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1 (1648) Della cristiana moderazione del teatro. Detto la qualità delle Commedie pp. -272
orenza Nella Stamperia di Luca Franceschini e Alessandro Logi. 1648. Con Licenza de’ Superiori. Dedicazione Al Peni
era vita, e che era vero principio di eterna morte. Ma che ? tu morto con la più bella parte di se stesso, e vino, e spiran
epolo buono, e buon dottore, conquistasti la laurea di vero penitente con un’abbondanza grande di lacrimosa pioggia, e con
ea di vero penitente con un’abbondanza grande di lacrimosa pioggia, e con una cordialissima compunzione. Gli occhi tuoi dis
pioggia, e con una cordialissima compunzione. Gli occhi tuoi dissero con la voce delle lacrime il tuo gran duolo: e il cuo
fu subito da quelle Comiche convertite ; poiché illuminata Cometa, e con lei Nicosa, prima da Dio col chiaro lampo della g
i Nicosa, prima da Dio col chiaro lampo della grazia, e poi da Babila con la chiarezza di tale esempio, si compunsero, e co
 ; acciocché i Popoli Cristiani sianoj ricreati, e Dio non si offenda con i peccati mortali. Ora esce il primo Libro, spero
ig. Iddio : e tutti ci si procurerà, che le sentenze latine, stampate con diverso carattere, sianok volgarizzate per comodi
Cristiano Matrimonio, o di onesto innamoramento, ma il rappresentarlo con disonestà, e scandalosamente. Questo poco ho stim
stimato essere bene di avvisare, per chi vorrà leggere tali Ricordi, con desiderio di fuggire i peccati, e di far il viagg
eccati, e di far il viaggio di questa vita come Buon Cristiano armato con l’aiuto di Cristo secondo l’avviso di S. Agostino
o dell’arte loro ? Pag. 47 Q. 15 I moderni Dottori si accordano con gli antichi nel giudicare dell’azioni dei Comici
i moderni sono illecite ? Pag. 65 Q. 18. perché si è dichiarata con tante autorità di sacri Dottori, e d’altri Scritt
per dilettare, e allettare. Pag. 97 Append. Appendice alla Nota con altri casi. Pag. 100 Q. 4. La difficoltà
i Ciarlatani ? Pag. 121 Q. 9. Le ordinarie Comiche nuoconov più con l’Azione del Teatro, o con la conversazione di ca
Q. 9. Le ordinarie Comiche nuoconov più con l’Azione del Teatro, o con la conversazione di casa ? Pag. 124 Nota Unica
nica. Di un altro guadagno cagionato dalla domestica conversazione con le Comiche. Pag. 128 Q. 10 In quanti, e qu
Q. 11. Lez ordinarie Comiche nuoconoaa alleab anime del Teatro con altri modi ? Pag. 143 Nota Unica Intorno al
ag. 143 Nota Unica Intorno al documento cagionato dalle Comiche con la dolcezza del canto. Pag. 145 Q. 12. Lea
Pag. 145 Q. 12. Leac ordinarie Comiche nuoconoad alleae anime con i balli fatti nel pubblico Teatri. Pag. 152 Q
15. Le Comiche ordinarie comparendo nel pubblico Teatro nuoconoah con altro modo oltre i modi sin qui assegnati ? Pag.
ti d’amore non basta, che si supponga esser lecita nei libri stampati con la pubblica approvazione dei Super. Pag. 212 Q
j Teatro, per far la parte sua nell’azione senza parlare amorosamente con oscenità ? Pag. 215 Q. 8. Non basta l’esem
onante alludendo S. Agostino par, che ci dica. Troppo è duro, chi può con la penna, ò con la voce avvisar lo scampo dall’in
S. Agostino par, che ci dica. Troppo è duro, chi può con la penna, ò con la voce avvisar lo scampo dall’infernal dannazion
remare nel lacrimevole caso di tanti infelici; e non dovrebbe restare con le carni di ferro, né col cuore di diamante senza
am minime vigilet ? »L. de Salu. Monit ad Camitemc. 55 S. Crisostomo con la sua penna intinta nell’oro scrive, che non ha
dignamur admonere, qualem igitur abebimus defensionem ? » S. Bernardo con le parole della sua gemmata bocca concede alla pr
vi cadrà preda dell’infernal predatore. E però io scrivo di presente con desiderio di servire al giovamento di molti, e se
e rende il buon fedele santamente inquieto. Lo scrivere, e il parlare con termini di cristiana modesta, e per gravissimi ac
massimamente quando può giovare a molti. E io appunto vorrei cogliere con la mia fatica, benché debolissima, questo buon fr
anno male. Ora io desiderando trattar, e scrivere in questa forma, e con l’uso di questi termini, spero non far torto a me
i ragione, et lo zelo discreto vuole, che si scriva in questa materia con buona, e chiara distinzione : e non solamente con
a in questa materia con buona, e chiara distinzione : e non solamente con riguardo dell’Arte Comica, la quale non è vile in
dell’Arte Comica, la quale non è vile in sé, né scandalosa ; ma anche con rispetto dei virtuosi Comici, la fama, et utilità
sé dagli eccessi peccaminosi. Insomma bisogna parlar dei Commedianti con distinzione : perché, perché come nota il Cecchin
ppresentazioni del Theatro. E questo farò, proponendo varietà di nodi con vari Quesiti, e disciogliendoli con varie rispost
farò, proponendo varietà di nodi con vari Quesiti, e disciogliendoli con varie risposte : e giovami di sperare, che questa
mi di sperare, che questa fatica non sarà un fabbricar sopra le arene con infruttuosa perdita di molto tempo. Chi procura,
spirituale giovamento di molti, non è fabbricator di vanità, né perde con l’opera gli anni, le ore, e i momenti. « Dio Scru
2. O per accidente, essendo udita da persone deboli di spirito. 3. O con l’argomento impuro. 4. O con una impura parte del
udita da persone deboli di spirito. 3. O con l’argomento impuro. 4. O con una impura parte dell’azione. 5. O con un Interme
O con l’argomento impuro. 4. O con una impura parte dell’azione. 5. O con un Intermedio turpe. 6. O con alcune parole, ovve
con una impura parte dell’azione. 5. O con un Intermedio turpe. 6. O con alcune parole, ovvero con alcuni fatti, ovvero co
’azione. 5. O con un Intermedio turpe. 6. O con alcune parole, ovvero con alcuni fatti, ovvero con modo d’impurità mortale.
rmedio turpe. 6. O con alcune parole, ovvero con alcuni fatti, ovvero con modo d’impurità mortale. 7. O con la comparsa di
le, ovvero con alcuni fatti, ovvero con modo d’impurità mortale. 7. O con la comparsa di Donna vera, Comica di professione,
rar i mercenari Rappresen tanti: e ricordiamoci qui in breve ciò, che con lunga dichiarazione siamo per considerare nel 2.
e siamo per considerare nel 2. Capo del Ricordo detto l’Istanza ; ove con la risposta moltiplicata a molti Quesiti da noi s
e non si veggabj cessata la Pestilenza dei vizi ? io seguiròbk a dire con disegno di giovare a coloro, che anche contro vog
to impiego ammaestrati siamo dal zelantissimo Crisostomo; ove intuona con Apostolica libertà ai suoi auditori. « Nunquam di
confirmabimus  »bl. Mai cesserò dalla predicatoria funzione ; perché con essa curerò il morbo dei viziosi, e confermerò la
disoneste, e illecite, che le Rappresentazioni del nostro tempo. Onde con ragione Clemente Alessandrino scrisse contro quel
alebo esperienza del fatto : onde concludo il Quesito, e dico insieme con Giovanni Nider. « Hac luce sunt clarior avidentib
l principio dei suoi Discorsi intorno alle Commedie scrive ai Lettori con questo avviso. Parendomi, che nei dubbi l’aver ri
zio tanto importante, come è quello dell’anima, e dell’onore, d’andar con ogni spirito alla dottrina dei sacrosanti Dottori
i Dottori hanno ad universale intelligenza lasciato scritto. Discorre con senno questo Comico : e io aggiungo, che per disc
Discorre con senno questo Comico : e io aggiungo, che per discacciare con agevolezza le cieche tenebre di buia notte ; e pe
e, per schiarire le nostre tenebre, e per investigare il senso di lui con il rigore scolastico, e per cavarne la cognizione
l senso di lui con il rigore scolastico, e per cavarne la cognizione, con che possiam distinguere la Commedia lecita dalla
Chi tiene fra le mani un vago fiore di odor soave, può consolarsi con piacere soavemente. Noi abbiamo in pronto il fior
non è di sua natura illecito. E lo prova dissusamentecon la ragione e con l’esempioa. 2. c. ; e questo esempio prende dalla
mento della Commedia, la quale da modesti Comici rappresentata ricrea con dolcezza, e senz’affanno gli spettatori: imperoch
s pericoli; poiché l’uomo no adopra l’armi, né cavalli: non s’intriga con cani: non s’arrischia nell’acque: non s’incontra
i: non s’intriga con cani: non s’arrischia nell’acque: non s’incontra con fiere: non ischerzabt con fuochi artificiatibu: n
non s’arrischia nell’acque: non s’incontra con fiere: non ischerzabt con fuochi artificiatibu: non danza con dame da por g
ncontra con fiere: non ischerzabt con fuochi artificiatibu: non danza con dame da por gelosia: fugge i rumori, e spende poc
trame, per aggiungere un poco scritto dal Comico Cecchino. Concludono con S. Tommaso tutti gli altri sacri Espositori, dice
to cautelatamentebx. Possono darla secondo S. Tommaso: ma deve essere con la debita moderazione: perché il Santo a questo f
né giudicando in negozi, e tempi indebiti. E sotto questi termini, e con questo modo prescritto da San Tommaso fu data una
a una volta la licenza ad alcuni Comici virtuosi da S. Carlo Borromeo con un pubblico Decreto autenticamente pubblicato l’a
n un pubblico Decreto autenticamente pubblicato l’anno 1583 e formato con questa occasione. Andò a Milano una Compagnia di
no per giorno al suo foro. Questo caso narra diffusamente Beltrame, e con esso si avvera, che i Superiori possono secondo S
ri Commedianti: non però liberamente, e senza termini ristrettivi, ma con la debita e necessaria moderazione. Ad un corsier
soggetti : la viltà del loto s’indura col vigore del raggio solare, e con lo stesso si liquefa la morbidezza della cera: la
’Estate: tutta è neve ma varia gl’aiuti nel variar stagione. S. Carlo con la sua rettitudine  e prudenza regolando loca zel
turpi, e viziosi un altro Decreto, e è Sinodale, e io l’ho posto qui con le sue parole,  che sono queste. « Principes, et
ndo questa risposta, e esplicazione non fu necessario che si parlasse con distinzione de’ Comici buoni da cattivi nel Decre
interi Comici indistintamente. Merita dunque lode d’ingegno Beltrame con la prima risposta: così vorrei, la meritasse anco
egno Beltrame con la prima risposta: così vorrei, la meritasse ancora con la seconda: forse il Lettore della seguente Nota
Debito si è spettante ad ogni saggio Scrittore, e dicitore parlar con gran cautela di tutti i professori delle science:
dell’Arte comica. E questo medesimo replica di poi senza modificarlo con la particella, forse, stimando, che il benedetto
acesse, come si sogliono; e si devono fare, i Sinodali Decreti ? Cioè con la consulta, e approvazione di molti, e consumati
e l’Arcivescovo di Milano S. Carlo non faceva i suoi sinodali Decreti con grandissima diligenza, con molto studio, e col co
. Carlo non faceva i suoi sinodali Decreti con grandissima diligenza, con molto studio, e col consiglio di uomini letterati
così sentenziò S. Carlo. Il Decreto Sinodale è effetto di carità, che con sollecita vigilanza avvisa, che si caccino i tris
, perché il Superiore dando licenza ai Comici, è necessitato di darla con la debita moderazione, per soddisfar all’obbligo
do, provarono, che essi, come virtuosi, la esercitavano lecitamente e con modestia, e però ottennero la facoltà di esercita
amente e con modestia, e però ottennero la facoltà di esercitarla, ma con la debita moderazione. E chi negherà, che tutto q
altrui ai detti suoi, procura di farli comparire guarniti saggiamente con buone prove, e fortificati gagliardamente con eff
re guarniti saggiamente con buone prove, e fortificati gagliardamente con efficaci ragioni. Dunque non si sdegni il Comico
co Beltrame, se non resta conciliato l’assenso di molti al detto suo, con che nega, col forse, la piena cognizione dell’art
gnizione dell’arte Comica a S. Carlo : perché le prove, e le ragioni, con le quali guarnisce e fa comparire tal detto, non
el Religioso; quale credo si possa giustificare senza molta fatica, e con sua lode, ma attendo alla difesa della piena cogn
ti. » E io dico. La dottrina Comica non è soprannaturale: quella ebbe con piena cognizione S. Carlo : e fu sottoposto ai su
o;  così volentieri la tralascio, e mi volgo altrove, per trovar lume con che io accenda la fiaccola mia, e vinca il buio d
Istrioni, Mimi, e Circolatori, nel quale non stimò necessario parlare con distinzione de’ buoni dai rei per più rispetti. P
bo alla gloria dei virtuosi Comici, e dice cosi. « Io dico, e lo dico con verità, che pochi Comici si trovano, che non vada
accia una vigilia la settimana, oltre le comandate. Potrei dir di più con verità;  ma perché mi stringerei in pochi, mi tac
ei in pochi, mi taccio; parendomi, che la figura Sinedoche confinasse con l’ipocrisia ; basta, che Comici sono Cristiani. »
izzanie crescono col grano : ô quanti vizi possono ritrovarsi insieme con qualche opera buona in un soggetto cristiano. Ma
bene, e la gioia dell’onesto recitamento ? Una candida veste fregiata con bel ricamo deve sporcarsi col lezzo di cose brutt
e questa relazione giunge all’orecchio de’ zelanti Superiori, i quali con ragione formano concetto reo, e universale di tut
i gioconde, e utili Azioni; mentre i parti suoi non sono resi deformi con qualche bruttezza, e illeciti i recitamenti per q
dimanda. Quali sono parole turpi di lor natura mortali ? Io rispondo con Caietano nel Commento di quel luogo di S. Tommaso
o tempo. Nelle Azioni, e nelle Commedie moderne i Comici invitano mai con parole alla fornicazione le Donne ? Rispondano gl
tali di lor natura, le quali corrono purtroppo nelle moderne Commedie con grave offesa del Sig. Iddio. E quante parole brut
’uso di un giocoso detto cagioni un lacrimoso effetto. Chi brama dare con dolcezza diletto, deve darlo senza verunacm amare
ello scandalo, che apportano ai deboli di Spirito, mentre le ricevono con gusto del corpo per ilcn senso, ma con disgusto d
di Spirito, mentre le ricevono con gusto del corpo per ilcn senso, ma con disgusto dell’anima per ilco consenso: onde come
onsentiendi, et si animus iste desit. » Se si usa il parlar disonesto con animo di eccitare a cose brutte se, ovvero gli al
n animo di eccitare a cose brutte se, ovvero gli altri. Oppure si usa con pericolo di dare consenso alle bruttezze, benché
istianamente; ma nella pratica si vede affatto il contrario. E Beltr. con ragione riprendeva alle volte, come ha detto, alc
tanto chiaro l’obbligo di lasciarle, come scandalose, che il provarlo con argomenti è una prova di superfluità, è un imbian
rgomenti è una prova di superfluità, è un imbiancar i fiocchi di neve con il candor di lana. Basta per noi dire con Caietan
imbiancar i fiocchi di neve con il candor di lana. Basta per noi dire con Caietano, che il servirsi delle scandaloso Turpil
recitamento, non si può usare qualche equivoco osceno, almeno coperto con parole belle, e noi inteso da tutti ? come una Co
e per ridere consolatamente. Io risposi allora dicendo il mio parere con brevità: ora lo dico più spiegatamente così. La o
tuosa Azione. Il coprire poi questo brutto equivoco, e quasi vestirlo con belle parole, acciocché non sia inteso da tutti,
oglie, che non sia in se stesso vizioso: come la Cortigiana, guarnita con belle vesti, non cessa di essere in se stessa una
ta non è conosciuta. Non voglio tacere, che l’equivoco osceno coperto con parole modeste, cagiona libertà di usarlo più fra
sare, e replicare ; e lo usano, e replicano senza scrupolo proprio, e con riso di altri che odono, e intendono, onde quando
arli, e ridere consolatamente, ora dico, che Giacomo Mazzoni discorre con molta erudizione a prova, che il Ridicolo non fu
a della Comica Rappresentazione: ma bisogna usarlo giudiziosamente, e con scelta, e arte tale che tutti i ridicoli rechino
mmiatori usavano, e usano anche oggidì, a tempo delle vendemmie, dire con ogni libertà molte brutte indecenze, e immondezze
xtremo, hoc est, scurrilitate.Io tengocz, che i Commedianti immodesti con i ridicoli osceni facciano un grave oltraggio all
ettatori: e constringono la Commedia a comparire nel cristiano Teatro con maniere, e costumi di sfacciata Meretrice; ove vi
di sfacciata Meretrice; ove vi doverebbe comparire secondo il decoro con qualità, e portamenti di modesta, e onorata Citta
, accostiamoci alla luce degli illuminati Dottori. S. Tommaso favella con il numero del più, dicendo. « Turpibus verbis, il
trattandosi del pericolo delle anime: e di due parole brutte si dice con verità, che sono « turpia verba, illicita verba »
rutte si dice con verità, che sono « turpia verba, illicita verba » : con tutto ciò mi piace più dire col parere di molti T
è buon testimonio in questo, che l’anno 1640 un Principe fece battere con scorno il viso, e ferirlo alquanto ad un Giovane
evare quella parola, che la rende impura, restando ella nel rimanente con la sua purezzadc. Chi può facilmente fuggire le c
o ? Nel tenore di una virtuosa vita i fatti si devono accompagnare con le parole. « Ne dicta factis deficientibus erubes
e con le parole. « Ne dicta factis deficientibus erubescant », scrive con garbo l’ingegnoso Tertulliano; iacciocché le buon
gna, quando manca loro la compagnia de fatti buoni. Il pennelleggiare con la lingua graziosi tratti, è soggetto degno di lo
on la lingua graziosi tratti, è soggetto degno di lode: ma il formare con i fatti sparutte figure, e deformi sbozzidd, è og
ritevole di biasimo. Voglio dire, che l’officio istrionico esercitato con parole modeste richiede fatti parimente modesti;
mortale esset. » E fatto turpe sarebbe se una Commedia si terminasse con una fornicazione. Io per desiderio di meglio dich
rave; una è venial peccato, e l’altra mortale. E la turpitudine presa con questi termini consiste in « deformitate actus vo
te infiamma, e provoca alla disonestà: come si fa co’ baci lascivi, e con gli abbracciamenti. « Turpido est, qua mens infla
desto amore; non provocherebbe egli, non infiammerebbe alla disonestà con questi fatti gli affetti degli spettatori ? Lo di
, che tutto dìdi lo sperimentano, quando stanno alle Commedie; e essi con non pochi altri dell’Auditorio moltiplicano quei
vi, per far pubblico applauso alla conclusione della favola terminata con un finto matrimonio di due persone amanti: io mi
e la vita onesta de’ drammatici Reccitamenti resta alle volte estinta con le ferite de’ fatti osceni, e disonesti ; intorno
rissimo tocco di mano e così la Commedia fu recitata, e stimata fatta con la debita moderazione. Dunque un sol fatto rende
anco, fece per allettare, e dilettare il popolo, un atto molto osceno con gesti di grandissima impurità. Ciò fu riferito al
occati: e far qui sentire un poco di quel suono, che altrove si forma con la nostra debolezza; voglio dire. Nel nostro Rico
i illeciti, bastar si potrebbe per dare risposta al presente Quesito. Con tutto ciò aggiungeremo qui qualche cosa, ma suppo
; in cui scrisse, che fu l’anno 1585. Concorrono Ruffiani; e il Zanni con la Serva è la falsa del Diavolo. Che farà vedere,
he farà, che la donna fingendosi pazza, comparisce mezzo spogliata, o con vesti trasparenti in presenza d’uomini, e di donn
ramente oscene, e troppo licenziose ? Ma sentì ben tostodl replicarsi con questo tenore. Può ella giudiziosamente, e indubi
calando per una finestra, sen fuggiva ingnuda, e cercava di coprirsi con un candido, e grande lino: ma onfatti il coprimen
lla restava oggetto ignudo, e svergognato agli occhi degli spettatori con una corporale, manifesta, e lasciva nudità, e si
tatori con una corporale, manifesta, e lasciva nudità, e si poté dire con S. Girolamo. « De industria diffusa sit tunica, u
ri giorni. L’anno 1638. Certi Comici famosi recitavano regalatamente con le loro Comiche in una pricipalissima Città di un
die sono riformate, quanto conviene ? Dico, che no, e lo provo di puù con questo fatto di Comica autorità, che vale non poc
volontà, e maritata, deplorò molto dolorosamente la sua vita infelice con un Padre spirituale dicendo . Io fò quest’arte, p
cendo l’innamorata, e che alle volte mostri il petto nudo, coprendolo con un sottilissimo velo bianco trasparente ; e facci
patia absque prava intentione. »dnCioè. Le Donne che coprono il petto con un velo si trasparente, che non è riparo bastevol
conferma, che poche Compagnie de’ Comici moderni recitano nell’Italia con una piena, totale, e necessaria riforma nelle par
nel Teatro ? Siamo ancor nella vigilia della festa, e però piangiamo con desiderio di presto per festeggiare per l’utili,
fastidiosa: cioè deve dilettare, e non contristare : deve far gioire con giovamento, e non languire con nocumento, « In lu
e, e non contristare : deve far gioire con giovamento, e non languire con nocumento, « In ludo abstinendum est a nocivis pr
. In quali beni mortalmente noco al prossimo i Comici, e i Ciarlatani con le loro ordinarie Azioni ? Io rispondo. Non penso
ne scelere apud eos ridere nemo possit. »In Orat. De’ Ciarlatani poi con brevità ci avvisa il Giardino de’ Sommisti nel c.
e uomo di belle lettere e dotto nella Filosofia, e Teologia mi disse con molto sentimento di cuore così. « Io, pochi giorn
convenga al negozio, e alla persona. Silvestro dice che non si facci con negoziato d’incantesimi, né da persone Ecclesiast
personaggi Clericali. E aggiunge. Illecita è quell’arte, quando si fa con mesciglio di cose superstiziose, ovvero con peric
quell’arte, quando si fa con mesciglio di cose superstiziose, ovvero con pericolo della vita. « Cum miscentur ibi supersti
gli affari della politica che prescinde dal peccato. Forse posso dire con Riccardo di San Vittorel. 5 de Arca Mystica c.19.
icata. »C 28.Cioè. Nerone Imperatore recitò versi nel pubblico Teatro con applauso così grande di tutti, che ne fu decretat
raziatoria per tale recitamento; e quei versi recitati furono scritti con lettere d’oro, e dedicati a Giove in Campidoglio.
iniano, dice egli, assegnò agli Istrioni poco onore, altri Imperatori con tanta molteplicità di favori lidq hanno onorati,
pari, ma che sono in avanzo; poiché se un giocatore perde cento scudi con uno, e poi con altri ne vince trecento, non può d
no in avanzo; poiché se un giocatore perde cento scudi con uno, e poi con altri ne vince trecento, non può dire d’aver perd
Sereniss. duchi di Mantova Francesco e Ferdinando, e Vincenzo recitar con de’ nostri Comici: e molte volte ciò han fatto al
nes, tribunique et marens Burrhus, ac laudans ». Comparve nella scena con una Cetera in mano, sonando alla presenza de’ quo
rrho, il quale per essere stato Aiodt di Nerone giovanetto, lo mirava con gran cordoglio, vedendolo impiegato in quella paz
ndo questo dubbio. Se il Re deve intravenire ne’ pubblici spettacoli, con esercitare in essi la propia persona, dice degli
riposte nelle cose davvero, e non in quelle da burla; e volendo egli con la propria persona porger diletto ai sudditi in c
sé, avvilisce la sua persona. Appresso potendosi ritrovare molti, che con maggior eccellenza di lui facciano cotali azioni,
ale in ogni genere tengono, che egli sopra tutti sia eminentissimo. E con ciò sia che la maestà reale non significa altro,
la; tuttavia il poco rispetto, cominciando dalle cose piccole, spesso con danno del Principe finisce nelle grandi. Degno do
, che le azioni, e giochi popolari a Re sono disdicevoli, non essendo con gli altri Re esercitati. Non dovrà dunque il Re,
rcitati. Non dovrà dunque il Re, né per l’essenza, né per l’apparenza con la persona sua ne’ pubblici spettacoli maneggiarl
egli non consente, che il Principe v’intervenga, esercitando insieme con altri la sua persona: quando però il costume del
ltri Commedianti: e ivi cantando, o sonando, o atteggiando trattenere con diletto, e con riso la moltitudine popolare e spe
i: e ivi cantando, o sonando, o atteggiando trattenere con diletto, e con riso la moltitudine popolare e spettatrice ? Ques
degli anni suoi il pubblico recitamento, e se ne risentì tacitamente con quei versi del prologo, alludendo al Principe, ch
irpazione de’ i vizi, e introduzione de’ buoni costumi; onde non solo con puro affetto, ma con tutta riserva scrivono sempr
e introduzione de’ buoni costumi; onde non solo con puro affetto, ma con tutta riserva scrivono sempre condizionatamente,
rohibitum, ita tamen quod fiat observatis debitis circumstantiis. » E con tutto ciò non mancano alcuni di mettere ogni loro
Città. Dal parere di costoro si dilunga il Cecchino; e io credo, che con ragione si possa dilungare; perché i Dottori ragi
Dottori ragionano dell’Arte Comica, e della Commedia « secundum se » con astrazione dai mercenari, dagli Accademici recita
escludono gli illeciti modi di rappresentare : e mostrano le maniere, con le quali si possa recitando fuggir ogni vizioso i
ente  che è virtuoso, merita onorata lode, e merita di esser trattato con rispetto da ogni saggio Scrittore; né si può gius
e l’officio istrionico, e l’Arte Comica è lecita, e si può esercitare con virtù, e con merito di onore, e di mercedeeb ; qu
strionico, e l’Arte Comica è lecita, e si può esercitare con virtù, e con merito di onore, e di mercedeeb ; quando però si
con virtù, e con merito di onore, e di mercedeeb ; quando però si usi con il debito modo e moderazione prescritto distintam
ora trapiantati ne’ giardini de’ Comici dotti, onorati e virtuosi ; e con quelli compongono odorosi mazzetti per difenderli
uso Comico. E se egli ha trovato contravversori, i quali si oppongono con scritture, o con ragionamenti fatti senza distinz
egli ha trovato contravversori, i quali si oppongono con scritture, o con ragionamenti fatti senza distinzione, a me non pe
nge il Santo. « Ita tamen, quod nihil turpe ibi misceantur. » Ma però con patto, che non si frapponga in quel gioco turpitu
tatu peccati, qui moderate illo utuntur. » L’officio istrionico usato con moderazione, non è illecito, né peccaminoso. Giov
one, non è illecito, né peccaminoso. Giovanni Viguerio dice lo stesso con queste parole. « Histrionum officium non est secu
m respectu materiæ. » L’Arte scenica non è peccato, se sia esercitata con le debite circonstanze: ma può essere peccato per
ccato per rispetto della materia. Io dico, che la materia peccaminosa con le parole e con i gesti disonesti si ritrova comu
to della materia. Io dico, che la materia peccaminosa con le parole e con i gesti disonesti si ritrova comunemente per voce
iena; perché ella precisamente replica le cose dette da S. Tommaso, e con le quali si mostra l’illecita indegnità delle mod
ordinata alla necessità del sollazzo ; e però è lecita, se si pratica con moderazione. Io dico, che l’esperienza convince,
i, per sentenza di Medina, e di Silvestro, citati da Beltrame insieme con i soprallegati Dottori, e portati qui da me secon
li ai Dottori antichi aggiunge alcuni moderni del nostro tempo, quasi con duplicata trincera voglia munire, e render inespu
giosamente. Quesito Decimo quinto I moderni dottori s’accordano con gli Antichi nel giudicare dell’Azioni de’ Comici
lia, non solo gli antichi a salutarla, ma anche i moderni ad onorarla con i suffragi delle loro sentenze. Che l’Arte Comica
e ricreazione, neccflaria alla conversazione della vita umana. Quindi con gli antichi Dottori, che l’approvano, si accordan
peccano mortalmente, se non recitano le Commedie turpi, e impudiche, con le quali provocano gli spettatori a peccati lussu
scenità, e usa il Titolo De Comediis obscenis. E propone la Questione con queste parole. « Utrum earum Actores, et spectato
iche Commedie sono rei di peccato mortale ; e che ha provato il tutto con cinque maniere ; le quali di nuovo spiega in quel
ua la ponderazione di quelli moderni Dottori, che Beltrame allega. Con la gagliarda autorità di altri moderni il valente
nte Beltrame si sforza di conciliar credito grande al suo Discorso, e con ragione; perché avvertimento saggio di buon Padre
uanto di portar le dottrine ; e porta i nomi di altri moderni Dottori con la semplice allegazione de’ luoghi loro. Nomina i
l che vale. Se le Comiche Azioni rappresentino brutti oggetti, ovvero con modo tale, che perlopiù recitino alla disonestà,
l dire. Titio pecca mortalmente facendo questo. La prima proposizione con la negativa restringe il peccato ad una sola ragi
ato ad una sola ragione, escludendo le altre. La seconda proposizione con l’affermativa mostra una ragione del peccato, non
ce alle Commedie di Beltrame, perché segue la sentenza di S. Tommaso, con la dottrina di cui restano condannate per le loro
nent, peccare mortaliter: quia sunt multis causa ruina. » Et aggiunge con un altrro Dottore. « Licet componens, nel represe
e allaeo disonestà nelle Commedie del nostro tempo ? Risponde la fama con l’affermativa: lo confermano gli Spettatori e io
più la modestia ne’ loro Comici giochi ; perché usan impurità mortali con le parole, con i gesti, e col modo ; come piena b
ne’ loro Comici giochi ; perché usan impurità mortali con le parole, con i gesti, e col modo ; come piena bocca i Savi lo
, piuttosto astrettiep dalla necessità, che mossi dal piacere; perché con altro artificio non sanno procacciare il vitto pe
oi: né esercitano giochi turpi, ma liberali, cioè tali, che non fanno con i detti né con i fatti pregiudizio alcuno alla vi
no giochi turpi, ma liberali, cioè tali, che non fanno con i detti né con i fatti pregiudizio alcuno alla virtù; e non dime
oni acciocché non vivano in stato di malvagità, ma in stato di grazia con speranza di molta gloria: onde si possa verificar
à da lui non vedute. Io ho vedute quelle, che qui porrò distintamente con il solito fine; cioè accicché possiamo giudicare,
lle Commedie del nostro tempo; come in quella sporchissima intitolata con il vituperoso nome dei Tre BECCHI, e fatta nella
sono, se onestamente si fanno e illeciti, se son fatti bruttamente, e con disonestà, ovvero se esercitano con Rappresentazi
citi, se son fatti bruttamente, e con disonestà, ovvero se esercitano con Rappresentazione di cose turpi. Io dico, che le b
nel citato capo, che sarebbe peccato mortale mirare i giochi Scenici con probabile pericolo di mortalmente peccare. « Insp
nnamorate a ragionar secretamente insieme, e a sfogare i loro affetti con parole ardenti, e con focose brame di venire a co
ecretamente insieme, e a sfogare i loro affetti con parole ardenti, e con focose brame di venire a cose disoneste. E afferm
hiarare, che illecitissime sono moltissime Azioni del moderno Teatro; con tutto ciò voglio aggiungere qualche altra autorit
tio nelle Orazioni sue latine stampate in Parigi l’anno 1631 condanna con molte ragioni, e autorità; e riprova efficacement
» E aggiunge, che questi mercenari Attori sogliono imbrattar la scena con molte ordure, quali sono i giochi di parassiyo, i
i esamineranno in due mdi: prima che non repugnino alla retta ragione con disonestà: secondo che non dissolvano i costumi.
nque notiamo in gran difetto della maggior partedegli Istrioni nostri con lo sfregio del nostro riprensivo affetto, e vitup
tri con lo sfregio del nostro riprensivo affetto, e vituperiamo anche con la lingua quelli, che per cagione della lingua si
tano amori lascivi: e dove sono tanti Demoni, che stanno investigando con maleey suggestioni, quante sono le persone, che v
esto buon Teologo, il quale professa non usare esagerare; ma scrivere con tutto rigore scolastico a fine, che si distinguan
li, che vogliono aprire gli occhi, che oggi molte Compagnie di Comici con le loro oscenità offendono gravemente il prossimo
po non mancano Professori dell’Arte comica, i quali non la esercitano con la debita moderazione. Beltrame favella più chia
Trattato dell’Arte Comica cavato da S. Tommaso, e da altri Sommisti, con che prova, che la Commedia è lecita. Ma è verissi
media poco onesta è illecita per molte ragioni : due sole n’accennofd con brevità: e la prima si legge nell’Antidoto contro
e il Teologo Autore dice. « La Commedia poco onesta induce al peccato con un modo facilissimo, e accomodatissimo alla natur
le ; ma te lo insegna; ne te lo insegna in un modo poco efficace ; ma con l’esempìo, che è modo, e mezzo efficacissimo, per
peccato, che è tanto stretto amico della nostra guasta natura ? » Ne con l’esempio solamente; ma con le parole ancora, che
o amico della nostra guasta natura ? » Ne con l’esempio solamente; ma con le parole ancora, che sole, semplicemente prounci
e insieme, tanto artificiosamente fra di loro concatenate, e recitate con tanta energia, e vaghezza, con tanta variazione d
te fra di loro concatenate, e recitate con tanta energia, e vaghezza, con tanta variazione di voci pronunciate, accompagnat
vaghezza, con tanta variazione di voci pronunciate, accompagnate poi con gli atti vivi, inventati con industria, per eccit
ne di voci pronunciate, accompagnate poi con gli atti vivi, inventati con industria, per eccitare in te disonesti affetti,
lteria, dum figuunt. » I Comici insegnano a fare gli adulteri, mentre con finzioni li rappresentano nel Teatro; e quel dett
i non possono essere tanto aggiustati, che non abbiano partecipazione con le oscenità; e però stimando le Commedie licenzio
vicinitafe di peccato mortale. Questa ragione non piace a Beltrame: con tutto ciò non la riprova efficacemente: perché el
tore, per trattenere quella numerosa Gioventù ne’ giorni di Carnevale con qualche necessaria, e onesta ricreazione, fece ve
ro quei galant’uomini, e fecero le Azioni per qualche spazio di tempo con la debita moderazione, e necessaria modestia; ma
n piedi alla lunga nel lubrico della viziosa, e abituale oscenità. Ma con un altro breve Quesito veniamo alla fine di quest
questo primo Capo. Quesito Decimo ottavo Perché si è dichiarata con tante autirità di sacri Dottori, e d’altri Scritt
cano le autorità alle cose dubbiose, le. quali non si possono provare con altro mezzo, per essere, o lontane, o passate, o
peccati, che provano l’anima della vita spirituale. E si è dichiarato con tante autorità di sacri Dottori, e d’altri scritt
essori di modestia, si sono portate tante autorità, e si è dichiarata con tanti Autori la qualità della Commedia oscena, e
l nostro cominciato cammino per il sentiero della drammatica campagna con desiderio di proseguirlo per mooderazione della s
molta lode, e di molto onore. Il cristiano Teatro, e la Scena, usata con la debita moderazione, si può nomarefm con parago
Teatro, e la Scena, usata con la debita moderazione, si può nomarefm con paragone un bel giardino; dove si veggonofn, e si
onare, come di cosa che rechi ai Fedeli qualche pericolosa infezione. Con tutto ciò possiamo dire di tali Donne quello, che
tempi: e credo, si possa formar prudentemente questa Proposizione, e con essa rispondere al Quesito. La comparsa di vera D
ita, e lascivamente ornata ? »  Questo luogo di Crisostomo è portato con il suddetto tenore dal Franciotti nel Libretto de
role della Donna sono infiammative a modo di scintille, e si conferma con la scrittura; ove si legge, che il femminile parl
rebbe, se intendesse una Donna cristiana comparire in scena, e volere con finte Rappresentazioni ammaestrare, e dilettare g
credo, che infiammato di Apostolico zelo scriverebbe, e predicherebbe con molte minacce, e con gran spavento contro cosa ta
di Apostolico zelo scriverebbe, e predicherebbe con molte minacce, e con gran spavento contro cosa tanto pericolosa. Dalla
fu, non so come riferito allo zelante, e savio Predicatore, il quale con i termini di riverenza dovuta alla nobiltà, e all
acessero mai naufragi, ognuno vi si potrebbe ingolafarfz animosamente con ferma speranza di sicura navigazione; ma le spess
i moltiplicati sommergimenti, che occorrono ai naviganti, fanno star con timore chiunque si confida a quell’infido element
quelle Donne, che vagando se ne vanno per molti, e vari paesi, unite con le Compagnie dei Mercenari Comici, o Ciarlatani;
di giostra, cariche di pennacchi, cimieri, zuffi, ricci, e ventagli, con vesti ricamate, e code fuori d’ogni misura ? Per
sfacciate femmine ho voluto molte volte cacciare i Comici dai Templi con quei modi, che la loro sfacciataggine ricercava.
ibile, che non faccia cadere in peccato chi la mira, e sta a sentirla con poco capitale di virtù, anzi con molta inclinazio
eccato chi la mira, e sta a sentirla con poco capitale di virtù, anzi con molta inclinazione alla disonestà. E quindi inser
i inserisco, che questa comparsa è un’oscenità scandalosa, condannata con la Dottrina di S. Tommaso, e d’ogni altro antico
permixtim agere in Theatro viderene ? »  Che cosa avrebbero detto, e con che nervo di zelante eloquenza avrebbero favellat
e fosse loro stato concesso di vedere al tempo nostro, che nel Teatro con gli uomini compaiono ad atteggiar ancor le Donne,
« ætas, quæ scenari, ac regi debit, ad vitia, et peccata craditur ». Con tale comparsa l’età degna di freno, e di reggimen
i spinge al corso dei vizi, e al precipizio dei peccati. E Crisostomo con la solita sua eloquenza, e fervoroso zelo avrebbe
sostomo con la solita sua eloquenza, e fervoroso zelo avrebbe ripreso con questo ardore. « Mulieris nudo, atquæ aperto capi
senza velo, al capo, e senza vergogna all’animo, ragionano al popolo con tanta sfacciataggine, e accendono nei cuori degli
uel negozio teatrale è un seminario d’iniquità, e d’impudicizia; onde con dolorose lacrime si dovrebbegf lavare tanta brutt
orose lacrime si dovrebbegf lavare tanta bruttezza, e non assaporarsi con riso, con diletto, e con gusto. Lascio altri luog
ime si dovrebbegf lavare tanta bruttezza, e non assaporarsi con riso, con diletto, e con gusto. Lascio altri luoghi dei S.
gf lavare tanta bruttezza, e non assaporarsi con riso, con diletto, e con gusto. Lascio altri luoghi dei S. Padri; e a ques
e dei Moderni Dottori ? L’evidenza di un grave morbo, e la strage, con che ruina molti, cagiona bene spesso, che si supp
ttori la suppongono illecitissima, ne travagliano molto in riprovarla con l’efficacia di molte ragioni. Francesco Labata sc
ioè Pecca quella Femmina, che in preferenza dell’Amante forma parole, con le quali egli resta infiammato, se però essa può
infiammano alla disonestà, e molti ne danno segno nel pubblico Teatro con atti, e con parole disoneste. E ella col tacere,
lla disonestà, e molti ne danno segno nel pubblico Teatro con atti, e con parole disoneste. E ella col tacere, e col ritira
pare vera Donna, giovane bella, ornata lascivamente, la quale essendo con attenzione mirata, senza che vi fosse altro, ques
iocrisi, stampata non per scrivere esagerate, ma per mostrare il vero con tutto rigore scolastico, dice, che sono affatto i
ecite quelle Commedie, nelle quali le Donne abbellite parlano d’amore con i loro Favoriti; e le quali per lo più sono; o fu
unt Meretrices, aut Adultere ». Francesco Arias, scrive. Si congiunge con questo abuso di questi tempi; che inqueste Commed
, e che è, come coltello di due tagli, che ferisce, e ammazza l’anima con morte di colpa, e di pena eterna. Aggiungo il sen
che occorre aggiungere altri moderni ? Non bastano questi per provar con l’autorità, che la Comica comparsa di Donna è ill
var con l’autorità, che la Comica comparsa di Donna è illecitissima ? Con tutto ciò rendiamone ragione: che così meglio con
, che ragionano d’amor in banco, o in scena nell’Auditorio. Il Casano con le parole citate sopra porta prima una ragione di
basterebbero per infettar il mondo: ma poi aggiunge più diffusamente con questo tenore. Della Donna in generale si legge,
redere noi di Donne tanto impudiche, e procaci, che oltre l’adornarsi con ornamenti di Meretrici, compaiono in scena con ge
che oltre l’adornarsi con ornamenti di Meretrici, compaiono in scena con gesti tanto effeminati, e molli; e dicono parole
effetto dunque possiamo credere, che facciano, quando a bello studio, con artificio istrionico per infiammare ? E di cose p
er loro stesse possano far ardere d’impudica fiamma anchegl la neve ? Con le parole si congiungono anche i movimenti della
nelle ordinariamente sono belle, lascive, e hanno venduta l’onestà, e con i movimenti, e gesti di tutto il corpo, e con la
nno venduta l’onestà, e con i movimenti, e gesti di tutto il corpo, e con la voce molle, e soave, con il vestito, e leggiad
i movimenti, e gesti di tutto il corpo, e con la voce molle, e soave, con il vestito, e leggiadria a guisagn di Sirene inca
ini in bestie. Francesco Arias condanna questa comparsa delle Comiche con la ragione fondata sulla dottrina di S. Paolo2. p
sonesto. Che farà il veder Donne attillatamente vestite rappresentare con opere, e parole cose lascive ? Certo è, che il De
erve della stessa dottrina di S. Paolo contro le Comiche, e la spiega con tal guisagp. San Paolo non vuole , che nelle Chie
erni Dottori, trattando delle moderne Comiche, trattano per ordinario con dottrine, massime, e presupposti tali, che sono d
ni per cantar e per ballare, le quali col portamento della persona, e con l’ardire licenzioso dei gesti inducono all’affett
he provano il mio senso. Egli nel Vol. 2. de 3. Virtut. Theol. Chiama con le parole di Crisostomo le compagnie dei Comici,
er colloquiare segretamente; onde moralmente è quasi impossibile, che con tal vita non si commettano adulteri. « Referunt a
; e che la piccola dimora nei luoghi non porge comodità alle lascivie con i cittadini: e altre ragioni, che forse valevano
perienza quotidiana testimoniagt: ne occorre moltiplicar Dottori, che con moltitudine di ragioni provino una verità così pa
ono vivande senza questi intingoli: elle banchettano i convitati loro con simili saporetti di efficaci lusinghe, di risi am
di potenti vezzi, e di graziose leggiadrie; e condiscono poi il tutto con una certa malizietta tanto sagace, e artificiosa,
ve le Comiche erano vecchie, e brutte; ma comparivano, e atteggiavano con maniera tanto bella, che non potei ritenermi, che
lla, che non potei ritenermi, che non dicesti. O guarda tu di grazia, con che garbo si mostrano: paiono qualche bella cosa;
garbo si mostrano: paiono qualche bella cosa; eppure sono brutte; ma con che leggiadria, e artificio piacciono mirabilment
n che leggiadria, e artificio piacciono mirabilmente, e fanno peccare con il consenso nel Teatro, e fuori del Teatro ancora
e fanno peccare con il consenso nel Teatro, e fuori del Teatro ancora con il ricordogu. Quasi volesse dire. Le donne teatra
Amazzoni infernali, armate di spada, e di saette; per ferire i vicini con la spada; e per impiagare i lontani con le saette
i saette; per ferire i vicini con la spada; e per impiagare i lontani con le saette. Ma qui sorge una gagliarda obiezione d
tagliarlo. Io mi sforzerò di scioglierlo, e però concludo questo Capo con il sentimento, e con il detto di un praticone del
zerò di scioglierlo, e però concludo questo Capo con il sentimento, e con il detto di un praticone del mondo, che ancora vi
cena, sono perniciose, o per essere di vita rea; o perché si adornano con molti vezzi; o perché alle cose, che dicono di on
poi altre cose malinconiche, e detti perniciosi; e guastano il tutto con dissoluzione. Aggiungo, che un gran Card. Persona
professori di moderati costumi, e però non fanno una vita confederata con la morte, né come gente perduta corrono alla perd
comparire nelle pubbliche scene in faccia dei Teatrali Spettatori; ma con quanto ben fondate ragioni ciò facciano, non lo d
questo scudo pare, che i Comici vogliano, che sia simile la licenza, con la quale pretendono difendere le Azioni loro, e t
nte, e non dicono oscenità. Noi non siamo Teologi, né Casisti; e però con tal licenza camminiamo con fede nel nostro eserci
Noi non siamo Teologi, né Casisti; e però con tal licenza camminiamo con fede nel nostro esercizio, per guadagnare quei po
gli fu scritto in questo punto, che i Superiori concedono le licenze con le debite condizioni, le quali se sono abusate, è
luto intendere, che in generale non sarebbero comportate persone, che con modo scandaloso, e proibito facessero Commedie. I
della comparsa femminile; poiché scrive, che le Commedie si recitano con l’approvazioneC. 60. dei Superiori Ecclesiastici,
rebbe detto saggiamente, che è un’oscenità « in facto, e in verbis », con il fatto, e con le parole, e che è uno zucchero a
iamente, che è un’oscenità « in facto, e in verbis », con il fatto, e con le parole, e che è uno zucchero avvelenato per ar
enato per arrecar la morte. Dico 2. Il pubblico ragionamento di donna con l’innamorato, benché sia con parole modeste, è co
ico 2. Il pubblico ragionamento di donna con l’innamorato, benché sia con parole modeste, è cosa lasciva. « Venus honeste h
n S. Tommaso, e degli Scolastici. E quella pubblica comparsa di Donna con l’Amante, se modesta nelle parole, immodesta si è
me nelle altre sospette e pericolose: cioè « servatio, servandis », e con la debita moderazione , della quale io ragiono al
isposte, e credo, soddisfatto, quando poco dopo vennero due compagnie con una lettera di favore di un gran personaggio, e d
la licenza solita da autentificarsi « in scriptis ». Quando si vedono con chiarezza i pericolihd, non si apre la strada ai
immodesta la Commedia: egli suppone, che sia modesta, benché abbondi con il miscuglio di così fatte cose amorose: ma contr
e un dolce alimento dei virtuosi affetti, e diremo benedicendo di lei con Crisostomo. « Male desideratur, quod in damnaum s
no, s’adducono a condurre le donne, e a farle comparire per dar gusto con le sceniche, o bancarie Rappresentazioni: e quell
E bè conducete voi Donne ? E se talvolta rispondiamo di no, replicano con riso, e con disprezzo. Voi non farete faccende, n
te voi Donne ? E se talvolta rispondiamo di no, replicano con riso, e con disprezzo. Voi non farete faccende, non avrete pl
ediante, ma personaggio di reputazione, e pratico del mondo, il quale con gran senso, e dolore disse di certi Superiori. Es
e rende se medesimo reo di peccato: dunque i Commedianti cooperandovi con la comparsa Femminile peccano mortalmente: e però
e alla disonesta sensualità dei viziosi; di rendere gustoso il Teatro con purità, senza macchiare le scene con l’oscenità e
si; di rendere gustoso il Teatro con purità, senza macchiare le scene con l’oscenità e senza svergognare l’Arte loro pudica
chiare le scene con l’oscenità e senza svergognare l’Arte loro pudica con le vergogne di Venere impudica. In oltre tali com
vergogne di Venere impudica. In oltre tali comici possono rallegrare con tali termini la brigata, che da nessunohi siano t
iti dell’onesto Teatro; perché vi compaiono per dar gusto onestamente con fatti, e con parole ingegnose e virtuose. Non mi
to Teatro; perché vi compaiono per dar gusto onestamente con fatti, e con parole ingegnose e virtuose. Non mi dispiace quel
egnose, e ridicole, che al suo primo comparir nel banco, e far cenno, con il girare il fazzoletto, subito gli Spettatori, c
li Spettatori, che nella piazza attendevano alle Azioni rappresentate con le Donne da Commedianti, le lasciavano, e andavan
l Teatro, e senza rovinar la sua coscienza, quella dei suoi Auditori, con la comparsa delle Comiche. Sa egli, che, se vuole
sentazione di tanto gusto, che bisognò rifarla cinque volte, e sempre con sommo plauso, e concorso di moltissimi Spettatori
na, che ricevettehj tanto piacere, che non poté ritenersi di non dire con grazia. Deh venga il cancro a chi dice male di qu
ito da Donna. Or questi sa imitare il Comico virtuoso, e ingegnoso, e con l’imitazione sa dilettare in scena senza deturpar
tare in scena senza deturpar la scena. Sa, che molte sono le maniere, con le quali un bell’umore può ricrear grandemente la
e, con le quali un bell’umore può ricrear grandemente la brigata, ora con argutezza di facezie, ora con meraviglia d’imitaz
può ricrear grandemente la brigata, ora con argutezza di facezie, ora con meraviglia d’imitazione, ora con stravaganza di n
a, ora con argutezza di facezie, ora con meraviglia d’imitazione, ora con stravaganza di nuovo ritrovamento, ora con altre
raviglia d’imitazione, ora con stravaganza di nuovo ritrovamento, ora con altre maniere onde praticar gusto. A chi non è no
entissimo detto, chiamato da S. Agostino « urbanitas facetissima »  e con il quale un Comico promise di dire a tutti i suoi
è l’allettare il popolo al concorso; per guadagnare e per mantenersi con lo sforzo delle sceniche fatiche, e con lo spacci
r guadagnare e per mantenersi con lo sforzo delle sceniche fatiche, e con lo spaccio di quei segreti e di quei rimedi, che
sogliono proporre ai loro compratori. Dunque i Comici, e i Ciarlatani con prudenza usano la pubblica, e femminile comparsa
unite di Commedianti i quali a modo di Ciarlatani volevano spacciare con vendita il segreto del Moretto, e far dopo lo spa
guadagnerò, quanto ci basti. Così rispose, quasi serpe, non incantato con efficaci detti; onde l’avviso fu sparso al vento,
l vento, e il prego, se non fu disprezzata, certo non fu esaudita: ma con altra maniera il Signor Iddio vi pose presto, e e
oso a lasciare la femminile comparsa nel banco, e allettare il popolo con altre dilettevoli invenzioni, rispose da galantuo
ena, è un osceno, e illecito allettamento per la sua rovina. Concludo con ricordare alla Donna, che ella adornandosi per al
spalle, accostar il viso al feccioso umor, immergervelo ben dentro, e con la bocca prender la gioia, e tirarla fuori: dal f
enti succeduti a nostro tempo. Il primo occorse in Roma, ed è narrato con graziosa, e fiorita eloquenza di latinoL. 2. Pref
on concorso, per far il solito spaccio delle palotte, e per guadagnar con la vendita delle mercanzie i soldi necessari al p
corge, che egli non sembra un emulo dell’antico Ansione, atto a rapir con la voce gli uomini, come animate pietre, e vivi m
i poco lontano fermano il passo; si miranoho alterati nel viso; l’uno con parole incolpa l’altro, come cagione della mal so
llane ad oltraggiosi fatti; e uno fa sembiante di voler ferir l’altro con il ferro, e dargli morte: ma l’altro si ritira tr
oli molto ai bisogni vostri. La moltitudine concorsa del popolo restò con grazia presa da questo inopinato avviso, e gustò
stò non poco dell’invenzione; e quei buoni compagni fecero lo spaccio con effetto felice del preteso, e desiderato emolumen
, e efficace per guadagnare, e per allettare senza deturpare il banco con le bancate e oscene Donne; e fu parto ingegnoso d
ridicoli pensieri, compose il Dialogo, lo distinse, ordinò, e riempì con tanti ridicoli, che il suo recita mento riuscì ri
zione di due nobili, e virtuosissimi Personaggi, che per dilettare, e con il diletto allettare, procederono secondo l’uso C
rvir di buona regola ad ogni virtuoso Commediante, che brami dilettar con il ridicolo onesto alla scena gli Spettatori. Era
pettatori. Erano in Roma l’anno 1618. quei due valenti uomini lessero con riflessiva diligenza, una buona mano di Comiche c
to di bel riso dell’onestà senza il brutto sorriso della disonestà. E con quei fiori insidiarono la sorte, il servo il grem
o, assassino della vita, e micidiale del cuore. Appendice alla nota con altri casi. Io stimerei far torto ai modesti C
aso seguito in argomento del modesto ridicolo. Beltrame ne spiega due con lunga, e graziosa narrazione: io li spiegherò con
trame ne spiega due con lunga, e graziosa narrazione: io li spiegherò con brevità. Il primo successe in Macerata, ove un bu
piegherò con brevità. Il primo successe in Macerata, ove un buon uomo con i continui gridi faceva invettive contro le Comme
issimo Governatore, lo invitò a goder una volta la Comica ricreazione con promessa di voler poi regolarsi con il suo parere
r una volta la Comica ricreazione con promessa di voler poi regolarsi con il suo parere. Egli vi andò; e come l’Orso al mie
la comica dolcezza , e rise tanto che cagionò stupore a quel Signore, con il quale poi si discolpò con mille scuse, e lodò
anto che cagionò stupore a quel Signore, con il quale poi si discolpò con mille scuse, e lodò la Commedia sommamente. Ecco
, quando vogliono guadagnano gli affetti degli zelanti, offrendo loro con modesti ridicoli dolcissima pastura. Se tutti sem
’albergo era occupato per rispetto dell’arrivo di Monsignor in visita con il quale erano quattro Venerandi Religiosi; il bu
il buon Prelato fece stringere la sua Corte, e dar luogo ai Comici; e con parte dei regali presentati a lui sovvenne alla p
e dei regali presentati a lui sovvenne alla poca previsione. Il tempo con l’asprezza, e il mare con la tempesta tolse la fa
lui sovvenne alla poca previsione. Il tempo con l’asprezza, e il mare con la tempesta tolse la facoltà di viaggiare a tutti
avanti la porta di una camera: i Religiosi venerandi sedevano dentro con la porta non affatto chiusa: macché ? A mezzo del
lodata un’Azione degna di lode, cioè la Commedia modesta, allettativa con il saporetto del modesto ridicolo, e istruttiva c
esta, allettativa con il saporetto del modesto ridicolo, e istruttiva con la vivanda della fruttuosa moralità. E se i Comme
anda della fruttuosa moralità. E se i Commedianti osceni procedessero con questo accorgimento, nel recitare, non sarebbero
hanno il bruttissimo oggetto dell’oscenità, e i bruttissimi ridicoli, con i quali molti Commedianti purtroppo indiscreti vi
e gli antichi Gentili moderarono le ridicole oscenità della Commedie: con che accortezza dunque devono esser moderate dai c
e brutte da Buffone, e da persone ridicole, le quali vogliono passare con nome di personaggi faceti; ma in realtà sono diso
c diis. » Cioè. Il Comico smoderato, e lo Scurra per brama di piacere con il suo ridicolo, non perdona nell’oscenità propri
i non pretende, né forse lo pensa, o non vuol pensare, nondimeno pone con reale effetto avanti a molte anime una gran rete
le effetto avanti a molte anime una gran rete diabolica, e infernale, con le funi di cui quelle restano miseramente allacci
fuoco penace dell’eterna dannazione. Dichiaro più vivamente il detto con ricordar la Storia. Che riferisce Giovanni Egidio
rive egli, un servo del Gran Re dell’universo Iddio una volta elevato con altissima contemplazione, quando gli si aprì una
i, e orribili Dragoni, che sospendendo una grandissima rete, chiusero con essa il varco a tutti i desiderosi di far l’entra
fecero abbondantissimi fonti di lacrimazione, e quindi tosto rivolto con affetto al pietosissimo Padre della misericordie,
olto con affetto al pietosissimo Padre della misericordie, lo pregòhr con umilissima caldezza, e con caldissima umiltà a no
ssimo Padre della misericordie, lo pregòhr con umilissima caldezza, e con caldissima umiltà a notificarli, che mostra spave
tra spaventosa, e di che sventura significativa, fossero quei Dragoni con quella rete. Le preghiere non furono vane; né la
isonestà, e che la rete significava l’ornamento femminile, e lascivo, con che le donne chiudono a molti quella porta, e che
ia è una Favola, che contiene diversità di affetti civile, e privati, con la quale s’impara quello, che utile serve in vita
a è un Poema drammatico, pieno di negozi lieto nel fine, e dichiarato con lo stile popolare. Queste poche definizioni o des
lanti d’amore pubblicamente. Infine il comico Beltrame, credo sentirà con meht; quando però voglia sentire secondo quello,
vivo. » Ora dico io, che conobbe molto bene il giudizioso Beltrame, e con lui ogni altro Savio conosce, ch e molte operazio
compaionohw lascive Femmine, ornate lascivamente, e parlanti d’amore con i loro favoriti in presenza di molti Spettatori.
nesimi, e trattati di fornicazioni: ancorché poi il tutto si concluda con il fine di un apparente Matrimonio: perché tali c
non sono i buonissimi costumi, dei quali parla Beltrame; e vuole, che con essi, come con fini colori la Comica tela si dipi
issimi costumi, dei quali parla Beltrame; e vuole, che con essi, come con fini colori la Comica tela si dipinga, e abbellis
ne vedonohx tali recitate da virtuosi: e tali spesso se ne compongono con diligenza dai Dotti. Legga, chi vuole Pietro de G
arlanti d’amore si possono comporre, e composte recitar vere Commedie con l’arte, e con l’ingegno dei comici virtuosi, e bu
e si possono comporre, e composte recitar vere Commedie con l’arte, e con l’ingegno dei comici virtuosi, e buoni cristiani.
ità: e stimo, che egli in ordine alla recitamento riempia tali favole con filosofici discorsi, con prudenti avvisi, con sag
ordine alla recitamento riempia tali favole con filosofici discorsi, con prudenti avvisi, con saggia politica, con dotte s
nto riempia tali favole con filosofici discorsi, con prudenti avvisi, con saggia politica, con dotte sentenze, con graziosi
le con filosofici discorsi, con prudenti avvisi, con saggia politica, con dotte sentenze, con graziosi concetti, con argute
scorsi, con prudenti avvisi, con saggia politica, con dotte sentenze, con graziosi concetti, con argute vivacità, con salat
visi, con saggia politica, con dotte sentenze, con graziosi concetti, con argute vivacità, con salati saporetti, e con sapo
tica, con dotte sentenze, con graziosi concetti, con argute vivacità, con salati saporetti, e con saporiti sali, inzucchera
, con graziosi concetti, con argute vivacità, con salati saporetti, e con saporiti sali, inzuccherando poi il tutto con l’o
con salati saporetti, e con saporiti sali, inzuccherando poi il tutto con l’onestissima giocondità, e facendo, che l’Azione
si curi si usare il pericoloso mezzo della comparsa di vera Donna: ma con la sua composizione ingegnosa, giudiziosa, dilett
la sua composizione ingegnosa, giudiziosa, dilettevole, e gustosa, e con la modesta recitazione colpisca nell’umore del po
l popolo, e si guadagni anche l’applauso dei prudenti, e addottrinati con un cumulo di vero, e meritato onore teatrale. E s
li, scaltro negli equivoci, e vezzoso nei motti, che sappia come fare con tutti, e pigliare i panni per i loro versi; un ta
fu fatto senza verunahy stanchezza, o fastidio degli Spettatori; anzi con sommo gusto, e con plauso universale. Questo ho s
nahy stanchezza, o fastidio degli Spettatori; anzi con sommo gusto, e con plauso universale. Questo ho saputo da un dotto,
istianamente. Quasi Protei virtuosi cangiansi in mille forme, recando con tutte ingegnoso diletto, e cagionando gustoso ris
o Lo zelo di Padre, o di Marito è buona ragione ai Comici di condor con se le donne, e farle comparir in Teatro ? La n
, è necessaria per coloro, che solcando le marine campagne, viaggiano con pericolo evidente d’incontrar Sirene, e mostri pi
dagli artigli di qualche grifagno sparviere, si adducono di condurre con se; sperando servir loro di ottimi custodi per la
la conservazione dell’onore, sin tanto, che onestamente le maritino , con qualche galantuomo di buona condizione: e frattan
o Stagno, per farle comparire in pubblico banco ad allettar il popolo con vari intrattenimenti; e quindi tutto lagnoso, e m
disperato, si lamentò dicendo. Io pretendo maritare le mie Figliuole con la dote delle loro belle virtù; che però le fo co
ono, e pastorale governo. Altri Ciarlatani, e molti Comici, conducono con sé le Mogli; perché girando essi per molti, vari,
si per molti, vari, e lontani paesi, farebbero poca, o nessuna dimora con quelle, quando quelle se ne stessero ferme per or
roppo arditi, e bramosi di macchiar il candore del letto matrimoniale con le sozzure libidinose. Quindi si odono spesso que
rispondo a questi Comici, e Ciarlatani, condottieri delle Mogli, che con ragione alla Donna per la sua debolezza si deve m
xoris est. » Ma se lo zelo di buon Marito è buona ragione di condurre con se le Mogli, non è buona ragione di farle compari
ma infine molto riscaldata, e sudata fu fatta entrare in una camera, con scusa di mutarsi, e ivi sola trovò solo, chi fece
Passava per certo paese una Compagnia di Commedianti, i quali avevano con se le Comiche Moglie loro: furono fermati d’ordin
oneste voglie dell’impudico Padrone, da cui la mattina fu restituita, con motteggiare di più al Marito, che mostrava nel vo
i suoi pari, non levavano l’onore, ma lo accrescevano, domesticandosi con le Mogli altrui. Il secondo caso è questo. Partì
la seguono persone qualificate, e potenti, l’arrivanoid, la rapiscono con forza, e lasciando l’infelice Marito oltraggiato,
e lasciando l’infelice Marito oltraggiato, e sconsolato, se ne vanno con la donna, quasi vittoriosi Falconi a satollarsi c
lato, se ne vanno con la donna, quasi vittoriosi Falconi a satollarsi con la desiderata preda. Tosto si sparse il rumore de
rata preda. Tosto si sparse il rumore dell’incidente; e tosto la fama con le scintille dello sdegno appicco il fuoco tale,
n si opponeva, ne sarebbe seguito qualche incendio, da smorzarli, non con l’abbondanza d’acqua, ma con la copia di molto sa
uito qualche incendio, da smorzarli, non con l’abbondanza d’acqua, ma con la copia di molto sangue. Io qui replico: dunque
osso terrapieno per la difesa di una piazza, quando la batteria si fa con grossi, e rinforzati cannoni. Voglio raccontare u
i un Comico, e l’altra Figliuola: ambedue dilettavano molto il popolo con le loro pubbliche comparse, e azioni: d’onde ne s
rubate, condotte fuori della Città; trattenute più giorni, e abusate con scandalosa mormorazione dei Cittadini. « Et si ac
go: molte volte patisconoie molto quei mariti, o latri, che conducono con se le Donne; non vogliono acconsentire alle dison
ipale d’Italia una Compagnia di Comici, facendo le loro solite azioni con buon guadagno, e con gran concorso: tra le Comich
mpagnia di Comici, facendo le loro solite azioni con buon guadagno, e con gran concorso: tra le Comiche una ve n’era assai
che faceva la parte del Dottore; ed era per altro uomo che attendeva con la debita cautela, e diligenza alla conservazione
luogo, situato tra certe montagne furono sparate alcune archebusate, con le quali restò non ucciso, ma gravemente ferito i
nte. Non è credibile, quanto patiscono i poveri Comici, che conducono con se le Donne; e non le vogliono tenere in vendita
, e legittime; e so che ne portano fede scritta in autentica forma, e con la necessaria legalità: e stimo, che molte non si
galità: e stimo, che molte non siano Donne di postribolo, ma di onore con maritale pudicizia; e lodo quei Mariti, che sanno
Gentiluomini liberi, a lascivi vogliono salire: stanno qui dentro, e con motti, o con tocchi, o con altre maniere sconce,
liberi, a lascivi vogliono salire: stanno qui dentro, e con motti, o con tocchi, o con altre maniere sconce, e disoneste i
civi vogliono salire: stanno qui dentro, e con motti, o con tocchi, o con altre maniere sconce, e disoneste inquietano la c
e per rimediare che ella, stando in scena, non peccasse mortalmente, con si porsi avventatamente al pericolo di quei tatti
n. 64.Cioè domanderai. Se la Donna, avvertendo, che è toccata da uno con affetto libidinoso, sia ritenuta sotto pena di pe
gata sotto pena di mortale colpa a schifarlo se può. E prova il detto con buona ragione fondata nella legge della castità:
ei lascivi, che si cacciano dentro le scene, per star ivi conversando con i Commedianti, e con le Comiche loro; dunque ella
cciano dentro le scene, per star ivi conversando con i Commedianti, e con le Comiche loro; dunque ella pecca non schifandol
di virtù, e ne conosceva alcuni in particolare: ma forse ella insieme con il Marito peccava d’ignoranza colpevole, e non la
eccava d’ignoranza colpevole, e non la malizia pienamente conosciuta, con la quale malizia peccano per ordinario quelle, ch
Mogli alcune bellissime Comiche, le quali conducevano nella Compagnia con titolo di Mogli: essi la sera presero tempo di mo
imetto alla ricordanzaii dei Santi: né io voglio trattener il Lettore con numerosa narrazione di simili falsità: si content
ua Parrocchiale giurisdizione s’era ritirata ad abitar un Commediante con la sua Donna: lo chiamò, e disse. Io desidero, ch
e tempo, per far venir la fede: e dopo alcuni giorni la portò segnata con il nome di un curato, che stanziava in un castell
ede sia veramente fatta da un Curato ? Il Comico di nuovo prese tempo con promessa di farla venire: ma dopo uno o due giorn
po con promessa di farla venire: ma dopo uno o due giorni se ne andò, con la compagna, né mai più comparve: lasciando sospe
nocchia, e se la passano in travaglioij la vita, guadagnando il vitto con i quotidiani sudori, e con gli stenti. Ma ricevut
travaglioij la vita, guadagnando il vitto con i quotidiani sudori, e con gli stenti. Ma ricevute nelle Compagnie dei Comic
l’andar a spasso per la città appoggiata sul braccio di un galantuomo con maniera di onorata Dama, o portata con il cocchio
a sul braccio di un galantuomo con maniera di onorata Dama, o portata con il cocchio di un nobilissimo Signore a maniera di
comparsa femminile: perché l’appetito di onore così fatto, e ottenuto con questo mezzo, disonora l’anima delle Comiche con
sì fatto, e ottenuto con questo mezzo, disonora l’anima delle Comiche con il vituperio dello scandalo peccaminoso e mortale
lle anime reca morte, è gusto irragionevole, e però degno di fuggirsi con gran gusto. Che le Comiche non lo fuggiranno, gus
sto. Che le Comiche non lo fuggiranno, gusteranno la sempiterna morte con un disgusto eterno. Quesito Settimo La neces
o, accennando, che il patrimonio di un povero Artiere si è la sanità, con che fatica, e faticando guadagna il vino alla gio
perdono il tempo, non lasciano le diligenze, per ottenerla e condurla con se. E degno di lacrime dolorose il caso, e la sve
ipale era sorella della madre della Fanciulletta; trattò segretamente con detta madre per ottenerla; e l’ottenne non si sep
segretamente con detta madre per ottenerla; e l’ottenne non si seppe con che arte, con che promesse, o con che denari: si
con detta madre per ottenerla; e l’ottenne non si seppe con che arte, con che promesse, o con che denari: si seppe solo, ch
ottenerla; e l’ottenne non si seppe con che arte, con che promesse, o con che denari: si seppe solo, che un giorno fu chiam
hiamata la Figlioletta per ordine della madre, mentre stava in chiesa con la Comare a divini offici, e fu subito condotta v
o a me da un gran personaggio; e v’aggiunse, che il tutto s’era fatto con segretezza: perché se fosse stato presentito dai
stata levata dal pericolo, e posta in salvo, come si costuma di fare con altre pericolose. Ed io temo, che la smoderata br
di levare le spose a Cristo; e esporle alla rete dell’impudica Venere con pericolo molto evidente, che le misere col tempo
cuno di Dio, e senza rispetto della virtù cristiana; e però conducono con se le Donne, e procurano, che siano molto virtuos
bbondante. E quindi avviene ancora, che essi non poco si risentano, e con parole indegne, e con fatti ingiuriosi, contro qu
viene ancora, che essi non poco si risentano, e con parole indegne, e con fatti ingiuriosi, contro quei Religiosi Predicato
diti dal fare le Commedie oscene, e per conseguenza dal guadagno, che con quelle, o per occasione di quelle pretendono di c
pensiero: il primo ci mostrerà il risentimento dei Comici dichiarato con parole. Ed è il seguente. Nella città di Trapani
o dell’anno 1639. andarono due compagnie di Commedianti unite insieme con disegno di far le Commedie in una pubblica piazza
una pubblica piazza per allettare il popolo a sentirle, e a comporre con l’occasione vari segreti; e mercanzie, che vendev
incipio alla Commedia. Un giorno due Religiosi, mossi da buon zelo, e con speranza d’impedire molti peccati, andarono in qu
cuno a comprare il portato segreto del Moretto: e compiuto lo spaccio con buon guadagno, si doveva fare la Commedia oscena
piuto lo spaccio con buon guadagno, si doveva fare la Commedia oscena con la comparsa della Femmina Commediante, la quale a
ta in palco, e stava ritirata dietro la scena. Quando i due Religiosi con il Crocifisso, e con le cotte comparvero, e giunt
ritirata dietro la scena. Quando i due Religiosi con il Crocifisso, e con le cotte comparvero, e giunti alla scaletta del p
contrizione dei peccati; e invitato a seguire il Crocifisso, lo seguì con devoto corteggio sino dentro alla chiesa, nella q
ato, e ferito nel cuore dallo strale della divina grazia in modo, che con una perfetta, e dolorosa confessione ritornò a Di
minciarono a predicare, il capo di una di quelle Compagnie si risentì con parole non udite da molti, ma piene di sdegno, e
e nella vendita di quel giorno. Ed il compagno di lui, che era andato con lui, ed era il capo dell’altra Compagnia aggiunse
ato con lui, ed era il capo dell’altra Compagnia aggiunse, e propose, con speranza di levar ogni impedimentoim al futuro co
lletta, e venga alla piazza; ove finita la vendita dei nostri segreti con il guadagno necessario al nostro sostentamento, m
rovinati; e da lei si otterrà l’intento, che non si facciano Commedie con le Donne. Rispose il Religioso. Io so, che altre
ose il Religioso. Io so, che altre volte certi Comici hanno proceduto con questo artificio concertato con altri Religiosi n
re volte certi Comici hanno proceduto con questo artificio concertato con altri Religiosi nemici delle oscenità teatrali, m
ordo di tale fatta; né lo posso approvare: perché, chi va alla piazza con deliberata volontà di sentire la Commedia disones
di cristiana carità. E voi potete, e gli altri apri vostri possono, o con trattenimenti onesti, o con moderate Commedie, fa
otete, e gli altri apri vostri possono, o con trattenimenti onesti, o con moderate Commedie, fatte senza comparsa di Femmin
a. Ora spieghiamo il caso occorso in segno, che i Comici si risentono con fatti ingiuriosi contro i Predicatori Religiosi,
egli poi, che erano Commedianti) uno dei quali si spiccò dagli altri con il suo cavallo, si serrò addosso al Religioso; e
gli altri con il suo cavallo, si serrò addosso al Religioso; e l’urtò con impeto tale, e tanto fieramente, che lo fece cade
’urtò con impeto tale, e tanto fieramente, che lo fece cadere insieme con il cavallo dentro un gran fosso di neve: ove si v
e seppellito. Intanto i compagni di quel Comico indiscreto, e crudele con una risata fecero applauso a quell’indegna azione
ammino: ed il Religioso aiutato da certe buone persone uscì alla fine con travaglio, e stento da quel grave pericolo; e si
lo compra per rispetto della Donna: e perché per tirare il fazzoletto con il denaro a lei, e tirandolo mirare al viso, o al
l viso, o al seno, per colpire, e per riceverlo di poi dalle sue mani con mille pensieri brutti, e disonesti, non curando p
o qualche grazia, e allettamento; né vi è pericolo, che non le spacci con applauso, e prestamente, perché molti vani, e las
rte di compratore. 3. E di guadagno la Donna in banco; perché diletta con il cantar, e con il sonare; e di molte volte ricr
. 3. E di guadagno la Donna in banco; perché diletta con il cantar, e con il sonare; e di molte volte ricrea il popolo con
tta con il cantar, e con il sonare; e di molte volte ricrea il popolo con vari giuochi corporali, e meravigliosi, alfine de
talvolta sollecitate sino da personaggi di stima, e quasi violentate con donativi: che senza dubbio, è occasione di molto
se, e quando vi è, non solo che sentire; ma che mirar ancora, e mirar con gusto. Buon guadagno poi si fanno i comici fuor d
e Comiche. Secondo per i giuochi soliti di usarsi nelle conversazioni con le Comiche. Terzo per le grosse offerte pecuniose
fatte per arrivare a godere le sozze, e disoneste lordure della carne con le Comiche; e per le quali molti si mostrano pazz
sti disegni. L’anno 1639. Stavano certe Comiche in una città, facendo con i loro compagni le Commedie: quando un Gentiluomo
ndere gran quantità di masserizie di casa: l’impegnò o le vendette, e con la ritratta moneta giunse alfine sozzamente desid
endette, e con la ritratta moneta giunse alfine sozzamente desiderato con molto scandalo di chi lo intese. Ma forse qui qua
esa la castità delle loro Donne. Questa verità ho io provata di sopra con casi seguiti: ora qui aggiungo questo solo. In un
iti in vari drappelli, si accordavano d’andar a pranzo, ovvero a cena con la Compagnia, e portavano laute, e numerose vivan
ovvero a cena con la Compagnia, e portavano laute, e numerose vivande con vini di ottimo sapore e di molta gagliardezza: si
rità del lascivo disegno, quale comodamente eseguivano domesticandosi con quelle Femmine. E questo negozio di tanta bruttez
quelle Femmine. E questo negozio di tanta bruttezza durò molti giorni con grave danno di molta roba d’alcune famiglie: fina
a della femminile castità, quando i colpi degli arieti si raddoppiano con la forza di numerose, e molte braccia di potenti
enti assalitori. Quesito Nono Le ordinarie Comiche noccionoispiù con l’azione del Teatro o con la conversazione di cas
o Nono Le ordinarie Comiche noccionoispiù con l’azione del Teatro o con la conversazione di casa ? Le Comiche poco pu
pudiche mi paiono ambidestre; sono nemiche delle anime, e combattrici con duplicato fuoco; voglio dire, che gravissimo è il
re l’Estate, e l’Invernoit, dopo il quale avvicinandosi il Carnevale, con l’occasione di dovere una Domenica dire quattro p
Domenica dire quattro parole dall’altare prima di benedire il popolo con il Santissimo Sacramento, che stava esposto per c
loro oscenità; e parlai, quasi senza sapere, che cosa io mi dicessi, con impeto grandissimo; onde non solo i Cortigiani, e
tava nelle Commedie: e l’avvisò molto gravemente, che dovesse parlare con ogni termine d’onestà. Ed ella promise al solito
ntita le Predica di un cristiano, e valente Dicitore. Io non replicai con altra risposta alla Serenissima. Poco dopo me ne
olo, cagionato grandissimo danno nei costumi della Gioventù, non solo con la comparsa in palco, e con la pubblica Azione; m
anno nei costumi della Gioventù, non solo con la comparsa in palco, e con la pubblica Azione; ma ancora con la conversazion
on solo con la comparsa in palco, e con la pubblica Azione; ma ancora con la conversazione in casa, e con certe Assemblee i
, e con la pubblica Azione; ma ancora con la conversazione in casa, e con certe Assemblee infernali, chiamate Accademie, pe
to, stimò necessario supplicare S. A. che facesse cacciar dalla Città con bando quella infame, rea, e perniciosa Donna Comm
e città erano stati cagionati gravissimi nocumentiiu in molti Signori con pubblica e scandalosa mormorazione, querela dei p
in Sicilia, il quale vedendo, che alcuni zelanti Religiosi impedivano con pubbliche prediche la pubblica comparsa delle don
minucce. Disse bene colui, e volle dire, che le Comiche nuocono molto con l’Azione del Teatro, ed io qui lo raffermo e doma
Teatro, ed io qui lo raffermo e domando inoltre. Nuocono più o meno, con la conversazione di casa ? Voglio rispondere a me
o meno, con la conversazione di casa ? Voglio rispondere a me stesso con ricordarmi ciò, che già mi significò un degno per
isitata da un Gentiluomo, e lo ricevette in camicia senza vergogna, e con scandalo di chi lo seppe. In queste visite fatte
ato di sopra, quando, pochi anni orsono, deplorò la sua vita infelice con l’ottimo Religioso, e dopo aver detto. Fò quest’A
festo pericolo di essere assalita, e disonorata, o almeno travagliata con sfacciatissimi toccamenti. O quanto volentieri no
suum, suno in vita, sine in morte. »C. Uxaqueq. 12. q.2.Ma s’intende con alcune eccezioni; e una si è, quando il Marito no
ersazione in casa di alcune Comiche, e sentirono dirsi da uno di loro con grazia disgraziata. O Reverendi Padri con licenza
tirono dirsi da uno di loro con grazia disgraziata. O Reverendi Padri con licenza noi andiamo un poco la conversazione. E c
O Reverendi Padri con licenza noi andiamo un poco la conversazione. E con la mano accennò la casa, ove quelle misere Femmin
ompagni di quell’imprudente Giovane, forse vergognandosi per lui, che con tanta sfacciataggine volesse dimostrarsi amico im
amico impudico d’un’impudica conversazione, quale ordinario si passa con le Femmine dei Commedianti: e nella quale si fann
li abitava, molti, quando vi erano i Comici, andavano a conversazione con la Comica, e facevano vari giuochi di sollazzevol
zevole trattenimento: uno dei quali si nomavaiw la Riffa; e si faceva con l’ordine seguente. La Signora pone in tavola qual
a; perché il vincitore sarebbe stimato fornito di poca gentilezza, se con esso non regalasse la Comica gentilissimamente. E
a Comica gentilissimamente. E così l’acqua uscita dalla fonte ritorna con grosso tributo alla sua vena; e le moderne Comich
fonte ritorna con grosso tributo alla sua vena; e le moderne Comiche con i giochetti ritraggono buon guadagno dalla conver
unica Di un altro guadagno cagionato dalla domestica conversazione con le Comiche. L’Avidità del guadagno illecito è
rla nella cimbaix di Caronte verso l’Inferno; purché il corpo sguazzi con moltiplicato guadagno in questa vita. Orsù tocchi
anti: questi tentano l’assalto, per espugnar la rocca della pudicizia con la batteria dell’oro e trovano doppia resistenza,
: ma poniamo, che veramente sia che ne segue ? L’assalto si raddoppia con duplicato donativo, uno alla Moglie, l’altro al M
: e tosto il doppio, e infame guadagno spiana la strada alla vittoria con moltiplicazione di bruttissimi adulteri. O iniqui
olo quel poco, che il Comico Beltrame pieno di sdegnoso timore scrive con questa forma. Io temoC. 46, che vi siano Comici,
nel quale trovandomi in una Città, seppi, che passavano certi Comici con alcune Comiche, e un nobilissimo Giovane, pazzame
, e un nobilissimo Giovane, pazzamente innamorato di una, viaggiavano con loro; e oltre a grossi donativi, che faceva all’A
ano con loro; e oltre a grossi donativi, che faceva all’Amica, faceva con grosse mance star cheto, e acconsentir allo scorn
so danno di questi disordini facilmente possono provvedere i Principi con pubblicare un bando, che non si vada alla convers
aziani, i Capitani, i Pantalonijd, e altri Comici personaggi, i quali con l’utile condito del diletto, e con vari, nuovi, e
e altri Comici personaggi, i quali con l’utile condito del diletto, e con vari, nuovi, e ingegnosi detti morali, e con modi
e condito del diletto, e con vari, nuovi, e ingegnosi detti morali, e con modi ridicolije, graziosi offronojf pastura alla
o dire noi dello spettacolo Femminile, e Teatrale ? Diciamo pure, che con questo il Diavolo inganna i Comici, mentre propon
ntissimo, necessarissimo, e efficacissimo al far numeroso concorso, e con il concorso guadagnare i soldi necessari all ’uma
so guadagnare i soldi necessari all ’umano, e civile sostentamento. E con questa comparsa il medesimo Diavolo muove, allert
di una Comica non è per ordinari o « castitatis conscientia  » dir ò con S. Ambrogio, ma piuttosto « castitatis violatio S
amo un poco distintamente, e accenniamo, quanti, e quali sono i modi, con che la comparsa delle ordinarie comiche nuoce all
ica della scena, formosa per natura, speciosa per artificio, e ornata con pompa, e con vanissima diligenza, una tal Femmina
na, formosa per natura, speciosa per artificio, e ornata con pompa, e con vanissima diligenza, una tal Femmina, dico, come
erà giammai, senza rimanere miseramente preso, e senza peccare almeno con il pensiero per l’umana fragilità ? « Raro, dice
Girolamo più brevemente. « Caro deorum trabit. »Mor. l. 21. c. 2.Onde con ragione L ’Ecclesiastico avverte. « Ne respicias
at. » Filone avvisa, che gli occhi hanno una certa naturale parentela con tutti gli affetti, e quindi segue tra loro una sc
ralem quamdam cognationem. Oper. De special. leg. » E per conseguenza con il mirare le donne si può peccare. « Videtur supe
lla vita di bella donna si accende, come un vorace fuoco, l’amicizia, con la quale si giunge peccando alle eterne fiamme. «
bella Donna; in modo che non ci feriscano, e ci guardiamo dal mirare con i nostri; in modo che non ci rovinino. Di questi
o, e richiesto della cagione; e che cosa lo potrebbe rallegrare, egli con semplice candidezza rispose. Le Anatre vedute mi
alcuna, solo per averle una sola volta vedute, si sente ardere tutto con fiamma di lascivo affetto. Ora chi di noi sarà, c
e praticare senza danno alcuno ? Gli occhi facilmente escono insieme con il cuore a commettere il peccato; ch però nel Sal
he sia una cosa medesima il mirare, e il peccare, attesa la facilità, con che si pecca, rimirando l’aspetto di una bella Do
neanche le guardavano, se non era per detestarle, o sputacchiarle, e con lo sguardo loro farle cadere a terra miracolosame
e spesso ne resta il cuore, e ucciso miseramente lo spirito. Concludo con Nazanzeno. « Quodcumque labem uisui accersit fug
lcune Obiezioni. L’Occhio malevole è traditore del cuore: ma opera con tale dolcezza il tradimento, che l’infelice Spett
ice Spettatore giudica lo sguardo suo un felice trattenimento. Quindi con varie scuse gli impudichi vagheggiatori delle fem
eius. Quod autem aliquis ex deliberatione eligat, quod affectus suus con formetur his, que secundum se sunt pecata mortali
. 9.; come vuole Corduba: ma di mortale: come tiene Sairo; e lo prova con le parole, che aggiunge il medesimo S. Agostino,
re Donne: ma non consento al diletto impudico. So, che dicono i dotti con S. Bernardo. « Non nocet sensus, ubi non est cons
dell’occhio, ove non occorre il consentimento del cuore. Io solo miro con il senso; e non do il consenso: si proibisce il d
ture, nelle quali si trovano talvolta contro loro voglia. Mi dichiaro con questo caso. L’anno 1638. in una Città dell’opule
pubblico luogo, ove numeroso popolo attendeva a sollazzarsi, bevendo con gli occhi l’acqua fresca del gusto Teatrale, e mi
passo. Frattantoji quel virtuoso Gentiluomo girò gli occhi altrove, e con gli occhi non volle bere nemmeno un minimo sorset
inimo sorsetto di quel vano, e osceno diletto, che gli veniva offerto con la tazza della comica, e femminile comparsa, tutt
alità, da un prudente Sacerdote, che dopo alcuni giorni lo narrò a me con molto gusto. Era quel Sacerdote pratico di Messin
ella Compagnia di Gesù dal P. Placido Giunta della medesima Compagnia con tanto copioso frutto delle anime, che con ragione
ta della medesima Compagnia con tanto copioso frutto delle anime, che con ragione fu chiamata da un Servo di Dio, Predicato
di sicurezza: né così dicono gli Oracoli dei Santi Padri. S. Ambrogio con uno zelo sfavillante di celeste ardore avvisa, ch
r fenestras oculorum tuorum. »  S. Bernardo considerando lo sguardo, con che Eva mirava il vietato pomo, le dice. « Quid t
rvetur a Lascivia voluptatis rapitore ad culpam. » Ed io dico insieme con un Savio a chi mi dice. Io miro, e stendo il sens
on un Savio a chi mi dice. Io miro, e stendo il senso dell’occhio, ma con la mano del consenso. « Fallax presumptioAndr. Pi
t rarissime accidit. » Io mi astengo di rispondere a questa Obiezione con una lunga citazione dei S. Padri; quali ho citati
recitanti. A chi dice la Comica è bella, ma pudica. Io rispondo prima con Giovenale. « Rara est concordia forme. Atque pudi
que pudicitia. »Sat. 10. Ed è difficile in Donna Teatrale. E poi dico con l’Aresi. Se con la beltàL. 25. c. 24. del viso bo
Sat. 10. Ed è difficile in Donna Teatrale. E poi dico con l’Aresi. Se con la beltàL. 25. c. 24. del viso bontà dei costumi
ciemEccl. P. 8. a Muliere compta » : perché gli occhi nostri, noto io con Ugone Cardinale, « limosi , sunt, et citò adharet
s species muliebri ». Dice uno, (e questa è la 3. Obiezione.) Io miro con franchezza la Comica: perché la miro da lungijl:
ar da lontano, che da vicino: perché da lontano una faccia, abbellita con arte, sembra qualche cosa vaga, e graziosa: ove m
arinata, incrostata, e simile ad una vera dipinturajn, o mascherone ; con la quale apparenza genera orrore, e non amore. Du
e, fa peccato mortale; e gli Spettatori, fomentandola in quello stato con la presenza, con l’applauso, con il pagamento, o
tale; e gli Spettatori, fomentandola in quello stato con la presenza, con l’applauso, con il pagamento, o con altro modo ir
tatori, fomentandola in quello stato con la presenza, con l’applauso, con il pagamento, o con altro modo irragionevole, pec
in quello stato con la presenza, con l’applauso, con il pagamento, o con altro modo irragionevole, peccano mortalmente. Ri
se non tutte le Comiche della sua Compagnia sono brutte: e alle volte con una brutta, e vecchia padrona compare una bella,
Comica è brutta per natura, dunque per malizia si adorna lascivamente con varie diligenze, e con molti belletti, per compar
ura, dunque per malizia si adorna lascivamente con varie diligenze, e con molti belletti, per comparire almeno meno brutta,
peccat mortaliter, si hoc faciat ex sine mortaliter malo. » Concludo con ricordare, che molte volte una Femmina anche brut
na Femmina anche brutta fa dar nelle pazzie un Gentiluomo, non so, se con forza umana, o con stravedimento diabolico: forse
utta fa dar nelle pazzie un Gentiluomo, non so, se con forza umana, o con stravedimento diabolico: forse per quella ragione
to. Tali uomini si trovano alle volte, e di tali S. Crisostomo scrive con questa forma. « Qui turpi amore No. In ps. 42. f.
esito Undicesimo Le ordinarie Comiche nuocono alle anime nel Teatro con altri modi ? Il capo di Medusa era pieno di ve
nano a molti deboli di spirito la rovina spirituale, e gli avvelenano con molti modi velenosi, e mortali: due dei quali olt
capitale e donnesco, che è tanto apprezzatojr, si avanza, come può, o con i grazia di bellissimi modi nel trattare, o con l
i avanza, come può, o con i grazia di bellissimi modi nel trattare, o con la dolcezza di soavissima voce nel cantare; finch
odotta nel pubblico Teatro per allettare molti, e per rovinarli. Nota con avveduto accorgimento S. Cipriano, che se nella C
L’anno 1639. un Giovane molto savio, e pratico del mondo, ragionando con me delle molte, e gravi miserie cagionate dai mod
vava una famosa comica, la quale, dopo aver posto sottosopra il tutto con scandalo universale, fu alla fine illuminata, e t
i andare per udirla, quasi dovesse combattere spiritualmente, si armò con un aspro cilicio, e caldamente si raccomandò a Di
dò a Dio: ma andato, e veduta la Donna esser molto brutta, le domandò con meraviglia. Voi siete quella, che poneva in rovin
oneva in rovina questa Città ? Si Padre, rispose, io sono quella, che con i miei belli modi, e graziose maniere ponete in r
te in rovina la Città, e faceva perdere a moltissimi la divina grazia con evidente pericolo dell’eterna dannazione. Io con
imi la divina grazia con evidente pericolo dell’eterna dannazione. Io con le mie grazie ho cagionato una disgraziata infeli
è un chiaro specchio, in cui possiamo vedere la forza, ed efficacia, con che una Donna teatrale nuoce a molti con il solo
dere la forza, ed efficacia, con che una Donna teatrale nuoce a molti con il solo modo grazioso di trattare: nuoce ancora,
le nuoce a molti con il solo modo grazioso di trattare: nuoce ancora, con altri modi, uno dei quali si fonda sulla dolcezza
mente.   Nota unica Intorno al nocumentojvcagionato dalle comiche con la dolcezza del canto. La mercenaria musica di
mercenaria musica di certe persone vagabonde non sempre sta collegata con la sincerità dei buoni costumi. S. Antonino dice
mmuniter tamen tales solent esseleven, et dissoluti. » E però domanda con prudenza Aristotele. Per quale ragione i Musici,
er ordinario siano, viziose, e perniciose; e che cagionano gravi mali con i canti loro. S. Pietro Crisostomo spiega le util
upercilia eorum ita sopiunt. » Seguita il Anto a provare il suo detto con l’induzione dei viandanti, degli agricoltori, dei
ruxit, ut ex care simul caperetur voluptas et utilitas. » S. Ambrogio con maggior brevità discorre in prova, che il canto è
determinò di lasciare il mondo, e di donarsi tutto a Dio, servendolo con perfezione. Benedetto Gononi nel Prologo dell’Ope
restò tanto commosso, e addolorato per rispetto dei suoi errori, che con generosa risoluzione, e con un cuore grande abban
olorato per rispetto dei suoi errori, che con generosa risoluzione, e con un cuore grande abbandonò tutte le vane speranze
anime, molti dolori, e grave rovina. « Onde ebbe ragione di scrivere con forma satirica un nobile Moderno. Ma se col ragio
llic Demonum requies. » E S. Crisostomo dopo aver detto, che i Demoni con i canti lascivi rovinano il tutto, aggiunge per r
canto osceno dunque, come cosa diabolica, e perniciosa fuggirsi deve con molta diligenza: come avvisa il B. Valeriano, dic
modo che si fuggisse, fugià nel concilio Maguntino formato un Canone con quelle parole. « Canticum turpeCan. 48., atque lu
ri, e imparare le canzoni vitruose, e carnali. A questi possiamo dire con S. Crisostomo. « Quis vestrumHom. 2. in Math., re
ltri luoghi di Santi Padri, quali sono nella prima Opera mia stampata con titolo di Risposta; e mostrano efficacemente, che
fficacemente, che il canto Femmnile, e massimamente l’osceno, si deve con molta sollecitudine fuggire. E questo è anche gra
o, che oltre al contenere disonesti, e viziosi concetti, sarò formato con la voce di Donna, e Donna vana, e Comica impudica
’uccellatore gli diventa esca e allettamento per prendere delle altre con la voce di quella. « Que primum capta fuerit Ho.
delle voci; conserva di più la concordia dei costumi, per concordare con essi al voler divino. Ma ahime che molte Comiche
ssi al voler divino. Ma ahime che molte Comiche cantatrici concordano con i viziosi lor canti al volere diabolico: e qualch
i viziosi lor canti al volere diabolico: e qualche volta formano coro con i compagni osceni nel cantare, e così degne si fa
i, ma di soave talento nel cnataare: ma cantava laidezze, e oscenità, con la lordura delle quali macchiava gli animi dei ca
vide avanti a lui un fiero, grande, peloso, e cornuto Diavolone, che con gli occhi di fuoco, e con la faccia ardente salta
o, grande, peloso, e cornuto Diavolone, che con gli occhi di fuoco, e con la faccia ardente saltava festoso col corpo, e ap
olpo il vezzoso parlare di una bellissima Comica, discorrendo d’amore con l’amante suo. Aggiungo al detto di questo Comico
moderno Dottore. Che sarà poi udire la Donna parlare ? E d’amore ? E con l’Innamorato ? E scoprirsi l’uno l’altro gli affe
arlatrice; in modo che incontri la sua spirituale sventura, cagionata con l’efficacia del femminile sermone; e secondo l’av
m. » Quesito Duodecimo le ordinarie Comiche nuocono alle anime con i balli fatti nel pubblico Teatro ? Feconda ma
voler fuggirle tutte, l’apprendere vivamente la forza efficacissima, con che cagionano la rovina di molti. Così con vivezz
te la forza efficacissima, con che cagionano la rovina di molti. Così con vivezza l’apprendeva l’anno 1638. nella Città di
he vanno alle Commedie oscene. E quel saggio Signore, e ottimo fedele con molto senso, ed efficacia mi esortò a predicare,
gesti: o quanti vi peccano gravemente. Le Comiche ballano nella scena con diletto degli Spettatori; e i Diavoli ballano nel
to degli Spettatori; e i Diavoli ballano nella coscienza dei medesimi con rovina loro. O quianti vi peccano. O quanti si ro
teo. Ma Luciano afferma, che per verità era una Ballerina triste, che con vari, e impudichi gesti ballando pareva, che si m
erati danno talvolta occasione di mal trattare l’Arte. Ed io aggiungo con le parole di Bernardino de Vigliegas. I balli, e
eccesso di quelle Comiche, le quali infettavano le scene, e il Teatro con l’oscenità dei balli disonesti: non tutte si aste
i: non tutte si astengono dal recere mortal danno alle anime di molti con i loro balli fatti nel pubblico Teatro. So, che i
, « si fiant modo inhonesto  »T. 1. q. 4. p. 9. n. 24., se sono fatti con modo disonesto. Etali sono quelli, che fanno molt
miche del nostro tempo in presenza di milti Giovani, onde si può dire con S. Ambrogio. « Spectat coronaL. de Elia, et Iesum
6. pede, et gavisæs ex toto, affectu, extenda manum meam super te. » Con le sacre parole di questi due Profeti il Signore
nte spaventoso, cioè, che un nero, e infernale Mnistro armò la destra con un tizzone ardente, e cacciandolo nella bocca di
un reverendo Sacerdote spiegò le colpe sue, attendendone il perdono, con il Sacramento della PenitenzaSpe. d. 9. 52.. Feli
enitenzaSpe. d. 9. 52.. Felice fu questo tocco delle divina mano, che con medicinal percossa ferì talmente la gagliardia de
e minacce dell’irato Dio contro la Femmina vana ballatrice, e intuona con gravissimo sdegno. « Tradam te in direptionem, in
enziosi; godeva di trastullarsi ogni festivoApum. l. 2. c. 49. giorno con le vane sciocchezze dei lascivi balli. Una fiatak
, certi Giovani cominciarono un giuoco di palla, che lungi si mandava con la percossa del bastone. Ed ecco caso di gran sve
o venire, per letto della morta il feretroke, ve la collocarono sopra con lacrime di compassione. Poco dopo gli Ecclesiasti
crime di compassione. Poco dopo gli Ecclesiastici personaggi, vengono con la solita pompa per celebrare con sacre cerimonie
i Ecclesiastici personaggi, vengono con la solita pompa per celebrare con sacre cerimonie, e con sante orazioni a prokf del
ggi, vengono con la solita pompa per celebrare con sacre cerimonie, e con sante orazioni a prokf della defunta l’ultimo uff
; anzi ecco un infuriato carnefice infernale, un pessimo Diavolo, che con muggito orrendo se ne corre verso il feretro, lo
manda sottosoprakg, e gettato per terra l’estinto corpo, lo strapazza con le corna, e lo ferisce per ogni parte, e per ogni
e viscere, e si diffonde un fetore d’insoppostabile gravezza. Nessuno con ferma fronte, ne con saldo coraggio potè riteners
nde un fetore d’insoppostabile gravezza. Nessuno con ferma fronte, ne con saldo coraggio potè ritenersi dalla subita fuga:
er utilità delle Comiche Ballatrice nel pubblico Teatro, e posso dire con le parole dell’antico, e S. Padre Efrem Siro. « U
Quesito Decimo terzo. le ordinarie Comiche nuociono alle anime con i falsi fatti nel pubblico Teatro ? Ugone Card
onne, e scrive: « Quid dicam ? »  Che dirò ? Che le Femmine compaiono con gli uomini; e di più bene spesso vestire da uomo
mo, in un farsetto lascivo, a arcando, storcendo, e vibrando il corpo con gesti, e posture sconce, e stravaganti cagionano
ionano alle menti dei deboli mille libidinosi pensieri, e dimostrano, con rendere deforme molto il proprio corpo, essere ma
Scrive lo zelante Crisostomo, e ci avvisa, che dove il peccato vince con le armi del lascivo salto, ivi trionfa presenzial
do sfacciatamente, bene si può credere, che renda l’animo abominevole con maggior bruttezza. Ebbe ragione una volta un Serv
be ragione una volta un Servo di Dio nella Città di Siracusa di dirmi con gran senso a proposito di queste Saltatrici. O qu
minella. Si fece chiamare il Capo, che era tra i compagni; si querelò con zelo del danno che alle anime si derivava dalla v
dinò, che proseguisse il costume scostumato di prima; e così fu fatto con dolore, e pazienza dallo zelante Predicatore, il
acolo di quella Saltatrice, e dei suoi salti, e moltiplicavano almeno con l’animo le loro disonestà. Io so, che al tempo no
ncano diqueste scandalose Saltatrici, e prego gli zelanti a comparire con me alla loro miseria. Ma non so, se il buffone, m
egli mai, tripudiando alla zannesca, faccia qualche bruttissimo atto con lei, per far ridere squarciatamente la brigata. S
disavventura nel tempo della mia vita secolare; e ora nella Religione con il solo ricordoki resto addolorato, e convinto pi
opolo Spettatore, onde contro quei salti, e quei tripudi, si può dire con Crisostomo. « His tripudii Diabolus saltat; his a
conforme a quella Scrittura. « Pilosi saltabunt ibi. »Is. c. 23. 21.E con questi giuochi restano gli uomini ingannati dal M
uffoni, e i Trastulli, i Mimi, e Pantomimi, o altro compagno saltante con la Comica Saltatrice: e molto più tema la stessa
o femminile, e per scoprire i tesori dele sue grazie, e per ballenare con i lampi delle sue bellezze: insomma per comparire
o, che non potè più camminare, se non a maniera di bestia brancolando con le mani, e con i piedi, e saltando qualche volta
più camminare, se non a maniera di bestia brancolando con le mani, e con i piedi, e saltando qualche volta a foggia di Ros
alle menti dei Fedeli: perché quindi si rovinano innumerevoli persone con infiniti peccati. Ma si accresce questo gran male
tificio delle parole, la destrezza di quel salto, che si può chiamare con Agostino. « Saltus in profundum Inferni », salto
uesto salto femminile la Comica si veste da uomo; e io di lei domando con il proposto Quesito. Lo può fare senza nuovo pecc
eturDeut. c. 22. 5. mulier veste virili. » Non si ammetterà la Donna con vestimento di uomo. La Glosa ordinaria su questo
entua pudoram, Que fugit, a sexu ? » Non ben si accorda pudica Donna con Donna armata. Ma lasciamo questa esposizione di v
dell’uomo. Silvestro porta a risposte a questo precettto scritturale con queste parole. « Dico, hoc prohiberi primo ex sup
asione alla disonestà: e la femmina, vestita a momdo d’uomo, potrebbe con maggiore licenza darsi in preda a licenziosi piac
ompagnia di alcuni Banditi, andando armata, e cavalcando giornalmente con loro a modo di Bandito, e era stimata vero uomo d
glia del pudico ornamento della vergogna, mentre cambiakk la vede sua con la virile. E S. Ambrogio diffusamente impugna que
rvaturEp. ad Ige. castimonia, ubi non tenetur sexus distinctio. » Ove con la veste non si tiene la distinzione del sesso Fe
atura ha cinto, e ricoperto il maschio, e la femmina di ciascun sesso con le proprie, e differenti vestimenta: come si vede
ico, che questa distintiva varietà di vestimenti si deve conservarekm con proporzione tra soggetti maschili, e femminili de
lico Teatro. Ma forse dirano. Questo peccare non s’intende teolocico, con teologica colpa, e in genere « moris prohibiti »,
ura pecca nelle produzione di una cosa, quando non la produce fornita con le sue solite condizioni: così sarebbe un albero
e condizioni: così sarebbe un albero di ulivo fatto grande, e vestito con foglie di pero, o di limone: e la ragione si può
o del vestito virile per dilettare pubblicamente saltando: e ciò farò con portare le sentenze dei Dottori bilenciate nel ri
iscepolo, a maniera di vaso nuovamente formato, s’imbevera facilmente con il liquore, e con l’odore delle dottrine, che si
a di vaso nuovamente formato, s’imbevera facilmente con il liquore, e con l’odore delle dottrine, che si derivano dalla fon
er meglio saltar, e dilettare saltando, usare il vestito di uomo ? Io con alcuni punti spiegherò la mia sentenza. Dico 1. l
ed cansa insta cohone stari potest. » Così tiene Caietano, e lo prova con buona ragione dicendo. « Mutatio habitusin. 2. 2.
lle preghiere di quel castissomo Giovane, che a lei se ne era entrato con apparenza di brutta pretensione; e cioè fece la S
io della disonestà così pensando assicurar le sue preziose margherite con levarle dal ezzo degli animali immondi. Navarro t
ansui; aut alterius oblectationem ». Non pecca la Donna, che si veste con l’abito virile per giusta cagione, come farebbe p
Può talvolta avvenire, che senza lordura di peccato la Donna si vesta con l’abito virile. Dunque per sentenza di San Tommas
un’azione del numero di quelle, che assolutamente considerate portano con se una certa deformità, ovvero disordine: e nondi
se una certa deformità, ovvero disordine: e nondimeno diventano buone con la congiuntura di alcune circostanze. Tale azione
iosa da se; perché ha l’apparenza di male, e se non vien giustificata con qualche buona circostanza, è veramente peccato. E
estimento virile, peccherà solo venialmente. Silvestro dice lo stesso con queste parole. « Si ista fiant ex animi levitate,
iosum est », mostra, che almeno alle volte la Donna pecca venialmente con farla; come avviene , quando non ha altra cagion,
che leggerezza. Dico 3. Pecca mortalmente la Donna vestendosi da uomo con intenzione gravemente viziosa, o con altra circos
ente la Donna vestendosi da uomo con intenzione gravemente viziosa, o con altra circostanza mortale. Layman dice. « Ob circ
giunta si trasse tosto le veste femminile, comparendo vestita da uomo con vestimento colorito, e molto bello, ma dichiarati
che concorrendovi tali corcostanze, la Donna pecca mortalmente. Diana con le parole si Silvio si accordakp chiaramente con
a mortalmente. Diana con le parole si Silvio si accordakp chiaramente con Cornelio scrivendo. « Peccatum erit mortale, si s
n pecca; dicendo Navarro, che la Femmina non pecca vestendosi da uomo con intenzione di recar danno ad altri onesta delazio
ella lo sa, cagione prossima, e efficace di mortale lascivia; e però con l’uso di tal vestito pecca mortalmente. Onde io d
con l’uso di tal vestito pecca mortalmente. Onde io dico a mio senso con S. Tommaso. « De se vitiosum est, precipuè quiu p
sulla scena in Teatro, o sul banco in piazza, e che spiega, e ripiega con vari, mirabili, e artificiosi gesti, e volgimenti
onesto diletto, ma di più di libidinoso affetto; onde peccano almeno con il pensiero mortalmente. E la Medea di queste mor
no a moltissimi deboli nella virtù. Dirà forse tal’uno, che la Comica con giusta cagione si veste da uomo per saltare; perc
este virili se vestit iusta de causa. » Io rispondo, che se la Comica con giusta cagione si veste da uomo per saltare nella
ità, ma per avidità di guadagnare in puù maniere. Può ella, se vuole, con altrwe azioni proprie della Donna sovvenire alla
andaloso. Ha necessità di guadagnarsi il mantenimento di sua vita, ma con l’uso dei mezzi approvati dalle buone leggi della
ivere, e mantenersi onoratamente senza vestirsi da uomo per dilettare con il salto, e per conseguenza non ha veramente la p
che lìanno 1641. andando per l’Italia, nel mese d’Aprile si trattenne con i suoi Compagni in una principale Città, per guad
er guadagnare saltando, e procedendo così ? Compariva vestita da uomo con un viso tutto lisciato, e imbellettato; e spesso
vestita da uomo con un viso tutto lisciato, e imbellettato; e spesso con scndalo si poneva sulla porta, ricevendo i pagame
uinto Le Comiche ordinarie, comparendo nel pubblico Teatro nuociono con altro modo oltre i modi sin qua assegnati ? La
no; ed è, che non solo la vista attuale di una Comica ferisce l’animo con i peccati nel Teatro; ma anche la sola ricordanza
ricordanzakq di lei in altro luogo, e dopo qualche tempo lotrafigge, con molte, e gravi punture peccaminose. Questo provas
po lotrafigge, con molte, e gravi punture peccaminose. Questo provasi con l’esperienza di un infelice Giovane, che disse di
il veleno; e se il veleno subito non si scopre, si scopriràkr ben si con il tempo, cagionando qualche fiorissima tentazion
cò quell’antico Romito della Scithia, il quale combattuto dal Demonio con la memoria della bellezza di una Femmina veduta,
non se ne vola prestamente; come succede, quando una Cerva è trafitta con dardo in qualche parte vitale, benché ella fugga
osità dello sguardo, benché si parta dal Teatro senza eseguir il male con l’opere, nondimeno da se sola perde la vita della
uomo di rea inclinazione, e di mal abito, mirando più, e più volte, e con molta attenzione le belle, ornate, graziose, vane
, vane, ballanti, e saltanti Comiche nel Teatro ? Tema pur, e aspetti con fondata probabilità mille ferite; e mille morti a
lle crudeli scorrerie dei diabolici Ladroni: sarà oggetto lamentevole con una più che tragica lacrimazione. E quante volte
i non cessano di offuscarlo, e talora di annerirlo affatto sozzamente con molte sozzure di peccati mortali. Io per me credo
i, almeno fiacchi di virtù, sono presi, allacciati, morti, e rovinati con la vista loro. Praticamente, e mortalmente pare i
un virtuoso, che andò per semplice diletto alla Commedia, resta preso con troppo affetto verso la bellezza, e grazia della
iam ? » Vuole questo S. Predicatore avvisarci. Se la Femmina adornata con negligenza, e mirata per caso accidentale in una
ivi stanno mirando, rimirando, e vagheggiando quelle Femminelle, che con la beelzza del viso, e con l’abbellimento della p
ndo, e vagheggiando quelle Femminelle, che con la beelzza del viso, e con l’abbellimento della persona, come con due gaglia
che con la beelzza del viso, e con l’abbellimento della persona, come con due gagliardi mantici eccitano la fiamma della di
Giganti a queste imprese. Ora consideriamo, che direbbe Crisostomo, e con esso gli altri Santi Dottori, intorno al mirare i
ente materia: e di buona speranza per le buone risposte, e soluzioni, con le quali tutti i nodi restani sciolti facilemente
con le quali tutti i nodi restani sciolti facilemente; e si risponde con fondata ragione a ciascuna obiezione. Non dispera
parsa delle Ordinarie Comiche nel pubblico Teatro. Chi è stimolato con gli acuti pungoli di ben fondate ragioni alla con
temente, e di bilanciare prudentemente le poche ragioni da me portate con questo Ricordo: contro le quali, è vero, che non
tore di compatir alla povertà del mio minuto, edi supplire al bisogno con le ricchezze del suo tesoro.   Quesito Primo
i asserisce nel primo luogo quella difficoltà, che da molti è portata con questa forma. Se le Donne si devono levar dal Ban
perienza, si può giustificare: perché non per tutto si fanno le scene con oscenità; ne tutto il Mondo, ne tutte le scene ha
le, e non di chi resiste. Poco male possono far le Donne delle scene, con i loro discorsi: io dubiterei più di un occhio lu
facessero mai nelle scene. O quante cose tocca brevemente il Beltrame con il suo dire: ma io non resto appagato in tutto de
pondero i suoi detti paritatamente. Dice. Le Comiche non contaminano con i discorsi; perché sono studiati, concettosi nobi
; mai popoli interi, vedono il contrario, l’odono nel Teatro: la fama con le sue trombe lo fa risuonare per le Città. E le
sso l’offerisconokz sfacciatamente; e però esse contaminanole pesrone con i discorsi in scena. Aggiunge Beltrame. Le Donne
spirito dicono parole tali, e di più fanno gesti talora tanto lascivi con i Comici recitanti, che se non si scusassero con
talora tanto lascivi con i Comici recitanti, che se non si scusassero con il dire di essere Mogli, e Mariti, darebbero segn
e ai giudiziosi, tanto usano di sforzo, per dare pastura ai disonesti con le loro sporchezze delleparole, e dei gesti indeg
tutti i pozzi: perché alcuni vi si sono gettati per amore. Egli dice con grazia, e con gentilezza; ma il suo dire non ha g
: perché alcuni vi si sono gettati per amore. Egli dice con grazia, e con gentilezza; ma il suo dire non ha grazia di ferme
si gettano nel baratro del peccato mortale udendo le Comiche parlanti con amorosi discorsi. Ed essi medesimi confermano a b
scomodo ritirarsi dal comparire nelle pubbliche scene, e dal parlarvi con gli amorosi discorsi. Se non vogliono chiamare sc
guadagno teatrale; ma questo è guadagno illecito: perché lo meritano con ragioni, e con fatiche illecite, cioè le comaprse
ale; ma questo è guadagno illecito: perché lo meritano con ragioni, e con fatiche illecite, cioè le comaprse lascive, e con
tano con ragioni, e con fatiche illecite, cioè le comaprse lascive, e con i ragionamenti scandalosi a deboli di virtù. Anch
cose dicono, a fanno i Buffoni per occasione delle Donne in scena ? E con quanti puzzolenti fioretti di lascivia ammorbano
Rappresentazioni. Nella prima Commedia comparvero due Donne in scena con titolo di Padrone, e due altre con nome di Serve:
edia comparvero due Donne in scena con titolo di Padrone, e due altre con nome di Serve: le Padrone erano gravi di età, e n
ibò; via le Padrone, via; vengano le Serve: escano le Serve, e alcuni con parolacce sconce bruttamente scoprivano le loro i
oli di spirito, e occasione di peccato; attesa la squisita diligenza, con le Donne si acconciano per andarvi, ed essere mir
rte di nascoste vanità. E che ? Diremo forse, che le Dame si adornino con tanto studio, e spesa, per rendersi spiacevoli ai
studio, e spesa, per rendersi spiacevoli ai Cavalieri ? Che il danzar con fatica, e studio sia per falri disamare ? Che l’a
esimi Dottori, i quali sanno, che la Comica dice, ovvero può dire. Io con questo comparire mio pretendo giovare, e dilettar
e dilettare rappresentando, e così guadaganrmi il vitto onoratamente con le virtù. E con le fatiche mie; e nondimeno dichi
presentando, e così guadaganrmi il vitto onoratamente con le virtù. E con le fatiche mie; e nondimeno dichiarano tal modo d
rire illecito, osceno, e scandaloso. Che occorre dunque giustificarlo con il paragone di un modo lecito ? Un brutto Mostro
paragone di un modo lecito ? Un brutto Mostro non perde la deformità con la vicinanza di un bel soggetto. Dico poi al luog
una Donna di essere amabile non è cosa riprensibile, quando s’ingegna con modo lecito, e approvato dai Dottori. Ne io dico,
e disprezzate: ma stimo, che le viziose possano fare le suddette cose con fine moderato, e onesto, come anche l’acconciarsi
si la persona, per piacere ai Mariti, o per uscire di casa alle feste con gli ornamenti decevoli allo stato loro. E stimo c
la pubblica Comparsa della Donna in banco, o in scena. Per dilettare con i suoi vani, e aomorosi ragionamenti: onde parime
Comici amorosi sono conosciuti per finti, e si considerano solamente con gusto, come scherzi, e artifici della scena, senz
come scherzi, e artifici della scena, senza affetto di libidine, anzi con vitalità, distinguendo il diletto del senso dal p
el consenso. Beltrame spiega molto bene questa difficoltà, ove mostra con bella intuizione, che l’uso muta i gradi dell’est
ano quelli, che giuocano di scherma, che hanno gusto di vedere ferire con astuzia, colpire con velocità, e difendersi con g
ano di scherma, che hanno gusto di vedere ferire con astuzia, colpire con velocità, e difendersi con grazia: e ciò non nasc
usto di vedere ferire con astuzia, colpire con velocità, e difendersi con grazia: e ciò non nasce dall’odio, ne dall’amore,
ì sinistre conseguenze; ne un imperfetto non dovrebbe misurare altrui con lo stesso. Per rispondere a questa difficoltà com
, ma vero, e illecito abuso, degno di correzione, la quale si è fatta con il favor divino in gran parte con levar dal Crist
di correzione, la quale si è fatta con il favor divino in gran parte con levar dal Cristiano Teatro le bruttissime oscenit
i costumi di molti, i quali, per essere deboli di vitrtù, considerano con peccaminoso gusto quegli scherzi, e artifici dell
a oscena, e risvegliano in sé l’affetto di libidine; onde poi altrove con la rimembranza delle cose finte viste, e udite, s
el senso dal peccato del consenso. E questo io voglio qui ora provare con quel poco, che appesso aggiungerò, bramando, che
ccato; e moltissimi alla cieca si danno in preda al maledetto diletto con rovina spirituale, udendo il finto discorso d’amo
ro guadagno. Io rispondo a Beltrame, che godo molto della candidezza, con che confessa, che egli, e i Professori dell’Arte
gno, ne lo condanno: ma dico, che non conviene, ne si deve, né si può con sicurezza di coscienza usare la giocondità oscena
può con sicurezza di coscienza usare la giocondità oscena, e cagionar con essa l’osceno gusto; perché sono cose di rea natu
oro qualche detto mordace. Beltrame scrive, che uscendo egli talvolta con la folla delle persone dal Teatro, ha ineso molte
si è portato bene il tale. E di più scrive, che ha inteso altri dire con altra occasione. Ohibò che cosa sgangherata hanno
re moltiplicato diletto col pensare: e se nel Teatro ebbe tal diletto con il consenso di peccato, forse di nuovo col pensie
i dell’artificio, e non della disonestà. A questa replica io rispondo con due Teologi modermi: il primo è il Religioso Teol
appetito sensitivo restino sinceri, e nettilf da ogni affetto impuro: con ciò sia anche essendo queste potenze tra di loro
e staccato talmente l’afftto da queste cose create, che tu possa dire con S. Paolo « Omnia arbiter, ut stercora, ut Christu
e il non mettersi a tale pericolo; perché ti sò dire, che se entrerai con mente buona, e sana, ne uscirai poi con la coscie
é ti sò dire, che se entrerai con mente buona, e sana, ne uscirai poi con la coscienza reprobalg, e ferita. Io credo, che q
esta sentenza è molto più facile ad essere scritta, e dichiarata, che con i fatti praticata. Dunque noi possiamo giudiziosa
usica » perché ricusano poi di leggere, o di udire composizioni fatte con pietà, e con artificio ancora maggiore. Ora così
é ricusano poi di leggere, o di udire composizioni fatte con pietà, e con artificio ancora maggiore. Ora così noi diciamo n
discorso Accademico divirtù morali; o di una predica di santità fatta con grande artificio da un Apostolico Predicatore. Il
ce; egli è un Mago, che ci incanta; e alcuni lo vogliono giustificare con l’apparenza di qualche falsa, o debole ragione; n
lletto si turba§. Tertia. in modo, che propone l’oggetto alla volontà con determinate ragioni « ad passionem », e non con i
’oggetto alla volontà con determinate ragioni « ad passionem », e non con indifferenza. E vuol dire in sostanza questo Dott
tà di quel Garzone, che fuori di casa può incontrarsi in persona, che con parole virtuose lo conduce in luogo, dove si cons
travestire Giovanetti da Femmina. Egli sul principio del c. 55. dice con bella induzione, che ognuno s’interessa nei suoi
orma di Donna, lascivi amori; e poi anche fuori del Teatro procedesse con quelle maniere di conversare nelle case, e di all
e osceno parlare amoroso, e lascivo tra gli amanti; o ella si faccia con vere Donne, o con Giovanetti vestiti da Donna; pe
amoroso, e lascivo tra gli amanti; o ella si faccia con vere Donne, o con Giovanetti vestiti da Donna; perché questa materi
stanza è scandalosa, e rovina le anime: e se questa si leverà insieme con le vere Donne, non sarà necessariointrodurre Giov
netti rappresentanti Fanciulle, o Donne parlanti lascivamente d’amore con i loro Favoriti; ne per fare buone Commedie si ri
medie di poca onestà. Egli in Captius circa il fine del Prologo palra con questa forma intorno alla qualità dell’Azione. «
o composte da Poeti, nelle quali non si vedanoll i disonesti amori, e con le quali si procuri il miglioramento dei buoni co
ivo amante si era vestito da Donna, per andare a favellar sicuramente con l’Amica in un sacro Tempio. Sacrilegio degno di e
nte con l’Amica in un sacro Tempio. Sacrilegio degno di essere punito con le fiamme di Vulcano, già che era sacrificio fatt
cerare un Giovanetto; perché fingendosi Femmina, andava per le Chiese con vesti, con gesti, e con portamenti femminili: e d
iovanetto; perché fingendosi Femmina, andava per le Chiese con vesti, con gesti, e con portamenti femminili: e dopo la carc
rché fingendosi Femmina, andava per le Chiese con vesti, con gesti, e con portamenti femminili: e dopo la carcerazione ne s
n portamenti femminili: e dopo la carcerazione ne seguì la punizione, con che quel reo fu mutilato nel naso, nelle orecchie
recchie, e nel labbro. Così merita di essere trasfigurato giustamente con pena, chi procura trasfigurarsi disonestamente co
gurato giustamente con pena, chi procura trasfigurarsi disonestamente con la colpa. E quel caso io seppi da un personaggio
naggio Veneziano, che mi mostrò in Fiorenza lettere venute da Venezia con quella relazione. Legga lo zelante Cristiano a su
ione. S. Cipriano riprende gravemente un Comico; perché egli recitava con l’abito di Donnal. 3. ep. 10.. E chi può negare,
be le medesime saette di riprensione a nostro tempo contro chi recita con tale indecenza ? Lattanzio biasima quegli Istrio
o Dame, e forse serve vanerelle, che talora si compiacciono scherzare con detti Fanciulli: e chi non ha il senso mortificat
corre Beltrame, come di cosa d alui veduta in certe Accademie; e dice con giudizio, dicendo, in certe; perché al sicuro non
iungano alla scena scarmigliati: ma ordinano, che i Giovanetti stessi con l’aiuto di qualche virtuoso Accademico nella casa
i testa, e gli altri abbigliamenti femminili si adattino alla persona con grazia perfettamente; ne egli per allora sentirà
à dell’animo suo; ma forse nel punto di morte sarà tentato gravemente con pericolo della salute per il ricordo di tali abbi
ascuna diquelle Donne gli cagionava grandissima tentazione: quasi che con gli sguardi balenanti gli scoccasse dagli occhi a
ano secondo il gusto dell’impudica, e sfacciata Venere: fu combattuto con gran pericololn l’animo di quel Signore, ma non f
sentare Commedie, nelle quali comparivano Giovanetti vestiti da Donne con belle, e graziose acconciature da testa. Notino q
uggire il pericolo, benché minimo, per assicurarsi nel passo di Morte con eterna salvezza. Io approvo quello, che Adamo Con
i è sempre bene; dice Beltrame. Ed io dico, che merita grad lode, chi con provido accorgimento si dilunga da tutte quelle o
losi inconvenienti, o almeno gravi pericoli di seguire. E qui ricordo con Arias, che S. Basilio lasciò scritto, che gli uom
fiori, che nascono nel giardino osceno, e Teatrale, quando un Giovane con abito, e ornamento femminile vi comparelp a passe
o accidente, seguito per una spirituale Rappresentazione. Si facevalq con solennissimo apparato un bel Recitamento per onor
ie, e poco per altro riguardevole, si mostrò ricco, ornato, e vezzoso con tanti abbigliamenti, che prese gli occhi lascivi
lati vagheggiatori: onde finita l’Azione, lo cominciarono a molestare con sfacciataggine tanto importuna, che esso, non bas
e, fu costrettols di partire dalla Città, per non essere intrappolato con perdita della sua purità immacolata. Ecco i tribo
oli, e le spine, che spuntano dal suolo Teatrale, in cui si fa vedere con abito di Donna un Giovanetto, benché sia un nuovo
sacra, intitolata l’Invenzione della S. Croce; comparve un giovanetto con nome di S. Elena, vestito pomposamente: quel grav
Comico di professione, e che per guadagnarsi il vitto, vuol dilettare con apparenza di Femmina bella, ben ornata, ed eloque
otrà rendersi meritevole di più grave castigo, fulminato sopra di lui con il braccio dell’Onnipotente Giudice vendicatore.
ui con il braccio dell’Onnipotente Giudice vendicatore. Io mi ricordo con gran spavento quello, che già successe in Germani
giuoco, e per sollazzo si mascherarono vestiti da Donna, e comparvero con belle maniere, e con graziosi modi: qunado ecco u
o si mascherarono vestiti da Donna, e comparvero con belle maniere, e con graziosi modi: qunado ecco una miseria Teatrale d
ono gli altri due tosto all’aiuto; ma il corpo è senza soccorso, anzi con grave danno proprio, econ rovina; perché essi par
non si possono schermire, ma sono arsi tanto miseramente, che cavate con stento le maschere dai loro volti, compaiono gli
elebre tra i Commedianti, invitava alle volte il popolo alla Commedia con questa invenzione. Saliva in banco in una piazza
lo alla Commedia con questa invenzione. Saliva in banco in una piazza con far comparire un gran veligione, in cui diceva di
genade; e poi il minore, che era il più piccolo figliuolino: e diceva con grazia. Questo primo jha bisogno di due minestrin
no per uno; e venite a sentire la mia Commedia. E il popolo vi andava con gusto: e la sentiva consolatamente. E quel valnte
fine, non deve restare involto nelle calignose tenebre del vituperio. Con questo principio alcuni discorrono così. Il fine
rsi di quei Comici, e Comiche: ed egli non sciogliendoglilw replicava con grazia. È vero, che discorrrono d’amore, ma il fi
rutte, e provocative efficacemente alla disonestà: tutto che le usino con ottimo fine: perché le azioni umane pigliano la b
i, e vere innamorate le Donna; e farebbero ardere i cuori di ghiaccio con le fiamme di un lascivo, e ardente affetto. L’acu
on gli siano direttamente opposti, o tatalemente viziosi. Ma aggiungo con il Dottissimo Teologo Suarez. « Sepe erratur in e
ire. Alcune cose sono peccati non per se stesse, ma per l’intenzione, con che si fanno: in cose tali il giuoco, e lo scherz
Parenesi fa un’Obiezione a se stesso: e vi risponde: ecco l’obiezione con la risposta. « Dices, Ideo non turpia, non inhone
nelle immagini. Se esse rappresentano l’addomesticamentolx di Maschi con Femmine, non si dicono essere brutte, ed impure ?
arà loro il titolo di turpi ? E chi è quel savio , e pio uomo, (parlo con un cristiano) il quale subito non levigli occhi d
egni di ammonizione, i quali aprono la strada ad innumerevoli mali. E con che ragione chiamare si possono buoni, ovvero one
are si possono buoni, ovvero onesti, mentre, come disse quell’antico, con le simulate iniquità inservisconoly alle operazio
imulate iniquità inservisconoly alle operazioni delle vere ? E mentre con brutte finzioni allettano, anzi spingono a peggio
ai di chiamare onesti gli adulteri, perché si rappresentano in Teatro con finzione ? Felice veramente sei o Meretrice; poic
gli Istrioni. O Comico Proscenio, e onde hai trovata questa santità, con la quale ottieni, che onesti siano in pubblico qu
; ove fingendo in Teatro, rendi adulteri i popolo spettatori: tu solo con una sola Femmina rimarresti ingannato, e non inga
. Sin qui ho discorso volgarizzando il passo dell’allegato Scrittore; con l quale si prova, che i brutti giuochi, e le brut
zate di onestarelz pubblicamente le vostre disoneste Rappresentazioni con il venerando; ed onestissimo nome del Matrimonio.
n burla i negozi gravi, e importanti, i quali non si devono trattrare con burle. « Non adhibendo2. 2. q. 168. a. 3. ad. 3.
e cose di S. Chiesa; come già facevano nel Teatro gl’Istrioni Gentili con gravissimo peccato di scacrilega derisione. Cauie
lui non trattano, per deriderlo, e porlo in gioco in quella guisama, con che già il famoso Comico Genesio, non ancora conv
mortali; e sssi per ordinario non se ne astengono; massimamente , che con quegli scherzi Teatrali, con quelle sceniche burl
non se ne astengono; massimamente , che con quegli scherzi Teatrali, con quelle sceniche burle si porge a semplici qualche
a cercti Commedianti meno osceni degli altri osceni; però la coprono con il manto Matrimoniale, facendo, che l’Azione osce
o con il manto Matrimoniale, facendo, che l’Azione oscena si concluda con l’onesto Matrimonio. E quindi Beltrame scrive. « 
r parte impuri attori, e però coprono il viso dell’illecita disonestà con la maschera della modestia; e dopo avere ammorbat
maschera della modestia; e dopo avere ammorbato il Teatro, e la scena con la puzza di un Recitamento burlesco infame, e dis
, e odoroso, aggiungendo, come fiore di soavità il fine Matrimoniale, con che si termina la Commedia. Non basta mutare prim
scena niente si frapponga di brutto, o d’ingiurioso a Dio. Ma chi può con buona ragione negare, che non si fa ingiuria a Di
na un Sacramento, ovvero il suo contratto civile, e conclude il tutto con i gridi, con i plausi, e con le risate degli Spet
nto, ovvero il suo contratto civile, e conclude il tutto con i gridi, con i plausi, e con le risate degli Spettatori ? Diss
uo contratto civile, e conclude il tutto con i gridi, con i plausi, e con le risate degli Spettatori ? Disse una volta un G
i peccato: perché rappresentano un Matrimonio; e il tutto si conclude con una risata grassa grassa. Ed io dico che con quel
; e il tutto si conclude con una risata grassa grassa. Ed io dico che con quel Matrimonio finto, r disonestamente rappresen
sperge nelle anime il suo veleno. « Faltias abscenditur, si può dire con S. Vincenzo Ferrerio Trat. Vitæ spir. c. 12., sub
e ha grandissima forza presso molti, e molto qualificati personaggi. Con la seguente Nota toccheremo i tasti per questo su
iamo in ogni luogo seguire l’arbitrio del voler nostro. Ove soggiorna con maestà un Principe, noi ivi, non con trascurata l
del voler nostro. Ove soggiorna con maestà un Principe, noi ivi, non con trascurata libertà, ma con sommo accorgimento di
iorna con maestà un Principe, noi ivi, non con trascurata libertà, ma con sommo accorgimento di gran riverenza conversiamo:
fine du un Rappresentato Matrimonio, per introdurre le Donne in scena con i discorsi di lascivo, e scandaloso amore; e la r
E Bonaccina tiene per illecito il mirare l’addomesticamento dell’uomo con la Donna, e dice. « Est peccatum mortaleDe matr.
te accese d’amore; tuttochemf lecito sia il fare modestamente l’amore con fine di Matrimonio; perché la pubblicità è scanda
un centinaio di persone ? Sogliono comunicar segretamente gli affetti con qualche modesto guardo, o saluto; ovvero con qual
segretamente gli affetti con qualche modesto guardo, o saluto; ovvero con qualche segreta ambasciata. Mi dica un poco per s
are in pubblica scena lascivamente il suo innamorato, ragionando sola con quello solo, e facendo atti, e altre cose indecen
ttatori della Commedia suppongono, che quel negozio d’amore si tratti con segretezza, e non si faccia in pubblico. Ma io ri
non si faccia in pubblico. Ma io rispondo, che quel negozio si tratta con oscenità, e il supposto è falso evedentemente, e
popolo vituperosi ruffianesimi, e innamoramenti di persone favellanti con parole tanto affettuose, e ardenti, che accendere
nel mezzo delle nevi: e poi dicono, e professano di onestare il tutto con il fine di un finto Matrimonio. Questa finzione è
onano d’amore, massimamente nella presenza di molti deboli di virttù, con apportare per scusa il buon fine del matrimonio;
ini al fine dell’utile; e fanno l’arte Comica per vivere onoratamente con la giusta mercede meritata con le loro fatiche; e
l’arte Comica per vivere onoratamente con la giusta mercede meritata con le loro fatiche; e se dilettano modestamente, ciò
Comica si opporrà, credo, al mio pensieroC. 16.; perché lo cinvicerei con l’autorità del fino Beltrame, che scrive con bel
6.; perché lo cinvicerei con l’autorità del fino Beltrame, che scrive con bel garbo così. Chi era con la comune opinione, n
l’autorità del fino Beltrame, che scrive con bel garbo così. Chi era con la comune opinione, non merita particolare censur
chiunque sisia umano operatore è animato dalla speranza dell’utile: e con l’esca dell’utile si corre all’onore, poichè l’av
tano biasimo, come che si abusino dell’Arte, il cui fine è di giovare con una dilettevole, modesta, e virtuosa Rappresentaz
odurre vizi nel Mondo; ma per correggerlo dai vizi; e per ammaestrare con viva voce, e con apparenza i semplici. E nel fine
ondo; ma per correggerlo dai vizi; e per ammaestrare con viva voce, e con apparenza i semplici. E nel fine del Capo conclud
suono spaventoso ai peccati, e di grazioso invito alle virtù: ma essi con le lor disoneste oscenità invitano, e ammaestrano
ro onorata, diede un largo sfregio di grande, e perpetuo vituperio; e con l’esborso del piacere altrui comprò a se medesimo
etti degli Spettatori; ovvero per servire al cenno di qualche Signore con speranza di buon guadagno. L’anno 1638. mi narrò
narrò in Sicilia un Comico, Capo di una Compagnia, che egli una volta con i suoi Compagni si trovava in una principalissima
ti d’amore non basta, che si supponga esser lecita nei libri stampati con la pubblica approvazione dei Superiori ? Si de
rrei piùttosto sentir dalla sapienza altrui, che andarla investigando con la mia debolezza: mala cosa non avere forza di Gi
l’anno 1636. in Bologna, Città dottissima, e approvata dai Superiori con questa forma. « Vidit D. Polycarpus Paganellus; C
diremo per rispondere a quella difficoltà fondata sui libri stampati con l’approvazione dei Superiori ? Io rispondo, che q
nella modestia, e virtù da quei Comici del nostro tempo, che non solo con le Femmine, ma con altre oscenità, vituperano l’A
irtù da quei Comici del nostro tempo, che non solo con le Femmine, ma con altre oscenità, vituperano l’Arte, e sono degname
acramenti i Commedianti. Eppure ambedue sono Santi, e furono amici: e con tutto ciò sono i pareri loro diversi. Ed io dico,
pratica disonesta tenuta nel recitare. Ed il 2. la moderata maniera, con la quale si può, e si deve fare ogni Cristiano Re
Teatro, per far la parte sua nell’Azione, senza parlare amorosamente con oscenità ? Alcuni domanadano. Se la comparsa d
do. Io non ho ancora trovato presso alcun Dottore la precisa risposta con i suoi termini a questa difficoltà: e però, oltre
issime Commedie mercenerie è proposta ornata lascivamente, e parlante con tale affetto. Che se questa materia amorosa si le
concesso alle Comiche il comparire ornate, e parlare in pubblico, ma con avviso, e precetto, che non usassero alcuna parol
sciret turpiter ab aliquibus esse amandam ». E prova la sua dottrina con ragione, e autorità, e aggiunge, che secondo i Do
ta, come cagione onesta, la necessità, o l’utilità del guadagno fatto con il medesimo recitamento, dal quale, quando non pu
ove potrebbero godere antidoto di vita. Dico 4. Se la Donna si adora con animo di essere disonestamente amata; tutto che n
tore il fatto della S. Vedova Giuditta, la quale pare, che si ornasse con intenzione di prendere nel laccio della disonestà
ogni macchia di calunnia, e di peccato. Ora io domando. « Quo animo», con che animo, e con che fine la Comica ordinaria si
alunnia, e di peccato. Ora io domando. « Quo animo», con che animo, e con che fine la Comica ordinaria si adorna ? Con anim
animo», con che animo, e con che fine la Comica ordinaria si adorna ? Con animo, e fine di piacere «moraliter; vel carnalit
sa peccherà solo venialmente. Così espressamente insegna Castro Palao con Sanchez, e Bonaccina, dicendo ad una Donna. « Si
lche numero di peccati veniali cagionati da i Comici, e dalle Comiche con le loro poco modeste azioni, e vani ornamenti. Io
ovani, e di molti altri deboli di virtù, costringe a dire, che molti, con l’occasione di trovarsi presenti alle Commedie po
poi altro ne crescono in un grande, e rovinoso incendio. né di questo con me per ora altra prova, che la confessione dei me
liere dalle Commedie stampate, come da tanti giardinetti; quei fiori, con i quali stimano di potere comporre le azioni loro
sì. Le nostre CommedieC. 753. sono simili a quelle, che sono stampate con licenza dei Superiori, e molte volte sono le stes
mento dei mercenari Commedianti ? Io rispondo, che le Azioni, stmapte con l’intervento di Done, fanno gran danno ai Lettori
re volte erano l’insegna delle Librerie, e assiduamente dei Librai. E con tutto che sia così, e che la S. Inquisizione vigi
perte oscenità, che vi leggono, e intendendole servono spiritualmente con gravissimo danno della virtù. Quindi nel Decreto
nte con gravissimo danno della virtù. Quindi nel Decreto sono ripresi con le parole di S. Girolamo i Vescovi, e i Sacerdoti
die, e i versi poetici dai figliuoli loro, e dai nepoti. E credo, che con tanto zelo quel Santo Dottore scrisse quell’ammon
o se di breve, basterà che si oda la voce femminile dentro la Scena. Con tutto ciò se alcuni introducessero, massimamente
imamente in Azioni sacre, Giovinetti savi, e onesti, vestiti da Donna con non troppo sfoggiate; e pompose vesti, e senza li
ispetti degnissimi di gran cautela. Aggiungo. Molte Commedie stampate con qualche oscenità di Donna, o di altro, si tollera
osì dico io nel nostro caso delle Commedie stampate, e delle recitate con la femminile oscenità d’amoroso, e lascivo ragion
ascivo ragionamento. Dall’altezza del Cielo teatrale cadono i fulmini con violenza maggiore, che dalle parti superbe della
te lnaguiscono per difetto di vigorosa azione; ma in quello feriscono con vivezza di rappresentazione . La forza Comica del
erfetto suo non fu senza difetto; e l’oro di lui, si collegò talvolta con il vilissimo piombo, e tra le sue perle si trovò
, tenuto per buon Teologo universalmente da isuio Cittadini, discorse con me nella proposta forma: quasi che con il titolo
e da isuio Cittadini, discorse con me nella proposta forma: quasi che con il titolo d’amor Platonico si potesse giustificar
rse un’amore meritorio del Santo Paradiso ? Non credo; perché Platone con tutti i suoi amori non può far salire tanto in al
 ? Quanto è raro ? Confessare di amare una bella Donna, e dichiararsi con parole affettuose, e proprie di un lascivo Amante
o, si servono quelli, i quali palliandomm l’infame concupiscenza loro con titolo di amore Platonico, e facendosi scudo dei
Xenofonte, di Eschine, e di Cebete, non si avvedono gli infelici, che con artificio privo di ogni arte, e pieno solo di ogn
ati, e che non si accorgono della stolida lor malizia; ed essi miseri con la sregolata vita loro rinnegano l’amore di Iddio
pernicioso, e scandaloso ai deboli Auditori, che sentendo reagionare con termini poco onesti di qmore Platonico, restano i
ionare con termini poco onesti di qmore Platonico, restano infiammati con l’amore Platonico, e cadono in mille peccati degn
in diligenza vi andò: e cominciando la riforma degli sformati costumi con zelo di vigilantissimo Pastore, trovò, che passav
one, che i fautori degli osceni Commedianti pretendono rendere onesto con la scusa ai amor Platonico, questo amore non è bu
aette, che i Guerrieri Cristiani lanciano contro le Teatrali oscenità con l’arco della scolastica dottrina. né Platone è Ca
di bastevole difesa, contro l’assalto di quei Teologi di Cristo, che con il brando della giusta ammonizione troncano l’alt
bano levare dal pubblico Teatro; benché vi parlino di materie amorose con maniere poco modeste; perché una tal levata è arg
troppa severità, e per conseguenza, chi la procura, cerca di palesare con vituperio la sua troppa rigidezza. Beltrame difen
il suo chiarore in faccia di un moltiplicato sole. Crisostomo scrive con senno in un Sermone. « Nunc per Deum severitasSer
Cioè. Ora Iddio per mezzo della severità dona la vita; ed il Demonio con le lusinghe reca la morte. Ma ponderiamo un poco
ella, sopra alla quale passeggiano le immondizie, che ognuno dovrebbe con ogni diligenza correggere. Io rispondo. Alle volt
restò bruciato miseramente; onde l’infelice ne gemeva, e ne sospirava con grande dolore. Che poi i Lussuriosi abbiano ogni
simo, che ognuno dovrebbe correggere la scena del cuore, e custodirla con diligenza secondo l’avviso del Cecchino, e molto
ai lussuriosi nuova occasione di moltiplicare i peccati; eppure la dà con la comparsa delle Donne discorrenti lascivamente
corregge, né custodisce la coscienza; e nondimeno credo probabilmente con il Boccacina, che pecca, chi senza legittima scus
esto rispondo a questa difficoltà, dicendo. So, che alcuni discorrono con tal tenore. Se non è lecita la comparsa delle Don
camente di proposito, forse non sono stati porposti ai Sig. Superiori con istanza, che si proveggamq a tale abuso. In S. Ch
i: l’iniquità ancora ha la sua stagione per maturarsi, onde alla fine con il tempo si matura, e cadendo manca. Molti errori
altre Commedie oscene non curano di faticare, sapendo, che piacciono con le oscenità, che hanno pronte. Ma se fosse un Sig
l rappresentare lascivi amori: ed egli non punto curasse di consultar con in dotti: anzi ricusasse d’udir ragioni, o di ved
ir ragioni, o di veder scritture contrarie al suo volere, professando con i fatti una viziosa ignoranza: l’esempio di un ta
tto, anzi timor di peggio: onde bisogna ricorrere all’Onnipotente Dio con l’orazione, e con le lacrime, supplicandolo di ri
peggio: onde bisogna ricorrere all’Onnipotente Dio con l’orazione, e con le lacrime, supplicandolo di rimediare efficaceme
’orazione, e con le lacrime, supplicandolo di rimediare efficacemente con l’aiuto suo. L’uomo zelante, dice Agostino, « per
il Gran Padre dei lumi, che sgombri il buio di quei tenebrosi orrori con il chiarissimo lampo della sua divina luce. Rispo
ondannano; benché non sia stata ancora condannata affatto, e proibita con legge Imperiale , ovvero un Decreto Papale. Mi vo
gge Imperiale , ovvero un Decreto Papale. Mi volgio dichiarare meglio con questo racconto. Un Teologo voleva stampare un’op
’operetta contro le Teatrli oscenità l’anno 1639. Ed egli fu impedito con l’autorità di un principale Superiore, il quale e
, anzi moltissimi Dottori, dai quali è condannata esplicitamente, non con titolo di convenienza, e zelo predicatorio, ma co
splicitamente, non con titolo di convenienza, e zelo predicatorio, ma con obbligo di necessità, e rigore scolastico Teologa
nzi maggiore diligenza nell’elezione di quel sacro Personaggio, a cui con titolo di confessore si compiace di confidare il
dero, che non sia di mestieri, che io travaglimt molto nel rispondere con molte dottrine lungamente al presente Quesito, ma
Principe dichiara come egli portarsi debba verso il suo Confessore; e con tale occasione spiega insieme le qualità, delle q
nviene, che sia fornito il medesimo Confessore. Discorre il Cardinale con idioma latino; ma io lo trasportoqui in Italiano
rre il Cardinale con idioma latino; ma io lo trasportoqui in Italiano con ogni fedeltà; in modo che da tutti possa essere c
raticato. L’eterna salute del Principel. 1. c. 6., dice egli, dipende con modo meraviglioso dal suo Confessore: e si leggon
lti esempi ripieni di grande orrore, nei quali si vede la dannazione, con che i Confessori insieme con i Principi lor penit
orrore, nei quali si vede la dannazione, con che i Confessori insieme con i Principi lor penitentisono precipitati nei dolo
ine di sua vita. perché volesti essere Giudice non potendo combattere con vitù contro l’iniquità, e temendo la faccia dell’
i ancora egli Curiale, e Cortigiano. E finalmente si mostri tale, che con una vera umiltà, e santità abbia congiunta una mo
olpabile. Parimente di rado acvviene, che quell’ignoranza non apporti con sé scandalo per i sudditi, i quali facilemente st
etti dal penitente, ma piuttosto gli addossa sulle sue spalle insieme con glialtri errori, che dissimula nel medesimo penit
bligare, o obblighino il penitente, studino gli Autori, e si consigli con uomini dotti, e pii segretamente; e trovando, che
tti, e pii segretamente; e trovando, che il Penitente erra, lo avvisi con la debita modestia, e rispetto: e tenga pronte le
la dissimulando secondo le regole teologali. Per le quqli si può dire con Reginaldo. « Ad vitandum grave nocumentum publica
ori dei Superiori grandi a fare per loro bontà un poco di riflessione con me su quello, che spiega questo dottissimo Teolog
comparsa delle Donne parlanti d’amore in scena. Io dirò il mio senso con alcuni punti, riportandomi sempre a migliore giud
ta comparsa: perché i Predicatori molte volte la biasimano; i Dottori con i libri stampati sempre la condannano; le voci di
rie per l’osservanza della divina Legge. Dico 3. Tale ignoranza porta con sé scandalo in pregiudizio di molti sudditi; perc
ttono molti peccati. E però il confessore deve levare quello scandalo con avvisare il Superiore, ricordandogli di quella gr
grazia per quella comparsa: al qua danno deve rimediare il Confessore con dare l’avviso necessario al penitente: perché « b
no sufficienti, o no, per la tolleranza; ed egli può far tal giudizio con le dottrine degli Autori, che hanno scritto della
li Autori, che hanno scritto della materia Comica, e delle Comiche, e con la consulta di uomini virtuosi, dotti, e pratici
da all’avviso nelledebite circostanze , da solo a solo; e soprattutto con molta piacevolezza, ed umiltà. « Sermoni suo ita
onf. c. 3. sect. 8.E credo sarebbe molto ben fatto l’offrire l’avviso con qualche Scrittura composta di buone ragioni, e sp
l’avviso con qualche Scrittura composta di buone ragioni, e spiegare con chiarezza, e brevità; in modo che l’avvisato le p
modo che l’avvisato le potesse leggere, rileggere, e ponderare da sé con molta maturità, ed attenzione, che così conoscere
alomone; quasi volgia accennare, che come il vizioso non s’approfitta con gli avvisi, così il virtuoso avvisato corregge i
essere buon maestro di sicurezza. E chi può soddisfare alla sua sete con l’attingere l’acqua dalla fonte, non cerca il rus
l medesimo Padre Giovanni de Lugo non ancora promosso al Cardinalato, con desiderio di essere illuminato; se nel mirare la
essere il Catone, e il Nestore della mia scrittura; e di significarmi con libera brevità il suo pensiero. Fui consolato nel
non condanno ogni comparsa femminile in scena, mi rimandò il Quesito con la breve aggiunta del suo giudizio disteso nella
onati dalla pubblica comparsa delle impudiche Comiche nel Teatro; ove con tante parole disoneste, e con tanti gesti brutti
delle impudiche Comiche nel Teatro; ove con tante parole disoneste, e con tanti gesti brutti nuociono gravemente a quelle a
bunda humilitate »; come ne avvisa Clim. E quando l’umiltà si collega con una buona ragione, impietra facilmente, che le me
, impietra facilmente, che le medesime suppliche ci ritornino segnate con il grazioso, e desiderato Fiat. Voglio raccontare
pagnia di Commedianti, i quali facevano nel Palazzo Regio le Commedie con gran concorso delle Dame, e dei Cavalieri. Compar
e Dame, e dei Cavalieri. Comparivano nelle pubbliche scene le Comiche con i loro discorsi amorosi, e scandalosi alle person
ombra, benché minima, di censurare i Superiori, compose una scrittura con ragioni, parte di convenienza, e parte di necessi
e parte di necessità; e la presentò per mezzo del suo P. Provinciale con forma di Supplica al detto Principe, che non la s
a, e breve Operetta scolastica, fatta da Girolamo Fiorentino Lucchese con titolo di Comædiocrisis; stampata l’anno 1637. ch
orale, e prosimo pericolo di peccare mortalmente; e a questo concorre con la licenza il Superiore. 2. perché la solita vist
i debolissimo spirito vi sarà uno, anzi più di uno, a cui si può dire con le parole dello stesso Crisostomo. « Spectasti, i
niquitatem operatus es. ho. 3. de penit »  e a tale iniquità concorre con la licenza il Superiore. 3. perché il mirare la D
ente in persona viziosa, la vista di quella donna, che compare ornata con vezzi di lascivia, e vuol dilettare ? « Si ille,
ficientur ? » Crisostomo hom. 7. in Mat. E a tale cattività concorre con la licenza il Superiore. 4. perché il Superiore d
in banco, ive molti fanno peccati: e questi peccati può egli impedire con negare la licenza alle Donne. Dunque la deve nega
are; perché questo è modo più facile, e più efficace, che le predica, con la quale non s’impediscono affatto i peccati, ai
, con la quale non s’impediscono affatto i peccati, ai quali concorre con la licenza il Superiore. 5. perché occorre spesso
azza, o trova in Chiesa una Donna, non lascivamente acconcia, la mira con curiosità, e resta preso. Ora che farano quelli,
upiscentiam. » Crisostomo ho. de David, et Saule. E a questo concorre con la licenza il Superiore. 6. perché chi dice. Si p
tque intuitum elegantem attigerit formam protinus extorit animum », o con il consenso, o con la tantazione pericolosa, e pr
ntem attigerit formam protinus extorit animum », o con il consenso, o con la tantazione pericolosa, e prossima al consenso.
uanti molti sono, che la ordinano a cosa nociva ? E a questo concorre con la licenza il Superiore. 8. perché la Donna pecca
i quali per piacere, si adorna; e se è brutta per natura, si acconcia con arte: né per salire in banco, o par comparire in
i suoi vani ornamenti scandalosi per molte anime. E a questo concorre con la licenza il Superiore. 9. perché spesso avviene
vita attuale di Donna in banco, o in scena ferisce l’animo di alcuni con un peccato; ma anche la sola ricordanzanc di lei
; ma anche la sola ricordanzanc di lei dopo qualche tempo lo trafigge con nuovi peccati. « Qua spectasti, ad memoriam recur
atur abire sine opere, tamen ipsa per se perit ». E a questo concorre con la licenza il Superiore. 10. perché nel vedere qu
no de speci. « Amat, dum spectat. » E a questo indegno amore concorre con la licenza il Superiore. 11. perché in Roma non s
enza di salir in banco alle Donne, e di consultare il caso molto bene con i Teologi. Così fece Monsignor Mastrilli già Arci
issimo conto, che dovranno dare nel punto di morte: onde possono dire con Agostino. « Nos cum timore nominus, quam periculo
sta sublimi sede reddatur. » 12. perché le Donne in banco, o in scena con il Buffone, o con altri frappongono per ordinario
eddatur. » 12. perché le Donne in banco, o in scena con il Buffone, o con altri frappongono per ordinario parole, o gesti o
dinario parole, o gesti osceni: ovvero altri le frappongono trattando con le Donne: onde qulle Azioni meritano il titolo di
. 1. c. 9. Io non so, come si possano in alcun modo questi Spettacoli con apparenza di ragion difendere, se vogliamo vivere
rascuragginend dei Principi, e dei Prelati, che lasciano di procurare con Editti; e con pene la libarazione di si grave, e
dei Principi, e dei Prelati, che lasciano di procurare con Editti; e con pene la libarazione di si grave, e contagioso mal
bbligati, e non facendolo, sommamente rei di eterno castigo. Concludo con S. Tommaso 2. 2. q. 168. a. 3. Egli condanna i Co
a osservano lungo temponf; perché fanno, che più facilmente piacciono con l’impurità. Quindi saggiamente la Signoria di Gen
erazione ai Commedianti, ma proibire affatto le Commedie; e le proibì con eterna lode del suo glorioso nome. Questo esempio
regola a tutti i Principi di Cristianità. Io finisco la mia Supplica con le parole di un zelante Dottore supplicante in qu
ichee. » Che se a questa Supplica sarà negata ora la grazia, piangerò con dolore la rovina di molte anime; e supplicherò il
ntito, ed esaudito in altro tempo. Il benignissimo Principe ricevette con un cuore pieno di docilità tutte le considerazion
e considerazioni, che ristrette nel foglio gli erano state presentate con umiltà: ne molto differì la grazia consolativa de
nti ad andarsene fuori dal Regno. Così fu ragguagliato il Predicatore con lettere congratulatorie di amici, e egli ne ringr
incipe Vice Re, e degnissima di essere seguita da ogni gran Superiore con l’imitazione. Il bene risplende in ogni soggetto
itando la facondia Ciceroniana, ha posto l’Arte Comica in concorrenza con l’Oratoria; e parte con la beltà mirabile, parte
oniana, ha posto l’Arte Comica in concorrenza con l’Oratoria; e parte con la beltà mirabile, parte con la grazia indicibile
a in concorrenza con l’Oratoria; e parte con la beltà mirabile, parte con la grazia indicibile, facendosi divulgare per la
a età. Non lascio da parte quella Lidia gentile della mia patria, che con si puliti discorsi, e con si bella grazia, piange
quella Lidia gentile della mia patria, che con si puliti discorsi, e con si bella grazia, piangendo un dì per Adriano, las
Scena, quella bella Maga d’amore, che alletta i cuori di mille amanti con le parole, quella dolce Sirena, che ammalia con s
cuori di mille amanti con le parole, quella dolce Sirena, che ammalia con soavi incanti le almenh dei suoi devoti Spettator
da Tullio: e questo, che dico io qui in breve Italiano, egli dice ivi con lunga spiegaturani latina. E nel c. 11. scrive ch
era femminile, oscena, e scandalosa. E però Crisostomo tante volte, e con forza di tanto zelo, e di zelante spirito s’infia
otti astutissimi, e sfacciatissimi, i quali poi contaminano il Teatro con le oscenità; e se trattano con le Comiche in Scen
imi, i quali poi contaminano il Teatro con le oscenità; e se trattano con le Comiche in Scena, non si astengono da gesti la
on è batteria per mia offesa; ma è piuttosto muro per difesa: né egli con la sua Dottrina favorisce punto la scandalosa com
a scandalosa comparsa delle Comiche mercenarie, e oscene; ma discorre con disegno di sterminare dai banchi, e dalle scene o
e. La lettera di V. R. Con l’inchiusa scrittura mi ha trovato a letto con podagranj e chiragank, cioè prigione della divina
letto con podagranj e chiragank, cioè prigione della divina Giustizia con ceppi ai piedi, e con catene alle mani: onde perc
chiragank, cioè prigione della divina Giustizia con ceppi ai piedi, e con catene alle mani: onde perché non posso scrivere,
particolare a detta scrittura; come mi domanda: ma posso solo per ora con questa affermarle generalmente, che io non ho ami
e nello stesso modo la sua Dottrina: bene spesso fa comparire vestiti con diversa livrea e pensieri del suo intendimento: n
imento: né egli molto cura, che quello, che intende spiegare talvolta con le regole della mondana, e ordinaria Politica, si
retenderà talvolta un dotto lodare precisamente la finezza dell’Arte, con che una persona iniqua, e scellerata offende Iddi
llenza la parte loro, acquistando gran lode dall’Azione rappresentata con squisitissimo artificio. E forse in questo senso
ia s’introducono nobili Matrone, grandi Signore, ed eccelse Regine. E con questo può ben bastare, che sia cosa illecita, e
to può ben bastare, che sia cosa illecita, e peccaminosa: come se uno con parole, e gesti pudici, pieni però di artificio,
a nel favellare, addormentata nel gestire, che ha perpetua inimicizia con la grazie, etiene con la bellezza differenza capi
mentata nel gestire, che ha perpetua inimicizia con la grazie, etiene con la bellezza differenza capitale. Si vede dunque,
o Ruffiano; avrebbe, dico, detto, meritano gran lode nel recitare; ma con tal detto non gli avrebbe giustificato dal peccat
tal detto non gli avrebbe giustificato dal peccato commesso recitando con scandalo degli spettatori deboli di virtù. Si lod
rte, chi merita stare nell’Inferno per la colpa. Dico 4. Egli dipinge con i colori della sua eloquenza quelle 4. Donne, com
o, che colei meriti il titolo di Diabolica Vittoria; poichè cagionava con la squisitezza scandalosa dell’arte al Demonio mi
ro le anime di molti Spettatori, fiacchi posseditori di quella virtù, con che si mantiene il possesso della divina grazia.
di chi la mira, e di chi la lode: ma ove si negozia d’amoroso affetto con termini, e con modi vergognosi, e pieni di modest
e di chi la lode: ma ove si negozia d’amoroso affetto con termini, e con modi vergognosi, e pieni di modesto rossore; oh g
ma l’avrà modesto. E artificioso: e di più si farà sentire, e vedere con vivezza di premeditato discorso, con saette di ba
di più si farà sentire, e vedere con vivezza di premeditato discorso, con saette di balenanti sguardi, con vezzi di bocca r
con vivezza di premeditato discorso, con saette di balenanti sguardi, con vezzi di bocca ridente, e con le potenti lusinghe
corso, con saette di balenanti sguardi, con vezzi di bocca ridente, e con le potenti lusinghe di una persona tutta ben comp
, o per certissima relazione, che i Commedianti, e i Ciarlatani vanno con le loro Femminelle attorno per tale stato; e fann
le loro Femminelle attorno per tale stato; e fanno le solite Commedie con i discorsi amorosi: e nondimeno tollerano; e non
nte addottrinati: segue la gigantesca superbia, chi combatte il cielo con le montagne. Rispondo. Veramente la nebbietta di
i nella Teologia. Una volta un valent’uomo chiaram, ente di disse. Io con il riparodi questo argomento estrinseco mi difend
iuxta cap. Cum iam dudum, de prebend ». Io ora dichiaro il mio senso con questo odine. Dico 1. La difficoltà di questo pre
idogli chiamino, e provvisionino le Compagnie dei Comici; in modo che con le loro Comiche facciano le oscene Rappresentazio
modo i detti principalissimi Sig. e Superiori mostrano bastevolmente con i fatti, e con il governo loro presenziale quello
rincipalissimi Sig. e Superiori mostrano bastevolmente con i fatti, e con il governo loro presenziale quello, che sarebbe c
ntissimo, che tutti gli altri eseguissero nella propria giurisdizione con una Politica, con una santa Politica, e prudente
i gli altri eseguissero nella propria giurisdizione con una Politica, con una santa Politica, e prudente imitazione. Io so
buona ragione; o almeno che paresse nel tempo più dissoluto dell’anno con probabile speranza d’impedire qualche male maggio
del banco, o della scena: ma sarebbe necessario consultare il dubbio con i Teologi, e con i pratici virtuosi, e zelanti de
la scena: ma sarebbe necessario consultare il dubbio con i Teologi, e con i pratici virtuosi, e zelanti del pubblico bene;
suprema, e principalissima. Tocca agli inferiori Governanti vigilare con sollecitudine all’esecuzione del debito; né devon
mette assolutamente; o se si permette alle volte, la permissione sarà con sufficiente ragione, o la debita moderazione: e p
sa delle Femmine parlanti d’amore in scena, o nel banco; massimamente con riguardo della pratica, e della debolezza di spir
, e della debolezza di spirito di moltissimi Uditori, risponderebbero con una totale proibizione. E certo fondatamente; per
questo grande abuso dell’oscenità teatrale, che per ogni banda corre con tanta libertà, ed impurità. Dice saggiamente il g
sapere, quanto siano grandi. Così spiega il suo senso il Ribadaniera. Con ragione dunque bramo io, bramo ardentemente, che
lle cose rettamente, nondimeno, temono e forse di esporre liberamente con parole il proprio sentimento. « Ab aulis quorunda
omma chi comanda a tutti, deve differire i suoi comandamenti, chi può con essi rimediare a gravissimi inconvenienti. Non vo
ortato caldamente da un Illustrissimo Vescovo di Sicilia l’anno 1639. con questa forma di parlare. Voi Padre con le vostre
escovo di Sicilia l’anno 1639. con questa forma di parlare. Voi Padre con le vostre fatiche predicatorie, e con le scrittur
sta forma di parlare. Voi Padre con le vostre fatiche predicatorie, e con le scritture scolastiche avete fatto frutto nel n
giurisdizione. Ma dico bene, che col tempo né qui, né altrove durerà con perseverante fermezza. Però elle in Roma supplich
altrove durerà con perseverante fermezza. Però elle in Roma supplichi con Memoriale alla sacra Congregazione dei Vescovi, e
llora; così desiderai, e desidero tuttora praticarlo felicemente, non con un solo, e semplice Memoriale alla sacra Congrega
e, non con un solo, e semplice Memoriale alla sacra Congregazione, ma con la presente Opera, che con Titolo di Ricordo mand
ice Memoriale alla sacra Congregazione, ma con la presente Opera, che con Titolo di Ricordo mando ad un amico; ma bramo sia
emi Principi, Prelati, Governatori, Magistrati, e simili; in modo che con il potente correttivo di salutare moderazione pro
pato nell’Eccelsa, e Serenissima Città di Venezia l’anno 1639. diceva con tale tenore. Quanto gli Spettacoli saranno più on
ciascun fedele, che professa l’osservanza della divina legge, procuri con la debita cautela di astenersi dalla composizione
2. O per accidente, essendo udita da persone deboli di spirito. 3. O con l’argomento impuro. 4. O con un’impura parete del
udita da persone deboli di spirito. 3. O con l’argomento impuro. 4. O con un’impura parete dell’Azione. 5. O con un Interme
O con l’argomento impuro. 4. O con un’impura parete dell’Azione. 5. O con un Intermedio turpe. 6. O con parole, ovvero con
con un’impura parete dell’Azione. 5. O con un Intermedio turpe. 6. O con parole, ovvero con alcuni fatti, ovvero con il mo
te dell’Azione. 5. O con un Intermedio turpe. 6. O con parole, ovvero con alcuni fatti, ovvero con il modo d’impurità morta
un Intermedio turpe. 6. O con parole, ovvero con alcuni fatti, ovvero con il modo d’impurità mortale. 7. O con la comparsa
ovvero con alcuni fatti, ovvero con il modo d’impurità mortale. 7. O con la comparsa di Donna vera, Comica di professione,
cordo, detto, la Qualità, scritto a voi o Amico, in modo che possiate con le dottrine, e a rigore scolastico, distinguere l
ria sua, e a molto frutto spirituale dei Fedeli. Tra tanto mi consolo con il giudizioso detto di Salviano. « Hoc infructuos
m, et magnificum est» , disse quell’antico, e io dico ora, e concludo con il dotto Salviano. « Infructuosum non erit, quod
usa dicendo. Io son casta di mente. Pag. 97. Alessandro avrebbe corso con i Re suoi pari. Pag. 45. Amore. La materia amoros
due sorti. Pag. 33. Ballerina castigata dai Diavoli. Pag. 154. Uccisa con bastone. Pag. 155. C Caccia del Pesce Spada
. 11. E ne fece un altro contro gl’immodesti. Pag. 12, 13. consultava con molti Dottori. Pag. 15. Carlo V una Costituzione
Al Cristiano non basta il nome. Pag. 20. Ciarlatano nuoce alle anime con parole, e gesti. Pag. 40. Uno dilettava con Favol
arlatano nuoce alle anime con parole, e gesti. Pag. 40. Uno dilettava con Favole modeste. Pag. 93. Un altro conduceva due F
este. Pag. 93. Un altro conduceva due Figliole. Pag. 108. Due modesti con ridicolo si acquistarono audienza. Pag. 98. Congr
i. Pag. 121. Nuoce in Teatro, in casa. Pag. 124. Una riceve la visita con immodestia. Pag. 125. Non è obbligata seguire il
ato. Pag. 126. Anche brutta alle volte è amata. Pag. 141. Nuoce assai con la grazia. Pag. 144. E col canto. Pag. 144, 145.
canto. Pag. 144, 145. Ragioni di levarla dal Teatro. Pag. 245. Nuoce con la ricordanza. Pag. 170. Discorre senza oscenità.
nza oscenità. Pag. 176. Poche così procedono. Pag. 177. Molte peccano con le parole. Pag. 177, 178. Vecchie spiacoiono. Pag
nodale di S. Carlo contro i Comici. Pag. 12. Perché non fosse fermato con distinzione de i buoni dai rei. Pag. 19. Decio Li
Pag. 71, 139, 245, 246, 143, 173. Se pecca, o no coprendosi il petto con velo trasperente. Pag. 38. Comparsa quasi nuda in
Non è obbligata ad obbedire al Marito in cosa brutta. Pag. 38. Nuoce con le parole. Pag. 72. Modesta alletta. Pag. 258. Fu
ag. 164,165. alle volte pecca venialmente. Pag. 166. Altre moralmente con intenzione gravemente viziosa. Pag. 167. Non pecc
zoni perché. Pag. 257. È ambiziosa. Pag. 115. E Equivoco osceno con belle parole non è lecito. Pag. 27. Anzi è peggio
la Donna in scena. Pag. 73. G Gentiluomo se può recitare, o no con i Comici. Pag. 42, 43. Sig. Card. Giovanni de Lug
bruciano. Pag. 197. Non si devono introdurre a ragionare lascivamente con Donne in scena. Pag. 209. H Hitrionens Che
Comica era visitata. Pag. 126. Matrimonio è rappresentato dai Comici con peccato. Pag. 201. Non ogni atto matrimoniale è l
atrimoniale è lecito in pubblico. Pag. 207. Meretrice vestita da uomo con Banditi. Pag. 162. Una si vergognò di peccare in
nco di piazza né donna, né uomo. Pag. 248. Romito vinse la tentazione con porsi alle narici carne fracida. Pag. 171. S
na castigata da Dio. Pag. 159. Una scandalosa. Pag. 169.158. Scrivere con distinzione della Commedia non offende 2.3. Santi
rendre : nessuna. bw. [NDE] Comprendre : da. bx. [NDE] Comprendre : con molta cautela. by. [NDE] Comprendre : condanna.
dy. [NDE] Comprendre : se ci fossero stati dei Re che avrebbero corso con lui. dz. [NDE] Comprendre : ornamento. ea. [NDE
necessitano di. im. [NDE] Original: impedicato. in. [NDE] Original: con raccorne. io. [NDE] Comprendre: a giovamento. i
2 (1649) Della Cristiana Moderazione del Teatro. La soluzione dei nodi pp. -
io, che si può fare di quelle Commedie, che si rappresentano tal’hora con titolo di onesta Ricreatione da persone ascritte
Congregatione. In Firenze, Appresso Gio. Antonio Bonardi. MDCXXXXIX. Con licenza de’ SS. Superiori. A SANTO PORFIRIO CO
teccato della Terra. Tu lieto godi il premio, e cingi le beate chiome con l’aurea Corona  : e noi, bramosi di riposo, sospi
n ænigmate » veggiamoa tra il chiaro oscuro, e tra l’ombre di Fede, e con timore, e incertezza della salute, l’Autore del v
lega, e derisoria Commedia in sacra, e gloriosa Tragedia, confermando con lo spargimento del sangue, e con la concepita, e
ra, e gloriosa Tragedia, confermando con lo spargimento del sangue, e con la concepita, e pubblicata, e professata Fede di
o, e cristiano Teatro alcuna brutta apparenza di viziosa Oscenità. Fa con la tua santa, e potente impetrazione, che la mode
onfortato all’acquisto della salute  : acciocché, come tu confondesti con il tuo martirio l’Apostata Giuliano, indegnissimo
ella tua protezione: e però al fine di ottenerla, ora, e di continuo, con affetto umilissimo ti adoriamo, e invochiamo.
guadagno diabolico 48. Sesta, dell’Interesse Economico. 49 P. 12. Se con ragione si biasimano le Commedie Mercenarie, già
r far peccato, né per mal fine alle Commedie Oscene; e pochi vi vanno con tal’animo, basti, per andarvi lecitamente. 113. P
o. 119. P. 18. Se la buona Fede, e l’Ignoranza scusi dal peccato, chi con quelle va alla Commedia Oscena. 120. P. 19. Se l’
Perché in molti Popoli molte Persone Nobili, e molte Popolari restano con l’animo irresoluto: se si possa andare lecitament
50. P. 1. Se si possono permettere i Commedianti Osceni;poiché vivono con quell’Arte. 151. P. 2. Si aggiungono alcuni Casi.
229. P. 11. Se i Commedianti vogliono ammaestrare i Semplici al bene con le Commedie, perché tanti Autori li riprendono. 2
può sperare da chi vuole scrivere, ò parlare contro i Comici Osceni, con la debita distinzione da’ Comici Modesti. 253 L’A
, che s’aspettano, sono finiti; e si spera, che stamperanossi f , uno con Titolo di Ammonizioni a’ Recitanti; acciocché g
ecitanti; acciocché g si moderino recitando senza peccati. E l’altro con Titolo d’Istanza a’ Signori Superiori; acciocché
ompiacciano di dare la necessaria e cristiana Moderazione del Teatro, con la quale rimangano godibili cristianamente tutte
a sperato, e spera, che ora, o almeno in altro tempo, sia per seguire con non poca utilità dei Cristianesimo. Concludasi du
per seguire con non poca utilità dei Cristianesimo. Concludasi dunque con le parole di S. Agostino Ser. 39. ver. Dom. , co
ludasi dunque con le parole di S. Agostino Ser. 39. ver. Dom. , come con un buono avviso a tutti i Comici moderati e non m
te Thalleleo pianse per 60 anni. pag. 148. Accademiche Commedie fatte con gran spesa 52. fatte oscene da’ Giovani si ripren
mente 134. Può, e deve informarsi della qualità della Commedia 11. Va con fine di peccato implicite all’oscena 114. Alle vo
oria 90. Non si avviliscono senza le Commedie turpi 90. Anzi si fanno con quelle 91. P. Claudio Acquaviva, che rispose circ
este 82. È di quattro sorti 52. Le Accademiche, o le Cantate si fanno con gran spesa 52. Le fatte da’ Giovani cittadini osc
i, e di Venerdì 71. uno recitando acconsentiva al pensiero di peccare con la Comica 29. Vanno alle città principali, e ad a
o tali Comici 163. Non si possono permettere 153. Etiandio che vivano con tal arte 153. Hanno difficoltà a lasciarla 153. U
riori, o Principi 186. Sempre sono stati ripresi 237. Alcuni difesero con S. Tommaso le loro Commedie oscene 229. Ma confus
79. Consuetudine sia ragionevole 16. Quale sia tale 16. 19. S’induce con due atti 16. Non toglie il ius divinum 16. 17. Co
e 16. 19. S’induce con due atti 16. Non toglie il ius divinum 16. 17. Con che si corregge la cattiva 20. Conversazione uman
le come pecchi senza obbligo di restituzione 106. 207. Correzione sia con piacevolezza 5. Con che mezzi si può fare a’ Comi
obbligo di restituzione 106. 207. Correzione sia con piacevolezza 5. Con che mezzi si può fare a’ Comici osceni 256. Cosim
Commedia oscena 141. E perché 141. 142. Duca Serenissimo come rimediò con grazia ad un inconveniente del Teatro 99. E Esemp
i Battista Carminata. Vedi Carminata. Giovane va alle Commedie oscene con intenzione cattiva 11. Vestito con teletta colori
a. Giovane va alle Commedie oscene con intenzione cattiva 11. Vestito con teletta colorita sì, che pareva nudo 24. Parte da
Vestito con teletta colorita sì, che pareva nudo 24. Parte dal Teatro con pensieri di peccato 35. Non è degno d’assoluzione
le Commedie oscene 189. Libretti di Confessione, o impuri si leggano con cautela 63. Libri lascivi letti per la buona lati
vo non giova 34. Chi sia malo 133. Malinconia ne’ Grandi 126. Si leva con la Commedia 127. O con altro 128. Materia leggera
a malo 133. Malinconia ne’ Grandi 126. Si leva con la Commedia 127. O con altro 128. Materia leggera in Venereis scusante d
anno cacciate 160. 161. Si paragonano col Comico osceno 158. Il viver con quell’Arte non è ragione di permetterle 153. Come
etterle 153. Come aiutino le Convertite 199. Moltiplicano i peccatori con le Commedie oscene 233. Mescolino Comico modesto
50. P Pambo Abate pianse vedendo una Donna trista 248. Papa si nomina con gran lode 182. 183. Parole oscene infiammano 56.
a Commedia 50. Peccato nemmeno veniale è lecito 116. Puniti i veniali con gravi pene dell’altra vita 219. Maggiori peccati
permettano 72. Platone cacciò i Poeti 83. Ponte della Carraia caduto con danno di molti, e con morte di altri 250. Pompeo
e cacciò i Poeti 83. Ponte della Carraia caduto con danno di molti, e con morte di altri 250. Pompeo con che preservò il su
a Carraia caduto con danno di molti, e con morte di altri 250. Pompeo con che preservò il suo Teatro 70. Predicatore non di
nte proibirle 195. Perché tollera i Comici osceni 185. Che si può far con lui, quando vuole le Commedie oscene 186. Pecca s
. Si può permettere alle volte 206. 208. 210. Scrivere della Commedia con distinzione 4. Gli Scrittori Santi l’approvano 4.
mici, e Ciarlatani osceni nelle piazze 11. Secolare non si scusa bene con dire d’esser avvezzo a mirar Donne, e udirle libe
cena peccano 105. Non peccano 108. Urbanità moderna la troppa serietà con Giochi onesti 10. Uso non fa lecite le Commedia o
onviene al Savio, che alle volte si moderi dalle fatiche, e si riposi con quiete. « Et hoc est, scrive S. Tommaso, quod Phi
ve, che uomini segnalatissimi dell’antica stagione ricrearono l’animo con il sollazzevole trattenimento del gioco « Non ne
. ser. 204. de temp. » All’incontro è felice, chi usa il medicamento con buon successo di compiuto ristoro. Non si deve gi
e da virtuoso Comico; e inferisco. Dunque non è ragionevole scorrere con la penna, o con la lingua confusamente al riprend
omico; e inferisco. Dunque non è ragionevole scorrere con la penna, o con la lingua confusamente al riprendere le teatrali
osi dal condannare quelle che sono virtuosamente composte, e recitate con la cristiana moderazione. Ed io in questo sempre
moderni Mercenari Commedianti, o Ciarlatani; cioè lo deve riprendere con la debita distinzione delle moderate, e virtuose,
stirpazione de’ vizi, e introduzione de’ buoni costumi: onde non solo con puro affetto, ma con dovuta riserva scrivono semp
e introduzione de’ buoni costumi: onde non solo con puro affetto, ma con dovuta riserva scrivono sempre condizionatamente,
ri, così dobbiamo procedere nello scrivere contro le Commedie cattive con la debita riserva, e distinzione delle buone. E q
ne delle buone. E quando occorre di confutare qualche cosa, lo faremo con moderazione, con piacevolezza, e con amore senza
quando occorre di confutare qualche cosa, lo faremo con moderazione, con piacevolezza, e con amore senza ingiuria di alcun
onfutare qualche cosa, lo faremo con moderazione, con piacevolezza, e con amore senza ingiuria di alcuno, e senza sdegno; a
scrive Seneca. « Unus tibi nodus, sed herculaneus restat » Ep. 88. ; con tutto ciò ricercano la soluzione; perché sogliono
nuvolette, che fanno oltraggio alla bella luce della verità. Concludo con S. Cirillo. « Cum autem multæ sint ciuscemodi con
er bene, che siano tollerate? Eppur è vero. « Non desunt, si può dire con S. Cipriano, vitiorum assertores blandi,et indulg
i difensori delle correnti Commedie, che hanno delle immodestie: onde con ragione scrive in breve il P. Luigi Albritio Pred
2. o per accidente, essendo udita da persone deboli di spirito. 3. o con l’argomento impuro. 4. o con un’impura parte dell
udita da persone deboli di spirito. 3. o con l’argomento impuro. 4. o con un’impura parte dell’Azione. 5. o con l’Intermedi
o con l’argomento impuro. 4. o con un’impura parte dell’Azione. 5. o con l’Intermedio turpe. 6. o con alcune parole, ovver
o con un’impura parte dell’Azione. 5. o con l’Intermedio turpe. 6. o con alcune parole, ovvero con alcuni fatti, ovvero co
l’Azione. 5. o con l’Intermedio turpe. 6. o con alcune parole, ovvero con alcuni fatti, ovvero con modo d’impurità mortale.
rmedio turpe. 6. o con alcune parole, ovvero con alcuni fatti, ovvero con modo d’impurità mortale. 7. o con la comparsa di
le, ovvero con alcuni fatti, ovvero con modo d’impurità mortale. 7. o con la comparsa di Donna vera Comica di professione,
sit. l. 1. offic. » Alle quali parole aggiunge, quasi interpretando con spirito Cristiano, e religioso l’ingegnissimo Teo
del Vitello, dice la sacra Scrittura, « surrexerunt ludere » non solo con giochi di salti, di canti, e di balli, « saltando
e monte vidit Moses c. 32. 6. », come nota il P. Cornelio; ma di più con impurità fornicarie onde alcuni Rabbini espongono
sollazzi, trattenimenti, e cose finte per burla; ma sono da senno, e con reale successo una vera miseria, e un verissimo a
ità, pieno, e colmo di gravissime offese di Dio: che però si può dire con Crisostomo: « Non dat Deus ludere, sed Diabolus.
ontanus l. 1. de amore. » Bene spesso il detto per gioco si eseguisce con i fatti non fatti per gioco. Io so che Platone al
esta, usata per frenare i viziosi dall’iniquità, e non di quelle, che con disonesto trattenimento aggiungono esca al fuoco
i lui, e la Rappresentazione fatta nella pubblica scena per dilettare con il gioco del teatro. Né alcuno, usi per l’auditor
la irriverenza verso Iddio: onde il sacro ConcilioSess. 4. di Trento con gravissime parole lo proibisce. Ora io noto quell
lecito il gioco osceno per la ricreazione dell’animo; perché l’animo con le cose brutte, e lascive non resta ricreato, ma
are al Cielo grandissimo numero di anime Cristiane. E però io ricordo con Chrisotomo a’ Signori Superiori. « Teatralibus lu
iniquitatem evertetis; omnem pestem extinguetis. hom. 38. in Mat. » Con levare gli osceni giochi Teatrali, leverete l’ini
roso Predicatore S. Francesco Saverio della Compagnia di Gesù, di cui con titolo di Apostolo dellex Indie ha rappresentata
Sanctorum. Iudith c. 16. l. 1. off. c. 23. » Era giocondo il popolo con festa e allegrezza propria de’ Santi. E tutti i C
e fuggiti da ciascuno, come si fugge la peste. Et io dico a ciascuno con le parole di un Savio. « Fuge, fuge pestem: spern
dico dalla cura; anzi egli si sforza di sovvenire al bisogno di tutti con i suoi medicamenti. Si sente proclamare bene spes
gilare diligentemente gli Ufficiali, acciocchéaa non seguano scandali con danno del pubblico, e virtuoso governo. Il saggio
sono fatte, come nota un Savio Cornelio a Lapide., « Christianalia » con molti esercizi di pietà, e particolarmente con qu
de., « Christianalia » con molti esercizi di pietà, e particolarmente con quella santa invenzione di esporre con solennissi
zi di pietà, e particolarmente con quella santa invenzione di esporre con solennissima pompa, e con nobilissimo apparato il
ente con quella santa invenzione di esporre con solennissima pompa, e con nobilissimo apparato il Santissimo Sacramento: la
Macerata, Città molto pia, e tra le principali della Marca d’Ancona, con occasione di alcuni Padri della Compagnia di Gesù
d’Ancona, con occasione di alcuni Padri della Compagnia di Gesù, che con Apostolico zelo tentarono d’impedire il recitamen
rra il caso il virtuosissimo P. Niccolò Orlandini, nobile Fiorentino, con il tenor seguente. « Principes juventutis (ut est
invenzione; e tutt’ora si continua in tanti luoghi, come tutti sanno, con grande accrescimento della divina gloria, e con n
hi, come tutti sanno, con grande accrescimento della divina gloria, e con notabile moderazione della carnevalesca ricreazio
essa da Santa Chiesa, e frequentano le mortificazioni, e i Sacramenti con maggiore spirito: che però in molte Città si fann
te Città si fanno Comunioni generali, e i Predicatori ad alta voce, e con ardente zelo avvisano i popoli, che si guardino c
i ad alta voce, e con ardente zelo avvisano i popoli, che si guardino con diligente sollecitudine da’ moltiplicati, e peric
colosi lacci, che Satanasso pone loro nel trattenimento carnevalesco, con fine di tirarli seco legati nell’eterno tormento.
si deve applicare una simigliante medicina di spirito, e di dottrina con speranza di giovamento Punto terzo. Se l’uso ant
acqua di una graziosaad fonte scorre limpida e chiara, se ne può bere con utile, e con diletto: ma se per sinistro accident
graziosaad fonte scorre limpida e chiara, se ne può bere con utile, e con diletto: ma se per sinistro accidente s’intorbida
re con utile, e con diletto: ma se per sinistro accidente s’intorbida con bruttezza, non se ne può usare con speranza di fr
per sinistro accidente s’intorbida con bruttezza, non se ne può usare con speranza di frutto, né con sapore di giovevole di
torbida con bruttezza, non se ne può usare con speranza di frutto, né con sapore di giovevole diletto. Dilettoso, e giovevo
amarsi tollerabile, e anche virtuoso: ma poi intorbidato, e macchiato con detti, e gesti osceni per colpa degli immodesti C
 ». Così quella delle Commedie oscene, « quia invitant ad delicta In cons . 192. n. 2. ho. 62. ». Et a quanti peccati invita
elicta In cons. 192. n. 2. ho. 62. ». Et a quanti peccati invitano, e con quanti peccati si commettono le oscenità teatrali
ti invitano, e con quanti peccati si commettono le oscenità teatrali? con moltissimi. « In Teatro scrive S. Crisostomo, fas
egem naturalem, vel divinamo non habet locum consuetudo. » E qui dico con la comune, che la legge Divina, e naturale obblig
. tr. 21. c. 4. n. 140. et n. 428. di peccato, e concede il ricrearsi con onesto trattenimento. Dunque non ha valevole forz
onsuetudo sit reiciatur. ». Legga chi vuole il resto, io qui concludo con l’Ostiense. « Ubicunque consuetudine servata peri
e servata periclitaretur anima, non valet. in sum. Tit. de condu. » E con Gio. Francesco Pico. « Consuetudo tandiu tolleran
guasto, e contaminato, come al tempo di Noè, quando il peccato comune con le acque comuni del diluvio restò purgato, e non
ù grave male; poiché o tal male non si schiva, ovvero si può schivare con altro mezzo, che con l’uso permesso delle Comiche
o tal male non si schiva, ovvero si può schivare con altro mezzo, che con l’uso permesso delle Comiche oscenità. Rimane dun
: però il far contro ad esse è un voler disseccar un fiume col fango, con la polveai ; poiché tal materia ancorché intorbid
e Comiche del nostro tempo. A dunque è certo, che la Divina Scrittura con moltiplicate sentenze condannatorie, come con mol
che la Divina Scrittura con moltiplicate sentenze condannatorie, come con moltiplicati colpi tronca, e recide i capi di que
ncipi superiori al nostro umano intendimento, devono da noi riverirsi con umile ammirazione, e non stimarsi manchevoli per
per fede, che sono scritte per impero del sapientissimo Sig. Iddio, e con lo Spirito Santo; benché non sappiamo precisament
tezze del Teatro ogn’uno sa, che sono scritte non col dito di Dio, né con inspirazione divina, ma con umano spirito, o di v
che sono scritte non col dito di Dio, né con inspirazione divina, ma con umano spirito, o di vanissimo plauso, o di viliss
no spirito, o di vanissimo plauso, o di vilissimo lucro; per non dire con impurissima suggestione di Satanasso, il quale po
purissima suggestione di Satanasso, il quale poi fa colorire il tutto con una falsa apparenza di utilissimo diletto. Dico i
o Barbieri concede, che ora non è lecito far comparire in scena donne con parte della vita denudata. E questo è sentimento
che egli in realtà era vestito, ma pareva ignudo a chi non lo mirava con molta accuratezza: quindi seguì, che un principal
spirituale dai Dottori. E in altri luoghi della Scrittura il narrato con apparenza illecita alle volte è figura, ovvero pr
t l. 22. contra Faustum c. 43. ». Concludo la risposta a questo Punto con la riflessione, che mecoam ragionando fece un Dot
mento dal cibo, anche di natura velenoso, quando prima vien preparato con il modo buono, e con la debita correzione. Le osc
di natura velenoso, quando prima vien preparato con il modo buono, e con la debita correzione. Le oscenità sono di loro na
oro natura velenose, è vero  ; ma dai modesti, e virtuosi Attori sono con tal modo corrette, e temperate nelle sacre Azioni
ciose. Ma domanderà unoaq. E quale deve esser questo modo  ? Rispondo con un giudizioso, e erudito Moderno, il quale avvisa
hibeatur, ut cesset periculum. s. 1. in Decal. C. 8. n. 2. » Dichiaro con questo caso. Io m’immagino di trovarmi, come infa
che da essi non si fa sentire a parlare in scena il lascivo Quintiano con ardente amore del suo brutto e focoso desiderio:
essi è indotta a pubblica vista la scellerata vecchia Anfrodisia, che con un interessato, e brutto negozio tenti, e inviti
disonesto Amante: ma il tutto, per essere osceno, o vien significato con brevissima relazione d’altri, o pure vien suppost
gi da gli occhi, e dall’orecchie degli Spettatori. Ora non credo, che con questo modo tanto corretto, e moderato procedereb
arole impudiche, e oscene, né gesti brutti, e disonesti: anzi né meno con parole pudiche si devono spiegare intenzioni, e c
parole pudiche si devono spiegare intenzioni, e cose impudiche: onde con ragione Agostinol. 2. de Civit. C. 8. condanna qu
to libitu est Venus: adulteria non fiunt licita », perché si trattano con onestissime parole. E io dico, che non è nuovo in
lo più di vita infame, e scandalosa, e fanno quell’Arte per guadagno con mille sorti di allettamento al peccare, almeno co
al sacro decoro, nel Sinodo Provinciale Fiorentino fatto l’anno 1573. con la presenza dell’Arcivescovo D. Antonio Altovito
rissima l’opinione contraria, la quale ultimamente è stata confirmata con gagliardissime ragioni dal P. Baldellito. 1. l. 3
simamente si ritrattò, tuttoche prevenuto dalla morte non pubblicasse con la stampa la sua Retrattazione l. 9. de matr. D.
ttazione l. 9. de matr. D. 46. n. 10., pubblicata poi dal P. Baldelli con queste parole. « Imo, et Sanchiez in quodam manus
matr. L. 9. d. 46. n. 11. Commedianti, e Ciarlatani, lo possono dire con verità i loro Spettatori. E lo possono anche conf
pplico l’animo, e acconsento all’impudico pensiero di quella Femmina, con la quale recito in Commedia, e le tocco le mani,
narie Commedie d’oggi dì per ordinario non sono macchiate leggermente con oscenità, ma riescono tanto immodeste, che in ess
oce: all’arme, all’arme. Discorre, e scherza; ma scherzando si spiega con accortezza per acconcio di questo, il Comico Barb
girata sopra della rea, e proponiamo, che la Commedia fosse recitata con ogni rilassazioneat, anzi con ogni libertà e vedi
poniamo, che la Commedia fosse recitata con ogni rilassazioneat, anzi con ogni libertà e vediamo un poco, che male può mai
male possa fare un mal Comico recitando, farà col suo dire osceno, o con i suoi gesti lascivi commuovere un inesperto Giov
on ti leva le facoltà: e poi poni cura, che la Commedia non ti lascia con questo incentivo, che avanti che finisca, ti fa m
scudo per difendere anche la immodesta: e pure la difende, difendendo con moltiplicate guise, e con raddoppiati argomenti l
la immodesta: e pure la difende, difendendo con moltiplicate guise, e con raddoppiati argomenti la Comparsa delle vere donn
andi aliena onestati », e cose altre tanto indegne, che possiamo dire con San Bernard. « Velato semper nomine appellanda ».
e è questo. Porre sossopraaw i Regni, e le Province. Io dico, che non con Glosse testuali, ma con bruttezze Teatrali, il Co
raaw i Regni, e le Province. Io dico, che non con Glosse testuali, ma con bruttezze Teatrali, il Comico di rilassata Azione
di povero galantuomo; ma si stende in mare, e si slarga molto bene, e con molto artificio a fine di fare una tratta buona,
ra, locanda, mangiar bene, e bere meglio, e anche tal’ora, banchettar con la sua brigata oltre al vestire sempre in modo e
ar con la sua brigata oltre al vestire sempre in modo e fare i viaggi con tale comodità, che chi non conoscesse la sua Comp
o cagionati dal Comico: non dimeno aggiunge, che sono anche rimediati con qualche correttivo. Ma noi ponderiamo i detti mal
etti mali, e i correttivi loro. I mali sono questi. Col dire osceno o con gesti lascivi commuovere un inesperto Giovane a l
lascia Cristiano il Giovane commosso; e che la Commedia non lo lascia con quell’incentivo libidinoso; perché avanti, che fi
poi vede la maritale conclusione di due Amanti; vede, e vedendo beve con gli occhi nuovo ardore onde si può accomodare a l
impiagato da saetta di sozzo pensiero: e partendo pensa, e ripensa, e con moltiplicati pensieri moltiplica i peccati: onde
può sapere, quanto siano grandi. Dica chi vuole, e dirà bene: vincono con la grandezza loro la stimazione nostra; e erra, c
sta che Ganassa, Comico Italiano, e molto facetoba ne’ detti, andò la con una Compagnia di Comici Italiani, e cominciò a re
i altro suo compagno, non era bene, e perfettamente inteso, nondimeno con quel poco, che s’intendeva, faceva ridere consola
nde di Spagna. La Commedia Spagnola non è oscena: non macchia il viso con il colore di turpitudine, e non ha il difetto del
sogno di qualche interpretazione per avverarsi, e si può interpretare con questi detti. Dico prima. A tempo del prudentissi
i, e Comici cominciarono a fare solamente Rappresentazioni Spirituali con modestissima ricreazione degli Spettatori. Ora io
sposta di quel gran Signore è verissima nel senso, che io ora ammetto con umile, e profonda riverenza. Dico secondo. La com
oscene: e ambedue sono Spagnoli, e pratici del buono, e reo costume, con che procedono i moderni Comici de’ regni Hispani.
rovina i buoni costumi: dove sono tanti Demoni, che stanno instigando con male suggestioni, quante sono lo persone, che ivi
gno di qualche distinzione , per avverarsi, quella proposizione detta con voce comune. La Commedia Spagnola non è oscena. N
il dire. La Commedia Spagnuola non è oscena. Bisogna, che si accetti con la debita distinzione. Scrive il medesimo P. Aleg
dottrina insegnata moltissimi anni nelle pubbliche scuole, e spiegata con molti volumi stampati; e con altri, che egli prev
anni nelle pubbliche scuole, e spiegata con molti volumi stampati; e con altri, che egli prevenuto dalla morte non ha mand
issima città di Sicilia, ove io allora abitavo, certi Comici Spagnoli con le Comiche loro facevano le Azioni, intrecciando
Comiche loro facevano le Azioni, intrecciando al solito ragionamenti con tale espressiva del caldo affetto di Cupido, e co
olito ragionamenti con tale espressiva del caldo affetto di Cupido, e con tale eccitamento delle sue fiamme, che più person
ssero quasi per forza, e fossero sentite di segnalata virtù, e armate con la frequenza de’ Santi Sacramenti, nondimeno conf
i, e spirituali; ma poi nel recitamento dichiaravano i peccati brutti con tanti particolari, e con tanta vivezza, che la di
el recitamento dichiaravano i peccati brutti con tanti particolari, e con tanta vivezza, che la disonestà compariva smasche
medie ora nel palazzo di uno, e ora nel palazzo di un altro, e sempre con Auditorio pieno, e gran concorso; e con molta off
palazzo di un altro, e sempre con Auditorio pieno, e gran concorso; e con molta offesa di Dio, e grave rovina spirituale di
irituale di molti, che, udendo, e vedendo quelle oscenità, dichiarate con la maniera, e efficacia comica, non si ritenevano
a, e sono illecite a virtuosi Comici, professori di ricreare i popoli con un onesto trattenimento. Ove si vede maturato il
. Ove si vede maturato il malore della stessa postema, ivi si ferisca con lo stesso ferro; e si applichi il medesimo corros
gino per un largo, e spazioso campo: il male della radice non si leva con l’ampiezza del nativo suolo: per tutto il radical
Cristiano; sono cose illecite, e indegne. Cosi parimente io dico; che con la tinta dell’indegnità merita di essere fregiata
ici Regni eretti Teatri, e fatte Scene, che mostrano chiaramente, che con la vita del mondo devono conservarsi in que’ paes
lusione, ove paragona la Commedia ad un fiume non intorbidato, e dice con piacevole querela. « Con tutto ciò vi è, chi ha p
Commedia ad un fiume non intorbidato, e dice con piacevole querela. «  Con tutto ciò vi è, chi ha più diletto d’intorbidar t
riceverono quelle teatrali vanità; ma i virtuosi le disprezzarono: e con fondata ragione; poiché secondo il giudizioso avv
non volere, smascherare le correnti, e mercenarie Commedie, e mirarle con diligente accuratezza al vivace lume della vera d
oscenità. In quanto alla prima non mancano ragioni le quali io spiego con le seguenti, e brevi Note. Nota prima Della Nov
rie Provincie, e Regni; e giungono nuove alle Città, e Castelli , ove con Azioni parimente nuove, ovvero rinnovate, recano
on Azioni parimente nuove, ovvero rinnovate, recano diletto a’ popoli con la novità; alla quale si aggiunge di più la rarit
la varietà cagiona molta dolcezza; onde quando l’udito non è ricreato con varietà, presto si rende sazio, e infastidito. Ne
anto gusto, che ogni età, ogni sesso, condizione di Mortali si lascia con diletto incantar dalla favola. I Recitanti poi og
, non fanno ridere per laudare il vizio, né col descrivere gli errori con voci scene; ma per l’artificio degli equivoci, o
trare qualche sinistro accidente della persona. Molti gusti confinano con i disgusti; e da molti spassi tal volta si passa
si vestì, e fece vestire altri, da Leone, imitando la spoglia leonina con tele impegolate, coperte di lana composta in vell
ro privi di vita per quell’arsione. Un altro fu portato in luogo, ove con molta quantità di acqua si estinse il fuoco, e eg
mmedie. » Così discorre Beltrame, e replica le stesse cose nel c. 60. con più recise forme di parole; come può vedere, se v
o in gran parte, di materia amorosa, e lasciva; e colà corre il Mondo con gusto maggiore, e con maggior diletto, ove il lus
teria amorosa, e lasciva; e colà corre il Mondo con gusto maggiore, e con maggior diletto, ove il lusinghier Teatro versa c
gusto maggiore, e con maggior diletto, ove il lusinghier Teatro versa con maggior abbondanza simili dolcezze; massimamente
a poco virtuosi, per addottorarsi nell’arte di Amore senza fatica, e con piacere; onde nella pratica compariscono Maestri
arnalità. Nota quinta. Del guadagno Diabolico. L’astuzia si collega con lo sforzo del Demonio, e fa, che egli renda, quan
Commedia. Sopra questo racconto fa il suo commento Beltrame, e scrive con tal forma. Io non so pensar qual fosse il guadagn
orma. Io non so pensar qual fosse il guadagno, che potesse far costui con una favola scenica, se non era a caso un concetto
he poco modeste, peccano mortalmente, vituperando il cristiano Teatro con molte parole sconce, e con molti gesti libidinosi
rtalmente, vituperando il cristiano Teatro con molte parole sconce, e con molti gesti libidinosi: ma anche perché molti spe
vi peccati di oscenità, almeno col pensiero nel Teatro, e poi altrove con più gravi maniere per la ricordanza: questo altro
mico. Piace molto la mercenaria Commedia per ragion’ Economica: cioè con piccola spesa si compra un gusto grande. L’udir C
Economico; poiché ogni passatempo costa più della Commedia. L’inverno con quella poca moneta risparmi i lumi, e il fuoco di
ga l’Inferno aperto per ricevere, chi va alla Commedia corrente, e io con tutto ciò vi vorrò andare». O stoltezza veramente
i vantava di trovarsi presente alla Commedia del continuo, e di udire con suo grandissimo gusto i Recitanti. Onde pi risana
ebbero allegare. Anche a molti piace molto la domestica conversazione con una pubblica meretrice; e nondimeno sempre non è
rum fecit, et abiit. »Ser. 7. de tempore t. 10. Punto duodecimo Se con ragioni si biasimano le Commedie Mercenarie, già
ame impugna la spada per difesa della sua professione, e schermendosi con grazia dice graziosamente così nel c. 54. « Chi n
a da me non conosciuta. Le Commedie de’ Signori Accademici sono fatte con grande spesa: quelle di certi Giovani della Città
mici sono fatte con grande spesa: quelle di certi Giovani della Città con men riguardo all’onestà delle nostre: e molte se
delle nostre: e molte se ne fanno per alcuni rigiri. Ora se le nostre con minor interesse più riguardo, e senza altro fine,
ontro di sé alcune risposte, e si sforza di soddisfarvi, e impugnarle con vivezza. Ma io nel presente Dubbio discorro con q
isfarvi, e impugnarle con vivezza. Ma io nel presente Dubbio discorro con questa forma. E’ vero, che gli Scrittori, i Pred
rado, e quasi per accidente; e però non v’è bisogno di tanto rimedi. Con tutto ciò confesso, che una Commedia, o mercenari
medie della prima sorte, dice egli, sono de’ Signori Accademici fatte con grande spesa. E io aggiungo. Veramente il fare tr
nozze, o di altra congiuntura, comandano, che siano fatte, e si fanno con quella spesa grande, che richiede la maestà, e la
hiede la maestà, e la liberalità de’ Padroni: né può Beltrame né deve con l’esempio di quelle Azioni far schermaglia per di
certi Giovani della Città, e delle quali, dice Beltrame, che si fanno con minor riguardo all’onesta delle sue. E io dico, c
Gentildonne ad una Commedia, che essi avevano in ordine per recitare con titolo di onesto trattenimento carnevalesco. Si c
to il Recitamento, fece chiamare a suoi principali di que’ Giovani, e con una gagliardissima riprensione rimproverò loro l’
hé dicano delle sboccatagini; e le dicano a loro modo, e capriccio, e con quegli equivoci, che più gli garbeggiano; e ciò s
scandali, e che peccati possono seguitare, e seguitano le più volte, con l’occasione di quella moltitudine di tante Donne
uttezze, e le gravi scelleragini, che si conducono a fine molte volte con la scusa, e con la coperta di una Commedia. O sce
avi scelleragini, che si conducono a fine molte volte con la scusa, e con la coperta di una Commedia. O scellerata ipocrisi
per dar cibo, e pastura alle sue sfrenate, e affamate concupiscenze: con la Scena tratta quel brutto negozio, e con la Com
e affamate concupiscenze: con la Scena tratta quel brutto negozio, e con la Commedia conclude quel negoziato, che poi gli
re, che il giudizioso Lettore non accetti per vera quella particella, con che Beltrame dice, che le sue Commedie Mercenarie
la, con che Beltrame dice, che le sue Commedie Mercenarie siano fatte con più riguardo all’onestà, che quelle di certi Giov
mortale, e concepiscono nel Teatro osceno quelle fiamme di oscenità, con le quali si fanno degne di ardere nell’Inferno pe
eturpa la sua correzionecon grave errore, né vitupera la sua dottrina con alcun inconveniente. E piacesse alla Divina bontà
anzi desiderabile, almeno per accidente, a fine di spuntar un chiodo con un altro chiodo, e di cavar una spina con un’altr
a fine di spuntar un chiodo con un altro chiodo, e di cavar una spina con un’altra spina: ma la pratica del negozio riesce
ano Commedie tollerabili, e senza riprensibili oscenità: mai io tengo con la comune opinione de’ Teologi, che molte, fatte
e per un poco, dall’atto vizioso del gioco; o dalla rea conversazione con una trista Femminella, o da altro inconveniente:
azione con una trista Femminella, o da altro inconveniente: nondimeno con le loro bruttezze rappresentate, e con i Vizi pub
altro inconveniente: nondimeno con le loro bruttezze rappresentate, e con i Vizi pubblicamente, e smoderatamente proposti n
e Poetiche devono contenere due cose; cioè un vero sentimento coperto con qualche similitudine, e un saggio di qualche bell
utilità. Or qui dicono i Moderni Commedianti. Noi questo pretendiamo con le nostre Favole Teatrali; rappresentiamo, con tr
Noi questo pretendiamo con le nostre Favole Teatrali; rappresentiamo, con tratti di similitudini accomodate all’Auditorio,
o i Modesti Comici; ma non già gl’immodesti, e osceni; i quali se non con l’intenzione, almeno con l’operazione, e Azione p
n già gl’immodesti, e osceni; i quali se non con l’intenzione, almeno con l’operazione, e Azione piena, o almeno abbondante
e nello scandaloso. Propongono cose viziose, e brutte bruttamente, e con diletto; e poi dicono per l’utile, che così la Co
era della carne, e la sentina di tutte le scelleragini. E così dicono con buona ragione alcuni, secondo la relazione di Bel
è il Vizio, viene castigato; le Ruffianarie punite; gli Amori conditi con buone sentenze, e poi onestati col Matrimonio. A
i quello? Ciò solo si può fare, o in voce, o in iscritto, è veramente con le Rappresentazioni. Molti non vogliono sentire l
te l’uomo vede il suo difetto, il quale poi viene biasimato, e deriso con l’ordine della Favola. Vuole questo Comico, che s
sentare pubblicamente un Vizio; perché la Rappresentazione partorisce con diletto e con utile la correzione del vizioso. Ma
camente un Vizio; perché la Rappresentazione partorisce con diletto e con utile la correzione del vizioso. Ma i Dottori avv
’efficace modo correttivo; perché tale Rappresentazione è scandalosa. Con giudizio avviso lo Stradal. 1. Prol. 3. pa. 164..
le, per insegnar il modo di fuggirlo. I Dottori concordemente dicono. Con la Rappresentazione del male, usata da’ Comici, n
nondimeno il riso si caverà da bruttezza non bruttamente palesata, ma con onestà: e così dove si vedranno costumi popolari,
ni e imitazioni delle genti ordinarie essere in maniera composte, che con artificio squisito porgano loro diletto, e insiem
; così la Commedia, per essere tollerabile, deve rappresentare i casi con la debita Moderazione prescritta da’ Dottori, i q
e, non si deve pubblicamente rappresentare. Non nego che chi descrive con arte una cosa, la può mostrare col suo contrario,
vuole insegnare i precetti della Pudicizia, non s’accinga all’impresa con rappresentare in pubblica Scena cose viziose, e i
tissimo. Io abitai una volta in una Città, ove un Religioso predicava con gran concorso: ma che? Senti un giorno dirmi da u
ntorno al 6. Precetto, e i libretti di Confessione, si devono leggere con molta cautela, e per giusta cagione: perché alle
no leggere con molta cautela, e per giusta cagione: perché alle volte con l’espressione di certe cose eccitano specie turpi
nostra Patria si correggeranno; perché sono venuti i Commedianti, che con le Comiche loro faranno le Commedie; e così corre
gneranno a gl’ignoranti il bene; onde la Città tosto si vedrà fiorire con le bellezze delle Cristiane Virtù. Chi ciò, dico,
lerabili; perché correggono dal male, e insegnano il bene: ma io dico con l’autorità de’ Dottori, e con le ragioni, che non
l male, e insegnano il bene: ma io dico con l’autorità de’ Dottori, e con le ragioni, che non sanno tal correzione, né inse
ezze? Ohimè qual magistero è questo, proporre avanti gli occhi i Vizi con gran diletto, acciocché\ tu ammaestri gli Spettat
’ Servi, come da’ Ruffiani; non insegni tu parimente a’ Servi il modo, con che possono ingannare i Patroni? Mentre istruisci
e scuole di scelleratezze; nelle quali purtroppo fa profitto vizioso, con scapito dei virtuoso profitto, la cieca Gioventù
dono; o che discordie nascono; o che scialacquamento si fa di roba; o con quante indecenze, e turpitudini macchia la quotid
Moralità vi è, ma chi se n’approfitta? Chi ne gusta? Chi la considera con giovevole riflessione? Niuno, o quasi niuno. La d
sono Compositori poetici delle Commedie. Dunque la Commedia d’oggidì con un poco di Moralità nascosta, incognita, e poco f
l’oscena Commedia non è tollerabile, ma intollerabile, e perniciosa. Con tutto ciò a nostro tempo meritano lode que’ Comic
’ savi Precettori di Moralità; e come quelli ammaestravano i semplici con figure, con favole, e con invenzioni facete; che
ttori di Moralità; e come quelli ammaestravano i semplici con figure, con favole, e con invenzioni facete; che però Platone
ità; e come quelli ammaestravano i semplici con figure, con favole, e con invenzioni facete; che però Platone trattando di
rectis auribus ».de Regno. Così essi ammaestrano i Viziosi alla Virtù con facezie oneste, e con Favole piene di piacevolezz
gno. Così essi ammaestrano i Viziosi alla Virtù con facezie oneste, e con Favole piene di piacevolezze, ma vote in tutto da
alcuni si tolgono da’ ridotti, e dal gioco altri dalla conversazione con le perdute Femmine e altri da altre occasioni pro
'Opera bella, e grave, sia tollerabile. Un’opera d’ingegno, colorita con la Virtù, e abbellita, con il grazioso cangiante
tollerabile. Un’opera d’ingegno, colorita con la Virtù, e abbellita, con il grazioso cangiante dello spirito Cristiano, me
to Cristiano, merita una Scena d’oro, e un palco d’avorio, per essere con degna, Azione rappresentata a numerosa, e nobile
a, e nobile radunanza di virtuosi Spettatori. Onde il presente Dubbio con la sola proposta suggerisce la risposta a suo fav
ppresentando solamente istorie bellissime, e gravissime; e riuscivano con gran lode, e guadagno degli Attori, e con molto g
e gravissime; e riuscivano con gran lode, e guadagno degli Attori, e con molto gusto, e plauso degli Spettatori; perché si
Attori, e con molto gusto, e plauso degli Spettatori; perché si usava con somma diligenza la purga da ogni minima, e oscena
gni illecita oscenità; ma la censura de’ Dottori li condanna, e prova con efficacissime ragioni, che il moderno, e Comico C
ostri moderni, e mercenari Comici rappresentano talvolta belle storie con ingegnose Favole, e con orditure graziose, sotto
ri Comici rappresentano talvolta belle storie con ingegnose Favole, e con orditure graziose, sotto il titolo d’Opere degne
plauso, e di molta lode: e io per questa diligenza, e fatica li stimo con la comune de’ Teologi, degni di mercede, e di com
ttori, secondo la Cristiana, e necessaria Moderazione. Questi imitano con qualche proposizione l’astuzia di Pompeo, il qual
lla Virtù: e la ragione si è; perché, come piacciono, e forse giovano con l’argomento a molti, così dispiacciono a’ Virtuos
l’argomento a molti, così dispiacciono a’ Virtuosi, e nuocono a molti con l’oscenità. Non so, se si debba credere pienament
o vado alle volte alla Commedia, quando si rappresenta qualche Opera, con la quale godo un poco di modesto passatempo. E co
va di sentire una bella istoria bene rappresentata, e la quale udendo con allegria passava il tempo. Ma la verità si è, che
molte volte intollerabili indecenze: e però si rivegga l’Opera tutta con i suoi Intermedi da giudiziosi, dotti, zelanti, e
, un’Azione degna del Cedro, e non dell’Olivastro. Non voglio toccare con distinto Dubbio quell’Obiezione, che alcuni sempl
attro volte, rappresentando ciascuna: come si vede avvenire tal volta con l’occasione del Recitamento, che si si di una bel
ì i Comici mercenari reciterebbero ogni giorno senza troppa fatica, e con il solito guadagno. Punto decimo settimo. Se s
mi dilungar ebbe troppo dal mio fine principale, che è di rispondere con questo Libro a molte Obiezioni: però rimetto il b
Difficoltà prese da gli Spettatori. San BernardoSerm. 28. in Cant. con avviso di zelante accortezza scrive di alcuni. « 
vano il tormento di molte pungenti, e puzzolenti spine che trafiggono con mortali, e giusti rimorsi coscienze loro. Onde il
e; il quale tosto lo fece cercare, e trovato, e venuto a se gli disse con affetto pietoso: « Padre perché m’abbandonate? »
affetto pietoso: « Padre perché m’abbandonate? » E sentì rispondersi con umile, e riverente libertà: « Signore quando io n
antenne il proposito, e il savio Religioso seguitò poi di confessarlo con scambievole soddisfazione. Questo caso io seppi l
non però condanno quelli, che assolvono; perché stimo, che rispondano con perfezione al debito loro; e che assolvano, e non
gioni. A’ Confessori che insegnano,ovvero approvano certe precisioni, con le quali dicono, che non è peccato mortale interv
per imparate l’Arte di far belle, e ingegnose Azioni: e di recitarle con grazia, con naturalezza, e con tal modo, che ne s
e l’Arte di far belle, e ingegnose Azioni: e di recitarle con grazia, con naturalezza, e con tal modo, che ne segua l’appla
le, e ingegnose Azioni: e di recitarle con grazia, con naturalezza, e con tal modo, che ne segua l’applauso dell’Auditorio,
e’ Recitanti. Di più si va per imparare la virtuosa maniera di vivere con buona, e onorata civiltà, fuggendo i rappresentat
i rappresentati Vizi, e abbracciando le proposte Virtù: il che si fa con molto piacere. Aristotile scrive, « Discere omnib
tione discere esse incundissimum. » Rispondo in due maniere: la prima con ricordare a’ Comici un poco di quel molto, che il
ier Maria Cecchini ha stampati in Padova l’anno 1628. in alcuni fogli con questo Titolo. Frutti delle Moderne Commedie, e c
a, della Politica; poiché il gusto, che se ne trae, è tanto congiunto con l’utile, che quello, gareggiando con queste, par
he se ne trae, è tanto congiunto con l’utile, che quello, gareggiando con queste, par quasi, che il discernere, qual di lor
ordinaria viziosa, e scandalosa. Come dunque possono insegnar il bene con profittevole giovamento degli Auditori? Temo, che
nsegnar il bene con profittevole giovamento degli Auditori? Temo, che con l’insegnar un poco di bene insegnino ancora molto
che I’Auditore, e Discepolo di tali Maestri non profitta nella Virtù con lo studiare; né torna dallo studio divenuto dotto
acitol. 14. An. nota, « vix Artibus onestis pudor retinetur ». A pena con l’Arti oneste l’Onestà si mantiene: che si farà d
ti, le sentenze, i gesti, e l’altre particolarità; per poi servirsene con garbo nelle occasioni de’ loro Drammatici Componi
ppreso: questa piccola esperienza, credo, lo convincerà. Iol. 14. An. con le parole di Crisostomo lo posso avvisare, e preg
ano prima; o pure più licenziosi, e più lascivi. Temo, che si troverà con sperimentale dimostrazione, che l’osceno Teatro M
mici professino d’ammaestrar i Cittadini alla vita della Virtù Civile con le dilettevoli, e modeste Rappresentazioni; nondi
aso avvenuto in Bologna, e dal Cecchino negli stampati fogli spiegato con questo tenore. Un Figliuolo di un uomo di qualche
e udendo ridere, salì le scale, e se n’andò a far prova di correggere con il gusto della Scena il disgusto della perdita: o
appunto quella Commedia, tanto sua., favorita del Giocator Disperato, con tanta squisitezza, e con tanti fruttuosi avvenime
tanto sua., favorita del Giocator Disperato, con tanta squisitezza, e con tanti fruttuosi avvenimenti, che la perdita del d
il quale conosciuto il pentimento, ad imitazione del Padre di Orazio, con gran copia di lacrime gli restituì la sua grazia.
mico, dicendo. Non si può dimeno di non introdurre i beni nella Scena con giochi, e scherzi, al fine che le Commedie non si
ie disoneste, etc. E si vergognino d’insegnar le impurità nella Scena con eterno loro vitupero per sentenza de’ medesimi Co
gliori assai delle oscene; e le quali possono recar onore, e autorità con la loro imitazione. Vero è, che i Commedianti poc
e modeste, e buone Composizioni; ma poi le guastano, e rendono oscene con le loro aggiunte, o mutazioni impure: e forse per
ecitare. Que’ Galantuomini volentieri ne presero una, e la recitarono con molto concorso, e con grande applauso: ma poco do
mini volentieri ne presero una, e la recitarono con molto concorso, e con grande applauso: ma poco dopo ne recitarono un’ a
ande applauso: ma poco dopo ne recitarono un’ altra delle loro oscene con grave cordoglio, e con giusto sdegno di quel zela
dopo ne recitarono un’ altra delle loro oscene con grave cordoglio, e con giusto sdegno di quel zelante Religioso. Tutto fu
ni non furono mai ritrovai. Voglio finire la risposta a questo Dubbio con un ricordo, e con un caso: il ricordo è il seguen
ritrovai. Voglio finire la risposta a questo Dubbio con un ricordo, e con un caso: il ricordo è il seguente. Pochissimi son
delle Comiche Azioni, e assai intendente dell’Arte Teatrale, mi disse con sincera serietà. Io più, e più volte ho avuto pen
avuto pensiero d’andar a sentire le Commedia Mercenarie allo Stanzone con fine di udire que’ ridicoli, che non trovo nelle
ssimi Comici sono ignoranti; e però spessissimo tramano un Matrimonio con brutte, e scandalose oscenità. Punto quarto. S
Le Commedie oscene portano seco, non una scintilla, ma molte fiamme, con le quali sono cagionati molti incendi negli animi
tali rovine e non merita d’essere accettata per buona quella Ragione, con che alcuni discorrono in questo modo. Le Città, C
à, Castelli o Terre, ove non vanno i Comici a ricreare gli Spettatori con le Azioni oscene, non hanno i loro abitanti, e Ci
i di offese di Dio, e di peccati, massimamente di libidine , commessi con l’opere, con le parole, o almeno co’ pensieri. Ol
i Dio, e di peccati, massimamente di libidine , commessi con l’opere, con le parole, o almeno co’ pensieri. Oltre che quell
delle Scene oscene: ma dico quello, che moltissimi dicono, e ridicono con gran senso, e con gran zelo; cioè, che nelle Merc
: ma dico quello, che moltissimi dicono, e ridicono con gran senso, e con gran zelo; cioè, che nelle Mercenarie Scene del n
cioè, che nelle Mercenarie Scene del nostro tempo si pecca gravemente con molte, e varie oscenità:e questi peccati non hann
li alle Città ordinarie nel ricevere le Commedie de’ Recitanti osceni con pochissima loro reputazione, e con moltissimo dan
e le Commedie de’ Recitanti osceni con pochissima loro reputazione, e con moltissimo danno spirituale alle anime de’ propri
e alla scienza de perfetto, e Cristiano governo, illustrano la patria con notabile accrescimento di gloriosa fama. Scrisse
tabile accrescimento di gloriosa fama. Scrisse per acconcio di questo con , giudizioso brevità la penna d’oro del Greco, e E
già che come peste ogn’ anno rovinano le anime, e danneggiano la roba con molta offesa di Dio; con dolore de’ Virtuosi, e c
nno rovinano le anime, e danneggiano la roba con molta offesa di Dio; con dolore de’ Virtuosi, e con una disonesta viltà de
nneggiano la roba con molta offesa di Dio; con dolore de’ Virtuosi, e con una disonesta viltà della Città medesima la quale
Chi si separa dal vilissimo peccato, si congiunge strettamente a Dio con vera, e altissima nobiltà. Punto sesto. Se sare
cene del Teatro ogni Comica impurità, subito si oppongono fortificati con questa Ragione. La nostra Città è nobilissima: go
ano alcune di quelle cose, che mai per l’addietro erano state vietate con la proibizione. E questo punto vale nel caso dell
ra, che v’è, e che si considera, e si stima molto grave, vi si rimedi con efficace, presto, e perseverante provvedimento. E
iù tenuti infami: anzi potevano godere l’onore de gli offici pubblici con accrescimento di stima, e di reputazione. E la ra
una perfetta Moderazione del Cristiano Teatro; e si fanno le Commedie con modesta, ricreazione. Questo bel caso merita lode
ad andar a luogo, ove l’anima sua resti infetta, avvelenata, e morta con le ferite del peccato. E però non giustifica bene
il ricusare l’invito pare una scortesia. Alla quale scusa io rispondo con l’autorità del Cardinal Caietano2. 2. q. 167. a.
ericolo probabile di consentire al diletto della disonestà; e v’andrà con buona intenzione, per servire al suo Principe, e
parere, che non peccassero gravemente quelle persone assai virtuose, con l’accettare l’invito, e con l’andare a quelle lor
gravemente quelle persone assai virtuose, con l’accettare l’invito, e con l’andare a quelle loro poco modeste Rappresentazi
nza gravissimo incomodo rifiutar l’invito, si fortificasse molto bene con spirituali, e potenti preservativi; come hanno co
ativi; come hanno costumato i Santi per non pericolare. Voglio finire con ricordare a quelli, che invitano, la proposizione
. 18. 24. E io quindi prendo occasione di proporre quella difficoltà, con la quale alcuno, professando la legge di singolar
el P. Giulio Mazzarino. Non si deve, scrive egli, accompagnar l’amico con danno spirituale: e solo « usque ad aras » ; e no
r questo siamo tenuti di accompagnare i Consanguinei in qualche luogo con evidente pericolo dell’anima nostra, e detta perd
he una donnal. de spect., fedele vi andò, e d’indi se né tornò a casa con il Diavolo addosso; il quale interrogato, e sforz
ele, rispose arditamente « Iustissime feci: in meo enim eam inveni ». Con giustissimo titolo vi sono entrato; perché l’ho t
a quella servitù, se può senza suo grave danno: ma se non può vi vada con risoluzione di non peccare, e con speranza in Dio
grave danno: ma se non può vi vada con risoluzione di non peccare, e con speranza in Dio, che l’aiuterà; perché così non s
Palao, Merolla. e altri dichiara molto bene questo punto. Io aggiungo con il P. Stefano Bauni, « esse charitatis, ac pruden
ervitore sia debole di spirito, si consigli, quanto più presto potrà; con qualche Persona dotta, e spirituale  ; e le dica
obilmente scrisse quel Nobilissimo Poeta, l’Omero tra’ Latini, quando con l’uso di bella comparazione fece que’ versi. « A
, Ille regit dictis animos, et pectora mulcet. »Virg. Aeneid.l. 1. Con questo riparo si difende tal volta un Personaggio
ssa, di strepito, di grido, o d’altra maniera, e subito vi si rimedia con la presenza del Superiore. Così avvenne in una Ci
o uno nell’Auditorio cominciò a strepitare, e impedire contraffacendo con alta voce il canto del Gallo. Il Principe Padrone
one, che era presente, ebbe pazienza alcune volte: poi alzatosi disse con gravità. Se quel Gallo canta più, io gli farò tir
a, e zelo di buon Superiore non fa poca stima dello spirito suo, deve con ogni diligenza impedire, prima gli scandalosi inc
ima gli scandalosi inconvenienti, che nascono dalle Comiche oscenità; con vietato affatto la Commedia oscena; e poi invigil
he oscenità; con vietato affatto la Commedia oscena; e poi invigilare con la presenza, e con altri buoni ordini; acciocché
etato affatto la Commedia oscena; e poi invigilare con la presenza, e con altri buoni ordini; acciocché non succeda nell’Au
imo P. Dresselio par. 1. del Faetonte c. 19. n. 4. pag. 710. ove dice con tal maniera. Noi con l’imitazione scusiamo tal’or
1. del Faetonte c. 19. n. 4. pag. 710. ove dice con tal maniera. Noi con l’imitazione scusiamo tal’ora i nostri difetti. D
si molto ben giustificare, andando a vedere gli Spettacoli disonesti, con dire. Io non vi vado separatamente: tanti altri v
o non solo, che tu vada a gli Spettacoli disonesti, sempre ti fai reo con andarvi. Così dico io nel nostro punto delle Comm
forse concepirebbe vergognosi pensieri, e arrossito si partirebbe ove con l’esempio di altri si fa animoso nel male, e non
cagiona per ordinario, che si pecchi più animosamente, e che si corra con redine più abbandonate verso il precipizio degli
a gustare le Teatrali oscenità: e essi miseri si consolano insieme, o con tirarvi altri; ovvero con dire: Non vi andiamo so
nità: e essi miseri si consolano insieme, o con tirarvi altri; ovvero con dire: Non vi andiamo soli; pare un naturale alleg
fronte. Io sono dannato; poiché quando sono ripresi de’ peccati loro con minaccia, che andranno all’Inferno ti rispondono
S. Bernardo, socios habere sua damnationis ? »Ep. 111. Applichi a se con proporzione il suo detto lo Spettatore delle Comm
se con proporzione il suo detto lo Spettatore delle Commedie oscene, con che si scusa. Io solo non vi vado; e tema di non
e oscene, con che si scusa. Io solo non vi vado; e tema di non passar con molti dal Comico piacere dei Teatro al Tragico di
s certum consilium sed mallevolentia malum solatium ». Di questi dirò con S. GirolamoEp. ad Asellam.. « Remedium pene sua a
ccantium »  ; Questo è un rimedio, e affliggerà eternamente i Dannati con la disperazione, durissima appendice degli eterni
ssima appendice degli eterni, e infernali patimenti. Adunque concludo con S. Fulgerioserrm. 76.. « Nemo sibi impunitatem de
eccare gravemente, cercano, e ricercano ingegnosamente varie Ragioni, con le quali sperano, e pretendono giustificarsi di m
agioni, con le quali sperano, e pretendono giustificarsi di modo, che con l’approvazione di qualche buon Teologo vi possano
no sa, che si può peccare mortalmente, andando alla Commedia, oscena, con la cooperazione al male; e però dice. Non voglio
ettatori delle Commedie del nostro tempo, peccano mortalmente; perché con gli stipendi loro sono alimentati uomini tanto pe
nché trovi, ovvero presupponga, gli Spettatori preparatissimi insieme con i Comici al Recitamento. È vero, che se il punto
to che vi cooperi, cooperando pecchi senza obbligo di rifare il danno con la restituzione. E dichiara questo con un esempio
nza obbligo di rifare il danno con la restituzione. E dichiara questo con un esempio portato da Navarro , e da Lessio. E di
hiara questo con un esempio portato da Navarro , e da Lessio. E dice. Con voti scoperti pubblicamente si elegge un Superior
pubblicamente si elegge un Superiore in una Comunità  : gli Elettori con la maggior parte hanno eletto una persona indegna
no eletto una persona indegna: vi giunge un nuovo Elettore; vede, che con negare il suo voto, non può impedire l’elezione,
della Verità; tanto merita di essere tenuto in pregio, e considerato con maturità di senno, e di prudenza. A questo senso
la dottrina di cui gli Spettatori ultimi, che vengono dopo il numero, con che si farebbe la Commedia Oscena, non peccano, b
il quale, andando alle Commedie oscene, pretende potersi giustificare con dire. Io non so, se le moderne, e correnti Commed
di tutti, penso che i Commedianti, come Cristiani, facciano l’Azioni con la debita Onestà: e però vi vado senza scrupolo,
rimorso di peccato grave. Rispondo a quello astuto detto. Io non so: con le parole del P. Giulio MazzarinoRag. 110.. È una
e di più vigorose impugnazioni, e gagliarde risposte. E però concludo con S. Gregorio, ove dice, che alcuni «impunitatem pe
o scandalose per l’impudica sfacciataggine di molti, e sono proferite con impurità maggiore, che non è la Teatrale oscenità
no; né paga i pronunciatori, che le proferiscono; ne fa loro applauso con la persona, ne col riso, ne con la lode, né col g
le proferiscono; ne fa loro applauso con la persona, ne col riso, ne con la lode, né col gesto; né va per le strade con vo
rsona, ne col riso, ne con la lode, né col gesto; né va per le strade con volontaria certezza, o con fondata probabilità di
la lode, né col gesto; né va per le strade con volontaria certezza, o con fondata probabilità di udire simili parole stomac
are per sua difesa, chi coopera al Comico, mentre pecca mortalmente e con le gravi oscenità dell’impudica lingua? Risponda
ti scandalosi, e negozi tessuti, e ritessuti, aggruppati, e disciolti con molte circostanze provocative efficacemente alla
pirituale della Virtù  : onde lo Spettatore se ne parte per ordinario con molte piaghe mortali ricevute nel cuore: e se egl
r far peccato, né per mal fine alle Commedie oscene, e pochi vi vanno con tal'animo. Basti per andarvi lecitamente. È opin
vada per mal fine. L’opinione di questo Comico non resta giustificata con la lunga numerazione di tanti fini degli Spettato
er fine di far fuggir il peccato, il quale si rappresenta nell’Azione con il diletto lecito della Commedia. Imperoché io co
rutte e provocative efficacemente alla disonestà; tutto che le dicano con ottimo fine: perché le Azioni umane pigliano la b
fectu ». All’atto malo non si richiede necessariamente, che si faccia con riguardo alla disonestà, che è nel suo oggetto; m
ttamente, e nel dar la cagione tr. 21. n. 59. al peccato. Il Filiucci con la Scuola dice che una sorte di volontario indire
r che dirai a questo capo? Veramente se molti andassero alla Commedia con tal fine, io stesso, dice Beltrame, che sono inte
are occasione di peccare a pochi; e dico, che i Commedianti disonesti con le loro oscenità senza giusta cagione danno occas
amo scrive, che alcuni cattivi vogliono piacere paragonando se stessi con altri di se peggiori. « Piacere volunt in compara
alla Commedia perché o mi trattengo speculando, come’ posso negoziar con avantaggio di guadagno illecito; o me ne vado a q
a qualche ridotto, ove si rovescia la medaglia di questo, e di quello con grave danno della sua riputazione: ovvero mi trov
Rispondo poi, che, chi va alla Commedia oscena difficilmente può dire con verità. Forse mai ho fatto errore. Perché diffici
, altrimenti farsi adulteri, si giustificherebbe? Ovvero. Io guadagno con l’usure, altrimenti ucciderei le persone per guad
vexabitur », chi opera malamente, malamente sarà punito; e chi vorrà con peccati maggiori farsi maggiormente reo, sentirà
o che il Superiore non può permettere; ma deve, perché può, rimediare con altro mezzo che con la permissione. E deve, e può
on può permettere; ma deve, perché può, rimediare con altro mezzo che con la permissione. E deve, e può fare, che i tristi
tristi s’astengano, e dal maggiore, e che non commettano il minore; o con levare le oscenità dalle Commedie; acciocché, chi
Commedie; acciocché, chi le vuole udire, le oda moderate,e oneste; o con proporre altri trattenimenti popolari, equivalent
issione delle Commedie oscene non è il mezzo unico; solo, e efficace, con che può il Superiore impedire, che non seguano in
non potesse impedire ad un tristo il commettere un peccato maggiore, con altra maniera, che con la permissione del mal min
d un tristo il commettere un peccato maggiore, con altra maniera, che con la permissione del mal minore, potrebbe in caso t
tale offerirgli la materia, e occasione di detto mal minore; non già con persuaderlo, ma solo con permetterlo. Onde Laiman
ia, e occasione di detto mal minore; non già con persuaderlo, ma solo con permetterlo. Onde Laimanl. 2. tr. 3. c. 13. n. 7.
si faccia senza la speranza del frutto. « Ergo multo minus, concludo con l’addotto Teologo, fieri debet coactio cum maiori
del Sole nomarsi può dannoso, o grazioso, all’occhi conforme all’uso, con che la potenza visiva s’impiega ben disposta, o m
peccato: ma non per questo è lecito al Comico osceno darli occasione con le oscenità, che lo cagioni: perché egli anche pe
volontà: ma quindi non ne segue, che la Meretrice non pecchi: mentre con i suoi detti lascivi, e fatti impudichi provoca q
ore vizioso per mala volontà: e pecca l’Attore osceno per l’oscenità, con la quale porge allo Spettatore occasione di pecca
Attore, e Spettatore impuro pianga per tempo i suoi peccati, lavando con vera penitenza le sue immondezze. « DeclinaTo. T.
e. « DeclinaTo. T. tit. de festis diebus. a malo Frater, dico insieme con S. Efrem Siro, deste, et abluc vas tuum quod pecc
ecimo ottavo. Se la buona Fede, e l’ignoranza scusi dal peccato, chi con quelle va alla Commedia oscena. La buona Fede è
riera per difendere dall’assalto del peccato l’Anima fedele: chi erra con buona Fede, giustamente è scusato dell’errore; ma
contro le Commedie oscene, e contro i loro Spettatori? Molti vi vanno con buona Fede, e con ignoranza, non sapendo di pecca
oscene, e contro i loro Spettatori? Molti vi vanno con buona Fede, e con ignoranza, non sapendo di peccare; e però non pec
vorranno tuttavia andare; e così peccheranno; ove prima non peccavano con andarvi. Rispondo, Pare, che qui si possa esclama
non peccavano con andarvi. Rispondo, Pare, che qui si possa esclamare con S. GirolamoEp. 39. ad Pamach.. « O impudentiam si
ularem: accusant Medicum, quod venena prodiderit. » Ovvero si può dir con Tertulliano. « Tanta est vis voluptatum, ut et ig
a molto bene, e è sciolta benissimo dal P. D. Franc. Maria del Monaco con idioma latino, che trasportato in italiano ha que
l Teatro si vede buon numero di persone Sacre, e Religiose, il popolo con la presenza loro, e autorità facilmente resta per
he sia colpa mortale, l’andare l’udirle, e lo starvi presente; mentre con buona Fede tutti ciò fanno, non peccano mortalmen
, e indotta plebe; ma come obiezione formata dall’ingegno, e spiegata con la lingua di uomini dottissimi e mi fu proposta d
ta rispondendo. Io, dice, ringrazio quel dottissimo Personaggio, che, con celarmi il nome, cosi provvede alla salute mia; a
sono innocenti, e senza colpa, come voi dicevate, tuttoche vi vadano con buona fede: adunque non commettono il peccato mor
invincibile, incolpabile, probabile giusta, e affatto involontaria: e con la quale resta nascosta tutta la malvagità dell’a
sero al popolo che l’onor di Dio,e la salute delle anime si trattasse con dispute da’ ministri de’ Diavoli. Adunque invinci
ome voi dite; e l’ignoranza invincibile, e incolpabile mai si ritrova con un affetto grande di peccare. Adunque gli Spettat
te peccano; tutto che abbiano ignoranza di gravissimamente peccare. E con questo rimane ancor chiaro, che è cosa di grandis
corsi. Anzi Cristo Nostro Signore insegnò, che si peccava mortalmente con il mentale adulterio; che si doveva amare l’inimi
lterio; che si doveva amare l’inimicobt ; che non era lecito adirarsi con alcuno: e pure i Farisei avevano insegnato altrim
onam Fidem. tr. 31. n. 189. » Adunque coloro, che vanno alle Commedie con ignoranza, non sono scusati da grave colpa; perch
che danno pubblici avvisi all’Auditorio: e non mancano Virtuosi, che con private ammonizioni scoprano i molti pericoli di
Concludiamo dunque, che non l’Ignoranza, ma la Negligenza, collegata con la troppa Curiosità, conduce le persone ad udire
studio emendum est otium»  : e io dico, che non ben si compra un male con un altro male; e è buona regola di prudenza l’app
i rimedi secondo la qualità de’ morbi: e la medicina si loda, quando con l’espulsiva del malore conduce al termine di sani
al’affetti, afflitti, e infermi di malinconia; e devono essere curati con qualche consolazione: e tale si è la Comica, e Te
omo tutto il girno faticando in fastidiosi negozi, o suoi, o d’altri, con molto disgusto; onde si trova la sera pieno d’aff
alla Commedia, per sollevarsi alquanto, o per passare due, o tre ore con un poco di ricreazione. Così parlano altri sondat
cherebbe; atteso che non si deve procurare la soddisfazione del corpo con la distruzione de’ beni spirituali dell’anima. « 
. « In ludis debet attendi, ne totaliter gravitas anima resolvatur. » Con la Commedia turpe l’anima resta presa dal piacere
ire: l’anima da nello scoglio del peccato, e resta misera naufragante con perdita delle preziose merci della Grazia, e col
tato dichiarato. E chi non è Superiore, e non può rimediare al Teatro con levarne affatto le oscenità; non vi vada; e procu
are al Teatro con levarne affatto le oscenità; non vi vada; e procuri con altro medicamento alleggerire il tedio della sua
per trattenimento resta preso nell’amor di una Comica, e se ne parte con la pena di un cuor ferito: ma ciò non sia; dico,
odeste: perché, mitigandoli una dramma di malinconia, lo aggraveranno con un moltiplicato peso di peccati mortali. Chi ha b
re ogni malinconico affetto senza darsi in preda dei Vizio: e avverta con Seneca, che i Vizi « si invita ratione caperint,
’osceno Teatro; e se vuole un poco di gusto, e di sollievo, lo prenda con udire Recitamenti onesti e non impuri. Di più con
. Chi gusta il dolce miele del Teatro, avverta non gustarne troppo, e con danno dell’anima. « Qui mel multum comedit, scriv
.  »l. 14. mor. c. 12. Punto vigesimo. Si continua questa materia. Con S. Crisostomot. 2. ho. 7. in Mat. c. 2. dico. « N
re e l’anima, e il corpo: ma perché l’uomo deve regolar le sue Azioni con la ragione; che per ciò la sua miglior parte è de
el bello, e dotto discorso, che in prova di questo ha scritto Iavello con tale ammaestramento. « Sicut dormitio necessaria
uno de’ quali deve considerarsi diligentemente. E in quanto al primo, con che si dice. Io vado per passatempo: adunque vi p
ine a tutti, tanto a quelli, che, come forti nella Virtù, non peccano con il consentimento alle oscenità; quanto ad altri,
to della proposta Ragione, cioè. Io vado per ridere un poco. Rispondo con un Teologo, che quelli, che vogliono essere affab
Damiano. « Momentaneo risu perpetuus festus emitur. » E Ambrogio dice con meraviglia, e domanda. « Nos ridendi materiam req
si discorre questo Santo Padre, e zelantissimo Predicatore, mostrando con efficaci, e moltiplicati argomenti, che, chi prof
facezie Ma per non rendere qualche persona troppo scrupolosa, avviso con il parere del P. Cornelio; a Lapide, che al Crist
ti di se stessi. E invero spesse volte l’istrione finge qualche cosa, con la quale diletta gli Ascoltanti falsamente, ma se
cosa, con la quale diletta gli Ascoltanti falsamente, ma se medesimo con verità. Felice dunque si è quell’anima santa, che
ctum computat: cui Mundus carcer, Celumque habitatio est. » E io dico con lo stesso S. Agostino. « Igitur Fratres mei penit
o so, che non acconsento al peccato delle Oscenità. E dico brevemente con un moderno, e Nobile Poetal’Azzolini.. « Tu lasc
nella mente per rispetto delle vedute, e udite Oscenità) non peccherà con peccato lascivo,e osceno; forse peccherà per una,
Perché in molti Popoli molte Persone Nobili, e molte Popolari restano con l’animo irresoluto: se si possa andare lecitament
lito le Commedie; molti Nobili, e molti Popolari, che vogliono vivere con Virtù, stanno dubbiosi, se possono senza. peccato
sperienza; e io quindi muovo il presente Dubbio. Perché molti restano con l’animo irresoluto fino a’ tempi nostri? Credo ch
si sanno risolvere a deporre il dubbio; e non si vogliono consigliare con chi devono, ne usare la diligenza sufficiente per
modo di naufraganti in mezzo all’onde della dubbiezza; e se vi vanno con quella coscienza dubbia, peccano secondo la dottr
he non siano tali; non solo perché i Comici professano di farle tutte con la debita Moderazione, e con l’approvazione de’ S
erché i Comici professano di farle tutte con la debita Moderazione, e con l’approvazione de’ Signori Superiori; ma anche, p
udita questa contrarietà di pareri, spiegata pubblicamente al popolo con la voce, e autorità de’ Sacri Dicitori, molte per
ro tempo. Io nel seguente Punto apporterò qualche rimedio per vincere con bastevole diligenza, e prudente moralità questa d
eramente erano oscene: onde non mancarono Teologi, e Predicatori, che con Ragionamenti pieni di buone Ragioni, e di ben fon
i suoi amici stretti, e parziali li fecero la caritativa correzione. Con tutto ciò presero alcuni fondamento di dubitare,
e di Ierace. Si facevano le solite Commedie da’ Mercenari Commedianti con l’ordinario difetto delle Oscenità: contro le qua
. Cardinal Bellarmino si consigliava molte volte per mezzo di lettere con lui nella risoluzione di affari importantissimi.
i credenza. E però avendo saputo quello che da quel Teologo era stato con molta franchezza predicato, entro una mattina in
stato con molta franchezza predicato, entro una mattina in pergamo, e con buona congiuntura venne alla materia del Comico a
Religioso, e zelante Predicatore, parlò nel suo discorso predicatorio con que’ termini di dottrina, che si richiedevano, e
rso predicatorio con que’ termini di dottrina, che si richiedevano, e con quella dimostrazione di zelo, che era necessaria,
mese di Giugno vennero i Comici osceni, chiamati dalla medesima Città con provvisionebu di 6. scudi il giorno, oltre il pag
liarsi, « hic et nunc » nella congiuntura di qualche caso particolare con uno, o più Teologi, e Padri Spirituali, che siano
erà tra l’ombre scure della perplessità, e del dubbio. Io per me, non con forza di rigore scolastico ma con piacevolezza di
ssità, e del dubbio. Io per me, non con forza di rigore scolastico ma con piacevolezza di zelo Cristiano, consiglio ogni Fe
o, consiglio ogni Fedele a fuggire le Vanità Teatrali Oscene, dicendo con S. Cirillo Gerusalemitano. « Non ergo sis curiosu
tenza di tanti peccati, che ha commessi, pagar tanti obblighi, che ha con Dio col prossimo, con casa sua, con la sua Città,
, che ha commessi, pagar tanti obblighi, che ha con Dio col prossimo, con casa sua, con la sua Città, e con se stesso?  » A
ssi, pagar tanti obblighi, che ha con Dio col prossimo, con casa sua, con la sua Città, e con se stesso?  » Ant. contro le
lighi, che ha con Dio col prossimo, con casa sua, con la sua Città, e con se stesso?  » Ant. contro le Comed. C. 5. Seneca
n scrive male questo Comico; perché i Trattenimenti dei Teatro, fatti con la debita Moderazione, possono servire di giovevo
Commedie. Ben li sa, che essi, e i loro amici apportano alcune scuse, con le quali vorrebbero far lecita la permissione del
ttate per buone Ragioni: e queste ne’seguenti Punti si dichiareranno; con quella considerazione, che si può aspettare dalla
primo. Se si possono permettere i Commedianti osceni; poiché vivono con quell’Arte. Al Professor di un Arte serve di cam
ole il diritto di ragione, che s’impedisca dal riguadagnarsi il vitto con l’Arte, chi, l’Arte praticando con virtù, procura
pedisca dal riguadagnarsi il vitto con l’Arte, chi, l’Arte praticando con virtù, procura virtuosamente il suo guadagno. Tal
Tali sono i Comici modesti, che recitano modeste Commedie, per vivere con la fatica dell’Arte loro, esercitata modestamente
il Comico più tosto per necessità, che per diletto; perché non sanno con altra Arte acquistar per sé, e per la loro famigl
é in fatti recano pregiudizio alcuno alla Virtù;e nondimeno consolano con la giocondità: e non credo, che questi Comici sia
tro di loro, li danneggia senza Ragione. Che però Beltrame si risentì con giusta querela a suo parere dicendo. Che uno sapp
e, che non è giusta, non è legge. Dunque non si devono, ne si possono con la forza di pubblica legge, ovvero decreto impedi
legge, ovvero decreto impedire, o cacciare i moderati Comici; perché con l’Arte loro si procacciano onoratamente, e con mo
oderati Comici; perché con l’Arte loro si procacciano onoratamente, e con modesto Recitamento il pane, e il vestito necessa
gli altri Artefici, col guadagno dell’Arte loro de’ quali si può dire con le parole di S. Crisostomo. « Vocem in ventris ca
odità; onde ben si conviene, che sia compassionato, e aiutato, mentre con modestia esercita la sua Professione. Dico poi de
permettere, essendo una scandalosa, e universale rovina delle anime, con moltissime, e gravissime offerte di Dio. E la obi
me offerte di Dio. E la obiezione, ch’essi fanno dicendo. Noi viviamo con quest’Arte. Non è buona. Ragione: perché secondo
o i Commedianti osceni. Adunque essi, o comincino ad esercitar l’Arte con la debita Moderazione o l’abbandonino, procurando
e procurano tanti altri, i quali vivono da buoni, e onorati Cristiani con il guadagno delle fatiche loro; e possono dire al
bene nobis est. » Ps. 127. 2. Anche le Meretrici dicono. Noi viviamo con quest’Arte, e pure sono obbligate a lasciarla. Co
vitto gl’impuri, e Mercenari Commedianti; de’ quali credo poter dire con verità, che vi vuole una grazia molto grande per
anno rei di gravissimi peccati; per cagione de’ quali vivono inquieti con moltiplicati rimorsi di coscienza  ; è sono spess
andalosa. « Io mi ricordo, scrive Gambacorta, che parlando in Brescia con un Comico, che per 26. anni faceva quella Profess
eva pace alla coscienza; e mi promise di ritirarsi: ma Dio sa, se poi con reale effetto si ritirò. » Molti non si ritirano
cilia io convinsi un Commediante, provandoli, che peccava grandemente con le oscenità; e l’esortai a ritirarsi da tale eser
on rimase contento: alla fine, dopo essere stato tentato alcune volte con lettere da certi Commedianti suoi amici, ad andar
molto grande di Dio. Ma che scusa poi valevole recheranno quelli, che con un’Arte buona guadagnandosi il sufficiente vitto,
tto da’ Principi di Germania nel manoscritto de’ 200. casi al c. 118. con provisione tanto buona, che viveva con la sua fam
ritto de’ 200. casi al c. 118. con provisione tanto buona, che viveva con la sua famiglia molto onoratamente. Ma l’infelice
mili persone; e ne ricevé tanti donativi, e cosi grosso guadagno, che con due mila scudi comprò una casa, e ogni di più l’a
derare, che meritano castigo, quando, potendo mantenersi onoratamente con una Arte, vogliono applicarsi all’esercizio delle
Immodesti, tiriamo tutti al Teatro, e da tutti guadagniamo. Rispondo con il paragone del Commediante al Pittore secondo l’
i Pittura, per piacere alla moltitudine ignorante, non deve esprimere con i colori suoi cose vituperose, e indecenti; ma sf
i colori suoi cose vituperose, e indecenti; ma sforzasi di dar gusto con le sue opere a persone tali senza contravvenire a
cito guadagno: né, per dar gusto a peccatori, deve dar disgusto a Dio con grave danno dell’anima sua, e delle anime de’ med
uelle grazie moderate, che sanno trovare gl’ingegnosi Galantuomini, e con le quali fanno ridere consolatamente tutta la bri
necessaria per moderare la vostra oscena libertà. E sappiate che voi con le vostre indecenze vi rendete indegni del nome d
Meretrici, non si possono anche permettere i Mercenari Commedianti? Con la distinzione si può salvare la virtù, e l’onore
ici per manco male acciocché il popolo si divertisca da mali maggiori con la presenza di un male minore: come a punto si pe
giane a’ loro paesi è stato una Ragione Economica d’onore; ma non mai con salario furono invitate: e però vi è differenza d
amburino, ovvero un Trombetta,che inviti il popolo ad andar a peccare con loro; perché questo non si permetterebbe. Né le M
anti osceni fanno cose tali adunque fanno peggio, che le Meretrici; e con tosto ciò essi più di quelle sono tollerati; solo
e di peccati più gravi; come insegna S. Tommaso. E qui possiamo dire con Crisostomo ho. 32. in Mat. 19.. « Permittimus, qu
e di far peccati mortali, e molti, e gravi, e di rovinarsi per sempre con il fallimento delle ricchezze spirituali delle Vi
Grazia. Aggiungo. Come le Meretrici si permettono in molti luoghi, ma con una certa Moderazione; così le Commedie profane,
zione; così le Commedie profane, e Mercenarie possonsi permettere, ma con la Moderazione dagli eccessi, massimamente osceni
onferma il P. Hurtado. Il famoso Dottor Navarro prova gagliardamente con 9. RagioniDe fide, spe, et c. disp. 174. 5. 28. s
17.n. 195. qui licet trepidus tandem huic conclusioni assentitur. »De Con . Tract. trac. 2. dis. 500. n. 3. pag. 662. Giova
i Dio; acciocché non cadano nella dannazione, come avvisa S. Agostino con questa sentenza. « Abusi patientia Dei, non intel
a ciurma degli ingrati: troppo indegna cosa è, che il beneficio serva con abuso per semenza d’ingratitudine. I Comici moder
ti in pregio, e riposti tra soggetti più amati, e più cari del Mondo. Con questo senso discorronoBeltrame nel. c. 33. alcun
sie, non pronuncia bestemmie, non deride la Religione, e non trafigge con satirica mordacia il suo Auditore. Il Comico non
dati, e tutti felici, per conservar, e accrescere a tutti la felicità con una dolcissima consolazione, e con un giocondo ri
, e accrescere a tutti la felicità con una dolcissima consolazione, e con un giocondo riso cagionato dall’Arte sua. E perch
questa una manifesta imprudenza, per non dire una scoperta iniquità? Con Beltrame si accorda il Comico Cecchino scrivendo.
o chiamar impure, e oscene, le quali vituperano il Teatro, e la Scena con ragionamenti libidinosi, e gesti lascivi, e con l
il Teatro, e la Scena con ragionamenti libidinosi, e gesti lascivi, e con la Comparsa delle vere Donne, abbellite lascivame
omparsa delle vere Donne, abbellite lascivamente, e parlanti di amore con Favoriti in pubblico Auditorio, ove sanno, che so
, e dall’udire oscenità, concepiscono molti pensieri impuri; e bevono con gli occhi, e con le orecchie l’acqua fangosa, e t
cenità, concepiscono molti pensieri impuri; e bevono con gli occhi, e con le orecchie l’acqua fangosa, e torbida di bruttis
Modesto. Il zelo regolato non precipita la sentenza. E chi condanna con universale decisione ogni persona interessata in
più volte mi è nata nell’animo una difficoltà, la quale si può anche con proposizione considerare intorno ad altri Recitan
del peccato. Ma prego bene ogni Comico modesto a leggere, e praticare con molta cautela quel poco, che qui io scrivo; e a v
con molta cautela quel poco, che qui io scrivo; e a volerlo conferire con qualche dotto Teologo, e buon Padre Spirituale; a
nferire con qualche dotto Teologo, e buon Padre Spirituale; acciocché con il consiglio di lui se ne serva fruttuosamente. D
uò avvenire, che un Comico modesto entri in una Compagnia, supponendo con buona Ragione, che tutti i Compagni siano modesti
arsi, e lasciar la Compagnia che suole durare un anno; perché non ha, con che sostentarsi: e non lo può avere con l’eserciz
urare un anno; perché non ha, con che sostentarsi: e non lo può avere con l’esercizio di altra Professione; o corre pericol
ente, recitando in un’oscena Rappresentazione; perché non è obbligato con tanto suo danno, e con tanto suo pericolo di riti
scena Rappresentazione; perché non è obbligato con tanto suo danno, e con tanto suo pericolo di ritirarsi dal Recitamento,
to è cosa indifferente nella moralità, e si può fare senza peccato, o con peccato, e egli desidera, che si faccia senza alc
tali in tutti i Compagni Recitanti; onde il Recitamento riesce osceno con peccato mortale; reo di quella colpa deve stimar
molti Spettatori; ma solo fa la sua parte modestamente, e rappresenta con decoro il suo Personaggi, desiderando, e talvolta
citamento; e però pare, che egli si possa scusare dal peccato; mentre con ragione tale, che paia, buona a giudizio de’ Savi
che paia, buona a giudizio de’ Savi, continua nello stare, e recitare con la detta Compagnia. Dico 2. Il Comico N. è obblig
Virtù; la qual rovina segue dato Recitamento osceno, e egli vi vuole con concorrere, come Cooperatore. Ma se avvenisse, di
ché, chi può, deve lasciare ogni occasione di peccato grave, eziandio con qualche suo, non troppo grande, incomodo temprale
e, e Chiesa a benefizio de’ Comici vecchi, e inabili; e si mantengono con l’elemosine lasciate da’ Comici facoltosi. Se ciò
da pochi sarà accettato per eseguirlo: e forse tal’uno se la passerà con un sorriso da Galantuomo. E io ne concepisco dolo
la passerà con un sorriso da Galantuomo. E io ne concepisco dolore, e con lacrime di compassione dico a tutti i Mercenari C
non comportiamo di essere colti nella rete di Satanasso; ma più tosto con la virtù della Croce di Cristo mostriamoci in vit
e alcuna delle cose proposte nel suddetto consiglio, può egli, almeno con qualche probabilità di dottrina assicurare la cos
dell’Arte recitando egli modestamente, benché qualche Compagno reciti con immodestia? Rispondo, il dubbio già è risoluto di
dell’esser loro. Il Comico modesto N. è avvezzo a vivere comodamente con il guadagno dell’Arte Comica, e quella comodità l
e mera necessità: ma forse non è tale; e se tale non è, egli non può con sicura coscienza perseverare in quello stato. Dun
eguire il mio consiglio, tratti come ho proposto, e pregato di sopra, con altri Teologi , e Padri Spirituali: dica loro lib
pra, con altri Teologi , e Padri Spirituali: dica loro liberamente, e con piena verità il caso, le circostanze, e tutte le
i eseguisca diligentemente, e presto ciò, che gli sarà consigliato; o con rigore di dottrina bastevolmente dichiarato, e pr
te nel modesto Teatro, e procurino, che ogni loro Compagno vi fatichi con Virtù, e come Uomo, e buon Cristiano,di cui noto.
discorso quasi una troppo lunga digressione; onde possiamo concludere con Nisseno. « Digressione hæc ad aIia considerando n
t. »ser. Infer. 4. Hebd. penosa. Da che io inserisco. Dunque chi vive con l’animo ben composto, e ordinato; facilmente si s
mo comparir di bella Donna, moltiplica le sue piaghe, e i suoi dolori con nuovi peccati, e con più lacrimose, e miserande c
Donna, moltiplica le sue piaghe, e i suoi dolori con nuovi peccati, e con più lacrimose, e miserande cadute. E quindi la Le
ro (dal quale io non escludo le modeste Donne, né le Comiche pudiche) con Ragionamenti amorosi, con sguardi lascivi, con ge
do le modeste Donne, né le Comiche pudiche) con Ragionamenti amorosi, con sguardi lascivi, con gesti impuri, e con altre in
né le Comiche pudiche) con Ragionamenti amorosi, con sguardi lascivi, con gesti impuri, e con altre indecenze solite farsi
e) con Ragionamenti amorosi, con sguardi lascivi, con gesti impuri, e con altre indecenze solite farsi dalle moderne, e Mer
e, e Mercenarie Comiche impure, è cosa affatto illecita alla Donna, e con la quale senza dubbio si porge occasione maggiore
ale senza dubbio si porge occasione maggiore di peccato all’uomo, che con lo stare alla finestra. So, che Beltrame sente di
e sente diversamente, ove scrive. Le Comiche, quando parlano in Scena con loro Recitanti, non hanno tempo di girar con arte
quando parlano in Scena con loro Recitanti, non hanno tempo di girar con arte gli occhi, per far preda de’ cuori; che conv
r innamorate: ove una Donna in finestra se ne sta muta, parlando solo con gli occhi nel linguaggio d’Amore, e gli occhi sen
, che dice. Poco male Beltr. p. 146. possono far le Donne delle Scene con i loro discorsi: e rispondiamoli, che non poco ma
ivi s’innamorano pazzamente; ma anche in altro tempo fuori del Teatro con la perniciosa Conversazione, dalla quale vengono
i da certe lusinghe, da certi vezzi, da certe leggiadrie, e artifici, con i quali le Comiche condiscono velenosamente i lor
oni? Possiamo principiar la risposta convenevole al presente Dubbio, con il sentimento affettuoso di S. Agostino; il quale
stringeva la Gioventù ad impararli . E questo tanto universalmente, e con tanto consenso degli Uomini, che apprendeva quel
ni de’ Giovani, e delle stesse Donzelle ancora. E quel, che è peggio, con approvazione, e precetto di color, che dovrebbero
men lontani delle case loro, che il fuoco, e la peste. » Surio scrive con gran lode di S. Ermanno, che mal volentieri legge
Dio riceveva oltraggio, mentre si pronunciavano i nomi de’ falsi Dei con aggiunta di titoli d’onnipotenza, e di divinità:
né permettano loro il leggere, non solo i Libri nominatamente vietati con l’Indice di Pio IV. ma neanche gli altri Libri, c
am » c. 51.. Volendo accennare, che l’eloquenza vana de’ Libri osceni con il gusto della bella composizione, e con la dolce
quenza vana de’ Libri osceni con il gusto della bella composizione, e con la dolcezza delle parole scelte, graziose, e legg
re nello loro Scuole alcuni luoghi scelti da Terenzio. E egli rispose con la negativa latina di questo tenore. « De Terenti
hi Generale e Successore dell’Acquaviva ha più volte risposto a vari; con la stessa maniera seguitando in ciò le vestigia d
fetto seguito nella purga di altri Libri osceni e proposti da leggere con la bellezza delle forme del dire, e senza la brut
Iudicem sobrium licebat. » ho. 21. in ep. Ephes. Non voglio passare con silenzio in questo luogo ciò, che a nostro tempo
na e varia erudizione, governava il Popolo negli affari ecclesiastici con zelo di Vescovo vigilantissimo. Sotto la sua, pro
e, massimamente essendo cieco. Un giorno quel Prelato andò ad onorare con la sua presenza quel luogo; e giunse in tempo, ch
escovo la pubblica esplicazione di quel Libro, fatta a’ Giovanetti, e con modo piacevole, grave, e risoluto si dichiarò con
ta a’ Giovanetti, e con modo piacevole, grave, e risoluto si dichiarò con il Bonciario, che egli non voleva, che Terenzio,
ece una bella, e giudiziosa scelta di Composizioni e le fece stampare con disegno che la loro lettura, dichiarazione, e int
oscura in mestizia: e gli occhi insomma sono tali, che voi li potete con le stelle paragonare. Mirate il volto, ove le got
o vi scorgerete, se farete paragone della lezione, e della scrittura, con l’Azione avvisata nella Scena. Imperoché nello Sc
quanto savia, è la mano nel dar impeto, e forza alla parola: onde uno con ragione chiamò le mani saetta, e dardo del parlar
canti, e per ultima la pompa, e apparato della Scena ben composta, e con graziosa varietà distinta, e arricchita? E direte
ate? Io chiamo una Commedia scritta Equivoca Commedia, se si paragona con quella, che nel pubblico Teatro è recitata: ne qu
si paragona con quella, che nel pubblico Teatro è recitata: ne questa con quella più si confà di quello, che convenga un uo
e questa con quella più si confà di quello, che convenga un uomo vivo con un uomo esangue, morto, e incadaverito. Sin qui l
nto in varie Note per rispondere a tutte le parti del proposto Dubbio con quella maggior chiarezza, brevità, che si può asp
re, e è tutto buono, tutto perfetto, e tutto ottimo: e come tale deve con accuratissima diligenza invigilare, e invigila pe
ione universale delle Commedie: perché le modeste sono scritte, fatte con la debita moderazione, prescritta da’ Teologi, e
S. Tommaso 2. 2. q. 168. a. 2. c., e per un certo onesto rilassamento con qualche diletto; ma che tal diletto non si cerchi
altro sono tanti Libri, tante prediche, e tanti sermoni e ristampati con l’approvazione del Sommo Pontefice, de’ Vescovi.
43. da un dotto Iurisconsulto domandando. E perché i Sommi Pontefici con i loro decreti non hanno fatta la proibizione? E
ose alla Cristianità; come si fa anche di molti Libri, prima stampati con l’approvazione, e poi vietati, proibiti, sospesi
« Simplex tollerantia non arguit tollerantis consensum, ut scripsi in cons . 275. n. 50. Et tolerare is dicitur, qui scit, et
as Populo in Scena cantitarent. » Ma dato, che alcun Principe tolleri con negativa permissione le Commedie oscene: non per
i: e non dimeno esse peccano mortalmente; e peccano anche quelli, che con semplice fornicazione si domesticano con loro. Pe
e peccano anche quelli, che con semplice fornicazione si domesticano con loro. Permesso era da Dio agli Ebrei il Repudio:
us malum », se non per evitare un maggior male: e questo non sortisce con la permissione delle Commedie oscene. « Nunquam v
i scordarsi de’ termini umilissimi di riverenza dovuta, a chi comanda con titolo di pubblica giurisdizione, e legittima sup
contiene l’obiezione del sostentamento, dico, che quando un Principe con donativi, e con altre provvisioni sostenta i Comm
zione del sostentamento, dico, che quando un Principe con donativi, e con altre provvisioni sostenta i Commedianti osceni,
i mormorazioni contro que’ Principi, o Superiori, che a loro spese, o con le contribuzioni di altri sostentano i Commediant
on fa alla virtù degli altri. Lascio il resto del Cecchino e supplico con umiltà ogni Principe a ponderate, e praticare l’a
5. « Da bono; et non receperis peccatorem: prohibe panes illi dare », con la dichiarazione del Sig. Cardinal Bellarominol.
ndo i Leggisti. « Exempla non arctant Regulam. » E si deve correggere con pio rimedi ciò, che è pessimo per l’esempio. « Qu
mum est, corrigendum pio remedio. » E il famoso Imperator Giustiniano con voce universale decretò, che si doveva giudicar d
li esempi. « Legibus, non exemplis, est indicandum. » E il difendersi con l’esempio di uno errante, non è preparar difesa,
ma non può già passare, come lecito, che si mantenga la Città allegra con le disonestà Teatrali: e se i Popoli ne gustano,
e quali non prendono gusto, ma disgusto dalle Commedie oscene; e sono con la vita loro, e co’ buoni costumi Catoniani Censo
diritto di questo Punto il Sig. Fabio Albergati nel tenor, che segue. Con ciò sia che per autorità del Filosofo il gioco è
Greci avevano in costume alcuni Giochi, e in modo gli stimavano, che con mirabile concorso della Nazione erano celebrati.
o vaghi, che ad esse gran parte delle entrate del comune destinarono, con severa legge vietando, che niuno sotto pena della
, le Tragedie, e le Opere di somiglianti diporti. I Romani similmente con diversi Giochi procurarono al Popolo ricreazione,
te con diversi Giochi procurarono al Popolo ricreazione, e diletto, e con tanto maggiore spesa, e magnificenza de’ Greci, q
guisa, che erano quelli de’ Gladiatori; i combattimenti degli uomini con le fiere saranno dal Re vietati; e quelli similme
o, che indusse Platone a discacciar dalla Repubblica sua i Poeti, che con disoneste imitazioni Vizi sconvenevoli ne’ Popoli
ore), deve vietare la Rappresentazione di cose lascive. Dico in oltre con Ribadaniera. Non è buona ricreazione l. 1. c. 11.
ociva a buoni costumi, e distruggitrice dei vigore, e fortezza virile con tanta offesa di Dio, dal quale pende la conservaz
io tacer ancora quel poco, che il P. Giulio Rag. 100. Mazarino scrive con questa chiarezza. I Superiori buoni, e savi, e ti
cene non sono da tollerarsi; perché il popolo ne gusta: e prego tutti con le parole di Crisostomo, che ce ne ritiriamo, e f
ento 2. 2. q. 168. a. 2. c. 59. è quello di S. Tommaso; e lo conferma con S. Ambrogio, e lo cita anche il Comico Beltrame,
istiani costumi. E io concludo, e spero, che si risolverà a guardarli con diligenza chiunque spesso applicherà a se medesim
ne, o almeno siano tenute tali da Principi quelle, che essi approvano con la loro autorità: e accetto per vero quel detto d
ad mortis firmandos proponerent hæc paradigmata. » Perché quelli che con pia sollecitudine prescrivono le Leggi del ben vi
he se fu saggio l’accorgimento di Aristide Orat. de non agendis Com., con che avvisò. Se noi ci serviamo, non di qualsivogl
nza a’ Commedianti Mercenari di Recitare. E rispose. La licenza si da con la clausola moderativa. « Nihil obscenum misceatu
ci per la malizia loro si abusano della licenza; e infettano la Scena con le oscene Azioni. In un’altra Città mi fu dettolo
oni. In un’altra Città mi fu dettolo stesso, in quanto al dar licenza con la moderazione; e fu aggiunto, che non toccava al
Ma io sono di parere. che tale aggiunta non sia vera; né ben fondata. Con tutto ciò da questi casi vediamo, che i Superiori
scorrono fuori de’ permessi termini, e abusano le grazie. Io concludo con NatalPist. Lib. 21. Comite. « Nulla tanta potest
quel Cittadino, e a quella Città, e a chiunque gode di star presente con sua colpa mortale a’ Recitamenti disonesti, e fom
la Proibizione non giova a lungo tempo, che però si vede, e si prova con l’esperienza, che tante volte sono state moderate
come peccati, e la Legge Umana le può anche di nuovo, e più volte, e con facilità proibire, S. Tommaso dichiarando, che la
non è male disperato né irrimediabile: anzi è facile di essere curato con un solo editto, e bando universale. « Tam pernici
3. c. 13. §. 4. Cioè. Il Principe può levar un male tanto pernicioso con una sola parola, o con un foglio; e perché può tu
Il Principe può levar un male tanto pernicioso con una sola parola, o con un foglio; e perché può tutto quello eseguire tan
er tempo la debita penitenza del suo errore. Che se poi a lungo tempo con la mutazione del Principe, o di altro Superiore,
i governa attualmente, soddisfaccia alla sua coscienza; e così vigili con la sua tolleranza, che non dorma la disciplina Se
on si deve permettere il male di questi molti. Aggiungo. Il Superiore con permettere le Commedie oscene, da occasione a que
n tutto la disonesta pratica dell’Amica? Chi è diventato un Hippolito con le Scene di Venere? Anzi con le Commedie si conce
dell’Amica? Chi è diventato un Hippolito con le Scene di Venere? Anzi con le Commedie si concepisce maggior caldo; e questo
na bella rosa: ma quanti sono stati quelli, che andando senza Vizi, o con pochi Vizi alle oscene Rappresentazioni, se ne so
ab sit a iudiciaris mentibus aliquid profanu. » Chi è Superiore, deve con esatta diligenza osservare i precetti della vera
stiana Politica. Onde nella risoluzione del proposto Dubbio procederà con la debita cautela, chiunque è Superiore: e a ques
i ritrae dalla Commedia, scrive pag. 129. cap. 48. il Comico Beltrame con questo tenore. Se il guadagno della Commedia non
riori: e di tal Commedia corre il presente Dubbio, a cui; rispondo io con la negativa, e tengo, che niun Magistrato, né alt
no, che sono tollerare le Meretrici pubbliche in alcune Città: perché con una parte del loro guadagno si aiutano Monasteri
no Città nel Cristianesimo ove le Convertite; sono in parte sovvenute con il guadagno delle Meretrici, le quali, facendo te
ma bensì l’inconveniente di altri peccati maggiori, che s’impediscono con la tolleranza delle Meretrici; e per rispetto de’
ec aliqua mala peiora incurrantur. » Or quindi forse alcun discorrerà con questa forma. Il sussidio, cavato da una parte de
a Commedia oscena. Rispondo a questo punto di dottrina di S. Tommaso, con la dottrina del suo Commentatore Caietano, e del
a partecipationi. » Ma guardati, che la permissione non sia mischiata con la partecipazione. E vuol dire secondo l’interpre
oIn Manuali c. 17. n. 195., che niuna permissione di peccato è lecita con la partecipazione del guadagno cavato dal peccato
ino; e questo non possono lecitamente fare senza ragionevole cagione, con la quale resti giustificata antecedentemente la p
e sarà lecita al Superiore la permissione sua per questa Ragione, che con parte di quel guadagno sostentano i corpi di alcu
oscene, è qualche male: ma la rovina spirituale cagionata alle anime con la permissione delle medesime Commedie, è una mol
stianità per giovamento di ciascun Fedele, a cui se non possiamo dire con S. Cirillo Gerusal. Ad Illuminatos Catech. 4. al
d. « Ne Spectaculum etnico catus adeas » : almeno possiamo accettarli con Salviano. « In Spectaculis quadam apostatatio Fid
ermità del nostro tempo, la quale è diversa da quella dell’antichità. Con questo pensiero i Protettori delle moderne Commed
offesa, la quale per molti altri rispetti vien fatta a nostro Signore con essi e per la corruttela de’ costumi, che ne segu
a factitant, convenirent. » Notasi l’ultima parte di questa autorità, con la quale questo Teologo professa d’aver usata la
ofessa d’aver usata la diligenza, praticata parimente dal P. Teofilo, con fare scelta di que’ luoghi presi da’ Padri, e da’
mo confessato di sopra; ma perche creder ora; anzi perché confermarlo con la dottrina di S. Giovanni Crisostomo pag. 8. de’
i., che sono ormai 1207. anni, che morì, che questi siano li medesimi con quelli, e chiamarli con li stessi nomi? Se le per
anni, che morì, che questi siano li medesimi con quelli, e chiamarli con li stessi nomi? Se le persone non sono le medesim
persevera tutt’ora nelle moderne Commedie; benché forse non vi si usi con tanta sfacciataggine, con quanta si usava anticam
oderne Commedie; benché forse non vi si usi con tanta sfacciataggine, con quanta si usava anticamente. Dunque l’autorità de
die del nostro tempo. E però i Commedianti, e i loro Auditori fuggano con diligenza il pericolo di parlare, e di udire cose
profuerint: sin falsum convitium in nos iaculaverint, nihil ad nos. » Con tutto ciò io non lodo il rappresentare cose scost
il Navarro, il Principe talvolta può permettere la Commedia Satirica cons . 33. de’ Usuris l. 5. n. 2., purché abbia suffici
no principalissimo della Cristianità: ebbe qualche severa istruzione, con cenno dalla Regina; onde supplicò il Re di poter
il placet, supplicò di nuovo, aggiungendo, che bramava poter parlare con libertà: di che constatatosi il Re, tosto si pose
nze per avere i soliti stipendi, e il meritato danaro. E tutti dal Re con buone parole erano rimessi al Regio Tesoriere, pe
azione: Ma che? Il Tesoriere si scusava dicendo, e ridicendo, a tutti con ogni serietà, che veramente non era danaro nel Te
enditore di certi pesci, che si chiamano nel linguaggio di quel Regno con un nome, che nell’Italia risponde, al nome di Ruf
sono freschissimi; e se volete, ve ne farò veder qui adesso la prova, con aprirne alcuni. Sì vogliamo, replicano quelli  ;
cadono nella Scena scudi, zecchini, doppie, doppioni, e altre monete con maraviglia, e con plauso di tutti gli Spettatori.
a scudi, zecchini, doppie, doppioni, e altre monete con maraviglia, e con plauso di tutti gli Spettatori. Allora i Comici,
gelosa alquanto della sua fedeltà, e però alzo la voce forte, e disse con riso, e con grazia. Basta, basta, o Galantuomini;
nto della sua fedeltà, e però alzo la voce forte, e disse con riso, e con grazia. Basta, basta, o Galantuomini; la mia Cons
to, che domandassero licenza di far una Rappresentazione avanti il Re con ; ogni libertà; e ottenutala, motteggiassero satir
articolare, e senza veruna oscenità; e riuscivano cibo molto gusto, e con grande utilità. Né io riprovo tali Commedie fatte
ur per opinionem probabilem, quia talis nulla est » : né egli è scusa con l’allegazione di qualche probabile opinione; perc
tere la mormorazione, l’usura, il gioco fraudolente, la conversazione con le Meretrici, e altri peccati ordinari, per schiv
atori forestieri biasimato in una sua Commedia i costumi della Città, con ragione dagli Ateniesi fu bandito. E se in parte
rame, per altro uomo di buona volontà, fu d’intelletto non arricchito con l’intera cognizione dell’Arte Comica: che è quell
on arricchito con l’intera cognizione dell’Arte Comica: che è quello, con che egli condannando altri in quel Capitolo, cond
no piena cognizione; e forse non vi sono mai stati: però se vedessero con che modestia noi recitiamo, muterebbero il concet
poi si vide tutto mutato, quando si trovò ad una Commedia, recitata, con modo ridicoloso sì, ma modesto. E così è avvenuto
due professano di recitar Commedie modeste, e moderate bastevolmente: con tutto ciò le descrivono dotate di condizioni, e v
Vennero d’estate i Commedianti, cominciarono lo loro Commedie oscene con buon concorso, il quale vedendo essi mancare, per
tori, poco timorati di Dio, tornarono a rivoltarsi nel lezzo Teatrale con danno delle anime, e con trionfo di Satanasso. Co
o, tornarono a rivoltarsi nel lezzo Teatrale con danno delle anime, e con trionfo di Satanasso. Così dico per rispondere al
e i Ragionamenti de’ Predicatori; mentre che trattano questa materia con la debita distinzione della Commedia modesta dall
iono dire que’ Protettori degli Osceni Recitamenti, quando discorrono con questa forma. Molti, senza conseguire il fine, e
desiderato frutto; cioè, o che l’Azioni si levino, o che si facciano con la necessaria Moderazione. Molto di rado, e quasi
appoggiato per lo più alla convenienza. Io in molte Città, procedendo con i Superiori Ecclesiastici, e Secolari con il modo
in molte Città, procedendo con i Superiori Ecclesiastici, e Secolari con il modo scolastico, ho per divina bontà conseguit
guito il mio fine; e ho vedute le fatiche mie, non vane, ma fruttuose con evidente utilità delle anime, e con grandissima c
tiche mie, non vane, ma fruttuose con evidente utilità delle anime, e con grandissima consolazione de’ zelanti, e virtuosi.
rte. Insomma «ubi peccatum, ibi remedium», supplicando poi Iddio, che con la sua grazia concorra efficacemente a cagionar i
influendo, sed exterius persuadendo ad ea qua sunt gratia. » Io dirò con S. Agostino. Dio è il Seminatore celeste della di
sti, e valenti Comici s’ingegneranno d’allettar i Popoli, e ricrearli con trattenimenti affatto lontani dalle femminili par
pretendere, che gl’Istrioni moderni, come dice S. Tommaso, si servano con la. debita moderazione Teatrale de’ giochi; e tra
del Teatro. E se questo fine non sortisce, sortirà forse quell’altro, con che molti, o almeno alcuni si ritireranno dal fre
ta mia Operetta a volere, secondo l’obbligo di santa carità, ammonire con parole, e con esempi i troppo affezionati Spettat
a a volere, secondo l’obbligo di santa carità, ammonire con parole, e con esempi i troppo affezionati Spettatori del Comico
del Comico passatempo teatrale, e osceno; acciocché non vi consumino con peccati, eziandio leggeri, il tempo commesso loro
tormentati. Attonito rimase a cotal vista il Predicatore; e chiamando con i propri nomi que’ due Frati, disse loro. Ohimè F
a vi libererà da tali tormenti, e v’alzerà al Cielo? Risposero quelli con dolorose parole. Salvi noi siamo dall’Inferno per
morando, e scandalizzando gli altri che ci miravano, E quando eravamo con amore corretti da’ zelanti Padri vecchi, noi spre
le pene altrui per liberar noi dalle future pene. « Vitemus, concludo con S. Agostino, obscena inimica voluptatis incendia.
o acremente i Commedianti osceni. Crisostomoapud Cor. In Luc. c. 15. con la sua penna tinta in oro scrisse. « Character in
nobilissimo fregio, e pregiatissima condizione dell’uomo zelante, ma con zelo ben regolato, prudente, e discreto: perché l
e, e discreto: perché l’indiscreto da nel troppo e dove basta pungere con l’ago, ferisce con lo stocco, e trapassa con la l
hé l’indiscreto da nel troppo e dove basta pungere con l’ago, ferisce con lo stocco, e trapassa con la lancia. E a questa i
ppo e dove basta pungere con l’ago, ferisce con lo stocco, e trapassa con la lancia. E a questa indiscretezza volge il pens
reto riprendere tanto acremente i Commedianti; e poi tacere, o passar con molta sobrietà tanti peccati di maggior gravezza;
. Seconda, perché questo peccato de’ Comici, e delle Commedie , fatto con oscenità, è pubblico, è troppo ardito;è sfacciato
ppo ardito;è sfacciato, e a guisa di temerario Guerriere si fa vedere con la visiera alta, e arresta la lancia della sfacci
a vederne sortire il desiderato miglioramento; poiché quegli infelici con ostinata, e diabolica persuasiva continuarono il
ero peggio, La onde quel sacro Ammonitore ebbe, occasione di piangere con lacrime di compassione la misera cecità di que’ C
a misera cecità di que’ Cittadini troppo dissoluti; e di raccomandare con caldezza di affetto alla Maestà del misericordios
di questo tasto, e dice. Alcuni, ammaestrati dalla Carità, favellano con voci di Paradiso; ma se vengono ne’ loro gusti to
sti toccati, la naturale passione fa scorrevoli de’ faggi documenti e con indisciplinate strida fanno allentar la credenza
questi tali altro riguardo, che alla loro soddisfazione, maltrattano con parole i poveri Comici. Lasci il resto, che quest
iunge continuando la sua lunga querela contro un Oratore cristiano, e con la quale mostra, che l’interesse d’avere numeroso
i Comici osceni, e contro le Commedie disoneste. Ma voglio rispondere con altra più fondata maniera e pure brevemente, dice
gli osceni Comici commettono, e fanno commettere molti peccati; però con santo zelo, e non per Interesse di riputazione, o
che guadagno, ma per non favorire, chi non è meritevole di favore. Io con tutto ciò dico e ridico, che chi è veramente virt
, a ciascun de’ quali, mentre parla della Virtù in banco, si può dire con S. Nilo Abate. « Verbo Virtutem doceto, opere dec
eologi, e molti Scrittori, i quali professano di essere tutti ardenti con la celeste fiamma del santo zelo delle anime, e p
i con la celeste fiamma del santo zelo delle anime, e poi s’impiegano con molta fatica in comporre Libretti, e scritture co
ficili, e più giovevoli alla Cristianità. Questo si è volere medicare con accuratezza il piede, o la mano di un languido in
attendere ad altro. Peste delle anime sono le Commedie oscene: e però con ragione, e meritamente i Teologi, e altri Scritto
peccato cagione preparativa dell’eterna rovina. « Fugiatur, concludo con S. Fulgenzio, peccatum, quti Hominibus semper par
ersone, le quali godono la sicurtà del vitto, e del vestito; e vivono con molta riputazione e credito appresso i popoli: mo
popoli: molte volle ragionino, e forse all’impensata: ovvero servano con diligenza, e ardore in modo, che una povera Compa
alantuomini, o Commedianti, o Ciarlatani, resti gravemente affrontata con perdita d’onore; e di credito; e tanto dannificat
cenità; e non possono stimare ingiustizia il Cristiano, e Santo Zelo, con che i Virtuosi propongono rimedi contro il pestil
sia materia di giusto, e grave rimorso a chi li riprende; perché essi con tal guadagno vivono; e per conseguirlo travaglian
on solo nel Teatro recitando ma anche fuori preparando i Recitamenti. Con tutto ciò si ricordino, che il loro guadagno, per
ranno il premio delle virtuose fatiche senza veruna riprensione, anzi con molta lode di tutti, come lo ricevono i modesti C
595. e si narra stampato nelle Lettere Annue della Compagnia di Gesù, con questo tenor LatinoColleg. Flor. Provin. Romana a
nte caso accenna molte cose. Prima. I Padri della Compagnia operarono con non poca fatica, che molti Giovani si ritirassero
ca fatica, che molti Giovani si ritirassero dalle mercenarie Commedie con gran bene delle anime loro, e con non piccolo dan
tirassero dalle mercenarie Commedie con gran bene delle anime loro, e con non piccolo danno de’ Commedianti. Seconda. Senti
presero partito di comporre Libretti senza certo Autore, e di provare con la sentenza di S. Tommaso, e d’altri Teologi, che
ioè oscene quelle di que’ Commedianti. Quarta. La cosa crebbe di modo con le dicerie popolari che il Sig. Giudice Ecclesias
o undecimo. Se i Commedianti vogliono ammaestrare i Semplici al bene con le Commedie, perché tanti Autori li riprendono?
reggerlo da’ Vizi, e per ammaestrare i Semplici al bene, e alle Virtù con il diletto della viva voce, e con il gusto delle
re i Semplici al bene, e alle Virtù con il diletto della viva voce, e con il gusto delle graziose apparenze; imperoché non
di pubblici Maestri d’onestà. I Comici dunque non infettino il Teatro con disonesti trattati: e disonesti sono i ruffianesi
facere, dum consuevit videre »de Spect., si fa discepolo di mal fare con l’uso di veder il male. I Semplici poi restano pi
moderne Commedie, e se partono lascivi. Di qualche Donna si può dire con Val. Flac. « Penelope venit, abito Helena. » Né m
molti peccati; massimamente di quelli che nascono dalla conversazione con le Meretrici. Un moderno giudizioso, e molto prat
nsegnamenti di Virtù. Fanno moltiplicare i peccati delle Meretrici, e con le Meretrici; però che, quando si fanno lo Commed
impure, e imparando certi maledetti artifici; rappresentati in Scena, con l’uso de’ quali poi essi lungi dalla Scena e con
presentati in Scena, con l’uso de’ quali poi essi lungi dalla Scena e con le Meretrici, e con altre Donne moltiplicano le o
con l’uso de’ quali poi essi lungi dalla Scena e con le Meretrici, e con altre Donne moltiplicano le offese del Creatore.
seguenza si erano impediti tutti que’ peccati, che si sarebbero fatti con i Giochi di quelle carte. Non giova dico; perché
iunsero quelli, che le Commedie oscene fecero fare al solito, e forse con maggior abbondanza, e con maggior bruttezza, che
medie oscene fecero fare al solito, e forse con maggior abbondanza, e con maggior bruttezza, che non sarebbero flati i pecc
per se stessa è lecita, e è degna di comendazione: e chi la esercita con la debita e necessaria moderazione, non sarà mai
rare d’essere posto nel numero di que’ Beati in terra, che s’adornano con lo splendore della TemperanzaTe. 1. tit. de Intem
S’inganna per regola di certezza, chi pretende annichilar la Commedia con le Prediche, con i Libretti, o con le scritture:
ola di certezza, chi pretende annichilar la Commedia con le Prediche, con i Libretti, o con le scritture: poiché i popoli v
hi pretende annichilar la Commedia con le Prediche, con i Libretti, o con le scritture: poiché i popoli vogliono qualche ri
tissimi anche gustano della libera, e gioconda; e godono di ricrearsi con il trattenimento della Commedia . « Non enim omne
uò permettere e ammettere: anzi se sarà di Favola modesta, e recitata con pienezza di filosofici pensieri, di politici disc
e gravi, di leggiadri concetti, di vivaci arguzie, e di saporiti sali con aggiunta di altre galanterie; sarà un Componiment
ranza più, che per conosciuta malizia infettano le Scene, e il Teatro con le loro oscene impurità. In quanto poi a quella c
llecita: non va così; perché a tutti è prescritta la regola di vivere con Virtù: e a questo fine vien, provocata ogni perso
inciampare in qualche pericolo di cadere, gravemente peccando almeno con l’interno consentimento. Ma un secolare avvezzo a
nterno consentimento. Ma un secolare avvezzo a domesticamente trattar con Donne, non si muove punto a desideri cattivi, o v
lascivi amori, che spesso eglino odono nelle familiari Conversazioni con le stesse Donne. L’uso al male alle volte fa, che
le volte fa, che un tristo non moltiplica, né pensa il male. Rispondo con S. Tommaso. « Consuetudo peccandi diminuit turpit
roporzione, dico, che un secolare male abituato a trattar impuramente con Donne, non acquista nuova infamia, per essere ved
o per virtù, o per abito vizioso, o per altro, non temesse di peccare con il consenso al vedere, e udire le Comiche, e le l
quanti secolari deboli di spirito consentono, peccando, e ripeccando con l’animo nel Teatro, e fuori con l’opere disoneste
to consentono, peccando, e ripeccando con l’animo nel Teatro, e fuori con l’opere disoneste, e scandalose? Dunque concludia
ino le oscene Commedie del nostro tempo. E non crediamo a chi dicesse con Beltrame Chi non sacap. 7. che l’acqua bagna, e a
er peccare, e per far peccare; perché tal comparsa è peccato; e si fa con scandalo de’ deboli, a’ quali non si deve, né si
ite a’ loro cuori, e morte a se stesso. « Ne sanitatis verba», avviso con Crisostomo, « vulnera tibi siant », aggiungo, « a
però non si deve secondo lui nomare Casa del Demonio. Ma io rispondo con il parere de’ Teologi, e degli Scrittori moderni,
monio fa guadagno ne’ Recitamenti osceni; e per ciò si devono fuggire con diligenza da’ Virtuosi; e tra tanto formarne un c
tti, o Commedie, nelle quali un Uomo o Paesano Rappresentò un Demonio con vestimenti, e insegne brutte, spaventevoli: dove
entazione, se ne tornò a casa sua; e gli venne voglia di domesticarsi con la sua Donna, senza mutarsi l’abito, ne meno spog
e l’ha detto un Libraro che ne vendé molte copie; ma anche ho parlato con quelli, che l’hanno letto, e da più persone senti
o del Cristiano Teatro, e però temano ancor quelli, che se ne abusano con le oscenità di colpa mortale. Quinto caso. Un eru
anti. Un giorno vi capitò solo per sua sventura un Giovane che viveva con l’Arte d’Istrionico Giocolatore. Le Vecchie malva
rché davano piacere a chiunque di passo v’alloggiava, facendo gestire con varie gentilezze il povero Asino; il quale obbedi
favellare. Occorse, che un vicino s’invaghì di quell’Animale, trattò con le vecchie per concluderne la compra e alla fine
alto. E le Venditrici diedero questo avviso al Compratore. Guardatelo con diligenza, che non entri nell’acqua. E così dilig
ualche dubbio nella sostanza del successo, Pietro Damiano lo confermò con l’esempio di Simon Mago, che impresse la sua imma
on argomento a persuasiva de’ Comici moderni; acciocché la esercitino con virtù, e senza oscenità, sperando, che il Signore
gine: la quale piena di carità gli apparve in sogno, e interrogandolo con affetto gli disse. « Quid mali tibi feci? » O Gai
mi biastemi? L’avviso dolce non giovò all’insolente; poiché continuò con tenore di peggior fatta nella sua perversità. E e
m tuam. » Deh non voler di grazia, non voler così rovinar l’anima tua con l’offesa mia. E pure il malvagio si abusò del Cel
ia. E pure il malvagio si abusò del Celeste avviso, e fece peggio: né con tutto ciò fu subito castigato dalla potente, e gr
formar alcuna parola, « digito solo signavit eius manus, et pedes », con il solo suo potente dito segnò le mani, e i piedi
re: il quale tosto svegliato si trovò troncato di mani, e di piedi; e con vergogna grande, e gran timore conobbe il giusto,
in gravissimi peccati, disprezzando Dio i Santi, e anche bestemmiando con pubblico, e scandaloso eccesso la gran Madre di D
Scrive S. Gregorio, che un Giocolatore stava sonando, e trastullando con una Simia, per guadagnarsi il pane, avanti la por
etto in udire dalla sua camera una canzona, che si cantava poco lungi con occasione di certi balli. Dice Tommaso Cantiprate
eduto una sfacciata Saltatrice, la quale dopo aver ballato, e saltato con l’adultero, miseramente restò oppressa con subita
po aver ballato, e saltato con l’adultero, miseramente restò oppressa con subitanea morte. Racconta il medesimo Autore, che
fu da due Diavoli portata all’Inferno, e bruciata in modo, che rimase con il corpo ulcerato, e puzzolente: e in pena del su
a notte; e che poi su lo spuntar dell’Aurora volendo partire, la casa con improvviso, e gran fracasso rovinò loro addosso,
azioni  : e io cotal giudizio stimo per ottimo, e degnissimo d’essere con l’esecuzione praticato. E a molti di questi esemp
celle ordinaronsi certi palchi in figura, e simiglianza dell’Inferno, con fuochi pene, e Uomini, de’quali molti sembravano
ime ignude, le quali erano da quelli gettate in crudelissimi tormenti con grandissime loro strida, onde lo spettacolo riusc
vero, per cui moltissimi andarono a saper le novelle dell’altro Mondo con pianto grande, e lamento universale di tutta la C
guardo, e rispetto a quella Solennità, e non profanarla in modo alcun con la preparata, e Comica Rappresentazione. La disco
sceni, fu da subito e fiero accidente assalito, vinto, e restò morto, con quel terrore degli altri, che ciascun savio si pu
el disordine alle orecchie di un zelante, e dotto Predicatore: e egli con buona congiuntura, e efficace maniera vi fece sop
ra, una gagliarda, e pubblica passata: onde alcuni nobili ricevendola con animo sdegnato e affatto alieno dall’emendazione,
onizzate. Ora sentite il senso mio. Se voi avete Commedie spirituali, con rappresentazioni di cose sante, e le farete senza
offendere, è disgustare alcun: né occorre, che vi sia, chi si quereli con il Superiore; perché il male non si può approvare
la Predica fu detto. E stata peggio la Triaca, che non fu il Veleno: con tutto ciò ne sortì queste buono effetto, che le d
arditamente sciolse la lingua alle maldicenze, e provocò l’Ira Divina con più gravi colpe: per le quali, come si crede, fra
o, che non sono Leggi universali ma so ancora, che non s’inganna, chi con il racconto loro concepisce Cristianamente sdegno
i può sperare da chi vuole scrivere, o parlare contro i Comici osceni con la debita distinzione da’ Comici modesti? È un p
dal modesto. Infino i medesimi Comici che si persuadono d’esercitare con Virtù l’Arte, accettano per vero il detto mio; e
re con Virtù l’Arte, accettano per vero il detto mio; e lo confermano con i detti loro. Beltrame pone lui sul fronte di un
ni aver pubbliche mortificazioni. Ma scrivere, e dir male in pubblico con parole tal volta ignominiose; cosa, che non trovo
la Commedia lecita dalla illecita, e degli Attori Virtuosi da’Viziosi con protestarsi tal volta, e replicare, che professan
n segue l’emendazione per ordinario. Io mi rattengo dal provare, che, con la distinzione danno occasione  : perché i medesi
altri moderni Commedianti, i quali portano per lo Mondo, e pubblicano con detti, e con fatti un opinione da tutti i Dottori
Commedianti, i quali portano per lo Mondo, e pubblicano con detti, e con fatti un opinione da tutti i Dottori condannaata,
i guasta, e si disfà in tutto, o rimane tanto imperfetta, che non può con sodisfazione dell'Auditorio recitar le sue belle,
, e valenti Recitanti, bisogna procedere in questo modo, e sopportare con patienza un tristo Comico di costumi rei per gode
anno seguitano d'infettare nelle Città Cristiane il Cristiano teatro con grandissima offesa di Dio, et rovina spirituale d
distinzione una diligente, minuta, e esatta dichiarazione dottrinale, con che resti pienamente spiegato, quale sia la Comme
ondità ove la sterilità dell'Autore sarà da lui manchevole giudicata. Con tale dichiarazione resteranno bene, e fondatament
ondo l'obligo loro divino, et personale, nelle debite circonstanze, e con il modo prescritto dalla Cristiana Carità, correg
gono all'impresa, e restano vittoriosi. « Atque haec quidem, concludo con Nisseno, De perf. Chris. form.studiosis ad repell
o, e propongo in discorso ordinato, e facile, la Soluzione d’ambedue, con desiderio di poter dire di ciascuno, per utilità
icano per sentenza comune de’ Teologi nelle Scuole Sanchiez scrive, e con lui molti altril. 9. d. matr. d. 46. n. 42., « Co
. Pro. 3. pag. 77. Spiega questo Autore ingegnosamente alla lunga, e con fiorita eloquenza un medesimo argomento con quest
egnosamente alla lunga, e con fiorita eloquenza un medesimo argomento con queste due Questione. La prima. « An Poeta dicend
Accettò il buon Cardinale di presentar il memoriale, e accompagnarlo con la molta caldezza delle sue preghiere: e così lic
a per sentire una palinodia, che non pensava. Voi, disse il Cardinale con faccia grave, e alterata, voi siete, il Composito
mori di certa Signora principale di Spagna, tenuta per onestissima, e con ragione. E vedendosi il Poeta intrigato, parendog
ssima, e con ragione. E vedendosi il Poeta intrigato, parendogli, che con la verità dell’istoria, e della buona fama di que
ano veri, ma finti, a fine di dar trattenimento a Lettori Invenzione, con la quale se bene ebbe risguardo all’onestà della
ta gli Autori di sante, rovine? Non si spaventi V. S. perché io parli con tanto risentimento intorno a questa materia; poic
cuore; e non trovando proporzionato rimedio a si gran ferita, almeno con il piangere, e deplorare le nostre disavventure,
di essere uno di questi vani e indegni Compositori. E possono di più con maturo consiglio far un poco di considerazionelib
osa nel vero per se stessa intollerabile, e degna di essere deplorata con lacrime da chiunque ha scintilla di zelo dell’ono
scintilla di zelo dell’onor di Dio e di salute delle anime, le quali con simili Libri miserabilmente restano prese a migli
aggiore fannosi rei i moderni, e impuri Scrittori: onde gravemente, e con gran zeloIn Orat. De vitanda libroru morib. noxio
inarsi un’oratoria esagerazione, nondimeno egli si sforza di provarlo con buoni argomenti, e massimamente con quello, che t
dimeno egli si sforza di provarlo con buoni argomenti, e massimamente con quello, che tali Compositori guerreggiano contro
exploratu est, actum de ipsis in senpiternum esse. » In oltre mostra con bel tratto d’eloquenza, e con varietà di pensieri
in senpiternum esse. » In oltre mostra con bel tratto d’eloquenza, e con varietà di pensieri, che un Compositore di Libri
mpositore fingere pazzo per amore alcuno segnalato Eroe, che pretende con lodi celebrarlo, e magnificarlo. Il P. Famiano St
ende con lodi celebrarlo, e magnificarlo. Il P. Famiano Strada mostra con l’esempio del Sapientissimol. 51 Prolus. 3. p. 10
eti osceni del nostro tempo, che devono macchiar la vita de’loro Eroi con le impurità. « Homero Poeta Sapientissimo, dice e
Veneris signa transfugientem inconstanter, ac fede comententur. » Ma con questo Autore nella seguente Nota più a lungo rag
iro, Poetam salutaris, conuicio, ac deonestiamento sit. » Egli espone con lamento il grave danno, che arrecano, dicendo. « 
re declamo. »l. 1. Prol. 4. p. 142. Egli paragona questi Compositori con i Fabbricatoriibid. p. 124. degli Idoli, scrivend
inscitè, turpiterque peccare ». Egli non accetta per buone le scuse, con le quali i Compositori osceni si difendono in più
sint. »l. 1. Prolus. 4. p. 139. Egli parimente confuta quella scusa con che costoro dicono di comporre Opere oscene; acci
l quale vuole più tosto astenersi dal riprendere i vizi, che proporli con il parlare degno di riprensione. « Malo non repre
imiliano Cesare Augusto d’aver spiegato una sacra istoria di Germania con alcuni versiIn lib. Io: Franc. pag. 354.. « Nil e
fontane oggi a Toscani Non fanno pro se non vi nuota l’unto. Ne già con modi si scoperti, e piani, Si proferian di Vener
, e Monsignor Giovanni. E cotesti Cantori impuri, e rei, Volentieri con le membra scorticate. Come viddi già Marsia, ved
al canaglia a furia di sassate. O pur dovria qualche signor da bene Con l’Arci maestro lor Publio Nasone Mandarli in Pon
.uogo di quella dice così? Uomo in terra non vive, cui Lucifero, miri con miglior occhio a maggior cura guardi e conservi,
hé accarezzino come amico, e abbraccino, come caro, sono cotesti, che con Libri di durata immortale, e di malizia mortale h
tetti dove si godeva il riposo, cagionarono grandissimo danno a tutti con il loro importuno, e sconcertato cantare, e gracc
enza però saziarsi di far nuove Composizioni piene di molte disonestà con grave offesa di Dio e danno del prossimo . Origin
. Sono la zizzania, che nel campo della Chiesa ha seminato il Demonio con gran vigilanza, mentre gli uomini stavano dormend
pistole sue l’Apostolo S. Paolo si disfaceva in lacrime, ricordandosi con spirito profetico, che avevano da venir tempi, ne
verità, e sana dottrina: e le lasciassero aperte solamente per udire con gusto favole, e bugie, che solo trattengono e gra
tid.p.4.c.2. Teologo Bresciano dopo aver chiamati i Libri poco onesti con appellazione di parti infami usciti dalla scuola
di vizi, seminario di malizia; lambicco d’iniquità; esca di Lucifero, con cui fa preda delle anime; vivanda in apparenza sa
tura dannazione a chi si diletta di essi. Lacci, e catene inorpelate, con le quali in Demonio lega l’anima e dolcemente la
a e dolcemente la tira nella morte del peccato. Tizzoni dell’Inferno, con i quali lo spirito della fornicazione accende nel
insensibilmente rubano il tesoro preziosissimo della divina Grazia, e con essa l’eterna Gloria del Paradiso. Nota sesta Che
negare, che non contengono cose contra i buoni, e Cristiani costumi. Con ciò sia che essendo tanto gli uni, quanto gli alt
lla stessa scuola, composti dall’istesso autore, e maestro; e formati con l’istesso spirito di Satanasso, al centro che non
li favellando in qualunque lingua o antica o moderna, che elle sia, e con qualunque stile, o di prosa, o di verso, o di qua
etto non trattano, che disonesto; altro non pare, che pretendano, che con l’esca del ben dire allacciar nelle reti del dann
chino il gusto di quei, che li leggono. Questo è il vivo, e i colori, con i quali colorisconoby queste immagini; acciocché
li occhi. Questo è il miele, o per meglio dire, il tossico, o veleno, con che s’attossicano simili lezioni: acciocché il se
corrompono i buoni costumi, e sterminano le virtù, come dice Cicerone con quelle parole. (parlando de’ Poeti poco onesti de
non per altro sono proibiti cotali Libri a’ Cristiani, se non perché con la lettura di essi, non altrimenti che col vino,
ne’ pensieri, e nell’opere: di modo che merita più tosto di conversar con gli animali immondi che con gli uomini Cristiani.
di modo che merita più tosto di conversar con gli animali immondi che con gli uomini Cristiani. Insomma per conchiuderlabz,
lor ullus erat: mortem dabat ipsa voluptas. »Com. I.Adunque , dico io con Baldesano, intenda il giovane timorato di Dio, e
anzosa libertà de’ cattivi) la troppa fidanza de’ semplici buoni, che con fine di ripulirsi l’ingegno allo specchio de’ tes
polvere, o fango, come che leggermente se il faccia, sempre ne resta con qualche sordidezza al piede. Lascio il resto, che
, che un misto di simil fatta si ritrova ne’ Libri poco modesti, onde con ragione. Isaia, Profeta santo, e pieno di zelo, a
tutta la terra sparsi per ogni clima, fatti Cittadini d’ogni paese, e con gran cura tradotti, perché parlino in tutte le li
onte titoli di Grandi, al cui nome da gli Autori furono consacrati; e con ciò vanno tanto più liberi, quanto più difesi: co
o leggere, bene spesso hanno per le mani simili Libri, trastullandosi con essi, e in essi dilettandosi; e con tal diletto a
mani simili Libri, trastullandosi con essi, e in essi dilettandosi; e con tal diletto a poco a poco bevendosi il veleno di
Che altro i Poemi Epici, i quali male accompagnano i licenziosi amori con la ferocità delle armi se non Giganti sproporzion
e a viva forza in una Città: sua nemica venne all’accordo di pace; ma con patto, che i Cittadini le mandassero dalle case l
sse un poco d’esca accesa, e le lasciassero tutte volar via: fu fatto con rovina della Città perché quelle colombe, e passe
hi, e é che le Eresie entrarono in un fortissimo regno di Cristianità con la Lezione degli Amadigi, e altri Libri di vana c
imæ perierunt in æternum. » Nota ottava. Segue a dichiarare lo stesso con due altri moderni Autori, dei quali il primo. Ber
scrive. « Vediamo, che alla dolce consonanza de’ versi lascivi, quali con gusto si leggono, fa l’amor disonesto i suoi colp
o porge le precchie alle sue canzoni: perchè vi vuol poco dal leggere con gusto la disonestà, che sotto lusinghevoli parole
disonestà, che sotto lusinghevoli parole vien mascherata, al passare con il medesimo gusto ad eseguirla. » Quanto gran dan
amorose. Riferisce S. Eucherio, che stando bene S. Basilio un giorno con i suoi scolari (avanti che professasse la vita mo
» Rinunciamo a questa vanità, e vanissimi impieghi; e solo attendiamo con diligenza alla nostra salvazione, e di quelli di
è la vita per si lungo viaggio, che ci resta, per arrivar al cielo: e con tutto ciò la maggior parte di tal vita ci passa i
olte tante anni senza profitto; acciocché avessimo tempo di attendere con sollecitudine al negozio della nostra salvezza. N
o le anime a ricevere le cose contrarie alla fede; e sono opere fatte con lo spirito di Satanasso, nimico della fede, e rel
ri gravissimi, e penosi mali. Giovanni Evirato nel Libro, che compose con titolo di Prato spirituale, e che fu approvato da
vi era un suo inimico. Risvegliossi il buon servo di Dio, e pensando con affanno al sogno, si diede a leggere, e continuan
, che leggendo una famosa Tragicommedia all’ora pubblicata, si fecero con la prima lezione si buone maestre d’impurità, che
de’ Novizi, e del B. Luigi Gonzaga, stava una volta per convalescenza con un fratello coadiutore in una villa, ove si trovò
tto cessare: e ecco che subito tornò la solita serenità nell’orazione con molto contegno dell’animo suo devoto,e pio. Ho le
oltre di non leggere alcun profano scrittore: e questo egli determinò con tale occasione. Aveva gran desiderio d’imparare l
a lingua italiana, a fine di poter leggere i Libri spirituali scritti con tale idioma e essendo venuto alle mani un Poeta p
sacra funzione del Santissimo Rosario, esortò gli Auditori·a fuggire con diligenza la lezione de’ Libri vani e poco modest
so in una sua sorella secolare. Ella trovando in casa Amadis di Gaula con gli altri Libri di quella fatta, cominciò a legge
adis di Gaula con gli altri Libri di quella fatta, cominciò a leggere con buona intenzione, ma quell’intenzione non fu buon
ciò detto si stese nel letto all’uso de’ moribondi e poco dopo spirò con quel terrore, e con quello spavento della madre,
nel letto all’uso de’ moribondi e poco dopo spirò con quel terrore, e con quello spavento della madre, e de’ parenti, o d’a
esso immaginarsi. Certo che un Auditore, da cui io l’ho saputo, retto con gli altri tutti molto atterrito all’udire il racc
elevati spiriti dalla lettura de’ Poeti, laidi, e scostumati; i quali con degno obbrobrio sono dallo stesso DavidTrattament
inonesti, e malvagi. Scrive un moderno Teologo per conferma di questo con affetto così. « Eh Dio che bisogna piangere con l
er conferma di questo con affetto così. « Eh Dio che bisogna piangere con lacrime di sangue l’infelice stato, nel quale ogg
che si lasciano ingannare dai Sali per dentro sparsi, e dai concetti con lusinghevole stile spiegati. « A Eris » Ma ahimé
« A Eris » Ma ahimé che sono però fistole di bronzo: voglio dire che con i colpi di pistola feriscono l’anima nostra. E vo
i Libri: avvezzateli a leggere la sacra scrittura, e i buoni Autori. Con questo affetto predica contro i Libri osceni ques
par che possano tralasciare cotal lezione: ciascun de’ quali può dire con suo vitupero ciò che Socrate con sua lode disse a
lezione: ciascun de’ quali può dire con suo vitupero ciò che Socrate con sua lode disse a Fedro appresso Platone. « Ut fam
che spesse volte questecomposizioni lette aprono le ferite già chiuse con le cicatrici e di nuovo feriscono quegli animi, c
imi, che piagati altre volte perderono la purità. E però il Pelusiota con giusto zelo riprese il Monaco Taleteo, perchè sen
pugna la mente, e la volontà per mezzo del consenso, certo la oppugna con la suggestione di cose brutte; e impedisce l’oraz
ocol. 14. c. 12. nelle Colazioni. Egli dichiarava al Padre spirituale con gran dolore, e lacrime le sue tentazioni, cagiona
si saranno lette? Come potrà un Lettore di tali impudicizie attendere con quiete all’orazione, e alle cose spirituali? La s
evidente rovina a’ loro Lettori? La Lezione de’ quali si può chiamar con S. GirolamoEp. 146. ad Dam. cibo de’ Demoni. « Da
uesta Lezione, e professano di procedere in ciò assai prudentemente e con buone ragioni Nota undecima. Della Prima Ragion
Libri immodesti, e molto perniciosi; e le quali non si devono passare con silenzio, e senza qualche scoprimento della loro
ervano vivi i Vizi di que’ falsi, e antichi Dei, e le loro disonestà, con la memoria delle quali « Christis sanctimonie bel
te capiuntur. » Cioè. Niuna persona debole di spirito si serve se non con suo grave danno, degli osceni Componimenti Poetic
e se non con suo grave danno, degli osceni Componimenti Poetici; come con loro miseria lo provano quelli, che viziosamente
animi che per lo pregio di vergine onesta gareggiavano in candidezza con gli Angeli, bevuto dalla tazza d’oro dell’impudic
e forse per vanità cominciano la Lezione impudica, e poi la finiscono con la caduta, almeno di qualche consenso, in grave,
qualche consenso, in grave, e brutta carnalità. E però bisogna andar con gran cautela in così pericolosa Lezione. « Cautis
quando ben non recassero al costumato vivere notabile danno, debbonsi con gran cautela legger per conto degli errori, che e
he eglino hanno nella Chiesa introdotto molti de’ quali egli dichiara con bella, e erudita spiegatura. »cg. E io vi aggiung
ancorché abbiano intorno dell’erbacce, e delle spine. Rispondo prima con S. Girolamo; il quale dice, che queste Poesie dil
all’Anime la morte spirituale della colpa, e la rovina della purità, con perdita della Divina Grazia, e con offesa di Dio.
a colpa, e la rovina della purità, con perdita della Divina Grazia, e con offesa di Dio. Quanto poi all’asserire che ne’ Li
mp. 1. d. 3., ove nota, che non si mangia il veleno, benché sia misto con un buono, e delicato cibo. L’albero vietato ad Ad
i Dio, sapendo, che dopo tal verità avrebbero aggiunte varie falsità, con le quali molti si sarebbero ingannati. Quel miscu
’astuto Inimico, per allacciar le anime di molti nel diletto del male con la Lezione del bene. Piacesse a Dio, che chiunque
delle nobili, e gentili forme di spiegare un concetto. E io rispondo con S. Agostino, allegato di sopra, che malamente si
te una Lezione tanto bruttal. 1. Conf. c. 16. : dove per lo contrario con parole tali si commette più confidentemente l’ope
utta: e massimamente perché per ordinario non si leggono questi Libri con un fine, e modo tanto buono, che a guisa degli Is
ga la spada guerriera, e non l’ornamento Femminile. Si può aggiungere con S. Efrem Siro. « Si Lectioni incumbas, cave ex ea
medela desumito. »De recta videdi ratione n. 36. tom. 1. E io ricordo con il Teologo Bresciano, che come è cosanell’Ant. Pa
osceni, per cavarne qualche erudizione, o per notar le belle parole, con che possano formare, e arricchire le loro modeste
olte grave danno alla purità, e volendo coglier odorose rose, dicendo con S. Girolamo. « Lego de spinis rosam »Ad Eustochiu
ustochium de cust. Virg. incontrano pungenti spine, che li trafiggono con molti sozzi pensieri, gravi peccati. I medesimi G
pensieri, gravi peccati. I medesimi Giovani, quando vogliono parlare con sincerità, sono proclamatori di quanto ho detto,
rati i fiori puzzolenti, e l’erbe velenose, e se ne riempisse il seno con straordinaria diligenza, e gran fatica. E tale si
. E in vero se le opere de’ Poeti fossero state fatte, o si facessero con la regola di fine tanto nobile, e virtuoso, non a
né di presente avrebbero molte parole impure, e molte cose inoneste, con le quali essi danno occasione , che si dica. « Et
avendo una Legge immacolata, « Lex Domini immaculata », deve fuggire con diligenza ogni bruttezza, e per conseguenza anche
gue del Redentore nella Santa Comunione: e però non si deve profanare con la Lezione disonesta. 3. Motivo è la Renunzia fat
osceni sono, come cibi avvelenati, posti in un real banchetto insieme con altri cibi preziosi, buoni, e salutari. E come st
Diavolo dirà a gli Spiriti maligni. Ecco ecco il nostro Scolaro, che con diligenza, e gusto ha letto, riletto, e studiato
re stanze, e allo studio nostro: ivi poniamolo in Cattedra; acciocché con gli altri suoi Compagni dannati legga contro Dio
ù distintamente. 7. Motivo è il poco prezzo, anzi il molto disprezzo, con che molti Infedeli hanno condannato i Libri, e i
Filosofo, e saggio Politico leggendo Omero, giunse all’esplicazione, con che dichiara gli Amori de’ Dei, subito stimò pern
che ne anche tal’Allegorie si dovevano scoprire alla Gioventù. Laonde con ragione disse Simanca, citato dal P. Suarez. « No
rale dell’Esercito del Re de’ Parti, riportò vittoria contro i Romani con la morte di Crasso, e con la rotta delle sue schi
de’ Parti, riportò vittoria contro i Romani con la morte di Crasso, e con la rotta delle sue schiere; e dovendo trionfare,
e delle pazzie dell’impudico amore: e pure la Nazione Turchesca vive con grandissima libertà del senso: e la Milizia del T
Noi leggiamo per sapere le Favole degli antichi Poeti. E io rispondo con S. Agostino. « Dicite obsecro, non ne hæc si vera
uciarono i Libri da loro composti in materia di Amore ovvero piansero con pubblica scrittura l’errore di avere scritto amat
dem scripsi, sed qua vitiosa putavi, Emendataris ignibus ipse dedi. » Con questa lunga numerazione di Autori, che condannar
mandato: e mi dicono tutti, che il famoso Poeta Marini, il quale morì con grano sentimento di Dio in mano del P. D. Andrea
sua presenza si bruciassero tutti i suoi scritti dentro una cassa; e con lacrime, e pianto lo chiedeva: ma perché tra queg
ndiscendere. E di questa verità ne fòch fede anch’io d’averla intesa. Con che la prego a ricordarsi di me ne’ suoi santi Sa
passo della loro morte avranno questo sentimento del Marino, se prima con vera penitenza non avranno soddisfatto a Dio per
oè. Se a me fosse noto, che Giovanni Meldunense non avesse cancellato con la penitenza, e col dolore dell’animo il peccato
un eterno supplicio tra’ Dannati. Ma se i Compositori osceni piangono con amarezza di cuore i commessi errori dello scriver
tonte del Mondo, e sentì nascere nel suo cuore pensiero di fulminarlo con la sentenza del fuoco; ma mentre lo prese per sac
e lo prese per sacrificarlo a modo di vittima nelle fiamme, l’affetto con una certa forza di Compassione gli fermò la mano,
. par. 1. p. 107. Cioè i Sommi Pontefici, e gl’Imperatori decretarono con Leggi, che niente si pubblicasse, che sapore aves
eresia: adunque vollero proibire la Lezione oscena a’ Fedeli, se non con pena di censura, almeno con reato di grave peccat
ibire la Lezione oscena a’ Fedeli, se non con pena di censura, almeno con reato di grave peccato, e con provvido avviso di
eli, se non con pena di censura, almeno con reato di grave peccato, e con provvido avviso di saggi Moderatori, e Conservato
uoni costumi, che avvisano per tempo i pericoli, acciocché si fuggano con diligenza. Il P. Cresollio scrive. « Viderunt hoc
ti; né che possano provocare a Vizi: perché, come non consentirebbero con che i loro Figliuoli, Figliuole, e Servitori, anc
ole, e Servitori, ancorché per picciolo spazio di tempo conversassero con persone viziose; così non debbono consentire, che
gnosi e eloquenti, e faceti graziosamente, e allettativi, e piacevoli con una sottile malizia; tanto più si devono fuggire,
tanto più si devono fuggire, perché porgono artificiosissimamente, e con somma iniquità il veleno in una coppa d’oro. Nell
e l’eleganza del parlare , quanto per confutare gl’errori de’ Gentili con l’autorità de’ medesimi loro Scrittori, che è un
tori, che è un vincere il Superbo Gigante, e troncarli l’altiero capo con la popria spada. Aggiungo. I Santi Padri, e i Vir
e danno nelle anime loro dal trattamento di quelle velenose Poesie: e con ragione invero; « nam, ut qui venena tractaturi s
a fuerit. » Cioè, come imprudenti sono quelli, che, senza fortificati con buoni antidoti; maneggiano i veleni così merita d
tenere l’affetto tanto staccato dalle cose create, che si possa dire con S. Paolo, « omnia arbitror ut stercora, ut Christ
iù, che non leggano gli amorosi Componimenti de’ Poeti, che scrissero con oscenità. Gran cosa è questa, come pondera il P.
tal predica, può egli avere speranza del perdono delle Colpe commesse con la Lezione disonesta? Giudichi il savio Lettore.
a solo degli Autori Latini, ma di tutti: e in quanto a’ Latini mostra con bella induzione, che vi sono Maestri di onesta la
bsceni. »lib. de raf. Leged. Lib. Gen. Cioè a dire. Bisogna guardarsi con ogni custodia, e diligenza; acciocché non ricevia
erstitione libidinse, et obsecone inquinantes. »or. adhor. ad Gentes. Con le quali parole par, che accenni, che, chi gode d
ne il leggere Libri impuri. Nota decima sesta. Di un’altra Ragione, con la quale alcuni si scusano leggendo Libri osceni.
bri osceni. I Giocondi scherzi, e allegre burle di Poesia, dichiarate con qualche licenza di lascivo affetto, par che si po
amosi Poeti, o della stagione antica, o della nostra, che non abbiano con qualche libertà di lasciva penna trapassato i con
m. » Dico 2. Se i Poeti famosi, o antichi, o moderni, hanno macchiato con oscenità l’opere loro, sono stati per questo, non
otti Cristiani: onde que’, che non sono purgati, si dovrebbero purgar con diligenza; acciocché non pungessero con le spine,
purgati, si dovrebbero purgar con diligenza; acciocché non pungessero con le spine, ma solo ricercassero con le rose ogni L
iligenza; acciocché non pungessero con le spine, ma solo ricercassero con le rose ogni Lettore. E se alcuno purgar non si p
o, massimamente, da chi nell’arringo della cristiana perfezione corre con molta debolezza. Dico 3. Le Virtù dichiarate ne’
re con molta debolezza. Dico 3. Le Virtù dichiarate ne’ Libri insieme con le Oscenità, perdono la loro bellezza, almeno in
sti, che da quelli allettato, e allacciato. Dico 4. L’obiezione, sana con le parole del P. Strada, è tanto bene oppugnata,
e però a lei lo rimetto; e li ricordo solo, che quell’Autor pretende; con fondate dottrine, e con belle erudizioni provare
e li ricordo solo, che quell’Autor pretende; con fondate dottrine, e con belle erudizioni provare che « Poeta dicendi non
fessando il candore, e purità della Cristiana Fede, hanno bruttamente con macchie d’impurità offuscato. E imbrattato il bel
o Mostro. E però il Concilio Lateranense, e il Tridentino meritamente con la forza di severe Leggi hanno levato da gli occh
stati giudicar peggiori de’ pessimi, e perniciosissimi Lenoni; poiché con libera fronte, e lenza vergogna levano gli animi
era fronte, e lenza vergogna levano gli animi dallo stato dell’onestà con la forza dell’impudico allettamento. « Deteriores
alla moderna Gioventù de’ virtuosi Secolari e de’perfetti Religiosi, con che tutti dovrebbero sprezzare ogni Libro vano, p
tri Uomini, e più quelli, che alla nostra Fede contraddicono, leggere con si ingorda diligenza que’ Componimenti, che sanno
opere somiglianti le potenze interne? L’esperienza non ci mostra, che con la Lezione pia l’Uomo tanto, ò quanto si compunge
a, che con la Lezione pia l’Uomo tanto, ò quanto si compunge? Or come con la disonesta non verrà egli licenzioso, e dissolu
ersi alle voci musicali intenerito, e d’aver dolcemente lacrimato; se con l’arte di regolare, e moderare la flebile voce le
onzo, gli Altari, i Tempi, e i Boschi de gl’Idoli, quantunque fossero con spese eccessive fatti. A queste Proposte, e Rispo
iam non constare. » Seguita questo Autore di spiegare il suo pensiero con un paragone, dicendo. I Libri osceni composti con
are il suo pensiero con un paragone, dicendo. I Libri osceni composti con eloquenza, e erudizione sono simili ad una tazza
i, se vi sono le Lire, che più vi dilettano, e niente vi deformano? E con ciò li gettò via, ne vi fu in Atene, chi di poi v
De’ rimedi contro la Lezione oscena. Plutarco anticamente avvisò, che con non minor apparecchio si deve il Giovane mettere
assicurare dall’ebrietà, deve astenersi dal bevere; perché a chi beve con pericolo, poco giova    l’Ametisto. Così chi non
ed animo etiam respulse, ac recordatione denum ipsa per horrescite. » Con le quali parole accenna i molti, e gravi mali, ch
alla Lezione di un Libro osceno, e per conseguenza si deve fuggire, e con generoso proposito abominare. Il secondo Rimedio
insurgere. » Ma perché molti Libri osceni dalla Repubblica Cristiana con Editto universale de’ Signori Superiori non sono
is». Le Religioni non furono negligenti nel levare questo pericolo, o con Leggi pubblicate, o con fatti eseguiti. « Nam ali
rono negligenti nel levare questo pericolo, o con Leggi pubblicate, o con fatti eseguiti. « Nam aliqui iubent ex improviso
e i Libri si considerino molto bene, quanto si portano altrove. Altri con altre maniere chiusero a questi cattivi Libri l’e
rone nel citato luogo, che il Gran Pontefice Clemente VIII. visitando con gran zelo sul principio del suo Pontificio govern
’impegnano nel confessare, o nel predicare, o nell’aiutare i prossima con altri ministeri e nondimeno vogliono leggere Libr
, e questi Poeti tanto stimati da certi Ecclesiastici, che li leggono con molto gusto, e senza necessità, forse cagionerann
ac perfectioni mirum in modum officere. » Cioè. Sappiamo questi, che con i loro profani studi apportano un grandissimo dan
e le mandiamo a memoria, le quali turbano la tranquillità dell’animo con la loro importunità, e imbrattano la sua nettezza
lità dell’animo con la loro importunità, e imbrattano la sua nettezza con l’immagini, e Rappresentazioni indegne. E invero
infinitamente più vani, la Lezione de’ quali non si scusa sempre bene con l’amore dell’eloquenza; perché molte volte è cond
o avvenuto a S. Girolamo, che posto al Tribunal divino fu rinfacciato con quella riprensione. Tu sei Ciceroniano, e ne fu a
altre cose quest’Autore, e le dichiara co’ Santi Padri, massimamente con l’autorità di S. Basilio in prova, che indegne so
contengono amori impuri, e istorie poco modeste. E alla fine conclude con questa illazione. « Erubescant ergo mentis Deo co
pone in capo la vanità de’ pensieri: dunque provvediamo a questi mali con molti rimedi. Ed ecco il terzo notato dal P. Lori
a 14. Il quarto Rimedio si propone da molti, e è accennato da Gersone con quelle parole. « Mandarem, plurima, uti obliterar
issime cose: il che vuol dire purgare dalle impurità un Libro impuro, con separare la paglia dal grano, l’oro dal loto, le
cattivo; ma poi .essendo da un virtuoso Senatore proferita, subito fu con applauso ricevuta, e approvata. Il quinto rimedio
sti Casi del Granata aggiungo io quest’altro. Intesi gli anni passati con mio gusto, che da una virtuosa persona si era, pr
lla salute delle anime; che egli per rimediare al meglio, che poteva, con soavità all’abuso dell’oscena Lezione, comprava L
comodati allo stato di ciascun Fedele; acciocché questi li leggessero con frutto e si lasciasse la Lezione de’profani, e pe
perniciosi: imperoche da un zelante Pastore, e Vescovo vigilante, che con la pubblicazione di un suo Decreto si bandissero
ste, pi, utili, e molto giocondi d’Antichi, e Moderni, co’ quali puoi con gusto, e frutto trattenerti? Se tu vuoi Historie,
i per forza d’eloquenza preconizzati? Basilio Imperatore dell’Oriente con prudenza animò il suo figliuolo Leone alla Lezion
 » Lucullo mandato alla guerra Mitridatica divenne segnalato Capitano con l’impiego nell’historica Lezione: tanto utile se
Rosini nel Sacro Museo Poetico nel principio A Sophia. insegna, e che con ragione si stabilì già pena contro coloro, che su
ilettare; ma mira principalmente all’utile, alla Virtù, all’onesto, e con l’utile al dolce, e al diletto, conforme al detto
l parere di molti ristretto in breve, legga il P. Famiano Strada, che con lunga, dotta, e gentilissima spiegatura dichiara
e far tagliar un’antica selva, e spianar un monte , per mirar la casa con diletto un suo ben coltivato campetto, la vista d
preparano gli antidoti per la salute delle medesime. Que’ Poeti, che con la Lezione oscena dell’Opere loro sono stati dist
e loro sono stati distruttori infernali de’ buoni costumi, siano ora, con la Lezione pudica di altri loro Componimenti, cel
voi, e de’ quali non avete ancor comunicate le copie a’ vostri Amici. Con le fiamme materiali consumate que’ fogli, che con
i Amici, e da altri, tutte l’Opere vostre oscene, che, non pubblicate con le stampe; si conservano in penna appresso molti
fate se altro non potete, che Fama a gloria di Dio, e a vostro onore con giovamento del prossimo, suoni le trombe del vero
le trombe del vero, e cordiale pentimento, provandolo autenticamente con una, o con molte vostre Retrattazioni. Seguite l’
del vero, e cordiale pentimento, provandolo autenticamente con una, o con molte vostre Retrattazioni. Seguite l’esempio del
nno fatto le proprie Retrattazioni: così voi fate le vostre, le quali con le pubbliche stampe correggano i vostri osceni er
c. 10. (dico io, "calamum".) Ma vi è il Rimedio della Retrattazione, con la quale forse in quell’Orizzonte, ove spuntò Aur
fare Componimenti puri, e Cristiani. Onde a ciascun di voi potrò dire con Gio. Francesco Pico Mirandolano. « Da mihi virum
simil fatta, passa col nome di Opera lecita, bella, e virtuosa; e non con titolo di Componimento illecito, brutto, e vizios
rché Venere si veste modestamente, cioè le cose disoneste si spiegano con modeste parole. Onde S. Girolamo scrisse, « Solac
acismus magnus, et vitium est, turpe quid narrare », benché si faccia con non brutte forme di ragionare. Non è molto tempo,
rsone o avevano cominciato a rovinarsi, o si erano rovinate in tutto, con leggere il Pastorfido. E aggiunse di più. Io ho s
edicatore. Quel Libro è molto bello, e però difficilmente sarà levato con la Proibizione: e quindi argomento, che l’Autore
ezze tra le gioie; queste eleggano per loro Lezione, e quelle fuggano con abominazione; e si persuadano, che potranno giung
ito da chi vorrei: supplico, che almeno sia letto in una, e due volte con riflessione, da chi forse per caso leggendo, in l
aso leggendo, in lui s’incontrerà; e se ne serva a beneficio d’altri, con l’ufficio della viva voce; so come io l’ho propos
icio d’altri, con l’ufficio della viva voce; so come io l’ho proposto con l’impiego della mia morta penna. E in questo, sec
non lasciando passar occasione, che comoda si porga loro, di avvisare con amore, e di correggere con piacevolezza chiunque
one, che comoda si porga loro, di avvisare con amore, e di correggere con piacevolezza chiunque pratica, senza fondata, e b
’ultima cosa delle quattro proposte nel principio della Prima Nota, e con questa finiremo questo lungo discorso de’ Libri o
, la quale è un passatempo, ma onesto, e virtuoso; e che si può goder con merito dalle persone virtuose. Approvo anche il d
habemus, operemur benum. »ho. 6. in Mat. Cioè, passiamo il tempo, non con peccati gravi, né con vanità leggeri ma con opere
m. »ho. 6. in Mat. Cioè, passiamo il tempo, non con peccati gravi, né con vanità leggeri ma con opere buone, e degne del ve
è, passiamo il tempo, non con peccati gravi, né con vanità leggeri ma con opere buone, e degne del vero Cristiano. E qui va
cun leggere, né mirare quell’Opere di Poesia, o di Prosa, che saranno con il fetore delle oscenità contaminate, e ammorbate
so, e degli altri Teologi. E quando ella è tutta buona, si può godere con virtù, e con merito, come un dolce, e necessario
ltri Teologi. E quando ella è tutta buona, si può godere con virtù, e con merito, come un dolce, e necessario trattenimento
efficace, e scandalosa, che non è la morta Lettura de’ Componimenti. Con altra maggior forza, e molto più veemente, il Tea
vederle rappresentate? Massimamente come al dì d’oggi si rapprendano con tanti balli e danze disoneste, indegno spettacolo
ste, indegno spettacolo degli occhi Cristiani, e degno d’esser pianto con lacrime di sangue tanto più, quanto men si conosc
he D. Francesco Maria del Monaco nella sua dotta Parenesi ha stampato con tenor Latino. Quella è un chiarissimo lampo di do
dottrina, per rendere più risplendente la bellezza di questa Ragione, con la quale rimane chiuso, quanto sin qui ho scritto
IZIO CHE SI PUO FARE di quelle Commedie, che si rappresentano tal’ora con titolo di onesta ricreazione da persone ascritte
caso? Io stimo che forse colpirò nel segno di qualche buona risposta con lo scrivere fedelmente ciò, che, non sono molti a
eazione a’ Giovani per tenerli contenti. È stata proposta molte volte con questa forma la prima Ragione. Bisogna concedere
di avanzarsi nell’ampiezza de’ campi, e nella profondità delle valli con larga, e profonda inondazione. Cosi avvenir suole
zione. Cosi avvenir suole il più delle volte nella Gioventù governata con troppa rigidezza. E però chi vuole tener contenti
icreazione. E tale si è quello di una modesta Commedia, fatta da loro con pubblica Rappresentazione. A questa Ragione si ri
Gioventù si mostra Censore troppo severo. I Gigli si devono difendere con le spine, e non soffocare. Conviene, che la giova
le vanità. Ne’ giorni poi festivi hanno il tempo tanto ben compartito con tanti vari esercizi spirituali, e corporali, che
o con tanti vari esercizi spirituali, e corporali, che se l’osservano con puntualità, non avanza loro tempo per l’impiego d
etta la Tornata sino alle 2. ore di notte corrono pericolo di sviarsi con le male Compagnie, e con le cattive radunanze del
2. ore di notte corrono pericolo di sviarsi con le male Compagnie, e con le cattive radunanze delle veglie: e però è buono
i santi di Congregazione vanno mendicando trattenimenti, e passatempi con giochi, e altre vanità, danno segno molto chiaro
e col riposo del letto. Che se pure vorrà vegliare, potrà consolarsi con qualche domestica ricreazione, quanto gli parerà.
me dopo la Tornata, come fatta, non in Chiesa né in Congregazione, né con la presenza di qualche Superiore, né di altra per
virtuoso Congregato. La vera Virtù si mantiene, mentre si custodisce con vera diligenza: e la libertà poco difesa molte vo
à nelle scartate della dissoluzione: non per tutto vigilano gli Arghi con cent’occhi: i Destrieri anche domati hanno bisogn
io suona la tromba alla propria distruzione: e chi vivamente apprenda con lo spirito cristiano l’abominevolezza sua, non pu
ità ergono alcuni la fabrichetta della loro vanità mentre dicono, che con , dare licenza a’ Giovani della Congregazione di f
questa Ragione; che vana riesce la speranza di impedir molti peccati con il mezzo di fare un pubblica appresso Rappresenta
ppresso Rappresentazione; anzi si può temere fondatamente di non dare con il pubblico Recitamento, e con i preamboli suoi d
si può temere fondatamente di non dare con il pubblico Recitamento, e con i preamboli suoi dell’esercizio, colpevole occasi
rse io parerò a tal’uno di dire cosa impossibile, o almeno confinante con una iperbolica esagerazione, ma non è così; e lo
ngregazione sia tanto rilassato nello spirito, che, se non è impedito con l’esercizio di recitar in Commedia, sia per rompe
i precipizi. E certo vivrebbe indegno della Congregazione chi vivesse con tanta rilassazione: non è degno di star tra buoni
egue dal lasciar senza rimedio qualche Pecorella infetta tra le sane, con pericolo d’infettarle a poco a poco tutte. Chi be
tale accorgimento. Di più io domando. La radunanza de’ Giovani fatta con una comica allegrezza, e forse con qualche libert
do. La radunanza de’ Giovani fatta con una comica allegrezza, e forse con qualche libertà, e senza Superiore di rispetto, è
on vede, che meglio, e più efficacemente; s’impediscono molti peccati con la ritirata al proprio albergo tra suoi Parenti,
la ritirata al proprio albergo tra suoi Parenti, e tra domestici, che con la radunata in casa di altri tra’ forestieri? Qui
sì in parte, ma non in tutto; e per conseguenza una Commedia oscena, con peccato mortale; essendo cosa nella pratica molto
cco si scopre la manifesta vanità di questa seconda Ragione, la quale con zelo d’impedir peccati, da occasione di commetter
e e concediamo, che molti peccati s’impediscano ne’ Giovani Recitanti con l’impiego, e con l’occasione di provarsi, e eserc
he molti peccati s’impediscano ne’ Giovani Recitanti con l’impiego, e con l’occasione di provarsi, e esercitarsi comicament
timorati di Dio non colgano spine, ove fioriscono rose? E non mutino con metamorfosi d’Inferno il purissimo sembiante dell
tà nell’aspetto deforme della disonestà? Ah quella radunanza notturna con quel miscuglio di varie persone ad udire un alleg
ro godessero di quello Spettacolo giocondo, e virtuoso. La fecero, ma con questo disordine nel concorso: l’Auditorio non eb
azione degli Uomini dalle Donne, ma queste stando vicine, e mischiate con quelli, diedero, anche non volendo, occasione a m
mpedisce assolutamente il male chi, preservando uno, infetta un altro con lo stesso male. Il freddissimo ghiaccio, o sia ne
, che altra volta alcuni di Congregazione hanno fatto la Commedia, ma con molti lamenti, e molto gravi degli altri virtuosi
issione è molto nociva, né da tollerarsi in modo alcuno, e che si può con la proibizione prevenir il pericolo de gl’inconve
proibizione prevenir il pericolo de gl’inconvenienti; però si procede con prudenza, e con carità, avvisando, che chiunque è
enir il pericolo de gl’inconvenienti; però si procede con prudenza, e con carità, avvisando, che chiunque è di Congregazion
e de gli errori, fatti altre volte, non è patente, per farli di nuovo con liberta, ma più tosto è fondata Ragione d’impedir
arli di nuovo con liberta, ma più tosto è fondata Ragione d’impedirli con la proibizione. Nota quarta. Della Quarta Ragio
imprese, chiunque si sente stimolato dall’altrui onorate operazioni. Con la forza di questa persuasiva alcuni stimano di p
a a questa Ragione non è un corallo, che si peschi nel fondo del Mare con difficoltà: voglio dire che è facile e si può com
te. Qualche Congregazione piena di soggetti Spirituali, che camminano con perfetta osservanza nel proprio istituto, ha fatt
l proprio istituto, ha fatto, e fa qualche volta una Rappresentazione con l’impiego di alcuni suoi soggetti, designati da’
do, e dalle persone deputate da chi governa il pubblico santamente. E con tutto ciò l’attuale loro Recitamento non si fa in
attuale loro Recitamento non si fa in una casa della Città, di notte, con pubblico concorso di molte persone, né con miscug
asa della Città, di notte, con pubblico concorso di molte persone, né con miscuglio di Uomini, e di Donne: ma di giorno, fu
antino, chi non ricusa di essere ricreato dalle fatiche dello spirito con una virtuosa consolazione. Ma per ragionar poi di
i è fatta qualche volta un’Azione o Commedia di modesto argomento; ma con l’occasione de’ necessari esercizi, di altri soli
o intiero si sono ridotti a sesto: l’armonia delle Virtù si sconcerta con facilità; e poi difficilmente, anche con lunghezz
nia delle Virtù si sconcerta con facilità; e poi difficilmente, anche con lunghezza di tempo, si torna al punto del suo ben
gli altri Catoniani Precetti, né Platoniche Istruzioni da osservarsi con accurata vigilanza, e con vigilante accortezza.
tti, né Platoniche Istruzioni da osservarsi con accurata vigilanza, e con vigilante accortezza. Nota quinta. Della Quinta
di burrascosa Fortuna si veleggia, come si può; e il voler combattere con il furor de’ Venti, è una battaglia da Guerriero
e di Artisti possono di Carnevale, e di Estate ricrearsi modestamente con l’impiego di qualche scenico, e pubblico Recitame
e, nelle Feste possono goder, se vogliono, la quiete, e la devozione con un aggiustato compartimento dell’ore per tutto il
orarvi in continui esercizi di devozione; né è una Scuola, per starvi con assidua applicazione alle fatiche della Letteratu
ncede, si può temere di turbazione, d’inquietudine, e di sollevamento con molto scapito della domestica disciplina, e obbed
rappresenta la sua Azione: per la quale si esercitano prima tra loro con la presenza del loro Prefetto, o di altro Superio
presenza del loro Prefetto, o di altro Superiore; e senza mai trattar con Giovani di altra Camerata. Né per questo recitate
he chi recita, guadagna non poco nell’addestrarsi all’azione del dire con pubblica franchezza; nel mandar a memoria una buo
ario, altrimenti non si può tener a segno, e governar quella Gioventù con regolata obbedienza in quel tempo carnevalesco, e
tra loro si radunerebbero senza Superiore ad esercitarsi; forse anche con pericolo di far altro con tale occasione. Il suon
senza Superiore ad esercitarsi; forse anche con pericolo di far altro con tale occasione. Il suono di questa tromba non stu
ni tempi succede, che da un’Azione rappresentata da virtuosi Giovani, con l’indirizzo di Maestri, uomini veri spirituali, e
modesta, non però santa, ne spirituale, e che Peccatori si convertano con udirla; io certo difficilmente lo credo. Con tutt
Peccatori si convertano con udirla; io certo difficilmente lo credo. Con tutto ciò lo voglio credere; e voglio dire, che u
entazioni: in prova di che Beltrame nel suo Discorso al c. 41. scrive con questa forma. Il veder un Giovane discolo, che pe
dopo l’ aver sospirato a capo chino, si rivolga pietoso verso quello con gli occhi colmi di lacrime, e dica in fioca voce.
lacrime, e dica in fioca voce. Padre. Solamente questa voce, portata con singhiozzi, e affettuosi sospiri, è atta a cavare
sono come le cose miracolose, e molto straordinarie: onde non veggo, con quanta prudenza, o con quanta probabilità di buon
colose, e molto straordinarie: onde non veggo, con quanta prudenza, o con quanta probabilità di buono esito si regolerebbe
digiuni, discipline, e altre penitenze; la correzione fraterna fatta con affetto di cordialissima destrezza e con arte di
la correzione fraterna fatta con affetto di cordialissima destrezza e con arte di dolcissima destrezza; l’ingegnosa diligen
i Dio, e agli amatori della salvezza altrui. Ma dato, e concesso, che con l’occasione di un modesto Recitamento si converti
me tanti Fanciulli di latte, bisogna allevarli, e fomentarli nel bene con altri mezzi spirituali, e non con la vanità delle
na allevarli, e fomentarli nel bene con altri mezzi spirituali, e non con la vanità delle Commedie; acciocché conoscano viv
se giudica poter replicare, aggiungendo. Oh alcuni si sono convertiti con la Commedia; dunque con la Commedia si deve procu
re, aggiungendo. Oh alcuni si sono convertiti con la Commedia; dunque con la Commedia si deve procurare la loro perseverant
tro impiastro, che del comico lenitivo: essi devono pregar il Signore con S. Agostino, dicendo spesso, con devoto affetto d
itivo: essi devono pregar il Signore con S. Agostino, dicendo spesso, con devoto affetto di contrito cuore. « Hic unt, hic
possono, e largamente, alla grossa e importante somma de’ loro debiti con un continuo, e intero pagamento penitenziale. E s
di ridursi alle prime ricchezze, e non avventurarsi ad altra fortuna con pericolo di urtar nello scoglio di un totale, e d
imento. O oro cangiato dal suo splendore, e oscurato. Si può ben dire con l’afflitto Profeta. «Quomodo obscurandum est auru
sa testea? »c. 41. Thr.. Ma forse tal’uno risponderà è questa Ragione con un’ardita, e franca negativa, dicendo, che la sos
er ordinario nocivo, e pernicioso. Non si riscalda il freddo focolaro con i pezzi di ghiaccio: né si ristora la sanità lang
o focolaro con i pezzi di ghiaccio: né si ristora la sanità languente con il cibo di vana, o di niuna sostanza: il fervore
ibo di vana, o di niuna sostanza: il fervore della carità si recupera con fervorosi esercizi di spirito. A che proposito du
upera con fervorosi esercizi di spirito. A che proposito dunque voler con la comica freddura far fuggire da’ Congregati la
Pigmei non suonano la tromba per la guerra de’ Giganti: bisogna, che con il mezzo sia proporzionato al fine: se la Congreg
a Congregazione ha vera mancanza di spirito, procuri di riacquistarlo con i mezzi spirituali, non teatrali; quelli sono di
ntendesse , che ogni persona deve dopo i travagli ristorarsi alquanto con il gusto, e sapore di una gioconda Ricreazione. A
pure, come certa la dottrina di S. Tommaso, il quale approva insieme con Aristotile e Agostino. « Eutropeliam ludi moderat
lche Città è succeduto, che alcuni Religiosi hanno fatto una Commedia con invito, e con venuta di Secolari gravi e giudizio
ucceduto, che alcuni Religiosi hanno fatto una Commedia con invito, e con venuta di Secolari gravi e giudiziosi ad udirla,
di questi Padri devono ire a predicare la prossima Quaresima, e però con questo Comico Recitamento si sono un poco assicur
icamente. Ma quella scusa non fu accettata per buona da molti savi, e con ragione; perché il recitar in una carnevalesca Co
e Guerriero: anzi deve rallegrarsi, e godere, che chi comanda, vigili con diligenza, acciocché la militare disciplina punto
della Comica Rappresentazione. E ben vero, che se alcuni già partiti, con lasciar di se fondato sospetto di voler attendere
vocazione. Onde la Congragazione non patirà detrimento, governandosi con santo spirito di vera osservanza. Nota ultima. Di
conservarsi, e di crescere in quella semplicità, carità, schiettezza, con che i primi Fratelli fondarono la Congregazione,
Superiori e ciascuno nelle difficoltà, e ne’ desideri suoi comunicava con molta confidenza tutto l’interno suo, e il suo cu
tare forse ne’ primi anni (come avviene in altre cose) si reciterebbe con il debito riguardo di modestia; ma poi col tempo
randi nell’originario fonte loro per lo più si saltano, o si guazzano con facilità, ma poi nel corso, e col tempo vanno a i
sazione del vero, e virtuoso Congregato deve regolarsi; e aggiustarsi con due misure; cioè con l’osservanza delle Regole, e
irtuoso Congregato deve regolarsi; e aggiustarsi con due misure; cioè con l’osservanza delle Regole, e con l’uso antico, e
; e aggiustarsi con due misure; cioè con l’osservanza delle Regole, e con l’uso antico, e solito della Congregazione. E tut
he Fratello è discordante da queste misure, credo che si possa nomare con S. Basilio perniciosa a gli altri Fratelli. « Qui
exemplo suo a suscepta certamine ceteros abducit » rimuove gli altri con l’esempio suo all’onorato, e preso certame contro
della perfezione in terra, e della consolazione in Paradiso. Concludo con questo avviso dato l’anno 1642. a un nobile, virt
rimentato, e disse. Io so per certa esperienza, che molti spirituali, con recitare in Scena Commedie anche modeste, hanno p
recitare in Scena Commedie anche modeste, hanno patito, delle cascate con rovina delle anime loro. Volle dire secondo me, c
urioso, e virtuoso di quell’Operetta, piccola sì sua stessa, ma fatta con non piccola speranza di giovare all’anima d’ogni
. N. 21. l. 5. Instit. Mor. C. 1. q. 5. in Comp. Bullarij p. 101. In cons . 192. n. 2. ho. 62. l. 5. d. 46. n. 11. Ver. Hora
In Eccles. p. 439. De fide, spe, et c. disp. 174. 5. 28. subs. 11. De Con . Tract. trac. 2. dis. 500. n. 3. pag. 662. tom. 4
in To. 5. Bibl. Pat. l. 3. Apophth. nu. 81. l. 3. de civis. c. 8. cons . 33. de’ Usuris l. 5. n. 2. De tribus Virt. Theo
re: in modo che. s. [NDE] Comprendre: apparso. t. [NDE] Comprendre: con sè. u. [NDE] Comprendre: danno. v. [NDE] Compre
e: alle Azioni. al. [NDE] Comprendre: alcuna. am. [NDE] Comprendre: con me. an. [NDE] Comprendre: pesante. ao. [NDE] Co
sciocchi. cc. [NDE] Comprendre  : patiscono. cd. [NDE] Comprendre: con avvertenza. ce. [NDE] Comprendre  : stancarsi.
3 (1666) Dissertation sur la condemnation des théâtres « Disseration sur la Condemnation, des Théâtres. — Chapitre IV. Que la représentation des Poèmes Dramatiques ne peut être défendue par la raison des anciens Pères de l'Eglise. » pp. 90-103
ita sacra personat aut alte graditur maiore Cothurno. » Id. in Paneg. Cons . Manl. et Arcadius Chrétiens donnèrent les Jeux d
ita sacra personat aut alte graditur maiore Cothurno. » Id. in Paneg. Cons . Manl. Ammian. l. 14 « Ut profanos ritus iam sal
4 (1694) Maximes et Réflections sur la Comédie « XXIX. Nouvel abus de la doctrine de Saint Thomas. » pp. 102-108
aient la même observance, selon la tradition des siècles précédentsAd cons . Bulg. cap..44. [Nicolas Ier, Responsa Nicolai Pa
ticle 2, réponse à questiuncula 2]. Serm. 33. [sermon XXXIII].ae Ad cons . Bulg. cap..44. [Nicolas Ier, Responsa Nicolai Pa
5 (1769) De l’Art du Théâtre en général. Tome I « De l’Art du Théatre. Livre troisiéme. — Chapitre IV. Il faut que le nouveau Théâtre se fonde sur la Vérité & sur la Nature. » pp. 133-138
ses Drames, nous remplit de cette douceur délicieuse qu’on ressent à con templer des objets réels, qui nous occupent &
6 (1766) Réflexions sur le théâtre, vol 5 « Réflexions sur le théâtre, vol 5 — REFLEXIONS. MORALES, POLITIQUES, HISTORIQUES, ET LITTÉRAIRES, SUR LE THÉATRE. LIVRE CINQUIÈME. — CHAPITRE VI. De l’indécence du Théatre. » pp. 114-137
n de los ojentes, por el inconveniente de mesclar entrameles profanos con historias sagrados. Et en général il regarde le t
les gens sages & pieux, dont il cite un grand nombre : Se hasion con tan excessivo gusto, con tanta profanidad y vanid
ux, dont il cite un grand nombre : Se hasion con tan excessivo gusto, con tanta profanidad y vanidad non ai cosa tan contra
7 (1671) La défense du traité du Prince de Conti pp. -
ica, por los Christianos Emperadores, Reyes y Pontefices, y abrasadas con el fuego de su sancto zelo ; todaula nemos han qu
bald en ces termes « Pacificato lo Imperadore col sommo Pontefice, et con lo inclito Duce, donnate le præclarissime insegne
d Ancona, gli Anconitani vennero incontro al Papa, et all’Imperatore, con due troni, et con due Ombrelle, cioe l’una per lo
nitani vennero incontro al Papa, et all’Imperatore, con due troni, et con due Ombrelle, cioe l’una per lo Papa et l’altra p
ate portare, et di poi arrivati a Roma venendo gli i Romani in contra con otto trombe, et con otto confaloni di diversi col
oi arrivati a Roma venendo gli i Romani in contra con otto trombe, et con otto confaloni di diversi colori, all’hora il Pap
à la lengua vulgar las Comœdias, el estilo de ellas enriqueeiendo la con galanos modos de desir, con frasis, y elegancias
dias, el estilo de ellas enriqueeiendo la con galanos modos de desir, con frasis, y elegancias nuevas, et c. Mucho se pudic
« Après avoir considéré , dit-il « Visto pues todo lo dicho, y que con la experiencia de tan largo tiempo no es possible
le poner medio, ò remedio en esto, ni circunstancionar estas Comedias con las reglas de la razon, excluyendo dellas toda co
s, y Comœdias, y no pocos, ny de poca autoridad, y son delos que dize con harto sentimiento un Propheta : « Va qui dicitis
0. » « Confunden sin duda las cosas, y trucean los nombres, y cubren con capa de bien, à lo que encubre mil males, y daños
avoir considéré, dit le Père Guzman « Visto pues todo lo dicho, y que con la experiencia de tan largo tiempo no es possible
le poner medio, ò remedio en esto, ni circunstancionar estas Comedias con las reglas de la razon, excludendo dellas toda co
uzman Jésuite « Yo digo que aunque hablando en rigor escholastico, y con el que habla S. Thomas, el officio de representar
de pecado, y pecadores ; lo que parece falso. » Y prueva lo el santo con el exemplo de la revelacion hecha al Abad Paphnut
ner, trae aquello de los Proverbios : « la risa se mezclara, y aguara con dolor y el fin del gozo parara en llanto, el qual
articulo y dize : que los Juegos son licitos, y capaces de regular se con las reglas, y leyes de la razon, y ordinar se per
que se exercitan, ò por las personas que los exercitan, que no dizen con ellas los tales juegos ; que claro esta, que si u
señores representantes. Aguarden la condicion que santo Tomas pide : con tale, dize, « que usen con moderacion de su entre
uarden la condicion que santo Tomas pide : con tale, dize, « que usen con moderacion de su entretenimiento ; esto es no usa
es, el pleito, y todo lo que en este discurso hemos escrito. Acabemos con lo que santo Tomas dize : « Y los tales represent
ue se apuntaron arriba. Esta es la doctrina de santo Tomas, explicada con la mayor claridad que la hesabido, y podido expli
sentencia, lo ordinario haze contra ella. Sino, digan me como cumplen con este conque, en una Comedia de Medusa, ò de Medea
n en las mas santas se suelen añadir. Visto pues todo lo dicho, y que con la experiencia de tan largo tiempo no es possible
le poner medio, ò remedio en esto, ni circunstancionar estas Comedias con las reglas de la razon, excluyendo dellas toda co
omédiens même de ce temps qu’on doit entendre le Canon pro dilect. de cons . dist. 2. lequel est tiré de l’Epître de saint Cy
orum pectora qui spectant et audiunt. Nec hæc impudicis tantum oculis con emplanda proponuntur ; sed sacris etiam interdum,
io Carthaginensi cap. 31. uterque vero Canon reperitur in 2. dist. De cons . Paul Comitol. Resp. Moral l. 5. quæst. 11. de ob
y artes de terceras. Ven y oyen alli los oyentes hazer esto, ez salir con esto, y assi falon ellos tambien aficionados ò en
ciencias, y laços de las almas. Y cierto un ciego, sino lo esta mucho con la passion, echara de ver el gravissimo peligro,
oner de lante de los oios, cuyos objetos tienen tanta fuerça, y poder con el alma, y negotian tan presto con ella loque qui
jetos tienen tanta fuerça, y poder con el alma, y negotian tan presto con ella loque quieren, un euredo de amor, una preten
eshonesta, ò de vengança, ò de ambicion començada, mediada, y acabada con grande artificio, con multa à gudoza, e ingenio,
ça, ò de ambicion començada, mediada, y acabada con grande artificio, con multa à gudoza, e ingenio, con palabras discretas
diada, y acabada con grande artificio, con multa à gudoza, e ingenio, con palabras discretas, representando con acciones vi
con multa à gudoza, e ingenio, con palabras discretas, representando con acciones vivas, con pronunciacion suave, y con ap
e ingenio, con palabras discretas, representando con acciones vivas, con pronunciacion suave, y con aparato, y representac
scretas, representando con acciones vivas, con pronunciacion suave, y con aparato, y representacion grave ? « El Christiano
se muestra esquiva, ya affable, ya çahareña, ya blanda, y suave, todo con fin solo de agradar, y parecer bien. Si las sanda
s bayles, y sus donayres, sus acciones bien estudiadas ; ò por hablar con palabras del santissimo Chrysostomo : « Cuncta si
ndo à los vicios la voz y autoritad commun, la matrona que quiça vino con honestidad al theatro, buelve sin elle. Deprende
ue ay grande peligro. « Et si tu, dize san Juan Chrysostomo, hablando con el confiado y que dize no halla tanto daño en est
que se haze à los mismos representantes, animando los à este officio, con el concurso, y gusto que veen en los oyentes, que
du Christianisme. « S. Cyprien, dit-il « Enoja se mucho san Cypriano con estas frivolas excusas, que davan tambien en su t
ica, por los Christianos Emperadores, Reyes y Pontefices, y abrasadas con el fuego de su sancto zelo ; todaula nemos han qu
Papa in Venetia. « Pacificato lo Imperadore col sommo Pontefice, et con lo inclito Duce, donnate le præclarissime insegne
d Ancona, gli Anconitani vennero incontro al Papa, et all’Imperatore, con due troni, et con due Ombrelle, cioe l’una per lo
nitani vennero incontro al Papa, et all’Imperatore, con due troni, et con due Ombrelle, cioe l’una per lo Papa et l’altra p
ate portare, et di poi arrivati a Roma venendo gli i Romani in contra con otto trombe, et con otto confaloni di diversi col
oi arrivati a Roma venendo gli i Romani in contra con otto trombe, et con otto confaloni di diversi colori, all’hora il Pap
à la lengua vulgar las Comœdias, el estilo de ellas enriqueeiendo la con galanos modos de desir, con frasis, y elegancias
dias, el estilo de ellas enriqueeiendo la con galanos modos de desir, con frasis, y elegancias nuevas, et c. Mucho se pudic
tract. 5. Exam. 5. cap. 4. n. 137. « Visto pues todo lo dicho, y que con la experiencia de tan largo tiempo no es possible
le poner medio, ò remedio en esto, ni circunstancionar estas Comedias con las reglas de la razon, excluyendo dellas toda co
s, y Comœdias, y no pocos, ny de poca autoridad, y son delos que dize con harto sentimiento un Propheta : « Va qui dicitis
0. » « Confunden sin duda las cosas, y trucean los nombres, y cubren con capa de bien, à lo que encubre mil males, y daños
. lib. 3. cap. 16. de spectaculis. « Visto pues todo lo dicho, y que con la experiencia de tan largo tiempo no es possible
le poner medio, ò remedio en esto, ni circunstancionar estas Comedias con las reglas de la razon, excludendo dellas toda co
. Paphnutio. « Yo digo que aunque hablando en rigor escholastico, y con el que habla S. Thomas, el officio de representar
de pecado, y pecadores ; lo que parece falso. » Y prueva lo el santo con el exemplo de la revelacion hecha al Abad Paphnut
ner, trae aquello de los Proverbios : « la risa se mezclara, y aguara con dolor y el fin del gozo parara en llanto, el qual
articulo y dize : que los Juegos son licitos, y capaces de regular se con las reglas, y leyes de la razon, y ordinar se per
que se exercitan, ò por las personas que los exercitan, que no dizen con ellas los tales juegos ; que claro esta, que si u
señores representantes. Aguarden la condicion que santo Tomas pide : con tale, dize, « que usen con moderacion de su entre
uarden la condicion que santo Tomas pide : con tale, dize, « que usen con moderacion de su entretenimiento ; esto es no usa
es, el pleito, y todo lo que en este discurso hemos escrito. Acabemos con lo que santo Tomas dize : « Y los tales represent
ue se apuntaron arriba. Esta es la doctrina de santo Tomas, explicada con la mayor claridad que la hesabido, y podido expli
sentencia, lo ordinario haze contra ella. Sino, digan me como cumplen con este conque, en una Comedia de Medusa, ò de Medea
n en las mas santas se suelen añadir. Visto pues todo lo dicho, y que con la experiencia de tan largo tiempo no es possible
le poner medio, ò remedio en esto, ni circunstancionar estas Comedias con las reglas de la razon, excluyendo dellas toda co
orum pectora qui spectant et audiunt. Nec hæc impudicis tantum oculis con emplanda proponuntur ; sed sacris etiam interdum,
io Carthaginensi cap. 31. uterque vero Canon reperitur in 2. dist. De cons . Paul Comitol. Resp. Moral l. 5. quæst. 11. de ob
y artes de terceras. Ven y oyen alli los oyentes hazer esto, ez salir con esto, y assi falon ellos tambien aficionados ò en
ciencias, y laços de las almas. Y cierto un ciego, sino lo esta mucho con la passion, echara de ver el gravissimo peligro,
oner de lante de los oios, cuyos objetos tienen tanta fuerça, y poder con el alma, y negotian tan presto con ella loque qui
jetos tienen tanta fuerça, y poder con el alma, y negotian tan presto con ella loque quieren, un euredo de amor, una preten
eshonesta, ò de vengança, ò de ambicion començada, mediada, y acabada con grande artificio, con multa à gudoza, e ingenio,
ça, ò de ambicion començada, mediada, y acabada con grande artificio, con multa à gudoza, e ingenio, con palabras discretas
diada, y acabada con grande artificio, con multa à gudoza, e ingenio, con palabras discretas, representando con acciones vi
con multa à gudoza, e ingenio, con palabras discretas, representando con acciones vivas, con pronunciacion suave, y con ap
e ingenio, con palabras discretas, representando con acciones vivas, con pronunciacion suave, y con aparato, y representac
scretas, representando con acciones vivas, con pronunciacion suave, y con aparato, y representacion grave ? « El Christiano
se muestra esquiva, ya affable, ya çahareña, ya blanda, y suave, todo con fin solo de agradar, y parecer bien. Si las sanda
s bayles, y sus donayres, sus acciones bien estudiadas ; ò por hablar con palabras del santissimo Chrysostomo : « Cuncta si
ndo à los vicios la voz y autoritad commun, la matrona que quiça vino con honestidad al theatro, buelve sin elle. Deprende
ue ay grande peligro. « Et si tu, dize san Juan Chrysostomo, hablando con el confiado y que dize no halla tanto daño en est
que se haze à los mismos representantes, animando los à este officio, con el concurso, y gusto que veen en los oyentes, que
o, como le han de dexar ? » Idem §. 8. « Enoja se mucho san Cypriano con estas frivolas excusas, que davan tambien en su t
8 (1582) De spectaculis. Cap. 5. [Tertia ac postrema syntagmatis iuris vniversi pars, liber XXXIX] « De spectaculis. Cap. 5. » pp. 818-825
isse. Exprobrat Græcis, & maximè detestatur TatianusTatian. Orat. con . Græcos., Iustini martyris discipulus, quòd pasce
. lib. 7. c. 46 Sozomen. lib. 2. histor. Tripart. c. 9. Tatian. Orat. con . Græcos. Beat. Rhena. in annotatio. in Tertulia.
9 (1763) Réflexions sur le théâtre, vol. 1 « LIVRE PREMIER. CHAPITRE I. Le Clergé peut-il aller à la Comédie ? » pp. 10-27
nomène. 5.° Le Concile sixième de Constantinople in trullo (ann. 680. Con . 51.) défend de regarder les représentations de t
10 (1694) Lettre d’un théologien « Lettre d'un théologien » pp. 1-62
nstantinople ne se récrient pas moins contre « Si quis fidelis, etc. » Con . Eliberi. Can. 79. Trullau. Syn. Can. 50. Justin
Can. 42. apud grat. D. 35. cap. Episcopus. « Si quis fidelis, etc. » Con . Eliberi. Can. 79. Trullau. Syn. Can. 50. Justin
11 (1838) Principes de l’homme raisonnable sur les spectacles pp. 3-62
de leur érudition. Et qu’on ne dise pas que leur morale a été de pur con [ILLISIBLE]. Il ne faut que peser leurs termes, et
12 (1756) Lettres sur les spectacles vol.1 pp. -610
o a’ quali abbiamo comunicato l’istessa Composizione, si sono trovati con Noi d’accordo. 13. Neppure ci siamo voluti arren
Collegio de’ Nobili, tanto più che faceva egli la principal parte, e con raro valore, come ci veniva da tutti riferito. Ol
contro le Commedie profane, e gli altri spettacoli del Carnevale ; e con quanto maggior fervore possono, secondo i talenti
o, intorno alla permissione delle pubbliche e profane Commedie, ed io con pari riverenza, ed ingenuità rispondo di non pote
ommedie. Si aggiunge l’esempio del Papa antecessore di S.B., il quale con sua gran lode ha proibito sim il fomento di molti
alli festini io non sono interrogato, ma in ogni caso non dubito, che con pari zelo, anzi con maggior premura si debbano pr
sono interrogato, ma in ogni caso non dubito, che con pari zelo, anzi con maggior premura si debbano proibire, come pregiud
reità delle nostre azioni dall’ interno principio, onde procedono, e con già dall’ apparenza o colore, che noi loro diamo.
ti la speranzá della vittoria, che si suole ordinariamente conseguire con la costanza. S. Agostino, serm. 1 sopra il Salmo
13 (1756) Lettres sur les spectacles vol. 2 «  HISTOIRE. DES OUVRAGES. POUR ET CONTRE. LES THÉATRES PUBLICS. —  HISTOIRE. DES OUVRAGES. Pour & contre les Théatres Publics. » pp. 101-566
etit ; sed, velut ebrius, domum quo tramite revertatur ignorat. Boet. Cons . Philos. 245. M. le Tourneur a donné pour un Poë
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