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2. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [49.]. DI PALLADE, ET DI GIOVE. » p. 508

Così Giove la Quercia altera prese ; Venere il Mirto ; il Pino il Dio del mare ; Apollo il Lauro ; et la sublime Pioppa In gloria cesse del famoso Alcide. […]     Udito ciò la generosa Dea Per dar del suo saper degna risposta In sì fatto parlar la lingua sciolse.     Prendasi pur ognuno, o sommo Padre, De gl’immortali Dei qual più gli aggrada Inutil pianta del suo pregio insegna, Ch’io quanto a me, cui sempre giova e piace L’honor goder con l’utile congiunto, M’eleggerò la pretiosa oliva, Di cui voglio esser protettrice amica. […]     O degna figlia del tuo Padre Giove, Ben mostri al tuo parlar accorto et saggio, Et al giudicio del sublime ingegno, Che non del ventre di femina vile, Ma del mio divin capo uscita sei.

3. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [99.]. DEL CONTADINO, E GIOVE. » p. 

Or su fratel poi c’hai veduto Qual utile t’ha dato il tuo consiglio In farmi governar l’anno a tuo modo, Ara, e semina anchor a modo tuo Quest’anno quel poder, c’hai da me preso E lascia a me la cura del governo De le stagioni del futuro tempo ; Che t’avvedrai qual sia ’l tuo senno e ’l mio. Così fece il Villano ; et nel seguente Anno la messe andò tanto feconda, E la vendemia, e ’l resto del raccolto, Che vinse di gran lunga ogni speranza, Ogni desio di Contadino avaro. Da quella volta in poi lasciò il Villano Sempre la cura del governo a Giove D’ogni stagione, onde si volge l’anno. E sempre quello in buona parte prese, Che dal parer del suo consiglio venne. […] Lascia di te la cura al Re del Cielo,     Se vuoi viver contento al caldo, e al gelo.

4. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [50.]. DEL GRANCHIO, ET LA VOLPE. » p. 116

IL Granchio un giorno era del Mare uscito Per novello disio di trovar cibo, Che gli gustasse fuor de l’onde salse ; Onde pascendo a suo diporto andava Lungo a la spiaggia del vicino lito. […] Ei che s’accorse del crudele effetto, Né scampo a sua salute haver poteva, Lagrimando tra sé disse : Ben merto Lasso, meschino, e questo e peggior male, Poi c’havendo nel mar cibo bastante Di condur la mia vita insino al fine, S’io di Nestore ben vivessi gli anni, Ho voluto cercar novella strada Di pasturarmi fuor del luogo usato, In parti entrando a mia natura avverse ; E d’animal marin terrestre farmi, Perdendo col mio albergo ancor la vita.

5. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [59.]. DEL FIGLIUOL DELL’ASINO, E ’L LUPO. » p. 

Onde per visitarlo allhor si mosse Con cor maligno, e simulato volto Il Lupo ; e fatto già vicino a l’uscio, Che la stalla chiudea, per certo foro Dentro guardava ; e l’Asinel vedendo Giacersi a lato del suo infermo padre, Chiamollo a sé, pregandol ch’ei l’aprisse, Ché visitar il genitor volea. […]     Tal ti dee del nimico esser sospetto Il volto, che d’amor ti mostra segno ; Se con l’occhio miglior del sano ingegno Non vedi qual gli giace il cor nel petto. Se vivi in rissa, e star vuoi senza pene,     Sospetta dal nimico anchor del bene.

6. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [56.]. DEL TOPO CITTADINO, E ’L TOPO VILLANO. » p. 352

Quivi senza aspettar chi gl’invitasse Ciascun di loro a ristorar si diede La fame, e del camin l’aspro disagio, Intorno a’ varii delicati cibi, Di ch’eran colmi molti piatti e deschi. […]     Ma partito colui, che fu cagione De la paura, e del disturbo loro, Tornar di novo a l’assaggiato cibo, E ne satiaro a pien l’ingorda fame, Benché tremanti, e di sospetto pieni : Né però si sapean levar da mensa Dal gusto presi del soave pasto, Se un’altra volta l’importuno hostiero, Che per altro bisogno ivi tornava, A disturbarli non venia di novo.     Allhora s’appiattar celatamente Dietro un vasello di Cretense vino, Che gocciolando dal mal sano fondo Spargea ’l terreno del liquor soave. […]     Gratie ti rendo del cortese accetto Che fatto m’hai nel tuo nobil convito Degno del gusto de’ celesti Heroi ; Perché il favor (e sia qual ei si voglia) Che fatto vien da volontate amica, Deve esser sempre in tutti i modi caro, E di grata mercè premio s’acquista. […]     Dunque colui, ch’esser felice brama, Segua del Topo rustico la norma ; Che viverà nella più nobil forma Beato, e morirà con gloria et fama.

7. (1180) Fables « Marie de France, n° 17. L’hirondelle et le semeur de lin » p. 39

Marie de France, n° 17 L’hirondelle et le semeur de lin Par veil essample en escrit trois, quant hume sema prime linois e volst de lin le pru aveir, l’arunde fu de grant saveir ; bien s’aperceut ke par le lin sereient oiseus mis a lur fin ; del lin pot hum la reiz lacier, dunt hum les pot tuz damager. […] Cil fist del lin engins plusurs : dunc prist oisels granz e menurs ; n’eüssent pas del mal eü, s’il eüssent dunc cunseil creü. Ceste semblance est asez veire ; quant fous ne veut le sage creire, ki bon cunseil li set duner e de sun mal le volt oster, si damage l’en deit venir, dunc est trop tart del repentir.

8. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [95.]. DEL NIBIO, E DELLO SPARVIERO. » p. 

Onde esponendo sua ragion ciascuno Dinanzi a lei, che decidesse il punto De la difficultà fra loro nata, L’Aquila disse : Orsù fratelli andate A mostrarmi di ciò ragion più chiara Con l’opra del valor, che regna in voi. Che colui, che tornando a me con prova Maggior de le sue forze e del suo grado, Men darà indicio con più degno effetto, Colui da mia sentenza havrà la lode E de la maggioranza, e del valore. […] E quanto più del Topo è la Colomba Degna d’honor, cotanto tu Sparviero Prevagli al Nibio d’ogni honore e merto. […] Di ciascun l’opra è del valore il saggio5.

9. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [32.]. DE I TOPI. » p. 613

Et un di lor, che primo a parlar prese, Fu di parer, ch’un gran sonaglio al collo Legar del Gatto si devesse al fine, Che ’l suo venir al suon si conoscesse Da lor, c’havriano del fuggir tal segno. […]     Così spesso intervien dove il periglio Si scorge in eseguir util consiglio : Però colui, che sua sentenza porge Che del publico ben cagione apporta, Dee pensar prima, che la lingua snodi, Se ’l fin del parer suo puote eseguirsi Senza pericol di chi ’l pone in opra, Se brama esser tenuto al mondo saggio.

10. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [23.]. DELL’ASINO, E ’L CAVALLO. » p. 357

    Ma quando poscia dopo alquanti giorni Da la battaglia ria tornar il vide Di sudor carco, afflitto, polveroso, E tutto homai del proprio sangue molle Per le ferite, ch’egli havuto havea, Tutto allegrossi de la propria sorte ; Che, se ben il tenea poveramente, L’assicurava da miseria tale : E compensando il duol de le fatiche Con la dolcezza del viver in pace ; E del Cavallo ogni trionfo e pompa Con l’infelicità del mal presente, Racconsolato e di sua sorte lieto Menò contento di sua vita il resto.

11. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [37.]. D’UN VECCHIO, ET LA MORTE. » p. 60

UN Vecchio contadino ito a far legna Nel bosco assai da sua stanza lontano Tornava a dietro d’un gran fascio carco : E stanco homai dal troppo grave peso, Da la lunga fatica, e dal camino, Ma molto più da i molti giorni et anni, Che gli premean di doppia soma il fianco, Al mezo de la via su la campagna La sarcina lasciò cadersi a terra Per riposar l’affaticate membra Sotto l’ardor del caldo estivo Sole. E rivolgendo con la mente spesso L’aspra calamità, che ognihor l’afflisse, Con la memoria de i passati guai Cresceva il duol del suo presente affanno. […] L’improviso apparir del mostro horrendo Empì ’l vecchio meschin di tal paura, Che tosto allhor allhor cangiò pensiero. Et non sapendo qual risposta darle, Disse : Io ti chiamo acciò mi presti aiuto In caricarmi del caduto peso, Che, come vedi, ancora in terra giace : Né da te cerco verun’altra cosa.

12. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [21.]. DEL TOPO GIOVINE, ET. la Gatta, e ’l Galletto. » p. 716

UN Topo giovinetto uscì del buco, Ove la madre non prima ch’allhora Lasciato havea dal primo dì ch’ei nacque ; Et incontrossi a caso in un Galletto Et in un Gatto, che tosto che ’l vide S’appiatò cheto in mezo del sentiero Per aspettar il Topo, che pian piano Incontra gli venia per suo diporto : E farne ad uso suo di lui rapina. […] Da cui già spaventato il picciol Topo Per l’importuno et improviso moto Diede a fuggirsi, e tornò tosto dove Trovò la madre di sospetto piena, Che la cagion del suo fuggir li chiese : Ond’ei tremando a lei così rispose. […] E questa è la cagion del mio spavento, De la mia fuga, e del mio tanto affanno. […]     Ahi come, figlio, tua semplicitade Te stesso inganna ; e non conosci anchora Il ben dal male come quel, che sei Pur dianzi uscito del mio ventre al mondo, Et d’ogni esperienza ignudo e privo. […]     Che talhor sembra un huomo in volto un santo, Ch’un Diavolo è poi se ’l miri a l’opre : E spesso un, che par rio nel fronte, copre Ogni bontà del cor sotto al bel manto.

13. (1570) Cento favole morali « Présentation »

Verdizzotti e il loro influsso nella vita e nell’opera del Tasso, Ravenna, A.  […] Giulio Capra del Sig. […] Verdizzotti e il loro influsso nella vita e nell’opera del Tasso, Ravenna, A.  […] Verdizzotti e il loro influsso nella vita e nell’opera del Tasso, Ravenna, A.  […] Verdizzotti e il loro influsso nella vita e nell’opera del Tasso, Ravenna, A. 

14. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [46.]. DELLA VOLPE, ET DEL PARDO. » p. 12

Diceva il Pardo Vedi la pelle mia di varie macchie Con ordine e misura al par del cielo, Ch’è di stelle dipinto, adorna tutta Con tal vaghezza, che stupore apporta A qualunque la vede : e tal è ’l pregio Suo, che Baccho figliuol del sommo Giove Non si sdegna coprir le belle membra D’altra mai per lo più, che di tal pelle, Che tutta la mia specie adorna e veste. […] Più bello è il bel del cor, che il bel del volto.

15. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [58.]. DEL LEONE, DELL’ASINO, ET DELLA VOLPE. » p. 149

E fatto un giorno assai copiosa preda, E sendo a l’Asinel toccato in sorte Il far le parti del comun guadagno, Il tutto giustamente in tre divise : Perché ciascun il suo dovere havesse. […] Ond’ella accorta da l’altrui ruina Quasi tutta la preda in un raccolse, Per farla del Leon debita parte ; E presentolla a la superba fiera ; E poco più di nulla a sé ritenne. Allhor l’altiero d’allegrezza pieno Le disse. ove sorella, hai così bene Appresa del divider la ragione, Che con tanta dottrina hor m’hai dimostro ? […] Se vuoi del tuo mistier cavar guadagno,     D’un tuo maggiore non ti far compagno.

16. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [97.]. DELL’ALLODOLA. » p. 325

Or del campo il padrone un giorno venne Di là passando col figliuolo insieme ; E veduto la biada a terra china Dal peso andarsi del maturo grano, Che de l’aride spiche homai cadea ; Disse : vedi figliuol come è matura Già questa biada sì, c’homai si perde ? Però diman prima, che nasca il giorno, Vattene a ritrovar gli amici nostri Di questa Villa, e pregagli in mio nome A venir tutti a l’apparir del Sole A darci in presto del servitio loro In tagliar questa homai matura biada. […] Ma quando più l’ardor del mezo giorno Scaldava i campi, et aspettato indarno Gran pezzo haveva gli invitati amici A la sua stanza quel padron del campo, Alfin col suo figliuol venne in su ’l loco Per veder se gli amici ivi trovava Forse in far l’opra, a ch’ei gli havea pregati. E non vedendo esser venuto alcuno, Disse al figliuolo : Va’ figlio dimane E tosto invita ogni parente nostro, Che ci servino in ciò de l’opra loro Per la mattina del seguente giorno.

17. (1180) Fables « Marie de France, n° 84. L’homme et les bœufs » p. 657

Issi va del mauveis sergant, que tut en jur va repruchant sun grant servise a sun seignur : ne [se] prent garde de l’honur [ne del bien ne del gueredun k’il ad eü en sa maisun].

18. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [4.]. DELL’AQUILA, E ’L GUFFO. » p. 

    Quindi l’Aquila un giorno andando a spasso Per l’ampio spatio d’una ombrosa valle Da la fame assalita astretta venne Di pasturarsi : e come quella, a cui Stavan sempre nel cor gl’intesi patti Di mai non far al suo compagno offesa ; Da molti augelli per gran spatio astenne L’adunco artiglio : e tuttavia cercava Di prender quelli di più brutto aspetto, Quando dal giogo d’una eccelsa rupe Sentì ullular del suo novo compagno I non mai più da lei veduti figli Nell’aspro nido quasi anchora impiumi. […]     Egli, che con gran pena intese questo, Tornò fra poco al mal guardato nido Forte piangendo il ricevuto torto : E trovando per via l’altero augello Compagno, e del suo mal cagion novella, Che di ritorno sen veniva altero Battendo il vento co i possenti vanni, Con aspra insopportabile rampogna Cominciò del suo mal seco a lagnarsi.     Quinci l’Aquila inteso esser incorsa Nell’odioso errore a punto allhora Che più da quel credeasi esser lontana, Et sol per colpa del giudicio torto Del Guffo tratto dal paterno affetto A darle de’ suoi figli il falso segno ; Forte sen dolse : e si scusò con seco1 Del torto a lui contra sua voglia fatto. […] Così talhora l’huom, che da l’amore Di sé medesmo fatto in tutto cieco Stima le cose sue più, che non deve, Resta schernito quando più si crede Esser per quelle rispettato al mondo : E duolsi a torto del giudicio altrui, Che drittamente a sé contrario vede.

19. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [42.]. DEL LUPO, ET LE PECORE. » p. 451

    Ma quando l’empio fu giunto tra ’l gregge, (Tra ’l gregge, il qual non lo temea credendo Dal suo vestir ch’ei fosse il suo pastore) E volse dar la voce, onde il volgesse Al pensato camin, fiero ullulato Fuori mandò di tanto horror ripieno, Che le paurose pecorelle tutte Smarrite ne restaro, e quello al grido Riconosciuto rimirando a dietro Si diedero a fuggir velocemente A i vicin tetti del nativo albergo ; Et ei di ciò restò schernito, e tristo.     Tal l’huom bugiardo e di malitia pieno Rimaner suole a lungo andar, né puote Sempre venir al fin del suo pensiero Con la bugia del suo fallace inganno, Ché finalmente il ver da sé si scopre ; E l’istessa bugia ne ’l fa palese.

20. (1180) Fables « Marie de France, n° 12. L’aigle et la corneille » p. 259

La corneille fut en agueit : avant ala, del bek feri, si bien que la scale un poi overi ; le peissunet dedenz manga, l’escale lest, si s’en ala, einz que li egles i fust venuz ne qu’il se fust aparceüz le pertuset ot fet petit, [si] que li egles pas nel vit. Par ceste fable del peissun nus mustre essample del felun que par agueit e par engin mescunseille sun bon veisin ; tele chose li cunseille a fere dunt cil ne peot a nul chief trere.

21. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [94.]. DELLA VOLPE, ET DELLA SIMIA. » p. 

Allhor la Volpe impaurita al suono Del novo editto si metteva in punto D’abbandonar il suo natio paese, Quando la Simia di tal fatto accorta Le disse : o sciocca, a che ti metti in core Di ciò paura, se natura larga Ti fu del dono, ond’a me tanto è scarsa ? […] Ma che so io, che ’l Signor nostro altiero Me del numero far di quei non voglia, Che de la coda non han parte alcuna ? […] Chi servo è del Tiran vive in periglio,     Né li giova innocenza, o buon consiglio.

22. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [73.]. DEL PAVONE, E DEL MERLO. » p. 219

    Pensi tu forse, che del regno il peso, Che tanto importa, sostener si possa Da la vaghezza esterior del manto Più, che da la virtù d’un saggio core, E da le forze d’un ardito petto ? […] Cedi, misero, cedi a un altro il peso Di tanto grado, che di te più forte Possa più degnamente in sorte haverlo, Con sicurezza di noi tutti insieme, E de la vita, e del tuo proprio honore. […] Ché così al mondo alfin regger si puote, E la beltà, di cui vestita è l’alma, Preceder deve a la beltà del volto, Che nulla giova senz’interno merto.

23. (1180) Fables « Marie de France, n° 14. Le lion malade » p. 481

Marie de France, n° 14 Le lion malade De un leün cunte li escriz, ki fu defreiz e enveilliz ; malades jut mut lungement, del relever n’i ot n[i]ent. […] Li plusurs sunt pur lui dolent, e as esquanz n’i chaut n[i]ent, e teus i a i vunt pur dun a la devise del leün, e saver voleient li plusur si en lui ad mes nul retur. […] Mut me semble greinur vilté de ces kis furent mi privé a ki jeo fis honur e bien, ki n’en remembrent nule rien, que des autres que jeo mesfis : li nunpuissant ad poi amis. » Par me[is]mes ceste reisun pernum essample del leün : ki que unc chiecë en nunpoeir, si piert sa force e sun saveir, mut le tienent en grant vilté nis les plusurs qui l’unt amé.

24. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [72.]. DELL’ORSO, E LE API. » p. 400

L’ORSO del bosco fuor da fame tratto Trovò due case d’Api, e intorno a quelle Incominciò lecar il mel, che in terra Gocciolando cadea del buco fuori, Del buco, che per tutto era già pieno. E mentre ch’ei così pascendo andava La lunga fame del liquor soave, Una Ape il vide, et li mordea l’orecchia Mentre l’altre dormian dentro a’ lor nidi.

25. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [83.]. DEL TOPO, ET DELLA RANA. » p. 384

E mentre dubbio con tremante core Tentava in ciò la più sicura via, Ecco lontan da mezo il largo humore A lui tosto gridar con rauca voce, Ch’ei l’aspettasse, una loquace Rana : Che allhor mirando gli atti, ch’ei facea, Haveva il fin del suo pensiero inteso : Et aprendosi il calle innanzi ognihora Con le man pronte, e rispingendo a dietro Spesso con ambo i piè la torbid’onda, A quello si condusse in un momento. […] Ma quando al mezo del camin fur giunti L’iniqua Rana a far si diede il tratto, Che fin da prima disegnato havea. […] Ma quel, che dal timor e dal bisogno Prendeva di valor doppio argomento, Tardi avveduto del nimico inganno, Arditamente e con possente lena Si sostentava ; e risurgeva in modo, Che rendea vano il suo malvagio intento. […]     Così talhor avien, che l’huomo iniquo, Ch’a far altrui si move a torto offesa, A la vita, o a l’honor tramando inganno, Primo nel fil del proprio laccio cade, E da la forte man giusta di Dio Colto con egual sorte insieme resta.

26. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [25.]. DEL CANE, E ’L GALLO, E LA VOLPE. » p. 252

    Ma poi ch’apparve in Oriente il raggio Del matutino Sol con lieta voce Diede il Gallo principio al canto usato : E replicando diè di sé novella A la Volpe, che poco indi lontana Havea ’l suo albergo : et tosto al canto corse Dove era il Gallo ; et con parole amiche Salutollo ridendo, e supplicollo Con sermon efficace, ch’ei volesse Scender del tronco, ov’egli alto sedea, E benigno di sé copia facesse A lei, che forte del suo amor accesa Già si sentia del suo leggiadro aspetto, E de l’alta virtù del suo bel canto : Onde abbracciarlo come caro amico Ella voleva, et nel suo albergo trarlo Per fargli a suo poter cortese accetto.

27. (1180) Fables « Marie de France, n° 54. Le paysan en prière demandant un cheval » p. 665

Un sun cheval aveit mut cher, si l’atacha hors del muster. […] Quant il fu del muster eissuz, si esteit si cheval perduz.

28. (1180) Fables « Marie de France, n° 10. Le renard et l’aigle » p. 1

Ja serunt ars tuit mi oisel. » Par cest essample entendum nus que si est del riche orguillus : ja del povre n’avera merci pur sa pleinte ne pur sun cri ; mes si cil s’en peüst venger, sil verreit l’um tost suppleer.

29. (1180) Fables « Marie de France, n° 59. Le loup et le corbeau » p. 670

Si jeo i seïsse, jeo sai bien que tute gent me hüereient ; de tutes parz m’escriereient que jeo la vodreie manger ; ne me larreient aprismer. » Issi est [il] del tricheür : en esfrei est e en poür - sa conscïence le reprent – que tuz cunuissent sun talent. Forment li peise del leal, quë hume ne tient ses fez a mal.

30. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [1.]. DELL’AQUILA, ET DELLA VOLPE » p. 1

    Il che veduto allhor l’afflitta madre Restò del caso rio trista e dolente ; Et non potendo farne altra vendetta, Quando per esser animal terrestre, Et senza penne da levarsi a volo, Non può gir dietro a sì veloce augello ; Di cor la maledice, et la bestemmia, Sì come fanno i miseri impotenti, C’han per solo rimedio in mezo a i guai Lo sfogar in tal guisa il giusto sdegno Contra chi loro a torto ingiuria move : In tanto odio e veleno si converte De le grate amicitie la dolcezza Quando da gli empi simulati amici Indegnamente violate sono. […]     Non molto dopo avenne, ch’ivi presso Havendo alcuni habitator del loco Immolato una Capra al sacrificio, Del nido la rapace Aquila scese, E preso havendo ne gli adunchi artigli Certe reliquie de l’adusta carne Con alquanti carboni accesi intorno Rapida salse al suo superbo nido. […] Tal ch’uscita la fiamma, e circondando Tutto del vampo suo già intorno il nido, De l’Aquila i figliuoli per la tema D’arder, c’havean de l’importuno caldo, Abbandonando il nido, e non havendo Valore ancor da sostenersi a volo, Si lasciaro cader sopra il terreno. […] Vindice è Dio del giusto a torto offeso.

31. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [55.]. DEL LUPO, ET DELLA GRUE. » p. 156

IL Lupo devorato havea un agnello ; Et per la fretta, del mangiar c’havea, Un osso rotto con l’acuta punta Gli restò in gola attraversato in modo, Che sentiva di morte estrema pena. […]     Vattene sciocca, temeraria, e audace, Ch’assai buon patto e premio esser ti deve L’haver già tratto a salvamento il collo Fuor delle fauci del rapace Lupo.

32. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [47.]. DELLA MOSCA. » p. 16780

GIÀ dentro un’olla, che di carne piena Era d’alesso nel tepido humore Bolliva al foco, nell’humor fervente Entrò la Mosca da la gola tratta Del grasso cibo, che nuotar vedea : Del qual dapoi, c’hebbe satiato a pieno L’ingorda brama, e ’l temerario ardire, Venne sì gonfia del mangiato pasto, E di quella bevanda a lei soave, Che non potea levarsene, e cadendo Anzi più in mezo del liquor profondo De la vicina morte in mano andava ; Onde vedendo non poter fuggire L’odiato fin de la penosa vita, Cominciò confortarsi in cotal guisa.

33. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [8.]. DEL CORVO E ’L SERPENTE. » p. 128

IL Corvo spinto da la fame il volo Torse verso un Serpente, che tra certi Sassi del mezo giorno al sol dormiva : E fra l’ugne ne ’l prese, e volea trarsi De le sue carni l’importuna fame : Ma quel presto destossi, e raggirando L’ardito capo, che tre lingue vibra, Lo strinse sì col velenoso morso, Che lo traffisse di mortal ferita. […]     Così spesso n’aviene a l’huom, che intento Tutto al guadagno senza haver rispetto Del mal, che del suo oprar ne senta altrui, Si mette a far ciò che ’l suo cor gli detta : Per che talhor dal suo proprio guadagno Danno gli nasce di tal cura pieno, Che lo conduce a miserabil fine.

34. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [9.]. DEL CANE. » p. 133

    Cos’io resterò essempio a gli altri avari,     Ch’ogn’un del proprio a contentarsi impari. Chi vuol l’incerto vien del certo a nulla.

35. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [35.]. DI DUE ASINI. » p. 180

Così nell’acque entrati ambo di pari, Quel, che di sale havea grave la soma, A sorte in certi sassi urtando cadde Oppresso anchor da quel soverchio peso, Sì che riverso andò del fiume al fondo. […] Il che veduto l’altro, che leggiero De le spugne portava il debil peso, Credendo sciorsi anch’ei del proprio carco, A studio riversciossi entro a quel guado ; Ma non sì tosto fu di quello al fondo, Che le spugne bevendo il grave humore A doppio il caricar di doppia soma.

36. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [14.]. D’UN HUOMO, ET UN SATIRO. » p. 35

Et sendo un giorno a la campagna usciti Su la stagion del più gelato Verno ; L’huom, che dal freddo havea le man sì morte, Che risentir non le poteva a pena, Spesso col fiato ravvivar solea Il quasi spento in lor natio calore. E domandato dal compagno allhora De la cagion, perch’ei così facesse, Rispose, che col caldo, che gli usciva Nel fiato fuor da la virtù del core, Dava ristoro a l’agghiacciate mani. […]     Da questo ogn’huom, ch’è savio, esempio prenda A fuggir l’amicitia di coloro, Che di cor doppio, e di sermon bilingue Soglion mostrarsi a chi seco conversa : Che, essendo di natura empi e malvagi, Sono vuoti d’amor, di fede scarsi ; Né conto fanno de l’amore altrui, Ma sprezzano egualmente il buono e ’l rio : Et a l’occasion sembrano amici Per trar talhor d’altrui profitto alcuno ; E poi ne lascian la memoria al vento ; E ne rendono in cambio ingiuria e biasmo, Quando del lor bisogno al fin son giunti.

37. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [48.]. DELL’ASINO, CHE PORTAVA IL SIMOLACRO. » p. 182

Ma credendo il meschin, che quell’honore Venisse fatto al suo nobile aspetto, Del suo stolto parer tanto gonfiossi, Che preso allhor da quella gloria vana, E tosto in mezo del camin fermato Levando per superbia in alto il capo Tutto si vagheggiava ; et non volea Mirando hor qua hor là mover un passo : E d’esser nato un Asino del tutto Già si scordava, se non era allhora Il suo padron, che con un grosso fusto Percotendo le natiche asinine Gli fece di sé stesso entrar in mente Con molte busse, et con simil parole.

38. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [69.]. DI DUE RANE C’HAVEAN SETE. » p. 43

SOTTO l’ardor del caldo estivo Sole Già si seccar molte paludi e stagni Sì, che penuria d’acque havea la terra : Allhor due Rane da gran sete spinte Andaro insieme lungamente errando Per le campagne, e per le basse valli Per veder se potean trovar ventura D’alcun riposto humore al lor bisogno. […]     Se ci gettiam, sorella, entro a quest’onde, D’intorno chiuse, e d’alto muro cinte, Quantunque dolce nel principio fia L’acque gustar del nostro ardor ristoro ; Dubito ancor, che se malvagia stella Seccar facesse l’abondante humore, Non ci paresse alfin pur troppo amaro, Restando a forza in su l’asciutto fondo Senza speranza di poter salire Per riparar a novo altro bisogno.

39. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [80.]. DELLA LEPRE E LA TESTUGGINE. » p. 226

VIDE la Lepre un dì con lento passo La Testuggine andar per suo camino, E cominciò sprezzarla sorridendo, E mordendo con motti acerbi e gravi La gran tardezza del suo pigro piede. La Testuggine allhor di sdegno accesa Al corso sfida la veloce Lepre : Et ambedue per giudice del fatto Chiamar d’accordo la sagace Volpe. Or dato il segno, onde ciascuna havesse A cominciar il destinato corso Per giunger tosto a la prefissa meta, La Lepre, che colei nulla stimava, Si fé di mover piè sì poco conto Vedendo la compagna tanto lenta, Ch’a gran fatica par che muti loco, Che addormentossi ; confidando troppo Nella velocità del presto piede Tutto l’honor de la presente impresa.

40. (1180) Fables « Marie de France, n° 13. Le corbeau et le renard » p. 124

Un gupil vient qui l’encuntra ; del furmage ot grant desirer qu’il en peüst sa part manger ; par engin voldra essaier si le corp purra enginner. […] Puis n’ot il cure de sun chant, del furmagë ot sun talant.

41. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [22.]. DEL TORO E DEL MONTONE. » p. 217

L’oppression del forte è ardir del vile.

42. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [54.]. DEL CONTADINO, ET ERCOLE. » p. 291

    Il che fatto più volte alfin commosso Da la pietà del suo grave lamento Sceso dal Cielo sopra un nuvol d’oro A lui mostrossi il glorioso Alcide, E cominciò parlargli in cotal guisa. […]     Ci dà questo a veder, che Dio non suole Porger soccorso a l’huom, ch’è neghitoso, S’ei da sé stesso del suo ben bramoso Ad aiutarsi cominciar non vuole.

43. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [62.]. DEL CORVO, ET LA VOLPE. » p. 124

Dio ti mantenga o generoso uccello ; Ché, pur che ’l canto sol non ti mancasse, Degno saresti a mio giudicio certo D’esser tu sol l’augel del sommo Giove. […] Così scorgendo la sagace Volpe Esser del suo disegno al fin venuta, Gli prese il pasto, e quel mangiato disse.

44. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [98.]. DELL’ASINO, E DEL VITELLO. » p. 

Sì ch’io non temo, che mi rompa l’ossa     Altri, che del padron il duro legno,     Sia ch’ei si sia ; né temo altra percossa. Così non prende l’huomo savio a sdegno     Il cangiar patria, e loco, e ancor Signore,     Pur che ne stia de la sua sorte al segno, Né provi stato del primier peggiore.

45. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [30.]. DELLA VOLPE, E DEL GALLO. » p. 671

    Io ti rendo sorella ogni maggiore Gratia, ch’io possa di sì caro aviso : Ch’a tutti porgerà pace, e salute : E credo ben che la novella intorno Tosto si spargerà per tutto il mondo, C’homai ne dee sentir gioia infinita : Poi che due cani veltri anchor lontani Veggio venir ver noi correndo in fretta Forse per far l’ufficio, che tu stessa Facendo vai di messaggier del fatto. […] E prendendo licenza al suo partire Con parlar dolce la pregava il Gallo Ch’ella aspettasse i suoi novelli amici, Ch’erano del suo ufficio a lei compagni : Perché con essi poi partendo insieme Daria maggior certezza a chi l’udisse Del grato annuncio di sì buon effetto : Perché fra poco a lei sarian presenti.     Ond’ella prese anchor maggior sospetto, E senz’altro a fuggir tosto si diede Con sua vergogna e gran piacer del Gallo.

46. (1180) Fables « Marie de France, n° 25. La femme qui fit pendre son mari » p. 388

Li chevaler li ad cunté que mut li ert mesavenu del larun qu’il ot despendu ; si ele ne li seit cunseil doner, hors del païs l’estut aler.

47. (1180) Fables « Marie de France, n° 79. L’autour et le hibou » p. 687

» Pur ceo dit hum en repruver de la pume* del duz pumer, si ele cheit desuz le fust amer, ja ne savera tant rüeler que al mordre ne seit recunüe desur quel arbrë ele est crüe. Sa nature peot hum guenchir, mais nul n’en put del tut eissir.

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