A Madama di Beaulieu
Lascia o Plato divin que’campi homaìr
Ove godi immortal l’aure seconde ;
E vieni qui, dove d’argento l’onde
Volge la Senna : aure più dolci hauraìs.
Splendor, che oscura al gran Pianeta i raìt
Qualor più chiaro il lume suo diffonde
Qui fiammeggia, qui sol tra verdi sponde
Bella, e spirante virtù vedrai.
Bella sì, che’l pennel della tua lingua
Tal non la pinseu, o quattro volte, e sei
Beato suol, che reggi il nobil velo.
Ecco non pur ardor d’amor per lei
L’almevleggiadre : ma n’avvampa il Cielo,
Né sia, che Lethe un sìwbel fuoco estingua.
Di V. S. Humilissima e ass ma
Isabella Andreini