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3. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [61.]. DELLA VOLPE, ET DELL’UVA. » p. 15

GIUNSE la Volpe da la fame scorta Ove una Vite co i pendenti rami Facea d’uve mature allegra vista : E cominciò con appetito immenso Far ogni prova, onde potesse haverne. […] Onde vedendo ogni sua speme vana Se ne ritrasse, et a sé stessa disse.

4. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [95.]. DEL NIBIO, E DELLO SPARVIERO. » p. 

Onde esponendo sua ragion ciascuno Dinanzi a lei, che decidesse il punto De la difficultà fra loro nata, L’Aquila disse : Orsù fratelli andate A mostrarmi di ciò ragion più chiara Con l’opra del valor, che regna in voi. […] Onde mostrando il Nibio con gran suono D’altera voce un topo, c’havea preso In mezo un campo di tagliate biade ; E lo Sparvier mostrando una Colomba, Che per lo ciel volando a forza ottenne, L’Aquila disse. Poi che con l’effetto Chiara ciascun di voi fatto m’havete Del valor dubbio, onde pendea la lite, Mia sentenza sarà, che quanto meno De l’altera Colomba il Topo vale, Tanto di nobiltate e di virtute Nibio vagli tu men de lo Sparviero.

5. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [50.]. DEL GRANCHIO, ET LA VOLPE. » p. 116

IL Granchio un giorno era del Mare uscito Per novello disio di trovar cibo, Che gli gustasse fuor de l’onde salse ; Onde pascendo a suo diporto andava Lungo a la spiaggia del vicino lito.

6. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [15.]. DELLI DUE VASI. » p. 378

DUE vasi, ch’adoprar soglion le genti Da cuocer le vivande in su la fiamma, Di terra l’uno, et l’altro di metallo, Scorrean nel mezo a la seconda un fiume Portati a galla da le rapide onde. Ma perché quel di terra assai più lieve Scorrea sicuro ; l’altro, che temea Per la gravezza sua girsene al fondo, Cominciò con parole affettuose A pregar l’altro in lusinghevol modo, Che d’aspettarlo non gli fusse grave : Et legatosi seco in compagnia Volesse far quel periglioso corso : Onde l’altro gli diè simil risposta.

7. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [81.]. DELLA RONDINE, E GLI ALTRI UCCELLI. » p. 39

NON era anchora il Lin venuto in uso     Di seminarsi, quando un fu, che primo     Raccolse il seme in varie parti fuso : E volse dar principio (a quel ch’io stimo)     Di far lo stame, onde trahesse poi     Mille mistier, ch’in verso io non isprimo. […] La Rondinella, che presaga teme     Quell’opra nova, e la virtute intende     Del Lino, ogni altro augel convoca insieme : E lor mostra il periglio, che s’attende     Da quella pianta, e persuader vuole     A prohibirne il mal, ch’essa comprende : E dice, che quel seme, onde si duole,     Devrebbe trarsi pria, che n’esca l’herba :     Ma perde indarno il tempo e le parole. […] Vive con l’huomo, e sempre si nutrica     D’ogni altra cosa, che d’esca o di grano,     Cibo de l’huomo per usanza antica : Così perché nell’opre di sua mano     Non gli suol mai far detrimento alcuno     Depredando le biade in mezo il piano, A quello è cara ; et ei sempre digiuno     Vive di farle offesa, e la ricetta     Dentro a’ suoi tetti, onde l’osserva ognuno.

8. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [3.]. DELL’AQUILA, ET LA SAETTA. » p. 276

L’AQUILA stanca dal continuo volo Per posar sopra un sasso al pian discese : D’onde un uccellator, ch’ivi la vide, E la prese di mira, alfin la colse Con un pungente stral da l’arco spinto Mentre ella stava per gettarsi intenta Dietro a una lepre, e farne alta rapina.     Ella, che trappassar sentissi il fianco Dal crudo ferro, e quasi a morte giunta, L’ali allargando declinò lo sguardo Verso l’offesa parte, onde sapesse La ria cagion dell’improviso colpo.

9. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [80.]. DELLA LEPRE E LA TESTUGGINE. » p. 226

Or dato il segno, onde ciascuna havesse A cominciar il destinato corso Per giunger tosto a la prefissa meta, La Lepre, che colei nulla stimava, Si fé di mover piè sì poco conto Vedendo la compagna tanto lenta, Ch’a gran fatica par che muti loco, Che addormentossi ; confidando troppo Nella velocità del presto piede Tutto l’honor de la presente impresa. […]     Così fa spesso l’huom d’ingegno e forza Dotato in concorrenza di colui, Che molto inferior di ciò si vede, Quando opra tenta, onde l’honore importi ; Che confidato nella sua virtute Pigro dorme a l’oprar continuo e lungo, Sperando in breve spatio avanzar tutte Le fatiche de l’altro, e ’l tempo corso : Né s’accorge, ch’un sol continuo moto, Benché debole sia, giunge al suo fine Più tosto assai, ch’un più gagliardo e lieve, Che pigro giaccia, che la confidenza A la sciocchezza è figlia, e a l’otio madre ; Onde ne nasce l’infelice prole Biasmo, e vergogna, e danno in ogni tempo.

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