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1 (1648) Della cristiana moderazione del teatro. Detto la qualità delle Commedie pp. -272
na secondo la Dottrina di S. Tommaso, e d’altri Teologi per sicurezza della coscienza. opera Del P. Gio: Domenico Ottonelli
oscienza. opera Del P. Gio: Domenico Ottonelli dà Fanano, Sacerdote della Compagnia di Gesù. Si narrano molti casi moderni;
er regola de’ tuoi costumi l’impero di Satanasso; che però lo Storico della tua vita scrive. : « Vivebat luxuriose, agens omn
l’aura vital del corpo, entrasti un giorno nell’Ecclesiastica Scuola, della Santità, ove all’orecchio ti giunse per divina di
, quæ peccaverat », dice il medesimo Autore spiegando la gran ventura della tua conversione, e il grato soggetto della mia co
spiegando la gran ventura della tua conversione, e il grato soggetto della mia congratulazione. Io lodo, e ammiro in te, che
imo disprezzatore dell’acquistate ricchezze, e Apostolico Predicatore della religiosa perfezione, dicendo risolutamente alle
hé illuminata Cometa, e con lei Nicosa, prima da Dio col chiaro lampo della grazia, e poi da Babila con la chiarezza di tale
sposero lacrimando. Noi Compagne ti siamo state agli impudichi affari della vita licenziosa, e Compagne altresì ti vogliamo e
cenziosa, e Compagne altresì ti vogliamo essere alle pudiche asprezze della vita penitenziale. Se tu vuoi seppellirti tra dol
roh i detti. Viddero, che Babilia si racchiuse volontario prigioniero della penitenza ; e esse, venduta la somma delle ricche
cchezze, e dato ai poveri il prezzo, si racchiusero Schiave spontanee della medesima penitenza. Io hora a voi tre, ò Anime gr
a con tante autorità di sacri Dottori, e d’altri Scrittori la qualità della Commedia oscena, e illecita ? Pag. 67 Capo Se
3. A che cosa è obbligato il Confessore del Superiore per rispetto della comparsa delle Comiche nel pubblico Teatro. Pag.
ferma del detto. Pag. 243 Nota 2. Di un Principe, che avvistato della illecita comparsa delle Comiche le levò dal Teatr
materia.   Opera Del P. Gio. Domenico Ottonelli Da Fanano, Sacerdote della Compagn. Di Gesù. Proemio. Gregorio Santo,
a Compagn. Di Gesù. Proemio. Gregorio Santo, Tesorier dovizioso della moralità, scrive, che la vera Giustizia è possedi
l cuore di cui, come in nascosto favo, si ritrova il miele dolcissimo della compassione alle miserie altrui. A questa Giustiz
ere, qualem igitur abebimus defensionem ? » S. Bernardo con le parole della sua gemmata bocca concede alla preziosa gemma del
mico malore, che per cagione di certi viziosi va infettando il Teatro della cristiana moderazione, e rende l’arte Comica odio
o di Nicolò Barbieri, chiamato Beltrame tra Comici, il quale nel c. 4 della Supplica sua dice così. Chi della Commedia tratt
rame tra Comici, il quale nel c. 4 della Supplica sua dice così. Chi della Commedia tratta, scrivendo, o parlando, mentre, c
di più scrive chiaro questo breve periodo. I sacri Dottori, zelanti della correzione dei buoni costumi, non lasciaronoar di
ando nell’arene degliau scostumati, o zappettando lo sterile campetto della teatrale vanità. Dico dunque, che la bella luce d
viva lieto sotto il manto di onorata lode, chi vive professor verace della virtù, e che all’incontro sia bersaglio di merita
ontro sia bersaglio di meritato vitupero, chi demerita tra i virtuosi della sua professione. Degno è, che si salvi dalle cens
on per supplicare quesiti tali, che tanto volentieri vibrano la spada della loro lingua contro i Comici; e se non perché salv
pongo nel fine di un’altra Opera detta l’Istanza, cioè la descrizione della Commedia oscena, la quale è contraria per l’oscen
i verità si certa ; a chi bene vede, che sembra chiaritore più chiaro della luce stessa : ma colui, che vive in cecità, non è
nte. Posso io lasciar altri luoghi di questo S. Dottore, perché i due della citata questione bastano, come due belli lampi de
re, perché i due della citata questione bastano, come due belli lampi della sua luce, per schiarire le nostre tenebre, e per
aso riconosce nella dottrina del Filosofo, perché nella conversazione della vita presente è necessario qualche alleviamento4.
e in quelli all’uomo la moderazione, appartiene al grazioso ornamento della modestia. E invero alla conversazione umana qualc
n tutte le persone gustano del ritiramento; anzi, come non sono tutte della stessa complessione, così non vogliono tutte lo s
si ne’ sollazzi, e tra sollazzevoli trattenimenti elegge il godimento della Commedia, la quale da modesti Comici rappresentat
ori: imperochè, come scrive il Comico Beltrame, tra passatempi questo della Commedia è il più lontano daibs pericoli; poiché
, che la Commedia si possa fare come gioco necessario per ricreazione della vita umana, osservate però le debite circostanze
ol vigore del raggio solare, e con lo stesso si liquefa la morbidezza della cera: la forza del fuoco ripurga la bellezza dell
Mimi, e Buffoni e che nel viluppo di questi esercizi ha inteso parlar della schiuma, ho riassunto delle persone vili, e non d
ta: così vorrei, la meritasse ancora con la seconda: forse il Lettore della seguente Nota non lo stimerà i tutto degno della
da: forse il Lettore della seguente Nota non lo stimerà i tutto degno della sua lode. Nota Prima Della seconda Risposta d
ssitato di darla con la debita moderazione, per soddisfar all’obbligo della sua coscienza: e così fu data in Milano a quei Co
i virtuosi Comici, né sapendo i vari pareri degli Autori, e accertato della modestia de’ Recitanti per relazione di altri, e
ustificare senza molta fatica, e con sua lode, ma attendo alla difesa della piena cognizione, e capacità di S. Carlo intorno
do di parlar, e scrivere usato quasi da tutti i Dottori, che trattano della Comica : pochi Dottori fanno questa distinzione d
farla, e di replicarla più volte in questa mia poca, e debole fatica della moderazione del Teatro. E invero siccome l’arte C
alle particolari. Molti di loro, Femmine, e uomini recitano l’Officio della Vergine ogni giorno : enon vi è Comico, o Comica,
temus in corde, et impleamus in opere. » E qui io replico alle parole della conclusione di Beltrame. Non basta dire i Comici
negozi, in luoghi, e in tempi indebiti; e non secondo la convenienza della persona. Ècco le sue parole2.2 q. 168 a. 3.6.. « 
na. Sono sette note sconcertate, che sconcertano l’armonioso concerto della dilettevole, e utile Rappresentazione teatrale.
turpe sogliono essere spesse volte peccati mortali secondo la ragione della scandolosa circonstanza. Bonancina scriveDe Matr.
 » Cioè. Macchia mortale arreca all’anima il turpiloquio per rispetto della circonstanza, che sia cagione di mortal pcccato ;
i Uditori non sono, a modo di vigorosa pianta, ben radicati nel suolo della virtù. Lessio, diceL. 4. 6. 3. d. 8. n. 63.« Si t
Compagni per le parole brutte. Dunque noi ora appoggiamo alla verità della sua dottrina un’altra verità di certissima esperi
hé gentile sia, e infedele: mentre voglia procedere secondo le regole della virtuosa moralita, e come richiede la natura dell
viziosa, e infame professione. Venere impudica, vestita secondo l’uso della casta Diana, rimane Venere per realtà, se ben da
vvertite del coperto, e brutto significato, si vergognano grandemente della propria semplicità, e di essere state ingannate;
et agentes. » Nondimeno concede, che il Ridicolo è cosa molto propria della Comica Rappresentazione: ma bisogna usarlo giudiz
tutto che solo pochi piatti siano degni di abominazione; e la qualità della virtù nociva non si fonda sulla quantità de’ noce
Cristiano composto dal moralissimo, devotissimo Franciotti; nel c. 15 della 3. Parte tratta diligentemente, e dottamente in r
baci, e quei riti lascivi, per far pubblico applauso alla conclusione della favola terminata con un finto matrimonio di due p
l’Azione illecita. Poche ferrite talora sono sufficienti a priivar della vita un gran Colosso : anzi una sola basta per fa
un gran Colosso : anzi una sola basta per far inalberare lo stendardo della morte sul fronce di un’animoso Guerriere. E verit
o bacio ; quasi che la regola del suo giùdizio fosse legge proibitiva della Commedia per un sol fatto stimato osceno. Io non
ito ordinò, che si restasse affatto da tal recitamento: onde l’Autore della composizione avvisato prese accortamente partito
o, fu d’un Ciarlatano. Nellaa bella e gran Città di Palermo sul piano della Marina un Ciarlatano trastullando in banco, fece
o al vecchio grave, e zelante Predicatore, P. Gio. Battista Carminata della Compagnia di Gesù : e lo commosse molto: e però e
tanza al Capo 2. Si discorre diffusamente, per dmostrare la necessità della moderazione del Teatro, la qual necessità almeno
nostro tempo. L’anno 1626 un famoso, dotto, e eloquente Predicatore della compagnia di Gesù, in una Città di Lombardia fu p
ue parole, e i concetti suoi furono saette di morte all’osceno mostro della turpitudine teatrale in quella Città per qualche
sono essere scusate da colpa mortale; quando ciò sia conforme all’uso della patria, e senza difetto di viziosa intenzione. Ma
tenzione. Ma non credo già, che quella Comica sia accomodasse all’uso della sua Patria, dalla quale vagando altrove, si allon
l’osceno teatro: l’intenzione poi del Comico era pestilente, e quella della Comica non era sincera ; perché piegava, benche m
erfetta moderazione introdotta nel Teatro ? Siamo ancor nella vigilia della festa, e però piangiamo con desiderio di presto p
so dilettamento: onde S. Ambrogio non esclude universalmente il gioco della conversazione humana : « unde Ambrosius non exclu
parole, o forma gesti, o fa altra cosa nociva mortalmente al profumo della fama, nell’onore, nella persona, ovvero in altro
nferma il medesimo ne’ suoi Discorsi intorno alle Commedie, trattando della circostanza del luogo per recitarle. E è sentenza
quando si fa con mesciglio di cose superstiziose, ovvero con pericolo della vita. « Cum miscentur ibi superstitiones, vel per
imetto in tutto alla prudente considerazione de’ pratici negli affari della politica che prescinde dal peccato. Forse posso d
ando pubblicamente in scena, non oscuri in qualche parte la chiarezza della sua fama. E io temo assai di accettar per vero ci
um par. 1. C. 9 n. 70. , scrive Lodovico Busti Veneziano, e Religioso della nostra Compagnia. Ne io qui voglio aggiungere alt
o, ma solo pregare il prudente, e benigno Lettore; che nella bilancia della prudenza sua ponderi il decoro, e la gravità di u
no mostrato, che si può non solo esercitare, ma vivere dell’esercizio della Commedia. Però S. Tommaso, e gli altri ampiamente
ne si possa dilungare; perché i Dottori ragionano dell’Arte Comica, e della Commedia « secundum se » con astrazione dai merce
rno alle Commedie: ma copia maggiore si vede nell’amenissimo giardino della Supplica del Comico Beltrame, il quale nel c. 59
Dottori antichi, citati da Beltrame, si prova efficacemente l’intento della conseguenza; oppure se resta provato il contrario
scrive. « Scenicus ludus pertinet ad virtutem Eutrapelle. » Il gioco della scena, appartiene alla virtù nomata da’ Greci « E
per dilettare. Dunque essi sono nello stato del peccato, e nella via della dannazione per sentenza di questo Dottore, e Card
citata con le debite circonstanze: ma può essere peccato per rispetto della materia. Io dico, che la materia peccaminosa con
r sentenza di detta Somma Armilla. E anche sono illecite per sentenza della Tabiena; perché ella precisamente replica le cose
rta, potente, e quello, che più importa, ben fondata sopra la ragione della dilettevole, e utile ricreazione, neccflaria alla
della dilettevole, e utile ricreazione, neccflaria alla conversazione della vita umana. Quindi con gli antichi Dottori, che l
oderni, che non la riprovano quando però si eserciti dentro i termini della debita, e cristiana moderazione. Beltr. dopo aver
a moderazione, di che ha necessità l’Istrione, non è la sola mancanza della turpitudine. S. Tommaso, e i Dottori dicono, che
i suppone, che la Commedia secondo la sua natura sia lecita; e tratta della Commedia secondo la oscenità, e usa il Titolo De
erba Commoedia, numero 2. » Ma Francesco Maria del Monaco, Religioso della medesima Religione de’ Chierici Regolari Teatini,
co, Religioso della medesima Religione de’ Chierici Regolari Teatini, della quale è Marcello,  lo cita così.In Parene si Clas
ficientem ruina causam. » E significa, che il Compositore, e l’Attore della Commedia brutta, pecca moralmente; perché cagiona
ativa: lo confermano gli Spettatori e io noi posso negare in riguardo della maggior parte di tali Commedie. Dunque le più son
illecite per sentenza di Sanchez; al quale aggiungo secondo l’ordine della citazione di Beltrame Emmanuel Sà, ove dice. « Hi
ole, con i gesti, e col modo ; come piena bocca i Savi lo rettificano della maggior parte di loro. Dunque i giochi Istrionici
i legge nelle vite de’ Santi Padri, e lo porta S. Tommaso nella Somma della sua Teologia2.2 q. 168. a. 3 ad. 3.. Pensino i mo
mici ? La moltitudine delle voci, accordate secondo la buona legge della musica, non toglie la soavità dell’armonia ; anzi
plendenti le autorità de’ molti Scrittori, che si allegano per favore della Commedia, e dell’Arte Comica; per ragione delle q
ccitative alla libidine, peccano mortalmente; perché danno la cagione della ruina; benché essi non pretendano di darla. Io di
ra il suo bene, e che malamente giunge al fiorito, e delizionso colle della virtù, chi non s’allontana presto dal lezzo del p
l canto delle loro sentenze raddoppino l concento dottrinale a favore della necessaria moderazione del cristiano Teatro, e a
utore dice in ordine a giovani. Dalle Commedie d’oggi escono in danno della misera gioventù; come da fornace di Babilonia, fi
tà: secondo che non dissolvano i costumi. Questo è quanto al soggetto della Commedia: in quanto poi alle circostanze si deve
sterminate dal Cristianesimo. Io credo, che niunex Savio, e pratico della moderna, e mercenaria scena vorrà negare, che l’A
mmedianti non siano illecite per sentenza di Gambacorta, e degnissima della sua riprensione. Dunque notiamo in gran difetto d
a, e degnissima della sua riprensione. Dunque notiamo in gran difetto della maggior partedegli Istrioni nostri con lo sfregio
vo affetto, e vituperiamo anche con la lingua quelli, che per cagione della lingua si rendono degnissimi di ogni vitupero; ne
r verità si è una intollerabile dissoluzione. Bernardino de Vigliegas della Compagnia di Gesù nell’Esercizio spirituale dedic
e ne’ suoi Discorsi, che i Santi Dottori non vogliono, che la materia della Commedia attenda alla distruzione de’ buoni costu
e le Azioni di molti Comici moderni sono illecite ? La sola faccia della disonestà, che mostrano le Azioni, e le Commedie
enché difficile; quanto più poi il peccato, che è tanto stretto amico della nostra guasta natura ? » Ne con l’esempio solamen
so doppiere, facci comparire la bruttissima forma, e lo sformato viso della Commedia oscena, e illecita; onde ogni saggio let
so Beltrame, e de’ quali egli nel c. 19 così discorse. Alcuni zelanti della salute umana si muovono a biasimare le sceniche A
rtuosi Commedianti : malamente si sta in piedi alla lunga nel lubrico della viziosa, e abituale oscenità. Ma con un altro bre
a con tante autirità di sacri Dottori, e d’altri Scrittori la Qualità della Commedia oscena, e illecita ? Sembra un perdim
a Commedia oscena, e illecita ? Sembra un perdimento dell’opera, e della fatica l’’impresa di faticar, e discrivere la ris
con altro mezzo, per essere, o lontane, o passate, o sconosciute; ma della Commedia che occorre, che un Savio mi dica, che s
orsi coraggiosamente alle oscenità, e ai peccati, che provano l’anima della vita spirituale. E si è dichiarato con tante auto
portate tante autorità, e si è dichiarata con tanti Autori la qualità della Commedia oscena, e illecita. Il Savio avvertito d
ve, e ottima istruzione del nostro cominciato cammino per il sentiero della drammatica campagna con desiderio di proseguirlo
lla drammatica campagna con desiderio di proseguirlo per mooderazione della scena, per emendazione degli scenici vizionsi, e
are, o no, secondo le sentenze dei Dottori. Questi sono i Giardinieri della cristiana onestà, e i Regolatori dei buoni costum
ti dei quali noi possiamo imparare le vere massime, e i santi Assiomi della virtù, e vera perfezione. Quesito Primo La co
isostomo è portato con il suddetto tenore dal Franciotti nel Libretto della Giovane cristiana. Ed io qui vi aggiungo in ordin
he « verba muliebri sunt in flammantia »L. 5. c. 15. n. 6., le parole della Donna sono infiammative a modo di scintille, e si
quello che fu di peggior rilievo, molti poi col tempo restarono privi della reputazione e della vita. Questi germogli spuntan
gior rilievo, molti poi col tempo restarono privi della reputazione e della vita. Questi germogli spuntano nel terreno teatra
lle anime che vede esser fuggite dagli inganni suoi, e dalla tirannia della sua crudeltà. Quesito Secondo La comparsa di
mille spirituali naufragi sembramiga il moderno, e mercenario Teatro della Scena, o del Banco, quando in esso la Donna, Comi
tuali tempeste alle anime dei poco virtuosi Spettatori.Nell’Appendice della Predica di Ferie. 4. della Domenica. 4. di Quares
ei poco virtuosi Spettatori.Nell’Appendice della Predica di Ferie. 4. della Domenica. 4. di Quaresima. Vuole il Giraldi, e c
gli, con vesti ricamate, e code fuori d’ogni misura ? Per oppressione della temerarietàgd di queste sfacciate femmine ho volu
Ma noi consideriamo il senso degli enormi Autori circa questa materia della Comica comparsa femminile. Non v’è dubbio, che le
o Contez dice: « Nulla scenam Mulieri ingrediatur »L. 3. c. 13. et 7. della Politica. niuna femminil comparsa si vegga in sce
onne, ecco rovinata un’infinità di anime.  »Nell’Appendice di fer. 4. della Dom. 4. di Quaresima. Diana, scrive, « peccare f
arole, i canti delle stesse basterebbero per infettare il mondoC. 15. della 3. par. del Giovane Cristiano.. Gambarotta in un
ano le Donne tra gli uominiNella 3. p. del profilo spiritus nel trat. della Mortific. al c. 35.. Ci avvisagi la Sacra Scrittu
la Mortific. al c. 35.. Ci avvisagi la Sacra Scrittura, che la veduta della donna acconcia scandalizza, e uccide i cuori di m
amma anchegl la neve ? Con le parole si congiungono anche i movimenti della persona, gli sguardi, gli sdegni, e quel che non
stando il poco suddetto per accennar molte ragioni contro la comparsa della Comiche; e passo alle ragioni, che si possono app
sicuro che quelle cose rappresentate dagli uomini, e FemminelleL. 1. della Tribolat. C. 11. infami, cose lascive, e amorose,
ione fondata sulla dottrina di S. Paolo2. par. del Profi. Spir. Trat. della Mortifica. C. 25.; quale di sopra ho portata. E d
ra, rimase prigione, e schiavo di disonesto amore, che gli fu cagione della morte temporale, e eterna ? Dice l’Apostolo Paolo
esempi, che di ciò vengono ogni dì. Raffaello delle Colombe si serve della stessa dottrina di S. Paolo contro le Comiche, e
senza loro grave danno: dunque per lo scandalo è illecita la comparsa della Comica ordinaria per sentenza di Bonacina, e del
amarezze di oscenità trovano materia di gustar solamente la dolcezza della purità. Ma infelice, e sventurata si è la loro co
ono femmine giovani per cantar e per ballare, le quali col portamento della persona, e con l’ardire licenzioso dei gesti indu
, tra suoni, tra balli, e tra salti di gente molto amica dell’ozio, e della dissoluzione. Questo è parte di quello, che Hurta
ltre ragioni, che forse valevano per giudicare i Comici, e le Comiche della Beltramesca compagnia. Ma in ordine alle altre co
in Scena, ovvero in Banco del pubblico Teatro. Il vero professore della cristiana modestia procede avvedutamente nei suoi
ssero Commedie. Il Comico Beltrame corre lo stesso arringo per difesa della comparsa femminile; poiché scrive, che le Commedi
deboli di virtù secondo il parere degli zelanti, e giudiziosi amatori della pubblica onestà; uno dei quali l’anno 1600. in S.
ricolose: cioè « servatio, servandis », e con la debita moderazione , della quale io ragiono altrove distintamente. E quando
la licenza mendicata, oppure ottenuta. Dia sa come: possono chiarirsi della verità intorno al punto, della comparsa delle Don
tenuta. Dia sa come: possono chiarirsi della verità intorno al punto, della comparsa delle Donne parlanti d’amore al pubblico
orta acciocché si veda, che egli avendo detto molte ragioni in difesa della moderna Commedia, non ha difeso l’ingiusto. Tutto
poteva leggere almeno alcuni di quegli Autori, che trattano il punto della pubblica, e femminile comparsa; e che erano stamp
ilungheremo dal pensiero di Platone, non che significo, che i piaceri della terra sono l’esca dei vizi. E tal esca molto abbo
; e si tralasci l’incerto, e poco sicuro. Se il Capitano può servirsi della bombarda, e del cannone per l’espugnazione di una
tta più efficacemente, che gli altri dilettevoli oggetti del banco, o della scena. L’anno 1638. comparvero in una città princ
llettare. Presso gli Antichi, per eccitar il riso dentro i termini della modestia, fu già inventato un vero giuoco, il qua
eccia fu detto, « fecis persecutatio », quasi rivolgimento, e ricerca della feccia; perché come nota Polluce, si praticava in
amento, i virtuosi, e ingegnosi Comici, e Ciarlatani ; sanno servirsi della scena; e del banco per campo da seminar dolci car
oho alterati nel viso; l’uno con parole incolpa l’altro, come cagione della mal sortita impresa di allettare: vengono da paro
di un bell’ingegno, di un virtuoso Francese, e di un ottimo Religioso della Compagnia nostra di Gesù, dal quale io intesi in
nza l’anno 1642 che stando nella sua gioventù impiegato nel ministero della scuola, e insegnando Retorica, ebbe licenza di fa
scolpito, e ingemmato di bel riso dell’onestà senza il brutto sorriso della disonestà. E con quei fiori insidiarono la sorte,
udir quelle voci, e quei motti, che gli portavano un riso, assassino della vita, e micidiale del cuore. Appendice alla not
va con il saporetto del modesto ridicolo, e istruttiva con la vivanda della fruttuosa moralità. E se i Commedianti osceni pro
a Aristotele, che gli antichi Gentili moderarono le ridicole oscenità della Commedie: con che accortezza dunque devono esser
e allettamento del popolo alla scena, e al banco; e lasciassero l’uso della comparsa di Donne parlanti d’amore lascivo; che è
con altissima contemplazione, quando gli si aprì una bellissima porta della suprema Cittaà; la mirò giulivo, e si rallegrò in
acrimazione, e quindi tosto rivolto con affetto al pietosissimo Padre della misericordie, lo pregòhr con umilissima caldezza,
a comparsa delle Donne ? Chi ode il rimbombo del tuono, tema il colpo della saetta: e chi sino a ora non è stato colpito, non
se io non m’inganno. E che io non m’inganni, reco per prova ciò, che della Commedia, scrive non dico un San Tomaso, ovvero q
ericulo uis comprehensio. » La Commedia è una comprensione dichiarata della fortuna, e condizione privata, e civile senza per
chiarata della fortuna, e condizione privata, e civile senza pericolo della vita. E Donato dice. « Comedia est fabula, divers
eritatis. » La Commedia è un’imitazione dell’umana vita, uno specchio della consuetudine e un’immagine della verità. E Giulio
azione dell’umana vita, uno specchio della consuetudine e un’immagine della verità. E Giulio Cesare Scaligero definisce. « qu
hiarato con lo stile popolare. Queste poche definizioni o descrizioni della Commedia porta il Rosino: e io contento di queste
di Beltrame. Di più prego io tutti i Comici, o non Comici, ma fautori della comparsa femminile, che leggano a loro piacere, e
Donne, non fossero Commedie: dunque fare si possono senza la comparsa della Donne. Di più si consideri per grazia, quanto sia
rattenimento; onde il Comico non si curi si usare il pericoloso mezzo della comparsa di vera Donna: ma con la sua composizion
e ciarlatani, i quali avendo Figliuole, e essendo paternamente zelosi della loro purità, per non lasciarle esposte all’eviden
ntuomo di buona condizione: e frattanto se ne servono per l’esercizio della scena, o del banco. S. Girolamo, credo, direbbe a
o prudente quel superiore, e negò la licenza secondo il retto dettame della sua mente, e secondo il debito del suo buono, e p
rsonale vicinanza del custode; poiché la separazione, e la lontananza della persona serve talora di potente lenocinio per far
ciosa, e scandalosa ai molti Spettatori poco virtuosi: non è custodia della Moglie, ma pubblica mostra, e un tacito invito a
a Moglie, ma pubblica mostra, e un tacito invito a comprar la castità della Moglie. Aggiungo che questa condotta delle Mogli
del Marito, anche diligentissimo, per salvar dalla macchia la castità della Moglie. So di un galantuomo, che conduceva attorn
rito giova nulla, o poco per conservare lungamente illesa, la castità della Moglie tra l’evidenza dei mondani pericoliic, cag
plures amant. » E nella Scrittura abbiamo, che Abramo corse pericolo della vita per la beltà della Consorte. Ed un moderno a
Scrittura abbiamo, che Abramo corse pericolo della vita per la beltà della Consorte. Ed un moderno attesta. « Pulcritudo Fæm
oni, quasi ladroni di Venere, furono più volte rubate, condotte fuori della Città; trattenute più giorni, e abusate con scand
gli uomini peccando, e col peccato si fanno Figliuole di Satanasso. E della perdizione. Aggiungo: molte volte patisconoie mol
deva con la debita cautela, e diligenza alla conservazione dell’onore della sua Donna: questa fu da certo personaggio lasciva
li restò non ucciso, ma gravemente ferito il Comico Dottore, e Marito della desiderata Comica: per ilig quale avvenimento ebb
le faccio in mezzo delle piazze; perché così meglio conservo l’onestà della mia Consorte; nessuno sale nella scena di piazza,
galantuomo buona, per salvare da qualche pericolo di castità il corpo della Moglie: e per rimediare che ella, stando in scena
ifarlo se può. E prova il detto con buona ragione fondata nella legge della castità: e dopo la prova soggiunge. « Dicitur no
me sarebbe se dal non permettere tal tocco le sovrastasse il pericolo della morte, dell’infamia, o della perdita delle sostan
ere tal tocco le sovrastasse il pericolo della morte, dell’infamia, o della perdita delle sostanze sue, e dei suoi beni. Nell
hifato l’altro peccato mortale, che commetteva comparendo nella scena della piazza, e parlandovi lascivamente d’amore alla pr
ecepit », scrive S. Ambrogio. Le donne Comiche, comparse del banco, e della scena, sono per ordinario confinate alla fatica d
, e della scena, sono per ordinario confinate alla fatica dell’ago, e della canocchia, e se la passano in travaglioij la vita
uir dopo la morte l’onore di una nobilissima sepoltura, come si legge della famosa Comica Isabella Andreini, e d’altre Comich
nia di Commedianti venne alla città; la Comica principale era sorella della madre della Fanciulletta; trattò segretamente con
dianti venne alla città; la Comica principale era sorella della madre della Fanciulletta; trattò segretamente con detta madre
i: si seppe solo, che un giorno fu chiamata la Figlioletta per ordine della madre, mentre stava in chiesa con la Comare a div
llecita, il guadagno loro senza timor alcuno di Dio, e senza rispetto della virtù cristiana; e però conducono con se le Donne
con buon guadagno, si doveva fare la Commedia oscena con la comparsa della Femmina Commediante, la quale a questo fine già e
rte dialogando tra loro, fecero si, che il popolo depose il desiderio della Commedia; concepì contrizione dei peccati; e invi
lo spazio di molti anni, fu toccato, e ferito nel cuore dallo strale della divina grazia in modo, che con una perfetta, e do
hé poi non la senta « ex defectu materie non exihibita », per difetto della materia comica non rappresentata; « non autem ex
estamente: venderono felicemente: e mentre i Comici stavano nel palco della piazza, le loro Donne si trattenevano nelle stanz
molti deboli di spirito. Chi vuole sa recitando colpire nel bersaglio della virtù, non si serva del vizio nel saettare. Qu
che non comprerebbe il segreto del Ciarlatano, lo compra per rispetto della Donna: e perché per tirare il fazzoletto con il d
r ancora, e mirar con gusto. Buon guadagno poi si fanno i comici fuor della scena per mezzo delle Comiche in più modi. Prima
e pecuniose fatte per arrivare a godere le sozze, e disoneste lordure della carne con le Comiche; e per le quali molti si mos
dono, e spandono grossissime somme di pecunia; e se fossero tesorieri della ricca Giunone, si farebbero cortigiani mendichi d
tuzia: e all’inganno, come spesso avviene, trionfo dell’imprudenza, o della troppo sicura semplicità. Molti Giovani compartit
infezione. Un buon volere, benché paia virtuoso, non basta per difesa della femminile castità, quando i colpi degli arieti si
a come strumento del Diavolo, cagionato grandissimo danno nei costumi della Gioventù, non solo con la comparsa in palco, e co
ico del mondo, affermando, che il male, che fanno le Comiche al tempo della Commedia nel Teatro, è il minore: perché il maggi
i. Questo volle significare quella Comica modesta, maritata, e bella, della quale ho parlato di sopra, quando, pochi anni ors
ne con le Comiche. L’Avidità del guadagno illecito è come il collo della Gru, molto lungo; non si presige termine: si dila
i dei lascivi Amanti: questi tentano l’assalto, per espugnar la rocca della pudicizia con la batteria dell’oro e trovano dopp
uperosissimo, contro del quale non voglio recar le spaventose minacce della Sacra Scrittura, né dei Santi Padri, né dei sacri
siano Comici, che si servano del palco per crocciolaiz, o zimbello, e della Moglie per Civetta, per far cadere gli uccellacci
l’onore uno, che si chiamava di colei Marito, il quale, se era, degno della forca, non che della frusta, come reo convinto di
hiamava di colei Marito, il quale, se era, degno della forca, non che della frusta, come reo convinto di gravissimo peccato c
, e imbevono tanto sinistro concerto, che fanno ogni mala conseguenza della vita, e dei costumi loro. E vi è, dice Beltrame,
invero una Femmina, Comica di professione, perita dell ’arte pratica della scena, formosa per natura, speciosa per artificio
zioni ? Come non accrescer à le vittorie lascive, e i carnali trionfi della disonestà ? Chi debole di spirito la mirerà giamm
i potrà assicurare ? « Pepigi fædus cum oculis meis, dice il Campione della fortezza Giob, ut non cogitarem de Virgine.»C. 31
natre. Ritornato poi al Convento stava tutto malinconico, e richiesto della cagione; e che cosa lo potrebbe rallegrare, egli
insensati, ma solo a rimirarle, correre ogni pericolo, benché grande della vita; massimamente che tanto più si ha da frenare
onsento solo al diletto del pensiero lascivo; ma non voglio l’infamia della disonesta operazione. Ed io rispondo, che quel co
o di quel vano, e osceno diletto, che gli veniva offerto con la tazza della comica, e femminile comparsa, tutta impiegata per
di molti, e molti anni è stata governata, e retta nella Casa Professa della Compagnia di Gesù dal P. Placido Giunta della med
tta nella Casa Professa della Compagnia di Gesù dal P. Placido Giunta della medesima Compagnia con tanto copioso frutto delle
aperte finestre, ad involare la vita spirituale all’anima, tesoriera della divina grazia. « Sicubi popularesSer. 5. in ps. 1
. de Prov. pos. medit. in prova, che chi brama custodire la pudicizia della mente, deve custodire gli occhi dagli sguardi imp
olo di peccare. Aggiungo: se la Donna mirata è lontana, la tentazione della vostra libidine è vicina. La bellezza di Bersabea
e nessuno, cioè dico io, poco cauto spettatore fugge illeso dai morsi della libidine; perché l’alito suo pestilente infetta a
ntazione; e serve quasi di potente Basilisco per uccidere il pensiero della fornicazione, e del peccato. Io rispondo, che qua
pondo inoltre, che se una Comica è brutta, forse non tutte le Comiche della sua Compagnia sono brutte: e alle volte con una b
he è luogo santo, « periclitatur castitas », si corre gran pericolojs della castità; « ubi DeiDe Sing. Cleric. pracapta nos c
inata, e toccata dal Sig. Iddio, onde compunta se ne andò alla Chiesa della Compagnia di Gesù, e domandò un confessore. Le fu
nes. » E cotal danno, e allettamento vien cagionato a molti col cnato della donna in banco, o nel teatro. E però sarà bene, c
qui, per accennare, che quelle Femmine cantatriciLib. 5. c. 14. n. 6. della Giovane Christiana mercenarie, e vaganti nelle co
tuoso canto; in modo che ricevano un dolce sollevamento nelle fatiche della presente vita. « Deus cum vidisset multos hominiu
sicit, ut, versus modualtus, divinium, cantium numero compositum. » E della natura aggiunge. « Nostra Natura usque adeo delec
oria, che esprimeva la conversione di S. Teobaldo Eremita, l’asprezza della sua vita, e il felicissimo fine, del suo pellegri
nei versi la piacevole Musa, io ti dico, che nella tua Città in luogo della legge, e della ragione, dominerà il piacere, e il
acevole Musa, io ti dico, che nella tua Città in luogo della legge, e della ragione, dominerà il piacere, e il dolore, quasi
piuttosto del canto venditrice, che formatrice. Deh se Padrona tu sei della tua voce, sii altresì padroneggiante Signora dell
formano coro con i compagni osceni nel cantare, e così degne si fanno della miseranda morte, e del maledetto plauso, che già
enseL. 2. Apum. c. 49. p. 21.. Era un Gentiluomo, virtuoso professore della vita militare, aveva un Servo di cattivi costumi,
orbo; ne fu potente martello, per spezzare la durezza, e ill diamante della sua ostinazione. E però cacciato fu da quel servi
tissime fiamme: dunque ciascun Fedele, fornito di senno, stimi debito della sua diligenza l’allontanarsi, et il fuggire lungi
solo colei, che terra Furia d’Averno, e non di cipro è Dea. » perché della Teatrale Femmina ballante seguono mille sorti di
rdote spiegò le colpe sue, attendendone il perdono, con il Sacramento della PenitenzaSpe. d. 9. 52.. Felice fu questo tocco d
erdam, et conteram. » Cioè. Per mio gusto e volere tu sarai bersaglio della mia vendetta dovuta ai tuoi eccessi: io ti mander
secondo me in quella Donna Ballerina, sfacciata, e vana di Brabantia, della quale il Coetaneo di S. Tommaso d’Aquino, Tommaso
o Cantipratense scrive un funesto racconro, narratogli da un soggetto della Religione. Era, dice, una Femmina di costumi trop
stone di mano ad un di quei Giuocatori, e colpisce per dritto il capo della Donna così fortemente, che subito caduta nel suol
nta Ballatrice, lo portarono alla sua casa, e fatto venire, per letto della morta il feretroke, ve la collocarono sopra con l
pompa per celebrare con sacre cerimonie, e con sante orazioni a prokf della defunta l’ultimo ufficio della cristiana pietà. M
erimonie, e con sante orazioni a prokf della defunta l’ultimo ufficio della cristiana pietà. Ma che ? Ecco, dice lo Storico,
e preparare un festoso convitto, e un giocondo balletto per il nemico della Anime Satanasso. O Comiche moderne intendete il p
di. » Ambrogio, quel grande Arcivescovo, e quel Dottore tanto zelante della purità convenevole alle Donne, scrive « Ibi intut
, e pudica quella, che gode farsi vedre sul palco Saltatrice nel fine della Commedia fatta dai Comici, o dopo lo spaccio dell
e Comedie virili habitu assumpto ». E D. Francesco Fernandio Canonico della Chiesa Cordubense dice chiaro, che questa sorte d
ari alla purità. Ed io aggiungo. Ebbe ragione uno zelante Predicatore della santa Religione dei Padri Capuccini di risolversi
bene di avere già veduto di tal fatta per mia disavventura nel tempo della mia vita secolare; e ora nella Religione con il s
uperba, vana, e molto desiderosa di comparire; ssembrava una capitana della donnesca pompa, e vanità; ballava leggiadramente,
, e si fa reo, di essere costretto a saltare eternamente tra i fuochi della tartarea, e tormentosa fornace. Ora per cagione d
ebrea, dice. Le armi dell’uomo non guarniranno il petto, né il fianco della Donna per combattere; « quia est indecens Mulieri
ciamo questa esposizione di veste guerriera, e d’armatura: ragioniamo della veste dell’uomo. Silvestro porta a risposte a que
Per divina proibizione si vieta alla Donna l’uso, o piuttosto l’abuso della virile veste comune; perché porge occasione alla
o viene approvato da Cornelio a Lapide, che riprova nella Donna l’uso della veste virile; « tum quia hoc per se indecens est;
simul etiam pudorem exuit. » La donna si spoglia del pudico ornamento della vergogna, mentre cambiakk la vede sua con la viri
iene la distinzione del sesso Femminile dal virile, ivi si fa scapito della preziosa margherita della pudicizia. Dunque la Do
sso Femminile dal virile, ivi si fa scapito della preziosa margherita della pudicizia. Dunque la Donna non può usare il vesti
l quale pare, che già peccasse mortalmente la Donna Giudea servendosi della veste d’uomo. « Judea videtur peccasse motaliter,
aschio compare di più, che la femmina, specioso. Apre il ricco teatro della sua sfera; espone il colorito tesoro delle sue pi
e ciò farò con portare le sentenze dei Dottori bilenciate nel rigore della scolastica disciplina.   Nota unica Si rispon
? Io con alcuni punti spiegherò la mia sentenza. Dico 1. la mutazione della veste femminea non è secondo se o di sua natura p
on per fuggire le pene del martirio, ma per allontanarsi dal contagio della disonestà così pensando assicurar le sue preziose
per sentenza di San Tommaso, oltre gli allegati Dottori, la mutazione della donnesca vestw non è di sua natura peccato mortal
splicando S. Tommaso, e lo cita Diana, e vuol significarci, che l’uso della veste virile nella Donna, è un’azione viziosa da
o. Tutti i sopra citati Dottori favoriscono questo mio detto nel caso della leggerezza, per cagione della quale una donna all
i favoriscono questo mio detto nel caso della leggerezza, per cagione della quale una donna alle volte si veste da uomo senza
esta delazione, « ob honestam alterins delactionem » ; e l’intenzione della virtuosa Comica riguarda in questo scopo. In quan
no peccati mortali almeno per accidente per ragione dello scandalo, e della spirituale rovina, che cagionano a moltissimi deb
dagnare in puù maniere. Può ella, se vuole, con altrwe azioni proprie della Donna sovvenire alla sua necessità; senza l’uso d
mento di sua vita, ma con l’uso dei mezzi approvati dalle buone leggi della Cristianità. L’interesse è uno Stregone, che fa t
ità; e gli equivoci erano tali, che si potevanodichiarare per univoci della libidine; onde contro colei avrebbe detto S. Ambr
è corde meo. » Anzi io prego Dio, che tolga dal mio cuore il ricordo della sua persona. Non tutti al ricordarsi di una Donna
possono usar, o volgiono il rimedio, che praticò quell’antico Romito della Scithia, il quale combattuto dal Demonio con la m
Romito della Scithia, il quale combattuto dal Demonio con la memoria della bellezza di una Femmina veduta, udendo, che era m
estò superata perfettamente e vinta. Crisostomo scive, che il piacere della vista prestamente s’invola; ma la piaga del cuore
senza eseguir il male con l’opere, nondimeno da se sola perde la vita della grazia, e mancando se ne muore lontano dai raduni
orosokt chiamava una quais mortale impossibilità di levarsi dal lezzo della disonestà. E chi potrà dunque stimare se stesso f
Commedia, resta preso con troppo affetto verso la bellezza, e grazia della Comica. Non è affare di molto insolito avveniment
quelle Femminelle, che con la beelzza del viso, e con l’abbellimento della persona, come con due gagliardi mantici eccitano
ento della persona, come con due gagliardi mantici eccitano la fiamma della disonestà nella cinta del cuore dei negligenti Sp
virtù. Anche la Meretrice, ritirandosi dal peccato, sente lo scomodo della privazione del guadagno disonesto; eppure è lampo
il viso, che ingrossi i fianchi, e che aggiunga aiutiall’imperfezione della Natura, faccia il tutto col fine di parer bella:
concesso dai Dottori. Che poi alcuna Donna fa eccesso, per occasione della sua comparsa nei numerosi luoghi, deve correggers
deve correggersi; come anche qualche uomo vizioso malamente si abusa della vista della Donna, e dei suoi ornamenti, merita b
gersi; come anche qualche uomo vizioso malamente si abusa della vista della Donna, e dei suoi ornamenti, merita biasimo, e co
dai quali viene riprovata in tutto e condannata la pubblica Comparsa della Donna in banco, o in scena. Per dilettare con i s
finti, e si considerano solamente con gusto, come scherzi, e artifici della scena, senza affetto di libidine, anzi con vitali
può intendere, e giudicare di una cosa bene, o male secondo le regole della cristiana prudenza, e secondo gli indizi, che ved
discorsi amorosi, e per giudicarli molto perniciosi alla moderazione della cristiana purità. E per ogni ragione basti ora qu
vitrtù, considerano con peccaminoso gusto quegli scherzi, e artifici della scena oscena, e risvegliano in sé l’affetto di li
e sia raggio di chiara luce per il nostro cammino verso la cognizione della Verità.   Nota unica Non tutti gli Uditori s
rché tali non hanno bisogno del mio spavento, per fuggire il pericolo della loro salvezza; ma sono mosso a così ragionar, e s
ttamento dirette: nondimeno il maggior capitale, che facciano i vaghi della Commedia è il diletto; ove ne conviene porre l’ut
bbe capace al nostro guadagno. Io rispondo a Beltrame, che godo molto della candidezza, con che confessa, che egli, e i Profe
no, e peccaminoso. E chi vide mai, ovvero udì, che quando gli Uditori della Commedia partono dal Teatro, vadano discorrendo,
’utilità: e non seguano il senso del piacere, per amare il falso bene della carnalità, e acconsentire al peccato. Il senso ha
orse qui replicherà taluno dicendo. Non posso io dilettarmi solamente della cognizione del comico artificio, e non delle cose
sso dilettarmi delle belle parole, delle forme nobili, e leggiadre, e della graziosa, e fiorita eloquenza, senza che io nnel’
ntelletto mio, il senso, e l’affetto dilettarsi dell’artificio, e non della disonestà. A questa replica io rispondo con due T
così difficilissima cosa è, che l’intelletto nostro per la corruzione della natura nostra, al male inclinata, possa fare tale
male inclinata, possa fare tale astrazione, si che si goda solamente della cognizione delle cose in tali libri contenute; e
per stretta amicizia connesse, ne segue, che quello che una per mezzo della cognizione apprende, e intende per cosa mala, o b
ratica dell’affetto circa l’oggetto dilettevole, mediante il consenso della volontà. E quando anche ciò non avvenisse, nondim
brutto, e diabolicoDe icium. et tent. Chris., mediante la repugnanza della volntà, vi lascia però qualche cosa della sua imm
is., mediante la repugnanza della volntà, vi lascia però qualche cosa della sua immondizia. Pure se ho da concederti cosa l’a
uali si procuri il miglioramento dei buoni costumi, e l’accrescimento della perfezione per i virtuosi. Ma io dico, che sono p
isoluzione per lui da ciò, che ho notato nel c. 3. al Q. 14. parlando della Comica: poichè tutto vale del Comico a proporzion
e era sacrificio fatto alla disonesta Venere. Santamente le Giustizia della Serenissima Repubblica di Venezia l’anno 1641. fe
Mazzoni, cita Ateneo dicendo, che il Comico antico detto, Magodol. 2. della Dises. c. 26., usava il vestito Femminile, e era
suo; ma forse nel punto di morte sarà tentato gravemente con pericolo della salute per il ricordo di tali abbigliamenti, e ac
olosa infermità, per la quale giunse « ad portas Mortis », alle porte della Morte, ma poi per divino impero fu indi richiamat
per indurre le anime al gran pericolo di caduta mortale, e di perdita della divina grazia. Una di queste occasioni è la compa
o con Arias, che S. Basilio lasciò scritto, che gli uomini castiTrat. della mortific. c. 15. nel mezzo. hanno da conservare i
dalle accese fiaccole di alcuni casi seguiti a tempo nostro, e degni della nostra riflessione. A me fu narrato da un princip
ttols di partire dalla Città, per non essere intrappolato con perdita della sua purità immacolata. Ecco i triboli, e le spine
re. L’occasione apre la strada al lenocinio, per rovinare la bellezza della castità: chi la fugge, combatte sicuro; e senza m
le Superiore. Andò a sentire un’Azione sacra, intitolata l’Invenzione della S. Croce; comparve un giovanetto con nome di S. E
eva alle volte la Comedia da sé solo, rappresentando vari personaggi ( della qual maniera scrisse S. Girolamo. « In Scenis The
ssendo troppo amici dell’impudica Venere, si scoprono troppo nemicilv della casta Diana: o per meglio dire, sono pochissimo i
o per meglio dire, sono pochissimo inclinati all’amore, e osservanza della cristiana pudicizia, e della vera castità. Qu
issimo inclinati all’amore, e osservanza della cristiana pudicizia, e della vera castità. Quesito Quinto Non basta il f
uella candida perla dell’onestà, che tu perdesti nelle private stanze della tua casa. O scena tu sei santissima; perché onest
scopre una vera indecenza del Sacramento. S. Tommaso vuole, che parte della moderazione, da prescriversi ai Comici, sia, che
le parole brutte: ovvero è divina, quando si pongono in burla le cose della nostra S. Fede, o della Chiesa. Notiamo un poco d
è divina, quando si pongono in burla le cose della nostra S. Fede, o della Chiesa. Notiamo un poco di grazia in quelle parol
rofessori di modestia. Il S. Sacramento del Matrimonio non è una cosa della Chiesa, e delle Fede ? Si. Voi fingendo, e scherz
he i Comici non burlano in scena, per burlare il Matrimonio come cosa della nostra Fede; e come Sacramento di S. Chiesa, il q
i Commedianti non trattano del Matrimonio, in quanto è un Sacramento della Cristianità: e molto meno di lui non trattano, pe
ente trattato, nondimeno molti semplici, che non sanno la distinzione della ragione Sacramentale da quella del contratto, e d
ttori, e però coprono il viso dell’illecita disonestà con la maschera della modestia; e dopo avere ammorbato il Teatro, e la
. C. 59. in ludo scenico, misceatur, vel iniuriosum Deo. » Nel giuoco della scena niente si frapponga di brutto, o d’ingiurio
ente « in actio exercitio », porre tra le burle, e tra le turpitudini della scena un Sacramento, ovvero il suo contratto civi
imo e dottissimo personaggio Fiorentino. Gli Attori, e gli Spettatori della Commedia suppongono, che quel negozio d’amore si
Questa finzione è una vera disposizionepag. 170. al distruggimentomg della castità: questa spiana la strada al Meretricco qu
vezzi, e lusinghe al fine, o di farlo cadere bruttamente nel peccato della fornicazione, o di muoverlo grandemente ad iracon
Mimi, e Pantomimi, nemici dell’onestà, che essi mostrano di abusarsi della Commedia, la quale, come sanno i Dotti, e lo nota
do la qual dottrina io dico, che i Comici osceni riferiscono gli atti della Commedia, che in se stessa è buona, o almeno indi
ono quei due Comici, Beltrame e Cecchino, in difesa dell’Arte loro, e della Commedia lecita, merita lorde; e come tali essi p
ma io intendo, che tal comparsa si consideri secondo tutti i termini della mia Proposizione posta nel c. 2. al Que. 2. di qu
bile in un tempo è stata giudicata improbabile in un altro. E così io della comparsa delle comiche parlanti d’amore nel pubbl
negozio Comico, non tanto « secundum naturam rei », secondo la natura della cosa, « quanto, secundum praxim », secondo il cos
a non si farà probabilmente. Ora si considera dai Dottori la comparsa della donna ornata, e parlante d’amore lascivamente: pe
a femmnile forse parrebbero freddezze senza le calde e amorose grazie della disgraziata Venere impudica. Ho saputo da un virt
vizio. Dico 3. Se la Donna si adorna secondo la qualità, e uso comune della persona, che rappresenta in una modesta Commedia,
acondizione ad una Comica virtuosa, che non potesse esercitare l’arte della sua professione, in quanto è lecita, e secondo qu
i si abusano per loro malvagità, e si scandalizzano irragionevolmente della sua diligenza in ornarsi, e comparire in pubblico
iligenza in ornarsi, e comparire in pubblico secondo l’uso, e decenza della persona, che da lei viene rappresentata onestamen
viene rappresentata onestamente in una lecita Azione. Se l’ornamento della Donna, dice Castro Palao, « est inxoa qualitatem
e Sanchez. Usaq. Et convenire debent ones Doctor etc. » Baldelli dice della Donna. « Sit studiose et sinerationabili necessit
onna rappresentata; ed ella ha il iusmh a tale ornamento per rispetto della sua professione di rappresentare onestamente: e p
della sua professione di rappresentare onestamente: e per l’esercizio della professione le basta, come cagione onesta, la nec
iem iniquu est. » Contro questa dottrina porta questo Autore il fatto della S. Vedova Giuditta, la quale pare, che si ornasse
, la quale pare, che si ornasse con intenzione di prendere nel laccio della disonestà l’animo lascivo del Generale Condottier
non solo dieci, o venti persone deboli di spirito, ma avvera le sorti della virtù, e se potesse vorrebbe tirare, e allettare
e, che più facilemente vengono allettati i giovani, e i meno virtuosi della Città, poichè questi tali sono più pronti a frequ
eccesso, per sola vanità, mostrando la bellezza sua, e la gentilezza della persona, senza altro cattivo fine, non sia peccat
é, oltre alle cose dette sopra, egli è fine di allettare al pagamento della Commedia e al pagamento alla fomentazione dei Com
i leggono, e intendendole servono spiritualmente con gravissimo danno della virtù. Quindi nel Decreto sono ripresi con le par
rché si persuadeva, che la lettura delle Comiche oscenità è un’arsura della giovanile purità in molti, che nei libri turpi, c
ualche oscenità di Donna, o di altro, si tollerano, o per la bellezza della lingua o per la finezza dell’artificio, o per alt
Spettatori deboli di spirito; e malamente inclinati alla distruzione della propria virtù. « Comediam in spectaculis recitari
trale cadono i fulmini con violenza maggiore, che dalle parti superbe della stampa: in questa le saette lnaguiscono per difet
amme, né quegli ardenti affetti che si vedono nelle persone inamorate della Commedia, le quali sembrano animati, e piccoli Ve
mo Platonico, da uomo ideale, da uomo astratto, e non da uomo fornito della nostra ordinaria natura, e carnale inclinazione.
o, e gli uomini virtuosi, da ciechi incantati, e che non si accorgono della stolida lor malizia; ed essi miseri con la sregol
e rovinoso a parere di chi sa, e vuole considerarlo secondo la purità della Cristiana fede: e basti per prova quello, che più
surò in più luoghi: e poi mandando le censure al Sig. Cardinale, Capo della Congregazione dell’Indice, ne attese la risoluzio
i Guerrieri Cristiani lanciano contro le Teatrali oscenità con l’arco della scolastica dottrina. né Platone è Capitano di bas
difesa, contro l’assalto di quei Teologi di Cristo, che con il brando della giusta ammonizione troncano l’altiero capo dell’o
c per Diadolum blanditia mortem intentat. » Cioè. Ora Iddio per mezzo della severità dona la vita; ed il Demonio con le lusin
e chi moltiplica ad un’infelice le disgrazie, si dichiara poco amico della pietà. Quesito Undicesimo La tolleranza sino
regolandosi, vivono sicuri: e forse così procedono nella permisisone della Comparsa delle Comiche in Scena, e parlanti d’amo
one grandi tagliate a questa mala luna; e che tengono la vera nobiltà della virtù sotto le piante: e qualche Comico mi ha con
che sgombri il buio di quei tenebrosi orrori con il chiarissimo lampo della sua divina luce. Rispondo secondo. Il titolo di T
. Rispondo secondo. Il titolo di Teologo non infonde tutta la scienza della Teologia scolastica, e morale in un tratto. Uno p
lemente le orecchie; ogni male si deriverà da simili presone al danno della pubblica felicità. Io inoltre prego tutti i Teolo
e gli occhi alla chiarezza di questa bella stelleè volontario amatore della cecità. Il buon Teologo non si cura far coro da s
rzo A che cosa è obbligato il confessore del Superiore per rispetto della comparsa delle comiche nel pubblico Teatro ? A
gli saprà molto bene, come portar si debba nel soddisfare all’obbligo della sua carica senza recare ragionevole disgusto al p
nsare la qualità dei Ministri suoi, investigare il modo, e la maniera della loro pubblica amministrazione. Il Confessore dunq
veramente sano, e libero dalle infermità dei vizi; inoltre sia perito della medicina spirituale; né solo abbia letto le cose
né solo abbia letto le cose scritte dai Teologi intorno al Sacramento della Penitenza, e ai casi di coscienza; ma ancora sapp
mx nel governo ovvero nei negozi di ragion di stato, o del reggimento della domestica famiglia della Corte: se non in caso, i
negozi di ragion di stato, o del reggimento della domestica famiglia della Corte: se non in caso, in cui dallo stesso Princi
2 da me proposti, Giovsnni de Lugo, ciò, che egli scrive per acconcio della presente materia. Quest’uomo di grande eminenza,
in Roma per lunga, e pubblica lettura di Teologia nel Collegio Romano della Comapgnia di Gesù, nel Tomo del Sacramento della
nel Collegio Romano della Comapgnia di Gesù, nel Tomo del Sacramento della Penitenza propone questo dubbio. « An debeat Conf
esto dottissimo Teologo nella sua illazione, ed applicare. Io al caso della comparsa delle Donne parlanti d’amore in scena. I
e. La regola del Superiore indirizza il costume popolare al godimento della vera felicità Nel C. de Religiosis, et sumptibus
rtiene l’ammaestrare i sudditi nelle cose necessarie per l’osservanza della divina Legge. Dico 3. Tale ignoranza porta con sé
er se stessi, benché siano deboli di spirito, il godere lo spettacolo della Commedia di Donna parlante oscenamente d’amore ne
può far tal giudizio con le dottrine degli Autori, che hanno scritto della materia Comica, e delle Comiche, e con la consult
ardinalato, con desiderio di essere illuminato; se nel mirare la luce della sua dottrina io vedevo corto, o per barlume. Gli
lo caldamente di compiacersi di volere essere il Catone, e il Nestore della mia scrittura; e di significarmi con libera brevi
alorose, e Forti Amazzoni per il combattimento necessario alla difesa della Cristiana modestia, e castità. Nota seconda
modestia, e castità. Nota seconda Di un Principe, che avvisato della illecita comparsa delle Comiche la leva dal Teatr
si amorosi, e scandalosi alle persone deboli di virtù. Un Predicatore della comapgnia di Gesù, astenendosi di parlar dal perg
diano licenza alle Donne dei Commedianti di salire nel pubblico banco della piazza, né di comparire nelle pubbliche scene del
nel caso « ante factum », ciè quando il Superiore può, e deve temere della spirituale debolezza di molti, quali restano espo
. « Aspectus mulieris telum est veneno lethali litum. » Ed il piacere della vista « celeriter anolat », ma « vulnus non anola
risto. Questo inculcò una volta il P, Bonaccorso Predicatore Sicliano della Compagnia di Gesù in Venezia ai Sig. Veneziani; e
edianti osceni. E a questo, credo, allude il P, Mazarino Siciliano, e della medesima Comp. Ove scrive nel Disc. 58. fece cris
ontraddire alle dottrine di personaggi eruditi, e consumati nel Liceo della Sapienza. Dico dunque a mio senso, che io, uomo a
e Commediante di nostra età. Non lascio da parte quella Lidia gentile della mia patria, che con si puliti discorsi, e con si
Scrittori, non resta abbattuta, benché combattuta, la mia Conclusione della illecita Compara delle vere Donne, Comiche ordina
ittura mi ha trovato a letto con podagranj e chiragank, cioè prigione della divina Giustizia con ceppi ai piedi, e con catene
i molto cura, che quello, che intende spiegare talvolta con le regole della mondana, e ordinaria Politica, si possa poi giudi
spondo all’autorità del Garzoni dicendo, che elle non snerva la forza della mia Conclusione contro la peccaminosa comparsa de
llido, e di pallido in rubicondo, come a lui pareva : e del suo modo, della sua grazia, del suo gentile discorrere dava ammir
ta stare nell’Inferno per la colpa. Dico 4. Egli dipinge con i colori della sua eloquenza quelle 4. Donne, come Comiche eccel
fiacchi posseditori di quella virtù, con che si mantiene il possesso della divina grazia. Leggasinl, da chi vuole, il resto
gnatamente oscena, per certo è perniciosamente rovinosa amolti deboli della cristiana perfezione: e una bevanda avvelenata, m
udico; ma lascia il cuore ferito, e per sempre sconsolato; il diletto della sua compiacenza è mercede della vista cusriosa, e
, e per sempre sconsolato; il diletto della sua compiacenza è mercede della vista cusriosa, e vita licenziosa; ma il rimorso
enza è mercede della vista cusriosa, e vita licenziosa; ma il rimorso della coscienza è stipendio della morte spirituale, e d
usriosa, e vita licenziosa; ma il rimorso della coscienza è stipendio della morte spirituale, e del peccato in sempiterno.
m rei naturam precise », per concetto intrinseco, e secondo la natura della cosa precisamente: però non ricorriamo al modo, c
ttere senza ragione in altra parte dell’anno le oscenità del banco, o della scena: ma sarebbe necessario consultare il dubbio
ico bene; e poi risolvere, e decretare la concessione, o la negazione della licenza. E si ricordino i Savi del nostro tempo i
. Alex. N. 18. Par. 6. Aris. Cioè. Gli antichi trovarono vari diletti della scena per ricreare l’animo travagliato, e non già
onde essi vivono sicuri in coscienza, così soddisfacendo all’obbligo della carica loro suprema, e principalissima. Tocca agl
poggiare ad argomento estrinseco; m deve penetrare ben dentro le mura della cosa, per poter fondatamente pronunciare intorno
incipalissimi Superiori fossero dagli inferiori interrogati nel punto della comparsa delle Femmine parlanti d’amore in scena,
ine parlanti d’amore in scena, o nel banco; massimamente con riguardo della pratica, e della debolezza di spirito di moltissi
ore in scena, o nel banco; massimamente con riguardo della pratica, e della debolezza di spirito di moltissimi Uditori, rispo
sono i Moderatori supremi dei costumi , ai quali tocca la regola più della pratica, che della speculativa per una parte, e p
supremi dei costumi , ai quali tocca la regola più della pratica, che della speculativa per una parte, e per l’altra non vi è
, e Secolari siano, da chi può, informati pienamente, e distintamente della qualità di questo pestifero morbo; perché ho sper
perché non possono fare lo stesso gli Scrittori cristiani, e zelanti della salute delle anime ? Certo possono chiedere giust
vi Principi, e degli zelanti Imperatori. Il politico, e santo governo della cristiana purità imita santamente il divino costu
avete fatto frutto nel nostro Regno per divina grazia contro l’abuso della comparsa femminile nel pubblico banco, e nelle pu
narie: (notate o Sign. Accademici) la ragione si è: perché la malizia della Commedia non dipende dall’essere, o non essere, m
i Comici Professori. Dunque ciascun fedele, che professa l’osservanza della divina legge, procuri con la debita cautela di as
la debita cautela di astenersi dalla composizione, e dal recitamento della Commedia oscena, la quale (come ho detto sul prin
buona diligenze, e di prezioso desiderio, benché non trovi l’effetto della buona operazione, nondimeno riceve il premio dell
on trovi l’effetto della buona operazione, nondimeno riceve il premio della buona volontà. Il tentativo di giovare al bisogno
poiché il vero zelo di servire all’altrui bene, serve ancora al bene della propria consolazione. « Etiam non assequutis volu
asimano, o lodano i Comici secondo il merito. Pag. 184. B Ballo della Comica nuoce alle anime. Pag. 153. È peccato. Pag
8. E i moderni. Pag. 51, 57, 660. Gli antichi sono contro la comparsa della Donna in scena. Pag. 75. Né dubbi circa le Commed
uri, mentre durano i vizi. Pag. 6. Ridicolo come fosse, e sia proprio della Commedia. Pag. 28. D’onde si possa cavare il mode
ntazione con porsi alle narici carne fracida. Pag. 171. S Salto della Comica è pernicioso. Pag. 157. Saltatrice inganna
Dio. Pag. 159. Una scandalosa. Pag. 169.158. Scrivere con distinzione della Commedia non offende 2.3. Santi che Commedie face
. 1. c. 2. XI. 1. c. 14. 34. L. de Synodo tr. 2. t. 9. Nell’Appendice della Predica di Ferie. 4. della Domenica. 4. di Quares
. L. de Synodo tr. 2. t. 9. Nell’Appendice della Predica di Ferie. 4. della Domenica. 4. di Quaresima. Pag. 18 de Discorsi in
. 676. T. Stampato l’Anno 1614. v. Comed. Prop. 2. L. 3. c. 13. et 7. della Politica. Rag. 110. De prudentia Confes. P. 3. se
um. In c. 1. Mich. T. 2. l. 3. d. 18. n. 2. Nell’Appendice di fer. 4. della Dom. 4. di Quaresima. p. 5. trat. De scandalo Res
i Quaresima. p. 5. trat. De scandalo Res. 31. In Paren. p. 30. C. 15. della 3. par. del Giovane Cristiano. Nella 3. p. del pr
ar. del Giovane Cristiano. Nella 3. p. del profilo spiritus nel trat. della Mortific. al c. 35. L. 1. della Tribolat. C. 11.
3. p. del profilo spiritus nel trat. della Mortific. al c. 35. L. 1. della Tribolat. C. 11. 2. par. del Profi. Spir. Trat. d
al c. 35. L. 1. della Tribolat. C. 11. 2. par. del Profi. Spir. Trat. della Mortifica. C. 25. Nell’Appendice alla Predica di
ic. C. 23. 15. 16. 3. p. sum. C. 8. 6. 4. §. 12. Lib. 5. c. 14. n. 6. della Giovane Christiana T. 1. in Evem. L. 5. c. 24. T.
Instit. l. 2. de Arbi. R. Iudic. Q. 5. Cent. 1. cas. 62. n. 34. l. 2. della Dises. c. 26. C. 55. l. 3. Polit. C. 13. §. 7. Tr
34. l. 2. della Dises. c. 26. C. 55. l. 3. Polit. C. 13. §. 7. Trat. della mortific. c. 15. nel mezzo. Ep. de Hilarione. l.
2 (1649) Della Cristiana Moderazione del Teatro. La soluzione dei nodi pp. -
Teatro del Cielo  : e noi combattiamo pericolosamente nello Steccato della Terra. Tu lieto godi il premio, e cingi le beate
iposo, sospiriamo alla celeste mercede. Tu miri chiaramente, e sicuro della tua felicità, il bellissimo Oggetto, che ti rende
a il chiaro oscuro, e tra l’ombre di Fede, e con timore, e incertezza della salute, l’Autore del vero bene, da cui speriamo i
te Invocazione  ; accioché, come già tu per efficace, e subito favore della Divina Virtù ti trovasti mutato, e di Comico burl
uno si parta, se non consolato nella Virtù, e confortato all’acquisto della salute  : acciocché, come tu confondesti con il t
e, essendo in Paradiso  ; e noi, essendo in terra, siamo bisognossimi della tua protezione: e però al fine di ottenerla, ora,
ntazione, il sapersi, che piace molto col suo diletto. 44 Nota Prima, della Novità. 44. Seconda, della Verità. 45. Terza, del
iace molto col suo diletto. 44 Nota Prima, della Novità. 44. Seconda, della Verità. 45. Terza, della Sicurezza del pericolo.
o. 44 Nota Prima, della Novità. 44. Seconda, della Verità. 45. Terza, della Sicurezza del pericolo. 47. Quarta, del Soggetto
Se l’andare alle Commedie per un poco di ricreazione, e per sollievo della sua malinconia, sia lecito. 126. P. 20. Si contin
134. Può non peccare eziandoi venialmente 134. Può, e deve informarsi della qualità della Commedia 11. Va con fine di peccato
eccare eziandoi venialmente 134. Può, e deve informarsi della qualità della Commedia 11. Va con fine di peccato implicite all
re 87. Se tutti pecchino 106. 107. Non gli ultimi 108.   B Ballarini della notte di Carnevale uccisi per la caduta di un sol
medie oscene 242. Portò via un Recitante, che scherniva il sacro rito della Messa 244. Saltava vicino ad un servitore osceno
Usato dagli antichi 2. 2. 3. Quale deve essere 7. Pernicioso è quello della Commedia 7. 9. È del Diavolo 8. 11. S’usa anche n
Pitture oscene se si permettano 72. Platone cacciò i Poeti 83. Ponte della Carraia caduto con danno di molti, e con morte di
più le biasimò 251. 252. Aiutato da Dio fa frutto 216. Primi Auditori della Commedia oscena peccano 104. Principe è obbligato
empo antico 209. Si può permettere alle volte 206. 208. 210. Scrivere della Commedia con distinzione 4. Gli Scrittori Santi l
moderni non scrivono invano 215. Hanno cognizione dell’Arte Comica, e della Commedia 214. E anche dell’oscena 211. 212. E scr
7. Siio giusto 197. T Tempo per passarlo non scusa bene lo Spettatore della Commedia oscena 134. 135. 147. Se ne deve render
201. Trattamenti vari si raccontano pericolosi 47. U Ultimi Auditori della Commedia oscena peccano 105. Non peccano 108. Urb
dice il Filosofo, si ha nella conversazione di questa vita per mezzo della quiete, e del gioco; onde bisogna tal volta, serv
e eruditissimo, fu uomo più severo, che beffatore: nondimeno nel caso della morte di Claudio Imperatore non si poté ritenere
reazione, e trastullo di animo, dicendo anche Platone del suo custode della Città. « Quando ad aliquem indignum se venerit, n
nardo, « de remedio comparat exitium l. meditat. C. 26. » : si serve della medicina per aggravare il morbo, e per morire. « 
o di Dio  : ma seppur è concedutop ; o se gli è lecito in qualche ora della sua vita, sottrarsi dalle contemplazioni, o da’ n
e pag.11. però l’allegato Comico ha ragione di notare, che la santità della vita, conosciuta dagli uomini, e approvata dalla
ta dagli uomini, e approvata dalla Chiesa, è un testimonio così forte della sana dottrina, che non si può di meno di non cred
nno mostrato, che si può, non solo recitare, ma vivere dell’esercizio della Commedia. Ora io ricordo, e replico per me, e per
eranno dissipate molte nuvolette, che fanno oltraggio alla bella luce della verità. Concludo con S. Cirillo. « Cum autem mult
spesso le cadute vergognose, e rovinose. Ma che ora tra gli splendori della luminosa Cristianità non pochi si ritrovino, che
ettacoli per onesta ricreazione; e che era tanto indebolito il vigore della disciplina, che ogni dì si andava di male in pegg
i degli uomini, ma giochi de’ Diavoli, co’quali fanno tirare il carro della vanità, pieno, e colmo di gravissime offese di Di
Cento Giochi Liberali, pone al c. 90 del lib. 9. questo titolo Gioco della Commedia : e la chiama bellissimo ritrovamento, a
umana da’ vizi corrotta. Ma io rispondo, che l’allegato Autore parla della Commedia onesta, usata per frenare i viziosi dall
n di quelle, che con disonesto trattenimento aggiungono esca al fuoco della libidine, per far maggiore l’incendio della dison
aggiungono esca al fuoco della libidine, per far maggiore l’incendio della disonestà. E però egli dice chiaro nel principio
immoderati. Onde Aristotile all’Urbanità oppone per eccesso il vizio della Scurrilità, quando il gioco « est nimius vel inte
eguenza vizioso, quando per scherzi, e per baie si serve delle parole della Divina Scrittura: e questo è grandissimo, e gravi
eciti, né permissibili; perché sono effetto del vizio, e non germogli della pianta della virtù. Onde non è tollerabile la Com
missibili; perché sono effetto del vizio, e non germogli della pianta della virtù. Onde non è tollerabile la Commedia oscena
creazione infetta mortalmente; e un presto, e efficace destruggimento della cristiana virtù. Questa verità intendeva quel zel
à parimente intendeva quel servoroso Predicatore S. Francesco Saverio della Compagnia di Gesù, di cui con titolo di Apostolo
isponde, che non mancano buoni Medici i quali, come snervano la forza della teatrale pestilenza, cosi felicemente si oppongan
ominciò l’anno 1556 in Macerata, Città molto pia, e tra le principali della Marca d’Ancona, con occasione di alcuni Padri del
tra le principali della Marca d’Ancona, con occasione di alcuni Padri della Compagnia di Gesù, che con Apostolico zelo tentar
la confessione, che quei nostri Padri dalla mattina sino a gran parte della notte quasi sempre furono occupati aac udire la m
continua in tanti luoghi, come tutti sanno, con grande accrescimento della divina gloria, e con notabile moderazione della c
grande accrescimento della divina gloria, e con notabile moderazione della carnevalesca ricreazione; la quale non deve parag
i, a quali moltissimi corrono per cagione delle oscenità del banco, o della scena; acciocché siano conosciuti, e fuggiti da t
nti Concili, tante leggi, tanti Padri, tanti Scolastici, e tanti Savi della gentilità, come chiaramente conosce, chi mirar vu
atrali oscenità. Per conoscere la bruttezza del vizio, basta il lume della ragione: questa è fiaccola sufficiente per scopri
qui abis abstinuerint. » D. Francesco Maria del Monaco nel principio della sua Parenesi pone il luogo di S. Paolo 2. Timoth.
osservazione. È vero, che nella sacra Scrittura si narrano gli amori della Cantica; e si riferiscono alcune cose, che in un
concede, che ora non è lecito far comparire in scena donne con parte della vita denudata. E questo è sentimento comune di og
ritturale alla Rappresentazione Teatrale. Dico ancora, che molte cose della Cantica s’intendono in senso spirituale dai Dotto
antica s’intendono in senso spirituale dai Dottori. E in altri luoghi della Scrittura il narrato con apparenza illecita alle
spondere, apportando una ragione d’Economia, e d’interesse ai Comici, della quale si serve il Comico Beltrame a provare, che
revissima relazione d’altri, o pure vien supposto fatto altrove fuori della scena, e lungi da gli occhi, e dall’orecchie degl
ssionis, et historiarum, et gestorum Sanctorum », le Rappresentazioni della Passione del Signore, e delle storie, e dei fatti
ro Recitamento moderato non autentica la profana, e smoderata liberta della mercenaria Rappresentazione. Punto settimo. Se l
eto del P. Claudio Acquavivapar. 5. tr. 5. res. 5. pag. 119. Generale della Compagnia di Gesù, e riferito nei libri di alcuni
disp. 14. n. 3., il quale anche nota, che Clemente VIII nell’officio della santa Inquisizione condannò la prima sentenza, ch
te, pochi anni sono, dicendo. Molte volte in quelli scherzi, e giochi della scena io applico l’animo, e acconsento all’impudi
si deve considerare, « non quantitas molis sed virtutis », e mi servo della similitudine della pillola, di cui scrive Cesario
, « non quantitas molis sed virtutis », e mi servo della similitudine della pillola, di cui scrive Cesario. « Quantum ad mass
per far, che esali lo spirito vitale, e divenga prigioniero infelice della morte. Chi legge, molto bene intende il mio senso
con accortezza per acconcio di questo, il Comico Barbieri nel c. 49. della sua Supplica, dicendo. « Poiché io mi trovo imbra
l’onesta Commedia; vediamo ancora per scherzo di far una girata sopra della rea, e proponiamo, che la Commedia fosse recitata
guisa di velenosa erbaccia, germoglia nell’orticello, o pure orticaio della teatrale oscenità: ove i Comici tristi, dirò le p
arbieri. Dice quel Comico d’avere imbracciato lo scudo per la difesa della modesta Commedia: e merita lode in risguardo di t
o negli scogli di molti, e gravi peccati. Non sono Massime turbatrici della mente, e confonditrici della coscienza queste? Vo
avi peccati. Non sono Massime turbatrici della mente, e confonditrici della coscienza queste? Volere porsi in una scuola, ove
vole a sollevar uno dal peccato; perché questo sollevamento è effetto della divina grazia, e non di una comica finzione. Aggi
a, e con moltiplicati pensieri moltiplica i peccati: onde poi a tempo della necessaria confessione sacramentale resta confuso
ano lecite. La pietà Hispanaay veste nobilmente il nobilissimo manto della spiritualità: e può, e vuole e sa rintracciare an
à. Quindi scrive un Francese, e Religioso Autore, per commendazioneaz della gente Cattolica, e Spagnola. « Invideo vobis Hisp
in Fiorenza intesi da un Fiorentino, uomo di molto spirito, e pratico della Spagna, che egli circa l’anno 1610 stando in Sivi
licenziosa immodestia di molti Comici Spagnuoli passò tanto i confini della debita moderazione, che per comando di quel gran
Comici de’ regni Hispani. Aggiungo, che il P. Bernardino de Vigliegas della Compagnia di Gesù nel suo Esercizio Spirituale de
voglio tacere, che l’anno 1629 morì in Toledo il P. Giovanni Gondino della Compagnia di Gesù, di cui, come di qualificatissi
te molte cose il P. Filippo Alegambe nella Biblioteca degli Scrittori della Compagnia: e aggiunge per acconcio nostro, che qu
daco Ruiz de Montoya Teologo Hispano, e stimatissimo per l’eccellenza della dottrina insegnata moltissimi anni nelle pubblich
luce: e tra quali vi è un Trattato copioso, e dotto intorno al levare della cristiana Repubblica le Commedie volgari non mode
o la peste, e la rovina de’ Regni, e chiamò tal Predica Circoncisione della Commedia : eccennando, credo io, che bisogna leva
i Satanasso: sono smoderate licenze ripugnanti alla Teatrale modestia della Cristiana Moderazione; adunque le Italiane Rappre
i popoli con un onesto trattenimento. Ove si vede maturato il malore della stessa postema, ivi si ferisca con lo stesso ferr
ione umana; perché serpeggino per un largo, e spazioso campo: il male della radice non si leva con l’ampiezza del nativo suol
ecum », è cosa estrinseca  ; né serve di efficace correttivo al morbo della peccaminosa oscenità. Anche quasi da tutto il mon
ell’indegnità merita di essere fregiata, e sfregiata la brutta faccia della oscena Rappresentazione. Aggiungo. Si può negare
ecitamento lecito tra’ Cristiani. È vero, che il Barbieri al capo 25. della Supplica sua pone queste titolo: Che le Commedie
; più di quattro cento anni vi sparse i suoi odori la soavissima Rosa della virtù ; dopo i quali gli uomini tristi riceverono
rcenarie Commedie, e mirarle con diligente accuratezza al vivace lume della vera dottrina teologale: un grosso velo ricopre o
Assai volgare si è quel detto. Non convengono bene insieme il chiaro della luce, e l’oscuro delle tenebre; la bellezza della
e insieme il chiaro della luce, e l’oscuro delle tenebre; la bellezza della virtù, e la bruttezza del vizio; la ragione del C
novità; alla quale si aggiunge di più la rarità perché gli Spettacoli della Scena non si veggono tutto dì, e quotidianamente
lici dell’infelice Tantalo veggono e assaporano l’oggetto consolativo della loro sete. Nota seconda Della varietà. In molti
Amanti, e le Donne, studiano storie, favole, rime, prose e le facoltà della lingua. Le parti che mirano al faceto, si lambicc
o, che si gode senza pericolo d’incontrare qualche sinistro accidente della persona. Molti gusti confinano con i disgusti; e
se il fuoco, e egli non vi morì. Il Re fu involto nel lungo strascico della veste di Madama di Burges, e col molto stropiccia
i parole; come può vedere, se vuole il Lettore, e inserirne la verità della nostro ragione, anche per sentenza di questo merc
senza fatica, e con piacere; onde nella pratica compariscono Maestri della disonestà per quello, che nella Scena imparino di
vole la mercanzia, e moderna Commedia; perché ne pretende l’interesse della sua crudeltà, e il grosso guadagno de’ peccati, c
o per maggior guadagno di Satanasso; che però addolcisce molto l’esca della Commedia, per allettar infino gli svogliati. Nota
. è quasi ragion di stato Economico; poiché ogni passatempo costa più della Commedia. L’inverno con quella poca moneta rispar
a consolarti l’animo, e i sensi. Bastano queste poche ragioni a prova della prima Proposizione fatta di sopra; cioè che la Co
ò vi vorrò andare». O stoltezza veramente grande, ma stoltezza falsa, della quale si avvera quella Davidica parola. « Respexi
Ad Philip. C. 3. v. 8. Annot. 11. v. 4. Quando un uomo, godendo l’uso della ragione, e del giudizio, si rallegra di comparire
oscenità de’ moderni Commedianti. Ora per finire, aggiungo a conferma della seconda Proposizione posta di sopra due parole so
re fatte gratis sono biasimate. Beltrame impugna la spada per difesa della sua professione, e schermendosi con grazia dice g
gnori Accademici sono fatte con grande spesa: quelle di certi Giovani della Città con men riguardo all’onestà delle nostre: e
degne di maggior biasimo, che non sono le sue mercenarie. Le Commedie della prima sorte, dice egli, sono de’ Signori Accademi
i se bene la spesa non è piccola, nondimeno si ristringe tra’ confini della necessità; e però non sono stimate oggetto degno
e tra’ confini della necessità; e però non sono stimate oggetto degno della teologica censura, né della predicatoria ammonizi
tà; e però non sono stimate oggetto degno della teologica censura, né della predicatoria ammonizione. E di questa sorte, inte
si confanno le piume di un real Falcone. Ma consideriamo le Commedie della 2. sorte, che sono fatte da certi Giovani della C
sideriamo le Commedie della 2. sorte, che sono fatte da certi Giovani della Città, e delle quali, dice Beltrame, che si fanno
n servo di Dio, Religioso, e Teologo, non poco versato nelle dottrine della Moderazione del Teatro, udendo, che certi Giovani
i da qualche degno rispetto, gridano pubblicamente contro le Commedie della terza sorte, cioè, che si fanno al parere di Belt
dichi, e altre oscenità molto ripugnanti, e offuscanti il bel candore della Pudicizia. Concludo, e rispondo al Dubbio diretta
simate; perché chi scioglie la lingua del biasimo, o tempra la penna, della riprensione in questa comica materia, ciò fa cont
erie lascive, e la loro lunga spiegatura; trattando le oneste materie della Pudicizia, e dell’altre Virtù Cristiane? Sono scu
gano da vizi. Ma io rispondo, che questo Comico non discorre a favore della Commedia oscena, quasi che sia tollerabile; anzi
condanna, e fieramente riprende i Commedianti osceni; ma egli ragiona della Commedia assolutamente: è però vero, che si persu
li meglio, che la spada di Alcide, tronca i rinascenti capi all’Hidra della Teatrale Oscenità. Adunque i Comici pensino bene
la Commedia oscena è il morbo, e la peste de’ buoni costumi, la fiera della carne, e la sentina di tutte le scelleragini. E c
e il suo difetto, il quale poi viene biasimato, e deriso con l’ordine della Favola. Vuole questo Comico, che sia lecito rappr
mento del Sig. Fabio Albergati, ove dice. « Perché la Repubblical. 7. della Rep. Reg. c. 10. Regia ha per fine la bontà de’ s
n riesce la correzione del male, né l’insegnamento del bene col mezzo della Commedia oscena; che però è scandalosa, e intolle
rché ad altre leggi soggiace la pubblica, e moderata Rappresentazione della Scena; e ad altre l’autentica scrittura della Cro
derata Rappresentazione della Scena; e ad altre l’autentica scrittura della Cronica. Se l’atto carnale si può scrivere, non s
inconveniente: e però se un modesto Comico vuole insegnare i precetti della Pudicizia, non s’accinga all’impresa con rapprese
più cautelatamente si deve procedere nel leggere i libri poco modesti della mondana Vanità, Cavalleria, e Amore; i quali piac
l popolo. Allegrezze o Cittadini, allegrezze. Già li sformati costumi della nostra Patria si correggeranno; perché sono venut
riforma de’ costumi, alla correzione de’ Vizi, e agli ammaestramenti della perfezione. Non è temerità il dire, che non sono
nti della perfezione. Non è temerità il dire, che non sono Crisostomi della purità, ma Demosteni della sensualità. E se io di
temerità il dire, che non sono Crisostomi della purità, ma Demosteni della sensualità. E se io dico troppo, mi riporto alla
hi, e perversi. Tu stimi di fare, che i Giovani amino l’aspro cammino della Virtù, mentre proponi loro i lenocini, gli amori,
Virtù, mentre proponi loro i lenocini, gli amori, e gli allettamenti della carne? Tu credi, che i Fanciulli per mezzo tuo s’
dicizia, e d’Onestà. Non ha bisogno di osceno Commediante per Maestro della Virtù, chi ha Cristo, e i suoi Santi per ottimi i
mma, e frequentemente si getta dopo il dosso la necessaria osservanza della Divina Legge, e la cristiana perfezione. Adunque
gio, e di più sparuta figura. E la ragione si è, perché il giovamento della Scenica Moralità è poco, e è quasi nascosto: ove
aporosi cibi: ma però non si fa convito senza pane. Il limite avviene della Commedia: non s’invita mai alcuno alla Moralità,
deboli, e piccole piante, e non come forti, e grandi Abeti, nel campo della Virtù: e la ragione si è; perché, come piacciono,
ridicole, o gravi Azioni; ovvero possono accomodare secondo le regole della modestia altre fatte da altri; le quali riuscendo
ibuunt oculo, quam oraculo. » E vuol dire, che antepongono il piacere della vista di qualche grato oggetto alla forza della v
ntepongono il piacere della vista di qualche grato oggetto alla forza della voce di Dio, e del suo impero. E invero chi cade
mandato a P. D. Uomo buono, se aveva peccato mortalmente se era degno della sacramentale assoluzione, caso che non volesse de
colpa seguirla in pratica; perché opererebbe contro tutto il dettame della sua coscienza: vero è, che può lecitamente seguit
n lo posso lecitamente assolvere, perché opererei contro ogni dettame della mia coscienza: dunque né egli ha ragione di giust
ecie, e natura in bene, o in male dal fine: e discorrono, a proposito della permissione delle Commedie oscene, e dell’andar a
enza nelle popolate Città, che quasi potrebbero ad domandarsi, Anima, della Politica; poiché il gusto, che se ne trae, è tant
à: e tutto che i Comici professino d’ammaestrar i Cittadini alla vita della Virtù Civile con le dilettevoli, e modeste Rappre
re, salì le scale, e se n’andò a far prova di correggere con il gusto della Scena il disgusto della perdita: onde applicatosi
n’andò a far prova di correggere con il gusto della Scena il disgusto della perdita: onde applicatosi per poco spazio, vide u
edami ogn’uno, che non c’è passatempo di maggior gusto, e manco spesa della Commedia; la quale ben considerata contiene tre f
ibit ». Una fuga onorata dal luogo del peccato è una buona congettura della salute. Mi aggiunse di più questo savio, dotto, e
a’ de’ Bassi. E perché i Comici Mercenari non fanno Azioni istruttive della Virtù, e lontane dalle oscenità? E perché non rap
rimedio alla rovina, merita il titolo di trascurato, e il rimprovero della riprensione. Le Commedie oscene portano seco, non
ndimeno, è anche verissimo per relazione de’ pratici, e per argomento della stessa, e chiara esperienza, che le medesime Citt
servar’ alla Patria l’onorato pregio, di che ella gode sotto il manto della grandezza, della nobiltà, e della reputazione. Or
ia l’onorato pregio, di che ella gode sotto il manto della grandezza, della nobiltà, e della reputazione. Ora chi crederebbe,
io, di che ella gode sotto il manto della grandezza, della nobiltà, e della reputazione. Ora chi crederebbe, che alcuni tropp
e, per mostrarle tollerabili, ricorrono al puntiglio di preteso onore della Patria? E della quale, essendo principal Città, d
tollerabili, ricorrono al puntiglio di preteso onore della Patria? E della quale, essendo principal Città, dicono liberament
de’ Cittadini, i quali aggiungendo il valore delle armi, e il pregio della letteratura alla buona Politica, e alla scienza d
de, e principale una Città, ma la Virtù de gli, abitanti; per cagione della quale la solitudine stessa merita di essere tenut
a proibirono loro il far le Commedie: né per tal’atto perderono punto della gloria loro; anzi l’accrebbero grandemente : e am
lta offesa di Dio; con dolore de’ Virtuosi, e con una disonesta viltà della Città medesima la quale potrebbe veramente dire a
Città Cristiane sono libere, ma niuna però, è libera dell’osservanza della Divina Legge; che se in lei mai si è proibito l’e
Divina Legge; che se in lei mai si è proibito l’eccesso del Banco, o della Scena, forse non v’è stato, bisogno, e se v’è sta
popolatissimo. L’anno 1642. al dì 14. di Ottobre in Fiorenza un Padre della Compagnia di Gesù Procuratore eletto della Provin
tobre in Fiorenza un Padre della Compagnia di Gesù Procuratore eletto della Provincia di Francia, uomo vecchio, e di molta le
vito: sa, che senza scapito delle buone creanze può talvolta servirsi della cera d’UIisse, e fingere di non sentire: può anch
orte nella Virtù, e sicuro probabilmente di non consentire al diletto della disonestà, sentendosi invitare da qualche Persona
E pure se vi andrà senza pericolo probabile di consentire al diletto della disonestà; e v’andrà con buona intenzione, per se
o il Parente, e Consanguineo? E pare, chiesi; poiché secondo l’ordine della carità, e dottrina, di S. Tommaso, più si devono
ualche luogo con evidente pericolo dell’anima nostra, e detta perdita della Divina Grazia. « Unde magis eis tenemur in provis
anima, la proposta Ragione; perché niuno è tenuto di porsi a pericolo della salute sua spirituale, per impedire nel popolo qu
icr. c. 19. deve l’errore di più complici venire scusato col pretesto della moltitudine; perché la regola del vivere non si p
ione; ma anche gli ultimi, che sopravengono; perché il peccato è atto della volontà personale, e particolare, e non in comune
o parere degli uomini ingegnosi, e consumati nelle fatiche dottrinali della rigorosa Scolastica quanto giova a’ modo di lumin
modo di luminosa facebp, per meglio vagheggiare la bellissima faccia della Verità; tanto merita di essere tenuto in pregio,
o di colpa mortale tutti coloro, che sapendo la bruttezza, e oscenità della Commedia, vi vanno i primi, e pagano la mercede a
L’astuzia non si vergogna tal volta di mascherarsi sotto il sembiante della goffaggine: e fingendo di non saper il male, vuol
nformazione prima’andare? E poi se tu le trovi oscene secondo il lume della tua retta ragione; perché non te ne parti? Non se
brutte. E questo è il caso tuo: e questo basta, per atterrar il muro della tua scusa, senza moltiplicare il tiro di nuove ca
lte circostanze provocative efficacemente alla distruzione spirituale della Virtù  : onde lo Spettatore se ne parte per ordin
e egli entrò padrone del suo pudico affetto, spesso se n’esce schiavo della sua concupiscenza. Punto decimo quinto. Se il d
il peccato, il quale si rappresenta nell’Azione con il diletto lecito della Commedia. Imperoché io col Casano rispondo in qua
nte alla giustificazione; la quale senza dubbio non si trova nel caso della Commedia, ma ben si trova sufficentissima nel cas
o, ove si rovescia la medaglia di questo, e di quello con grave danno della sua riputazione: ovvero mi trovo rapito a qualche
; o ad altra occasione di peccato anche più scandaloso: ove nel tempo della Commedia forse mai ho fatto errore; se pure non s
l’andar alla Commedia: il secondo il male, che lasciò di fare a tempo della Commedia: il primo è presente: il secondo è futur
a Prudenza insegna, che de’ molti mali s’elegga il minore; e l’ordine della Carità richiede, che la correzione non si faccia
ne, e dannevoli, s’altrimenti sono trattati. Chi volesse far commento della buona parte della Commedia, la farebbe parere Azi
’altrimenti sono trattati. Chi volesse far commento della buona parte della Commedia, la farebbe parere Azione necessaria all
, e al corpo: ma facendo il contrario, la farà vedere pericolosissima della salute. Pare, che egli voglia dire; come dice alt
sione di peccare. Concludasi dunque, che la Commedia oscena è indegna della permissione: e ogni Attore, e Spettatore impuro p
e Dicitore il dire. La mala Fede tal volta si copre colo candido velo della buona Fede, onde scoperta, e conosciuta non può d
ll’incontro l’Ignoranza è colpabilebs, se si conosce almeno una parte della Malizia; come rettamente insegna Sanchez secondo
»l. 1. c. 17. Cioè. Al peccato mortale basta l’aver inteso la ragione della colpa, che semplicemente sia colpa: la quale cono
ri ha l’Ignoranza in tutto invincibile, anche in ordine ad ogni parte della malizia poiché vede stare alle Commedie uomini Re
rine, offerte loro dalle persone dotte, e zelanti dell’onor di Dio, e della salvezza delle anime; e stimano, credo io, di far
in vita; ma molto più si farà sentire nell’estremo, e doloroso punto della morte. Chi non provvede, quando può, tema di non
Se l’andar alle Commedie per un poco di ricreazione, e per sollievo della sua malinconia, sia lecito. Clemente Alessandrin
a medicare senza apportar terrore d’annichilità di gusto a gl’infermi della passione de’sensi. Gli onesti trattenimenti nelle
e quali chi volesse andare per ricreazione, per gusto, e per sollievo della sua malinconia, peccherebbe; atteso che non si de
peccato, e resta misera naufragante con perdita delle preziose merci della Grazia, e col tormento di un gran dolore. « Quid
tà; non vi vada; e procuri con altro medicamento alleggerire il tedio della sua malinconia senza scapito della Virtù, e del D
o medicamento alleggerire il tedio della sua malinconia senza scapito della Virtù, e del Decoro. « Scimus quidem, avvisa un A
igunt ». Non sa desiderare i piaceri del Cielo, chi troppo ama quelli della terra. Consideri quel fiore di moralità tra i fio
iché quando l’Azione umana è regolata dalla ragione, nasce dall’abito della Virtù morale perciò i giochi, da’ quale uomo deve
ndebiti. E queste tre condizioni si cavano anche da M. Tullio; poiché della prima divide il gioco in liberale e osceno: della
a M. Tullio; poiché della prima divide il gioco in liberale e osceno: della seconda dice. « Non omnem licentiam damus, sed ea
entiam damus, sed eam, que ab onestis actionibus non est aliena » : e della terza scrive, « ludo, et ioco uti licet, sicut so
 »t. 2. de reg. filior. tr. 3. c. 10. pag. 741.Ma ricordiamoci ancora della dottrina di Platone citato da S. Tommaso. « Plato
ene, è cattivo, dunque non deve usarsi dal buon Cristiano per rimedio della sua malinconia, e per aver piacere. Scrive Plutar
di Cristianità, non tutti i diletti, ma gl’immoderati, e discordanti della Ragione secondo la dottrina di S. Tommaso, « Temp
le; perché può non dilettarsi, né delle cose brutte rappresentate, né della loro Rappresentazione, e può essere stato mosso a
seguenza sia almeno peccato veniale; e, come si dovrà rendere ragione della parola oziosa, e detta senza frutto, al Giudice D
mo secondo. Si continua il Discorso. In quanto a secondo fondamento della proposta Ragione, cioè. Io vado per ridere un poc
e col riso; nondimeno si espone all’occasione di trapassare i termini della Virtù, ridendo troppo, e squarciatamente. Che se
ostumato, secondo il parere del Comico Beltrame, il quale discorrendo della Commedia rilassata, ove si ode qualche cosa oscen
In quella prigione eterna; « ubi erit fletus, et stridor dentium ». E della quale dice Crisologo. « Male stridet ibi, qui hic
. c. 5. 4., la quale non mira altro, che muovere a riso l’Auditore; e della quale scrive San Paolo. «  Nec nominetur in vobis
exitiales herbarum sucens, cum risu perire dicuntur. » Si rallegrano della propria perdizione, fatti simili a que’ che, beve
no fu ferito nelle viscere, e ridendo se ne morì onde quel riso segno della mortale, e interna ferita: così un Savio dice a n
vano piacere, e quel riso formato sulle labbra, è chiaro contrassegno della piaga mortale ricevuta nell’anima. Non voglio tac
. II. Ad Fratres in Eremo. Ma vengo a rispondere al terzo fondamento della Ragione proposta nel Dubbio: cioè. Io so, che non
i pensieri battagliano ne’ loro cuori; e non si quietano allo squillo della voce di ogni Dicitore: varie perplessità ingombra
ere il Dubbio; però rimangono a modo di naufraganti in mezzo all’onde della dubbiezza; e se vi vanno con quella coscienza dub
dito, quando si veggono protetti da Personaggio accreditato nel punto della reputazione. E del lampo di questa luce godono ta
contro le quali efficacemente predicava il P. Gio. Battista Carminata della Compagnia di Gesù, dicendo, replicando, e provand
a peccato. Io so, chi fu quel Religioso Predicatore, ma per riverenza della sua Religione, e per onor di lui medesimo ne tacc
enza. Intorno alla quale proposizione io ora qui appello al Tribunale della Sacra Coscienza: e dico, che egli ha spalle per p
simo, e morale pericolo di caduta, al quale stavano esposti non pochi della Nobiltà, e molti della Plebe; supposta la debolez
di caduta, al quale stavano esposti non pochi della Nobiltà, e molti della Plebe; supposta la debolezza di spirito, che suol
o lo stesso anno mi trovai in un’altra Città, che è tra le principali della Marca d’Ancona, nella quale nel mese di Giugno ve
arse per la Città una voce contro il Predicatore, e contro i Soggetti della sua Religione: e più persone principali, e gravi,
sua fiaccola a queste luminose torce non camminerà tra l’ombre scure della perplessità, e del dubbio. Io per me, non con for
: tempus tantum nostrum est. » Ep. 1. Il P. Giovanni Polanco Teologo della Compagnia di Gesù scrive a giovamento di ogni Fed
L’ozio è un ardito Guerriere per assaltare, e per espugnare la Rocca della Virtù; e nel Mondo egli si pubblica per Capitano
a un negozio assai più pernicioso; e col qual perde il ricco capitale della Divina Grazia, e dell’umana Onestà. Adunque Comic
e dell’umana Onestà. Adunque Comici di tal fatta si dovrebbero privar della Scena, bandir dal Teatro, e non permettere loro i
s pereat tarditate. »In sent. N. 71. La troppa tardanza ruba il tempo della correzione. Punto primo. Se si possono permetter
nno mostrato, che si può, non solo recitare, ma vivere dell’esercizio della Commedia. Di questi Comici modesti scrive un Somm
uando egli ha voglia di piangere per li debiti, e per l’altre miserie della sua povera vita: e tal povero Comico, dice Beltra
iviamo con quest’Arte. Non è buona. Ragione: perché secondo le Regole della virtuosa Politica niuna Arte, perniciosa a’ buoni
d un’instanza, che fanno certi Comici troppo interessati nel guadagno della Scena. Dicono. Bisogna, che noi, per guadagnare i
rsi dell’obbligo Cristiano, che lo astringi ad anteporre l’osservanza della Divina Legge all’interesse dell’illecito guadagno
contro era degno di lode; perché nel moderno Teatro serbava le Regole della convenevole Moderazione; e sapeva recitare, e dil
eva recitare, e dilettare senza offesa dell’Arte, e senza l’oltraggio della Virtù. Anche del Comico Ganassa io ho inteso, che
on il fallimento delle ricchezze spirituali delle Virtù, e del tesoro della Grazia. Aggiungo. Come le Meretrici si permettono
tur mala, et non potius accrescant in Repubblica; licita est locatio ( della casa alla Meretrice) ta metsi dissuadendae; et cu
m, illum ducere. »tom. 4. l. 15. hom. 3. §. 6. Nel Regno grandissimo della Cina non si permettono dentro le Città. Il Sapien
io ricordo a tali Comici, e alle Donne impure, che cessino d’abusarsi della pazienza, e benignità di Dio; acciocché non cadan
e perseguitare, come pestilenti a’ buoni costumi, e come distruttive della civile Onestà. Chi nuoce alla virtuosa Cittadinan
lla civile Onestà. Chi nuoce alla virtuosa Cittadinanza si fa indegno della stanza nella Città. Il tesoro delle gioie non si
rigorosa: né affermarla tanto larga, che trascorresse oltre i confini della troppa benignità: onde poi qualche interessato us
er, Scandalum vs. et seq. Io qui aggiungo. Il Comico N. serve al capo della Compagnia per fare il Recitamento, in quanto è co
sceno con peccato mortale; reo di quella colpa deve stimar si il Capo della Compagnia, e il Compagno osceno, che è l’efficien
, perché questo si è un eleggere volontariamente l’occasione efficace della rovina di molte persone deboli nella Virtù; la qu
mo di essere colti nella rete di Satanasso; ma più tosto con la virtù della Croce di Cristo mostriamoci in vita Soldati invin
, che così vinceremo anche nell’ultimo, vicino, e inevitabile certame della Morte. Veggo, che qui tal’uno mi può rispondere,
ben composto, e ordinato; facilmente si schermisce contro gli strali della bellezza femminile; mira illeso la Donna in fines
i peccati, e con più lacrimose, e miserande cadute. E quindi la Legge della santa Carità Cristiana, insegna alla Donna, che f
a può « uti iure suo, et sua libertate », servirsi del suo diritto, e della sua libertà. Ma il recitar in Teatro (dal quale i
a risposta a quello, che aggiunge cap. 34.. Oh dirà tal’uno. L’azione della Commedia è più viva, i più lusinghiera, e più pot
de possono fare; e molte di loro lo fanno in realtà, non solo a tempo della Commedia, nel quale molti lascivi s’innamorano pa
più sfrontata di una Femmina, quando, rotti i ritegniPred. 32. n. 3. della verecondia, si è condotta a fare pubblico mercato
ed. 32. n. 3. della verecondia, si è condotta a fare pubblico mercato della sua pudicizia: non teme Dio, non rispetta gli uom
Volendo accennare, che l’eloquenza vana de’ Libri osceni con il gusto della bella composizione, e con la dolcezza delle parol
E qui raccolgo io dal suddetto, che S. Ignazio Patriarca, e Fondatore della Compagnia di Gesù, saggiamente comanda nelle Cost
Prefazione, che il medesimo Bonciario compose, e stampò nel Libretto della suddetta scelta de’ Proginnasmi, e la indirizzò a
a di gran lunga più pericolosa, e più perniciosa, che quella lezione, della quale io non intendo qui determinare: se sempre s
is. in Adol. Prodigo pag. 58. Cosi ragiona de’ Libri impuri il nimico della Purità, Lutero; noi dall’avviso di quell’impudico
all’avviso di quell’impudico Maestro impariamo, e pratichiamo la fuga della lezione de’ Libri impudichi: non è cosa nuova, ch
na del Paradiso. Or questo medesimo vi scorgerete, se farete paragone della lezione, e della scrittura, con l’Azione avvisata
Or questo medesimo vi scorgerete, se farete paragone della lezione, e della scrittura, con l’Azione avvisata nella Scena. Imp
ti, e balli, la dolcezza de’ canti, e per ultima la pompa, e apparato della Scena ben composta, e con graziosa varietà distin
se non troverà gioie d’ingegno, si compiaccia, come prego, de’ minuti della mia povera dottrina. E se parlerò della stessa ma
accia, come prego, de’ minuti della mia povera dottrina. E se parlerò della stessa materia più d’una volta, mi scusi, ricorda
’ Vizi; che tra loro nascano discordie; e che molti perdano la sanità della mente, commettendo delle imprudenze e peccato. A
ostentano i Commedianti osceni.   Due difficoltà si propongono, una della tolleranza, e l’altra del sostentamento. Rispondo
ondo alcuni Dottori peccavano ripudiando le loro Mogli. Or che diremo della permissione di un Principe? Certo che ella non fa
risponderà uno. In tal caso si può praticare la dottrina del precetto della fraterna correzione, che per essere affermativo n
l quale « de peccatoribus accipit ». dice il P. Michele di San Romano della Compagnia di Gesù, « non egentibus, quibus favor
nciarle, occorse, che di notte fu trovato un biglietto sotto la porta della Chiesa della Compagnia di Gesù, e aveva il sopras
rse, che di notte fu trovato un biglietto sotto la porta della Chiesa della Compagnia di Gesù, e aveva il soprascritto indiri
erano venuti i Commedianti, peste de’ buoni costumi,e evidente rovina della misera Gioventù, e pregava per amor del Sig. Iddi
sed salutares; gaudia, non in Diabolo, sed in Domino.  » Scrive l. 7. della Rep. Regia c. 10. al diritto di questo Punto il S
ume alcuni Giochi, e in modo gli stimavano, che con mirabile concorso della Nazione erano celebrati. Questi Giochi furono i P
l comune destinarono, con severa legge vietando, che niuno sotto pena della vita osasse di contraddirle. E fra i tratteniment
i contraddirle. E fra i trattenimenti loro ancora le Rappresentazioni della Scena riposero, le Commedie, le Tragedie, e le Op
atone scrive nel Sofista. Niuna specie di Gioco esser più dilettevole della imitazione, il Gioco da rappresentare a sudditi d
. Dico in oltre con Ribadaniera. Non è buona ricreazione l. 1. c. 11. della Tribul. quella, che è nociva a buoni costumi, e d
li esempi per formar i costumi: né esporrebbero i sudditi, e il fiore della Città, al godimento, degli Spettacoli impuri. Che
per lo Recitamento; vogliono, che siano come tante Regole informative della Virtù, non distruttive dell’Onestà. Quando poi se
ggiunse un altro personaggio. I Comici per la malizia loro si abusano della licenza; e infettano la Scena con le oscene Azion
blico è stata data licenza di far Commedie, proibite fin dal principi della Guerra col Turco. E credesi ciò seguitò, perché s
molte volte sono stati castigati, e banditi da Venezia molti Compagni della loro Professione per gli eccessi commessi ne’ Tea
, si risolve di continuare nel peccato, standovi nimico di Dio, e reo della dannazione. Così avviene a quel Cittadino, e a qu
il quale in materia del Duello, (diciamo noi a proporzione in materia della Commedia oscena), risponde a chi dice: le Leggi C
hé se peggio faranno, peggio saranno trattati dalla Divina Giustizia; della quale non sarà reo il Superiore, mentre fa l’obbl
sia emendato da qualche suo brutto vizio; sarà dato un gran miracolo della misericordia di Dio, che, come sapientissimo Arte
nu. » Chi è Superiore, deve con esatta diligenza osservare i precetti della vera Giustizia, Temperanza, e    Innocenza, per n
g. 129. cap. 48. il Comico Beltrame con questo tenore. Se il guadagno della Commedia non fosse, oltre all’onorato, lecito, co
e; come por si suole a tanti altri esercizi men nobili, o più stimati della Commedia. Io dico, che molti luoghi prendono una
ll’istessa natura, e non dazio, o tassa: e però dico, che il guadagno della Commedia non è altro, che giusta mercede. Sin qui
a non è altro, che giusta mercede. Sin qui Beltrame, il quale ragiona della Commedia non oscena, ma modesta; e per questa il
o l’opinione probabile di molti Dottori: e secondo la dottrina comune della permissione del male; della quale basti il detto
lti Dottori: e secondo la dottrina comune della permissione del male; della quale basti il detto di Caietano. « Si ex rationa
rrerà con questa forma. Il sussidio, cavato da una parte del guadagno della Commedia oscena, e dato al Monastero di povere Co
rticipatione lucri praecedentis. » E questa partecipazione è nel caso della Commedia oscena: dunque lecita non è la sua permi
parola, majora, e cosi lo deve spiegar ogni altro; acciocché le parti della dottrina antecedente corrispondano a quelle della
acciocché le parti della dottrina antecedente corrispondano a quelle della conseguente: e si come dice prima. « Dio permitti
bene maggiore di quel, che sia il mantenimento spirituale, e la vita della grazia d’innumerabili anime, che la perdono per r
a vita della grazia d’innumerabili anime, che la perdono per rispetto della Commedia oscena; e come dunque sarà lecita al Sup
gran bene si è il preservare un bisognoso, e un infermo, dagli stenti della povertà, e dalle miserie della morte corporale; m
bisognoso, e un infermo, dagli stenti della povertà, e dalle miserie della morte corporale; ma molto più gran bene, e incomp
st. » Ora cominciamo a rispondere, ad alcune difficoltà, che a favore della permissione delle Commedie oscene alcuni prendono
li, per essere stati anticamente instituiti da’ Gentilib. 1. cap. 11. della Tribol. in onore de’ loro falsi Dei; ma anche per
nomi? Se le persone non sono le medesime di costumi, né l’opere loro della stessa natura? Ne cosa immaginabile v’è che imiti
ca cons. 33. de’ Usuris l. 5. n. 2., purché abbia sufficiente ragione della permissione: le sue parole sono queste. « Reges p
famoso Comico se ne andò la sua Compagnia in un Regno principalissimo della Cristianità: ebbe qualche severa istruzione, con
osi il Re, tosto si pose in ordine una Commedia Satirica, la sostanza della quale fu questa. S’introdusse nelle Scene una var
e repliche, che non v’era danaro; si stringevano nelle spalle facendo della necessità pazienza, si fermavano in Scena, e si c
i se per istruzione data dalla Regina sua Consorte, e gelosa alquanto della sua fedeltà, e però alzo la voce forte, e disse c
in Fiorenza si recitavano Commedie satiriche in comune contro i Vizi della Città, senza pungere alcuno in particolare, e sen
si qualche buona ragione,che giustifichi la licenza, o la permissione della Commedia oscena: perché, come dice Hurtado, una s
olti, e alti precipizi delle morali e cristiane Virtù, e massimamente della Castità; benché a molti paiano peccati piccoli pe
nza d’Ambasciatori forestieri biasimato in una sua Commedia i costumi della Città, con ragione dagli Ateniesi fu bandito. E s
ossero stati legittimamente giudicati infami, di miniera che in parte della pena loro cotali biasimi entrassero; e come le lo
ltrerebbero affezione. Così avvenne una volta in una Città principale della Marca d’Ancona ad un qualificato soggetto, il qua
. E dice di più in persona di un Spettatore. Che occorrecap. 54., che della Commedia un Savio mi dica, che sia buona, o rea;
icatori; mentre che trattano questa materia con la debita distinzione della Commedia modesta dalla oscena, e de Comici virtuo
trapassato da mille strali ardenti, e infuocati nell’infernal fucina della diabolica disonestà. Deh dunque ogni Fedele si ri
a sunt gratia. » Io dirò con S. Agostino. Dio è il Seminatore celeste della divina grazia per far frutto nelle anime l’uomo,
si è riformata la Scena, e il Teatro, non solo in quanto alla materia della superstizione, e della Satirica; ma anche in quan
, e il Teatro, non solo in quanto alla materia della superstizione, e della Satirica; ma anche in quanto all’oscenità antiche
ene. Ecco un caso assai moderno alla prova. Io stampai il Libro Terzo della Cristiana Moderazione del Teatro intorno a gli Sp
empo queste pene in questo luogo, perché facendo noi pochissima stima della perdita del tempo abbiamo consumato qui, non scal
racter in vita Apostolica est sitire salutem animarum. » Il carattere della vita Apostolica è l’aver sete della salute delle
salutem animarum. » Il carattere della vita Apostolica è l’aver sete della salute delle anime. E tal sete si può anche nomar
rario Guerriere si fa vedere con la visiera alta, e arresta la lancia della sfacciataggine contro la Virtù. Terza, perché è p
mina il Cartello che si espone, Cartello del peccato,che avvisa l’ora della dannazione; ovvero usa altri simili detti mordaci
aggi documenti e con indisciplinate strida fanno allentar la credenza della loro saviezza sino a propri amici. Se nell’ora de
ntar la credenza della loro saviezza sino a propri amici. Se nell’ora della Commedia un Oratore vuol far qualche buon discors
degli indegni, bugiardi, e viziosi, a ciascun de’ quali, mentre parla della Virtù in banco, si può dire con S. Nilo Abate. « 
pera ingiusta, ma grandemente giusta, e meritoria. Santa Chiesa priva della Comunione i disonesti Commedianti, e Ciarlatani.
appresentazioni molto perniciose a’ Fedeli, e massimamente al candore della Gioventù. Per acconcio di questo ricordo il segue
ittà di Fiorenza l’anno 1595. e si narra stampato nelle Lettere Annue della Compagnia di Gesù, con questo tenor LatinoColleg.
. » L’Istrionico del presente caso accenna molte cose. Prima. I Padri della Compagnia operarono con non poca fatica, che molt
zi, e per ammaestrare i Semplici al bene, e alle Virtù con il diletto della viva voce, e con il gusto delle graziose apparenz
ti costumi, proporre impudiche Azioni, efficacissime alla distruzione della Castità: come se un Piloto volesse la sua nave pe
ci, e Ignoranti vi bevono in più modi il veleno, da che restano privi della vita della Grazia, e seppelliti nella tomba di ab
anti vi bevono in più modi il veleno, da che restano privi della vita della Grazia, e seppelliti nella tomba di abiti Viziosi
sono lodarti; li chiamano industrie, vaghezze, giochi, difensivi. Ma della Commedia si dice, ché e la corruttela de’ costumi
to nel numero di que’ Beati in terra, che s’adornano con lo splendore della TemperanzaTe. 1. tit. de Intemperantia., per dar
certa voce per la bocca di molti, i quali per favorire la permissione della Commedia oscena, dicono tal volta. « Non omnes su
iché i popoli vogliono qualche ricreazione, non essendo tutti forniti della medesima comprensione, né tutti professano la med
ustano delle vita claustrale, e ritirata; ma moltissimi anche gustano della libera, e gioconda; e godono di ricrearsi con il
della libera, e gioconda; e godono di ricrearsi con il trattenimento della Commedia . « Non enim omnes sunt Monachi. » Rispo
ato, stando a quella Commedia: come è la ragione, o dello scandalo, o della cooperazione al male, o di altro rispetto, che pu
ostro tempo: ne è cosa non saputa da’ Dotti, che molte volte il Padre della menzogna, il Demonio, dice la verità. Secondo cas
nella quale, si per ornamento dell’Azione, come anche per la presenza della Regina, furono fatti nobilissimi Intermedi; in un
oi che giudichiamo? Che fu una giusta manifesta e spaventosa vendetta della Divina Giustizia, e contro un derisore del sacro
Rosueido nelle vite de’ Padri antichi racconta che in Eliopole, Città della Fenicia, si trovò un Mimo nomato Gaiano, il quale
felice, e scellerato passò troppo arditamente i confini del decoro, e della Religione, rappresentando « Spectculum blasphemia
modo d’inutile tronco, e inabile Commediante confessò, che la cagione della sua infelicità era stata la sfacciataggine delle
; per le quali, « clementer cruciatus fuisset » ; era stato per mezzo della clemenza pienamente punito, e mutilato. Ma di que
bestemmiando con pubblico, e scandaloso eccesso la gran Madre di Dio, della quale infino i maggiori Peccatori, e Peccatrici d
i rinnovarono le Feste, i Sollazzi, e i Giochi soliti farsi nel tempo della Tranquillità. Si mandò un pubblico Bando, che, ch
altro Mondo, si trovasse nel giorno delle Calende di Maggio sul ponte della Carraia o lì d’intorno. Tra tanto in Arno sopra b
que’ beati Spettacoli, che nel Cielo si veggono, e godono, come premi della cristiana vita. « Si tormenta, dice San Bernardo,
na l’anno 1639. a’ 2. di Febbraro, giorno dedicato alla Purificazione della purissima Regina degli Angeli, si stava in ordine
si sparse voce, che il Predicatore si voleva disdire; onde la mattina della Predica l’Auditorio fu pienissimo: e il Padre sal
o apertamente, non solo quel Predicatore, ma anche gli altri Soggetti della sua Religione: e tra que’ Biasimatori vi fu uno p
di Beltrame, del Cecchino, e d’altri Comici, i quali sono Professori della Teatrale Moderazione; ma la praticano immoderatam
e nel progresso del Trattato, più, e più volte, la debita distinzione della Commedia lecita dalla illecita, e degli Attori Vi
; perche no v'è speranza di fiutto alcuno. Ho detto nell'ultima parte della Propositione. Se da' Comici buoni si fa tal corre
l dolce incanto per due minuti di vanissimo diletto vendono il tesoro della Divina Grazia, et vivono mendichi nel peccato. Di
le rimetto il Lettore, pregandolo a supplire ivi co' fioriti pensieri della sua fecondità ove la sterilità dell'Autore sarà d
lla Legge delle 12. tavole i Poeti Compositori delle Favole offensive della fama de’ Cittadini. « Poeta Fabularum Compositore
endono molli, e effeminati gli animi nostri, e tagliano tutti i nervi della virtù. E non il Lettore, che Cicerone parla di qu
mente spiace in gran maniera a tutti i virtuosi, e zelanti Professori della cristiana modestia. Lascio la giustissima querela
Baronio, a cui presentatosi, supplicò umilmente, a volergli fa onore della sua efficace intercessione appresso il Papa. Acce
dell’Italia, che non ha fatto Lutero co’, suoi Libri tra gli Eretici della ; Germania, e senza aspettar altra risposta, o scu
. Nu. 9. pag. 645., citando la dottrina spiegata da Platone ne’ Libri della Repubblica dice.«Cogendi sunt Poeta, ut vel magin
ontro i Compositori de’ Libri osceno. Bernardino de Vigliegas Teologo della Compagnia di Gesù in un Libro dedicato alla Maest
egas Teologo della Compagnia di Gesù in un Libro dedicato alla Maestà della Regina di Spagna, scrive così. A caso un giorno m
osi il Poeta intrigato, parendogli, che con la verità dell’istoria, e della buona fama di quella Signora, non s’accordavano b
a, fu costretto per conservare la sua riputazione, porre al principio della sua Commedia, che gli amori, che in quella tratta
a Lettori Invenzione, con la quale se bene ebbe risguardo all’onestà della Signora, di cui parlava, non l’ebbe però per quel
inte leggerezze: e così fu in buon linguaggio dirci, che l’attrattiva della sua favola erano gli amori vani, che fingeva. Que
tore colui, che alle sue pecorelle non vieta i pascoli troppo vezzosi della impudica lezione degli osceni Compositori. De qua
reo, il quale afferma, che Dio mandò a Teopompo,e a Teodotte la piaga della cecità; perche si erano dilettati di essere Compo
e, sparlino a piena bocca di Eroi tanto segnalati, e tanto benemeriti della Cristianità e per mezzo di disoneste operazioni,
t. De vitanda libroru morib. noxioru libror. il P. Francesco Sacchino della Compagnia di Gesù scrive contro que’ Cristiani, c
crudele di avvelenare solamente quelli, che di presente godono l’aura della vita; ma prepara il veleno ancora per coloro, che
ivere cose brutte, ne spiega due una di malizia, l’altra d’ignoranza: della prima dice. « Interdum ex opere interpretor indol
ioremque subolem procreari »Prosul. 3. p. 111. : Quello poi, che dice della seconda cagione, cioè dell’ignoranza, e questo. «
il fine d’alcuni Poeti fosse stato quest’uno di svegliare col diletto della favola, e del verso in altrui stimoli di lascivia
or non vola, Ma ben quello d’Aletto, e di Megera, E s’eglino si fan della mia scola, Temerari che son fabri d’inganni, Ris
agli scrittori d’impudiche Poesie: e che comincia. Uditemi o Luciferi della terra. In un .uogo di quella dice così? Uomo in t
ibri poco modesti. Questa è la seconda cosa delle quattro proposte, e della quale discorrono molti Dottori, e altri Scrittori
rane: perché come quelle così questi; vivono nelle paludi e nel lezzo della disonestà. E a questo proposito scrive che tali C
: e incanti di Sirene, che ingannano. Sono la zizzania, che nel campo della Chiesa ha seminato il Demonio con gran vigilanza,
i scellerati, ritrovo de’ reprobi; e rifugio de’ disperati; testimoni della mente impudica; nemici capitali della purità, e c
ifugio de’ disperati; testimoni della mente impudica; nemici capitali della purità, e castità; indizi della reproba coscienza
della mente impudica; nemici capitali della purità, e castità; indizi della reproba coscienza, pronostichi della futura danna
della purità, e castità; indizi della reproba coscienza, pronostichi della futura dannazione a chi si diletta di essi. Lacci
nella morte del peccato. Tizzoni dell’Inferno, con i quali lo spirito della fornicazione accende nel cuore il fuoco della lib
con i quali lo spirito della fornicazione accende nel cuore il fuoco della libidine. Mine segrete per espugnar la rocca dell
nel cuore il fuoco della libidine. Mine segrete per espugnar la rocca della buona volontà. Tignuole, che a poco a poco mangia
ini occulti, che quasi insensibilmente rubano il tesoro preziosissimo della divina Grazia, e con essa l’eterna Gloria del Par
rra dello Spirito Santo, ma caparra dello spirito immondo; non calice della nostra Redenzione, ma il calice dell’ira di Dio,
; non calice della nostra Redenzione, ma il calice dell’ira di Dio, e della dannazione eterna. Così dice l’allegato Teologoc.
. Di questi Libri nota Cresellio, che senza dubbio macchiano il fiore della castità; « sine dubio castimonia florem contamina
nti uccelletti semplici, a giù librassi: e bevano, senza paura dentro della dolcezza, e soavità dell’amorosa poesia, la morte
’affetto; perché scemano l’amore, e il desiderio delle cose di Dio, e della salute. Onde chi bene avvertirà, per esperienza t
stà, e bruttezze. Estinguono nella gioventù, come dice Tullio, i semi della virtù innestati da Dio nella natura. Avviliscono
dico io con Baldesano, intenda il giovane timorato di Dio, e zelante della sua integrità, che di questi Libri osceni del nos
ico già dissero, e scrissero; che i Gentili più savi, e i Santi Dogmi della Chiesa di Cristo e che non meno questi, che quell
no questi, che quelli hanno da essere lontani dalle mani, e dai segni della gioventù cristiana. Altrimenti moltissimi, massim
Quanto scempio e nell’onestà, e nella religione fa (per non dire ora della baldanzosa libertà de’ cattivi) la troppa fidanza
ti insomma sono adesso la ricreazione, il trattenimento, e passatempo della maggior parte degli uomini e delle Donne e de’ ri
e degli artigiani, senza dubbio poco timorati di Dio, e poco zelanti della salute loro. E quello, che è degno di maggior com
cchiate: flagello senza dubbio da Dio giustamente permesso in castigo della trascuraggine usata da’ Padri, e Madri di famigli
fanno i Libri osceni, e le Composizioni disoneste contro la pudicizia della gioventù, e contro l’onore delle famiglie. Di que
d’esca accesa, e le lasciassero tutte volar via: fu fatto con rovina della Città perché quelle colombe, e passere volanti to
li voglio riferire qui; potrà V. S. vederli nel Libro, che io scrissi della sposa di Cristo, dove nel c. 20. del lib. 5. trat
i che professasse la vita monastica) standosene, dico, facendo mostra della sua eloquenza, e della sua rara Erudizione in ogn
ta monastica) standosene, dico, facendo mostra della sua eloquenza, e della sua rara Erudizione in ogni sorte di lettere uman
ubblico S. Gregorio, suo Intimo e famigliare amico, e vista la vanità della . sua occupazione, pigliandolo nel braccio, lo cav
saluti operam », cioè. Lascia queste cose Amico, e attendi al negozio della tua salute. Come se dicesse. Lascia gli studi van
o; acciocché avessimo tempo di attendere con sollecitudine al negozio della nostra salvezza. Nota nona. Di alcuni esempi in q
rie alla fede; e sono opere fatte con lo spirito di Satanasso, nimico della fede, e religione cristiana: e l’eresie di Lutero
e legato nel fine di quel volume; e conobbe, che quello era l’inimico della Vergine, e subito lo restituì ad Isichio, dicendo
». So, che tal uno mi può dire. Quel Libro era eretico, e però nimico della Vergine: e noi parliamo de’ Libri osceni. Ma io r
iamo de’ Libri osceni. Ma io replico, che anche un Libro osceno priva della visita della B. Vergine alle volte un Religioso,
i osceni. Ma io replico, che anche un Libro osceno priva della visita della B. Vergine alle volte un Religioso, e però si può
eguente. Il P. Giovanni Eusebio Nieremberg trattando in una sua Opera della Materna cura,che la B. Vergine tiene de’ soggetti
devoto,e pio. Ho letto ancora del P. Giacomo Alverez de Paz Spagnuolo della Compagnia di Gesù che molti anni prima di morire
o lesse, e ne rimase pieno tanto di vane immaginazioni, e arido tanto della solita sua devozione, che fece fermissimo proposi
eppe né volle contraddirle: la compassione vinse la ragione: d’ordine della Madre fu subito vestita e essa sin d’ora alzatasi
’ moribondi e poco dopo spirò con quel terrore, e con quello spavento della madre, e de’ parenti, o d’altri assistenti al cas
e religioso, a fine di far fuggire ogni lezione de’ Libri impudichi: della quale si possono dire le parole, che già dissero
enti per li peccati, per li vizi e per l’ultima rovina delle anime, e della dannazione. Angelo Grossi avvisa per utilità di m
urò poi fatica alcuna d’introdurre in quei corpi macchiati la libertà della carne, e tante eresie. Per amor di Dio dunque alm
quali non si devono passare con silenzio, e senza qualche scoprimento della loro debolezza, e indegnità. E la prima credo sia
ese, la magnificenza de’ Tempi, la bellezza delle Statue, l’antichità della Superstizione, e cose simili, le quali tutte ora
P. Giovanni GondiniNel Direttorio Spirit. c. 6. §. 2. Autor Spagnolo della Compagnia di Gesù. La Lezione, dice, de’ mali Lib
E poco dopo aggiunge mostrando il gran pericolo, che corre, chi gusta della Lezione di Poeti osceni. « Apud illos inimica mor
vero, e apporta materia di pianto ciò, che scrive il P. Giovanni Rho della Compagnia di Gesù. « Invecta est Repubblicam labe
. p. 107. Legga, non liberamente, ma cautelatamente, chi ha vero zelo della sua salute. « Né voglio qui lasciar indietro, dic
Molti Fedeli non muovono per questa ragione; ma dicono. Noi gustiamo della Lezione de’ Libri osceni; perché vi troviamo cose
so nimico Satanasso; fiori, che, recano all’Anime la morte spirituale della colpa, e la rovina della purità, con perdita dell
i, che, recano all’Anime la morte spirituale della colpa, e la rovina della purità, con perdita della Divina Grazia, e con of
a morte spirituale della colpa, e la rovina della purità, con perdita della Divina Grazia, e con offesa di Dio. Quanto poi al
ia misto con un buono, e delicato cibo. L’albero vietato ad Adamo era della scienza del bene, e del male; e non dimeno Iddio
nth. P. 1. c. 11. §. 10. p. 402. Insomma vuole la prudenza, e il zelo della cristiana Purità, che chi legge Composizioni mist
ovamento, e lasciano gli altri. » E così merita censura, chi si sente della presente Ragione per leggere Libri disonesti. Ma
speculativa dell’intelletto si passi facilmente all’affezione pratica della volontà circa l’oggetto dilettevole, e disonesto.
iche furono ritrovate a fine, che i Mortali attendessero all’acquisto della Virtù, e alla fuga del Vizio. « Poetica fabula, s
d’insegnar in musica a Fanciulli le Leggi. E il Re David buona parte della Divina Legge racchiuse nella Poesia de’ Salmi; « 
l’onore del nostro celeste, e divino Padre Dio, contro la reputazione della nostra Santa Madre Maria; e contro i nostri Santi
uel punto si burlerà di lui; e li rinfaccierà il diletto, e i peccati della pestilente Lezione. « Quid Cacodemon faces in mor
esse dire. Sono degni di vitupero i Romani; poiché non solo nell’ozio della pace; ma anche nel grave negozio della guerra, at
ani; poiché non solo nell’ozio della pace; ma anche nel grave negozio della guerra, attendono alla Lezione de’ Libri impudich
della guerra, attendono alla Lezione de’ Libri impudichi. Io trionfo della loro effeminata viltà, e vituperosa impudicizia,
ertà del senso: e la Milizia del Turco non si esercita nella palestra della pudicizia. Che diremo dunque? O che il Possevino
nna in opere sregolate, e fatte da loro, e non secondo le buone Leggi della cristiana Modestia. Nella vita del virtuosissimo
irtuosissimo Servo di Dio P. Bernardino Realino da Carpi, e Religioso della Compagnia di Gesù, scrive il P. Giacomo Fuligatti
lui nell’età secolare una sola se ne stampò, e fu un Commentarioc. 3. della Vita del P. Realino. sopra le Nozze Catulliane di
v. 19. §. Deinde documentu. Così scrive, avvisando, che Giovanni Pico della Mirandola, e alcuni altri Scrittori del nostro se
riceverono, per aver fatto Componimenti osceni. Nella pubblica Piazza della Città di Efeso furono bruciati molti Libri supers
ommendati furono e saranno sempre quelli, i quali revistisi una volta della trascuraggine della loro penna giovanile, se stes
aranno sempre quelli, i quali revistisi una volta della trascuraggine della loro penna giovanile, se stessi emendandosi, n’ha
are’Antonio Sanseverino. Credo, che gli Scrittori impudichi nel passo della loro morte avranno questo sentimento del Marino,
ria a Dio e di consolazione all’Autore, se non prima, almeno al tempo della sua pericolosa morte. Io so d’un famoso Poeta, ch
orte. Io so d’un famoso Poeta, che mirando questa verità, non al lume della Gloria mondana, ma della retta Ragione, e della C
oeta, che mirando questa verità, non al lume della Gloria mondana, ma della retta Ragione, e della Cristiana Fede, cominciò a
a verità, non al lume della Gloria mondana, ma della retta Ragione, e della Cristiana Fede, cominciò a considerare un Libro d
dezza delle fatiche tollerare a forza d’ingegno; la sostanza migliore della sua Sapienza ivi spremuta; il detrimento notabile
anza migliore della sua Sapienza ivi spremuta; il detrimento notabile della sua sanità indebolita grandemente, per non essere
n essere particella veruna in quell’Opera, che non gli costasse parte della vita; la pubblica aspettazione, e brama del Mondo
ca aspettazione, e brama del Mondo desideroso di vederla; lo splendor della gloria, che gli veniva promessa da un Libro degno
e, lo baciò, quasi assicurandolo di pace; e gli promise la bella luce della Stampa in vece del vorace splendore dell’abbrucia
né permettere si devono,vietati strettamente ne’ Libri delle Leggi, e della Repubblica di Platone, e dagli Imperatori Numa Po
in Auth. Par. 1. c. 11. 5. 10. p. 402. Cioè. I Santissimi Governatori della Chiesa videro questo male, e però giudicando di d
ero antico, e Santo Dottore, dice che gli antichi, come buoni zelanti della salute delle anime, e de’ buoni costumi de gli uo
hiele Profeta, né i Cantici, né altri Libri di questa sorte, ancorché della Sacra Scrittori siano, e scritti per inspirazione
i debole di virtù al manifesto pericolo di peccare contro il precetto della Cristiana Castità. Peccherà per volontariamente i
antichi, e i Dottori, hanno letto, e riletto diligentemente i, Poeti della Greca, e Latina Gentilità: e per conseguenza più
le Facoltà, Arti, e Scienze l’eloquentissimo Cicerone. Ma che diremo della Poetica? Bisogna per impararla pigliar, e leggere
ce culta locutionis », il veleno del brutto parlare nel dorato calice della leggiadra elocuzione. E il medesimo Dottore, inte
rso che una persona debole di spirito sente, o deve sentire nel tempo della Confessione: e anche prima, per avere atteso alla
ù, e di fuggire i Vizi. E quanti pochi sono anche que famosi Poeti, o della stagione antica, o della nostra, che non abbiano
quanti pochi sono anche que famosi Poeti, o della stagione antica, o della nostra, che non abbiano con qualche libertà di la
assato i confini dei cristiano candore? « Nobilissime facultati, dice della Poesia lo Strada, hoc iam pridem Vitio dari anima
»l. 1. Proplus. 3. p. 107. Io per rispondere partitamente alle parti della proposta Ragione. Dico 1. Non è cosa degna di lod
omodamente, si può lasciar affatto, massimamente, da chi nell’arringo della cristiana perfezione corre con molta debolezza. D
scura delle nuvole. Tengo di più per certo, che supposto l’imperfetto della nostra corrotta Natura, l’animo umano, massimamen
lungi da noi quegli Autori, i quali professando il candore, e purità della Cristiana Fede, hanno bruttamente con macchie d’i
e rimane simile a se, pestilente, corruttore degli animi, distruttore della purità, e di tutta la virtù, e perfezione. Egli è
ilissimo in Sicilia, e soggetto ottimo, e perfettissimo nell’istituto della Compagnia di Gesù, in cui visse, e morì Religioso
chiarissimamente si vede nella sua Vita scritta da P. Alfonso Gaetano della medesima Compagnia, e stampata in Palermo, e in B
tano della medesima Compagnia, e stampata in Palermo, e in Bologna; e della quale propongo per acconcio mio queste poche righ
go per acconcio mio queste poche righe prese dal c. 18. ove si tratta della sua purissima castità. Francesco, dice lo Scritto
grande leggere tali Libri, e sotto pretesto di acquistar la politezza della lingua correr pericolo di macchiare la purità del
ogni Libro vano, poco modesto non solo dell’antica stagione, ma anche della nostra, in cui non mancano Libri di simil fatta,
os expendere » : e poiché per la brevità de’ giorni, per la debolezza della memoria, per la moltitudine de’Libri, e per le va
ella memoria, per la moltitudine de’Libri, e per le varie occupazioni della vita, non si può tutto leggere; leggasi almeno qu
cose disoneste, più volte lette, di non sentire stimoli, né movimenti della carne, né veruno altro male. Rispondo, per avvent
ndo eglino siano Uomini di stucco. Agostino, ch’era un Uomo ammassato della pasta comune, pianse per la Favolosa morte di Did
tura di qualche Libro sacro; come pur fatto avevano gli antichi Ebrei della Cantica, solo perché sotto quelle coperte di paro
no per muovere, e per infiammare l’affetto? Isidoro non volle rendere della fuga di cotale Lezione altra ragione, salvo che q
vera, del grand’allettamento da queste Favole cagionato, stimolatrici della mente alla lascivia: e ingrandì cotanto questo ma
ce, quanto delle sordidezze del senso sono più gustosi i puri pascoli della mente? Nota decima ottava. De’ rimedi contro la
uniantur. »Rag. 7. Indicis. Cosi procedé il Savio Platone a beneficio della sua Repubblicat. 4. de Relig. L. 5. c. 6. n. 8. p
onacula secant? » in Adol. Prodig. p. 58.. Un moderno Dottore Teologo della Compagnia di Gesù scrive intorno alla Proibizione
lo da Servitori, da Serve, ma anche da’ Figliuoli, e da altre persone della famiglia loro: d’onde seguono molti inconvenienti
essi, e li Libri, come nemici dichiarati contro Dio, e distruggitori della modestia. Questo medesimo Autore nel c. 18. aggiu
re, e quali que’ che paiono esser compresi nella generale Proibizione della Chiesa? Non è facile determinare questa materia;
ontani dalle case loro Libri tanto nocivi; acciocché da niuna persona della famiglia si pratichi, né meno per poco, si pestil
a niuno si concedano i Libri impuri, che non sono Maestri principali della lingua. La seconda, che i segnalati nella lingua
nità a que’ virtuosi, e provetti Personaggi, che senza alcun pericolo della loro purità se ne serviranno. Queste sono alcune
eli, e de’ Profeti, leggono le Commedie, e cantano, le parole amorose della Bucolica; e tengono in mano il Poeta Virgilio, pr
necessità, forse cagioneranno loro gran confusione nell’estremo punto della vita, quando moriranno. Il P. Giulio Nigrone cons
alla conversione de’ Fedeli: e di più nuocono grandemente alla purità della propria mente, e alla perfezione. Imperoché quest
l’amore dell’eloquenza; perché molte volte è condannata per lo vizio della Curiosità. È troppo saputo, e ricantato il gran c
osa all’integrità de’ cristiani costumi. Nota vigesima. Continuazione della spiegatura intorno a’ Rimedi. Ci avvisa. S. Buona
e non brucerai tutti questi impuri, che sono contro l’onore di Dio, e della sua Santissima Madre, tuoi Celesti, e eterni Pare
on esser riconosciuto per Figliuolo, o Figliuola, adesso, e nel tempo della morte da Cristo Gesù, né dalla Beatissima Vergine
prese da’Poeti osceni, senza offesa dell’onor divino, e senza perdita della pietà. E a questo LibroIn Act. c. 19. v. 19. p. 7
4. del Simb. al fine., che mi narrò un Signor del Consiglio generale della S. Inquisizione del Regno di Portogallo. Contò eg
erché la divina Provvidenza l’ordinasse; incominciò a leggere i Libri della buona dottrina; e dandosi molto a questa Lezione,
inalmente continuando la Lezione, quel Signore, che illuminò l’Eunuco della Regina d’Etiopia, leggendo Esaia, illuminò questo
Ho letto di Giovanni di Dio, uomo, di santissima vita, e zelantissimo della salute delle anime; che egli per rimediare al meg
in luogo delle impure, e disoneste. Nella Biblioteca degli Scrittori della Compagnia di Gesù dice l’Autore, che è il P. Fili
rutto trattenerti? Se tu vuoi Historie, leggi gli Annali del Mondo, e della S. Chiesa: le Cronache delle Religioni, le vite d
rocura, che riesca giocondo al palato, e giovevole alla ricuperazione della desiderata sanità. Ma che citiamo gli Antichi? La
ustar ad altri, una stilla di vana miserabile dolcezza, senza il fine della virtuosa utilità. Ma quelli poi, che a Componimen
li devono temprar le penne a gloria di Dio, e a difesa, e crescimento della Pudicizia; come l’hanno temprate molto volte a co
to volte a consolazione di Satanasso, ad ingrandimento, e dilatazione della disonestà. Quegli ingegni, che tante volte hanno
per mio sentire applicar si possa contro il pestilente morbo, e abuso della Lezione de’ Libri disonesti: perché il solo nome
l solo nome di un celebre .e accreditato Compositore, posto in fronte della Composizione, subito alletta il curioso Lettore a
vinosi incendi negli animi de’ Fedeli. Così sarete Virtuosi Sacerdoti della Pudicizia, offrendole vittime d’impuri Componimen
l’impurità delle Scritture vostre; ivi comporrete il nido alla Fenice della vostra modesta immortalità. 3. Signori contro il
stri osceni errori pubblicamente stampati; per cagione de’ quali dirò della vostra penna ciò che Lattanzio disse della lingua
per cagione de’ quali dirò della vostra penna ciò che Lattanzio disse della lingua dell’antico Inventore degli Atomi Leucippo
e unguam. »De Ira Dei c. 10. (dico io, "calamum".) Ma vi è il Rimedio della Retrattazione, con la quale forse in quell’Orizzo
ompensa delle oneste, e ingegnose fatiche, oltre il premio essenziale della gloria. Cesario riferisce, che Riccardo, uomo dot
oma circa 1620. il P. Angelo Orimbelli Veronese, e famoso Predicatore della Compagnia di Gesù, faceva le Lezioni nella Chiesa
o Predicatore della Compagnia di Gesù, faceva le Lezioni nella Chiesa della Casa Professa, e un giorno disse, che nello spazi
omma Signori Accademici vecchi, e consumati; e voi Signori Professori della bella Letteratura, esortate i Giovanetti all’ones
in lui s’incontrerà; e se ne serva a beneficio d’altri, con l’ufficio della viva voce; so come io l’ho proposto con l’impiego
con l’ufficio della viva voce; so come io l’ho proposto con l’impiego della mia morta penna. E in questo, secondo me, dovrebb
o Osceno. Questa è l’ultima cosa delle quattro proposte nel principio della Prima Nota, e con questa finiremo questo lungo di
el peccato: perché non so, che vi sia tal distinzione; e so che, come della parola oziosa converrà render ragione nel tribuna
e un dolce, e necessario trattenimento, e per sollievo, e ricreazione della Conversazione umana: e in questo accetto come buo
ura di pulite Prose, o d’ingegnose Poesie. Onde scrive il P. Giovanni della Compagnia di Gesù. Se solamente il leggere cose v
o regolati dalla Cristiana Modestia, e troppo liberi al compiacimento della sensuale, e umana fragilità, a’ quali accomodo pe
osi Congregati se ne possono fondatamente prevalere senza pregiudizio della loro comune, e semplice devozione. Alcune Ragioni
gione si risponde, che merita veramente biasimo, chiunque nel governo della Gioventù si mostra Censore troppo severo. I Gigli
che per guadagnarsi onoratamente il danaro necessario al mantenimento della loro virtuosa vita, e non da spendersi nelle vani
mpo per l’impiego di una vanità, quale si è per ordinario l’esercizio della Commedia. Contro questo dicono alcuni, che nel te
, volentieri si ritirerà presto a casa, per ristorarsi presto co cibo della mensa, e col riposo del letto. Che se pure vorrà
era diligenza: e la libertà poco difesa molte volte dà nelle scartate della dissoluzione: non per tutto vigilano gli Arghi co
questi fondamenti di buona spiritualità ergono alcuni la fabrichetta della loro vanità mentre dicono, che con, dare licenza
tta della loro vanità mentre dicono, che con, dare licenza a’ Giovani della Congregazione di far una modesta Commedia, impedi
a per rompersi il collo in simili precipizi. E certo vivrebbe indegno della Congregazione chi vivesse con tanta rilassazione:
rilassazione: non è degno di star tra buoni, chi vi vuol stare nemico della bontà. Io non ho questo vilissimo concetto della
vi vuol stare nemico della bontà. Io non ho questo vilissimo concetto della Virtù d’alcun de’ Congregati; e credo, che chi l’
vesse, farebbe un gran torto alla prudenza, e al zelo degli Ufficiali della Congregazione, quasi che essi non sappiano o non
un cristallino fonte. I Giovani, per li quali si propone, l’esercizio della Commedia, sono avvezzi a rincasarsi a casa, le se
osi d’Inferno il purissimo sembiante dell’onestà nell’aspetto deforme della disonestà? Ah quella radunanza notturna con quel
suo volere. Col soave suono di questa musica, ben’accordata nel coro della verità, scordato si sente il suono, o per meglio
la verità, scordato si sente il suono, o per meglio dire, lo strepito della terza Ragione, portata da coloro, che argomentano
bizione. Nota quarta. Della Quarta Ragione, cioèAltre Congregazioni della Città fanno alle volte la Commedia. L’esempio del
tre Congregazioni della Città fanno alle volte la Commedia. L’esempio della virtuosa operazione suol essere una lucente fiamm
a operazione suol essere una lucente fiamma, per scoprire il sentiero della Virtù a’ seguaci del vero bene; e però saggiament
di recitar qualche Commedia a’ Congregati; perché altre Congregazioni della Città fanno alle volte la Commedia, o altra Rappr
nte. E con tutto ciò l’attuale loro Recitamento non si fa in una casa della Città, di notte, con pubblico concorso di molte p
persone, né con miscuglio di Uomini, e di Donne: ma di giorno, fuori della Città, in qualche luogo ritirato dal popolo, e al
qualche luogo ritirato dal popolo, e alla presenza solo de’ soggetti della Congregazione, sì che quella Commedia, o Rapprese
e vecchia, che in un’altra virtuosissima, e principale Congregazione della medesima Fiorenza si è fatta qualche volta un’Azi
no, fanno alee volte qualche modesta Rappresentazione: così i Giovani della Congregazione di Artisti possono di Carnevale, e
senno, e di prudenza conosce, che molto ben fatto si è, che nel tempo della Carnevalesca dissoluzione que’ Giovani non vadano
ne; né è una Scuola, per starvi con assidua applicazione alle fatiche della Letteratura. E il tempo Carnevalesco porge occasi
re di turbazione, d’inquietudine, e di sollevamento con molto scapito della domestica disciplina, e obbedienza. Quindi fu cos
ata non è un patrocinio per dar calore al desiderio, che hanno alcuni della Congregazione degli Artisti, di far Commedie nel
che a modo di generoso Combattente professa militar sotto la bandiera della vera, e perseverante Virtù a sconfitta dell’eserc
e anime comprate dalla morte col sangue del Redentore, Principe, e Re della nostra eterna vita Nota sesta. Della Sesta Ragi
del finale Giudizio, opera del P. Stefano Tucci Siciliano, Sacerdote della Compagnia di Gesù, e uomo di ottimo ingegno, e gr
ziosi pomi d’oro del mondano Giardino, e d’entrare nel penoso deserto della santa penitenza, abbracciando la Croce di Cristo
erto della santa penitenza, abbracciando la Croce di Cristo per mezzo della vita mortificata, e della Religiosa Professione.
, abbracciando la Croce di Cristo per mezzo della vita mortificata, e della Religiosa Professione. Ma che Giovani, forniti di
, e il santo zelo suol suggerire a’ veri Servi di Dio, e agli amatori della salvezza altrui. Ma dato, e concesso, che con l’o
scano vivamente il bisogno che hanno di piangere amaramente i peccati della passata vita, e d’incamminarsi per l’angusto sent
i peccati della passata vita, e d’incamminarsi per l’angusto sentiero della vera penitenza, che « plangit preterita, et plage
no per la sua correzione: e chi conosce scaduto dal primiero capitale della vera Virtù, deve procurar di ridursi alle prime r
spirituale, e tutta attenta a far solo grande, e prezioso il capitale della perfezione. O miseria de’ miseri nostri tempi: o
con un’ardita, e franca negativa, dicendo, che la sostanza spirituale della Congregazione non è mutata; né il primiero spirit
edere, che veramente sia vero lo scapito dello spirito, e la mancanza della perfezione ne’ Congregati; io dico, che non è buo
io dico, che non è buono mezzo per lo ristoro spirituale l’esercizio della Scena, e il pubblico Recitamento di una profana C
sanità languente con il cibo di vana, o di niuna sostanza: il fervore della carità si recupera con fervorosi esercizi di spir
c. 13- Che l’opportuna Ricreazione era necessaria per lo mantenimento della corporale salute. E la Ragione è questa; perché l
isogno di riposo, che è la quiete non faticando; e l’anima ha bisogno della sua quiete, che è la dilettazione; e questa prend
il proprio volere, benché regolato come suppongo, dall’onesto dettame della Ragione. Ma i Religiosi di Osservanza godono le l
iosi di Osservanza godono le loro poche Ricreazioni secondo la misura della discreta, e necessaria concessione del Superiore.
devozione, e commuovere l’animo e il desiderio alla vana compiacenza della Comica Rappresentazione. E ben vero, che se alcun
azione, deve sforzarsi di far gran progresso nella Virtù a giovamento della propria; e dell’altra salvezza, o perfezione: e d
e apre la strada all’assalto contro la Virtù, e si dichiara traditore della modestia. I fiumi grandi nell’originario fonte lo
ure; cioè con l’osservanza delle Regole, e con l’uso antico, e solito della Congregazione. E tutto questo, e ogni altra cosa,
rate da chi brama trionfare dopo la vittoria nel glorioso Campidoglio della perfezione in terra, e della consolazione in Para
opo la vittoria nel glorioso Campidoglio della perfezione in terra, e della consolazione in Paradiso. Concludo con questo avv
e serve di trabocco a’ Virtuosi: adunque chi conserva in se il tesoro della vera Virtù, fugga ogni ombra di pericolo di esser
Indice delle note contenute nella Censura, e nel Giudizio. Nota 1. della Censura. Si propone la materia, e molti Autori, c
vittori del Seminario Romano, gli Alunni d’altri Collegi, e i Giovani della Congregazioni, delle Dozine, o d’altri luoghi fan
00. Ho. Quod non simus affixi. cap. 14. l. 1. Prol. 3. pa. 164. l. 7. della Rep. Reg. c. 10. D. Franc. Maria del Monaco in Pa
Cressolio in Mystago. L. 4. c. 16. in Panar. V. Spectaculi. l. 7. della Rep. Regia c. 10. l. 1. c. 11. della Tribul. Ra
in Panar. V. Spectaculi. l. 7. della Rep. Regia c. 10. l. 1. c. 11. della Tribul. Rag. 100. ho. de Duo ide t Sancte. t. 1
Ad Illuminatos Catech. 4. al fine. L. 5. de Provid. lib. 1. cap. 11. della Tribol. Rag. 109. t. de Virtutibus l. 6. 5. 2. c.
. Cornel. ns. hic. Nell’Antid. Par. 4. c. 4. motivo 4. De vitio prud. della Compagnia di Gesù Sulp. Dial. 2. §. 3. l. 1. Prol
. pag. 56. D. ser. 143. de Temp. l. 4. c. 19. apud Fam. P. 145. c. 3. della Vita del P. Realino. In Act. Ap. C. 19. v. 19. §.
3 (1603) La première atteinte contre ceux qui accusent les comédies « A Madama di Beaulieu » p. 
verdi sponde Bella, e spirante virtù vedrai. Bella sì, che’l pennel della tua lingua Tal non la pinseu, o quattro volte, e
4 (1752) Traité sur la poésie dramatique « Traité sur la poésie dramatique — CHAPITRE VII. Histoire de la Poësie Dramatique moderne. » pp. 176-202
présentations. Une de leurs anciennes Piéces de Théâtre est intitulée della Passione di Nostro Signor Giesu Christo, & le
5 (1752) Traité sur la poésie dramatique « Traité sur la poésie dramatique — CHAPITRE IV. La Tragédie est-elle utile ? Platon condamne toute Poesie qui excite les Passions. » pp. 63-130
toutes les especes de Poësie, dans un Ouvrage intitulé Della Storia è della Ragione d’ogni Poesia.
6 (1752) Lettre à Racine « Lettre à Racine —  LETTRE A M. RACINE, Sur le Théatre en général, & sur les Tragédies de son Père en particulier. » pp. 1-75
ei, sous ce titre : Theatro Italiano, osia scelta di Tragedie per uso della Scena. Ce choix de Tragédies à l’usage du Théatre
7 (2019) Haine du théâtre: Bibliographie France (traités, pamphlets, documents, etc.)
attato intorno alla commedia e altri spettacoli secondo la tradizione della Chiesa, scritto in francese dal Serno Principe di
stiana sopra li spettacoli ovvero le commedie del P. Giovanni Croiset della Compagnia di Gesù, Roma, Giuseppe Vaccari, 1752,
8 (1756) Lettres sur les spectacles vol.1 pp. -610
tempo ci siamo fatti un diletto di pubblicare per buon ammaestramento della studiosa Gioventù, Alcuni Soggetti di ottimo inte
non mi basta l’animo di recedere dal sentimento de’ SS. Padri maestri della Chiesa, i quali unitamente detestano le Commedie.
, ma pur troppo vero, che le Commedie del Carnevale sono il lenocinio della quaresima : cioè, che la libertà di vedere, di ud
gli Attori, gli Impresarj, i Sonatori, e i Compositori del Dramma, o della Musica, e simili, avvegnachè allegassero la neces
ccompagnare, o servire coloro, à cui stanno soggesti secondo l’ordine della Provvidenza ; o per necessità del proprio stato,
ri. Oltre di che ci debbe animare à star forti e costanti la speranzá della vittoria, che si suole ordinariamente conseguire
9 (1770) La Mimographe, ou Idées d’une honnête-femme pour la réformation du théâtre national « La Mimographe, ou Le Théâtre réformé. — [Première partie.] — Huitième Lettre. De la même. » pp. 100-232
es explicatives. Celles des Peuples de l’Orient, décrites dans Pietro della Valle, & dans Chardin, sont encore dans ce ge
10 (1756) Lettres sur les spectacles vol. 2 «  HISTOIRE. DES OUVRAGES. POUR ET CONTRE. LES THÉATRES PUBLICS. —  HISTOIRE. DES OUVRAGES. Pour & contre les Théatres Publics. » pp. 101-566
i detto Beltrame ; & le troisieme sous celui de Discorsi a favore della virtuosa e modesta Comedia. Ces trois Acteurs con
n Recueil intitulé : Teatro Italiano o fia scelta di Tragedie per uso della Scena ; vol. in-8°. Le Marquis Scipion Maffei, né
11 (1671) La défense du traité du Prince de Conti pp. -
pella del Pontefice, il seggio et, il guancia d’Oro. » Giralomo Bardi della Venuta di Alessandro III. Papa in Venetia., le Pa
si, et contriti che visiteranno, la chiesa di santo Marco, dal Vespro della vigilia dell’Ascensione per infino all’altro Vesp
pella del Pontefice, il seggio et, il guancia d’Oro. » Giralomo Bardi della Venuta di Alessandro III. Papa in Venetia. « Pac
si, et contriti che visiteranno, la chiesa di santo Marco, dal Vespro della vigilia dell’Ascensione per infino all’altro Vesp
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