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1. (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [91.]. DEL TAGLIALEGNA, E MERCURIO. » p. 173

TAGLIAVA legna un Contadino un giorno Sopra la riva d’un corrente fiume ; E la scure per caso a lui di mano Uscita andò di quello insino al fondo : Onde il meschin piangea dirottamente La sua disgratia sì, ch’a pietà mosse Mercurio, che cortese entrò in pensiero Di voler aiutarlo allhor allhora : E pescando nel fondo a l’aria trasse Un’altra scure, ch’era d’oro tutta ; Domandando a colui s’era la sua. Il leal Contadin rispose il vero, Che sua non era : onde Mercurio tosto Finse di novo di cercar la sua, E ne trasse una fuor di fino argento, Domandandogli anchor s’era pur quella, Ch’egli perduta havea ; et ei negando Subito il vero come prima disse. Finalmente la sua Mercurio trasse De l’onda fuor, ch’era di ferro vile : E ’l Contadino allhor tutto gioioso Affermò, ch’era sua quella di ferro ; E la prese da lui, con lieto viso Rendendogli con dir pien di bontade Immense gratie di cotal favore. […] Onde Mercurio, che sapea l’inganno Del fraudolente, immantenente apparve A lui dinanzi ; e finto anch’egli seco Di volergli trovar la scure sua, Fuor de l’onde una d’or tosto ne trasse, Ch’al peso, e a l’occhio era di gran valore, Domandando al Villan, s’era la sua. Allhor colui tutto ridente e lieto Non sì tosto la vide, che mentita Mente affermò che quell’istessa, quella Quella sola, e non altra era la sua ; La sua, che dianzi pur caduta gli era.

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