celebre Recitamento del Pastor
ali. Predicava nel Duomo un zelante, e dotto Religioso; che, avvisato di quell’indecente, e scandaloso disegno, ne fece pu
o, che fosse per essere un opportuno preservativo contro la malignità di quella futura peste: ma egli rimase ingannato nel
hé quelli, al bisogno de’ quali s’apparteneva l’ammonizione del Servo di Dio poco se n’approfittarono; anzi, per segno di
mmonizione del Servo di Dio poco se n’approfittarono; anzi, per segno di burlarsene, cominciarono leggere pubblicamente in
larsene, cominciarono leggere pubblicamente in piazza il Pastor fido: di che certificato il buon Predicatore, e non disper
ido: di che certificato il buon Predicatore, e non disperando la cura di quella spirituale infermità, aggiunse al passato
pirituale infermità, aggiunse al passato avviso più gagliarde maniere di avvisare; ma senza vederne sortire il desiderato
male, e fecero peggio, La onde quel sacro Ammonitore ebbe, occasione di piangere con lacrime di compassione la misera cec
La onde quel sacro Ammonitore ebbe, occasione di piangere con lacrime di compassione la misera cecità di que’ Cittadini tr
be, occasione di piangere con lacrime di compassione la misera cecità di que’ Cittadini troppo dissoluti; e di raccomandar
di compassione la misera cecità di que’ Cittadini troppo dissoluti; e di raccomandare con caldezza di affetto alla Maestà
tà di que’ Cittadini troppo dissoluti; e di raccomandare con caldezza di affetto alla Maestà del misericordioso Iddio la l
ti persone troppo ardite, e sfacciate la grave, e spaventosa sentenza di S. BernardoSer. 32. in Cant.. « An non ex hæc odi
ntro i Comici osceni. Guardati da chi parla per Interesse mascherato di zelo, perché tira colpi da Gigante; e dove giunge
ori de’ Comici osceni, i quali dicono. Un certo Interesse, mascherato di zelo, fa parlare molti Oratori Cristiani contro i
o la Lezione, ovvero il Sermone; onde si scema la fama, e il credito di molti Dicitori, per altro valenti e famosi. Beltr
o valenti e famosi. Beltramecap. 36. si fa sentire accordato al suono di questo tasto, e dice. Alcuni, ammaestrati dalla C
o tasto, e dice. Alcuni, ammaestrati dalla Carità, favellano con voci di Paradiso; ma se vengono ne’ loro gusti toccati, l
rallentare la curiosità alle persone; ma sdegnato fa apparire folgori di riprensione, tuoni di lamenti, e piogge di minacc
à alle persone; ma sdegnato fa apparire folgori di riprensione, tuoni di lamenti, e piogge di minacce d’Inferno, a chi asc
egnato fa apparire folgori di riprensione, tuoni di lamenti, e piogge di minacce d’Inferno, a chi ascolta le Commedie: e m
a chi ascolta le Commedie: e molte volte vi si aggiunge .una tempesta di parole non troppo agiate alla condizione de’ Reci
dienza; quasi che per far piacere a loro, gli altri s’abbiano a morir di fame. Ma non avendo questi tali altro riguardo, c
brevemente, e dire a Beltrame, e a suoi Amici, alludendo ad un detto di quel Comico. Questa Ragione d’Interesse è Ragione
dell’ufficio predicatorio stringe l’Oratore Cristiano all’osservanza di quella Regola prescritta da S. Paolo. « Argue, ob
no commettere molti peccati; però con santo zelo, e non per Interesse di riputazione, ogni buono, e virtuoso Oratore di Cr
o, e non per Interesse di riputazione, ogni buono, e virtuoso Oratore di Cristo fulmina, tuona, e tempesta giustamente con
i hanno fatto più volte esperienza delle inutili misture, che in vece di medicamenti ottimi sono vendute da alcuni tristi
atani, e però si mostrano alieni da simili persone, non per interesse di perdere qualche guadagno, ma per non favorire, ch
i perdere qualche guadagno, ma per non favorire, chi non è meritevole di favore. Io con tutto ciò dico e ridico, che chi è
ara. »in cap. Paran. n. 11. Punto ottavo. Se hanno ragione i Comici di stupirsi, perché molti Scrittori lasciano altre m
molti Scrittori lasciano altre materie più utili, per trattare contro di loro. Alcuni Amici de’ moderni, e mercenari Comm
di loro. Alcuni Amici de’ moderni, e mercenari Commedianti, vestiti di apparente zelo, si mostrano zelanti contro i sacr
zelanti contro i sacri Teologi, e altri Cristiani Scrittori; e dicono di aver fondata ragione di stupirsi grandemente, ved
eologi, e altri Cristiani Scrittori; e dicono di aver fondata ragione di stupirsi grandemente, vedendo, che molti Teologi,
te, vedendo, che molti Teologi, e molti Scrittori, i quali professano di essere tutti ardenti con la celeste fiamma del sa
nità. Questo si è volere medicare con accuratezza il piede, o la mano di un languido infermo, e poi trascurare il medicame
nguido infermo, e poi trascurare il medicamento del capo, del cuore o di altra parte nobile, e principale malamente infett
tta. Rispondo. Cessi lo stupore: perché non v’è ragion alcuna fondata di stupirsi; anzi stupore farebbe, che ove regna la
anzi stupore farebbe, che ove regna la peste, i medici non curassero di medicare, per attendere ad altro. Peste delle ani
a utilità a tutti i Fedeli; rendendoli accorti per fuggire i pericoli di perdere l’eterna consolazione del Paradiso, per c
icamenti. Ma non per questo la Cristianità rimane priva del godimento di altre materie belle, gravi, importanti, difficili
sone gravi, che li condannano, ovvero leggono Libretti scritti contro di loro. E tal uno ancora non si ritiene dal formare
ero servano con diligenza, e ardore in modo, che una povera Compagnia di Galantuomini, o Commedianti, o Ciarlatani, resti
nti, o Ciarlatani, resti gravemente affrontata con perdita d’onore; e di credito; e tanto dannificata nel guadagno, che si
e; e di credito; e tanto dannificata nel guadagno, che sia, costretta di lasciar all’osteria pegni non pochi per riceverne
necessario sostentamento? Non è ingiustizia trattar una tal Compagnia di maniera, che sia la misera miseramente necessitat
a tal Compagnia di maniera, che sia la misera miseramente necessitata di partirsi quanto prima da una Città, nella quale a
rezzata? Rispondo. Non è grande, né piccola ingiustizia; anzi è opera di molto, e gran merito, ragionare, e scrivere, quan
onati da’ Comici, e da Ciarlatani disonesti i quali devono lamentarsi di se stessi, e emendarsi dalle oscenità; e non poss
ci Peccatori sono ripresi, e screditati a più potere, da chi ha punto di vero Zelo dell’onor di Dio, e del bene spirituale
si, e screditati a più potere, da chi ha punto di vero Zelo dell’onor di Dio, e del bene spirituale delle anime, né ciò si
do, o parlando contro gli osceni Comici, e Ciarlatani, sono imitatori di giustissimi Personaggi. Que’ miseri, e infelici s
re l’interesse del guadagno; e pare loro, che l’impedirlo sia materia di giusto, e grave rimorso a chi li riprende; perché
delle virtuose fatiche senza veruna riprensione, anzi con molta lode di tutti, come lo ricevono i modesti Comici, e i Cia
atani Virtuosi, ciascuno de’ quali applica per sé, e pratica l’avviso di quel SantoNilus in cap. Paren. n. 4.. « Justitiam
ritano i Comici viziosi e osceni, che siano ripresi da’ zelanti servi di Dio, come corruttori de’ buoni costumi, e come At
elanti servi di Dio, come corruttori de’ buoni costumi, e come Attori di Rappresentazioni molto perniciose a’ Fedeli, e ma
ose a’ Fedeli, e massimamente al candore della Gioventù. Per acconcio di questo ricordo il seguente caso occorso nella Ser
io di questo ricordo il seguente caso occorso nella Serenissima Città di Fiorenza l’anno 1595. e si narra stampato nelle L
l’anno 1595. e si narra stampato nelle Lettere Annue della Compagnia di Gesù, con questo tenor LatinoColleg. Flor. Provin
con non piccolo danno de’ Commedianti. Seconda. Sentirono la puntura di quel danno i Commedianti, e presero partito di co
. Sentirono la puntura di quel danno i Commedianti, e presero partito di comporre Libretti senza certo Autore, e di provar
edianti, e presero partito di comporre Libretti senza certo Autore, e di provare con la sentenza di S. Tommaso, e d’altri
di comporre Libretti senza certo Autore, e di provare con la sentenza di S. Tommaso, e d’altri Teologi, che era lecito and
citamente, parlando in generale: e che tali erano, cioè oscene quelle di que’ Commedianti. Quarta. La cosa crebbe di modo
erano, cioè oscene quelle di que’ Commedianti. Quarta. La cosa crebbe di modo con le dicerie popolari che il Sig. Giudice
popolari che il Sig. Giudice Ecclesiastico vi pose la mano  ; e vietò di leggere que’ perniciosi Libretti: onde molti di q
se la mano  ; e vietò di leggere que’ perniciosi Libretti: onde molti di quelli, che spesso andavano alle Commedie, se ne
rlando, e predicando contro que’ Commedianti: anzi che facessero atto di gran carità in soccorrere molte anime, che ingius
die, perché tanti Autori li riprendono? La presente querela in forma di obbiezione vien proposta così. La Commedia fu tro
to buono per trattenere la nobiltà; e per correggere le persone prive di dottrina, e ignoranti. Dunque degni sono di lode,
rreggere le persone prive di dottrina, e ignoranti. Dunque degni sono di lode, e non, di riprensione i Commedianti, e le C
one prive di dottrina, e ignoranti. Dunque degni sono di lode, e non, di riprensione i Commedianti, e le Commedie loro, es
di riprensione i Commedianti, e le Commedie loro, essendo la cagione di un tanto bene. Tommaso Garzoni scrive. Senza dubb
degni i Comici, e Tragedi, così moderni, come antichi, i quali hanno di moralissimi costumi ripieni i loro scritti; ponen
i ripieni i loro scritti; ponendosi avanti gli occhi quel fin lodeule di insegnar l’Arte del vivere sapientemente; come al
il mezzo cattivo, che è l’oscena Rappresentazione; questo è servirsi di un mezzo molto repugnante alla bontà del fine, ci
esse la sua nave per « scopulos ducere ad littus » : che è sentimento di S. Gregorio Nazianzenocr. 3. contra Iul. ; onde c
conversazione, s’usurpassero poi anche nelle loro facezie l’autorità di Consiglieri: potrassi ben temere, che erri anche
mette a’ Comici, non solo faceti, ma disonesti, l’usurparsi l’officio di pubblici Maestri d’onestà. I Comici dunque non in
con disonesti trattati: e disonesti sono i ruffianesimi, e i discorsi di lascivo amore pubblicamente rappresentati, e la c
rappresentati, e la comparsa delle Donne innamorate e altre impurità di questa fatta; per le quali io dico che « non sunt
ano « discit facere, dum consuevit videre »de Spect., si fa discepolo di mal fare con l’uso di veder il male. I Semplici p
um consuevit videre »de Spect., si fa discepolo di mal fare con l’uso di veder il male. I Semplici poi restano più ammaest
icace rimedio a questo pestilente morbo, e a questa universale rovina di tante anime. Né vale la scusa di chi dice. Si tra
morbo, e a questa universale rovina di tante anime. Né vale la scusa di chi dice. Si tratta d’amore, per mostrare i mali
la scusa di chi dice. Si tratta d’amore, per mostrare i mali effetti di quella passione; acciocché si fuggano, perché se
a lunga, onde i mali effetti non si fuggono, ma si seguono da’ deboli di spirito, e s’imparano nel Teatro, per ridurli poi
mmedie oscene, il dire, che s’impediscono molti peccati; massimamente di quelli che nascono dalla conversazione con le Mer
e massimamente compariscono le Comiche poco modeste, sono istruzioni di Vizi; non insegnamenti di Virtù. Fanno moltiplica
no le Comiche poco modeste, sono istruzioni di Vizi; non insegnamenti di Virtù. Fanno moltiplicare i peccati delle Meretri
trici vi vanno, e vi moltiplicano i peccati, e imparano vari artifici di peccare, e di far peccare; e quelle, che non vi v
, e vi moltiplicano i peccati, e imparano vari artifici di peccare, e di far peccare; e quelle, che non vi vanno, usano pi
facendo constare chiaramente, che si erano venduti dodici mila mazzi di carte mane dell’ordinario in un anno, nel quale v
rano impediti tutti que’ peccati, che si sarebbero fatti con i Giochi di quelle carte. Non giova dico; perché se si scemar
i i peccati del Gioco. Chi sta ad un’oscena Commedia, non sta in atto di devozione ma sta per ordinario in pericolo, in oc
zione ma sta per ordinario in pericolo, in occasione, e forse in atto di moltiplicare, e aggravare i suoi peccati. So, che
ti hanno abbandonata la Meretrice, vedendo rappresentare la poca fede di lei, e gli scaltri, modi tenuti per cavar danari
a che restano privi della vita della Grazia, e seppelliti nella tomba di abiti Viziosi, e scandalosi. Concludo avvisando t
ibi non persuaserunt. »l. 3. ep. Picus Mier. Altrimenti se seguitano di peccare pubblicamente, e d’insegnare il Vizio, sa
amente, e d’insegnare il Vizio, sarannoSa. L. de sum. bono. c. 2. rei di maggior castigo. « Major culpa, dice S. Isidoro,
rofessioni, delle quali seguono mille, e mille peccati: e pure contro di loro non si armano le lingue de’ zelanti Scrittor
fessione de’ moderni, e mercenari; Commedianti. Quale si è la Ragione di tale risentimento? Rispondo. Il Comico Beltrame f
simili? Quanti guadagnano a far fiori finti, vezzi da collo, collane di vetro, o paglia, gioie contraffatte, ed altre van
i, acque bionde; polveri, profumi per le Donne, che ne potrebbero far di meno? Quanti campano la vita loro, per far ordign
ita loro, per far ordigni da uccidere altrui? E questi’ sono tanti, e di tanto numero, che sono un terzo degli Artigiani,
ridurre le Professioni in poche, sarebbe ridurre i poveri a necessità di furto. Ma ben mi sa strano, che il nostro eserciz
tro esercizio sia da tali lacerato, e Dio sa perché. A questa querela di Beltrame io dico, che come le detto Professioni s
dico, che come le detto Professioni sono lecite per la convenevolezza di buoni fini, così la Professione de’ Commedianti n
to vituperevoli dell’Arte, la quale per se stessa è lecita, e è degna di comendazione: e chi la esercita con la debita e n
ai giustamente lacerato, anzi potrà sperare d’essere posto nel numero di que’ Beati in terra, che s’adornano con lo splend
colari, perché tanti la riprovano? Corre una certa voce per la bocca di molti, i quali per favorire la permissione della
ofessano il Monachismo. quasi che vogliano dire. S’inganna per regola di certezza, chi pretende annichilar la Commedia con
irata; ma moltissimi anche gustano della libera, e gioconda; e godono di ricrearsi con il trattenimento della Commedia . «
, o almeno usata, e approvata, per distogliere dal Vizio e si compone di parole, e di gesti: e può essere tanto aggiustata
ata, e approvata, per distogliere dal Vizio e si compone di parole, e di gesti: e può essere tanto aggiustata, che non par
oscenità: e tale Commedia si può permettere e ammettere: anzi se sarà di Favola modesta, e recitata con pienezza di filoso
e ammettere: anzi se sarà di Favola modesta, e recitata con pienezza di filosofici pensieri, di politici discorsetti, di
rà di Favola modesta, e recitata con pienezza di filosofici pensieri, di politici discorsetti, di sentenze gravi, di leggi
ecitata con pienezza di filosofici pensieri, di politici discorsetti, di sentenze gravi, di leggiadri concetti, di vivaci
a di filosofici pensieri, di politici discorsetti, di sentenze gravi, di leggiadri concetti, di vivaci arguzie, e di sapor
i, di politici discorsetti, di sentenze gravi, di leggiadri concetti, di vivaci arguzie, e di saporiti sali con aggiunta d
setti, di sentenze gravi, di leggiadri concetti, di vivaci arguzie, e di saporiti sali con aggiunta di altre galanterie; s
eggiadri concetti, di vivaci arguzie, e di saporiti sali con aggiunta di altre galanterie; sarà un Componimento degno di m
iti sali con aggiunta di altre galanterie; sarà un Componimento degno di molta lode; e mostrerà, che l’Autor suo professa
omponimento degno di molta lode; e mostrerà, che l’Autor suo professa di essere un Comico Virtuoso, e buon Cristiano. Ma i
Né deve ciò parer duro a’ Comici modesti; poiché non si tratta contro di loro. Appresso gli Antichi, e Greci, e Romani, ma
e dice anche Beltrame non sempre tutti i Comici sono stati Professori di modesta ricreazione. Non è dunque meraviglia, che
che si mostrano molto contrari a’ Mercenari Commedianti perché molti di questi, se ben per colpevole ignoranza più, che p
ico, che è vero: « quid inde? » che ne vogliamo noi inferire? Licenza di peccare? Sarebbe errore. S. Agostino scrive. « Qu
una cosa illecita: non va così; perché a tutti è prescritta la regola di vivere con Virtù: e a questo fine vien, provocata
ola di vivere con Virtù: e a questo fine vien, provocata ogni persona di qualsivoglia sesso, etade, e dignità. Aggiungo l’
ni persona di qualsivoglia sesso, etade, e dignità. Aggiungo l’avviso di S. Crisostomo. « Fallis te ipsum, si putas, aliud
perdurant » : ma nelle altre cose, « in reliquis verò », che non sono di consiglio, ma di precetto, « eadem ab utrisque vi
nelle altre cose, « in reliquis verò », che non sono di consiglio, ma di precetto, « eadem ab utrisque vite totius ratio r
tur eisdom pro culpis pena una omnibus debetur. » La medesima ragione di tutta la vita si richiede da’ Secolari, e da’ Mon
istiani », e per conseguenza tutti siamo obbligati a fuggire l’offesa di Dio, e la, rovina spirituale dell’anima nostra. M
rovina spirituale dell’anima nostra. Ma dirà per avventura uno contro di me, come giudico esser detto contro di se D. Fran
dirà per avventura uno contro di me, come giudico esser detto contro di se D. Francesco Maria del MonacoIn Paranesi p. 32
da’ Fedeli, i quali camminano verso il Paradiso; a’ quali è comandato di rapire violentemente il Ciel: e tal violenza è co
enza è comandata a tutti. Io ricerco questo da color, che si gloriano di aver ragione al possesso dell’eterna, e felici ab
he tal’uno per obbiezione dice alle volte. Un Religioso, essendo puro di vita, e delicato di coscienza, al solo mirar una
zione dice alle volte. Un Religioso, essendo puro di vita, e delicato di coscienza, al solo mirar una Donna teme, si ritir
e, si ritira, e, se può fugge, per non inciampare in qualche pericolo di cadere, gravemente peccando almeno con l’interno
nne in Scena acconce, e abbellite, o sentendole parlare pubblicamente di que lascivi amori, che spesso eglino odono nelle
ipsorum peccatorum. »2. 2. q. 142. a. 4. ad 2. cioè. La consuetudine di peccare diminuisce la bruttezza, e l’infamia del
ne degli uomini; ma non, secondo la natura degli stessi peccati. E io di questa dottrina servendomi a proporzione, dico, c
bito, per uso, e per consuetudine; benché non faccia un atto riflesso di peccare sopra il suo peccato; onde sarà reo di ma
accia un atto riflesso di peccare sopra il suo peccato; onde sarà reo di maggior colpa, che se peccasse per pura fragilità
denza, chi dice. lo sono avvezzo a peccare: e però sto nell’occasione di peccato, non peccando. La presunzione scrive la s
ne di peccato, non peccando. La presunzione scrive la sentenza contro di lui. Ma chi volesse concedere, come vero, il caso
lare, che, o per virtù, o per abito vizioso, o per altro, non temesse di peccare con il consenso al vedere, e udire le Com
cena: non mancano altre ragioni, che provano, tal secolare essere reo di peccato, stando a quella Commedia: come è la ragi
come è la ragione, o dello scandalo, o della cooperazione al male, o di altro rispetto, che può il saggio o Lettore ponde
uno o due, o dieci, o venti non consentono; e quanti secolari deboli di spirito consentono, peccando, e ripeccando con l’
o; e non a rio fine: se vi è poi, chi abusa il suo beneficio, tal sia di chi gira il giovamento in mala parte. Ma io dico,
onar lascivamente d’amore in Auditorio, ove sanno essere molti deboli di Virtù, e ne conoscono alcuni in particolare; la C
on scandalo de’ deboli, a’ quali non si deve, né si può dar occasione di precipitarsi nella rovina spirituale del peccato
ribus tuis ». Punto decimo quarto. Di quello, che possiamo giudicare di certi Casi spiegati da gli Autori contro i Commed
un discorso, e anche forza, per confermare una verità; ma non è tale di sua natura, che debba giudicarsi bastevole, per d
sopra diffusamente, dicendo tra le altre, cose, che il portar esempio di casi, succeduti in Commedia, non è capitale da mu
si, succeduti in Commedia, non è capitale da munir la mala intenzione di chi odia le Commedie; e perché resista all’assedi
Casa sua. « Justissime feci: in meo eam inven.i » Che si può giudicar di questo Caso? Beltrame s’ingegna d’interpretarlo i
titolo. E poi io non crederei mai al Demonio per qualsivoglia colore di verità, atteso che egli è per abito mendace, e va
e, e vanaglorioso. e stima, che tutto il mondo sia suo: come gli uscì di bocca, quando ne fece oblazione, per farsi adorar
hanno da esser sue? Un nobile Teatro non è postribolo, non è ridotto di Vizi, non è Casino, dove il manco male, che si co
ale Tertulliano portò quel Caso, io non lo approvo; perché era Teatro di gentilesca Superstizione, e di bruttissime disone
, io non lo approvo; perché era Teatro di gentilesca Superstizione, e di bruttissime disonestà. Ma egli, credo, pretende s
perché il Teatro de’ Mercenari Comici moderni e in particolare quello di Beltrame, per lo più è osceno; e le correnti Comm
eno la maggior parte disoneste; e però recano fondata ragione a’ Savi di chiamar il Teatro loro Casa del Demonio; ove non
verità. Secondo caso. Un Recitante morì all’improvviso nel principio di una Commedia, e il Demonio prese la sua figura, e
er non perdere il guadagno preteso da lui dal farsi tal Commedia. Ora di questo caso, che giudica Beltrame? Giudica, che a
ca, che a’ nostri tempi il Demonio non farebbe altro guadagno, se non di quello, che cavasse da qualche parola laida, o da
discorso , e non argomenti reali per stabilir le ragioni. E non credo di oppormi; poiché gli Scrittori, e di Retorica, e d
stabilir le ragioni. E non credo di oppormi; poiché gli Scrittori, e di Retorica, e di Filosofia, e di Teologia, e d’ogni
gioni. E non credo di oppormi; poiché gli Scrittori, e di Retorica, e di Filosofia, e di Teologia, e d’ogni altra Professi
do di oppormi; poiché gli Scrittori, e di Retorica, e di Filosofia, e di Teologia, e d’ogni altra Professione, non stimano
e d’ogni altra Professione, non stimano, che sia un nulla il racconto di un Caso seguito, spiegato a proposito, e per rinf
di un Caso seguito, spiegato a proposito, e per rinforzo, e conferma di una verità: tuttoche non sia buon fondamento, per
ad un Assioma. Aggiungo. E quante volte Beltrame, buon uomo, si serve di simili accidenti per stabilire qualche sua ragion
allegar molti luoghi nella sua Supplica per acconcio del detto mio ma di vantaggio basta il cap. 57. ove scrive. Dirò una
e spiega, che un Superiore spirituale non s’intendeva delle destrezze di mano, che usano i Giuocalatori: e tutto ciò dice,
ltro è già avvenuto: tutto che non sia per avvenire a tutti per Legge di necessità. E il Caso proposto bastevolmente prova
ormarne un concetto molto sinistro, e pericoloso. Terzo caso. Antonio di Torquemada scrive. Ne’nostri giorni si dissenel G
ctat. 1. p. 17., e si certificò per cosa molto vera, che in una Città di Alemagna alcuni rappresentarono certi Atti, o Com
inita la Rappresentazione, se ne tornò a casa sua; e gli venne voglia di domesticarsi con la sua Donna, senza mutarsi l’ab
dipingere più brutto né più abominevole. La Madre morse del parto; e di quel poco, che questa creatura visse; che, second
fare per scherno, e per disprezzo de’ Sacerdoti. Ma, o gran giudizio di Dio, quando quel tristo fu all’Atto di consacrare
Sacerdoti. Ma, o gran giudizio di Dio, quando quel tristo fu all’Atto di consacrare, ecco comparir un Demonio, il quale se
sacrare, ecco comparir un Demonio, il quale se lo portò via vivo vivo di modo, che mai più di lui non fu saputa novella al
r un Demonio, il quale se lo portò via vivo vivo di modo, che mai più di lui non fu saputa novella alcuna. Molti degli Ast
il fatto. Ma non per questo la Regina né i suoi aderenti, si mutarono di parere in quanto alla Fede Cattolica e alla vera
rere in quanto alla Fede Cattolica e alla vera devozione. Il successo di questa storia fu posto in stampa: e non solo me l
Teatro, e però temano ancor quelli, che se ne abusano con le oscenità di colpa mortale. Quinto caso. Un erudito Autore spi
rrato da Vincenzolib. 3. c. 19. nello Specchio Naturale, che a’ tempo di Pietro Damiano erano due Vecchie Streghe nella st
egramente, lo trattavano bene; ma poi lo facevano vedere in apparenza di Cavallo, o di Porco, o di Asino; e come tale lo v
trattavano bene; ma poi lo facevano vedere in apparenza di Cavallo, o di Porco, o di Asino; e come tale lo vendevano a’ Me
ene; ma poi lo facevano vedere in apparenza di Cavallo, o di Porco, o di Asino; e come tale lo vendevano a’ Mercanti. Un g
’Istrionico Giocolatore. Le Vecchie malvagie lo mutarono in apparenza di un Asino; lo tennero appresso di sé, e guadagnaro
ie malvagie lo mutarono in apparenza di un Asino; lo tennero appresso di sé, e guadagnarono molto per mezzo di lui perché
i un Asino; lo tennero appresso di sé, e guadagnarono molto per mezzo di lui perché davano piacere a chiunque di passo v’a
guadagnarono molto per mezzo di lui perché davano piacere a chiunque di passo v’alloggiava, facendo gestire con varie gen
non aveva perso l’intelletto, né il discorso: ma solamente la facoltà di favellare. Occorse, che un vicino s’invaghì di qu
a solamente la facoltà di favellare. Occorse, che un vicino s’invaghì di quell’Animale, trattò con le vecchie per conclude
n entri nell’acqua. E così diligentemente fu custodito un buon spazio di tempo: alla fine un giorno, essendo poco ben guar
custode, se ne fuggì, e fuggendo, se n’andò a cacciar dentro l’acqua di un Lago; ove standovi alquanto, perdè l’apparenza
r dentro l’acqua di un Lago; ove standovi alquanto, perdè l’apparenza di Asino, ritornò al sembiante di Uomo, e ricuperò l
e standovi alquanto, perdè l’apparenza di Asino, ritornò al sembiante di Uomo, e ricuperò la favella: di che tutto allegro
arenza di Asino, ritornò al sembiante di Uomo, e ricuperò la favella: di che tutto allegro uscì dall’acqua, e fu incontrat
sino, ma ero Uomo, e non potevo parlare. Restò stupido, e quasi fuori di sé per meraviglia il Custode; riferì tutto al Pad
nella sostanza del successo, Pietro Damiano lo confermò con l’esempio di Simon Mago, che impresse la sua immagine a Fausti
agine a Faustiniano. Ora a nostro proposito che giudizio facciamo noi di questo caso? Io dico, che fu un amaro frutto dell
fu un amaro frutto dell’Arte gesticolatoria, e istrionica e è materia di buon argomento a persuasiva de’ Comici moderni; a
igione, rappresentando « Spectculum blasphemia in B. Virginem », cose di oltraggi, e di bestemmia contro la B. Vergine: la
entando « Spectculum blasphemia in B. Virginem », cose di oltraggi, e di bestemmia contro la B. Vergine: la quale piena di
cose di oltraggi, e di bestemmia contro la B. Vergine: la quale piena di carità gli apparve in sogno, e interrogandolo con
i? L’avviso dolce non giovò all’insolente; poiché continuò con tenore di peggior fatta nella sua perversità. E ecco la gra
tenore di peggior fatta nella sua perversità. E ecco la gran Signora di clemenza, in vece di usar castighi, raddoppia i f
tta nella sua perversità. E ecco la gran Signora di clemenza, in vece di usar castighi, raddoppia i favori: torna ella di
di clemenza, in vece di usar castighi, raddoppia i favori: torna ella di nuovo ad apparirgli: e quasi pregando avvisa. « N
do avvisa. « Noli quæso, noli ità lodare animam tuam. » Deh non voler di grazia, non voler così rovinar l’anima tua con l’
fu subito castigato dalla potente, e gran Madre; perché ella è Madre di misericordia. Anzi si compiacque di usar tre volt
e gran Madre; perché ella è Madre di misericordia. Anzi si compiacque di usar tre volte il dolce medicamento correttivo; m
Regina del Cielo a quel terrestre Mostro d’infamia, e vituperoso Mimo di mezzo giorno, mentre dormiva, si mostrò in vision
rmentato suo Biastematore: il quale tosto svegliato si trovò troncato di mani, e di piedi; e con vergogna grande, e gran t
o Biastematore: il quale tosto svegliato si trovò troncato di mani, e di piedi; e con vergogna grande, e gran timore conob
era stato per mezzo della clemenza pienamente punito, e mutilato. Ma di questo caso, che giudicheremo? Io dico, che l’Art
e Mimica è tanto pericolosa, che chi malamente l’esercita, può temere di cadere in gravissimi peccati, disprezzando Dio i
e anche bestemmiando con pubblico, e scandaloso eccesso la gran Madre di Dio, della quale infino i maggiori Peccatori, e P
essere devoti. E chi cade in tale iniquità, si fa oggetto degnissimo di essere castigato dalla medesima Signora, che pera
trastullando con una Simia, per guadagnarsi il pane, avanti la porta di una casa, ove era entrato il santo Vescovo Bonifa
no. Narra l’Istoria Tripartita, che l’Abate Pambo, vedendo nel Teatro di Alessandria una Donna Commediante, cominciò a pia
Femmina piacer al Mondo. La cagione seconda è la rovina, e perdizione di questa misera, e infelice, che cammina a gran pas
o verso l’Inferno». Avvisa Vincenzio Bellovacense, che un santo Servo di Dio, tra i grandi, e vari supplici infernali vide
di Dio, tra i grandi, e vari supplici infernali vide, e udì il pianto di molte Donne, le quali quasi ballando gridavano. «
o queste tenebre dell’Abisso. Nota Fiorenzo Harthemio, che la sorella di santo Damiano stette diciotto giorni ne’ penaciss
dalla sua camera una canzona, che si cantava poco lungi con occasione di certi balli. Dice Tommaso Cantipratense d’aver ve
altare allegramente vicino ad un suo Servitore, il quale si dilettava di salti, e di canti osceni, e scandalosi. E perché
ramente vicino ad un suo Servitore, il quale si dilettava di salti, e di canti osceni, e scandalosi. E perché quel Servito
E perché quel Servitore corretto dal savio Padrone poca cura si prese di emendarsi, fu da lui licenziato né passarono molt
e puzzolente: e in pena del suo cantar’osceno, ricevé tormento grave di fuoco nella bocca: alla fine svegliata dall’orrib
, a molti, e così mezzo arrostita fu portata all’ospedale: spettacolo di spavento a chiunque la volle mirare, e considerar
derare. Ricorda Giacomo Menocchi, che l’anno 1567. nella notte ultima di Carnevale, in Padova alcune persone ballarono tut
suddetti Casi. II medesimo Autore Francesco Maria del Monaco, avanti di ; spiegargli giudica, che siano prodigi, e castigh
ni, co’ quali noi meritamente dobbiamo restare spaventati, e risoluti di ritirarsi dagli Spettacoli delle oscene Rappresen
r ottimo, e degnissimo d’essere con l’esecuzione praticato. E a molti di questi esempi accomodo per acconcio di nostro gio
secuzione praticato. E a molti di questi esempi accomodo per acconcio di nostro giovamento spirituale l’interrogazione di
ccomodo per acconcio di nostro giovamento spirituale l’interrogazione di S. Crisostomot. 5. l. de contrit. ad Demetr.. « E
Fiorentino, il quale dicePar. pr. l. 8. c. 70., che il sig. Cardinale di Prato era in Fiorenza amato dal Popolo, e da Citt
sapere novelle dell’altro Mondo, si trovasse nel giorno delle Calende di Maggio sul ponte della Carraia o lì d’intorno. Tr
tato Gioco. L’insolita apparenza vi trasse a vedere tanta moltitudine di Spettatori, che il ponte pieno, e calcato di gent
vedere tanta moltitudine di Spettatori, che il ponte pieno, e calcato di gente, e essendo allora di legname, cadde in un s
Spettatori, che il ponte pieno, e calcato di gente, e essendo allora di legname, cadde in un subito per la grandezza del
r le novelle dell’altro Mondo con pianto grande, e lamento universale di tutta la Città. L’istorico così conclude il racco
mo sesto. Di altri Casi più moderni, e sentiti da persone degnissime di piena fede. In una Città molto principale, e gra
ne degnissime di piena fede. In una Città molto principale, e grande di Toscana l’anno 1639. a’ 2. di Febbraro, giorno de
In una Città molto principale, e grande di Toscana l’anno 1639. a’ 2. di Febbraro, giorno dedicato alla Purificazione dell
Angeli, si stava in ordine per recitarsi una Commedia profana in casa di un nobilissimo Signore: quando tra’ Recitanti nac
rvi in altro tempo. Laonde gli, altri costretti ad accordarsi, furono di parere, che si facesse. Dunque dato principio al
i facesse. Dunque dato principio al Recitamento, quando a colui toccò di far la parte sua, uscì nella Scena; e a pena form
cadde morto senza poterne men una volta pronunciar il santissimo nome di Gesù. All’improvviso accidente restarono tutti gl
opra modo atterriti, e spaventati; né vi fu chi volesse più seguitare di udire, o di rappresentare la Commedia principiata
territi, e spaventati; né vi fu chi volesse più seguitare di udire, o di rappresentare la Commedia principiata; e tutti si
artirono compunti; pensando ciascun a’ casi suoi; e servendo la morte di uno per efficace Predicator di penitenza a molti:
scun a’ casi suoi; e servendo la morte di uno per efficace Predicator di penitenza a molti: « fuit pro Doctore Casus ». Ne
e Casus ». Nella medesima Città l’anno 1637. e nello stesso girono 2. di Febbraro, recitavasi una Commedia profana, e osce
o, recitavasi una Commedia profana, e oscena: nella quale un Giovane, di professione Ecclesiastica, e che aveva solo gli o
a Innamorato sciocco: e appunto scioccamente proferendo alcune parole di equivoco impudico, e facendo alcuni gesti indegni
immaginare, e persuadere. Voglio raccontare un’altra morte subitanea di un gran Protettore delle Commedie disoneste, avan
uesto successo. Molti Gentiluomini in Patria loro facevano per titolo di trattenimento certe Commedie, le quali erano tant
e al fine. La pubblica fama presto portò quel disordine alle orecchie di un zelante, e dotto Predicatore: e egli con buona
ette contro le correnti Commedie; e pare, che io mi debba disdire: ma di che cosa? Forse, che la Commedia non sia lecita?
il senso mio. Se voi avete Commedie spirituali, con rappresentazioni di cose sante, e le farete senza miscuglio di veruna
uali, con rappresentazioni di cose sante, e le farete senza miscuglio di veruna oscenità; io di buona voglia queste approv
oni di cose sante, e le farete senza miscuglio di veruna oscenità; io di buona voglia queste approverò, e queste loderò; m
rò; ma se le farete impure, disoneste, e oscene; queste saranno degne di essere, e da me, e da ogni Cristiano, e zelante P
ò a beneficio delle anime e a gloria del comun Signore, senza pensier di offendere, è disgustare alcun: né occorre, che vi
con più gravi colpe: per le quali, come si crede, fra lo spazio breve di soli 15 giorni fu oppresso da morte repentina, sp
ita senza l’aiuto solito, e efficace de’ Santi Sacramenti. E la morte di quel Personaggio fu la sepoltura delle oscene Com
in tutto, e anche in tutto finì quell’occasione, e prossimo pericolo di fare, e di moltiplicare la Comica oscenità. Ora d
e anche in tutto finì quell’occasione, e prossimo pericolo di fare, e di moltiplicare la Comica oscenità. Ora di questi Ca
prossimo pericolo di fare, e di moltiplicare la Comica oscenità. Ora di questi Casi, e di altri simili, e saputi dal beni
di fare, e di moltiplicare la Comica oscenità. Ora di questi Casi, e di altri simili, e saputi dal benigno Lettore, che d
trale; Disonestà, e impudica Ricreazione. E io colpendo nel bersaglio di questo fine, finisco di lanciar altre saette per
dica Ricreazione. E io colpendo nel bersaglio di questo fine, finisco di lanciar altre saette per ferire: e solo ricordo l
T. 8. c. 4. §. 13. fine. Alle volte avviene, che se ne muore a guisa di bestia, chi, come bestia menò sua vita. Punto dec
i con la debita distinzione da’ Comici modesti? È un pregiato frutto di carità, porgere occasione a Comici, che essi mede
o frutto di carità, porgere occasione a Comici, che essi medesimi tra di loro si correggano, quando alcuni tra di loro si
omici, che essi medesimi tra di loro si correggano, quando alcuni tra di loro si mostrano difettosi. Or frutto di tal sort
orreggano, quando alcuni tra di loro si mostrano difettosi. Or frutto di tal sorte può sperare, chi vuole usar la penna, o
o mio; e lo confermano con i detti loro. Beltrame pone lui sul fronte di un suo Capo per titolo questocap. 42. avviso . Se
zione da’ buoni a rei, darebbero occasione, che gli stessi Comici tra di loro si correggessero. Edi più nella spiegatura d
nviata solamente a chi mal’opera, darebbero occasione a Comici stessi di correggersi l’un l’altro: poiché sarebbero tutti
ici stessi di correggersi l’un l’altro: poiché sarebbero tutti contro di chi sconciamente avesse parlato, dicendo al mal f
sua cagione si fosse fatto quel schiamazzo: e gli sarebbero protesti di scacciarlo dal consorzio, se più cadesse in tali
ria. E però. Dico 1. Niun dotto Teologo; e niun’altro savio Scrittore di quanti fin’ora da me sono stati letti, e credo an
che la Commedia sia illecita; ma tutti, che scrivono o parlano contro di lei, e contro i Comici, intendono di scrivere, e
i, che scrivono o parlano contro di lei, e contro i Comici, intendono di scrivere, e di parlare contro la Commedia illecit
o parlano contro di lei, e contro i Comici, intendono di scrivere, e di parlare contro la Commedia illecita, e contro i C
questa materia. Né credo, che Comico alcun possa veramente convincere di menzogna questo mio detto: tutto che non se lo pe
tto che non se lo persuada per vero, seguendo il parere, e il lamento di Beltrame, del Cecchino, e d’altri Comici, i quali
osi da’Viziosi con protestarsi tal volta, e replicare, che professano di vituperare solamente le cose indegne, e non già l
rofessano di vituperare solamente le cose indegne, e non già le degne di comendazione; perché questa distinzione , protest
one; perché questa distinzione , protesta, replica, e dichiarazione è di gran conforto, e di molta soddisfazione a que’ Co
istinzione , protesta, replica, e dichiarazione è di gran conforto, e di molta soddisfazione a que’ Commedianti, che non p
seriscono, e desiderano, che si faccia, da chi scrive, o parla contro di loro. Ma dico bene, che non si fa tal correzione:
che non si fa tal correzione: e credo,proceda la Ragione da qualcuno di questi rispetti. O perché, i Comici, che potrebbe
illecita; e però non faceva la correzione, a chi usava parole brutte di bruttezza ordinaria. E pure aveva letto in S. Tom
tare nel cristiano, e modesto Theatro. Il terzo rispetto, per cagione di cui non si fà da' Comici la correzione à qualche
virtuose Commedie. Così mi disse appunto una volta in Firenze un Capo di Compagnia nomato Aurelio tra' Comici  ; soufandos
le volte tra molti buoni, e virtuosi Compagni bisogna aggiungerne uno di natura tristo, e scostumato, e troppo libero nell
ibero nell'oscenità  ; ma, per far compiuta, e perfetta una Compagnia di buoni, e valenti Recitanti, bisogna procedere in
procedere in questo modo, e sopportare con patienza un tristo Comico di costumi rei per godere l'Azione di molti buoni, e
tare con patienza un tristo Comico di costumi rei per godere l'Azione di molti buoni, et virtuosi. Nè occorre fare la corr
Nè occorre fare la correzione a quel tristo  ; perche no v'è speranza di fiutto alcuno. Ho detto nell'ultima parte della P
rrezione, non segue l'emendazione per ordinario. E per efficace prova di questo basta la continuazione de' Recitamenti osc
tare nelle Città Cristiane il Cristiano teatro con grandissima offesa di Dio, et rovina spirituale d'innumerabili Fedeli,
'innumerabili Fedeli, che rapiti da quel dolce incanto per due minuti di vanissimo diletto vendono il tesoro della Divina
onfidassi nella loro diligenza, e efficace aiuto, temerei la sentenza di Salustio usata da' Theologi. « Frustra niti et ni
ll'odio altrui. Supplico però humilissimamente tutti i Sig. Superiori di efficace rimedio, come sono obligati. Ed io à que
tissimi Superiori hanno ottima intenzione  ; onde se sono certificati di potere, e dovere mostrarsi Hercoli valorosi contr
egazioni: E perché la loro Risposta, e Dichiarazione non m’è riuscita di quella brevità, che io sperava, e desiderava, per
in discorso ordinato, e facile, la Soluzione d’ambedue, con desiderio di poter dire di ciascuno, per utilità grande di mol
dinato, e facile, la Soluzione d’ambedue, con desiderio di poter dire di ciascuno, per utilità grande di molti Fedeli, le
’ambedue, con desiderio di poter dire di ciascuno, per utilità grande di molti Fedeli, le parole scritte da S. Ambrogiot.
recta sapere, et recta velle donatur ». E per dare a tutti occasione di sempre vigilare, e fuggire quella, sicurezza; che
lla, sicurezza; che, per essere incauta, cagiona in molti il pericolo di peccato, « Incauta securitas, avvisa S. Gregorio,
e moderni intorno a Compositori, Composizioni, Lezione, e Recitamento di poca onestà. Raccolta da un Religioso Teologo
go da Fanano. Nota prima. Nella presente Censura, composta per via di Discorso, e distinta in Note, si propongono da co
larum Lege prohibentur fanam ladere Civium. » Ma vuol bene il diritto di ragione, che si proibiscano molto più i Poeti Com
diritto di ragione, che si proibiscano molto più i Poeti Compositori di oscenità; poiché questi offendono, anzi lacerano,
e Principi fecero l’istesso acciocché tali Compositori col modo loro di dire, non ite intentassero gli uomini, e come fie
liano tutti i nervi della virtù. E non il Lettore, che Cicerone parla di que’ Compositori, i quali «magnam speciem doctrin
prasetuleruint», che mostrano vita, gran pompa, bellezza, e apparenza di dottrina, e di sapienza. Or che direbbe di que’ P
, che mostrano vita, gran pompa, bellezza, e apparenza di dottrina, e di sapienza. Or che direbbe di que’ Poeti, i quali n
mpa, bellezza, e apparenza di dottrina, e di sapienza. Or che direbbe di que’ Poeti, i quali non pur non hanno gran mostra
. Or che direbbe di que’ Poeti, i quali non pur non hanno gran mostra di sapienza, e di dottrina, ma fanno professione di
e di que’ Poeti, i quali non pur non hanno gran mostra di sapienza, e di dottrina, ma fanno professione di cantare favole,
on hanno gran mostra di sapienza, e di dottrina, ma fanno professione di cantare favole, sogni, paradossi, incantesimi neg
, frenesie, e simili pazzie; e tanto più si pregiano, e stimano degni di lode quanto peggio canzonano. E forse per questo
o Epicurei, che cristiana: persone, come, si può vedere e senza timor di Dio, e che ben mostrano d’aver consacrato il corp
ere, a Bacco, e l’anima al, Diavolo. Cioè vuol dire, sono persone ree di grave colpa. E tali si giudicano per sentenza com
rtalmente i Compositori delle Commedie disoneste, perché sono cagione di rovina a molti, il che si avvera, tuttoche il Com
curano d’essere tenuti peccatori purché tengano la lode, e la laurea di buone, e eccellente Poeta. « Non ergo, dice il P.
die oscene, e de’ Libri impuri, credo, che saggiamente risolverebbero di moderare la loro troppo nociva e oscena libertà;
ti Professori della cristiana modestia. Lascio la giustissima querela di S. Cipriano contro i Compositoril. 2. cap. 2. del
. Non voglio lasciar un caso moderno successo nella Serenissima Città di Ferrara, quando vi dimorò il Gran Pontefice Cleme
ua efficace intercessione appresso il Papa. Accettò il buon Cardinale di presentar il memoriale, e accompagnarlo con la mo
e: e così licenziò il Signor Guarini tutto consolato: dopo la partita di cui il Baronio voltato ad un suo domestico domand
Compositore de Pastorfido. Ohimè rispose il Cardinale, subito acceso di Zelo; presto, presto fatelo chiamare, e venga a m
relazione; che il Signor Cardinal Bellarmino, che pur’ ivi d’ordine, di sua Santità si trovava ragionando un giorno col S
odes, et viderint, et approbarint. » Buone leggi sono quelle, e degne di essere praticate ancora nella Repub. Cristiana  :
ori de’ Libri osceno. Bernardino de Vigliegas Teologo della Compagnia di Gesù in un Libro dedicato alla Maestà della Regin
della Compagnia di Gesù in un Libro dedicato alla Maestà della Regina di Spagna, scrive così. A caso un giorno m’incontrai
lla Regina di Spagna, scrive così. A caso un giorno m’incontrai in un di questi Libri, nel quale un Poeta scriveva gli amo
ncontrai in un di questi Libri, nel quale un Poeta scriveva gli amori di certa Signora principale di Spagna, tenuta per on
ri, nel quale un Poeta scriveva gli amori di certa Signora principale di Spagna, tenuta per onestissima, e con ragione. E
igato, parendogli, che con la verità dell’istoria, e della buona fama di quella Signora, non s’accordavano bene gli amori,
e gli amori, che in quella trattava, non erano veri, ma finti, a fine di dar trattenimento a Lettori Invenzione, con la qu
nzione, con la quale se bene ebbe risguardo all’onestà della Signora, di cui parlava, non l’ebbe però per quella de’ Letto
olo hanno rovinato i buoni costumi somiglianti Libri? E quanto orrore di pene aspettano nell’altra vita gli Autori di sant
i Libri? E quanto orrore di pene aspettano nell’altra vita gli Autori di sante, rovine? Non si spaventi V. S. perché io pa
che mi s’alleggerisca il cuore e mi si quieti l’anima. Al sentimento di questo Teologo possono far riflessione i Composit
possono far riflessione i Compositori osceni; che forse risolveranno di mutar stile, e abominare l’oscenità. Si possono a
no di mutar stile, e abominare l’oscenità. Si possono anche ricordare di quel Vescovo Alessandrino, nomato Achille, il qua
e ricordare di quel Vescovo Alessandrino, nomato Achille, il quale fu di poca stima, e riputazione appresso gli antichi pe
poca stima, e riputazione appresso gli antichi per essersi dilettato di essere uno di questi vani e indegni Compositori.
riputazione appresso gli antichi per essersi dilettato di essere uno di questi vani e indegni Compositori. E possono di p
lettato di essere uno di questi vani e indegni Compositori. E possono di più con maturo consiglio far un poco di considera
ndegni Compositori. E possono di più con maturo consiglio far un poco di considerazionelib. 12. Eccl. Hist. c. 44. in ciò
2. Eccl. Hist. c. 44. in ciò che scrive Nicosoro intorno all’Etiopica di Eliodoro Emiseno Autor Greco, e Vescovo Trecense.
rrazione e descrivesse un castissimo amore, era nocivo alla pudicizia di molti Giovinetti, comandò al Compositore, che l’a
dal mondo col fuoco o che lasciasse la carica episcopale, e l’ufficio di Pastore delle anime; quasi accennando, che non pu
astigo da Dio, se differiscono la tremenda emendazione; in testimonio di che si può allegare Giuseppe Ebreo, il quale affe
eopompo,e a Teodotte la piaga della cecità; perche si erano dilettati di essere Compositori viziosi, e impudichi. E piaga
i, non poetiche, ma diaboliche, trasformando a piacer loro le persone di essi in furiosi, e forsennati mostri, e quel che
nnati mostri, e quel che è peggio, attaccando loro gravissime infamie di sporchissima vita. Che se gli antichi Greci, e La
ezza, fu perché in fatti erano stati al mondo, mentre vissero, uomini di pessima condizione, e vita: ma che fra Cristiani
ntastiche, e canzoni ben tessute, e infilzate, sparlino a piena bocca di Eroi tanto segnalati, e tanto benemeriti della Cr
roi tanto segnalati, e tanto benemeriti della Cristianità e per mezzo di disoneste operazioni, dette, e scritte di uomini,
lla Cristianità e per mezzo di disoneste operazioni, dette, e scritte di uomini, che le abominarono, come per tante tazze,
abominarono, come per tante tazze, dar’a bere a chi legge, il veleno di mille vizi, e cosa nel vero per se stessa intolle
o di mille vizi, e cosa nel vero per se stessa intollerabile, e degna di essere deplorata con lacrime da chiunque ha scint
ile, e degna di essere deplorata con lacrime da chiunque ha scintilla di zelo dell’onor di Dio e di salute delle anime, le
sere deplorata con lacrime da chiunque ha scintilla di zelo dell’onor di Dio e di salute delle anime, le quali con simili
orata con lacrime da chiunque ha scintilla di zelo dell’onor di Dio e di salute delle anime, le quali con simili Libri mis
he fosse Tiranno, Minosse, il quale secondo Platone fu Re giustissima di Candia, ma di colpa maggiore fannosi rei i modern
no, Minosse, il quale secondo Platone fu Re giustissima di Candia, ma di colpa maggiore fannosi rei i moderni, e impuri Sc
broru morib. noxioru libror. il P. Francesco Sacchino della Compagnia di Gesù scrive contro que’ Cristiani, che impiegano
egno, e la fatica nelle disoneste Composizioni, e tal’ora infamatorie di persone virtuose; e stima che siano peggiori in q
es turpidinis? » Mostra egli anche, che questi turpi Compositori sono di somiglianza contrari al Salvatore, quasi, che pos
Earundem isti summo stusdio, cunctisque opibus mercantur exitium. » E di questi nemici del Salvatore, e Compositori impuri
ium. » E di questi nemici del Salvatore, e Compositori impuri attesta di più, che a suo parere la loro salute è affatto di
to possa nominarsi un’oratoria esagerazione, nondimeno egli si sforza di provarlo con buoni argomenti, e massimamente con
, e massimamente con quello, che tali Compositori guerreggiano contro di Cristo sfacciatamente, e però si danneranno, « ni
num esse. » In oltre mostra con bel tratto d’eloquenza, e con varietà di pensieri, che un Compositore di Libri disonesti p
bel tratto d’eloquenza, e con varietà di pensieri, che un Compositore di Libri disonesti par non si contenti di nuocere a
i pensieri, che un Compositore di Libri disonesti par non si contenti di nuocere a se stesso; ma gode ancora di nuocere gr
disonesti par non si contenti di nuocere a se stesso; ma gode ancora di nuocere gravemente a moltissimi altri di varie ci
a se stesso; ma gode ancora di nuocere gravemente a moltissimi altri di varie città, province, e regni, quasi che voglia
simi altri di varie città, province, e regni, quasi che voglia essere di rovina a tutto il mondo. Ne si contenta il crudel
e voglia essere di rovina a tutto il mondo. Ne si contenta il crudele di avvelenare solamente quelli, che di presente godo
mondo. Ne si contenta il crudele di avvelenare solamente quelli, che di presente godono l’aura della vita; ma prepara il
ù d’ogni altro mostro, I suoi nocumenti, e le sue stragi sono maggior di quelle, che già cagionavano gli Stregoni, e i Mal
tur. » Ma con questo Autore nella seguente Nota più a lungo ragionerò di questi osceni Compositori. Nota quarta. Dalle Pro
sitori applicano l’animo allo scrivere cose brutte, ne spiega due una di malizia, l’altra d’ignoranza: della prima dice. «
ordes ipsas, et faculam Poetarum. » Egli brama che questi Compositori di favole Amatorie si raveggano, e dice. « Utinam, q
se videtur in eam viti, avidè arripientes. »Prolus. 3. p. 93. Si ride di costoro, che lasciando d’imitare le perfezioni d’
ico sciocco che imitando il dilettoso balbutire d’Aristotele, giudicò di essere un lodevole Filosofo, e vero imitatore Ari
hanno scritto candidamente, e puramente; e si fermano nell’imitazione di qualche impurità. « Videas interdum aliquos, qui
. p. 139. Egli parimente confuta quella scusa con che costoro dicono di comporre Opere oscene; acciocché si scorga la bru
a alla lunga queste due cose: e confuta efficacemente cotale scusa: e di più aggiunge. « Qui istac perversitas est, quarer
infers in ipsa, curatione perniciem? » p. 104. E aggiunge l’autorità di Scaligero, il quale vuole più tosto astenersi dal
to astenersi dal riprendere i vizi, che proporli con il parlare degno di riprensione. « Malo non reprehendere vitia detest
er tali « Lucanu Statium, Silium, Flaccum, Heroicos prope omnes » ; e di più « Carminis Principe, apud nos Virgilium, apud
detto sin qui dallo Strada aggiungo per conclusione un poco del detto di altri. Il P. Daniello Bartoli nota di questi Comp
r conclusione un poco del detto di altri. Il P. Daniello Bartoli nota di questi Compositori lascivi, che dicono di non pre
Il P. Daniello Bartoli nota di questi Compositori lascivi, che dicono di non pretendere ne’ loro scritti il danno altrui m
rui ma l’onor proprio: e egli confuta molto bene tale scusaNell’huomo di lettere pag. Mihi. §. 5., dicendo più cose; a me
quale scuola hanno imparato costoro, non volersi quello, che si dice di non volersi, mentre in tanto avvedutissimamente s
se ne prenderebbero? Se il fine d’alcuni Poeti fosse stato quest’uno di svegliare col diletto della favola, e del verso i
di svegliare col diletto della favola, e del verso in altrui stimoli di lascivia, potevano farlo più acconciamente più ef
re, Avito, Prudenzio Sedulio, Paulino, Vittorino, e altri; niuno però di loro imbrattò mai la penna, o i versi suoi di mac
no, e altri; niuno però di loro imbrattò mai la penna, o i versi suoi di macchia alcuna, che avesse ne pur suspizione di p
penna, o i versi suoi di macchia alcuna, che avesse ne pur suspizione di poco onesto. Il famoso Principe Mirandolano Gio.
crive a Massimiliano Cesare Augusto d’aver spiegato una sacra istoria di Germania con alcuni versiIn lib. Io: Franc. pag.
unque Meretrici infami, e ree Le Muse che oggidì cantano cose, Degne di Lupanari, od’osterie D’abominande istorie, e ver
vi nuota l’unto. Ne già con modi si scoperti, e piani, Si proferian di Venere i segreti Dagli Antichi Tirreni, e Avella
vostra ruffiania; La dove gli altri almen giocan segreti. Anzi quella di voi tanto è più ria, E più dannosa, quanto è men
tanto è più ria, E più dannosa, quanto è men sospetta, E non ha tema di custode, o spia » Apollo a proposito dell’autore
custode, o spia » Apollo a proposito dell’autore. « Io dunque andrò di tanta infamia asperso? Io, ch'odio e sdegno di s
e. « Io dunque andrò di tanta infamia asperso? Io, ch'odio e sdegno di si vil maniera, Ogni Poema, benché arguto, e ter
o di si vil maniera, Ogni Poema, benché arguto, e terso? Sappi, che di cotesta indegna schiera A scaldar l’alme il mio
a A scaldar l’alme il mio furor non vola, Ma ben quello d’Aletto, e di Megera, E s’eglino si fan della mia scola, Teme
etade Il mio Platon, per discacciar d’Athene Cotal canaglia a furia di sassate. O pur dovria qualche signor da bene Co
e Poesie: e che comincia. Uditemi o Luciferi della terra. In un .uogo di quella dice così? Uomo in terra non vive, cui Luc
d’un Libro ingegnoso o peste d’errori, o veleno d’impura Poesia. Uno di questi basta a torre alla meta de Demoni la fatic
ura Poesia. Uno di questi basta a torre alla meta de Demoni la fatica di tentare  ; poiché un mal Libro vale per cento Dem
 ; poiché un mal Libro vale per cento Demoni. E quei veri Misantropi di colà giù, fa v’è uomo, ché accarezzino come amico
zino come amico, e abbraccino, come caro, sono cotesti, che con Libri di durata immortale, e di malizia mortale hanno a co
accino, come caro, sono cotesti, che con Libri di durata immortale, e di malizia mortale hanno a combattere molti secoli c
espugnare l’onestà in molti poeti, ed arricchire il loro regnop. 92. di molte anime. O piacesse a Dio, che ogni Verificat
so Poeta Carmelita Battista Mantovano, il quale avendo letto un Poema di Gio. Francesco Pico Principe Mirandolano, a lui m
lla bocca del Dragone infernale, e generati dalla bestia, e malvagità di tre spiriti immondi secondo quella Scrittura. « V
tres Spiritus immundos in modum ramarum. » Apoc. 16. 13. Tre spiriti di molta immondezza concorrono alla generazione di t
. 16. 13. Tre spiriti di molta immondezza concorrono alla generazione di tali parti: il primo d’invenzione immonda il seco
ncertato cantare, e gracchiare. San GirolamoPs. 77. dice lo stesso. E di più porta opinione, che i Libri osceni possano pa
o satollo ne rimanesse. Nel che ci vien significato che i Compositori di tali Libri vivono a modo di prodighi figlioli, e
che ci vien significato che i Compositori di tali Libri vivono a modo di prodighi figlioli, e danno pastura sozza, e immon
zza, e immonda a loro bestiali e porcini affetti, senza però saziarsi di far nuove Composizioni piene di molte disonestà c
porcini affetti, senza però saziarsi di far nuove Composizioni piene di molte disonestà con grave offesa di Dio e danno d
i di far nuove Composizioni piene di molte disonestà con grave offesa di Dio e danno del prossimo . Origine avvisa, che qu
ti egli chiama « improba lectionis ». Componimenti, che danno materia di una scellerata lezione. Il Mazzarino avvisa. Plut
zzarino avvisa. Plutarco in una Operetta, e Basilio in un’altra hanno di questo soggetto a biasimo di cotali Libri alla di
na Operetta, e Basilio in un’altra hanno di questo soggetto a biasimo di cotali Libri alla distesa scritto: come avevano a
arte fatto, Seneca, Clemente Romano, Isidoro, Ettore Pinto, Fra Luigi di Granata, il Cardinal Valerio, Didaco Valades, Cel
ino de Vigiliegas scrive. Non legga la persona virtuosa Libri profani di cavalleria, Commedie, e altric.17 dell’esercitio
rcitio Spirituale. che trattano d’amore: perchè sono un trattenimento di gente vana, e oziosa, e una peste mortale de’ buo
ale de’ buoni costumi. Sono un veleno, che burlando uccide: e incanti di Sirene, che ingannano. Sono la zizzania, che nel
to prostrato sta l’appetito de gli uomini mondani. Questo è il Calice di Babilonia, e la Meretrice che ha confuso, e rivol
di Babilonia, e la Meretrice che ha confuso, e rivoltato il cervello di molta gente viziosa: la cui occupazione è il gior
questi tempi: poscia che vediamo non pochi Cristiani avere più gusto di leggere Libri di Cavalleria e d’amori profani, ch
scia che vediamo non pochi Cristiani avere più gusto di leggere Libri di Cavalleria e d’amori profani, che de’ Santi, e Sa
ogo Bresciano dopo aver chiamati i Libri poco onesti con appellazione di parti infami usciti dalla scuola di Satanasso, sp
ibri poco onesti con appellazione di parti infami usciti dalla scuola di Satanasso, spiega poi alla lunga la natura loro d
, che siano questi infami Libri? Al certo non altro, che una raccolta di mille sporchezze; piazza d’abominazioni, mercato
che una raccolta di mille sporchezze; piazza d’abominazioni, mercato di vizi, seminario di malizia; lambicco d’iniquità;
i mille sporchezze; piazza d’abominazioni, mercato di vizi, seminario di malizia; lambicco d’iniquità; esca di Lucifero, c
oni, mercato di vizi, seminario di malizia; lambicco d’iniquità; esca di Lucifero, con cui fa preda delle anime; vivanda i
vanda in apparenza saporita, ma in sostanza più che assenzio amaro, e di pestiferi, e mortali veleni condita; tossico, che
ndita; tossico, che soavemente ti dà la morte; reliquie dell’incendio di Sodoma¸ mercanzia dell’Inferno; soave tradimento
proba coscienza, pronostichi della futura dannazione a chi si diletta di essi. Lacci, e catene inorpelate, con le quali in
ll Antid.p.4.c.1.p.312. Libri non sono aspersi, né pieni d’altro, che di mille lusinghe, allettamenti, e incentivi a gravi
. Agostino si lamenta de’ Libri Platonici perché non contengono senso di pietà, né lacrime di confessione, né spirito cont
de’ Libri Platonici perché non contengono senso di pietà, né lacrime di confessione, né spirito contrito e tribolato. « N
i Libri e Composizioni disoneste, non solamente non contengono volto di pietà, ma di empietà; non lacrime di confessione,
mposizioni disoneste, non solamente non contengono volto di pietà, ma di empietà; non lacrime di confessione, ma affetti d
n solamente non contengono volto di pietà, ma di empietà; non lacrime di confessione, ma affetti di dissoluzione; non spir
volto di pietà, ma di empietà; non lacrime di confessione, ma affetti di dissoluzione; non spirito contribolato ma Spirito
to immondo; non calice della nostra Redenzione, ma il calice dell’ira di Dio, e della dannazione eterna. Così dice l’alleg
ntura non conterranno cose contra la Fede, e Religione Cristiana, non di meno non mi potrai negare, che non contengono cos
posti dall’istesso autore, e maestro; e formati con l’istesso spirito di Satanasso, al centro che non posso contener altro
que lingua o antica o moderna, che elle sia, e con qualunque stile, o di prosa, o di verso, o di qualunque soggetto, o ver
antica o moderna, che elle sia, e con qualunque stile, o di prosa, o di verso, o di qualunque soggetto, o vero, o favolos
derna, che elle sia, e con qualunque stile, o di prosa, o di verso, o di qualunque soggetto, o vero, o favoloso, hanno car
qualunque soggetto, o vero, o favoloso, hanno caratteri non fregiati di colore di virtù, ma imbrattati di molte macchie d
soggetto, o vero, o favoloso, hanno caratteri non fregiati di colore di virtù, ma imbrattati di molte macchie di gravissi
oloso, hanno caratteri non fregiati di colore di virtù, ma imbrattati di molte macchie di gravissimi vizi. E aggiunge: che
tteri non fregiati di colore di virtù, ma imbrattati di molte macchie di gravissimi vizi. E aggiunge: che a questi tempi i
per addolcirli e dar loro il sapore; acciocché poi picchino il gusto di quei, che li leggono. Questo è il vivo, e i color
. Tolgono la purità e la Castità; rubano la vergogna, levano il timor di Dio; e così fanno diventar la persona presuntuosa
fanno diventar la persona presuntuosa, dissoluta, e sfacciata: si che di le si può dir quel detto di Geremia. « Frons mere
esuntuosa, dissoluta, e sfacciata: si che di le si può dir quel detto di Geremia. « Frons meretricis facta est turpi »cap.
tro Platone stermina dalla sua Repubblica così fatti Libri sotto nome di Poeti, se non perché col loro dire vanno pubblica
sono proibiti cotali Libri a’ Cristiani, se non perché con la lettura di essi, non altrimenti che col vino, la mente vien
eriscono l’affetto; perché scemano l’amore, e il desiderio delle cose di Dio, e della salute. Onde chi bene avvertirà, per
lute. Onde chi bene avvertirà, per esperienza troverà, che quanto più di tali Libri si diletterà, tanto più ancora sempre
e nausea all’esercizio delle virtù alla penitenza, all’udirla parola di Dio, e alla frequenza de’ Santi Sacramenti Confes
ole, Commedie, a’ giochi, e alle vanità. In oltre empiono la fantasia di Sozzi Fantasmi, l’intelletto di brutti pensieri,
vanità. In oltre empiono la fantasia di Sozzi Fantasmi, l’intelletto di brutti pensieri, la memoria si sporchi oggetti, l
elletto di brutti pensieri, la memoria si sporchi oggetti, la volontà di disonesti desideri: tal che non sa pensare, né ma
lto, ne’ gesti, nelle parole, e molto più ne’ pensieri, e nell’opere: di modo che merita più tosto di conversar con gli an
e molto più ne’ pensieri, e nell’opere: di modo che merita più tosto di conversar con gli animali immondi che con gli uom
e. Se il veleno, che si beve mediante la lettura de’ Libri eretici, è di sua natura tale, che subito apporta la morteNell’
 »Com. I.Adunque , dico io con Baldesano, intenda il giovane timorato di Dio, e zelante della sua integrità, che di questi
ntenda il giovane timorato di Dio, e zelante della sua integrità, che di questi Libri osceni del nostro tempo più si verif
ro, e scrissero; che i Gentili più savi, e i Santi Dogmi della Chiesa di Cristo e che non meno questi, che quelli hanno da
iovinetti, e giovinette, leggendo si rovineranno. Scrive per acconcio di questa rovina saggio e nobile Moderno poetizzando
e rozza giovinetta, D’Orlando le pazzie, ma più l’aderisca, Di Fior di spina il caso, o di Fiammetta. Quiui trattiensi,
D’Orlando le pazzie, ma più l’aderisca, Di Fior di spina il caso, o di Fiammetta. Quiui trattiensi, e mentre pende all’
nesco. »L’Azolini. Scrive anche nella sua ingegnosa prosa dell’Uomo di lettere il P. Barton. Quanto scempio e nell’onest
bertà de’ cattivi) la troppa fidanza de’ semplici buoni, che con fine di ripulirsi l’ingegno allo specchio de’ tesori di s
i buoni, che con fine di ripulirsi l’ingegno allo specchio de’ tesori di si dotti Autori, fanno come quei, che nel cavare
’ tesori di si dotti Autori, fanno come quei, che nel cavare le gemme di testa a’ Dragoni, ne bevono il fiato, e il veleno
Plutarco dice, che nell’Amore si ritrova un certo misto d’amarezza, e di dolcezzaSimp. 5. p. 7. ; che però fu nomato Glycy
però fu nomato Glycypero, cioè dolce amaro. Or io dico, che un misto di simil fatta si ritrova ne’ Libri poco modesti, on
’ Libri poco modesti, onde con ragione. Isaia, Profeta santo, e pieno di zelo, aspramente minaccia alcuni dicendo. « Væ qu
es amaram in dulce, et dulce in amaram. »c. 5. 20..La Gloria col nome di malo intende, « fabulas », le favole, e Lirano sp
obscena, libros osceno », i quali veramente son un gran male un misto di dolce amaro, e non dimeno sono tenuti, in pregio,
. 124.. Di questo Libri, dice il Teologo Bresciano, par. 2. dell’uomo di Lettere tir. Lascivia. Ne vanno per tutta la terr
vergine non finisca, s’avessero a spargere per tutto il mondo stimoli di lascivia: portano in fronte titoli di Grandi, al
gere per tutto il mondo stimoli di lascivia: portano in fronte titoli di Grandi, al cui nome da gli Autori furono consacra
ni. Questi sono quelli, che nelle strade, nelle piazze, in casa, fuor di casa nelle botteghe, nelle taverne, e nei ridotti
’ ricchi, e de’ poveri, e degli artigiani, senza dubbio poco timorati di Dio, e poco zelanti della salute loro. E quello,
orati di Dio, e poco zelanti della salute loro. E quello, che è degno di maggior compassione è che sino gli stessi giovine
ssi dilettandosi; e con tal diletto a poco a poco bevendosi il veleno di mille vizi, e malizie, per le quali poi diventano
glie, molte famiglie restino appresso il mondo anco ne i posteri loro di , qualche infamia perpetuamente macchiate: flagell
ente permesso in castigo della trascuraggine usata da’ Padri, e Madri di famiglia in tener lontano dalle case loro simili
i famiglia in tener lontano dalle case loro simili Libri. Così parole di queste Autore ci sono spiegati assai chiaramente
3. li paragonò ad un piccolo fuoco, che brucia una gran città a modo di una gran selva. « Ecce quantus ignis quam magnum
s, parvus »Iacobi c. 3. 5.. E come S. Girolamo a vitupero del peccato di Ario disse che era una scintilla, che, non subito
ressi est, totum orbem flamma eius est populata. » Così possiamo dire di un Libro osceno; è una scintilla di fuoco inferna
st populata. » Così possiamo dire di un Libro osceno; è una scintilla di fuoco infernale, e se non s’opprime tosto, divent
e non s’opprime tosto, diventerà fiamma, e brucerà gli onesti costumi di tutta una Città. Narra il lodato Aresi, che una P
ostumi di tutta una Città. Narra il lodato Aresi, che una Principessa di Russia vedendo, che non poteva entrare a viva for
oteva entrare a viva forza in una Città: sua nemica venne all’accordo di pace; ma con patto, che i Cittadini le mandassero
, e alcune passere: le furono mandate: e ella comandò che sotto l’ali di ciascuna si ponesse un poco d’esca accesa, e le l
fuoco, e cagionarono incendio in tanti luoghi, che ne seguì l’arsura di tutte le abitazioni. Così procede l’inimico nostr
usman riferisce, citando il Possevino, un’altro effetto molto cattivo di questi Libri vani, amatori, e cavallereschi, e é
, e cavallereschi, e é che le Eresie entrarono in un fortissimo regno di Cristianità con la Lezione degli Amadigi, e altri
simo regno di Cristianità con la Lezione degli Amadigi, e altri Libri di vana cavalleria, e di poco modesti amori. E che m
ità con la Lezione degli Amadigi, e altri Libri di vana cavalleria, e di poco modesti amori. E che meraviglia poi che tali
ferire qui; potrà V. S. vederli nel Libro, che io scrissi della sposa di Cristo, dove nel c. 20. del lib. 5. trattai in pa
tai come si lamenta S. Girolamo, che vi sia uomo Cristiano, che lasci di leggere Libri Santi, per spendere il tempo ne’pro
mostra della sua eloquenza, e della sua rara Erudizione in ogni sorte di lettere umane, entrò nella sua scuola, o studio p
i impieghi; e solo attendiamo con diligenza alla nostra salvazione, e di quelli di tutto il mondo, che sta sopra le nostre
; e solo attendiamo con diligenza alla nostra salvazione, e di quelli di tutto il mondo, che sta sopra le nostre spalle, e
che ci resta, per arrivar al cielo: e con tutto ciò la maggior parte di tal vita ci passa in frascheriecb. O quanto neces
di tal vita ci passa in frascheriecb. O quanto necessario sarebbe dar di bando all’occupazioni vane, nelle quali si spendo
e, e alcune volte tante anni senza profitto; acciocché avessimo tempo di attendere con sollecitudine al negozio della nost
erisce, che studiando il Cardinale, giovinetto ancora, nell’Accademia di Cracovia, un suo amico gentiluomo, e anche giovan
un suo amico gentiluomo, e anche giovane e che si dilettava tal volta di legger Libri Tedeschi, ne’ quali si contenevano l
volta di legger Libri Tedeschi, ne’ quali si contenevano le enormità di Lutero, cadde un giorno in una febbre acuta: di c
ntenevano le enormità di Lutero, cadde un giorno in una febbre acuta: di che dolendosi il Cardinale non mancava di consola
giorno in una febbre acuta: di che dolendosi il Cardinale non mancava di consolarlo, e spesso visitarlo. Un certo giorno d
è la febbre, che tanto gravemente vi tormenta. Voi a bello studio, e di vostra spontanea volontà, vi siete tirato addosso
ddosso questo male, mentre non solamente tenete questa peste appresso di voi nell’animo; ma anco nel letto stesso." Per ta
volete cacciar la febbre, bisogna, che quanto prima leviate da voi e di casa vostra tutti i Libri a questo somiglianti: e
perniciosi somiglianti Libri, e quanto siano abominevoli ne gli occhi di Dio; poiché anche in questa vita castiga tal volt
chi di Dio; poiché anche in questa vita castiga tal volta quelli, che di essi si dilettano: e se bene i Libri osceni non h
ilettano: e se bene i Libri osceni non hanno cose contro le fede; non di meno sono contrari; a buoni costumi, e dispongono
cevere le cose contrarie alla fede; e sono opere fatte con lo spirito di Satanasso, nimico della fede, e religione cristia
to di Satanasso, nimico della fede, e religione cristiana: e l’eresie di Lutero sono mezzo a mille oscenità. » Non paia du
o nell’onore, o in altra cosa temprale, solamente perché si dilettano di leggere, o di tenere nelle proprie case così fatt
o in altra cosa temprale, solamente perché si dilettano di leggere, o di tenere nelle proprie case così fatti Libri; e se
mi, e penosi mali. Giovanni Evirato nel Libro, che compose con titolo di Prato spirituale, e che fu approvato da’ Padri de
dicendo, che dentro vi era un suo inimico. Risvegliossi il buon servo di Dio, e pensando con affanno al sogno, si diede a
a lezione, giunse ad un trattato fatto da Nestorio, e legato nel fine di quel volume; e conobbe, che quello era l’inimico
della B. Vergine alle volte un Religioso, e però si può nomare nimico di lei, se un per ragione di Eresia, almeno per ragi
e un Religioso, e però si può nomare nimico di lei, se un per ragione di Eresia, almeno per ragione d’impurità confermo il
Collegio tutte le camere de’ giovani studenti: una sola risultò priva di quel grande onore, e non fu visitata: e s’intende
tro non essere, se non perché dentro quella la camera vi era un Libro di un Poeta, il quale aveva alcuni versi poco modest
ta, il quale aveva alcuni versi poco modesti. Ecco il cattivo effetto di quel Libro osceno, solamente in parte, e tenuto d
in parte, e tenuto da giovane per altro virtuoso, e senza intenzione di servirsene per peccato; che cattivi effetti dunqu
servir nel comporre le poetiche oscenità, o per far peggio? Certo che di molti si è verificato il detto del giudizioso Plu
arterunt pupillas virgines in meretrices. »De vitio prud. Raccontasi di due sorelle, che leggendo una famosa Tragicommedi
ituperose meretrici. Ho saputo da persona religiosa, vecchia, e degna di pienissima fede, che il P. Giovanni Battista Pesc
degna di pienissima fede, che il P. Giovanni Battista Pescatore, uomo di Santadella Compagnia di Gesù vita, e che fu Maest
, che il P. Giovanni Battista Pescatore, uomo di Santadella Compagnia di Gesù vita, e che fu Maestro de’ Novizi, e del B.
ì disgusto: alla fine dubitando, che non procedesse da quella lezione di Libro profano, che alle volte udiva, la fede in t
letto ancora del P. Giacomo Alverez de Paz Spagnuolo della Compagnia di Gesù che molti anni prima di morire aveva fatto v
Alverez de Paz Spagnuolo della Compagnia di Gesù che molti anni prima di morire aveva fatto voto di non fare alcun peccato
lla Compagnia di Gesù che molti anni prima di morire aveva fatto voto di non fare alcun peccato veniale avvertentementecd,
alcun peccato veniale avvertentementecd, e per industria: e in oltre di non leggere alcun profano scrittore: e questo egl
occasione. Aveva gran desiderio d’imparare la lingua italiana, a fine di poter leggere i Libri spirituali scritti con tale
mani un Poeta principale italiano, lo lesse, e ne rimase pieno tanto di vane immaginazioni, e arido tanto della solita su
arido tanto della solita sua devozione, che fece fermissimo proposito di astenersi nell’avvisare sempre, e in tutto da sim
e? Se le colonne crollano, i virgulti non si piegheranno? Nella Città di Firenza eirca l’anno 1638. in S. Maria Novella un
o, successo in una sua sorella secolare. Ella trovando in casa Amadis di Gaula con gli altri Libri di quella fatta, cominc
a secolare. Ella trovando in casa Amadis di Gaula con gli altri Libri di quella fatta, cominciò a leggere con buona intenz
, e fece che oppressa da grave infermità si vedesse nell’ultimo passo di questa vita mortale, per dover andar all’esame e
puto, retto con gli altri tutti molto atterrito all’udire il racconto di tal’esempio, narrato dal proprio fratello, e reli
nto di tal’esempio, narrato dal proprio fratello, e religioso, a fine di far fuggire ogni lezione de’ Libri impudichi: del
chi: della quale si possono dire le parole, che già dissero i Vescovi di un Sinodo Alessandrino. « Respuendam esse ponitus
ut omnin nulla. »l. 1. Prolut. 3. pag. 113. Seneca parlando de’ versi di Omero domando. « Quid ex metum demit, cupiditatem
bus. In Bibl p. 1. e 25. p f. 107. C.. Il Possevino disse delle Opere di Virgilio. « Ec quid hæc omnia solidarum virtuntum
ina delle anime, e della dannazione. Angelo Grossi avvisa per utilità di molti. Si divezzino i curiosi, e elevati spiriti
chiamati rane lezzose, garrule, e stomacose secondo l’interpretazione di S. Girolamo in ps. 77. S. Basilio, quanto approva
ventù gli inonesti, e malvagi. Scrive un moderno Teologo per conferma di questo con affetto così. « Eh Dio che bisogna pia
di questo con affetto così. « Eh Dio che bisogna piangere con lacrime di sangue l’infelice stato, nel quale oggidì si trov
rio Massimo proibivano, non solo a i fanciulli, ma anche a chi fosse, di leggere alcuni Libri, i quali non raccontavano al
pure in questo secolo, e singolarmente, in Italia, che Libri si hanno di continuo alle mani? Ah che fino le più tenere Ver
Ah che fino le più tenere Verginelle sanno rendere minutissimo conto di tutte le azioni di Lisuarte, e di Amadiggi di Gre
tenere Verginelle sanno rendere minutissimo conto di tutte le azioni di Lisuarte, e di Amadiggi di Grecia. Ah che sino i
lle sanno rendere minutissimo conto di tutte le azioni di Lisuarte, e di Amadiggi di Grecia. Ah che sino i fanciulli hanno
ndere minutissimo conto di tutte le azioni di Lisuarte, e di Amadiggi di Grecia. Ah che sino i fanciulli hanno letto quant
ntengono che sogni, che vanità che impossibilità? Ah che vi è bisogno di rimedio. « Ossa eius velut tissula aris. » La fis
e sostentano le membra, e la carne del Demonio, e gli danno occasione di diventare peggiori. « Fistulæ. » Di più questi Li
usinghevole stile spiegati. « A Eris » Ma ahimé che sono però fistole di bronzo: voglio dire che con i colpi di pistola fe
Ma ahimé che sono però fistole di bronzo: voglio dire che con i colpi di pistola feriscono l’anima nostra. E volese Dio, c
he con i colpi di pistola feriscono l’anima nostra. E volese Dio, che di più i loro tiri no fossero di bolbarde: queste, a
scono l’anima nostra. E volese Dio, che di più i loro tiri no fossero di bolbarde: queste, anzi rovinano gli eserciti inte
onesti amori, quegli inauditi incantesimi, cominciarono a stracarsice di veder più la sacra scrittura, a nausearla, e a de
acarsice di veder più la sacra scrittura, a nausearla, e a desiderare di sperimentare ciò che leggevano. E per questa via
. E per questa via i breve fu piena la Corte d’insolenti, d’adulteri, di sacrilegi, d’indovini, di maliardi,cf e d’Astrolo
fu piena la Corte d’insolenti, d’adulteri, di sacrilegi, d’indovini, di maliardi,cf e d’Astrologi giudiziari. Si che l’Em
quei corpi macchiati la libertà della carne, e tante eresie. Per amor di Dio dunque almeno voi o Padri, e Madri, leate le
ulio Nigrone professa d’assegnare distintamente molti cattivi effetti di questa Lezione, dicendo. « Ut distinctius loquar.
Lezione de’ Libri disonesti; è ferire gli animi degl’Innocenti, cioè di quelli, i quali mai commisero peccato di quella s
i animi degl’Innocenti, cioè di quelli, i quali mai commisero peccato di quella sorte. E questo vien significato da Isidor
estecomposizioni lette aprono le ferite già chiuse con le cicatrici e di nuovo feriscono quegli animi, che piagati altre v
a volontà per mezzo del consenso, certo la oppugna con la suggestione di cose brutte; e impedisce l’orazione e cagiona ill
re molestie assai pungenti, fastidiose. Non voglio qui tacere il caso di Germano riferito da Cassianocol. 14. c. 12. nelle
ate dall’aver letto Libri poco modesti nella sua Puerizia, e bramando di trovar il modo di scordarsene, diceva. « In qua n
o Libri poco modesti nella sua Puerizia, e bramando di trovar il modo di scordarsene, diceva. « In qua notitia litterarum
iche Composizioni lette nella fanciullezza tanto oppugnavano la mente di un uomo ritirato dal Mondo; che oppugnazione cagi
si passati, o l’altro giorno, si saranno lette? Come potrà un Lettore di tali impudicizie attendere con quiete all’orazion
Nave esposta in mezzo ad un gran golfo alla fortuneggiante battaglia di molti, e contrari Venti. La vana Lezionel. de inf
legas, qua non ædificant. » : non leggere que’ Libri, che non vi sono di edificazione. Or che avrebbe egli detto di quelli
ue’ Libri, che non vi sono di edificazione. Or che avrebbe egli detto di quelli, che sono di distruzione, e di evidente ro
i sono di edificazione. Or che avrebbe egli detto di quelli, che sono di distruzione, e di evidente rovina a’ loro Lettori
ione. Or che avrebbe egli detto di quelli, che sono di distruzione, e di evidente rovina a’ loro Lettori? La Lezione de’ q
etarum. » E pure tra’ Fedeli vivono molti, i quali sopra modo gustano di passare gran tempo in questa Lezione, e professan
ra modo gustano di passare gran tempo in questa Lezione, e professano di procedere in ciò assai prudentemente e con buone
i. Però, che sarà pregio dell’Opera l’esaminar un poco, e bene alcune di quelle Ragioni, le quali hanno coloro, che leggon
zza, e indegnità. E la prima credo sia questa; e mi persuado, che sia di molti, i quali dicono. La Lezione de’ Libri oscen
i non è peccato, né cagiona nocumento all’anima né fa correr pericolo di perdere la divina grazia: e però liberamente si p
aticare . Ma io rispondo, che i Dotti sentono diversamente: onde dico di chi porta questa Ragione. « Videte acumen, sed vi
mmetti peccato mortale; e per conseguenza perdi la grazia, e amicizia di Dio tuo Creatore, e Signore. Anzi dico di più, ch
perdi la grazia, e amicizia di Dio tuo Creatore, e Signore. Anzi dico di più, che essendo vero, che, il mettersi a pericol
i dico di più, che essendo vero, che, il mettersi a pericolo prossimo di peccare mortalmente, è peccar mortalmente, second
o. « Qui amat periculum, in illo » ; quindi è, che essendo la Lezione di cotali Libri, a persona massimamente di natura in
ndi è, che essendo la Lezione di cotali Libri, a persona massimamente di natura inclinata a brutti Vizi, pericolo manifest
na massimamente di natura inclinata a brutti Vizi, pericolo manifesto di peccare, conseguentemente pecca, ogni volta che l
ontro il nostro vero Dio, e Salvatore, usando molte cose, che avevano di bel l’apparenza, come era il nome detta Divinità,
di bel l’apparenza, come era il nome detta Divinità, la predicazione di segnalate imprese, la magnificenza de’ Tempi, la
esta la Lezione de’ Libri impuri, ne’ quali si conservano vivi i Vizi di que’ falsi, e antichi Dei, e le loro disonestà, c
nti, o da’ buoni Amici: ma se avviene, che s’incontrino nella Lezione di un Libro disonesto, perdono la vergogna, e si pre
Vitia omnia dominantur. » E come dunque in tal Lezione non è pericolo di perdere la Divina grazia? Il P. Giovanni GondiniN
diniNel Direttorio Spirit. c. 6. §. 2. Autor Spagnolo della Compagnia di Gesù. La Lezione, dice, de’ mali Libri, come sono
nfessioni. Sono innumerabili i Giovani, e Donzelle che per la Lezione di simili Libri si sono persi, e guasti sino a danna
di Carminum lenocinis perdite capiuntur. » Cioè. Niuna persona debole di spirito si serve se non con suo grave danno, degl
ome con loro miseria lo provano quelli, che viziosamente si dilettano di questi allettamenti. « Quorum ego singulos, dice
giunge mostrando il gran pericolo, che corre, chi gusta della Lezione di Poeti osceni. « Apud illos inimica morum discipli
lis in pectus cadant.»pag. 113. E pur troppo vero, e apporta materia di pianto ciò, che scrive il P. Giovanni Rho della C
materia di pianto ciò, che scrive il P. Giovanni Rho della Compagnia di Gesù. « Invecta est Repubblicam labes, qua latius
e tutto il Mondo, sin dove cotal Libri sono giunti, quante mutazioni di Scena, quante lacrimose catastrofi ha vedute, men
quante lacrimose catastrofi ha vedute, mentre animi che per lo pregio di vergine onesta gareggiavano in candidezza con gli
la tazza d’oro dell’impudica Poesia l’incantesimo, e il veleno, hanno di poi sempre avuti sotto sembiante umano costumi di
e il veleno, hanno di poi sempre avuti sotto sembiante umano costumi di bestie? Perderono nella prima Lezione la Virginit
? Perderono nella prima Lezione la Virginità degli occhi. »Nell’huomo di lettere pag. mihi 81. Ma se vogliamo il parere d
occhi. »Nell’huomo di lettere pag. mihi 81. Ma se vogliamo il parere di un molto dotto e accreditato Scolasticol. 9. de m
to e accreditato Scolasticol. 9. de matr. d. 46. n. 45., ricordiamoci di Sanchez, il quale tiene, « legere Libros turpes,
inciano la Lezione impudica, e poi la finiscono con la caduta, almeno di qualche consenso, in grave, e brutta carnalità. E
Della Seconda Ragione. Luciano avvisa, che gli Uomini dotti gustano di Libri tali, « ut non magnifici sint, e niteat; se
e niteat; sed ut sint utiles verbis, et sententis verborum », gustano di Libri pieni di utilità. Molti Fedeli non muovono
t sint utiles verbis, et sententis verborum », gustano di Libri pieni di utilità. Molti Fedeli non muovono per questa ragi
i osceni; perché vi troviamo cose belle, graziose, e che sono materia di molto piacere; anzi vi leggiamo ancora delle cose
6. ad Dam. Rispondo ancora dicendo, che questa ragione non è colonna di bronzo: e non sostenta bastevolmente, chi attende
atore, impugnando questa ragione, soleva ricordare la malvagia fraude di quell’antico Agricoltore, che per uccidere le Api
malvagia fraude di quell’antico Agricoltore, che per uccidere le Api di un Emolo suo, da se molto odiato, e invidiato, sp
o, e invidiato, sparse il veleno ne’ fiori, che nella siepe dell’orto di lui comparivano belli, e graziosi, e allettavano
e; ma col miele raccoglievano il veleno, e col veleno la morte. Fiori di questa fatta sono i fiori dell’impudica Poesia: f
la rovina della purità, con perdita della Divina Grazia, e con offesa di Dio. Quanto poi all’asserire che ne’ Libri osceni
non voleva, che i Demoni palesassero, che egli era il vero Figliuolo di Dio, sapendo, che dopo tal verità avrebbero aggiu
ie falsità, con le quali molti si sarebbero ingannati. Quel miscuglio di male e di bene deroga all’integrità del bene seco
, con le quali molti si sarebbero ingannati. Quel miscuglio di male e di bene deroga all’integrità del bene secondo il vol
bene secondo il volgato Assioma. « Bonum ex integra causa » : e serve di rete all’astuto Inimico, per allacciar le anime d
causa » : e serve di rete all’astuto Inimico, per allacciar le anime di molti nel diletto del male con la Lezione del ben
ex ipsis fuerit, persequemur; reliqua prateroamus. » A questo avviso di S. Basilio par, che alluda Cresollio, ove dice. «
a, e il zelo della cristiana Purità, che chi legge Composizioni miste di cose buone, e oscene, si guardi dal leggere le os
gere le oscenità: moderi il gusto del diletto, per non aver occasione di piangere poi i suoi errori. Questa Ragione impugn
e tra le altre cose dice, come cosa riferita da Cassiodoro nella vita di Teofilo. « Gravis quondam sceleris reus habitus e
ntichi, e zelanti Dottori Cristiani fu ripreso Teofilo per la Lezione di certi Libri di Origene; e non fu accettata per bu
ti Dottori Cristiani fu ripreso Teofilo per la Lezione di certi Libri di Origene; e non fu accettata per buona la scusa, c
; e mi diletto solo delle belle parole, delle nobili, e gentili forme di spiegare un concetto. E io rispondo con S. Agosti
orme di spiegare un concetto. E io rispondo con S. Agostino, allegato di sopra, che malamente si può imparar belle parole,
rso le cose brutte: perché queste due potenze sono molto connesse tra di loro, da che segue, che dalla cognizione speculat
dilettevole, e disonesto. Ma se ogni persona d’animo ben composto, e di passioni moderate, può ragionevolmente temere di
nimo ben composto, e di passioni moderate, può ragionevolmente temere di non fare, come bisogna, tale astrazione: che si p
re di non fare, come bisogna, tale astrazione: che si potrà giudicare di que’ Giovani, che liberi nelle passioni, ardenti
rme; sotto le quali si coprono le brutte oscenità? Contro la temerità di questi dice pieno di meraviglia lo Strada. « Non
i coprono le brutte oscenità? Contro la temerità di questi dice pieno di meraviglia lo Strada. « Non possum non demirari c
imi Giovani, quando vogliono parlare con sincerità, sono proclamatori di quanto ho detto, e possono usare le parole del me
secure, quam cum periculo discere »loco cit. in Reg. c. 8.. o quelle di S. Isidoro. « Melius est, perniciosa ignorare, qu
pientia nequitie disciplina. »c. 19. 19. Il Padre SacchinoOrat. cit. di questi Giovani scrive. « Illud mihi hoc in studio
ntem Adolescentium ac Puerorum aetatem. »l. 1. Instit. c. 8. Confessa di se stesso questo Autore, che mai aveva letto alcu
potesse. « Niso Lucullus luxuriaret, non viveret Pompeius? » Dice poi di chi legge Libri impuri. Pazzo stimerebbesi colui,
hiamò « Deorum Filios, et Prophetas Deorum »in 2. de Rep. In Lysi., e di più, « Patres, et Duces sapientia ». Ma levò solo
le opere de’ Poeti fossero state fatte, o si facessero con la regola di fine tanto nobile, e virtuoso, non avrebbero avut
regola di fine tanto nobile, e virtuoso, non avrebbero avuto già, né di presente avrebbero molte parole impure, e molte c
ale mi do a credere, che sia; perché molti non fanno, o non si curano di sapere, e considerare i molti e efficaci motivi,
re cotal Lezione. Io noto solo i seguenti. 1. Motivo è la Professione di Cristiano, il quale avendo una Legge immacolata,
olte del Lettore de’ Libri osceni; l’Inimico in quel punto si burlerà di lui; e li rinfaccierà il diletto, e i peccati del
zione. « Quid Cacodemon faces in morte, scrive Dresselio per acconcio di questo motivo, cum Ovidios, et Amadisios, et c. m
acile, temereque neglecta. »In Niceta l. 1. c. 5. n. 2. In quel punto di morte il Diavolo dirà a gli Spiriti maligni. Ecco
on gli altri suoi Compagni dannati legga contro Dio le solite Lezioni di bestemmie, e di maledizioni in sempiterno: E inve
i Compagni dannati legga contro Dio le solite Lezioni di bestemmie, e di maledizioni in sempiterno: E invero se meritarono
oso Teologo Bresciano, i quali qui ho accennato in breve per comodità di chi legge: e a’ quali ora aggiungo altri più dist
 » Cioè. Non solo i Cattolici, ma anche gl’Infedeli sono stati soliti di condannare i Libri nocivi alla purità. Plutarcoin
rcito del Re de’ Parti, riportò vittoria contro i Romani con la morte di Crasso, e con la rotta delle sue schiere; e doven
del suo trionfo, far comparire in quello un Libro detto, la Milesiaca di Aristide, Opera di poco onesto argomento, e trova
r comparire in quello un Libro detto, la Milesiaca di Aristide, Opera di poco onesto argomento, e trovato tra le spoglie,
ide, Opera di poco onesto argomento, e trovato tra le spoglie, e robe di un Gentiluomo Romano: quasi volesse dire. Sono de
oglie, e robe di un Gentiluomo Romano: quasi volesse dire. Sono degni di vitupero i Romani; poiché non solo nell’ozio dell
alestra della pudicizia. Che diremo dunque? O che il Possevino lasciò di numerare qualche Libro de’ ritrovati; e quello er
le noi ora possiamo rinnovare intorno a chiunque attende alla Lezione di simili oscenità. « Quid cogitet Adolescens, dice
ptis suis audent insecere? » Cioè, che pensieri nasceranno nell’animo di un Giovane, che oda, o legga brutte sentenze, e p
i? Certo vi nasceranno bruttissimi pensieri. Dunque ogni buona regola di ragione vuole, che si moltiplichino i Motivi, per
ne Leggi della cristiana Modestia. Nella vita del virtuosissimo Servo di Dio P. Bernardino Realino da Carpi, e Religioso d
vo di Dio P. Bernardino Realino da Carpi, e Religioso della Compagnia di Gesù, scrive il P. Giacomo Fuligatti, che delle O
Commentarioc. 3. della Vita del P. Realino. sopra le Nozze Catulliane di Pelleo e Tetide; e quello apportava all’anima del
tori del nostro secolo bruciarono i Libri da loro composti in materia di Amore ovvero piansero con pubblica scrittura l’er
i in materia di Amore ovvero piansero con pubblica scrittura l’errore di avere scritto amatoriamente. « In his Rari sius,
ylum convertit. » Ovidioeleg. 3. l. 42. de Ponto., medesimo confessò di se stesso. « Multa equidem scripsi, sed qua vitio
putavi, Emendataris ignibus ipse dedi. » Con questa lunga numerazione di Autori, che condannarono al fuoco l’Opere loro, s
per aver fatto Componimenti osceni. Nella pubblica Piazza della Città di Efeso furono bruciati molti Libri superstiziosi,
meritano per la penitenza fatta un grande onore. Scrive per acconcio di questo Baldesano a gloria di altri. Sommamente co
tta un grande onore. Scrive per acconcio di questo Baldesano a gloria di altri. Sommamente commendati furono e saranno sem
suoi Poemi Dionisiachi, tutto si trasferì allo studio, e Composizione di cose sacre. E Pio II. ricordandosi d’aver scritto
. E Pio II. ricordandosi d’aver scritto, mentre era giovane d’anni, e di senno, un Libro di materia un poco scabrosa, gran
ndosi d’aver scritto, mentre era giovane d’anni, e di senno, un Libro di materia un poco scabrosa, grandemente se ne dolse
e a nostro tempo vi sono Compositori, che non mostrano in vita dolore di tali oscenità, credo bene, che lo mostreranno in
inteso, che Gio. Battista Marino, quando morì in Napoli, diede segni di cordialissimo dolore per aver composto varie osce
a Fiorenza. Rever. In Cristo Padre. Mi sono informato da molti Padri di gravità di quanto V. P. m’ha comandato: e mi dico
. Rever. In Cristo Padre. Mi sono informato da molti Padri di gravità di quanto V. P. m’ha comandato: e mi dicono tutti, c
tutti, che il famoso Poeta Marini, il quale morì con grano sentimento di Dio in mano del P. D. Andrea Castaldo, f. m. già
i Dio in mano del P. D. Andrea Castaldo, f. m. già nostro Generale, e di santissima vita; facesse più volte instanza, che
no ancora alcuni sacri, non parve a quel, buon Padre condiscendere. E di questa verità ne fòch fede anch’io d’averla intes
à ne fòch fede anch’io d’averla intesa. Con che la prego a ricordarsi di me ne’ suoi santi Sacrifici, e le fò riverenza. N
cordarsi di me ne’ suoi santi Sacrifici, e le fò riverenza. Napoli 9. di Giugno; 1643. Di V. P. Umil servo nel Sig. D. Mar
oddisfatto a Dio per gli errori commessi; altrimenti meriteranno, che di loro si scriva ciò, che il gran Gersone, predican
il gran Gersone, predicando, disse contro Giovanni Meldunense, Autore di un Libro impuro, intitolato. « Romantius Rosa. Si
vesse cancellato con la penitenza, e col dolore dell’animo il peccato di aver mandato in luce quell’impudico Libro, io nie
o pregherei Iddio per lui, che se pregar dovessi per Giuda Iscariota, di cui non m’è lecito dubitare, che non paia un eter
plicio tra’ Dannati. Ma se i Compositori osceni piangono con amarezza di cuore i commessi errori dello scrivere impuro; no
ento, non fi per sperimentare grave difficoltà, ma il sacrificio farà di molta gloria a Dio e di consolazione all’Autore,
ntare grave difficoltà, ma il sacrificio farà di molta gloria a Dio e di consolazione all’Autore, se non prima, almeno al
un novello Faetonte del Mondo, e sentì nascere nel suo cuore pensiero di fulminarlo con la sentenza del fuoco; ma mentre l
con la sentenza del fuoco; ma mentre lo prese per sacrificarlo a modo di vittima nelle fiamme, l’affetto con una certa for
ficarlo a modo di vittima nelle fiamme, l’affetto con una certa forza di Compassione gli fermò la mano, ricordandogli la l
dandogli la lunghezza, e freddezza delle notti, vegliate nello spazio di sette anni spesi in tal Componimento; la grandezz
te della vita; la pubblica aspettazione, e brama del Mondo desideroso di vederla; lo splendor della gloria, che gli veniva
; lo splendor della gloria, che gli veniva promessa da un Libro degno di plauso universale, e unico in quella maniera di p
ssa da un Libro degno di plauso universale, e unico in quella maniera di poetizzare. Questo fu un moltiplicato incantesimo
ò il pensiero del cuore: quindi mutato parere, stimò se stesso Autore di crudeltà, e preso il Libro lo strinse al seno in
esso Autore di crudeltà, e preso il Libro lo strinse al seno in segno di tenerlo nel cuore, lo baciò, quasi assicurandolo
al seno in segno di tenerlo nel cuore, lo baciò, quasi assicurandolo di pace; e gli promise la bella luce della Stampa in
lmente, e ingegnosamente questo caso il P. Daniello BartoliNell’Huomo di lettere., e poi aggiunge per avviso de’ Poeti. Di
dri d’un simil Libro. Quantunque lo conosciate d’indole scellerata, e di costumi infami, l’ucciderlo di vostra mano, lo sb
e lo conosciate d’indole scellerata, e di costumi infami, l’ucciderlo di vostra mano, lo sbranarlo facendone pezzi, l’ince
o sbranarlo facendone pezzi, l’incenerirlo nel fuoco, vi sarà impresa di si difficile riuscita, quanto ammazzare di vostra
nel fuoco, vi sarà impresa di si difficile riuscita, quanto ammazzare di vostra mano un figliuolo: se appunto disse il Mae
ge l’addotto Autore, che non sa, qual più volentieri fosse per vedere di questi due Spettacoli, o un Abramo, che su l’alta
gliuolo, o un ottimo Scrittore d’un pessimo Libro, che mostra in atto di gettarlo nelle fiamme: e forse gli pare impresa m
ll’abbruciamento dell’Opere sue immodeste, persuadendosi, che si cosa di somma difficoltà di gloria segnalata a Dio, di no
l’Opere sue immodeste, persuadendosi, che si cosa di somma difficoltà di gloria segnalata a Dio, di notabile consolazione
uadendosi, che si cosa di somma difficoltà di gloria segnalata a Dio, di notabile consolazione in morte e di onorata imita
icoltà di gloria segnalata a Dio, di notabile consolazione in morte e di onorata imitazione di que’ molti, che, al timor,
lata a Dio, di notabile consolazione in morte e di onorata imitazione di que’ molti, che, al timor, dell’Inferno, e lacrim
ando vollero, che s’abbruciassero i loro impuri Componimenti. E legge di Prudenza raccorre dalle lacrime altrui, dagli ard
rno. 9. Motivo è la Proibizione fatta da’ Superiori in questa materia di Composizioni, e Libri osceni, i quali dice il Maz
devono,vietati strettamente ne’ Libri delle Leggi, e della Repubblica di Platone, e dagli Imperatori Numa Pompilio, e Augu
onello Stimolo par. 1. c. 6. in questo la sua pura intenzione, e zelo di bandire ad ogni modo, e affatto estinguere semenz
enzione, e zelo di bandire ad ogni modo, e affatto estinguere semenza di si gran male nel Mondo. Il Possevino dice. « Summ
ecretarono con Leggi, che niente si pubblicasse, che sapore avesse, o di bruttezza, di eresia: adunque vollero proibire la
Leggi, che niente si pubblicasse, che sapore avesse, o di bruttezza, di eresia: adunque vollero proibire la Lezione oscen
adunque vollero proibire la Lezione oscena a’ Fedeli, se non con pena di censura, almeno con reato di grave peccato, e con
ezione oscena a’ Fedeli, se non con pena di censura, almeno con reato di grave peccato, e con provvido avviso di saggi Mod
di censura, almeno con reato di grave peccato, e con provvido avviso di saggi Moderatori, e Conservatori de’ buoni costum
issimi Governatori della Chiesa videro questo male, e però giudicando di dover proibire i vani Poeti, pieni di baie, e di
questo male, e però giudicando di dover proibire i vani Poeti, pieni di baie, e di ardimento inverecondo: e Isidoro porta
e, e però giudicando di dover proibire i vani Poeti, pieni di baie, e di ardimento inverecondo: e Isidoro porta di questo
ani Poeti, pieni di baie, e di ardimento inverecondo: e Isidoro porta di questo una gravissima cagione: perché tali Poeti
ntivi. Don GiovanniPar. 2. c. 18. p. 79. del libro intitolato, Avvisi di coloro, che hanno cura d’Anime. Bernardo Dias di
o intitolato, Avvisi di coloro, che hanno cura d’Anime. Bernardo Dias di Luco Vescovo di Calahora da il seguente avviso a
visi di coloro, che hanno cura d’Anime. Bernardo Dias di Luco Vescovo di Calahora da il seguente avviso a Curati delle ani
loro Figliuoli, Figliuole, e Servitori, ancorché per picciolo spazio di tempo conversassero con persone viziose; così non
che si ritrovino del continuo, giorno e notte occupati in Libri pieni di parole, e di atti disonesti, e lussuriosi; co’ qu
ino del continuo, giorno e notte occupati in Libri pieni di parole, e di atti disonesti, e lussuriosi; co’ quali tanto sog
ogliono più dilettarsi, massimamente le Donzelle quanto più appartati di conversazione si ritrovano; e meno pronti veggono
bro del Genesi, né do Ezechiele Profeta, né i Cantici, né altri Libri di questa sorte, ancorché della Sacra Scrittori sian
si potevano; che si dovrebbe fare in questi miseri tempi, cosi pieni di Libri viziosi che niun utile recano alla Repubbli
ziosi che niun utile recano alla Repubblica, e tanto danno alle anime di color, che li leggono? Il Teologo BrescianoNell’A
zio è il santissimo, e necessarissimo Decreto del Sacrosanto Concilio di Trento, il quale per provvedere a tanto abuso, e
r: et qui eos habuerint, severe ab Episcopis puniantur. » Questo modo di parlare, se bene si considera, mostra, che chi fa
e bene si considera, mostra, che chi fa altrimenti casca in disgrazia di Dio per lo peccato mortale, che si commette: come
vrà permettere a’ Giovanetti; e molto meno a’ poco virtuosi, e deboli di spirito; perché sarà loro sdrucciolo di facilissi
no a’ poco virtuosi, e deboli di spirito; perché sarà loro sdrucciolo di facilissima caduta mortale, e di rovina. E quindi
spirito; perché sarà loro sdrucciolo di facilissima caduta mortale, e di rovina. E quindi si può prendere la risposta, per
bri osceni, che io leggo, non trattano, né insegnano, ex professocioè di proposito, le oscenità; e però non sono compresi
e parole brutte, e le cose disoneste, che sono poste in qualche parte di un Libro, e come per indecenza. Rispondo, e dico,
dienza contro la Proibizione dell’Indice, peccherà per esporsi debole di virtù al manifesto pericolo di peccare contro il
ll’Indice, peccherà per esporsi debole di virtù al manifesto pericolo di peccare contro il precetto della Cristiana Castit
astità. Peccherà per volontariamente incontrare un’occasione prossima di precipitate in que’ mali gravi, e infiniti, che s
he sogliono cagionarsi da così nociva Lezione. E forse anche peccherà di scandalo; perché altri poco fondati nello spirito
ello spirito ad esempio suo leggeranno le oscenità e peccheranno  : e di tutti que’ peccati egli sarà partecipe, quanto al
decima quinta. Si aggiungono altri motivi. Il 10. Motivo è il debito di virtuoso Cristiano, fornito di un animo tutto one
ltri motivi. Il 10. Motivo è il debito di virtuoso Cristiano, fornito di un animo tutto onesto, e prudente; e chi tale si
a Lezione; quando però non sia a lei astretto da qualche gran ragione di necessità, ovvero di zelante carità. « Est animi
ò non sia a lei astretto da qualche gran ragione di necessità, ovvero di zelante carità. « Est animi onesti, et pudentis,
to, e prudente non toccar que’ Poeti, ne rivoltar i fogli loro, quali di proposito cantarono cose amatorie: l’istituto lor
da’vecchi Annali. E però Sozomenol. 2. t. 12. ripose, come bel fregio di lode, nelle persone pie la fuga delle parole osce
sio scrive, che i buoni, e onesti Cristianiep. ad Solit. erano soliti di fuggire le parole sporche, e lascive, come i vele
rsus ». Ma se le parole poco modeste, anche solamente udite, meritano di essere detestate, e fuggite, molto più ciò merita
e cautelati, per non ricevere danno nelle anime loro dal trattamento di quelle velenose Poesie: e con ragione invero; « n
r ut stercora, ut Christum lucrifaciam ». E chi non è giunto al segno di tale bontà tema di non cadere, se attende alla Le
hristum lucrifaciam ». E chi non è giunto al segno di tale bontà tema di non cadere, se attende alla Lezione oscena. 11. M
i, e de’ savi Gentili e de’ Dottori Cristiani. Il P. Possevino scrive di Ovidio. « Feditates istas Poetarum agnovit, cum d
Poeta gentile, e disonesto comanda, che non si tocchino gli Scrittori di Poesie impure: e i Giovani Cristiani ardiranno di
chino gli Scrittori di Poesie impure: e i Giovani Cristiani ardiranno di maneggiarli tutto dì, leggerle e rileggerli, e im
infernale. Narrano l’Istorie, che una volta il Diavolo fece l’ufficio di Predicatore e esortò gagliardamente gli Ascoltant
hé poi non trovassero perdono a loro peccati, e non avessero la scusa di dar la colpa al Diavolo, che gli avesse sollecita
lo, che gli avesse sollecitati al peccare, e ingannati. Un non so che di simile si può dire nel caso d’Ovidio, mentre pred
a, che non si tocchino i Poeti impuri. E se un Cristiano poco si vale di tal predica, può egli avere speranza del perdono
commesse con la Lezione disonesta? Giudichi il savio Lettore. Pondera di più il P. Sacchino, che niun Autore, né moderno,
, né antico, né Poeta, né Profanatore, si deve toccare, se ha scritto di materia brutta. « Aio, quisquis ille Autor sit, s
s rei causa attingi oportere. » Né parla solo degli Autori Latini, ma di tutti: e in quanto a’ Latini mostra con bella ind
e in quanto a’ Latini mostra con bella induzione, che vi sono Maestri di onesta latinità per tutte l’Arti, e per le Scienz
ur ab ea. » E chi tocca l’Appestato, o il Lebbroso, ha cagione grande di temere ben tosto dell’ultima sua rovina. Il P. Dr
ell’ultima sua rovina. Il P. Dresselio dopo aver citato questo luogo: di Ovidio, aggiunge. « Audisne: ipse pestilens Poeta
arere fu Giovenale, massimamente in ordine alla Gioventù, in presenza di cui non si deve dire, né fare alcuna cosa disones
rappresenti bruttezza: e in conseguenza non stima bene leggere Libri di tale indecenza; perché dal leggere si passa poi f
um quidem esse, dicere. »Ad Demonicum. Plutarco discorrendo del modo di leggere i Poeti, mostrava che si corre gran peric
endo del modo di leggere i Poeti, mostrava che si corre gran pericolo di rovina: e però è necessaria una buona guida, e un
Quomodo legendi gendi Poeta. Seneca mostrò far poca stima, de’ versi di OmeroAd liberalem. perché non giovavano a frenar
adhor. ad Gentes. Con le quali parole par, che accenni, che, chi gode di legger le oscenità degli antichi Poeti, mostra di
enni, che, chi gode di legger le oscenità degli antichi Poeti, mostra di godere di una Lezione, che contiene empie bruttez
chi gode di legger le oscenità degli antichi Poeti, mostra di godere di una Lezione, che contiene empie bruttezze, e brut
elli si contiene. Origene, segue Nigrone, trattando dell’aureo calice di Babilonia, stima, che i Poeti ci presentino molti
l medesimo Dottore, interpretando il furto fatto da Achan nella presa di Ierico, legge quelle parole, « Regulam auream »,
de, come ad Achan, e alla sua famiglia seguito la rovina per rispetto di quella lingua; così dalla poetica lingua di lasci
to la rovina per rispetto di quella lingua; così dalla poetica lingua di lascivi Scrittori segue la total rovina all’anime
a poetica lingua di lascivi Scrittori segue la total rovina all’anime di molti. Lattanzio chiama i versi lascivi « mella v
ttanzio chiama i versi lascivi « mella venenum tegentia », favi dolci di miele, che coprono il veleno. S. Basilio, insegna
, che coprono il veleno. S. Basilio, insegnando a’ Giovanetti il modo di prendere utilità da Libri de’ Poeti, gli avvisa,
o Motivo è il grave scrupolo, e giusto rimorso che una persona debole di spirito sente, o deve sentire nel tempo della Con
ezione oscena, senza qualche buona, e ben fondata ragione. In un caso di tal fatta così scrive Gersone. « Si apud me pecca
si scusano leggendo Libri osceni. I Giocondi scherzi, e allegre burle di Poesia, dichiarate con qualche licenza di lascivo
di scherzi, e allegre burle di Poesia, dichiarate con qualche licenza di lascivo affetto, par che si possano leggere al pa
lche licenza di lascivo affetto, par che si possano leggere al parere di alcuni; perché alla fine risvegliano solamente qu
; la quale poi, leggendo le cose virtuose tra le oscene, ha occasione di abbracciar le Virtù, e di fuggire i Vizi. E quant
e cose virtuose tra le oscene, ha occasione di abbracciar le Virtù, e di fuggire i Vizi. E quanti pochi sono anche que fam
stagione antica, o della nostra, che non abbiano con qualche libertà di lasciva penna trapassato i confini dei cristiano
titamente alle parti della proposta Ragione. Dico 1. Non è cosa degna di lode né d’imitazione; che tra Cittadini si veggan
composti; perché tal vista, e tal Lezione spesse volte è il principio di grave tentazione, a molti deboli di virtù; i qual
zione spesse volte è il principio di grave tentazione, a molti deboli di virtù; i quali piacesse a Dio, che non fossero al
hé non si rovinerebbero nella Castità: L’allettamento osceno è l’esca di quella notte spirituale, in cui l’anima ingannata
o gran fetore; e sen va nel baratro infernale: onde qui vale il dette di Clemente Alessandrino. « Tantum Ars valuit decipi
iscaldano, quando incontrano l’opposizione oscura delle nuvole. Tengo di più per certo, che supposto l’imperfetto della no
ne oppugnata, e espugnata dalla sua risposta, che se il Lettore godrà di vederla, non desidererà dalla mia debolezza cosa
n sunt obscenorum Carminum Scriptores », non devono onorarsi col nome di Poeti quelli, che scrivono Versi di oscenità. Dic
s », non devono onorarsi col nome di Poeti quelli, che scrivono Versi di oscenità. Dico per ultimo col Possevinoin Bibl. P
edere alla salute sua più tosto, che acconsentire a quella mal usanza di Lettura, per cui si corre il gran periglio dell’e
, per cui si corre il gran periglio dell’eterna dannazione per avviso di S. Agostino. Ma poi quanto più si devono gittar l
to il bel volto delle Scrittore loro? Dresselio domanda ad un Lettore di questi Libri impuriIn Niceta l. 1. c. 5. n. 3.. D
ad abitare in casa vostra un vituperoso Lenone, o una Vecchia pratica di quell’Arte infame? No, direte, no per certo, perc
pratica di quell’Arte infame? No, direte, no per certo, perché ospiti di tal fatta non si ammettono in una casa onorata. E
in una casa onorata. E io vi dico, che i Libi i osceni sono peggiori di ogni Lenone; poiché sollecitano in tutte l’ore a
hé sollecitano in tutte l’ore a macchiare la purità . Un uomo tristo, di quando in quando si fa autore di qualche buon con
acchiare la purità . Un uomo tristo, di quando in quando si fa autore di qualche buon consiglio; ma da un Libro cattivo e
qualche buon consiglio; ma da un Libro cattivo e lascivo mai s’impara di amare l’onestà. Questo come Serpente velenoso si
a se, pestilente, corruttore degli animi, distruttore della purità, e di tutta la virtù, e perfezione. Egli è un dottore d
re della purità, e di tutta la virtù, e perfezione. Egli è un dottore di sfacciataggine, di lascivia, e di tutti i vizi; o
di tutta la virtù, e perfezione. Egli è un dottore di sfacciataggine, di lascivia, e di tutti i vizi; onde non si può fing
tù, e perfezione. Egli è un dottore di sfacciataggine, di lascivia, e di tutti i vizi; onde non si può fingere simile a lu
erò il Concilio Lateranense, e il Tridentino meritamente con la forza di severe Leggi hanno levato da gli occhi, e dalle m
dimovent onestatis. »in Bibl. P. 2. l. 17. c. 4. p. 265. Atto degno di molta lode fece già un pudico Giovane, il quale t
fece già un pudico Giovane, il quale trovando a caso i quattro volumi di Amadigi, che inteso aveva essere ingegnosi, e elo
nti; egli che d’eloquenza si dilettava, cominciò a leggere; ma avanti di finire il primo, sentì tali incentivi del senso,
ò via, né mai più volle vederlo. Narra il caso il P. Ribera nel c. 1. di Michea n. 61. dicendo. « Vidi pudicitia, et virtu
lia, e soggetto ottimo, e perfettissimo nell’istituto della Compagnia di Gesù, in cui visse, e morì Religioso d’ammirabile
igentissimo fu nella custodia de’ sensi; non fissò gli occhi nel viso di Donna, o Giovanetto. Non lesse Libri, che avesser
Giovanetto. Non lesse Libri, che avessero eziandio un minimo sentore di vanità,e impurità, stimando inganno e sciocchezza
ndo inganno e sciocchezza grande leggere tali Libri, e sotto pretesto di acquistar la politezza della lingua correr perico
sotto pretesto di acquistar la politezza della lingua correr pericolo di macchiare la purità dell’anima. Al poco di questo
lla lingua correr pericolo di macchiare la purità dell’anima. Al poco di questo Scrittore aggiungo io esclamando. Francesc
esclamando. Francesco, o Giovane prudentissimo, e Religioso purissimo di vero lasciasti un nobilissimo esemplare, e un’uti
i vero lasciasti un nobilissimo esemplare, e un’utilissima istruzione di castissima vita alla moderna Gioventù de’ virtuos
dell’antica stagione, ma anche della nostra, in cui non mancano Libri di simil fatta, e in tale abbondanza, che è cosa da
e lo sperimentare oggidì verissime le parole del P. Bartolinell’Huomo di lettere p. mibi 78.. Non mancano alla Poesia d’og
sti per Mecenati; e per rinfresco de’ loro troppo caldi Amori le nevi di Scizia e i ghiacci di Ponto. E è in questo ormai
r rinfresco de’ loro troppo caldi Amori le nevi di Scizia e i ghiacci di Ponto. E è in questo ormai si ordinario il male,
d’esser lascivo. E poco dopo aggiunge. A quella libertà (cioè antica) di scrivere lascivo, cui già si dava l’esilio per pe
idice condannata, ma per condurvi un Mondo d’Innocenti. E io col zelo di questo Autore prego Iddio, che venga tempo, in cu
ga tempo, in cui tutti i Superiori conoscano vivamente l’obbligo loro di provvedere, ove, e come bisogna, a questo abuso:
na, a questo abuso: a’ quali però umilissimamente ricordo la sentenza di Salviano. « In cuius manu est, ut prohibeat, agi,
e altre secondo alcune proposte, e risposte del P. Giulio Mazarino, e di altri. Questo famoso, e dotto Predicatore tratta
uno ritegno, o freno andar discorrendo per tutto; e allegano in aiuto di questo licenzioso , e libero studio, e massimamen
ai note a’ Leggitori, i quali per essere ben fondati nella Religione, di ciò non temono veruno pericolo. A che rispondo, c
me dice Girolamo, e cibo da porci, che caricano lo stomaco, l’empiono di vento, e non danno sostanza, e potrebbesi dire.
a. A che risponde Agostino che in questa guisa si correrebbe pericolo di bere in un vaso d’oro d’eloquenza il mortifero ve
gene, e dopo lui Girolamo assomigliarono cotai Libri all’aureo Calice di Babilonia; e a quella lingua, che colui involò ne
Calice di Babilonia; e a quella lingua, che colui involò nel bottino di Hierico, e fu anatema ucciso. Così Valentino, Bas
, e stabilire. Crisostomo chiamolli sepolcri imbiancati, dentro colmi di puzzolenti carnami di vanità, e d’ossa aride di m
omo chiamolli sepolcri imbiancati, dentro colmi di puzzolenti carnami di vanità, e d’ossa aride di mille leggerezze; ma co
iancati, dentro colmi di puzzolenti carnami di vanità, e d’ossa aride di mille leggerezze; ma col dir polito, e eloquente
uesta eloquenza a quel miele che viene in Eraclea, e in qualche luogo di Spagna, non men velenoso, che dolce, per essere d
ccidano. Quanto affermano per queste cose disoneste, più volte lette, di non sentire stimoli, né movimenti della carne, né
le. Rispondo, per avventura ciò sarà vero, quando eglino siano Uomini di stucco. Agostino, ch’era un Uomo ammassato della
ra un Uomo ammassato della pasta comune, pianse per la Favolosa morte di Didone: e Girolamo a Leta vieta la lettura di qua
e per la Favolosa morte di Didone: e Girolamo a Leta vieta la lettura di qualche Libro sacro; come pur fatto avevano gli a
ano gli antichi Ebrei della Cantica, solo perché sotto quelle coperte di parole amorose non vi ricevesse danno: e doverass
entemente concedere la lettura dell’opere, che colme sono d’errori, o di lascivie? Farannosi adunque a credere costoro d’e
erit superbo, induet superbiam? » E usando frequentemente co’ lascivi di poter esser casti? Adunque gli oggetti sensibili
esser casti? Adunque gli oggetti sensibili e turpi cambiando a cenni di costoro natura lasceranno di destare ad opere som
etti sensibili e turpi cambiando a cenni di costoro natura lasceranno di destare ad opere somiglianti le potenze interne?
cambiare l’arie del suono destava ne gl’Uomini diversi affetti d’ira, di mansuetudine, d’ardimento; sì che toccando egli u
oci musicali intenerito, e d’aver dolcemente lacrimato; se con l’arte di regolare, e moderare la flebile voce le Donne, ch
, ma per gli occhi eziandio penetra nell’anima, e rappresenta le cose di molte circostanze vestite? « Segnius irritant an
ere, e per infiammare l’affetto? Isidoro non volle rendere della fuga di cotale Lezione altra ragione, salvo che questa, c
trovamenti loro volentieri accettando, s’idolatra. Quinto, aggiungono di nuovo, che nelle pubbliche, e nello private Libra
nelle pubbliche, e nello private Librarie ritrovasi gran moltitudine di questi Libri riposta che per essere di gran prezz
rie ritrovasi gran moltitudine di questi Libri riposta che per essere di gran prezzo, se si stracciassero, o bruciassero,
gione dell’Idolatria del suo campo. E il Re Iosia discese il Serpente di bronzo, gli Altari, i Tempi, e i Boschi de gl’Ido
Per leggere Libri disonesti non basta come buona ragione l’intenzione di acquistare una certa universalità di sapere? Risp
come buona ragione l’intenzione di acquistare una certa universalità di sapere? Risponde l’Autoret. 1. de Vita Spirit. L.
vos indignos reddidistis non habebitis. » Dresselio nel Niceta scrive di questo soggetto per via di obiezione, e vi rispon
n habebitis. » Dresselio nel Niceta scrive di questo soggetto per via di obiezione, e vi risponde. « At vero disco. Hinc s
ognosco. »l. 1. c. 5. n. 1. Cioè. Imparo molte cose da questa Lezione di Libri osceni. Risponde. « Nimirum discere vis ben
scientiam, stylam, eloquentiam non constare. » Seguita questo Autore di spiegare il suo pensiero con un paragone, dicendo
osceni composti con eloquenza, e erudizione sono simili ad una tazza di generoso vino, nel quale sia immerso un velenoso
e niente vi deformano? E con ciò li gettò via, ne vi fu in Atene, chi di poi volesse più usarli. Libri, che vi fanno diven
sse più usarli. Libri, che vi fanno divenir mostruosi; e il bel volto di Dio, di cui avete un’impronta nell’anima, vi tras
usarli. Libri, che vi fanno divenir mostruosi; e il bel volto di Dio, di cui avete un’impronta nell’anima, vi trasformano
didezze d’impurissimi Autori, se vi è altrove nettare senza feccia, e di sapor tanto più dolce, quanto delle sordidezze de
n non minor apparecchio si deve il Giovane mettere a leggere i Poeti, di quello, che fanno coloro, che per non inebriarsi,
re Composizioni e Libri osceni: voglio privarmi affatto, e per sempre di cotal Lezione. A questo proposito ebbero, credo i
ro tutti quegli Autori Cristiani, e Gentili, che consigliarono sempre di non toccare le Opere degli impuri Scrittori. E a
le accenna i molti, e gravi mali, che si possono trarre dalla Lezione di un Libro osceno, e per conseguenza si deve fuggir
e con generoso proposito abominare. Il secondo Rimedio contro i mali di questo grande abuso è la Proibizione: e di questo
ondo Rimedio contro i mali di questo grande abuso è la Proibizione: e di questo si serve il Concilio di Trento contro i Li
uesto grande abuso è la Proibizione: e di questo si serve il Concilio di Trento contro i Libri, che « ex professe » tratta
e chiaro delle Pitture, scene, e de gli atti impuri, che si proibisca di mirarli. Or che avrebbe detto de’ Libri impudichi
» in Adol. Prodig. p. 58.. Un moderno Dottore Teologo della Compagnia di Gesù scrive intorno alla ProibizioneBaldasaro Cav
i ereticali; acciocché li fuggiamo come pestilentissimi, benché molti di quelli siano forniti di stilo grazioso, e di bell
i fuggiamo come pestilentissimi, benché molti di quelli siano forniti di stilo grazioso, e di bella eloquenza. E egli narr
lentissimi, benché molti di quelli siano forniti di stilo grazioso, e di bella eloquenza. E egli narra questo caso. L’anno
à così grande rispose. « È Calvini Libris » : dalla Lezione de’ Libri di Calvino: appresso del quale mentre leggendo, che
quale mentre leggendo, che questo Eretico dice, che Dio è la cagione di tutti i peccati; e che egli sforza gli Uomini a c
ni a commetterli, io stimai, essere meglio, non concedere l’esistenza di Dio alcuno, che riconoscerne uno di tanto mala co
meglio, non concedere l’esistenza di Dio alcuno, che riconoscerne uno di tanto mala condizione. Dopo questo racconto l’all
il zelo, scienza, e prudenza loro; quindi molti si prendono poca cura di levarli dalle case, e botteghe loro; e non fanno
guono molti inconvenienti, e si scopre la porta ad un esercito grosso di peccati. Il P. Bernardino de Vigliegas scrive per
grosso di peccati. Il P. Bernardino de Vigliegas scrive per acconcio di questo d’una gran persona dicendo. Non permetta V
r. Spir. un abuso così grande, che vedo introdotto in case, e palaggi di gran Signori: dove non é tenuta per persona saggi
e palaggi di gran Signori: dove non é tenuta per persona saggia, chi di somiglianti vanità non gusta; o intorno ad esse n
e infino dalle mani de’ Paggi Staffieri non si possono levare i Libri di Commedie, e di Favolosi Amori. Di questi Libri ne
mani de’ Paggi Staffieri non si possono levare i Libri di Commedie, e di Favolosi Amori. Di questi Libri ne sono piene mol
mmedie, e di Favolosi Amori. Di questi Libri ne sono piene molte case di gente nobile:e per li corridori, e cortili di que
e sono piene molte case di gente nobile:e per li corridori, e cortili di quelle s’incontrano Servitori, che li leggono: e
dire quello, che sento in questa parte, vorrei più tosto, che in casa di V. S. stesse un Demonio che alcuno di questi Libr
, vorrei più tosto, che in casa di V. S. stesse un Demonio che alcuno di questi Libri: imperoché non tanto danno fa un Dem
etture, non lo farà, non vi resta altro, che fare, che se non cacciar di casa, e essi, e li Libri, come nemici dichiarati
nni in infinite anime alle quali i Libri profani d’amori sono cagione di miserabili cadute. E se Virgilio, che è Poeta lat
E io ancora stimo molto ben fatto, e consiglio tutti i Padri, e Madri di famiglia a fuggire ogni trascuraggine in questo n
nell’impura Lezione, e che non conservi veruno, né altro Componimento di oscenità. Nota decima nona. Intorno a questo se
ota decima nona. Intorno a questo secondo Rimedio. Dovrebbero i Capi di casa, i Padri, e Madri di famiglia, per segno di
a questo secondo Rimedio. Dovrebbero i Capi di casa, i Padri, e Madri di famiglia, per segno di buona vigilanza contro il
o. Dovrebbero i Capi di casa, i Padri, e Madri di famiglia, per segno di buona vigilanza contro il pericolo de’ Libri diso
loro cura quello, che i Superiori in molte Religioni hanno costumato di fare; acciocché i loro sudditi Religiosi non rice
Monte Oliveto, i Frati Minori dell’Osservanza; e i Chierici Regolari di S. Paolo. «Vetant ali, Libros novos in Monasteriu
ares S. Pauli in Constitutionibus.  » Ultimamente i Chierici Regolari di S. Paolo nelle Costituzioni hanno ordinato. « Cur
imente il P. Nigrone la diligenza usata de’ Superiori nella Compagnia di Gesù, dicendo. « Ne noceret Nostris horum Libroru
che tali Libri impuri si possono permettere per promuovere gli studi di Umanità a que’ virtuosi, e provetti Personaggi, c
non le osservasse, credo, meriterebbe qualche penitenza. Per acconcio di che mi ricordo d’aver sentito a raccontare, e lo
eri de’ Religiosi in Roma, a fine d’incitarli alla perfezione propria di ciascuno, diede una penitenza ad un certo Religio
tenza ad un certo Religioso, per aver trovato nella sua cella i versi di Francesco Petrarca Poeta Italiano. Ma che diremo
sua cella i versi di Francesco Petrarca Poeta Italiano. Ma che diremo di que’, o Religiosi, o Secolari Ecclesiastici che n
eggere Libri osceni, e disonesti? Io a questi ricordo il breve avviso di Climaco. « Noli antequam virtute spirituali predi
Libros legere, qui menti nocere possint. »Grad. 28. Non volere prima di essere molto ben fortificato nella Virtù spiritua
che possono recar all’animo nocumento. Ricordo anche le gravi parole di S. Girolamo, riposte da Graziano tra’ Canoni. « N
ella Bucolica; e tengono in mano il Poeta Virgilio, prendendo materia di far un peccato di piacere da quello, che a’ Fanci
engono in mano il Poeta Virgilio, prendendo materia di far un peccato di piacere da quello, che a’ Fanciulli è soggetto di
a di far un peccato di piacere da quello, che a’ Fanciulli è soggetto di necessità. Contro questi si possono usurpare le p
to di necessità. Contro questi si possono usurpare le pungenti parole di Pietro Blesense. « Priscianus, et Tullius, Lucanu
bi, et necessitate protegant. »ep. 6. ad. Ludimag. Cioè. Questi Libri di Umanità, e questi Poeti tanto stimati da certi Ec
n grandissimo danno a’ Santa Chiesa, e alla conversione de’ Fedeli: e di più nuocono grandemente alla purità della propria
la mente, che dovendo essere Sacrario dello Spirito Santo, si riempie di versi secolari d’istorie gentilesche, e di senten
Spirito Santo, si riempie di versi secolari d’istorie gentilesche, e di sentenze inutili, e profane? In qual maniera si p
nato, ma voltano, e rivoltano, leggendo per curiosità l’Opere volgari di verso, e di prosa, non pie, ma profane, non pudic
tano, e rivoltano, leggendo per curiosità l’Opere volgari di verso, e di prosa, non pie, ma profane, non pudiche, ma dison
che, ma disoneste; e il Sig. Iddio non li flagella; perché all’errore di consumare inutilmente tanto tempo non basta un’or
rché all’errore di consumare inutilmente tanto tempo non basta un’ora di flagellazione; ma vi vuole la gravissima, e lunga
st’Autore, e le dichiara co’ Santi Padri, massimamente con l’autorità di S. Basilio in prova, che indegne sono delle mani
ium religiosarum officiant. » Cioè. Adunque i Religiosi si vergognano di leggere, anzi di mirare cose tali. E i vani Libri
officiant. » Cioè. Adunque i Religiosi si vergognano di leggere, anzi di mirare cose tali. E i vani Libri si levino affatt
ndo quello, che ho detto nel suo principio, cioè, che i Secolari Capi di casa, per mostrarsi vigilanti contro il pericolo
azione della spiegatura intorno a’ Rimedi. Ci avvisa. S. Buonaventura di due gran mali, che ci vengono dalla vana Lezione,
aggiormente non brucerai tutti questi impuri, che sono contro l’onore di Dio, e della sua Santissima Madre, tuoi Celesti,
i per Figliuolo,né per Figliuola, quello, o quella, che si dilettasse di leggere cose infami contro di te, quanto maggiorm
la, quello, o quella, che si dilettasse di leggere cose infami contro di te, quanto maggiormente meriti tu, di non esser r
e di leggere cose infami contro di te, quanto maggiormente meriti tu, di non esser riconosciuto per Figliuolo, o Figliuola
della morte da Cristo Gesù, né dalla Beatissima Vergine, se tu gusti di cose contrarissime all’onor loro? Per animarsi al
gusti di cose contrarissime all’onor loro? Per animarsi alla pratica di questo rimedio di bruciare l’Opere oscene, giover
trarissime all’onor loro? Per animarsi alla pratica di questo rimedio di bruciare l’Opere oscene, gioverà, credo, non poco
imedio di bruciare l’Opere oscene, gioverà, credo, non poco l’esempio di molti, che già diedero alle fiamme i propri Compo
iamme i propri Componimenti; alcuni de’ quali sono stati da me nomati di sopra nel Motivo 8. alla Nota 14. Il quarto Rimed
ino mostra che il purgar i Libri impuri, è negozio degno dell’impiego di ottimi, e valenti Personaggiin Bibl. P. 1. c. 25.
alenti Personaggiin Bibl. P. 1. c. 25. p. 108. ; né ogni purga riesce di compiuta utilità, e piena soddisfazione: E egli p
i compiuta utilità, e piena soddisfazione: E egli propone due maniere di farla: la prima si è questa. Che da un Autore, ch
neste, e disoneste, si scelgano solo le Operette sue oneste; per atto di esempio, le Ode, gli Epigrammi, e altre, che non
io, vel ex Catullo. » Alcune cose scelte dalle Opere d’Orazio, ovvero di Catullo. La seconda maniera è questa. « Aio, dice
a questo LibroIn Act. c. 19. v. 19. p. 718. si potrebbe porre il nome di qualche buono Autore secondo il parere del P. Lor
osceni usarne de’modesti. Parmi qui riferire una cosa, dice Fr. Luigi di Granatapar. 4. del Simb. al fine., che mi narrò u
arrò un Signor del Consiglio generale della S. Inquisizione del Regno di Portogallo. Contò egli, che andò a chiedere miser
rtogallo. Contò egli, che andò a chiedere misericordia al S. Officio, di sua propria volontà senza esser accusato, un Uomo
uona dottrina; e dandosi molto a questa Lezione, venne ad uscir fuori di quella cecità, in cui stava, e chiese perdono di
venne ad uscir fuori di quella cecità, in cui stava, e chiese perdono di lei, e l’ottenne. Altra cosa, segue il Granata, m
i, e l’ottenne. Altra cosa, segue il Granata, mi raccontò D. Fernando di Carillo, essendo Ambasciatore nel Regno di Portog
a, mi raccontò D. Fernando di Carillo, essendo Ambasciatore nel Regno di Portogallo, il quale dissemi, che un Macometano S
e Meditazione, e lo leggeva molte volte. Di che rideansi i Servitori di casa, e gli domandavano. Hamete che leggi tu ivi?
che da una sacra, e pubblica abitazione si levassero circa due forme di Libri vani; e ve ne mandò due some di spirituali.
ne si levassero circa due forme di Libri vani; e ve ne mandò due some di spirituali. Ho letto di Giovanni di Dio, uomo, di
e forme di Libri vani; e ve ne mandò due some di spirituali. Ho letto di Giovanni di Dio, uomo, di santissima vita, e zela
ibri vani; e ve ne mandò due some di spirituali. Ho letto di Giovanni di Dio, uomo, di santissima vita, e zelantissimo del
e ne mandò due some di spirituali. Ho letto di Giovanni di Dio, uomo, di santissima vita, e zelantissimo della salute dell
Libri buoni, e virtuosi, e comunicandogli ad altri, porgeva occasione di leggere cose oneste, e pure in luogo delle impure
impure, e disoneste. Nella Biblioteca degli Scrittori della Compagnia di Gesù dice l’Autore, che è il P. Filippo Alegambe,
mpagnia di Gesù dice l’Autore, che è il P. Filippo Alegambe, parlando di Gaglielmo Pretere, che era un Uomo « Zelo Dei ple
imprese alle quali applicò l’animo, e le forze questo valente Operaio di Cristo, una fu, che procurò, e ottenne, che si st
che si stampassero moltissimi Libretti buoni, e accomodati allo stato di ciascun Fedele; acciocché questi li leggessero co
da un zelante Pastore, e Vescovo vigilante, che con la pubblicazione di un suo Decreto si bandissero dalle Scuole tutti i
roverai cose meravigliose, generosi fatti, eroiche imprese; altre che di Orlando, o di Rodomonte, e somiglianti altre scio
eravigliose, generosi fatti, eroiche imprese; altre che di Orlando, o di Rodomonte, e somiglianti altre sciocche dicerie,
avole, sogni, paradossi, che gli Uomini senza giudizio, e senza timor di Dio ammirano. Dimmi, che bene puoi tu riportare d
di Dio ammirano. Dimmi, che bene puoi tu riportare da sapere il ratto di Helena, la presa di Troia, i giri di Enea, i lame
mi, che bene puoi tu riportare da sapere il ratto di Helena, la presa di Troia, i giri di Enea, i lamenti di Didone, le, g
tu riportare da sapere il ratto di Helena, la presa di Troia, i giri di Enea, i lamenti di Didone, le, genealogie de gli
pere il ratto di Helena, la presa di Troia, i giri di Enea, i lamenti di Didone, le, genealogie de gli Dei, gli adulteri,
eri erranti, le guerre finte, le prodezze sognate, le virtù ammantate di vizi, e i vizi per forza d’eloquenza preconizzati
e, da chi vi; applica l’animo, e la fatica. In oltre a chi si diletta di versi, rime, poesie, canzoni, sonetti, madrigali,
versi, rime, poesie, canzoni, sonetti, madrigali,e altre Composizioni di cotal fatta non mancano i Libri onesti, e Opere p
de’ viziosi Componimenti.·Deh dimmi, che gusto vero, e sincero hai tu di volgere per la tua bocca Poesie poco oneste, e la
le alle Bestie immonde, delle quali è propri non gustare d’altro, che di bruttezze, e sporchezze? Che confusione sarà la t
Cristiano nel giorno del Giudizio, quando vedrai, che nella comodità di tanti efficaci mezzi alla salute, un de’ quali è
la Lezione de’ Libri onesti, e spirituali, tu sempre ti sarai nutrito di vanità, pasciuto di disonestà ingrassato di velen
onesti, e spirituali, tu sempre ti sarai nutrito di vanità, pasciuto di disonestà ingrassato di veleno mortale di vizi, e
u sempre ti sarai nutrito di vanità, pasciuto di disonestà ingrassato di veleno mortale di vizi, e peccati, vissuto a modo
nutrito di vanità, pasciuto di disonestà ingrassato di veleno mortale di vizi, e peccati, vissuto a modo d’un Gentile, o d
r la morte spirituale all’anima sua . Il Demonio oppresse i figliuoli di Giobbein cat. Ad illud. c. 2. Iob. Filijs suis, e
Nota vigesima prima. Di un altro Rimedio molto importante. La vivezza di un bellissimo ingegno si fa rea di grave colpa, q
medio molto importante. La vivezza di un bellissimo ingegno si fa rea di grave colpa, quando s’impiega nell’espressione de
già dagli Spartani mandato via quel Mitheco eccellentissimo Artefice di ben condite le vivande: ciò seguì; perché conobbe
: ciò seguì; perché conobbero, che egli non mirava ad altro fine, che di recar al gusto, e alla gola compiacimento. Il Poe
he il Poeta era stato nomato Logomagiro, che tanto vale quanto Cuoco, di parole. Si trovano, alcuni cibi, dice Plutarco, i
o gli Antichi? Lasciamo tutti, e lasciamo anche i Moderni; e chi gode di leggere il parere di molti ristretto in breve, le
mo tutti, e lasciamo anche i Moderni; e chi gode di leggere il parere di molti ristretto in breve, legga il P. Famiano Str
ata ragione, senza il debito fine, e può temere d’acquistarsi il nome di Poeta vano, leggero, e ridicolo:e le fatiche sue
leggero, e ridicolo:e le fatiche sue potranno paragonarsi a’ travagli di quel vecchio, insano, che volle far tagliar un’an
per mirar la casa con diletto un suo ben coltivato campetto, la vista di cui gli era impedita dalla selva frapposta, e dal
omponendo per gustare essi al fine, e far gustar ad altri, una stilla di vana miserabile dolcezza, senza il fine della vir
nza il fine della virtuosa utilità. Ma quelli poi, che a Componimenti di solo diletto aggiungono le burle oscene, e gli sc
ondate nella cristiana Virtù. Quelli devono temprar le penne a gloria di Dio, e a difesa, e crescimento della Pudicizia; c
nto della Pudicizia; come l’hanno temprate molto volte a consolazione di Satanasso, ad ingrandimento, e dilatazione della
ruttori infernali de’ buoni costumi, siano ora, con la Lezione pudica di altri loro Componimenti, celesti Riparatori di fi
con la Lezione pudica di altri loro Componimenti, celesti Riparatori di fiorita, e santa purità. E questo è uno de’ più e
morbo, e abuso della Lezione de’ Libri disonesti: perché il solo nome di un celebre .e accreditato Compositore, posto in f
a veruna oscenità, porge al Giovane, e ad altri, che legge, occasione di sincero diletto, e di gustosa utilità. O se io av
ge al Giovane, e ad altri, che legge, occasione di sincero diletto, e di gustosa utilità. O se io avessi presenti tutti i
se io avessi presenti tutti i Moderni Accademici, tutti i Professori di belle Lettere, tutti gli Ingegnosi Poeti, e Prosa
alle fiamme tutti quegli osceni Componimenti, che conservate appresso di voi, e de’ quali non avete ancor comunicate le co
ri Tertulliano, hora fragrate Deum, et divina. » 2. Signori provocate di recuperare, per quanto potete, da gli Amici, e da
ubblicate con le stampe; si conservano in penna appresso molti e sono di non poco scandalo a’ poco virtuosi Conservatori,
e stampate Composizioni; fate se altro non potete, che Fama a gloria di Dio, e a vostro onore con giovamento del prossimo
ingegnoso Principe Giovanni Francesco Pico Mirandolano, il quale dice di se stesso. « Contra mea Opera scribere me paratum
xam. Doctr. Vanit. L. 4. in Proemio p. 1013. Io vi propongo l’esempio di tanti Valent’uomini, che hanno fatto le proprie R
trattazione, con la quale forse in quell’Orizzonte, ove spuntò Aurora di una luce omicida, spunterà il bel mattino di una
zonte, ove spuntò Aurora di una luce omicida, spunterà il bel mattino di una virtuosa vita. 4. Signori imitate il gran Naz
a vita. 4. Signori imitate il gran Nazianzeno, che fatto sacro Cantor di Dio, e santo Poeta, disse. « Organum Dei sum, ac
a loro non comparisca neo alcuno, benché minimo, d’impurità. Ciascuno di voi stimi, che seco ragioni l’addotto Gio. France
am cano mersenisse. »lib. 3. ep. pag. 1338. Felici quelli, che dotati di grande ingegno compongono secondo l’avviso di que
lici quelli, che dotati di grande ingegno compongono secondo l’avviso di questo Valentuomo. E aspettino dal Signor Iddio q
essenziale della gloria. Cesario riferisce, che Riccardo, uomo dotato di bellolib. 12. es. 47., e elevato ingegno, e profe
uomo dotato di bellolib. 12. es. 47., e elevato ingegno, e professore di vita Monacale nella Religione Premonstratense in
rga, scrisse per sua devozione, e per servire al suo Monastero, opere di buoni, e virtuosi Componimenti. Onde il Signor Id
molto grate gli erano state le fatiche impiegate nel condurre l’Opere di que’ buoni Libri. Se ne morì il Religioso Composi
tra, che si manteneva ancor intera, bella e fresca, come un argomento di miracolosa conservazione operata da Dio: onde fu
vina misericordia concedere a tutti voi o Signori simile devozione, e di fare Componimenti puri, e Cristiani. Onde a ciasc
e devozione, e di fare Componimenti puri, e Cristiani. Onde a ciascun di voi potrò dire con Gio. Francesco Pico Mirandolan
iché purtroppo è vero, che alle volte un’Opera Drammatica, abbondante di cose poco modeste, come sono i baci di lascivi Am
n’Opera Drammatica, abbondante di cose poco modeste, come sono i baci di lascivi Amanti, e altri aggiunti di simil fatta,
se poco modeste, come sono i baci di lascivi Amanti, e altri aggiunti di simil fatta, passa col nome di Opera lecita, bell
ci di lascivi Amanti, e altri aggiunti di simil fatta, passa col nome di Opera lecita, bella, e virtuosa; e non con titolo
, passa col nome di Opera lecita, bella, e virtuosa; e non con titolo di Componimento illecito, brutto, e vizioso: e la ra
tium est, turpe quid narrare », benché si faccia con non brutte forme di ragionare. Non è molto tempo, che un Savio, legge
on è molto tempo, che un Savio, leggendo molto attentamente, un’Opera di un moderno Valentuomo, cioè il Pastorfido, la tro
Libro, e disse. Hanno ragione i zelanti, dotti, e virtuosi Cristiani di biasimare la sostanza di questo Libro, e giudicar
gione i zelanti, dotti, e virtuosi Cristiani di biasimare la sostanza di questo Libro, e giudicarlo pernicioso: perché ver
il P. Angelo Orimbelli Veronese, e famoso Predicatore della Compagnia di Gesù, faceva le Lezioni nella Chiesa della Casa P
nella Chiesa della Casa Professa, e un giorno disse, che nello spazio di molti anni, ne’ quali, aveva trattato le Anime, e
, o si erano rovinate in tutto, con leggere il Pastorfido. E aggiunse di più. Io ho sentito dire pubblicamente in Ferrara
n ai giorni dell’universale Giudizio. 5 Signori esortate i Giovanetti di bello Spirito e inclinati allo studio di belle Le
ignori esortate i Giovanetti di bello Spirito e inclinati allo studio di belle Lettere, o in vero, o in prosa, che si aste
animateli alla Lezione de Libri modesti: e se vogliono leggere alcuni di que’ Libri, che nomar si possono misti, cioè, ne’
no con abominazione; e si persuadano, che potranno giungere alla cima di Parnaso, e di Pindo; e anche d’Olimpo, senza camm
zione; e si persuadano, che potranno giungere alla cima di Parnaso, e di Pindo; e anche d’Olimpo, senza camminar, e ascend
he d’Olimpo, senza camminar, e ascendere per viottoli, e per sentieri di sdrucciolosa Oscenità: potranno divenire gloriosi
potranno divenire gloriosi Valentuomini, e valenti imitatori d’Omero, di Virgilio, del Tasso, e d’altri nobili Eroi tra’do
ica, e favolosa Dea, non sarebbero segnalati Poeti, e ingegnosi Fabri di una gloriosa memoria a loro comendazione? Certo s
Confessori, non lasciando passar occasione, che comoda si porga loro, di avvisare con amore, e di correggere con piacevole
passar occasione, che comoda si porga loro, di avvisare con amore, e di correggere con piacevolezza chiunque pratica, sen
omponimenti, i quali sono una manifesta, e prossima occasione a molti di rovinarsi, e però degna d’essere fuggita, da chi
i di rovinarsi, e però degna d’essere fuggita, da chi vuole dar segno di vera Compunzione. « Vera compunctionis iudicium,
il perder tempo nel legger Poesie amorose, Favole piacevoli, e Libri di Cavalleria: perché non sarà comportabile l’udir C
ia il lavorare, mangiare, e dormire. Quanti si pongono a ristrettezza di vita, che sono sforzati col tempo a lasciar l’imp
nfruttuosamente; e tale consumazione è peccaminosa anche per sentenza di Beltrame, che dice. « È vero, che la Commedia è u
verrà render ragione nel tribunal divino, così avverrà d’ogni perdita di tempo, come cosa oziosa, e degna di castigo per l
vino, così avverrà d’ogni perdita di tempo, come cosa oziosa, e degna di castigo per la colpa. E però Crisostomo condanna
onsumitis. »ho. 62. ad pop. E si fondò, credo, nell’Apostolico avviso di San Paolo « Dum tempus habemus, operemur benum. »
n leggere Poesie amorose, né altri Libri, ne’ quali siano oscenità, o di cose, o di parole. E per prova del detto bastino
oesie amorose, né altri Libri, ne’ quali siano oscenità, o di cose, o di parole. E per prova del detto bastino l’autorità,
amente nelle passate Note; alle quali voglio solo aggiungere un luogo di S. Ambrogio, col quale significar pretendo, che i
ll’animo suo, non voler in tempo alcun leggere, né mirare quell’Opere di Poesia, o di Prosa, che saranno con il fetore del
non voler in tempo alcun leggere, né mirare quell’Opere di Poesia, o di Prosa, che saranno con il fetore delle oscenità c
oscenità contaminate, e ammorbate. Ma torniamo a ponderare il parere di Beltrame. Egli domanda. E perché non sarà comport
prescritta da’ Teologi; tutto che Beltrame, e altri suoi pari, Uomini di buona intenzione, ma di colpevole ignoranza, stim
tutto che Beltrame, e altri suoi pari, Uomini di buona intenzione, ma di colpevole ignoranza, stimino di farle moderate ba
pari, Uomini di buona intenzione, ma di colpevole ignoranza, stimino di farle moderate bastevolmente. E invero non basta,
tte, o fatti disonesti, che siano peccati mortali secondo la dottrina di S. Tommaso, e degli altri Teologi. E quando ella
Quando anche la Lezione delle Commedie oscene scritte, o stampate, e di altre Composizioni impudiche, e de’ Libri disones
ento osceno; non solo per le molte ragioni da me spiegate altrove, ma di più per quest’una; che la viva azione de’ Recitan
one, anche Catoniane, e ben composte che mossi non sono dalla lettura di pulite Prose, o d’ingegnose Poesie. Onde scrive i
ose, o d’ingegnose Poesie. Onde scrive il P. Giovanni della Compagnia di Gesù. Se solamente il leggere cose vane, e disone
spettacolo degli occhi Cristiani, e degno d’esser pianto con lacrime di sangue tanto più, quanto men si conoscono danni,
no danni, li quali sono tanto grandi, che può temere un grave castigo di Dio per quelli. Rimetto il benigno Lettore a ciò
di Dio per quelli. Rimetto il benigno Lettore a ciò che per acconcio di questa Ragione ho detto nel Punto Ottavo del Capo
r acconcio di questa Ragione ho detto nel Punto Ottavo del Capo Terzo di questo Libro, trasportando nell’Italiano la Rispo
Parenesi ha stampato con tenor Latino. Quella è un chiarissimo lampo di dottrina, per rendere più risplendente la bellezz
iarissimo lampo di dottrina, per rendere più risplendente la bellezza di questa Ragione, con la quale rimane chiuso, quant
fragilità, a’ quali accomodo per ultimo, e ricordo la breve sentenza di S. Ambrogio. « Non curare, quod feceris, summa in
. 1. offic. .c. 13. È crudele contro contro l’anima sua, chi non cura di far penitenza opportuna per lo peccato commesso n
mmesso nello scrivere poco, modestamente. GIUDIZIO CHE SI PUO FARE di quelle Commedie, che si rappresentano tal’ora con
PUO FARE di quelle Commedie, che si rappresentano tal’ora con titolo di onesta ricreazione da persone ascritte in un’osse
»Prov. 30, 33. Si trovano alle volte certi Sopraintendenti al governo di virtuosa Congregazione i quali non devono mostrar
modesti, da’ quali, come da buona semenza si raccoglie copiosa messe di virtuosissimo frutto. Tale si è lo spasso Teatral
a Rappresentazione: e se domandano licenza, come ubbidienti Figliuoli di Congregazione, il negarla loro pare una rigidezza
o pare una rigidezza più che Catoniana: pare un volere che lo spirito di Uomo sia pure spirito di Angelo; e pure ogn’uno s
che Catoniana: pare un volere che lo spirito di Uomo sia pure spirito di Angelo; e pure ogn’uno sa, che lo spiriti nostro
uno sa, che lo spiriti nostro è congiunto col corpo; onde per diritto di ragione se gli deve concedere qualche corporale s
ollazzo, e qualche sensibile passatempo. Ora che giudizio si può fare di questo caso? Io stimo che forse colpirò nel segno
izio si può fare di questo caso? Io stimo che forse colpirò nel segno di qualche buona risposta con lo scrivere fedelmente
Città molto principale d’Italia, cioè in Fiorenza; ove certi Giovani di una Congregazione di virtuosi Artisti, giudicata
le d’Italia, cioè in Fiorenza; ove certi Giovani di una Congregazione di virtuosi Artisti, giudicata di molto spirito, e g
ove certi Giovani di una Congregazione di virtuosi Artisti, giudicata di molto spirito, e governata da savi Religiosi, des
udicata di molto spirito, e governata da savi Religiosi, desideravano di esercitarsi per fare tra Natale, e Carnevale una
sercitarsi per fare tra Natale, e Carnevale una modesta Commedia. Uno di loro chiese licenza, e da lui, e da altri furono
roporre, e ponderare, per vedere, se sono degne d’impetrar la licenza di far Commedie, e se que’ virtuosi Congregati se ne
con questa forma la prima Ragione. Bisogna concedere qualche negozio di ricreazione a’ virtuosi Giovani, per mantenerli a
ntenti; perché quando vivono mesti, e scontenti, e non hanno lo sfogo di un onesto trattenimento, danno nell’indecenza, e
a, e nello sconvenevole. Quel fiume, che si schiude tra la strettezza di troppo anguste ripe, cagiona, che le sue onde, di
venute altiere sdegnano i ponti, gli argini, i ripari, quasi risolute di avanzarsi nell’ampiezza de’ campi, e nella profon
tener contenti i Giovani, conceda loro qualche consolativo rinfresco di gioconda ricreazione. E tale si è quello di una m
che consolativo rinfresco di gioconda ricreazione. E tale si è quello di una modesta Commedia, fatta da loro con pubblica
e non disprezzata. Conviene, che si conceda qualche spasso a’ Giovani di Congregazione: ma non quello spasso, che è sospet
sso a’ Giovani di Congregazione: ma non quello spasso, che è sospetto di recar nocumento spirituale, e che non si suole pr
e che non si suole praticar da’ buoni Congregati. Essi per li giorni di lavoro non hanno bisogno di ricreazioni, ma di fa
da’ buoni Congregati. Essi per li giorni di lavoro non hanno bisogno di ricreazioni, ma di fatiche per guadagnarsi onorat
ti. Essi per li giorni di lavoro non hanno bisogno di ricreazioni, ma di fatiche per guadagnarsi onoratamente il danaro ne
he se l’osservano con puntualità, non avanza loro tempo per l’impiego di una vanità, quale si è per ordinario l’esercizio
’esercizio della Commedia. Contro questo dicono alcuni, che nel tempo di verno le veglie durano fino alle 4. ovvero 5. ore
i, che nel tempo di verno le veglie durano fino alle 4. ovvero 5. ore di notte, e che però le sere de’ giorni festivi i Gi
po esser stati ad una Congregazione detta la Tornata sino alle 2. ore di notte corrono pericolo di sviarsi con le male Com
regazione detta la Tornata sino alle 2. ore di notte corrono pericolo di sviarsi con le male Compagnie, e con le cattive r
ltre veglie, per non porsi a qualche pericolo, e per non dar sospetto di mala vita, o di scandalo a’ Parenti, che bramano
non porsi a qualche pericolo, e per non dar sospetto di mala vita, o di scandalo a’ Parenti, che bramano il loro presto r
loro presto ritorno a casa. Ho saputo da persona grave, giudiziosa e di molto credito e autorità, che il B. Servo di Dio
sona grave, giudiziosa e di molto credito e autorità, che il B. Servo di Dio Hippolito Galatino era solito di dire, che i
dito e autorità, che il B. Servo di Dio Hippolito Galatino era solito di dire, che i Giovani forniti di vera modestia, e g
o di Dio Hippolito Galatino era solito di dire, che i Giovani forniti di vera modestia, e gli Uomini di virtuosa mortifica
solito di dire, che i Giovani forniti di vera modestia, e gli Uomini di virtuosa mortificazione non se ne vanno, né devon
a mortificazione non se ne vanno, né devono andar a cercar passatempi di conversazione in questa, o in quell’altra casa; m
o la Tornata tutta spirituale, e fruttuosa, e dopo gli esercizi santi di Congregazione vanno mendicando trattenimenti, e p
us ». Si aggiunge: che quando un Giovane ha faticato assai ne’ giorni di lavoro, vegliando di più la sera nelle fatiche si
e quando un Giovane ha faticato assai ne’ giorni di lavoro, vegliando di più la sera nelle fatiche sino alle 4. ovvero 5.
ro, vegliando di più la sera nelle fatiche sino alle 4. ovvero 5. ore di notte; credo, che nelle sere festive, se egli non
e, quanto gli parerà. In oltre non si può tacere, che quella ritirata di molti Giovani insieme dopo la Tornata, come fatta
ta, come fatta, non in Chiesa né in Congregazione, né con la presenza di qualche Superiore, né di altra persona assegnata
iesa né in Congregazione, né con la presenza di qualche Superiore, né di altra persona assegnata dal Padre di Congregazion
resenza di qualche Superiore, né di altra persona assegnata dal Padre di Congregazione, è pericolosa di dare in qualche di
é di altra persona assegnata dal Padre di Congregazione, è pericolosa di dare in qualche difetto considerabile, e indegno
one, è pericolosa di dare in qualche difetto considerabile, e indegno di ogni buon, e virtuoso Congregato. La vera Virtù s
lano gli Arghi con cent’occhi: i Destrieri anche domati hanno bisogno di qualche freno; ne essi sogliono servir di freno a
anche domati hanno bisogno di qualche freno; ne essi sogliono servir di freno a se medesimi bastevolmente. Nota seconda.
abominevolezza sua, non può ritenersi, che non procuri a tutto sforzo di rovinare ogni minima occasione di viziosa colpa,
rsi, che non procuri a tutto sforzo di rovinare ogni minima occasione di viziosa colpa, e di peccato mortale. Su questi fo
a tutto sforzo di rovinare ogni minima occasione di viziosa colpa, e di peccato mortale. Su questi fondamenti di buona sp
ccasione di viziosa colpa, e di peccato mortale. Su questi fondamenti di buona spiritualità ergono alcuni la fabrichetta d
à mentre dicono, che con, dare licenza a’ Giovani della Congregazione di far una modesta Commedia, impediscono molti pecca
Congregato. Si risponde a questa Ragione; che vana riesce la speranza di impedir molti peccati con il mezzo di fare un pub
ne; che vana riesce la speranza di impedir molti peccati con il mezzo di fare un pubblica appresso Rappresentazione; anzi
n pubblica appresso Rappresentazione; anzi si può temere fondatamente di non dare con il pubblico Recitamento, e con i pre
citamento, e con i preamboli suoi dell’esercizio, colpevole occasione di fare, e di moltiplicare molti peccati, e a’ Recit
e con i preamboli suoi dell’esercizio, colpevole occasione di fare, e di moltiplicare molti peccati, e a’ Recitanti, e a g
eccati, e a’ Recitanti, e a gli Ascoltanti. Forse io parerò a tal’uno di dire cosa impossibile, o almeno confinante con un
co distintamente. Dicesi, che s’impediscono molti peccati ne’ Giovani di Congregazione. Ora io domando. Che peccati sono?
ne’ Giovani di Congregazione. Ora io domando. Che peccati sono? Forse di brutte disonestà, o di scandalosi giochi, o di ma
zione. Ora io domando. Che peccati sono? Forse di brutte disonestà, o di scandalosi giochi, o di mangiamenti epuloneschi,
he peccati sono? Forse di brutte disonestà, o di scandalosi giochi, o di mangiamenti epuloneschi, o di scellerate Compagni
te disonestà, o di scandalosi giochi, o di mangiamenti epuloneschi, o di scellerate Compagnie, o di altre colpe gravi, e a
si giochi, o di mangiamenti epuloneschi, o di scellerate Compagnie, o di altre colpe gravi, e abominevoli? Non credo, che
ompagnie, o di altre colpe gravi, e abominevoli? Non credo, che niuno di Congregazione sia tanto rilassato nello spirito,
tanto rilassato nello spirito, che, se non è impedito con l’esercizio di recitar in Commedia, sia per rompersi il collo in
o della Congregazione chi vivesse con tanta rilassazione: non è degno di star tra buoni, chi vi vuol stare nemico della bo
ericolo d’infettarle a poco a poco tutte. Chi ben governa non è privo di tale accorgimento. Di più io domando. La radunanz
una comica allegrezza, e forse con qualche libertà, e senza Superiore di rispetto, è ella mezzo di sua natura proporzionat
orse con qualche libertà, e senza Superiore di rispetto, è ella mezzo di sua natura proporzionato ad impedir molti peccati
praticamente conosce i Giovani anche virtuosi, e santi. Basta un poco di loto per intorbidare la purità d’un cristallino f
lbergo tra suoi Parenti, e tra domestici, che con la radunata in casa di altri tra’ forestieri? Qui non vale quella Regola
i, che divisi nelle case loro, né fan peggio, né vi trovano occasione di peggiorare. Si può ben temere, che esercitandosi
ntare una Comica Azione, commettano molti, peccati, almeno veniali, o di superflue spese, o di mormorazioncelle, o di gare
e, commettano molti, peccati, almeno veniali, o di superflue spese, o di mormorazioncelle, o di gare, e di risse giovanili
ccati, almeno veniali, o di superflue spese, o di mormorazioncelle, o di gare, e di risse giovanili, o di altre simili imp
no veniali, o di superflue spese, o di mormorazioncelle, o di gare, e di risse giovanili, o di altre simili imperfezioni.
flue spese, o di mormorazioncelle, o di gare, e di risse giovanili, o di altre simili imperfezioni. Per non dir poi del pe
ovanili, o di altre simili imperfezioni. Per non dir poi del pericolo di fare una Commedia, modesta sì in parte, ma non in
ntermedi suoi. Che se questo sarà, ecco si scopre la manifesta vanità di questa seconda Ragione, la quale con zelo d’imped
ta seconda Ragione, la quale con zelo d’impedir peccati, da occasione di commetter peccati. Orsù diamo lunga la briglia al
s’impediscano ne’ Giovani Recitanti con l’impiego, e con l’occasione di provarsi, e esercitarsi comicamente in Scena: cer
che in quella radunata moltitudine non siano molti, che poco timorati di Dio non colgano spine, ove fioriscono rose? E non
orme della disonestà? Ah quella radunanza notturna con quel miscuglio di varie persone ad udire un allegro, e comico Recit
to poche volte, come fanno i pratici, riesce libero dal brutto titolo di Seminari di fornicazioni, di adulteri, e di altre
te, come fanno i pratici, riesce libero dal brutto titolo di Seminari di fornicazioni, di adulteri, e di altre peccaminose
pratici, riesce libero dal brutto titolo di Seminari di fornicazioni, di adulteri, e di altre peccaminose impurità. Non è
libero dal brutto titolo di Seminari di fornicazioni, di adulteri, e di altre peccaminose impurità. Non è molto tempo, ch
in una Città nobilissima, e tra le principali d’Italia una Compagnia di virtuosissimi Giovani recitò nel tempo Carnevales
ssimi Giovani recitò nel tempo Carnevalesco una Rappresentazione, non di burle né di buffonerie, ma di virtù, e d’eroiche
i recitò nel tempo Carnevalesco una Rappresentazione, non di burle né di buffonerie, ma di virtù, e d’eroiche perfezioni;
Carnevalesco una Rappresentazione, non di burle né di buffonerie, ma di virtù, e d’eroiche perfezioni; e fu intitolata co
onerie, ma di virtù, e d’eroiche perfezioni; e fu intitolata col nome di un Santo di vita molto meravigliosa. Or che giudi
i virtù, e d’eroiche perfezioni; e fu intitolata col nome di un Santo di vita molto meravigliosa. Or che giudizio si fece
grande inconveniente. Molte Donne onorate vi andarono, per esser cosa di un Santo; e alcune vi condussero le Figliuole che
no monacare; quando ecco tra gli Uditori certi Giovani, troppo liberi di lingua, cominciarono a dire disoneste parolacce,
oco dopo assai peggio. I virtuosi Recitanti l’avevano fatta due volte di Carnevale: Giunta la Quaresima, la vollero fare l
llero fare la terza volta: e si disse, che la facevano per l’Instanza di un Principe; il che non fu creduto; perché tal Pr
creduto; perché tal Principe se n’andò da quella Città sul principio di Quaresima: la vera cagione si stimò, che fosse l’
medesimi Recitanti, che vollero, che le Donne parenti loro godessero di quello Spettacolo giocondo, e virtuoso. La fecero
quelli, diedero, anche non volendo, occasione a molte persone deboli di virtù, per non dire, affatto viziose, di far udir
sione a molte persone deboli di virtù, per non dire, affatto viziose, di far udire parole indegne, di far sentire disonest
di virtù, per non dire, affatto viziose, di far udire parole indegne, di far sentire disonesti Atti, e di far vedere un mi
iziose, di far udire parole indegne, di far sentire disonesti Atti, e di far vedere un miscuglio grandemente scandaloso. N
astò per frenare quella sfrenata libertà, il ricordare, che era tempo di Quaresima, e giorno di Venerdì sacrato di Marzo.
sfrenata libertà, il ricordare, che era tempo di Quaresima, e giorno di Venerdì sacrato di Marzo. Or vada uno a dire. L’A
il ricordare, che era tempo di Quaresima, e giorno di Venerdì sacrato di Marzo. Or vada uno a dire. L’Azione si può fare;
ssendo in se modesta, impedire molti peccati ne’ Giovani: non è degno di credenza un cotal detto. Concludiamo dunque, che
qualcuno s’impedisce in quelli, si porge ad altri probabile comodità di farsi rei di molti, e gravi peccati. Non impedisc
mpedisce in quelli, si porge ad altri probabile comodità di farsi rei di molti, e gravi peccati. Non impedisce assolutamen
e Colpe al parere de’ Cristiani Galeni: ma più tosto è un medicamento di consolazione, il quale, se non è ben corretto; fa
Uditori. Nota terza. Della Terza Ragione, cioèAltre volte i Giovani di Congregazione hanno fatto le Commedie. L’occhio m
ad uno, senza che da lui si debba, o si possa prescrivere la facoltà di reiterarlo a suo volere. Col soave suono di quest
sa prescrivere la facoltà di reiterarlo a suo volere. Col soave suono di questa musica, ben’accordata nel coro della verit
e, portata da coloro, che argomentano, dicendo. Altre volte i Giovani di Congregazione hanno fatto la Commedia: adunque po
zione hanno fatto la Commedia: adunque possono domandar, e pretendere di ottenere licenza di fare una modesta, e Comica Ra
Commedia: adunque possono domandar, e pretendere di ottenere licenza di fare una modesta, e Comica Rappresentazione. Si r
ica Rappresentazione. Si risponde, che è vero, che altra volta alcuni di Congregazione hanno fatto la Commedia, ma con mol
mostrato gagliardo risentimento, forse per non porre alcuni nel punto di essere licenziati, o di licenziarsi dalla Congreg
timento, forse per non porre alcuni nel punto di essere licenziati, o di licenziarsi dalla Congregazione, ovvero per non m
però si procede con prudenza, e con carità, avvisando, che chiunque è di Congregazione, deponga il pensiero di recitar Com
rità, avvisando, che chiunque è di Congregazione, deponga il pensiero di recitar Commedie, o altra Azione senza domandar,
’occasione de gli errori, fatti altre volte, non è patente, per farli di nuovo con liberta, ma più tosto è fondata Ragione
unque si sente stimolato dall’altrui onorate operazioni. Con la forza di questa persuasiva alcuni stimano di provare, e d’
onorate operazioni. Con la forza di questa persuasiva alcuni stimano di provare, e d’ottenere che si debba conceder licen
alcuni stimano di provare, e d’ottenere che si debba conceder licenze di recitar qualche Commedia a’ Congregati; perché al
spiegare co’ termini del tenor seguente. Qualche Congregazione piena di soggetti Spirituali, che camminano con perfetta o
tuto, ha fatto, e fa qualche volta una Rappresentazione con l’impiego di alcuni suoi soggetti, designati da’ Superiori, i
tto ciò l’attuale loro Recitamento non si fa in una casa della Città, di notte, con pubblico concorso di molte persone, né
to non si fa in una casa della Città, di notte, con pubblico concorso di molte persone, né con miscuglio di Uomini, e di D
à, di notte, con pubblico concorso di molte persone, né con miscuglio di Uomini, e di Donne: ma di giorno, fuori della Cit
con pubblico concorso di molte persone, né con miscuglio di Uomini, e di Donne: ma di giorno, fuori della Città, in qualch
concorso di molte persone, né con miscuglio di Uomini, e di Donne: ma di giorno, fuori della Città, in qualche luogo ritir
gazione, sì che quella Commedia, o Rappresentazione serve per un poco di virtuosa ricreazione a’ quelle persone spirituali
ione a’ quelle persone spirituali congregate; e non si corre pericolo di scandalosa dissoluzione, né di altro inconvenient
li congregate; e non si corre pericolo di scandalosa dissoluzione, né di altro inconveniente. Così procede tal volta, come
, la virtuosissima, e esemplare Congregazione instituita dal B. Servo di Dio Hippolito Galatino in Fiorenza. Né questo mod
ta dal B. Servo di Dio Hippolito Galatino in Fiorenza. Né questo modo di rappresentare merita biasimo alcuno ma lode per s
r sentenza de’ Savi, e de’ zelanti stimatori delle cose; poiché serve di un gentilissimo sorso di fresca onda, che ricrea
’ zelanti stimatori delle cose; poiché serve di un gentilissimo sorso di fresca onda, che ricrea un tantino, chi non ricus
tilissimo sorso di fresca onda, che ricrea un tantino, chi non ricusa di essere ricreato dalle fatiche dello spirito con u
iche dello spirito con una virtuosa consolazione. Ma per ragionar poi di altre Congregazioni, dico, che io so da persona d
ragionar poi di altre Congregazioni, dico, che io so da persona degna di molta fede, e molto pratica e vecchia, che in un’
della medesima Fiorenza si è fatta qualche volta un’Azione o Commedia di modesto argomento; ma con l’occasione de’ necessa
edia di modesto argomento; ma con l’occasione de’ necessari esercizi, di altri soliti preamboli, e dell’attuale pubblico,
amento, n’è seguito in molti Congregati una tale, e tanta diminuzione di spirito, e di fervore, che appena dopo lo spazio
guito in molti Congregati una tale, e tanta diminuzione di spirito, e di fervore, che appena dopo lo spazio di un anno int
tanta diminuzione di spirito, e di fervore, che appena dopo lo spazio di un anno intiero si sono ridotti a sesto: l’armoni
ù si sconcerta con facilità; e poi difficilmente, anche con lunghezza di tempo, si torna al punto del suo bene aggiustato,
to, e armonioso concento: e però saggiamente i principali, e più savi di quella Congregazione stabilirono tra loro di vole
i principali, e più savi di quella Congregazione stabilirono tra loro di voler impedire queste Teatrali Ricreazioni, tropp
un bellissimo soggetto. Non voglio aggiungere cosa alcuna in riguardo di qualche altra Congregazione, che forse, o non cam
ella Città, e fa Commedie, l’esempio suo non è sicuro esemplare a noi di santa, professione; non è il costume di deve port
non è sicuro esemplare a noi di santa, professione; non è il costume di deve portar per ottima forma di perfetti costumi,
santa, professione; non è il costume di deve portar per ottima forma di perfetti costumi, e degni dell’imitazione di colo
portar per ottima forma di perfetti costumi, e degni dell’imitazione di coloro, che professano voler sempre avanzarsi nel
e di coloro, che professano voler sempre avanzarsi nell’accrescimento di più consumata virtù, e santa vita. Molte cose da
no spesso qualche modesta Commedia, o altra Rappresentazione. A tempo di burrascosa Fortuna si veleggia, come si può; e il
edere, come si vuole. Alcuni Congregati si vagliono per buona Ragione di far Commedie dell’esempio di que’ Giovani student
Congregati si vagliono per buona Ragione di far Commedie dell’esempio di que’ Giovani studenti che vivono ne’ Seminari, e
l’esempio di que’ Giovani studenti che vivono ne’ Seminari, e Collegi di Roma, o in altri Convitti d’altre Città; e dicono
a, o in altri Convitti d’altre Città; e dicono. Come quelli nel tempo di Carnevale, o d’altra stagione dell’anno, fanno al
qualche modesta Rappresentazione: così i Giovani della Congregazione di Artisti possono di Carnevale, e di Estate ricrear
ppresentazione: così i Giovani della Congregazione di Artisti possono di Carnevale, e di Estate ricrearsi modestamente con
così i Giovani della Congregazione di Artisti possono di Carnevale, e di Estate ricrearsi modestamente con l’impiego di qu
ossono di Carnevale, e di Estate ricrearsi modestamente con l’impiego di qualche scenico, e pubblico Recitamento. Ma si ri
ico, e pubblico Recitamento. Ma si risponde, che questa Ragione manca di buon fondamento, e è molto difettosa nella forza
impiego, o per quasi evidente necessità, o per molto efficace Ragione di schifare l’incontro di maggiore, o almeno grave i
idente necessità, o per molto efficace Ragione di schifare l’incontro di maggiore, o almeno grave inconveniente: da’ quali
presiede quasi provvido Nocchiere al timone, e al governo spirituale di una Congregazione di Persone, che ne’ giorni di l
ido Nocchiere al timone, e al governo spirituale di una Congregazione di Persone, che ne’ giorni di lavoro travagliano a p
al governo spirituale di una Congregazione di Persone, che ne’ giorni di lavoro travagliano a pro del loro vitto; e, nelle
Giovani del Seminario Romano l’esercitarsi in qualche Azione in tempo di Carnevale. E quel, che dirò di quel luogo, si pot
esercitarsi in qualche Azione in tempo di Carnevale. E quel, che dirò di quel luogo, si potrà intendere di altri Convitti,
empo di Carnevale. E quel, che dirò di quel luogo, si potrà intendere di altri Convitti, ne’ quali si attende ad una virtu
re di altri Convitti, ne’ quali si attende ad una virtuosa educazione di Giovani Studenti. Ogni Uomo fornito di senno, e d
nde ad una virtuosa educazione di Giovani Studenti. Ogni Uomo fornito di senno, e di prudenza conosce, che molto ben fatto
irtuosa educazione di Giovani Studenti. Ogni Uomo fornito di senno, e di prudenza conosce, che molto ben fatto si è, che n
la Casa in fine non è un Oratorio, per dimorarvi in continui esercizi di devozione; né è una Scuola, per starvi con assidu
la Letteratura. E il tempo Carnevalesco porge occasione alla Gioventù di bramar qualche intermissione da gli studi, e qual
he onesta, e gioconda ricreazione; e se non si concede, si può temere di turbazione, d’inquietudine, e di sollevamento con
; e se non si concede, si può temere di turbazione, d’inquietudine, e di sollevamento con molto scapito della domestica di
molti anni sono, che per ricreare la Gioventù del Seminario in tempo di Carnevale, si facessero venir i Mercenari Commedi
destia, si lasciò quel costume, e si diede a’ Giovani stessi comodità di recitare: e questo tutt’ora si continua, e riesce
ale si esercitano prima tra loro con la presenza del loro Prefetto, o di altro Superiore; e senza mai trattar con Giovani
loro Prefetto, o di altro Superiore; e senza mai trattar con Giovani di altra Camerata. Né per questo recitate si fa molt
te lontana da peccati carnevaleschi, e occupata nella felice riuscita di un giudizioso Recitamento per guadagnarsi, applau
ore al desiderio, che hanno alcuni della Congregazione degli Artisti, di far Commedie nel tempo da Natale a Carnevale: ma
a Carnevale: ma è bensì un’efficace arringo, per correr l’asta contro di loro; perché la necessità costringe a far alcune
o inconveniente. Ma per governare in spirito virtuosi Giovani Artisti di una Congregazione, non si scorge necessità di far
irtuosi Giovani Artisti di una Congregazione, non si scorge necessità di far Commedie: e se si facessero, seguirebbe almen
adunerebbero senza Superiore ad esercitarsi; forse anche con pericolo di far altro con tale occasione. Il suono di questa
i; forse anche con pericolo di far altro con tale occasione. Il suono di questa tromba non stuona punto all’orecchio di qu
le occasione. Il suono di questa tromba non stuona punto all’orecchio di quel savio, e provvido Congregazionista, che a mo
o all’orecchio di quel savio, e provvido Congregazionista, che a modo di generoso Combattente professa militar sotto la ba
ta Ragione, cioèAlcuni si convertono stando alla Commedia. È un lampo di bella luce di cortesia il credere tal volta certe
oèAlcuni si convertono stando alla Commedia. È un lampo di bella luce di cortesia il credere tal volta certe proposizioni,
le quali se non sono strettissimi nodi, almeno hanno grande apparenza di stretta difficoltà. Tale si e quella proposizione
pigliatura alla spiritualità; perché sono stati Spettatori, e Uditori di una modesta Commedia. Io certo facilmente credo,
tri tempi i Comici Santi facevano le loro sante Commedie, tutte piene di pietosi affetti, di santi pensieri e di spiritual
anti facevano le loro sante Commedie, tutte piene di pietosi affetti, di santi pensieri e di spirituali, e sacri documenti
o sante Commedie, tutte piene di pietosi affetti, di santi pensieri e di spirituali, e sacri documenti; molti peccatori si
, che da un’Azione rappresentata da virtuosi Giovani, con l’indirizzo di Maestri, uomini veri spirituali, e ottimi Istrutt
veri spirituali, e ottimi Istruttori si cagiona spesso la Conversione di molti. E so, che quando in Roma nel passato secol
izio, opera del P. Stefano Tucci Siciliano, Sacerdote della Compagnia di Gesù, e uomo di ottimo ingegno, e grandemente ama
P. Stefano Tucci Siciliano, Sacerdote della Compagnia di Gesù, e uomo di ottimo ingegno, e grandemente amato, e stimato pe
ttrina dal prudentissimo Pontefice Clemente VIII. molti si compunsero di modo, che risolsero d’abbandonare i belli, e graz
trare nel penoso deserto della santa penitenza, abbracciando la Croce di Cristo per mezzo della vita mortificata, e della
a mortificata, e della Religiosa Professione. Ma che Giovani, forniti di Virtù ordinaria, facciano una Commedia, se ben mo
o credere; e voglio dire, che un tale evento si è un’ottima occasione di lodar grandemente la, Divina Maestà, la quale può
, sa, e tal volta anche vuole operare stupore, e meraviglie per mezzo di mezzi molto sproporzionati secondo l’umano intend
nto. So, che molto grande è la forza delle Rappresentazioni: in prova di che Beltrame nel suo Discorso al c. 41. scrive co
pia, ove girarsi, e che dopo molti pensieri si disponga mutar vita, è di voler chieder perdono al Padre; e che incontrando
ato a capo chino, si rivolga pietoso verso quello con gli occhi colmi di lacrime, e dica in fioca voce. Padre. Solamente q
i altri trattenimenti sono inferiori alla Commedia; poiché sono privi di così nobili avventure. Sin qui discorre il Comico
i discorre il Comico. Ma io ricordo, che tali venture succedono molto di rado, e sono come le cose miracolose, e molto str
inarie: onde non veggo, con quanta prudenza, o con quanta probabilità di buono esito si regolerebbe un uomo zelante delle
uomo zelante delle anime, se per convertir peccatori, usasse il mezzo di una profana Commedia, benché modesta: massimament
ssatempo; l’orazione frequente, e affettuosa al Sig. Iddio; l’offerta di molti digiuni, discipline, e altre penitenze; la
scipline, e altre penitenze; la correzione fraterna fatta con affetto di cordialissima destrezza e con arte di dolcissima
ione fraterna fatta con affetto di cordialissima destrezza e con arte di dolcissima destrezza; l’ingegnosa diligenza di co
a destrezza e con arte di dolcissima destrezza; l’ingegnosa diligenza di condurre ad udir la diurna parola nelle Chiese, n
ima Avvocata de’ peccatori, Maria nostra Signora. E tanti altri mezzi di simil fatta, che la servente carità, e il santo z
che la servente carità, e il santo zelo suol suggerire a’ veri Servi di Dio, e agli amatori della salvezza altrui. Ma dat
atori della salvezza altrui. Ma dato, e concesso, che con l’occasione di un modesto Recitamento si convertissero alcuni. C
iti non si scontentano? E chi può dire, che non sia maggiore i numero di quelli che si convertono? Il Teatro profano, benc
dubito, che abbia forza maggiore, per ingenerare nel cuore lo spirito di vanità, che per farvi nascer le brame, e i propos
re lo spirito di vanità, che per farvi nascer le brame, e i propositi di santità. E poi se alcuni si sono convertiti, biso
sono convertiti, bisogna nutrirli delicatamente, come tanti Fanciulli di latte, bisogna allevarli, e fomentarli nel bene c
tà delle Commedie; acciocché conoscano vivamente il bisogno che hanno di piangere amaramente i peccati della passata vita,
la loro perseverante conversione. Io credo, che le spirituali ferite di quelli convertiti, per sanare bene hanno bisogno
spirituali ferite di quelli convertiti, per sanare bene hanno bisogno di altro impiastro, che del comico lenitivo: essi de
pregar il Signore con S. Agostino, dicendo spesso, con devoto affetto di contrito cuore. « Hic unt, hic seca, ut in eternu
rdono in Paradiso. Essi devono aggiustar molto bene i conti del Libro di coscienza, e soddisfar, per quanto possono, e lar
’occhio, regolato dalla ragione, a questo bersaglio, non si cureranno di scoccar le saette de’ loro pensieri alla vanità d
convertirebbero, si deve applicar l’animo, e la fatica all’esercizio di Commedia; poiché il guadagno può essere a guisa d
tica all’esercizio di Commedia; poiché il guadagno può essere a guisa di quattro gocciole, e lo scapito a modo di copioso
guadagno può essere a guisa di quattro gocciole, e lo scapito a modo di copioso fonte, o di fiume grosso, e traboccante f
a guisa di quattro gocciole, e lo scapito a modo di copioso fonte, o di fiume grosso, e traboccante fuori dalle sponde de
cioèLa Congregazione non è, come era nel suo principio, una radunanza di persone di santissima vita, che attendevano solo
regazione non è, come era nel suo principio, una radunanza di persone di santissima vita, che attendevano solo alla spirit
a, che attendevano solo alla spiritualità, e al zelo dell’Anime, ma è di persone buone, e virtuose. La confessione del dif
di persone buone, e virtuose. La confessione del difetto deve servir di freno per la sua correzione: e chi conosce scadut
conosce scaduto dal primiero capitale della vera Virtù, deve procurar di ridursi alle prime ricchezze, e non avventurarsi
lle prime ricchezze, e non avventurarsi ad altra fortuna con pericolo di urtar nello scoglio di un totale, e disonorato fa
non avventurarsi ad altra fortuna con pericolo di urtar nello scoglio di un totale, e disonorato fallimento di bontà. Che
pericolo di urtar nello scoglio di un totale, e disonorato fallimento di bontà. Che strana ragione è quella, che a favor d
ella perfezione. O miseria de’ miseri nostri tempi: o mutazione degna di copiose lacrime, e di doloroso compatimento. O or
eria de’ miseri nostri tempi: o mutazione degna di copiose lacrime, e di doloroso compatimento. O oro cangiato dal suo spl
to fervore: tuttoche si sia fatta qualche accidentale mutazione, come di numero più copioso di Congregati; di alcuni Giova
i sia fatta qualche accidentale mutazione, come di numero più copioso di Congregati; di alcuni Giovani che portano i zazza
lche accidentale mutazione, come di numero più copioso di Congregati; di alcuni Giovani che portano i zazzaroni; di on and
più copioso di Congregati; di alcuni Giovani che portano i zazzaroni; di on andare unitamente tutti al luogo di ricreazion
ovani che portano i zazzaroni; di on andare unitamente tutti al luogo di ricreazione, e di altre simili circostanze; dalle
i zazzaroni; di on andare unitamente tutti al luogo di ricreazione, e di altre simili circostanze; dalle quali non si argu
i come buona, e efficace; e da se medesima se ne cade senza l’impulso di altra oppugnazione. Come se poi alcun volesse con
ristoro spirituale l’esercizio della Scena, e il pubblico Recitamento di una profana Commedia; anzi è mezzo per ordinario
nocivo, e pernicioso. Non si riscalda il freddo focolaro con i pezzi di ghiaccio: né si ristora la sanità languente con i
on i pezzi di ghiaccio: né si ristora la sanità languente con il cibo di vana, o di niuna sostanza: il fervore della carit
di ghiaccio: né si ristora la sanità languente con il cibo di vana, o di niuna sostanza: il fervore della carità si recupe
sostanza: il fervore della carità si recupera con fervorosi esercizi di spirito. A che proposito dunque voler con la comi
mezzo sia proporzionato al fine: se la Congregazione ha vera mancanza di spirito, procuri di riacquistarlo con i mezzi spi
ato al fine: se la Congregazione ha vera mancanza di spirito, procuri di riacquistarlo con i mezzi spirituali, non teatral
ri di riacquistarlo con i mezzi spirituali, non teatrali; quelli sono di proporzione, questi di sproporzione: si consideri
i mezzi spirituali, non teatrali; quelli sono di proporzione, questi di sproporzione: si consideri, che alle volte si acc
cle, quel famoso Alunno uscito dalla Scuola d’Anassagora, stimò degna di gran lode la sapienza de’ maggiori, come scrive T
sapienza de’ maggiori, come scrive Ticidite, perché trovarono maniere di ricreare dolcemente l’animo dopo l’amara tolleran
crificio al Dio del Riso, e volle, che ognuno fosse astretto all’atto di scarificare, forse a fine che s’intendesse , che
rsona deve dopo i travagli ristorarsi alquanto con il gusto, e sapore di una gioconda Ricreazione. Anche Aristotele stimò
i troppo a scoccar le saette. Onde poi anche poetizzò colui, l’arco è di tempra tale, che, « Si numquam cesses tendere, m
le salute. E la Ragione è questa; perché l’Uomo è composto d’anima, e di corpo; le quali due sostanze essendo finite, e de
a, e però impotente alla continua fatica; e per conseguenza bisognosa di requie, e di riposo. E perché la fatica è parte c
otente alla continua fatica; e per conseguenza bisognosa di requie, e di riposo. E perché la fatica è parte corporale nell
delle cose materiali, e parte spirituale nelle speculazioni, e negozi di mente; però il corpo ha bisogno di riposo, che è
tuale nelle speculazioni, e negozi di mente; però il corpo ha bisogno di riposo, che è la quiete non faticando; e l’anima
nel. 4. degli errori popolari c. 7. 2. 2- q. 168- Mercuri; Professore di Filosofia, e di Medicina: la chiama bellissima. O
rori popolari c. 7. 2. 2- q. 168- Mercuri; Professore di Filosofia, e di Medicina: la chiama bellissima. Onde riceviamo pu
na: la chiama bellissima. Onde riceviamo pure, come certa la dottrina di S. Tommaso, il quale approva insieme con Aristoti
ito a loro gusto, per quanto comporta la loro condizione: né lasciano di ricrearsi in altre maniere secondo il proprio vol
lato come suppongo, dall’onesto dettame della Ragione. Ma i Religiosi di Osservanza godono le loro poche Ricreazioni secon
arnevalesco, e passatempo, io so, che tutti sanno che molte Religioni di perfetta osservanza non le fanno, tutto che prend
di perfetta osservanza non le fanno, tutto che prendano qualche poco di modesta Ricreazione. Scrive Zaccaria Boveriot. 1.
sua Religione concede a’ Soggetti, che in certi tempi godano un poco di modesta, e virtuosa Ricreazione: ma non permette
imitati da’ Giovani Artisti Congregati; e l’imitazione sarà soggetto di molto merito, e di soda, e spirituale consolazion
i Artisti Congregati; e l’imitazione sarà soggetto di molto merito, e di soda, e spirituale consolazione. Imitino ogni Rel
ro, se vi commette errore. Ma qui io non pretendo per penna, o lingua di Censore intorno alle Commedie fatte tal volta da’
volta da’ Religiosi; perché mi rimetto alla prudenza, e alla santità di chi li governa, e di chi deve render ragione al G
perché mi rimetto alla prudenza, e alla santità di chi li governa, e di chi deve render ragione al Giudice Divino de gove
he alcuni Religiosi hanno fatto una Commedia con invito, e con venuta di Secolari gravi e giudiziosi ad udirla, i quali si
udiziosi ad udirla, i quali si sono offesi non poco udendo le qualità di quel Recitamento: non spiego caso particolare com
Religione: e dico, che un fiore putrefatto non deroga alla perfezione di tutti i fiori: né il vizioso recitar d’alcuni poc
ne di tutti i fiori: né il vizioso recitar d’alcuni pochi deve servir di sfregio alla virtù di molti Recitanti. Il Comico
é il vizioso recitar d’alcuni pochi deve servir di sfregio alla virtù di molti Recitanti. Il Comico Beltrame scrive, che r
dopo essere stata rappresentata un’Azione da molti Recitati, Soggetti di un Convento, al fine uno comparve in Scena a fare
to, al fine uno comparve in Scena a fare la sua scusa, e disse. Molti di questi Padri devono ire a predicare la prossima Q
sima, e però con questo Comico Recitamento si sono un poco assicurati di comparire a ragionare, e ad atteggiare pubblicame
mpedimento; e questo mi disse già un Religioso Predicatore, figliuolo di un valente Comico, affermando, che alcune volte g
dicatoria- Onde io dico. Né Momo, né Graziano, né altro Comico, serve di buon Maestro, a chi professa di essere Discepolo
, né Graziano, né altro Comico, serve di buon Maestro, a chi professa di essere Discepolo di Cristo nel predicare, o nel v
tro Comico, serve di buon Maestro, a chi professa di essere Discepolo di Cristo nel predicare, o nel vivere da buon Eccles
samente, che dal Graziano si pigliano alcuni Capitoli, come che siano di un Concili Cartaginese, ma non si sa se del primo
, ma non si sa se del primo, o del secondo, o del terzo; e nel quinto di detti Capitoli si legge. « Si quis Clericus, aut
e dal Comandante astretto a combattere secondo il costume e il debito di fedele Guerriero: anzi deve rallegrarsi, e godere
eggono dell’errore, quando all’errore non possono rimediare. La Legge di santa carità ci stringe alla compassione verso al
na Congregazione per andare, ove si concede l’attendere all’esercizio di far Commedie, ma questa compassione mira, temo io
compassione mira, temo io, lo scapito del loro fervore, e il pericolo di abbandonarsi nell’imperfezione: perché invero è a
pericolo di abbandonarsi nell’imperfezione: perché invero è argomento di scemata carità, e di tiepida perfezione, partirsi
rsi nell’imperfezione: perché invero è argomento di scemata carità, e di tiepida perfezione, partirsi dalla sua squadra di
i scemata carità, e di tiepida perfezione, partirsi dalla sua squadra di Guerrieri spirituali, e lasciar la sua Bandiera d
dalla sua squadra di Guerrieri spirituali, e lasciar la sua Bandiera di Cristiana bontà, per impiegarsi nel vano, e falla
di Cristiana bontà, per impiegarsi nel vano, e fallace trattenimento di far Commedie. Ma questa partita, e questo abbando
car molto travaglio a quelli, che come veri, e perseveranti Figliuoli di una Congregazione vogliono guerreggiar contro i V
rreggiar contro i Vizi senza mai scostarsi dalla solita loro Bandiera di santità. Si può anche far congettura, che tal par
Si può anche far congettura, che tal partenza sia per essere cagione di maggior utilità ne’Congregati, che restano; poich
Rappresentazione. E ben vero, che se alcuni già partiti, con lasciar di se fondato sospetto di voler attendere al vano gu
n vero, che se alcuni già partiti, con lasciar di se fondato sospetto di voler attendere al vano gusto delle Commedie, vol
telamente nel concedere loro una tal grazia; perché forse riuscirebbe di gran pregiudizio alla comune osservanza, e di gra
erché forse riuscirebbe di gran pregiudizio alla comune osservanza, e di grave danno a molti Congregati; senza che si corr
no a molti Congregati; senza che si correbbe pericolo molto probabile di dar giusta cagione a’ nuovi, e a’ vecchi, e zelan
abile di dar giusta cagione a’ nuovi, e a’ vecchi, e zelanti Fratelli di scandalizzarsi. Concludo, che la partita di quest
ecchi, e zelanti Fratelli di scandalizzarsi. Concludo, che la partita di questi tali meglio stabilirà il santo costume di
ludo, che la partita di questi tali meglio stabilirà il santo costume di negar la licenza di attentere alle comiche vanità
di questi tali meglio stabilirà il santo costume di negar la licenza di attentere alle comiche vanità. E ricordo il motto
negar la licenza di attentere alle comiche vanità. E ricordo il motto di chi disse. «  Uno avulso, non deficit alter  »  :
a Congragazione non patirà detrimento, governandosi con santo spirito di vera osservanza. Nota ultima. Di un Ricordo giove
Di un Ricordo giovevole a’ Congregati. Chiunque abbraccia l’istituto di una buona, e santa Congregazione, deve sforzarsi
raccia l’istituto di una buona, e santa Congregazione, deve sforzarsi di far gran progresso nella Virtù a giovamento della
della propria; e dell’altra salvezza, o perfezione: e deve procurare di conservarsi, e di crescere in quella semplicità,
dell’altra salvezza, o perfezione: e deve procurare di conservarsi, e di crescere in quella semplicità, carità, schiettezz
i primi Fratelli fondarono la Congregazione, quando niuno dava segno di voler punto dilungarsi dalla norma di vita, presc
azione, quando niuno dava segno di voler punto dilungarsi dalla norma di vita, prescritta loro da’ Superiori e ciascuno ne
issimo amore e gratitudine. Questo santo costume, e questo modo santa di procedere si ricorda di presente a tutti i Congre
ne. Questo santo costume, e questo modo santa di procedere si ricorda di presente a tutti i Congregati, tra quali se uno,
o più si trovassero, che persistessero nell’opinione, che sia tratto di prudenza, e cosa buona, che i Giovani di Congrega
ell’opinione, che sia tratto di prudenza, e cosa buona, che i Giovani di Congregazione si esercitino in qualche Commedia,
pericolodi; e però devono riportarsi in tutto, e per tutto al parere di chi governa la Congregazione. Pensino anche e si
una modesta dissoluzione, caso che si permettesse l’introdurre l’uso di recitare forse ne’ primi anni (come avviene in al
ni (come avviene in altre cose) si reciterebbe con il debito riguardo di modestia; ma poi col tempo facilissimamente si da
de’ Superiori, e massimamente del principale. Che se la conversazione di qualche Fratello è discordante da queste misure,
Scena, anche modesta molte volte per certe cattive circostanze serve di trabocco a’ Virtuosi: adunque chi conserva in se
unque chi conserva in se il tesoro della vera Virtù, fugga ogni ombra di pericolo di essere, rubato. Non è ardito, ma teme
nserva in se il tesoro della vera Virtù, fugga ogni ombra di pericolo di essere, rubato. Non è ardito, ma temerario, chi s
io dell’eterna dannazione. Spero, che tra poco uscirà il quarto Libro di questa Cristiana Moderazione del Teatro, al quale
ristiano mentre si degni d’esser Lettore benigno, curioso, e virtuoso di quell’Operetta, piccola sì sua stessa, ma fatta c
ll’Operetta, piccola sì sua stessa, ma fatta con non piccola speranza di giovare all’anima d’ogni Recitante, che gode eser
tre Drammatiche Composizioni secondo il Decoro necessario alle Azioni di ogni Professore dell’Evangelica osservanza. « In
omposizioni oscene, e Libri disonesti. 38. N. 11. Della Prima Ragione di chi vuole leggere Libri impuri, cioè non è peccat
. 13. Della Terza Ragione, che è perché molti non sanno, o non curano di sapere i motivi di non leggere Libri impuri. 51 e
agione, che è perché molti non sanno, o non curano di sapere i motivi di non leggere Libri impuri. 51 e sono molti. 53. N.
gere Libri impuri. 51 e sono molti. 53. N. 14. Si continua la materia di tali motivi. 56. N. 15. Sene aggiungono altri. 64
vi. 56. N. 15. Sene aggiungono altri. 64. N. 16. Della Quarta Ragione di leggere Libri osceni, cioè perché sono in sostanz
spiegatura de’ Rimedi. 90. N. 21. Di un altro Rimedio, che è composto di molti virtuosi avvisi da praticarsi da chi è stat
ne. La Congregazione non è, come era nel suo principio, una Radunanza di persone di santissima vita che attendevano solo a
regazione non è, come era nel suo principio, una Radunanza di persone di santissima vita che attendevano solo alla spiritu
ita che attendevano solo alla spiritualità, e al zelo dell’Anime ma è di persone buone, e virtuose. 121. N. 8. Della 8. Ra
ta relazione si stampi il Libro osservati li soliti ordini. Il dì 12. di Marzo 1646. Vincenzio Rabatta Vic. Di Fir. Stante
ig. Girolamo Rosati Consultore del S. Offizio si stampi questo dì 14. di Marzo 1647. Fr. Iacomo Cima da Sezza Inq. General
i questo dì 14. di Marzo 1647. Fr. Iacomo Cima da Sezza Inq. Generale di Fir. Alessandro Vettori Senatore, Auditore di S.A
da Sezza Inq. Generale di Fir. Alessandro Vettori Senatore, Auditore di S.A.S.   Errori più notabili : Correzioni
s. 201. Epist. ad Historiarum : Epist. ad Harmonium. Approvazioni di tutti i Signori Deputati alle revisioni de’ Libri
ga cosa che repugni alla stamparla, e referisca appresso. D. il dì 9. di Aprile 1647. Vincenzio Rabatta Vic. Di Firenze. I
issimo Signore. Ho letto la presente Opera, ne vi ho trovato che cosa di utilità, e degna d’essere stampata. In fede di ch
vi ho trovato che cosa di utilità, e degna d’essere stampata. In fede di che scrissi di propria mano questo di 16. Aprile.
he cosa di utilità, e degna d’essere stampata. In fede di che scrissi di propria mano questo di 16. Aprile. 1647. Io P. Gi
egna d’essere stampata. In fede di che scrissi di propria mano questo di 16. Aprile. 1647. Io P. Girolamo Rosati Proton. A
Vic. Di Fir. Stante la relazione del Sig.Girolamo Rosati, Consultore di questo S. Offizio di Fiorenza, si stampi questo d
la relazione del Sig.Girolamo Rosati, Consultore di questo S. Offizio di Fiorenza, si stampi questo dì 21. d’Aprile 1647.
ner. Di Fir. Per l’Illustrissimo Sig.Senatore Alessandro Vettori Aud. di S. A. S. Ippolito de Ricci. de inter. Domo.
p. l. 1. Prolus. 4. p. 139. p. 101. p. 104. p. 99. p. 100. Nell’huomo di lettere pag. Mihi. §. 5. Nello stimolo p. 1. c. 6
c. Nell’Antid. Par. 4. c. 4. motivo 4. De vitio prud. della Compagnia di Gesù Sulp. Dial. 2. §. 3. l. 1. Prolut. 3. pag. 1
110. pag. 113. In Prefat. Oper. De parijs vir. historijs. Nell’huomo di lettere pag. mihi 81. l. 9. de matr. d. 46. n. 45
t. T. apud Lorin. In Act. c. 19. v. 19. p. 719. orat. cit. Nell’Huomo di lettere. Stromat. Rag. 25. M. nello Stimolo par.
11. 5. 10. p. 402. Par. 2. c. 18. p. 79. del libro intitolato, Avvisi di coloro, che hanno cura d’Anime. Nell’Antip. par.
ceta l. 1. c. 5. n. 3. in Bibl. P. 2. l. 17. c. 4. p. 265. nell’Huomo di lettere p. mibi 78. l. 7. de Gubernat. t. 1. de V
ontinuo. bc. [NDE] Paginé "27" par erreur. bd. [NDE] Comprendre  : di là. be. [NDE] Comprendre  : ospitalità. bf. [ND
bv. [NDE] Comprendre  : raccogliere. bw. [NDE] Comprendre  : mezzani di matrimoni. bx. [NDE] Comprendre  : lo zucchero
3 (1603) La première atteinte contre ceux qui accusent les comédies « A Madamoiselle di Beaulieu » p. 
A Madamoiselle di Beaulieu Isabella Andreini In occasione di fa
A Madamoiselle di Beaulieu Isabella Andreini In occasione di farsi ritrarre. Pittor ferma il pennel’ ch’altrix
ggi il costume Il mio terren’ quel negli Eterei campi In nube opposta di se stesso il lume, (Se d’onda è grave) avvien, ch
d’onda è grave) avvien, che formi, e stampi. A me, che fata son nube di pianto Si volga ormai la mia leggiadra vaga, E’l
mai la mia leggiadra vaga, E’l suo volto vedrà vino, e lucente. Nube di pianto io son : ma caldo tanto, Ch’eiaasembra fuo
4 (1603) La première atteinte contre ceux qui accusent les comédies « A Madamoiselle de Beaulieu » p. 
Madamoiselle de Beaulieu Isabella Andreini Quel che Gordio formò di funi attorte Nodo tenace : Sol dell’Oriente Il vi
rudente, e forte : E questo come è vario a varia sorte E dato : egli di gemme, e d’or lucente M’adorna il dito, e’l core
5 (1722) Chocquet, Louis [article du Supplément au Dictionnaire Historique et Critique] « article » pp. 42-44
l’Edition de 1699., sur quoy on peut voir Boccalini dans son Fagualio di Parnasso. Il faloit mettre dans ses Ragguagli di
ni dans son Fagualio di Parnasso. Il faloit mettre dans ses Ragguagli di Parnasso. ; car, par éxemple, on n’y trouve point
l’Edition de 1699., sur quoy on peut voir Boccalini dans son Fagualio di Parnasso. Il faloit mettre dans ses Ragguagli di
ni dans son Fagualio di Parnasso. Il faloit mettre dans ses Ragguagli di Parnasso. Premier Livre des Actes des Apôtres, f
6 (1603) La première atteinte contre ceux qui accusent les comédies « A Madama di Beaulieu » p. 
A Madama di Beaulieu Lascia o Plato divin que’campi homaìr
7 (2019) Haine du théâtre: Bibliographie France (traités, pamphlets, documents, etc.)
ni : per e contro il teatro nella Francia del Cinque-Seicento, a cura di Luisa Mulas, prefazione di Giancarlo Fasano, Roma
nella Francia del Cinque-Seicento, a cura di Luisa Mulas, prefazione di Giancarlo Fasano, Roma, Bulzoni, 2008, p. 190-192
do la tradizione della Chiesa, scritto in francese dal Serno Principe di Conti Armando di Borbone e tradotto dal C. D. C. 
della Chiesa, scritto in francese dal Serno Principe di Conti Armando di Borbone e tradotto dal C. D. C. D. T., Roma, per
spettacoli ovvero le commedie del P. Giovanni Croiset della Compagnia di Gesù, Roma, Giuseppe Vaccari, 1752, in-8º, 18 p. 
ni : per e contro il teatro nella Francia del Cinque-Seicento, a cura di Luisa Mulas, prefazione di Giancarlo Fasano, Roma
nella Francia del Cinque-Seicento, a cura di Luisa Mulas, prefazione di Giancarlo Fasano, Roma, Bulzoni, 2008, p. 193-201
ni : per e contro il teatro nella Francia del Cinque-Seicento, a cura di Luisa Mulas, prefazione di Giancarlo Fasano, Roma
nella Francia del Cinque-Seicento, a cura di Luisa Mulas, prefazione di Giancarlo Fasano, Roma, Bulzoni, 2008, p. 225-235
i : per e contro il teatro nella Francia del Cinque-Seicento ; a cura di Luisa Mulas, prefazione di Giancarlo Fasano, Roma
nella Francia del Cinque-Seicento ; a cura di Luisa Mulas, prefazione di Giancarlo Fasano, Roma, Bulzoni, 2008, p. 236-249
ni : per e contro il teatro nella Francia del Cinque-Seicento, a cura di Luisa Mulas, prefazione di Giancarlo Fasano, Roma
nella Francia del Cinque-Seicento, a cura di Luisa Mulas, prefazione di Giancarlo Fasano, Roma, Bulzoni, 2008, p. 157-163
ni : per e contro il teatro nella Francia del Cinque-Seicento, a cura di Luisa Mulas, prefazione di Giancarlo Fasano, Roma
nella Francia del Cinque-Seicento, a cura di Luisa Mulas, prefazione di Giancarlo Fasano, Roma, Bulzoni, 2008, p. 164-165
8 (1743) De la réformation du théâtre « De la réformation du théâtre — PLAN. DU THEATRE. et autres Règlements, Qui sont la suite de ce qu’on a déjà vu, page 106 de l’Ouvrage. » pp. 329-337
par le Souverain. 17. [NDA] Dans la Préface Delle Poesie dramatiche di Giovann Andrea Moniglia. Tom. I. pag. 13. Florenc
9 (1607) Prologue de La Porte, Comédien
Pier Maria Cecchini, Trattato sopra l’arte comica, cavato dall’opere di S. Tomaso e da Altri Santi aggiuntovi il modo di
a, cavato dall’opere di S. Tomaso e da Altri Santi aggiuntovi il modo di ben recitare, Lyon, Roussin, 1601. Il est réédité
10 (1752) Traité sur la poésie dramatique « Traité sur la poésie dramatique — CHAPITRE IX. Défauts que les Etrangers ont coutume de reprocher à notre Tragédie. » pp. 231-259
imple cette expression de la Mérope, Dissimulato in vano Soffre, di febre assalto. Voici ce que lui répond M. Maff
e, cette expression nous feroit rire ; mais quand nous disons, Soffre di febre assalto, cette transposition, & cette m
loro gesta, che la loro sorte. A lui parla ogni giorno Del vador di suo padre, & qualche volta Della tua bocca
11 (1743) De la réformation du théâtre « De la réformation du théâtre — TROISIEME PARTIE. — Tragédies à conserver sur le Théâtre de la Réformation. Avant Propos. » pp. 118-127
rejetter, si on juge que je me sois trompé. 10. [NDA] Della Poëtica di Francesco Patrici. Ferrara per il Badini 1586.
12 (1752) Traité sur la poésie dramatique « Traité sur la poésie dramatique — CHAPITRE VII. Histoire de la Poësie Dramatique moderne. » pp. 176-202
Une de leurs anciennes Piéces de Théâtre est intitulée della Passione di Nostro Signor Giesu Christo, & le principal i
Troupe Comique de Sienne, Troupe si excellente que Leon X, qui molte di tali componimenti se dilettava, dit le P. Saverio
13 (1756) Lettres sur les spectacles vol.1 pp. -610
arut à Rome en 1755 un Ecrit Italien sous le titre de veri Sentimenti di S. Filippo Neri intorno al Teatro 292. On y démon
us. 12. Della quale speriamo che si potrà dire e in Brescia e fuor di Brescia ciò che si, è potuto dire di altre Poetic
i potrà dire e in Brescia e fuor di Brescia ciò che si, è potuto dire di altre Poetiche Composizioni che di tempo in tempo
Brescia ciò che si, è potuto dire di altre Poetiche Composizioni che di tempo in tempo ci siamo fatti un diletto di pubbl
Poetiche Composizioni che di tempo in tempo ci siamo fatti un diletto di pubblicare per buon ammaestramento della studiosa
care per buon ammaestramento della studiosa Gioventù, Alcuni Soggetti di ottimo intendimento a’ quali abbiamo comunicato l
ordo. 13. Neppure ci siamo voluti arrendere à secondare il desiderio di un nostro carissimo Nipote, che troppo ci strinse
altresi vi sono stati, e vi satanno per divina misericordia Ministri di Dio, i quali animati dal suo spirito li condanner
profane Commedie, e gli altri spettacoli del Carnevale. Ver. Sentim. di S. Filippo di Neri. 294. V.S. Illustrissima mi
die, e gli altri spettacoli del Carnevale. Ver. Sentim. di S. Filippo di Neri. 294. V.S. Illustrissima mi presuppone, ch
ippo di Neri. 294. V.S. Illustrissima mi presuppone, che la Santita di N.S. si degni di richiedere il mio sentimento, in
94. V.S. Illustrissima mi presuppone, che la Santita di N.S. si degni di richiedere il mio sentimento, intorno alla permis
e e profane Commedie, ed io con pari riverenza, ed ingenuità rispondo di non poterle approvare. Primieramente non mi basta
rispondo di non poterle approvare. Primieramente non mi basta l’animo di recedere dal sentimento de’ SS. Padri maestri del
nte detestano le Commedie. Si aggiunge l’esempio del Papa antecessore di S.B., il quale con sua gran lode ha proibito sim
essore di S.B., il quale con sua gran lode ha proibito sim il fomento di moltiplicità di peccati. Mi dispiace di riferire
il quale con sua gran lode ha proibito sim il fomento di moltiplicità di peccati. Mi dispiace di riferire un indegno prove
de ha proibito sim il fomento di moltiplicità di peccati. Mi dispiace di riferire un indegno proverbio, ma pur troppo vero
el Carnevale sono il lenocinio della quaresima : cioè, che la libertà di vedere, di udire, di addomesticarsi, di accendere
e sono il lenocinio della quaresima : cioè, che la libertà di vedere, di udire, di addomesticarsi, di accendere gli affett
lenocinio della quaresima : cioè, che la libertà di vedere, di udire, di addomesticarsi, di accendere gli affetti e le cor
resima : cioè, che la libertà di vedere, di udire, di addomesticarsi, di accendere gli affetti e le corrispondenze nel bre
no ancora considerabili li dispendi de’ poveri cittadini, e de’ figli di famiglia, co’ grandi discapiti delle famiglie cos
a dell’ altre città profane, certo che disconvengono alla città santa di Roma simili scuole d’impudicizia. 295. E’ vero,
e innanzi a Dio nel fondo de’ loro cuori. Imperciocchè, se col titolo di questa loro obbligazione volessero coonestare sol
te agli occhi del Mondo la loro leggerezza, e godessero interiormente di quegl’ infami piaceri, ingannerebbero se medesimi
arenza o colore, che noi loro diamo. Quelli dunque solamente meritano di essere eccettuati da questa regola generale, i qu
tesso lontani…. Stimo necessario l’aggiungere, che ciò ; che ho detto di quelle persone, le quali possono alle volte trova
le persone, le quali possono alle volte trovarsi nella dura necessità di dovere intervenire al Teatro, o per la condizione
sità di dovere intervenire al Teatro, o per la condizione dello stato di soggezione, in cui vivono, come la moglie, ed i f
lo stato di soggezione, in cui vivono, come la moglie, ed i figliuoli di famiglia, o per lo servigio, che prestano ad altr
vvegnachè allegassero la necessità del guadagno, che vi fanno, a fine di poter vivere, o di poter mantenere le loro famigl
ro la necessità del guadagno, che vi fanno, a fine di poter vivere, o di poter mantenere le loro famiglie. Somma è la diff
piacere, o occupazione, ma per soddisfare ad altri loro doveri, cioè di accompagnare, o servire coloro, à cui stanno sogg
vizio ; stato legittimo, e servizio niente contrario alla professione di Cristiano. Ma non così accade dei Comici, degli I
dition de 1740. 297. Non v’ è potestà alcuna, la quale abbia diritto di costringere un Cristiano ad assistere a Spettacol
a degl’ insulti, e delle dicerie dei Mondani. 298. L’Osservazione è di S. Agostino, e la faceva fare appunto a quei Cris
Cristiani, che crano insultati per non volere andare ai Teatri. Oltre di che ci debbe animare à star forti e costanti la s
14 (1668) Idée des spectacles anciens et nouveaux « Idée des spectacles anciens et nouveavx. — Des anciens Spectacles. Livre premier. — Chapitre III. Du Cirque. » pp. 9-43
d on y en attelloit deux, le nom en estoit Synoris. Alex. ab Al. gen. di l. 5. c. 8.Si l’on se contentoit d’une jument, on
nd. l. l. c. 15. Buleng. hic. c. 28. Lipse. Turneb. Alex. ab Al. gen. di l. 5. c. 8. Tertul. Spec. c. 9. Suet. in Ner. c. 
15 (1756) Lettres sur les spectacles vol. 2 «  TABLE. DES MATIERES. Et des Personnes dont il est parlé dans les deux Volumes. » pp. 567-614
tion d’un de ses Discours sur les Spectacles, b, 295 Veri Sentimenti di S. Filippo de Neri intorno al Teatro, b, 228. Not
e point tolérer la fréquentation des Spectacles, 433 Veri Sentimenti di Santo Carlo Borromæo intorno al Teatro, b, 227 V
ti di Santo Carlo Borromæo intorno al Teatro, b, 227 Veri Sentimenti di San Francesco di Sales, b, 228 Vérités dont la l
Borromæo intorno al Teatro, b, 227 Veri Sentimenti di San Francesco di Sales, b, 228 Vérités dont la lueur fut inutile
16 (1759) L.-H. Dancourt, arlequin de Berlin, à M. J.-J. Rousseau, citoyen de Genève « CHAPITRE III. De la Comédie. » pp. 92-118
i changer de nom et au lieu de Janson, se faire appeler Jean Farine. » di , on rit sans doute beaucoup parce que sa pointe
qu’il lui donne. Telle est cette pointe de la Scène du Sonnet […] » di . [NDE] P. J. Le Roux, Dictionnaire comique, sati
17 (1756) Lettres sur les spectacles vol. 2 «  HISTOIRE. DES OUVRAGES. POUR ET CONTRE. LES THÉATRES PUBLICS. —  HISTOIRE. DES OUVRAGES. Pour & contre les Théatres Publics. » pp. 101-566
titre de Ragionamenti, &c. ; le second sous celui de la Supplica di Nicolò Barbieri detto Beltrame ; & le troisie
ame la quale in altro non studia, ne d’altro si compiace, ò vive, che di corrutele di costumi, di obbrobrii palesi e di ap
in altro non studia, ne d’altro si compiace, ò vive, che di corrutele di costumi, di obbrobrii palesi e di aperte immondit
studia, ne d’altro si compiace, ò vive, che di corrutele di costumi, di obbrobrii palesi e di aperte immonditie. Ces troi
compiace, ò vive, che di corrutele di costumi, di obbrobrii palesi e di aperte immonditie. Ces trois Défenseurs du Théatr
XIV qui engagea ce Religieux à composer cet Ouvrage. Veri sentimenti di San Carlo Borromeo intorno al Teatro tratti dalle
s scandaleux de la Noblesse & du Peuple de Rome. Veri sentimenti di S. Francesco di Sales Vescovo di Genevra intorno
la Noblesse & du Peuple de Rome. Veri sentimenti di S. Francesco di Sales Vescovo di Genevra intorno al Teatro ; in R
du Peuple de Rome. Veri sentimenti di S. Francesco di Sales Vescovo di Genevra intorno al Teatro ; in Roma, 1755. Veri
escovo di Genevra intorno al Teatro ; in Roma, 1755. Veri sentimenti di S. Philippo Neri intorno al Teatro ; in Roma, 175
lecito ma tale lo fan divenire le oscenità de Comici & le Comedie di cattivo costume. Il Teatro, dit le Marquis Maff
essere utile al buon costume. Il Teatro, est-il dit par un autre199, di sua natura non è cattivo. Il Teatro, dit M. Laur
Roma, che’ è sentina de tutti li mali, entrate in maggior difficoltà di fare quanto vi dico di soprà à conservarsi nella
e tutti li mali, entrate in maggior difficoltà di fare quanto vi dico di soprà à conservarsi nella gratia di Dio, perche n
difficoltà di fare quanto vi dico di soprà à conservarsi nella gratia di Dio, perche non solamente gli essempi muovono, ma
olumes in-8°. 196. Vedendo nell’ Opera del Padre Concina condannarsi di grave colpa quei che permettono, gli Attori che r
Dans la Préface d’un Recueil intitulé : Teatro Italiano o fia scelta di Tragedie per uso della Scena ; vol. in-8°. Le Mar
age intitulé : De i vizi e de i difetti del moderno Teatro e del modo di correggergli e d’ emendarli Ragionamenti VI, di L
rno Teatro e del modo di correggergli e d’ emendarli Ragionamenti VI, di Lauriso Tragiense Pastore Arcade, in Roma, 1753,
18 (1541) Affaire du Parlement de Paris « Procès-verbal de l’action intentée devant le Parlement de Paris par le procureur général du Roi aux “maîtres entrepreneurs” du Mystère des Actes des Apôtres et du Mystère du Vieil Testament (8-12 décembre 1541) » pp. 80-82
oni. Per e contro il teatro nella Francia del Cinque-Seicento, a cura di Luisa Mulas, Roma, Bulzoni, 2008, p. 157-165). La
19 (1768) Réflexions morales, politiques, historiques et littéraires sur le théatre. Livre onzieme « Réflexions morales, politiques, historiques, et littéraires, sur le théatre. — Chapitre premier.  » pp. 4-42
oici ce qu’en dit Riccoboni, Hist. du théat. Ital. p. 32. La Calandra di Bernardo divitio da Bibiana Cardinale est imprimé
n trouve du goût, & du choix, il en montre aussi dans la Jiornati di litterati ; il est utile pour connoître les Livre
20 (1752) Traité sur la poésie dramatique « Traité sur la poésie dramatique —  CHAPITRE VIII. Dans quelle Nation la Poësie Dramatique Moderne fit-elle les plus heureux progrès ? » pp. 203-230
ue le Poëte qui m’intéresse le plus, est appellé par lui, il Principe di Tragici Francesi. Il déclare qu’il excelle par la
21 (1766) Réflexions sur le théâtre, vol 5 « Réflexions sur le théâtre, vol 5 — REFLEXIONS. MORALES, POLITIQUES, HISTORIQUES, ET LITTÉRAIRES, SUR LE THÉATRE. LIVRE CINQUIÈME. — CHAPITRE VIII. Comédie du Tartuffe. » pp. 161-179
ct ni pouvoir qui m’arrête. Vous me feriez damner, ma mère, je vous di … C’est tenir un propos de sens bien dépourvû.
22 (1759) L.-H. Dancourt, arlequin de Berlin, à M. J.-J. Rousseau, citoyen de Genève « CHAPITRE IV. Apologie des Dames. » pp. 119-155
ris, J.-B.-C. Bauche, 1736. ed. [NDE] Veronica de Tagliazucchi, Rime di Oriana Ecalidea, Berlin, J. Jasperd, 1760, p. 10.
23 (1671) La défense du traité du Prince de Conti pp. -
le preminzie concesse, aggiunse Ch’el præsente Doge, et i successori di quello dovessero et potessoro a somiglianza di Cæ
Doge, et i successori di quello dovessero et potessoro a somiglianza di Cæsare usare nella capella del Pontefice, il segg
tefice, il seggio et, il guancia d’Oro. » Giralomo Bardi della Venuta di Alessandro III. Papa in Venetia., le Pape Alexand
i fideli Christiani, confessi, et contriti che visiteranno, la chiesa di santo Marco, dal Vespro della vigilia dell’Ascens
ro, del proprio, giorno, in perpetuo, in remuneratione, et guiderdone di tanto beneficio. » Nelle vite de santi fatte da N
vite de santi fatte da Nicolo Senso tradotte da Nicolo Manerbi Romito di San Mathia di Camaldoli Nella vita di Ulbado Sant
fatte da Nicolo Senso tradotte da Nicolo Manerbi Romito di San Mathia di Camaldoli Nella vita di Ulbado Santo, vescovo di
adotte da Nicolo Manerbi Romito di San Mathia di Camaldoli Nella vita di Ulbado Santo, vescovo di Agubio.. « L'Empereur Fr
Romito di San Mathia di Camaldoli Nella vita di Ulbado Santo, vescovo di Agubio.. « L'Empereur Fréderic étant réconcilié a
he nelle sollennita, tu, et i tuoi successori li debbiate portare, et di poi arrivati a Roma venendo gli i Romani in contr
venendo gli i Romani in contra con otto trombe, et con otto confaloni di diversi colori, all’hora il Papa præsento quæste
le preminzie concesse, aggiunse Ch’el præsente Doge, et i successori di quello dovessero et potessoro a somiglianza di Cæ
Doge, et i successori di quello dovessero et potessoro a somiglianza di Cæsare usare nella capella del Pontefice, il segg
tefice, il seggio et, il guancia d’Oro. » Giralomo Bardi della Venuta di Alessandro III. Papa in Venetia. « Pacificato lo
i fideli Christiani, confessi, et contriti che visiteranno, la chiesa di santo Marco, dal Vespro della vigilia dell’Ascens
ro, del proprio, giorno, in perpetuo, in remuneratione, et guiderdone di tanto beneficio. » Nelle vite de santi fatte da N
vite de santi fatte da Nicolo Senso tradotte da Nicolo Manerbi Romito di San Mathia di Camaldoli Nella vita di Ulbado Sant
fatte da Nicolo Senso tradotte da Nicolo Manerbi Romito di San Mathia di Camaldoli Nella vita di Ulbado Santo, vescovo di
adotte da Nicolo Manerbi Romito di San Mathia di Camaldoli Nella vita di Ulbado Santo, vescovo di Agubio. « Essendo essi
Romito di San Mathia di Camaldoli Nella vita di Ulbado Santo, vescovo di Agubio. « Essendo essi gionti ad Ancona, gli Anc
he nelle sollennita, tu, et i tuoi successori li debbiate portare, et di poi arrivati a Roma venendo gli i Romani in contr
venendo gli i Romani in contra con otto trombe, et con otto confaloni di diversi colori, all’hora il Papa præsento quæste
24 (1647) Traité des théâtres pp. -
pliquer ici le lieu de TertullienTertullien, De Spectaculis, cap. 10. di , « Comparas, homo, reum, et judicem ; reum, qui
1 Tim. 6.9. dc Deut. 21.12. dd Tertullien, De Spectaculis, cap. 10. di Augustin, De Moribus Ecclesiae Catholicae. dk T
25 (1752) Lettre à Racine « Lettre à Racine —  LETTRE A M. RACINE, Sur le Théatre en général, & sur les Tragédies de son Père en particulier. » pp. 1-75
r M. le Marquis Maffei, sous ce titre : Theatro Italiano, osia scelta di Tragedie per uso della Scena. Ce choix de Tragédi
26 (1600) Traité des Jeux comiques et tragiques « [Traité] » pp. 3-62
nité. dh. [NDE] le mot, orthographié « après soupée » est féminin. di . [NDE] comprendre : on éprouvera plus de difficu
27 (1756) Lettres sur les spectacles vol. 2 «  HISTOIRE. DES OUVRAGES. POUR ET CONTRE. LES THÉATRES PUBLICS. — NOTICES. PRÉLIMINAIRES. » pp. 2-100
toire du Théatre François. 39. Fu sepelito à grand honore in habito di Poeta. Vill. Lib. 9, c. 23. 40. C’est-à-dire vil
28 (1639) Instruction chrétienne pp. -132
ludos et theatra), § 4, Migne, Patrologia Graeca, vol. 56, col. 268. di . La formule se trouve dans la Sixième homélie sur
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