na secondo la Dottrina di S. Tommaso, e d’altri Teologi per sicurezza
della
coscienza. opera Del P. Gio: Domenico Ottonelli
oscienza. opera Del P. Gio: Domenico Ottonelli dà Fanano, Sacerdote
della
Compagnia di Gesù. Si narrano molti casi moderni;
er regola de’ tuoi costumi l’impero di Satanasso; che però lo Storico
della
tua vita scrive. : « Vivebat luxuriose, agens omn
l’aura vital del corpo, entrasti un giorno nell’Ecclesiastica Scuola,
della
Santità, ove all’orecchio ti giunse per divina di
, quæ peccaverat », dice il medesimo Autore spiegando la gran ventura
della
tua conversione, e il grato soggetto della mia co
spiegando la gran ventura della tua conversione, e il grato soggetto
della
mia congratulazione. Io lodo, e ammiro in te, che
imo disprezzatore dell’acquistate ricchezze, e Apostolico Predicatore
della
religiosa perfezione, dicendo risolutamente alle
hé illuminata Cometa, e con lei Nicosa, prima da Dio col chiaro lampo
della
grazia, e poi da Babila con la chiarezza di tale
sposero lacrimando. Noi Compagne ti siamo state agli impudichi affari
della
vita licenziosa, e Compagne altresì ti vogliamo e
cenziosa, e Compagne altresì ti vogliamo essere alle pudiche asprezze
della
vita penitenziale. Se tu vuoi seppellirti tra dol
roh i detti. Viddero, che Babilia si racchiuse volontario prigioniero
della
penitenza ; e esse, venduta la somma delle ricche
cchezze, e dato ai poveri il prezzo, si racchiusero Schiave spontanee
della
medesima penitenza. Io hora a voi tre, ò Anime gr
a con tante autorità di sacri Dottori, e d’altri Scrittori la qualità
della
Commedia oscena, e illecita ? Pag. 67 Capo Se
3. A che cosa è obbligato il Confessore del Superiore per rispetto
della
comparsa delle Comiche nel pubblico Teatro. Pag.
ferma del detto. Pag. 243 Nota 2. Di un Principe, che avvistato
della
illecita comparsa delle Comiche le levò dal Teatr
materia. Opera Del P. Gio. Domenico Ottonelli Da Fanano, Sacerdote
della
Compagn. Di Gesù. Proemio. Gregorio Santo,
a Compagn. Di Gesù. Proemio. Gregorio Santo, Tesorier dovizioso
della
moralità, scrive, che la vera Giustizia è possedi
l cuore di cui, come in nascosto favo, si ritrova il miele dolcissimo
della
compassione alle miserie altrui. A questa Giustiz
ere, qualem igitur abebimus defensionem ? » S. Bernardo con le parole
della
sua gemmata bocca concede alla preziosa gemma del
mico malore, che per cagione di certi viziosi va infettando il Teatro
della
cristiana moderazione, e rende l’arte Comica odio
o di Nicolò Barbieri, chiamato Beltrame tra Comici, il quale nel c. 4
della
Supplica sua dice così. Chi della Commedia tratt
rame tra Comici, il quale nel c. 4 della Supplica sua dice così. Chi
della
Commedia tratta, scrivendo, o parlando, mentre, c
di più scrive chiaro questo breve periodo. I sacri Dottori, zelanti
della
correzione dei buoni costumi, non lasciaronoar di
ando nell’arene degliau scostumati, o zappettando lo sterile campetto
della
teatrale vanità. Dico dunque, che la bella luce d
viva lieto sotto il manto di onorata lode, chi vive professor verace
della
virtù, e che all’incontro sia bersaglio di merita
ontro sia bersaglio di meritato vitupero, chi demerita tra i virtuosi
della
sua professione. Degno è, che si salvi dalle cens
on per supplicare quesiti tali, che tanto volentieri vibrano la spada
della
loro lingua contro i Comici; e se non perché salv
pongo nel fine di un’altra Opera detta l’Istanza, cioè la descrizione
della
Commedia oscena, la quale è contraria per l’oscen
i verità si certa ; a chi bene vede, che sembra chiaritore più chiaro
della
luce stessa : ma colui, che vive in cecità, non è
nte. Posso io lasciar altri luoghi di questo S. Dottore, perché i due
della
citata questione bastano, come due belli lampi de
re, perché i due della citata questione bastano, come due belli lampi
della
sua luce, per schiarire le nostre tenebre, e per
aso riconosce nella dottrina del Filosofo, perché nella conversazione
della
vita presente è necessario qualche alleviamento4.
e in quelli all’uomo la moderazione, appartiene al grazioso ornamento
della
modestia. E invero alla conversazione umana qualc
n tutte le persone gustano del ritiramento; anzi, come non sono tutte
della
stessa complessione, così non vogliono tutte lo s
si ne’ sollazzi, e tra sollazzevoli trattenimenti elegge il godimento
della
Commedia, la quale da modesti Comici rappresentat
ori: imperochè, come scrive il Comico Beltrame, tra passatempi questo
della
Commedia è il più lontano daibs pericoli; poiché
, che la Commedia si possa fare come gioco necessario per ricreazione
della
vita umana, osservate però le debite circostanze
ol vigore del raggio solare, e con lo stesso si liquefa la morbidezza
della
cera: la forza del fuoco ripurga la bellezza dell
Mimi, e Buffoni e che nel viluppo di questi esercizi ha inteso parlar
della
schiuma, ho riassunto delle persone vili, e non d
ta: così vorrei, la meritasse ancora con la seconda: forse il Lettore
della
seguente Nota non lo stimerà i tutto degno della
da: forse il Lettore della seguente Nota non lo stimerà i tutto degno
della
sua lode. Nota Prima Della seconda Risposta d
ssitato di darla con la debita moderazione, per soddisfar all’obbligo
della
sua coscienza: e così fu data in Milano a quei Co
i virtuosi Comici, né sapendo i vari pareri degli Autori, e accertato
della
modestia de’ Recitanti per relazione di altri, e
ustificare senza molta fatica, e con sua lode, ma attendo alla difesa
della
piena cognizione, e capacità di S. Carlo intorno
do di parlar, e scrivere usato quasi da tutti i Dottori, che trattano
della
Comica : pochi Dottori fanno questa distinzione d
farla, e di replicarla più volte in questa mia poca, e debole fatica
della
moderazione del Teatro. E invero siccome l’arte C
alle particolari. Molti di loro, Femmine, e uomini recitano l’Officio
della
Vergine ogni giorno : enon vi è Comico, o Comica,
temus in corde, et impleamus in opere. » E qui io replico alle parole
della
conclusione di Beltrame. Non basta dire i Comici
negozi, in luoghi, e in tempi indebiti; e non secondo la convenienza
della
persona. Ècco le sue parole2.2 q. 168 a. 3.6.. «
na. Sono sette note sconcertate, che sconcertano l’armonioso concerto
della
dilettevole, e utile Rappresentazione teatrale.
turpe sogliono essere spesse volte peccati mortali secondo la ragione
della
scandolosa circonstanza. Bonancina scriveDe Matr.
» Cioè. Macchia mortale arreca all’anima il turpiloquio per rispetto
della
circonstanza, che sia cagione di mortal pcccato ;
i Uditori non sono, a modo di vigorosa pianta, ben radicati nel suolo
della
virtù. Lessio, diceL. 4. 6. 3. d. 8. n. 63.« Si t
Compagni per le parole brutte. Dunque noi ora appoggiamo alla verità
della
sua dottrina un’altra verità di certissima esperi
hé gentile sia, e infedele: mentre voglia procedere secondo le regole
della
virtuosa moralita, e come richiede la natura dell
viziosa, e infame professione. Venere impudica, vestita secondo l’uso
della
casta Diana, rimane Venere per realtà, se ben da
vvertite del coperto, e brutto significato, si vergognano grandemente
della
propria semplicità, e di essere state ingannate;
et agentes. » Nondimeno concede, che il Ridicolo è cosa molto propria
della
Comica Rappresentazione: ma bisogna usarlo giudiz
tutto che solo pochi piatti siano degni di abominazione; e la qualità
della
virtù nociva non si fonda sulla quantità de’ noce
Cristiano composto dal moralissimo, devotissimo Franciotti; nel c. 15
della
3. Parte tratta diligentemente, e dottamente in r
baci, e quei riti lascivi, per far pubblico applauso alla conclusione
della
favola terminata con un finto matrimonio di due p
l’Azione illecita. Poche ferrite talora sono sufficienti a priivar
della
vita un gran Colosso : anzi una sola basta per fa
un gran Colosso : anzi una sola basta per far inalberare lo stendardo
della
morte sul fronce di un’animoso Guerriere. E verit
o bacio ; quasi che la regola del suo giùdizio fosse legge proibitiva
della
Commedia per un sol fatto stimato osceno. Io non
ito ordinò, che si restasse affatto da tal recitamento: onde l’Autore
della
composizione avvisato prese accortamente partito
o, fu d’un Ciarlatano. Nellaa bella e gran Città di Palermo sul piano
della
Marina un Ciarlatano trastullando in banco, fece
o al vecchio grave, e zelante Predicatore, P. Gio. Battista Carminata
della
Compagnia di Gesù : e lo commosse molto: e però e
tanza al Capo 2. Si discorre diffusamente, per dmostrare la necessità
della
moderazione del Teatro, la qual necessità almeno
nostro tempo. L’anno 1626 un famoso, dotto, e eloquente Predicatore
della
compagnia di Gesù, in una Città di Lombardia fu p
ue parole, e i concetti suoi furono saette di morte all’osceno mostro
della
turpitudine teatrale in quella Città per qualche
sono essere scusate da colpa mortale; quando ciò sia conforme all’uso
della
patria, e senza difetto di viziosa intenzione. Ma
tenzione. Ma non credo già, che quella Comica sia accomodasse all’uso
della
sua Patria, dalla quale vagando altrove, si allon
l’osceno teatro: l’intenzione poi del Comico era pestilente, e quella
della
Comica non era sincera ; perché piegava, benche m
erfetta moderazione introdotta nel Teatro ? Siamo ancor nella vigilia
della
festa, e però piangiamo con desiderio di presto p
so dilettamento: onde S. Ambrogio non esclude universalmente il gioco
della
conversazione humana : « unde Ambrosius non exclu
parole, o forma gesti, o fa altra cosa nociva mortalmente al profumo
della
fama, nell’onore, nella persona, ovvero in altro
nferma il medesimo ne’ suoi Discorsi intorno alle Commedie, trattando
della
circostanza del luogo per recitarle. E è sentenza
quando si fa con mesciglio di cose superstiziose, ovvero con pericolo
della
vita. « Cum miscentur ibi superstitiones, vel per
imetto in tutto alla prudente considerazione de’ pratici negli affari
della
politica che prescinde dal peccato. Forse posso d
ando pubblicamente in scena, non oscuri in qualche parte la chiarezza
della
sua fama. E io temo assai di accettar per vero ci
um par. 1. C. 9 n. 70. , scrive Lodovico Busti Veneziano, e Religioso
della
nostra Compagnia. Ne io qui voglio aggiungere alt
o, ma solo pregare il prudente, e benigno Lettore; che nella bilancia
della
prudenza sua ponderi il decoro, e la gravità di u
no mostrato, che si può non solo esercitare, ma vivere dell’esercizio
della
Commedia. Però S. Tommaso, e gli altri ampiamente
ne si possa dilungare; perché i Dottori ragionano dell’Arte Comica, e
della
Commedia « secundum se » con astrazione dai merce
rno alle Commedie: ma copia maggiore si vede nell’amenissimo giardino
della
Supplica del Comico Beltrame, il quale nel c. 59
Dottori antichi, citati da Beltrame, si prova efficacemente l’intento
della
conseguenza; oppure se resta provato il contrario
scrive. « Scenicus ludus pertinet ad virtutem Eutrapelle. » Il gioco
della
scena, appartiene alla virtù nomata da’ Greci « E
per dilettare. Dunque essi sono nello stato del peccato, e nella via
della
dannazione per sentenza di questo Dottore, e Card
citata con le debite circonstanze: ma può essere peccato per rispetto
della
materia. Io dico, che la materia peccaminosa con
r sentenza di detta Somma Armilla. E anche sono illecite per sentenza
della
Tabiena; perché ella precisamente replica le cose
rta, potente, e quello, che più importa, ben fondata sopra la ragione
della
dilettevole, e utile ricreazione, neccflaria alla
della dilettevole, e utile ricreazione, neccflaria alla conversazione
della
vita umana. Quindi con gli antichi Dottori, che l
oderni, che non la riprovano quando però si eserciti dentro i termini
della
debita, e cristiana moderazione. Beltr. dopo aver
a moderazione, di che ha necessità l’Istrione, non è la sola mancanza
della
turpitudine. S. Tommaso, e i Dottori dicono, che
i suppone, che la Commedia secondo la sua natura sia lecita; e tratta
della
Commedia secondo la oscenità, e usa il Titolo De
erba Commoedia, numero 2. » Ma Francesco Maria del Monaco, Religioso
della
medesima Religione de’ Chierici Regolari Teatini,
co, Religioso della medesima Religione de’ Chierici Regolari Teatini,
della
quale è Marcello, lo cita così.In Parene si Clas
ficientem ruina causam. » E significa, che il Compositore, e l’Attore
della
Commedia brutta, pecca moralmente; perché cagiona
ativa: lo confermano gli Spettatori e io noi posso negare in riguardo
della
maggior parte di tali Commedie. Dunque le più son
illecite per sentenza di Sanchez; al quale aggiungo secondo l’ordine
della
citazione di Beltrame Emmanuel Sà, ove dice. « Hi
ole, con i gesti, e col modo ; come piena bocca i Savi lo rettificano
della
maggior parte di loro. Dunque i giochi Istrionici
i legge nelle vite de’ Santi Padri, e lo porta S. Tommaso nella Somma
della
sua Teologia2.2 q. 168. a. 3 ad. 3.. Pensino i mo
mici ? La moltitudine delle voci, accordate secondo la buona legge
della
musica, non toglie la soavità dell’armonia ; anzi
plendenti le autorità de’ molti Scrittori, che si allegano per favore
della
Commedia, e dell’Arte Comica; per ragione delle q
ccitative alla libidine, peccano mortalmente; perché danno la cagione
della
ruina; benché essi non pretendano di darla. Io di
ra il suo bene, e che malamente giunge al fiorito, e delizionso colle
della
virtù, chi non s’allontana presto dal lezzo del p
l canto delle loro sentenze raddoppino l concento dottrinale a favore
della
necessaria moderazione del cristiano Teatro, e a
utore dice in ordine a giovani. Dalle Commedie d’oggi escono in danno
della
misera gioventù; come da fornace di Babilonia, fi
tà: secondo che non dissolvano i costumi. Questo è quanto al soggetto
della
Commedia: in quanto poi alle circostanze si deve
sterminate dal Cristianesimo. Io credo, che niunex Savio, e pratico
della
moderna, e mercenaria scena vorrà negare, che l’A
mmedianti non siano illecite per sentenza di Gambacorta, e degnissima
della
sua riprensione. Dunque notiamo in gran difetto d
a, e degnissima della sua riprensione. Dunque notiamo in gran difetto
della
maggior partedegli Istrioni nostri con lo sfregio
vo affetto, e vituperiamo anche con la lingua quelli, che per cagione
della
lingua si rendono degnissimi di ogni vitupero; ne
r verità si è una intollerabile dissoluzione. Bernardino de Vigliegas
della
Compagnia di Gesù nell’Esercizio spirituale dedic
e ne’ suoi Discorsi, che i Santi Dottori non vogliono, che la materia
della
Commedia attenda alla distruzione de’ buoni costu
e le Azioni di molti Comici moderni sono illecite ? La sola faccia
della
disonestà, che mostrano le Azioni, e le Commedie
enché difficile; quanto più poi il peccato, che è tanto stretto amico
della
nostra guasta natura ? » Ne con l’esempio solamen
so doppiere, facci comparire la bruttissima forma, e lo sformato viso
della
Commedia oscena, e illecita; onde ogni saggio let
so Beltrame, e de’ quali egli nel c. 19 così discorse. Alcuni zelanti
della
salute umana si muovono a biasimare le sceniche A
rtuosi Commedianti : malamente si sta in piedi alla lunga nel lubrico
della
viziosa, e abituale oscenità. Ma con un altro bre
a con tante autirità di sacri Dottori, e d’altri Scrittori la Qualità
della
Commedia oscena, e illecita ? Sembra un perdim
a Commedia oscena, e illecita ? Sembra un perdimento dell’opera, e
della
fatica l’’impresa di faticar, e discrivere la ris
con altro mezzo, per essere, o lontane, o passate, o sconosciute; ma
della
Commedia che occorre, che un Savio mi dica, che s
orsi coraggiosamente alle oscenità, e ai peccati, che provano l’anima
della
vita spirituale. E si è dichiarato con tante auto
portate tante autorità, e si è dichiarata con tanti Autori la qualità
della
Commedia oscena, e illecita. Il Savio avvertito d
ve, e ottima istruzione del nostro cominciato cammino per il sentiero
della
drammatica campagna con desiderio di proseguirlo
lla drammatica campagna con desiderio di proseguirlo per mooderazione
della
scena, per emendazione degli scenici vizionsi, e
are, o no, secondo le sentenze dei Dottori. Questi sono i Giardinieri
della
cristiana onestà, e i Regolatori dei buoni costum
ti dei quali noi possiamo imparare le vere massime, e i santi Assiomi
della
virtù, e vera perfezione. Quesito Primo La co
isostomo è portato con il suddetto tenore dal Franciotti nel Libretto
della
Giovane cristiana. Ed io qui vi aggiungo in ordin
he « verba muliebri sunt in flammantia »L. 5. c. 15. n. 6., le parole
della
Donna sono infiammative a modo di scintille, e si
quello che fu di peggior rilievo, molti poi col tempo restarono privi
della
reputazione e della vita. Questi germogli spuntan
gior rilievo, molti poi col tempo restarono privi della reputazione e
della
vita. Questi germogli spuntano nel terreno teatra
lle anime che vede esser fuggite dagli inganni suoi, e dalla tirannia
della
sua crudeltà. Quesito Secondo La comparsa di
mille spirituali naufragi sembramiga il moderno, e mercenario Teatro
della
Scena, o del Banco, quando in esso la Donna, Comi
tuali tempeste alle anime dei poco virtuosi Spettatori.Nell’Appendice
della
Predica di Ferie. 4. della Domenica. 4. di Quares
ei poco virtuosi Spettatori.Nell’Appendice della Predica di Ferie. 4.
della
Domenica. 4. di Quaresima. Vuole il Giraldi, e c
gli, con vesti ricamate, e code fuori d’ogni misura ? Per oppressione
della
temerarietàgd di queste sfacciate femmine ho volu
Ma noi consideriamo il senso degli enormi Autori circa questa materia
della
Comica comparsa femminile. Non v’è dubbio, che le
o Contez dice: « Nulla scenam Mulieri ingrediatur »L. 3. c. 13. et 7.
della
Politica. niuna femminil comparsa si vegga in sce
onne, ecco rovinata un’infinità di anime. »Nell’Appendice di fer. 4.
della
Dom. 4. di Quaresima. Diana, scrive, « peccare f
arole, i canti delle stesse basterebbero per infettare il mondoC. 15.
della
3. par. del Giovane Cristiano.. Gambarotta in un
ano le Donne tra gli uominiNella 3. p. del profilo spiritus nel trat.
della
Mortific. al c. 35.. Ci avvisagi la Sacra Scrittu
la Mortific. al c. 35.. Ci avvisagi la Sacra Scrittura, che la veduta
della
donna acconcia scandalizza, e uccide i cuori di m
amma anchegl la neve ? Con le parole si congiungono anche i movimenti
della
persona, gli sguardi, gli sdegni, e quel che non
stando il poco suddetto per accennar molte ragioni contro la comparsa
della
Comiche; e passo alle ragioni, che si possono app
sicuro che quelle cose rappresentate dagli uomini, e FemminelleL. 1.
della
Tribolat. C. 11. infami, cose lascive, e amorose,
ione fondata sulla dottrina di S. Paolo2. par. del Profi. Spir. Trat.
della
Mortifica. C. 25.; quale di sopra ho portata. E d
ra, rimase prigione, e schiavo di disonesto amore, che gli fu cagione
della
morte temporale, e eterna ? Dice l’Apostolo Paolo
esempi, che di ciò vengono ogni dì. Raffaello delle Colombe si serve
della
stessa dottrina di S. Paolo contro le Comiche, e
senza loro grave danno: dunque per lo scandalo è illecita la comparsa
della
Comica ordinaria per sentenza di Bonacina, e del
amarezze di oscenità trovano materia di gustar solamente la dolcezza
della
purità. Ma infelice, e sventurata si è la loro co
ono femmine giovani per cantar e per ballare, le quali col portamento
della
persona, e con l’ardire licenzioso dei gesti indu
, tra suoni, tra balli, e tra salti di gente molto amica dell’ozio, e
della
dissoluzione. Questo è parte di quello, che Hurta
ltre ragioni, che forse valevano per giudicare i Comici, e le Comiche
della
Beltramesca compagnia. Ma in ordine alle altre co
in Scena, ovvero in Banco del pubblico Teatro. Il vero professore
della
cristiana modestia procede avvedutamente nei suoi
ssero Commedie. Il Comico Beltrame corre lo stesso arringo per difesa
della
comparsa femminile; poiché scrive, che le Commedi
deboli di virtù secondo il parere degli zelanti, e giudiziosi amatori
della
pubblica onestà; uno dei quali l’anno 1600. in S.
ricolose: cioè « servatio, servandis », e con la debita moderazione ,
della
quale io ragiono altrove distintamente. E quando
la licenza mendicata, oppure ottenuta. Dia sa come: possono chiarirsi
della
verità intorno al punto, della comparsa delle Don
tenuta. Dia sa come: possono chiarirsi della verità intorno al punto,
della
comparsa delle Donne parlanti d’amore al pubblico
orta acciocché si veda, che egli avendo detto molte ragioni in difesa
della
moderna Commedia, non ha difeso l’ingiusto. Tutto
poteva leggere almeno alcuni di quegli Autori, che trattano il punto
della
pubblica, e femminile comparsa; e che erano stamp
ilungheremo dal pensiero di Platone, non che significo, che i piaceri
della
terra sono l’esca dei vizi. E tal esca molto abbo
; e si tralasci l’incerto, e poco sicuro. Se il Capitano può servirsi
della
bombarda, e del cannone per l’espugnazione di una
tta più efficacemente, che gli altri dilettevoli oggetti del banco, o
della
scena. L’anno 1638. comparvero in una città princ
llettare. Presso gli Antichi, per eccitar il riso dentro i termini
della
modestia, fu già inventato un vero giuoco, il qua
eccia fu detto, « fecis persecutatio », quasi rivolgimento, e ricerca
della
feccia; perché come nota Polluce, si praticava in
amento, i virtuosi, e ingegnosi Comici, e Ciarlatani ; sanno servirsi
della
scena; e del banco per campo da seminar dolci car
oho alterati nel viso; l’uno con parole incolpa l’altro, come cagione
della
mal sortita impresa di allettare: vengono da paro
di un bell’ingegno, di un virtuoso Francese, e di un ottimo Religioso
della
Compagnia nostra di Gesù, dal quale io intesi in
nza l’anno 1642 che stando nella sua gioventù impiegato nel ministero
della
scuola, e insegnando Retorica, ebbe licenza di fa
scolpito, e ingemmato di bel riso dell’onestà senza il brutto sorriso
della
disonestà. E con quei fiori insidiarono la sorte,
udir quelle voci, e quei motti, che gli portavano un riso, assassino
della
vita, e micidiale del cuore. Appendice alla not
va con il saporetto del modesto ridicolo, e istruttiva con la vivanda
della
fruttuosa moralità. E se i Commedianti osceni pro
a Aristotele, che gli antichi Gentili moderarono le ridicole oscenità
della
Commedie: con che accortezza dunque devono esser
e allettamento del popolo alla scena, e al banco; e lasciassero l’uso
della
comparsa di Donne parlanti d’amore lascivo; che è
con altissima contemplazione, quando gli si aprì una bellissima porta
della
suprema Cittaà; la mirò giulivo, e si rallegrò in
acrimazione, e quindi tosto rivolto con affetto al pietosissimo Padre
della
misericordie, lo pregòhr con umilissima caldezza,
a comparsa delle Donne ? Chi ode il rimbombo del tuono, tema il colpo
della
saetta: e chi sino a ora non è stato colpito, non
se io non m’inganno. E che io non m’inganni, reco per prova ciò, che
della
Commedia, scrive non dico un San Tomaso, ovvero q
ericulo uis comprehensio. » La Commedia è una comprensione dichiarata
della
fortuna, e condizione privata, e civile senza per
chiarata della fortuna, e condizione privata, e civile senza pericolo
della
vita. E Donato dice. « Comedia est fabula, divers
eritatis. » La Commedia è un’imitazione dell’umana vita, uno specchio
della
consuetudine e un’immagine della verità. E Giulio
azione dell’umana vita, uno specchio della consuetudine e un’immagine
della
verità. E Giulio Cesare Scaligero definisce. « qu
hiarato con lo stile popolare. Queste poche definizioni o descrizioni
della
Commedia porta il Rosino: e io contento di queste
di Beltrame. Di più prego io tutti i Comici, o non Comici, ma fautori
della
comparsa femminile, che leggano a loro piacere, e
Donne, non fossero Commedie: dunque fare si possono senza la comparsa
della
Donne. Di più si consideri per grazia, quanto sia
rattenimento; onde il Comico non si curi si usare il pericoloso mezzo
della
comparsa di vera Donna: ma con la sua composizion
e ciarlatani, i quali avendo Figliuole, e essendo paternamente zelosi
della
loro purità, per non lasciarle esposte all’eviden
ntuomo di buona condizione: e frattanto se ne servono per l’esercizio
della
scena, o del banco. S. Girolamo, credo, direbbe a
o prudente quel superiore, e negò la licenza secondo il retto dettame
della
sua mente, e secondo il debito del suo buono, e p
rsonale vicinanza del custode; poiché la separazione, e la lontananza
della
persona serve talora di potente lenocinio per far
ciosa, e scandalosa ai molti Spettatori poco virtuosi: non è custodia
della
Moglie, ma pubblica mostra, e un tacito invito a
a Moglie, ma pubblica mostra, e un tacito invito a comprar la castità
della
Moglie. Aggiungo che questa condotta delle Mogli
del Marito, anche diligentissimo, per salvar dalla macchia la castità
della
Moglie. So di un galantuomo, che conduceva attorn
rito giova nulla, o poco per conservare lungamente illesa, la castità
della
Moglie tra l’evidenza dei mondani pericoliic, cag
plures amant. » E nella Scrittura abbiamo, che Abramo corse pericolo
della
vita per la beltà della Consorte. Ed un moderno a
Scrittura abbiamo, che Abramo corse pericolo della vita per la beltà
della
Consorte. Ed un moderno attesta. « Pulcritudo Fæm
oni, quasi ladroni di Venere, furono più volte rubate, condotte fuori
della
Città; trattenute più giorni, e abusate con scand
gli uomini peccando, e col peccato si fanno Figliuole di Satanasso. E
della
perdizione. Aggiungo: molte volte patisconoie mol
deva con la debita cautela, e diligenza alla conservazione dell’onore
della
sua Donna: questa fu da certo personaggio lasciva
li restò non ucciso, ma gravemente ferito il Comico Dottore, e Marito
della
desiderata Comica: per ilig quale avvenimento ebb
le faccio in mezzo delle piazze; perché così meglio conservo l’onestà
della
mia Consorte; nessuno sale nella scena di piazza,
galantuomo buona, per salvare da qualche pericolo di castità il corpo
della
Moglie: e per rimediare che ella, stando in scena
ifarlo se può. E prova il detto con buona ragione fondata nella legge
della
castità: e dopo la prova soggiunge. « Dicitur no
me sarebbe se dal non permettere tal tocco le sovrastasse il pericolo
della
morte, dell’infamia, o della perdita delle sostan
ere tal tocco le sovrastasse il pericolo della morte, dell’infamia, o
della
perdita delle sostanze sue, e dei suoi beni. Nell
hifato l’altro peccato mortale, che commetteva comparendo nella scena
della
piazza, e parlandovi lascivamente d’amore alla pr
ecepit », scrive S. Ambrogio. Le donne Comiche, comparse del banco, e
della
scena, sono per ordinario confinate alla fatica d
, e della scena, sono per ordinario confinate alla fatica dell’ago, e
della
canocchia, e se la passano in travaglioij la vita
uir dopo la morte l’onore di una nobilissima sepoltura, come si legge
della
famosa Comica Isabella Andreini, e d’altre Comich
nia di Commedianti venne alla città; la Comica principale era sorella
della
madre della Fanciulletta; trattò segretamente con
dianti venne alla città; la Comica principale era sorella della madre
della
Fanciulletta; trattò segretamente con detta madre
i: si seppe solo, che un giorno fu chiamata la Figlioletta per ordine
della
madre, mentre stava in chiesa con la Comare a div
llecita, il guadagno loro senza timor alcuno di Dio, e senza rispetto
della
virtù cristiana; e però conducono con se le Donne
con buon guadagno, si doveva fare la Commedia oscena con la comparsa
della
Femmina Commediante, la quale a questo fine già e
rte dialogando tra loro, fecero si, che il popolo depose il desiderio
della
Commedia; concepì contrizione dei peccati; e invi
lo spazio di molti anni, fu toccato, e ferito nel cuore dallo strale
della
divina grazia in modo, che con una perfetta, e do
hé poi non la senta « ex defectu materie non exihibita », per difetto
della
materia comica non rappresentata; « non autem ex
estamente: venderono felicemente: e mentre i Comici stavano nel palco
della
piazza, le loro Donne si trattenevano nelle stanz
molti deboli di spirito. Chi vuole sa recitando colpire nel bersaglio
della
virtù, non si serva del vizio nel saettare. Qu
che non comprerebbe il segreto del Ciarlatano, lo compra per rispetto
della
Donna: e perché per tirare il fazzoletto con il d
r ancora, e mirar con gusto. Buon guadagno poi si fanno i comici fuor
della
scena per mezzo delle Comiche in più modi. Prima
e pecuniose fatte per arrivare a godere le sozze, e disoneste lordure
della
carne con le Comiche; e per le quali molti si mos
dono, e spandono grossissime somme di pecunia; e se fossero tesorieri
della
ricca Giunone, si farebbero cortigiani mendichi d
tuzia: e all’inganno, come spesso avviene, trionfo dell’imprudenza, o
della
troppo sicura semplicità. Molti Giovani compartit
infezione. Un buon volere, benché paia virtuoso, non basta per difesa
della
femminile castità, quando i colpi degli arieti si
a come strumento del Diavolo, cagionato grandissimo danno nei costumi
della
Gioventù, non solo con la comparsa in palco, e co
ico del mondo, affermando, che il male, che fanno le Comiche al tempo
della
Commedia nel Teatro, è il minore: perché il maggi
i. Questo volle significare quella Comica modesta, maritata, e bella,
della
quale ho parlato di sopra, quando, pochi anni ors
ne con le Comiche. L’Avidità del guadagno illecito è come il collo
della
Gru, molto lungo; non si presige termine: si dila
i dei lascivi Amanti: questi tentano l’assalto, per espugnar la rocca
della
pudicizia con la batteria dell’oro e trovano dopp
uperosissimo, contro del quale non voglio recar le spaventose minacce
della
Sacra Scrittura, né dei Santi Padri, né dei sacri
siano Comici, che si servano del palco per crocciolaiz, o zimbello, e
della
Moglie per Civetta, per far cadere gli uccellacci
l’onore uno, che si chiamava di colei Marito, il quale, se era, degno
della
forca, non che della frusta, come reo convinto di
hiamava di colei Marito, il quale, se era, degno della forca, non che
della
frusta, come reo convinto di gravissimo peccato c
, e imbevono tanto sinistro concerto, che fanno ogni mala conseguenza
della
vita, e dei costumi loro. E vi è, dice Beltrame,
invero una Femmina, Comica di professione, perita dell ’arte pratica
della
scena, formosa per natura, speciosa per artificio
zioni ? Come non accrescer à le vittorie lascive, e i carnali trionfi
della
disonestà ? Chi debole di spirito la mirerà giamm
i potrà assicurare ? « Pepigi fædus cum oculis meis, dice il Campione
della
fortezza Giob, ut non cogitarem de Virgine.»C. 31
natre. Ritornato poi al Convento stava tutto malinconico, e richiesto
della
cagione; e che cosa lo potrebbe rallegrare, egli
insensati, ma solo a rimirarle, correre ogni pericolo, benché grande
della
vita; massimamente che tanto più si ha da frenare
onsento solo al diletto del pensiero lascivo; ma non voglio l’infamia
della
disonesta operazione. Ed io rispondo, che quel co
o di quel vano, e osceno diletto, che gli veniva offerto con la tazza
della
comica, e femminile comparsa, tutta impiegata per
di molti, e molti anni è stata governata, e retta nella Casa Professa
della
Compagnia di Gesù dal P. Placido Giunta della med
tta nella Casa Professa della Compagnia di Gesù dal P. Placido Giunta
della
medesima Compagnia con tanto copioso frutto delle
aperte finestre, ad involare la vita spirituale all’anima, tesoriera
della
divina grazia. « Sicubi popularesSer. 5. in ps. 1
. de Prov. pos. medit. in prova, che chi brama custodire la pudicizia
della
mente, deve custodire gli occhi dagli sguardi imp
olo di peccare. Aggiungo: se la Donna mirata è lontana, la tentazione
della
vostra libidine è vicina. La bellezza di Bersabea
e nessuno, cioè dico io, poco cauto spettatore fugge illeso dai morsi
della
libidine; perché l’alito suo pestilente infetta a
ntazione; e serve quasi di potente Basilisco per uccidere il pensiero
della
fornicazione, e del peccato. Io rispondo, che qua
pondo inoltre, che se una Comica è brutta, forse non tutte le Comiche
della
sua Compagnia sono brutte: e alle volte con una b
he è luogo santo, « periclitatur castitas », si corre gran pericolojs
della
castità; « ubi DeiDe Sing. Cleric. pracapta nos c
inata, e toccata dal Sig. Iddio, onde compunta se ne andò alla Chiesa
della
Compagnia di Gesù, e domandò un confessore. Le fu
nes. » E cotal danno, e allettamento vien cagionato a molti col cnato
della
donna in banco, o nel teatro. E però sarà bene, c
qui, per accennare, che quelle Femmine cantatriciLib. 5. c. 14. n. 6.
della
Giovane Christiana mercenarie, e vaganti nelle co
tuoso canto; in modo che ricevano un dolce sollevamento nelle fatiche
della
presente vita. « Deus cum vidisset multos hominiu
sicit, ut, versus modualtus, divinium, cantium numero compositum. » E
della
natura aggiunge. « Nostra Natura usque adeo delec
oria, che esprimeva la conversione di S. Teobaldo Eremita, l’asprezza
della
sua vita, e il felicissimo fine, del suo pellegri
nei versi la piacevole Musa, io ti dico, che nella tua Città in luogo
della
legge, e della ragione, dominerà il piacere, e il
acevole Musa, io ti dico, che nella tua Città in luogo della legge, e
della
ragione, dominerà il piacere, e il dolore, quasi
piuttosto del canto venditrice, che formatrice. Deh se Padrona tu sei
della
tua voce, sii altresì padroneggiante Signora dell
formano coro con i compagni osceni nel cantare, e così degne si fanno
della
miseranda morte, e del maledetto plauso, che già
enseL. 2. Apum. c. 49. p. 21.. Era un Gentiluomo, virtuoso professore
della
vita militare, aveva un Servo di cattivi costumi,
orbo; ne fu potente martello, per spezzare la durezza, e ill diamante
della
sua ostinazione. E però cacciato fu da quel servi
tissime fiamme: dunque ciascun Fedele, fornito di senno, stimi debito
della
sua diligenza l’allontanarsi, et il fuggire lungi
solo colei, che terra Furia d’Averno, e non di cipro è Dea. » perché
della
Teatrale Femmina ballante seguono mille sorti di
rdote spiegò le colpe sue, attendendone il perdono, con il Sacramento
della
PenitenzaSpe. d. 9. 52.. Felice fu questo tocco d
erdam, et conteram. » Cioè. Per mio gusto e volere tu sarai bersaglio
della
mia vendetta dovuta ai tuoi eccessi: io ti mander
secondo me in quella Donna Ballerina, sfacciata, e vana di Brabantia,
della
quale il Coetaneo di S. Tommaso d’Aquino, Tommaso
o Cantipratense scrive un funesto racconro, narratogli da un soggetto
della
Religione. Era, dice, una Femmina di costumi trop
stone di mano ad un di quei Giuocatori, e colpisce per dritto il capo
della
Donna così fortemente, che subito caduta nel suol
nta Ballatrice, lo portarono alla sua casa, e fatto venire, per letto
della
morta il feretroke, ve la collocarono sopra con l
pompa per celebrare con sacre cerimonie, e con sante orazioni a prokf
della
defunta l’ultimo ufficio della cristiana pietà. M
erimonie, e con sante orazioni a prokf della defunta l’ultimo ufficio
della
cristiana pietà. Ma che ? Ecco, dice lo Storico,
e preparare un festoso convitto, e un giocondo balletto per il nemico
della
Anime Satanasso. O Comiche moderne intendete il p
di. » Ambrogio, quel grande Arcivescovo, e quel Dottore tanto zelante
della
purità convenevole alle Donne, scrive « Ibi intut
, e pudica quella, che gode farsi vedre sul palco Saltatrice nel fine
della
Commedia fatta dai Comici, o dopo lo spaccio dell
e Comedie virili habitu assumpto ». E D. Francesco Fernandio Canonico
della
Chiesa Cordubense dice chiaro, che questa sorte d
ari alla purità. Ed io aggiungo. Ebbe ragione uno zelante Predicatore
della
santa Religione dei Padri Capuccini di risolversi
bene di avere già veduto di tal fatta per mia disavventura nel tempo
della
mia vita secolare; e ora nella Religione con il s
uperba, vana, e molto desiderosa di comparire; ssembrava una capitana
della
donnesca pompa, e vanità; ballava leggiadramente,
, e si fa reo, di essere costretto a saltare eternamente tra i fuochi
della
tartarea, e tormentosa fornace. Ora per cagione d
ebrea, dice. Le armi dell’uomo non guarniranno il petto, né il fianco
della
Donna per combattere; « quia est indecens Mulieri
ciamo questa esposizione di veste guerriera, e d’armatura: ragioniamo
della
veste dell’uomo. Silvestro porta a risposte a que
Per divina proibizione si vieta alla Donna l’uso, o piuttosto l’abuso
della
virile veste comune; perché porge occasione alla
o viene approvato da Cornelio a Lapide, che riprova nella Donna l’uso
della
veste virile; « tum quia hoc per se indecens est;
simul etiam pudorem exuit. » La donna si spoglia del pudico ornamento
della
vergogna, mentre cambiakk la vede sua con la viri
iene la distinzione del sesso Femminile dal virile, ivi si fa scapito
della
preziosa margherita della pudicizia. Dunque la Do
sso Femminile dal virile, ivi si fa scapito della preziosa margherita
della
pudicizia. Dunque la Donna non può usare il vesti
l quale pare, che già peccasse mortalmente la Donna Giudea servendosi
della
veste d’uomo. « Judea videtur peccasse motaliter,
aschio compare di più, che la femmina, specioso. Apre il ricco teatro
della
sua sfera; espone il colorito tesoro delle sue pi
e ciò farò con portare le sentenze dei Dottori bilenciate nel rigore
della
scolastica disciplina. Nota unica Si rispon
? Io con alcuni punti spiegherò la mia sentenza. Dico 1. la mutazione
della
veste femminea non è secondo se o di sua natura p
on per fuggire le pene del martirio, ma per allontanarsi dal contagio
della
disonestà così pensando assicurar le sue preziose
per sentenza di San Tommaso, oltre gli allegati Dottori, la mutazione
della
donnesca vestw non è di sua natura peccato mortal
splicando S. Tommaso, e lo cita Diana, e vuol significarci, che l’uso
della
veste virile nella Donna, è un’azione viziosa da
o. Tutti i sopra citati Dottori favoriscono questo mio detto nel caso
della
leggerezza, per cagione della quale una donna all
i favoriscono questo mio detto nel caso della leggerezza, per cagione
della
quale una donna alle volte si veste da uomo senza
esta delazione, « ob honestam alterins delactionem » ; e l’intenzione
della
virtuosa Comica riguarda in questo scopo. In quan
no peccati mortali almeno per accidente per ragione dello scandalo, e
della
spirituale rovina, che cagionano a moltissimi deb
dagnare in puù maniere. Può ella, se vuole, con altrwe azioni proprie
della
Donna sovvenire alla sua necessità; senza l’uso d
mento di sua vita, ma con l’uso dei mezzi approvati dalle buone leggi
della
Cristianità. L’interesse è uno Stregone, che fa t
ità; e gli equivoci erano tali, che si potevanodichiarare per univoci
della
libidine; onde contro colei avrebbe detto S. Ambr
è corde meo. » Anzi io prego Dio, che tolga dal mio cuore il ricordo
della
sua persona. Non tutti al ricordarsi di una Donna
possono usar, o volgiono il rimedio, che praticò quell’antico Romito
della
Scithia, il quale combattuto dal Demonio con la m
Romito della Scithia, il quale combattuto dal Demonio con la memoria
della
bellezza di una Femmina veduta, udendo, che era m
estò superata perfettamente e vinta. Crisostomo scive, che il piacere
della
vista prestamente s’invola; ma la piaga del cuore
senza eseguir il male con l’opere, nondimeno da se sola perde la vita
della
grazia, e mancando se ne muore lontano dai raduni
orosokt chiamava una quais mortale impossibilità di levarsi dal lezzo
della
disonestà. E chi potrà dunque stimare se stesso f
Commedia, resta preso con troppo affetto verso la bellezza, e grazia
della
Comica. Non è affare di molto insolito avveniment
quelle Femminelle, che con la beelzza del viso, e con l’abbellimento
della
persona, come con due gagliardi mantici eccitano
ento della persona, come con due gagliardi mantici eccitano la fiamma
della
disonestà nella cinta del cuore dei negligenti Sp
virtù. Anche la Meretrice, ritirandosi dal peccato, sente lo scomodo
della
privazione del guadagno disonesto; eppure è lampo
il viso, che ingrossi i fianchi, e che aggiunga aiutiall’imperfezione
della
Natura, faccia il tutto col fine di parer bella:
concesso dai Dottori. Che poi alcuna Donna fa eccesso, per occasione
della
sua comparsa nei numerosi luoghi, deve correggers
deve correggersi; come anche qualche uomo vizioso malamente si abusa
della
vista della Donna, e dei suoi ornamenti, merita b
gersi; come anche qualche uomo vizioso malamente si abusa della vista
della
Donna, e dei suoi ornamenti, merita biasimo, e co
dai quali viene riprovata in tutto e condannata la pubblica Comparsa
della
Donna in banco, o in scena. Per dilettare con i s
finti, e si considerano solamente con gusto, come scherzi, e artifici
della
scena, senza affetto di libidine, anzi con vitali
può intendere, e giudicare di una cosa bene, o male secondo le regole
della
cristiana prudenza, e secondo gli indizi, che ved
discorsi amorosi, e per giudicarli molto perniciosi alla moderazione
della
cristiana purità. E per ogni ragione basti ora qu
vitrtù, considerano con peccaminoso gusto quegli scherzi, e artifici
della
scena oscena, e risvegliano in sé l’affetto di li
e sia raggio di chiara luce per il nostro cammino verso la cognizione
della
Verità. Nota unica Non tutti gli Uditori s
rché tali non hanno bisogno del mio spavento, per fuggire il pericolo
della
loro salvezza; ma sono mosso a così ragionar, e s
ttamento dirette: nondimeno il maggior capitale, che facciano i vaghi
della
Commedia è il diletto; ove ne conviene porre l’ut
bbe capace al nostro guadagno. Io rispondo a Beltrame, che godo molto
della
candidezza, con che confessa, che egli, e i Profe
no, e peccaminoso. E chi vide mai, ovvero udì, che quando gli Uditori
della
Commedia partono dal Teatro, vadano discorrendo,
’utilità: e non seguano il senso del piacere, per amare il falso bene
della
carnalità, e acconsentire al peccato. Il senso ha
orse qui replicherà taluno dicendo. Non posso io dilettarmi solamente
della
cognizione del comico artificio, e non delle cose
sso dilettarmi delle belle parole, delle forme nobili, e leggiadre, e
della
graziosa, e fiorita eloquenza, senza che io nnel’
ntelletto mio, il senso, e l’affetto dilettarsi dell’artificio, e non
della
disonestà. A questa replica io rispondo con due T
così difficilissima cosa è, che l’intelletto nostro per la corruzione
della
natura nostra, al male inclinata, possa fare tale
male inclinata, possa fare tale astrazione, si che si goda solamente
della
cognizione delle cose in tali libri contenute; e
per stretta amicizia connesse, ne segue, che quello che una per mezzo
della
cognizione apprende, e intende per cosa mala, o b
ratica dell’affetto circa l’oggetto dilettevole, mediante il consenso
della
volontà. E quando anche ciò non avvenisse, nondim
brutto, e diabolicoDe icium. et tent. Chris., mediante la repugnanza
della
volntà, vi lascia però qualche cosa della sua imm
is., mediante la repugnanza della volntà, vi lascia però qualche cosa
della
sua immondizia. Pure se ho da concederti cosa l’a
uali si procuri il miglioramento dei buoni costumi, e l’accrescimento
della
perfezione per i virtuosi. Ma io dico, che sono p
isoluzione per lui da ciò, che ho notato nel c. 3. al Q. 14. parlando
della
Comica: poichè tutto vale del Comico a proporzion
e era sacrificio fatto alla disonesta Venere. Santamente le Giustizia
della
Serenissima Repubblica di Venezia l’anno 1641. fe
Mazzoni, cita Ateneo dicendo, che il Comico antico detto, Magodol. 2.
della
Dises. c. 26., usava il vestito Femminile, e era
suo; ma forse nel punto di morte sarà tentato gravemente con pericolo
della
salute per il ricordo di tali abbigliamenti, e ac
olosa infermità, per la quale giunse « ad portas Mortis », alle porte
della
Morte, ma poi per divino impero fu indi richiamat
per indurre le anime al gran pericolo di caduta mortale, e di perdita
della
divina grazia. Una di queste occasioni è la compa
o con Arias, che S. Basilio lasciò scritto, che gli uomini castiTrat.
della
mortific. c. 15. nel mezzo. hanno da conservare i
dalle accese fiaccole di alcuni casi seguiti a tempo nostro, e degni
della
nostra riflessione. A me fu narrato da un princip
ttols di partire dalla Città, per non essere intrappolato con perdita
della
sua purità immacolata. Ecco i triboli, e le spine
re. L’occasione apre la strada al lenocinio, per rovinare la bellezza
della
castità: chi la fugge, combatte sicuro; e senza m
le Superiore. Andò a sentire un’Azione sacra, intitolata l’Invenzione
della
S. Croce; comparve un giovanetto con nome di S. E
eva alle volte la Comedia da sé solo, rappresentando vari personaggi (
della
qual maniera scrisse S. Girolamo. « In Scenis The
ssendo troppo amici dell’impudica Venere, si scoprono troppo nemicilv
della
casta Diana: o per meglio dire, sono pochissimo i
o per meglio dire, sono pochissimo inclinati all’amore, e osservanza
della
cristiana pudicizia, e della vera castità. Qu
issimo inclinati all’amore, e osservanza della cristiana pudicizia, e
della
vera castità. Quesito Quinto Non basta il f
uella candida perla dell’onestà, che tu perdesti nelle private stanze
della
tua casa. O scena tu sei santissima; perché onest
scopre una vera indecenza del Sacramento. S. Tommaso vuole, che parte
della
moderazione, da prescriversi ai Comici, sia, che
le parole brutte: ovvero è divina, quando si pongono in burla le cose
della
nostra S. Fede, o della Chiesa. Notiamo un poco d
è divina, quando si pongono in burla le cose della nostra S. Fede, o
della
Chiesa. Notiamo un poco di grazia in quelle parol
rofessori di modestia. Il S. Sacramento del Matrimonio non è una cosa
della
Chiesa, e delle Fede ? Si. Voi fingendo, e scherz
he i Comici non burlano in scena, per burlare il Matrimonio come cosa
della
nostra Fede; e come Sacramento di S. Chiesa, il q
i Commedianti non trattano del Matrimonio, in quanto è un Sacramento
della
Cristianità: e molto meno di lui non trattano, pe
ente trattato, nondimeno molti semplici, che non sanno la distinzione
della
ragione Sacramentale da quella del contratto, e d
ttori, e però coprono il viso dell’illecita disonestà con la maschera
della
modestia; e dopo avere ammorbato il Teatro, e la
. C. 59. in ludo scenico, misceatur, vel iniuriosum Deo. » Nel giuoco
della
scena niente si frapponga di brutto, o d’ingiurio
ente « in actio exercitio », porre tra le burle, e tra le turpitudini
della
scena un Sacramento, ovvero il suo contratto civi
imo e dottissimo personaggio Fiorentino. Gli Attori, e gli Spettatori
della
Commedia suppongono, che quel negozio d’amore si
Questa finzione è una vera disposizionepag. 170. al distruggimentomg
della
castità: questa spiana la strada al Meretricco qu
vezzi, e lusinghe al fine, o di farlo cadere bruttamente nel peccato
della
fornicazione, o di muoverlo grandemente ad iracon
Mimi, e Pantomimi, nemici dell’onestà, che essi mostrano di abusarsi
della
Commedia, la quale, come sanno i Dotti, e lo nota
do la qual dottrina io dico, che i Comici osceni riferiscono gli atti
della
Commedia, che in se stessa è buona, o almeno indi
ono quei due Comici, Beltrame e Cecchino, in difesa dell’Arte loro, e
della
Commedia lecita, merita lorde; e come tali essi p
ma io intendo, che tal comparsa si consideri secondo tutti i termini
della
mia Proposizione posta nel c. 2. al Que. 2. di qu
bile in un tempo è stata giudicata improbabile in un altro. E così io
della
comparsa delle comiche parlanti d’amore nel pubbl
negozio Comico, non tanto « secundum naturam rei », secondo la natura
della
cosa, « quanto, secundum praxim », secondo il cos
a non si farà probabilmente. Ora si considera dai Dottori la comparsa
della
donna ornata, e parlante d’amore lascivamente: pe
a femmnile forse parrebbero freddezze senza le calde e amorose grazie
della
disgraziata Venere impudica. Ho saputo da un virt
vizio. Dico 3. Se la Donna si adorna secondo la qualità, e uso comune
della
persona, che rappresenta in una modesta Commedia,
acondizione ad una Comica virtuosa, che non potesse esercitare l’arte
della
sua professione, in quanto è lecita, e secondo qu
i si abusano per loro malvagità, e si scandalizzano irragionevolmente
della
sua diligenza in ornarsi, e comparire in pubblico
iligenza in ornarsi, e comparire in pubblico secondo l’uso, e decenza
della
persona, che da lei viene rappresentata onestamen
viene rappresentata onestamente in una lecita Azione. Se l’ornamento
della
Donna, dice Castro Palao, « est inxoa qualitatem
e Sanchez. Usaq. Et convenire debent ones Doctor etc. » Baldelli dice
della
Donna. « Sit studiose et sinerationabili necessit
onna rappresentata; ed ella ha il iusmh a tale ornamento per rispetto
della
sua professione di rappresentare onestamente: e p
della sua professione di rappresentare onestamente: e per l’esercizio
della
professione le basta, come cagione onesta, la nec
iem iniquu est. » Contro questa dottrina porta questo Autore il fatto
della
S. Vedova Giuditta, la quale pare, che si ornasse
, la quale pare, che si ornasse con intenzione di prendere nel laccio
della
disonestà l’animo lascivo del Generale Condottier
non solo dieci, o venti persone deboli di spirito, ma avvera le sorti
della
virtù, e se potesse vorrebbe tirare, e allettare
e, che più facilemente vengono allettati i giovani, e i meno virtuosi
della
Città, poichè questi tali sono più pronti a frequ
eccesso, per sola vanità, mostrando la bellezza sua, e la gentilezza
della
persona, senza altro cattivo fine, non sia peccat
é, oltre alle cose dette sopra, egli è fine di allettare al pagamento
della
Commedia e al pagamento alla fomentazione dei Com
i leggono, e intendendole servono spiritualmente con gravissimo danno
della
virtù. Quindi nel Decreto sono ripresi con le par
rché si persuadeva, che la lettura delle Comiche oscenità è un’arsura
della
giovanile purità in molti, che nei libri turpi, c
ualche oscenità di Donna, o di altro, si tollerano, o per la bellezza
della
lingua o per la finezza dell’artificio, o per alt
Spettatori deboli di spirito; e malamente inclinati alla distruzione
della
propria virtù. « Comediam in spectaculis recitari
trale cadono i fulmini con violenza maggiore, che dalle parti superbe
della
stampa: in questa le saette lnaguiscono per difet
amme, né quegli ardenti affetti che si vedono nelle persone inamorate
della
Commedia, le quali sembrano animati, e piccoli Ve
mo Platonico, da uomo ideale, da uomo astratto, e non da uomo fornito
della
nostra ordinaria natura, e carnale inclinazione.
o, e gli uomini virtuosi, da ciechi incantati, e che non si accorgono
della
stolida lor malizia; ed essi miseri con la sregol
e rovinoso a parere di chi sa, e vuole considerarlo secondo la purità
della
Cristiana fede: e basti per prova quello, che più
surò in più luoghi: e poi mandando le censure al Sig. Cardinale, Capo
della
Congregazione dell’Indice, ne attese la risoluzio
i Guerrieri Cristiani lanciano contro le Teatrali oscenità con l’arco
della
scolastica dottrina. né Platone è Capitano di bas
difesa, contro l’assalto di quei Teologi di Cristo, che con il brando
della
giusta ammonizione troncano l’altiero capo dell’o
c per Diadolum blanditia mortem intentat. » Cioè. Ora Iddio per mezzo
della
severità dona la vita; ed il Demonio con le lusin
e chi moltiplica ad un’infelice le disgrazie, si dichiara poco amico
della
pietà. Quesito Undicesimo La tolleranza sino
regolandosi, vivono sicuri: e forse così procedono nella permisisone
della
Comparsa delle Comiche in Scena, e parlanti d’amo
one grandi tagliate a questa mala luna; e che tengono la vera nobiltà
della
virtù sotto le piante: e qualche Comico mi ha con
che sgombri il buio di quei tenebrosi orrori con il chiarissimo lampo
della
sua divina luce. Rispondo secondo. Il titolo di T
. Rispondo secondo. Il titolo di Teologo non infonde tutta la scienza
della
Teologia scolastica, e morale in un tratto. Uno p
lemente le orecchie; ogni male si deriverà da simili presone al danno
della
pubblica felicità. Io inoltre prego tutti i Teolo
e gli occhi alla chiarezza di questa bella stelleè volontario amatore
della
cecità. Il buon Teologo non si cura far coro da s
rzo A che cosa è obbligato il confessore del Superiore per rispetto
della
comparsa delle comiche nel pubblico Teatro ? A
gli saprà molto bene, come portar si debba nel soddisfare all’obbligo
della
sua carica senza recare ragionevole disgusto al p
nsare la qualità dei Ministri suoi, investigare il modo, e la maniera
della
loro pubblica amministrazione. Il Confessore dunq
veramente sano, e libero dalle infermità dei vizi; inoltre sia perito
della
medicina spirituale; né solo abbia letto le cose
né solo abbia letto le cose scritte dai Teologi intorno al Sacramento
della
Penitenza, e ai casi di coscienza; ma ancora sapp
mx nel governo ovvero nei negozi di ragion di stato, o del reggimento
della
domestica famiglia della Corte: se non in caso, i
negozi di ragion di stato, o del reggimento della domestica famiglia
della
Corte: se non in caso, in cui dallo stesso Princi
2 da me proposti, Giovsnni de Lugo, ciò, che egli scrive per acconcio
della
presente materia. Quest’uomo di grande eminenza,
in Roma per lunga, e pubblica lettura di Teologia nel Collegio Romano
della
Comapgnia di Gesù, nel Tomo del Sacramento della
nel Collegio Romano della Comapgnia di Gesù, nel Tomo del Sacramento
della
Penitenza propone questo dubbio. « An debeat Conf
esto dottissimo Teologo nella sua illazione, ed applicare. Io al caso
della
comparsa delle Donne parlanti d’amore in scena. I
e. La regola del Superiore indirizza il costume popolare al godimento
della
vera felicità Nel C. de Religiosis, et sumptibus
rtiene l’ammaestrare i sudditi nelle cose necessarie per l’osservanza
della
divina Legge. Dico 3. Tale ignoranza porta con sé
er se stessi, benché siano deboli di spirito, il godere lo spettacolo
della
Commedia di Donna parlante oscenamente d’amore ne
può far tal giudizio con le dottrine degli Autori, che hanno scritto
della
materia Comica, e delle Comiche, e con la consult
ardinalato, con desiderio di essere illuminato; se nel mirare la luce
della
sua dottrina io vedevo corto, o per barlume. Gli
lo caldamente di compiacersi di volere essere il Catone, e il Nestore
della
mia scrittura; e di significarmi con libera brevi
alorose, e Forti Amazzoni per il combattimento necessario alla difesa
della
Cristiana modestia, e castità. Nota seconda
modestia, e castità. Nota seconda Di un Principe, che avvisato
della
illecita comparsa delle Comiche la leva dal Teatr
si amorosi, e scandalosi alle persone deboli di virtù. Un Predicatore
della
comapgnia di Gesù, astenendosi di parlar dal perg
diano licenza alle Donne dei Commedianti di salire nel pubblico banco
della
piazza, né di comparire nelle pubbliche scene del
nel caso « ante factum », ciè quando il Superiore può, e deve temere
della
spirituale debolezza di molti, quali restano espo
. « Aspectus mulieris telum est veneno lethali litum. » Ed il piacere
della
vista « celeriter anolat », ma « vulnus non anola
risto. Questo inculcò una volta il P, Bonaccorso Predicatore Sicliano
della
Compagnia di Gesù in Venezia ai Sig. Veneziani; e
edianti osceni. E a questo, credo, allude il P, Mazarino Siciliano, e
della
medesima Comp. Ove scrive nel Disc. 58. fece cris
ontraddire alle dottrine di personaggi eruditi, e consumati nel Liceo
della
Sapienza. Dico dunque a mio senso, che io, uomo a
e Commediante di nostra età. Non lascio da parte quella Lidia gentile
della
mia patria, che con si puliti discorsi, e con si
Scrittori, non resta abbattuta, benché combattuta, la mia Conclusione
della
illecita Compara delle vere Donne, Comiche ordina
ittura mi ha trovato a letto con podagranj e chiragank, cioè prigione
della
divina Giustizia con ceppi ai piedi, e con catene
i molto cura, che quello, che intende spiegare talvolta con le regole
della
mondana, e ordinaria Politica, si possa poi giudi
spondo all’autorità del Garzoni dicendo, che elle non snerva la forza
della
mia Conclusione contro la peccaminosa comparsa de
llido, e di pallido in rubicondo, come a lui pareva : e del suo modo,
della
sua grazia, del suo gentile discorrere dava ammir
ta stare nell’Inferno per la colpa. Dico 4. Egli dipinge con i colori
della
sua eloquenza quelle 4. Donne, come Comiche eccel
fiacchi posseditori di quella virtù, con che si mantiene il possesso
della
divina grazia. Leggasinl, da chi vuole, il resto
gnatamente oscena, per certo è perniciosamente rovinosa amolti deboli
della
cristiana perfezione: e una bevanda avvelenata, m
udico; ma lascia il cuore ferito, e per sempre sconsolato; il diletto
della
sua compiacenza è mercede della vista cusriosa, e
, e per sempre sconsolato; il diletto della sua compiacenza è mercede
della
vista cusriosa, e vita licenziosa; ma il rimorso
enza è mercede della vista cusriosa, e vita licenziosa; ma il rimorso
della
coscienza è stipendio della morte spirituale, e d
usriosa, e vita licenziosa; ma il rimorso della coscienza è stipendio
della
morte spirituale, e del peccato in sempiterno.
m rei naturam precise », per concetto intrinseco, e secondo la natura
della
cosa precisamente: però non ricorriamo al modo, c
ttere senza ragione in altra parte dell’anno le oscenità del banco, o
della
scena: ma sarebbe necessario consultare il dubbio
ico bene; e poi risolvere, e decretare la concessione, o la negazione
della
licenza. E si ricordino i Savi del nostro tempo i
. Alex. N. 18. Par. 6. Aris. Cioè. Gli antichi trovarono vari diletti
della
scena per ricreare l’animo travagliato, e non già
onde essi vivono sicuri in coscienza, così soddisfacendo all’obbligo
della
carica loro suprema, e principalissima. Tocca agl
poggiare ad argomento estrinseco; m deve penetrare ben dentro le mura
della
cosa, per poter fondatamente pronunciare intorno
incipalissimi Superiori fossero dagli inferiori interrogati nel punto
della
comparsa delle Femmine parlanti d’amore in scena,
ine parlanti d’amore in scena, o nel banco; massimamente con riguardo
della
pratica, e della debolezza di spirito di moltissi
ore in scena, o nel banco; massimamente con riguardo della pratica, e
della
debolezza di spirito di moltissimi Uditori, rispo
sono i Moderatori supremi dei costumi , ai quali tocca la regola più
della
pratica, che della speculativa per una parte, e p
supremi dei costumi , ai quali tocca la regola più della pratica, che
della
speculativa per una parte, e per l’altra non vi è
, e Secolari siano, da chi può, informati pienamente, e distintamente
della
qualità di questo pestifero morbo; perché ho sper
perché non possono fare lo stesso gli Scrittori cristiani, e zelanti
della
salute delle anime ? Certo possono chiedere giust
vi Principi, e degli zelanti Imperatori. Il politico, e santo governo
della
cristiana purità imita santamente il divino costu
avete fatto frutto nel nostro Regno per divina grazia contro l’abuso
della
comparsa femminile nel pubblico banco, e nelle pu
narie: (notate o Sign. Accademici) la ragione si è: perché la malizia
della
Commedia non dipende dall’essere, o non essere, m
i Comici Professori. Dunque ciascun fedele, che professa l’osservanza
della
divina legge, procuri con la debita cautela di as
la debita cautela di astenersi dalla composizione, e dal recitamento
della
Commedia oscena, la quale (come ho detto sul prin
buona diligenze, e di prezioso desiderio, benché non trovi l’effetto
della
buona operazione, nondimeno riceve il premio dell
on trovi l’effetto della buona operazione, nondimeno riceve il premio
della
buona volontà. Il tentativo di giovare al bisogno
poiché il vero zelo di servire all’altrui bene, serve ancora al bene
della
propria consolazione. « Etiam non assequutis volu
asimano, o lodano i Comici secondo il merito. Pag. 184. B Ballo
della
Comica nuoce alle anime. Pag. 153. È peccato. Pag
8. E i moderni. Pag. 51, 57, 660. Gli antichi sono contro la comparsa
della
Donna in scena. Pag. 75. Né dubbi circa le Commed
uri, mentre durano i vizi. Pag. 6. Ridicolo come fosse, e sia proprio
della
Commedia. Pag. 28. D’onde si possa cavare il mode
ntazione con porsi alle narici carne fracida. Pag. 171. S Salto
della
Comica è pernicioso. Pag. 157. Saltatrice inganna
Dio. Pag. 159. Una scandalosa. Pag. 169.158. Scrivere con distinzione
della
Commedia non offende 2.3. Santi che Commedie face
. 1. c. 2. XI. 1. c. 14. 34. L. de Synodo tr. 2. t. 9. Nell’Appendice
della
Predica di Ferie. 4. della Domenica. 4. di Quares
. L. de Synodo tr. 2. t. 9. Nell’Appendice della Predica di Ferie. 4.
della
Domenica. 4. di Quaresima. Pag. 18 de Discorsi in
. 676. T. Stampato l’Anno 1614. v. Comed. Prop. 2. L. 3. c. 13. et 7.
della
Politica. Rag. 110. De prudentia Confes. P. 3. se
um. In c. 1. Mich. T. 2. l. 3. d. 18. n. 2. Nell’Appendice di fer. 4.
della
Dom. 4. di Quaresima. p. 5. trat. De scandalo Res
i Quaresima. p. 5. trat. De scandalo Res. 31. In Paren. p. 30. C. 15.
della
3. par. del Giovane Cristiano. Nella 3. p. del pr
ar. del Giovane Cristiano. Nella 3. p. del profilo spiritus nel trat.
della
Mortific. al c. 35. L. 1. della Tribolat. C. 11.
3. p. del profilo spiritus nel trat. della Mortific. al c. 35. L. 1.
della
Tribolat. C. 11. 2. par. del Profi. Spir. Trat. d
al c. 35. L. 1. della Tribolat. C. 11. 2. par. del Profi. Spir. Trat.
della
Mortifica. C. 25. Nell’Appendice alla Predica di
ic. C. 23. 15. 16. 3. p. sum. C. 8. 6. 4. §. 12. Lib. 5. c. 14. n. 6.
della
Giovane Christiana T. 1. in Evem. L. 5. c. 24. T.
Instit. l. 2. de Arbi. R. Iudic. Q. 5. Cent. 1. cas. 62. n. 34. l. 2.
della
Dises. c. 26. C. 55. l. 3. Polit. C. 13. §. 7. Tr
34. l. 2. della Dises. c. 26. C. 55. l. 3. Polit. C. 13. §. 7. Trat.
della
mortific. c. 15. nel mezzo. Ep. de Hilarione. l.